Sei sulla pagina 1di 18

 

 
A CURA DI EDOARDO PIVA  

TWO BEARS AHEAD

L’S&P in onda 3 ribassista

Two Bears ahead

Fly to quale T? – ovvero un quadro geopolitico degli Stati Uniti

Sintesi e Conclusioni

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 1


TWO BEARS AHEAD  

L’S&P in onda 3 ribassista

L’S&P 500 ha iniziato l’onda ribassista 3 di 5. Il massimo precedente è stato raggiungo tramite uno
Zigzag; all’apparenza una correzione (di trend ribassista) ABC che ha concluso l’onda 4. Il primo
grafico riporta l’indicatore zigzag al 5% sull’S&P 500, che semplicemente evidenzia i movimenti del 5% o
superiori. I movimenti inferiori non vengono considerati.
Per fare il punto, l’indice aveva concluso un onda 5 rialzista con il massimo dei primi di maggio. A quel punto
s’è innescata un declino in 5 onde, la cui ONDA 1 ha tracciato i minimi di metà giugno e l’ ONDA 2 ha
determinato il top dei primi di luglio. L’ ONDA a 2 è stata estremamente rapida ed ha ritracciato interamente
l’ ONDA 1. Spesso l’ ONDA 2 ha queste caratteristiche poiché il reversal deve ancora manifestarsi
chiaramente.
L’ ONDA 3 ribassista ha rotto ben sotto ai minimi sia della precedente ONDA 4 che dell’ONDA 1, delineando
chiaramente il reversal.
Dopo esser entrato in ipervenduto ai primi d’agosto, l’indice s’è girato a rialzo con lo Zigzag di cui
sopra.

Se questa conta si dimostrasse valida, la correzione (di trend ribassista) ABC, avrebbe segnato l’ONDA 4
rialzista, ed il crollo d’inizio settembre sarebbe già un’ONDA 5 ribassista.
Questa ONDA 5 sarebbe suddivisa in 5 onde minori (1,2,3…), con ONDA 1 sul ripido declino d’inizio
settembre, ONDA 2 sulla ripresa di settimana scorsa ed ONDA 3 in corso, proiettata sotto ai minimi di
agosto.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 2


 
TWO BEARS AHEAD  

Two Bears ahead

I Problemi di liquidità che si potevano


intuire da un anno a questa parte, si sono
finalmente materializzati.
Il primo grafico riporta l’indicazione
Leading del COT sul future eurodollar; già
dalla fine del 2010 si poteva intuire che
l’estate 2011 sarebbe stato un brutto
momento per l’equity.
In tal senso, il mercato avrebbe già
realizzato il minimo di agosto,
preparandosi per un minimo inferiore tra
l’ultima parte di settembre e la prima
d’ottobre.
In sostanza, il future sull’eurodollar, che
rappresenta i depositi bancari in dollari, al
di fuori degli Stati Uniti, è molto simile al T-
bill nel rappresentare uno strumento che i
trader di grandi masse utilizzano al posto
del cash.

I Commercial su questo future, sono le vere “mani forti”, e quindi, tenendo sotto controllo le loro posizioni
long/short, si traggono ottime informazioni circa le loro aspettative sulla liquidità.

Nel grafico, l’andamento della loro posizione netta viene spostato in avanti di un anno, rivelando come la loro
posizione tenda ad esser ricalcata da simili movimenti sull’equity con un ritardo di circa un anno.

Oggi noi stiamo assistendo all’eco della grande oscillazione nelle posizioni Commercial intervenuta un anno
fa.
La cattiva notizia è che il movimento correttivo non sembrerebbe doversi fermare, già dopo questo primo
minimo, ma quella buona è che i prezzi dovrebbero poi recuperare bruscamente verso la fine dell’anno.

Questo scenario di un ulteriore minimo inferiore sembrerebbe esser confermato da altri due elementi:
1) il conteggio delle Elliott Waves, già descritto fin dal Ro Report di giugno (inizio pag 5), sintetizzabile
nel primo dei seguenti grafici.
SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 3
 
TWO BEARS AHEAD  
2) l’ipotesi che l’attuale fase di consolidamento, iniziata dopo la prima parte d’agosto, non sia altro che
un flag di continuazione. In un primo momento (fino al recupero della fine d’agosto), si sarebbe
potuto anche pensare ad un triangolo, ora non più; un flag potrebbe suggerire d’esser arrivati solo e
non oltre la metà della correzione; il che non sarebbe comunque sufficiente per spingersi tanto a
ribasso da prende gli obiettivi minimi delle Elliott Waves.

E quindi? E quindi l’attuale velocità è certamente maggiore a quella della correzione 2007 – 2009, ma l’unico
modo per raggiungere un target inferiore ai minimi 2009 nell’arco del solo autunno, sarebbe quello di dover
scontare l’equity a tassi tali, da decretare una rivoluzione del concetto stesso di free risk. Il che è
estremamente improbabile che si verifichi in tempi tanto rapidi. Non dimentichiamoci che durante la caduta
d’agosto le dinamiche di yield curve hanno interessato solo minimamente i Treasuries ed il fly to quality s’è
rivolto anche (l’oro) ed ancora al dollaro.

E’ pur certo vero che il movimento sull’oro di questa estate ha sorpreso molti, rompendo la ciclicità di circa
13 mesi che aveva caratterizzato l’intero precedente trend. Così, il vero fly to quality è stato verso l’unica
vera e millenaria sound money; inoltre, la tenuta di dollaro e Treasuries è certamente connessa al fatto che
la vera fuga era dagli equivalenti Europei e per certi investitori, tanto grandi quanto lenti, un conto e spostarsi
all’interno della medesima asset class altra cosa è comprare metallo fisico.

Altro punto fondamentale, è poi legato al fatto che non vi siano delle vere garanzie circa l’evoluzione
dell’attuale consolidamento: prima sembrava un triangolo sul S&P, poi è saltato fuori un Island Reversal sul
DJIA ed ora entrambi gli indici ed anche il Russell2000 presentano le sembianze del rising flag di cui sopra.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 4


 
TWO BEARS AHEAD  

E per finire, ne discorso d’Obama di giovedì 8/9, ne tantomeno i 447 miliardi a sostegno dell’occupazione
non sembrerebbero aver convinto i futures prima dell’apertura odierna (09/09/2011).

Vi è però un secondo scenario orso, meno brutto del primo, ma in contrasto con il conteggio delle Elliott
Waves. McClellan lo segnala guardando il DJIA del 1946. Il crollo di quest’estate, ricalca molto da vicino
l’andamento dell’indice quell’anno.
Se l’attuale consolidamento continuasse a seguire l’andamento di quell’anno, non ci troveremmo davanti ad
una figura di continuazione, bensì ad una lunga formazione laterale di bottom.

Sarebbe dunque normale tornare indietro a testare un minimo da ipervenduto maggiore. Ad esempio, il
minimo relativo del 19 ottobre del1987 fu testato diverse volte, prima che i prezzi ricominciassero a crescere
nel dicembre dello stesso anno.
Oppure, dopo il rapido crollo del 1946, il minimo iniziale fu testato altre quattro volte, prima che si segnasse
l’ultimo minimo il 22/11/1946.
Allo stesso modo, questo significherebbe che l’ultimo minimo di questo movimento, potrebbe verificarsi
intorno al 21/10/2011, anche se tale indicazione non trova esatta conferma nei timing models. Del resto,
nessun movimento si ripete due volte identico, ma per il momento la sovrapposizione sembrerebbe
funzionare.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 5


 
TWO BEARS AHEAD  
Nel complesso, entrambi gli scenari ed anche i timing models indicano una ripresa robusta dell’indice, tra
fine ottobre e fine 2011.

Va anche sottolineato che in agosto è apparsa una Death Cross nei grafici di diversi indici. Si tratta di un
evento nel quale la media mobile semplice a 50 giorni (MA50) incrocia a ribasso quella a 200 giorni
(MA200).
La condizione opposta, conosciuta come una "Golden Cross", si ha quando la MA50 incrocia sopra alla
200MA.

L'idea alla base è che le due medie mobili sono


sensibili a tendenze di diversa ampiezza ed a cicli
differenti. La MA50 è maggiormente sensibile alle
variazioni di prezzo, e così quando incrocia la media
più lenta, ciò significa che un movimento è in fase di
manifestazione. O forse, più precisamente dato che
si muove in ritardo rispetto ai prezzi, segnala che un
movimento è già in atto. Se osserviamo poi la
distanza orizzontale tra l’incrocio ed il prezzo
equivalente al medesimo livello, ci rendiamo conto
che l’attuale rapidità non abbia nulla a che vedere
con il Flash Crash del 2010 e come l’RSI sotto a 30
non si vedesse dai minimi 2009.

Le cadute eccessivamente brusche vengono


evidenziate in ritardo, e si rischia di perdere i rientri
fino a ben dopo che il rimbalzo è iniziato; il che
danneggia l'efficienza del sistema.

La Death Cross dell’agosto 2011 potrebbe essere un altro esempio del principio secondo il quale tale pattern
molto spesso segna minimi importanti. Ci vuole una discesa del mercato lunga e protratta nel tempo per
rendere redditizie le uscite.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 6


 
TWO BEARS AHEAD  

Nei mesi precedenti ho più volte chiamato per una correzione maggiore nel metallo prezioso.
Premesso che la mia posizione di medio lungo termine sull’oro rimane assolutamente rialzista, e che le mie
tempistiche si sono dimostrate errate, ora va detto che l’oro ha finalmente toccato la trend line superiore del
canale rialzista e su questa ha trovato una sensibile resistenza.
Al di la della sensibile correzione di questo we, la mia posizione di breve rimane invariata, a meno che i
prezzi non riescano a superare l’attuale livello di resistenza; in tal caso l’accelerazione potrebbe essere
impressionante e parabolica. Osservando l’SPDR Gold Trust Shares, si evidenzia un gap aperto tra 160 e
170 ed un livello di supporto che dovrebbe attestarsi intorno a 1.500 USD/oz,

A questo punto, anche vista la previsione sbagliata, colgo l’occasione per ripercorrere le basi fondamentali
dell’investimento in oro.
Prima di intraprendere un investimento in oro, è fondamentale abbracciare l’idea che l’oro sia una riserva
di valore inter-temporale, come evidenziato in migliaia d’anni di storia dal fatto che l’oro è sempre stato
utilizzato come valuta.
L’alternativa, è quella di sposare la tesi sostenuta anche da Bernanke, secondo la quale, l’oro altro non è
che l’ennesima classe d’investimento destinata a finire con una bolla speculativa.
La posizione del presidente della Fed, potrebbe rientrare tra le libere opinioni che chiunque può possedere,
salvo notare che i Banchieri Centrali, per definizione nel business della moneta, sono tra i maggiori
possessori d’oro allo stato fisico.
L’oro possiede tutte le caratteristiche richieste ad una buona moneta, ed è inteso come riserva di
valore poiché:
• Non è corruttibile ed è il frutto di un duro lavoro d’estrazione e affinazione, ergo è difficilmente
riproducibile;
• E’ facilmente lavorabile e trasportabile;
• E’ generalmente accettato quale mezzo di scambio nelle transazioni.
Proprio per questo, risulta estremamente difficile identificare i fondamentali del metallo prezioso.

Ciclicamente, i banchieri centrali, o chi detiene il potere d’emettere valuta, finiscono per aumentare a
dismisura la produzione di quel mezzo di scambio che non altrettanto rapidamente era stato accettato
come tale dalla popolazione coinvolta negli scambi. In tal senso, tutti capiscono la relazione inversa tra
quantità e valore di un moneta cartacea, espressione d’una ricchezza fissa (in lenta evoluzione) che è la
nazione, o l’insieme di stati.
Una volta che si diffonde nella testa della gente, la mancanza di tale relazione diretta, nulla è in grado di
riportare la fiducia nel sistema bancario (che tramite il credito, mette in circolazione il mezzo di scambio),
come l’oro.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 7


 
TWO BEARS AHEAD  
Quindi, un’altra regola può sostenere che un sistema metrico stabile, per definizione aumenterà di
valore quando le altre alternative o più in generale le condizioni di sopravvivenza quotidiana vengono
percepite instabili da parte della massa.
La percezione della massa è particolarmente soggetta al morale.
Il morale della massa è particolarmente esposto agli effetti di una falsa crescita economica, mossa da una
domanda inflazionata tramite stampa di moneta e credito incontrollato.
Un livello eccessivo di debito, richiede ulteriore stampa di moneta, semplicemente per pagare gli interessi
via via che questi maturano. Tutto ciò fiacca il morale, ed il morale fiacco esaspera la percezione di
qualunque elemento destabilizzante.
Una cultura debole, è meno preparata a gestire fattori esogeni destabilizzanti e può facilmente cadere
nell’individuare le cause, perseguitando alcuni gruppi o finendo in guerra verso qualche altra nazione.
Tutto va bene, pur d’alleviare l’immensa quantità di sofferenza portata da una sistematica dislocazione delle
risorse investite.
Vi è una sola cosa che tende a riportare in bolla il sistema dei valori; questa cosa è l’oro.

Un punto di partenza molto interessante è rappresentato dal seguente grafico, che offre una prospettiva
eccezionalmente allargata sul prezzo dell’oro espresso in dollari/oncia. La scala è logaritmica.

Secondo quanto dimostrato da Roy W. Jastram nel suo The Golden Constant, il valore dell’oro in termini
reali è la vera costante nel corso dell’intera storia e sono i prezzi di tutte le altre asset classes a muoverglisi
attorno.
Così, una prima lettura sul fondamentale dell’oro può esser restituita dal percorso di debasement del dollaro,
inteso quale metrica (artificialmente interposta) di riferimento per tutto il resto.
Noi ci troviamo in questa crisi dal 2007 con il collasso della bolla immobiliare; ogni tentativo da parte delle
Fed di resuscitare l’economia ha solo finito per triplicare il prezzo dell’oro in soli 4 anni; il trend positivo è
però partito nel 2001, ben prima che chiunque avesse sentito parlare di Quantitative Easing.
Guardare ad un prospettiva tanto ampia, ci permette anche una valutazione visiva dell’attuale fase di
debasement, e degli altri periodi della storia nei quali i valore del dollaro è cambiato drammaticamente.
Anche se il grafico non è in grado di restituire tale informazione, va però evidenziato come la correttezza
delle conclusioni di Jastram, qui ns. assunti, passino anche attraverso le serie storiche delle materie prime e
delle azioni nel seguente modo:nei periodi in cui il prezzo dell’oro in dollari era bloccato, gli altri asset
modificavano la propria valutazione in dollari, per mantenere lineari i rapporti con l’oro.
Trattandosi d’una scala logaritmica, ogni incremento verticale rappresenta la medesima percentuale di
movimento di prezzo. Per questo, sulla Y, il 2 equivale a 100$/oz, il 3 a 1000 $/oz, etc… In questa
prospettiva, risulta chiaro quale sia la portata dell’attuale fase di debasement rispetto ai precedenti
avvenimenti storici.
L’attuale livello di disoccupazione al 9% potrebbe sembrare brutto, ma fa ridere se rapportato al 37% del
1933 o anche alla difficoltà economiche durante la Guerra Civile Americana.
Parlando del prezzo dell’oro, i media sono soliti riportarlo in termini di dollari/oncia, ma questa non è l’unico
modi di mettere in relazione l’oro con il dollaro. Il seguente grafico, che non è più logaritmico, prezza il
dollaro (100$) in once d’oro. Alla nascita degli Stati Uniti, 100 dollari compravano 5,16 once d’oro, oggi ne
comprano 0,05405.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 8


 
TWO BEARS AHEAD  

Descritti i fondamentali “antropologici” ed osservata l’attuale dimensione del problema su base storica,
proviamo ad evidenziare altre metriche utili a valutare la sostenibilità dell’attuale trend.

Un’altra prospettiva abbastanza comune anche perché direttamente connessa al mantenimento del potere
d’acquisto (repressione finanziaria), è quella di legge l’oro in relazione ai tassi d’interesse reale, che se
naturalmente o artificialmente mantenuti sotto allo zero costituiscono un vero e proprio motore di spinta per il
metallo prezioso. In tal senso, l’oro compensa la scorretta allocazione di risorse verso modelli di business
fallimentari che privano l’economia del potenziale di crescita futuro. E’ proprio in un simile contesto che i
governi diventano fortemente interventisti su qualunque tipo di mercato, cercando di prevenire il collasso del
disequilibrio, perlopiù favorito dalle loro stesse errate politiche.

In quest’ottica, credo valga la pena fare una riflessione sull’attuale dinamica di tassi in rialzo per presa di
rischio e spinta verticale sull’oro. Quali dovrebbero essere i tassi nominali, per rendere positivi quelli
reali?

Sul piano psicologico, il Caos partecipa al cambiamento necessario a concludere la corsa dell’oro, ma prima
di quel momento si limita a suscitare in risposta le più strambe politiche, che spesso si limitano al spingere il
metallo ancora più in alto.
Gli investitori in oro, possono sentirsi strapazzati tra il cercare di distinguere se le proprie emozioni sono
sintomatiche di un normale livello top, eventualmente già provate con altre classi d’investimento, o se
indicative di una crescita sostenibile dei prezzi. Una formula comunque valida può esser quella di monitorare
le condizioni che normalmente caratterizzano i momenti di top e di bottom; normalmente una combinazione
di prezzo e circostanze. Valutazioni estremamente basse e fondamentali in miglioramento identificano le
aree di minimo in un bear market e viceversa, prezzi folli con fondamentali in deterioramento.
Ma poniamo il caso che l’oro non venga considerato una moneta, poiché non regolarmente utilizzato quale
tramite nelle trattative; resta il fatto che per tutti è la riserva di valore dei ricchi, un’assicurazione, una
protezione contro il rischio di svalutazione monetaria ed in generale contro l’instabilità.
Proprio a guardare i CDS di questi giorni, si deve ammettere quanto costose diventino le assicurazioni in
momenti di forte squilibrio.

Ulteriori pressioni di tipo politico possono favorire la crescita dell’oro. Non tutti i poteri ritengo necessario
dover armeggiare con l’offerta di moneta, per succhiare ricchezza al settore privato. Questo elemento è
fortemente connesso alla stabilità; eventuali cambi nella linea politica, potrebbero segnare un vincolo
all’attuale trend rialzista.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 9


 
TWO BEARS AHEAD  
Ciò non significa che a forme più socialiste debbano per forza corrispondere valutazioni più alte. Infatti,
come abbiamo recentemente imparato, anche in una nazione amica dei capitalisti, politiche che tendono
unicamente a premiare i ricchi, avvicinandoli al governo, sono una manna per l’oro.
Anche per questo motivo, alcune nazioni socialiste tendono ad avere valute più forti di quelle capitaliste che
ricorrono a stampa di moneta.
Un socialismo produttivo, che reindirizza i fondi da programmi di godimento a progetti infrastrutturali,
potrebbe realmente mitigare il problema economico, restaurando un po’ di stabilità, magari indebolendo il
trend dell’oro.
Il rischio è quello che un socialismo delle infrastrutture si trasformi in un’economia permanentemente
centralizzata, che generalmente si caratterizza per una crescita più lenta e normalmente è dannosa per il
valore relativo delle valute cartacee.

Un’ennesima sfida alla crescita del metallo giallo, viene e dall’adozione di politiche economiche sane che dal
rischio di confisca da parte dei governi.
Per la prima volta nella storia infatti, i governi detengono meno oro del settore privato, e potrebbero istituire
un’elevata tassazione sul capital gain per recuperare parte del guadagno. Questo di per se non porrebbe
certo fine all’attuale bull market, e le nazioni più competitive potrebbero non tassare neppure il metallo, ma in
relazione alla cittadinanza dell’investitore, si potrebbero osservare prematuri disinvestimenti.

Infine, sul piano geopolitico, un mondo nel quale produzione e consumo fossero più bilanciati a livello
regionale, vedrebbe certamente ridursi le tensioni e diminuire i rischi di una guerra.
In un ideale sviluppo, le economie produttive creerebbero soluzioni pacifiche alla scarsità di risorse. Per
contro, se il mondo in via di sviluppo continuerà la sua rapida crescita strizzando il prezzo delle materie
prime, mentre l’ancora potente Mondo Occidentale s’aggrappa a politiche monetarie ed economiche
arretrate, i venti di guerra torneranno a soffiare, e l’oro come riserva di valore continuerà d apprezzarsi.

La sostanza è che non è facile definire il fairvalue dell’oro, è invece corretto prezzarlo in relazione ad altre
potenziali opportunità. Se altri mercati offrono ampie valutazioni, allora per definizione l’oro sarà
potenzialmente troppo caro.

Fly to quale T? - Ovvero un quadro geopolitico sugli Stati Uniti


Un cosa significativa è che in queste fasi di forte ribasso, l’America continua a giocare il ruolo del porto
sicuro in mezzo alla tempesta. Lo spread maggiore è certamente verso il Bund, ma i CDS dicono che
attualmente il free risk esiste ancora e se ne sta oltre oceano.
Forse l’oro non è ancora alla portata di molti grandi investitori.
Come ho già detto, un conto è spostarsi da governativo Europa a governativo Usa, altra è girare un fondo
pensione sull’oro. E questo anche ad utilizzare paper gold. Per questo e per la sempre crescente rilevanza
che ha la componente geopolitica, riporto qui di seguito un sunto della monografia di Stratfor
“L’INEVITABILE IMPERO”.Il testo, interamente tradotto, lo pubblicherò sul blog quanto prima sempre che
m’autorizzino.

Premetto che non trovo attuali tutte le considerazioni riportate qui di seguito, specialmente quelle relative al
capitale ed alla forza lavoro. Certamente le prenderò per delle provocazioni utili a riconsiderare il mio attuale
modello d’approssimazione economica. Mi piacerebbe molto generare un vivo contradditorio.

Il punto di partenza è quello dell’impressionante geografia Americana.

Il Midwest Americano, oltre esser percorso da questa via d’acqua, allo stesso tempo è l’appezzamento di
fattorie contigue più vasto al mondo.

La geografia Americana è qualcosa d’impressionante. Il principale bacino, quello del Mississippi, assieme
alle acque altre acque interne, conta un numero di chilometri navigabili maggiore di tutto il resto del mondo.

Quello delle vie d’acqua navigabili è il fulcro d’un intero sistema di trasporti senza eguali nel resto del
mondo. Spedire le merci via acqua è ben più economico che spedirle via terra. Il rapporto specifico varia
notevolmente a seconda dell’era tecnologica e della topografia locale, ma nell’era del petrolio il trasporto su
acqua è tra le 10 e le 30 volte più economico di quello su terra.
La steppa Euro-Asiatica offre un esempio perfetto. Anche in tempi moderni, è molto comune che i raccolti
Russi o Kazaki, marciscano prima che raggiungano il mercato.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 10


 
TWO BEARS AHEAD  

La situazione Americana produce tre effetti positivi immediati:


1. Risparmi sui costi di trasporto tanto ampi quanto
ineguagliabili da nessun altra nazione al mondo;
2. Un’impressionante capacità di generazione del
capitale;
3. Un solidità economico-politica su gran parte dell’intero
continente.

Questo è il principale fattore per il quale le maggiori potenze


economiche del precedente mezzo-millennio, sono state il
Giappone, la Germania, la Francia, il Regno Unito e gli Stati
Uniti.

La costa Atlantica Americana, seppur poca cosa rispetto al


sistema fluviale, possiede da sola più porti principali del resto
dell’intero emisfero occidentale.

Altri tre elementi geografici concorrono a determinare il vantaggio americano:


1. profonde rientranze delle coste del Nord America che garantiscono alla regione un patrimonio di
ridossi naturali e porti con acque profonde. Gli esempi più ovvi includono il Golfo del St. Lorenzo, la
Baia di San Francisco, Chesapeake Bay, Galveston Bay, e Long Island e la Baia di New York;
2. i Grandi Laghi, che fin dal 1960 hanno costituito un sistema di trasporto secondario che ha
permesso di rendere produttive ulteriori terre, allargando così ulteriormente la capacità di
generazione di capitale del Nord America.
3. terzo è più importante aspetto, è rappresentato dalla barriera naturale di isole che corre parallela alla
costa orientale e nel Golfo del Messico. Queste isole, permettono al traffico fluviale del Mississippi si
navigare in un’area marittima protetta, verso sud fino al Rio Grande e verso nord fino alla
Chesapeake Bay. In più, oltre a fungere come una sorta di fiume oceanico, la vicinanza della linea di
isole alla foce del Mississippi tende ad estendere la solidità economica e politica del bacino, lungo
tutta la pianura costiera orientale.

Gli Stati Uniti hanno più capitali, surplus di cibo ed isolamento fisico di qualunque altra nazione al mondo,
con margini inquietanti.

Tanto quanto i Turchi, gli Americani non sono importanti a causa di chi sono, ma a causa di dove si trovano.
Identità regionali ovviamente nascono comunque, ma qui non siamo in Nord Europa, dove una varietà di
sistemi fluviali separati hanno dato origine a molteplici identità nazionali.

In sintesi, il Bacino del Mississippi è il vero cuore del continente, e chi è in grado di controllare la regione,
non solo dominerà la costa orientale e la regione dei Grandi Laghi, ma rappresenterà una potenza mondiale,
tramite la capacità di tenere uniti, l’agricoltura, i trasporti e la politica; e questo senza aver la necessità
d’interfacciarsi con il resto del mondo.

Sul delle possibili frizioni con le nazioni confinanti, due immensi oceani, isolano gli Stati Uniti, sia dalle
potenze dell’Asia che dell’ Europa; il deserto li separa dal Messico a sud, mentre laghi e foreste da Canada
a nord. L’unico punto eventualmente esposto, è quello dell’estremo occidente del confine con il Canada.
L’ingresso al Puget Sound, uno dei migliori porti naturali al mondo, è controllato dall’isola di Vancouver.
La gran parte del primo è Americano, ma l’isola è Canadese, infatti, proprio per questo motivo la capitale
della British Columbia, Victoria, si trova sulla punta meridionale di questa strategica isola.
Tuttavia, il semplice fatto che la British Columbia disti oltre 3000 km da Toronto, e che tra le due popolazioni
vi sia uno squilibrato rapporto di 12 a 1, elimina gran parte del rischio d’un possibile aggressione.

Qualunque attività economica è alimentata o limitata da tre cose, la terra, il lavoro ed il capitale.
Tutte e tre le componenti indicano che gli Stati Uniti hanno davanti a loro decenni di crescita, specialmente
se comparati ad altre potenze. Di questioni geografiche ne abbiamo ampiamente parlato; l’ultima cosa da

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 11


 
TWO BEARS AHEAD  
sottolineare è che tra le molte città Americane, solo New Orleans e San Diego non hanno modo
d’espandersi ulteriormente.

Sul piano demografico, gli Stati Uniti sono la più giovane tra le economie industrializzate e quella con il più
altro tasso di crescita (demografica). L’età media è 37,1, contro 43,1 dei Tedeschi e 38,6 dei Russi. I
peggiori sono i Giapponesi a 44,3.
I Cinesi sono si più giovani, 34,3 ma entro il 2020 il divario si sarà limitato soli 18 mesi.
Questi dati dicono che nel giro d’una generazione, ci sarà una sistematica mancanza di forza lavoro in gran
parte del mondo sviluppato ed in parte di quello in via di sviluppo. Non sarà così negli Stati Uniti.

Le ragioni del perché non sarà così sono le seguenti:


1) Vicinanza degli USA con il Messico;
2) Le società di coloni, hanno un’identità relativamente più malleabile, risultando ben più aperti a nuovi
gruppi rispetto ai loro colleghi del vecchio mondo;
3) I confini terrestri con il Messico, rendono l’immigrazione ben più semplice rispetto al doversi
imbarcare su navi o aerei. L’accesso d una forza lavoro immigrata permette di moderare l’inflazione
sui salari. Il costo del lavoro americano è aumentato dal 1970 di un fattore 4,5 mentre nel Regno
Unito di ben 12.8.

Parlando di capitale, abbiamo già visto quali sono i vantaggi Americani nel generare capitale, ma in realtà,
gran parte delle caratteristiche geografiche del Nord America determinano anche una ridotta necessità
d’investimenti interni; ergo, di capitale ne producono molto e ne richiedono poco. Questo ha fatto si che gli
Stati Uniti diventassero l’unico paese al mondo ad adottare un sistema economico laissez-faire, tutti gli altri
devono rimanere molto più sul pratico.

Guardiamo ad altre nazioni, la Germania: La Germania si trova al centro delle pianure del Nord Europa, non
ha barriere che la separano a est ed ovest da altre grandi potenze, a nord la sua costa e esposta a diverse
forze navali. Ciò ha fatto si che la Germani sviluppasse un sistema economico corporativistico che provvede
ad introdurre la pianificazione del governo nella stanza dei bottoni, in particolare se si parla d’infrastrutture.

La Francia ha tre coste da difendere, oltre al confine con la Germania. Così la Francia ha optato per un
sistema economico misto, nel quale lo stato viene prima dell’impresa privata, in modo da garantire che
disponga sempre dei mezzi necessari ad affrontare le numerose sfide. Inoltre la Francia ha sviluppato un
SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 12
 
TWO BEARS AHEAD  
ottima intelligence, famosa per rubare tecnologia anche agli alleati, perlopiù per controllare la propria
industria affiliata allo stato.

La Cina ha il proprio cuore, il Bacino del Fiume Giallo, esposto sia alle steppe Euroasiatiche che alle zone
subtropicali delle regioni meridionali. Ciò rende difficile un’unificazione economica ed espone i Cinesi al
controllo di chi esercita il dominio navale sulle coste.
La Cina cattura ogni risparmio dei propri cittadini, per garantire alle proprie aziende l’accesso a capitale
sovvenzionato; nei fatti cerca di corrompere le regioni meridionali affinché si comportino come una parte
della repubblica.

Per contro, il concetto di una pianificazione centrale è perlopiù sconosciuto agli Americani.
Le risorse finanziarie sono lasciate ampiamente fluire dovunque il mercato le ritenga utili. Una simile
attitudine ha avuto un’ampia serie di conseguenze sul sistema economico americano in via di sviluppo.
Come prima cosa, il fatto che le risorse del Governo Federale fossero relativamente limitate, ha fatto si che
non vi fosse particolare impegno nell’attività delle aziende.
Gli Stati Uniti non hanno mai sviluppato quei “Campioni Nazionali” che Europa ed Asia hanno creato con
l’assistenzialismo statale. Così, al posto di un solo campione per settore, gli Americani hanno alcuni
competitors. Il risultato è che le aziende americane sono dovute diventare più efficienti e produttive delle loro
controparti europee, il che non ha solo generato maggiori capitali, ma ha anche garantito nel lungo termine
livelli d’occupazione superiori.

La conseguenza è che gli Americani tendono a sentirsi meno a proprio agio con i salvataggi. Ciò fa si che
nel lungo termine resistano le aziende più efficienti.
Del resto non significa che di salvataggi non ne vengano fatti, ma che questi sono più rari, tipicamente
concentrati nei minimi dei cicli economici, e che è piuttosto normale veder chiudere battenti, singoli business
se non interi settori.

Un’ ulteriore caratteristica figlia dell’approccio leggero statunitense è il fatto che si sia sviluppata una cultura
imprenditoriale perlopiù orientata alle piccole aziende. Il fatto d’avere tante piccole aziende, rende più stabile
l’intero sistema economico, nel senso che per tante che falliscono, altrettante si presentano sul mercato.
E’ significativo che solo un titolo del DJIA sia li da 115 anni. In Germania per contro, aziende come Deutsche
Bank, Siemens e Bayer sono nomi comparsi nel 19th secolo che hanno resistito alla totale distruzione della
Germania nella Seconda Guerra Mondiale.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 13


 
TWO BEARS AHEAD  
I bassi costi di trasporto garantiti dalla rete fluviale, hanno favorito la piccola iniziativa imprenditoriale,
specialmente nel periodo di formazione della nazione. Il numero di Americani impiegati nelle prime 20
società Usa è pari ad un terzo dei Francesi impiegati nelle prime 20 aziende francesi.

L’eccezione che conferma la regola è Wal-Mart, che impiega da solo l’1,36% della popolazione, attestandosi
nella media di altre prime aziende in altre Nazioni; ma già UPS, la seconda società per numero d’occupati,
ne impiega solo lo 0,268%. In Francia una simile percentuale s’attesta intorno al trentesimo posto.

Il modello economico laissez-faire, si manifesta anche con una maggior frequenza dei movimenti boom-bust
rispetto a sistemi economici maggiormente centralizzati. Nei momenti di grande benessere, il mercato fa si
che le risorse vadano impiegate anche in iniziative poco utili; nelle crisi invece, il rigore applicato al capitale
fa si che le aziende che resistono divengono via via più solide, mentre quelle che saltano danno vita a picchi
di disoccupazione. Tali minimi ciclici sono tendenzialmente gestiti, il che fa si che gli americani siano
maggiormente tolleranti rispetto al naturale corso del mercato. Ciò si traduce in una maggiore stabilità
sociale – specialmente in tempi duri – ed una forza lavoro via via più preparata.

L’assunto alla base d’un modello liberista, è quello che, nel lungo termine, il mercato è ben più capace dei
governi ad allocare le risorse. Il risultato di lungo periodo, è una crescita più stabile e a tassi maggiori di
qualunque altro modello economico.

Nonostante numerose economie Asiatiche abbiano superato gli USA sui tassi di crescita, due elementi
devono esser tenuti ben a mente:
1) La crescita asiatica è molto rapida, ma altrettanto giovane. Nel corso della storia, gli Stati Uniti hanno
mantenuto alti tassi di crescita per periodi complessivamente più lunghi di qualunque altra nazione al
mondo.
2) Le accelerazioni nella crescita delle nazioni asiatiche, coincidono perlopiù con il momento d’ingresso nel
mercato con gli Stati Uniti, perlopiù tramite Bretton Woods.
In sostanza, la crescita dei paesi asiatici, Cina compresa, dipende da uno schema economico e geopolitico
che va ben oltre al controllo del singolo stato, e si rivela totalmente dipendente dalle politiche strategiche
statunitensi.

Quello del modello economico, non è l’unico campo di manifestazione delle caratteristiche geografiche nord
americane. Gli Americani, sono una popolazione dalla struttura particolarmente disassociata; i centri di
potere si sono sviluppati bottom-up lungo le linee di spostamento dei commerci. Ciò ha fatto si che i capitali
via via concentrati nelle città in crescita abbiano costituito una molteplicità di gangli politici, a differnza di altre
nazioni che hanno una sola capitale. Tale caratteristica ha fatto si che il mercato dei consumi sia più grande
di tutti gli altri mercati di consumo mondiali.

Infine, una rete infrastrutturale permette ai traffici asiatici nel Pacifico di passare nell’Atlantico, e viceversa.
Ciò fa si che gli Stati Uniti crescano sia con l’Asia che con l’Europa, e che in caso di rallentamento di uno dei
due, possano reggere il colpo con l’altro.
Inoltre, in caso di rallentamento di entrambi, gli USA giocano il ruolo del porto sicuro; paradossalmente
questo li rende in grado di guadagnare sia dal rafforzamento che dal rallentamento del resto del mondo.

Sulla scacchiera geopolitica globale, gli Stati Uniti hanno 5 imperativi strategici che devono rispettare per
poter rimanere una potenza mondiale. Gli elementi di politica interna nazionale, sono dichiarati solo
raramente; per lo più fungono come una serie di line guida, stabilite dalla geografia, che i vari governi si
trovano perlopiù a seguire in relazione tanto alla composizione, quanto all’ideologia. Gli imperativi strategici
invece, sono normalmente perseguiti in ordine, ma vi è una notevole sovrapposizione temporale tra i primi
due ed i secondi due; questi sono:
1. DOMINARE IL BACINO DEL MISSISSIPPI, processo che dall’inizio alla fine richiese meno di 70
anni, dal 1800 al 1870 circa;
2. ELIMINARE OGNI POSSIBILE RISCHIO DI TERRA CHE POSSA MINARE IL BACINO DEL
MISSISSIPPI, fase questa molto complessa e densa dal punto di vista storico per esser
approfondita in questa sede;
3. CONTROLLARE GLI OCEANI CHE BAGNANO IL NORD AMERICA, una volta messi in sicurezza i
confini terrestri, l’attenzione di Washington si rivolse al rischio d’un attacco dal mare. L’elemento
determinante era quello d’eliminare ogni possibile punto d’approdo intermedio che consentisse al
nemico di prepararsi all’attacco dopo le fatiche d’un’attraversata oceanica. In tal senso, furono via
via annesse, l’Alaska, le Hawaii, isole davanti al Canada, le Bahamas e via via fino alla rivoluzione

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 14


 
TWO BEARS AHEAD  
Cubana del 1959 ed alla Baia dei Porci. Proprio da quei fatti, si può capire quanto gli Stati Uniti
ritenessero critica la mancanza di controllo di un potenziale avamposto nemico;
4. CONTROLLARE IL MARE (TUTTI I MARI DEL MONDO), le due Guerre Mondiali del ventesimo
secolo costituirono uno spartiacque per la storia umana. Ciò che rappresentarono per gli Stati Uniti
le due guerre, può esser riassunto con una semplice affermazione: SPAZZARONO VIA LA
CONCORRENZA. Quindi si misero subito al lavoro per consolidare il loro nuovo potere, creando
un’architettura globale che rafforzasse il proprio vantaggio. La strada era quella del dominio sui mari.
Per quanto possa esser stata impressionate la crescita assoluta in campo navale, i conseguenti
vantaggi lo son stati di più. Oggi, semplicemente non c’è un rivale. E questo è un punto. Oggi
non vi è mercantile che si muova per le acque del mondo senza il volere degli Stati Uniti. A riguardo,
ho trovato interessante come davanti alle ventilate ipotesi da parte di Pechino sul quotare le materie
prime in Reminbi, sia seguita una comunicazione da parte degli USA, circa la loro impossibilità di
garantire copertura GPS sull’intero pianeta a partire dalla seconda metà del 2011. Come dire, “voi
fate quel che volete, ma con il disperato bisogno d’approvvigionamenti che avete, rischiate di dover
tirar fuori nuovamente il sestante nell’atterrare sulle coste del Mar Giallo”. In questa fase, l’arma
segreta si chiamò BRETON WOODS;
5. BLOCCARE SUL NASCERE OGNI POTENZIALE CONCORRENTE, ad oggi, 2011, semplicemente
non esistono stati in grado di preoccupare gli Stati Uniti rispetto al quinto obiettivo strategico. Gran
parte del mondo è semplicemente troppo geograficamente ostile all’integrazione per costituire una
fonte anche solo di preoccupazione. Ne Africa ne Australia, hanno le condizioni territoriali per poter
mirare a diventare un super-stato. Le uniche due preoccupazioni eventuali sono:
a. Il Sud America, che anche offrendo una zona assimilabile al Bacino del Mississippi, la
Regione del Rio della Plata (comunque più piccolo del cuore nord americano), è proprio in
quell’area ancora totalmente frammentato dal punto di vista politico. Inoltre, un quarto della
superficie – il Brasile – è di cultura fondamentalmente differente dal resto. Certamente, un
confronto con il Brasile sarà inevitabile, ma certamente non è imminente.
b. L’Eurasia, ha il problema fondamentale di esser geograficamente configurata da render
estremamente difficile l’unione di una serie di potenze in una crescente superpotenza. Un
esempio è il Bacino del Gange, agricolo si, ma con il fiume non navigabile, sovrappopolato
ed affamato. Aggiungiamo che le montagne e la giungla del Sud East Asiatico costituiscono
il più difficile territorio al mondo. Queste regioni non possono espandersi oltre i confini
naturali delle proprie montagne. India e Pakistan sono il migliore esempio di divisioni
regionali. Il Middle East, perlopiù desertico, vede la popolazione concentrata lungo le coste
ed esposta al potere militare statunitense. Una crescita a base agricola, richiederebbe
comunque capitali per l’irrigazione; i fiumi non navigabili e la divisione in tre aree di
differente religione fanno il resto. Ciò detto, restano solo le terre del Nord – Eurasia,
l’Europa, la Russia e la Cina. Qui, i terreni agricoli sono superiori a quelli americani, ma son
divisi in tre regioni:Le pianure del Nord Europa, Le steppe dell’Eurasia, Il Bacino del Fiume
Giallo. Anche se le prime due sono unite, queste non sono interconnesse da fiumi navigabili.
Vi è tuttavia la possibilità d’un’unione ed anche la terza regione non è poi così separata
dalle prime due. Vi sono poi anche alcune sinergie e la zona centrale, più arida, fa si che il
potere tenda a centralizzarsi per evitare spaccature intere. Nel corso degli ultimi due secoli,
la Russia ha più volte tentato alleanze con le principali potenze Europee e con la Cina.
Proprio perché vi sono delle condizioni di potenziale unione, l’imperativo finale degli Stati
Uniti è quello di tenere l’Eurasia divisa in numerose culture, possibilmente ostili tra loro.
Tale strategia è attuata principalmente in due modi:
c. Garantendo benefici a coloro i quali non si alleano in forze contrarie all’America, e Bretton
Woods è stato il braccio economico di tale sforzo.Il lato militare di tale strategia è altrettanto
importante. Gli Stati Uniti s’impegnano in trattati bilaterali con quei paesi che altrimenti
verrebbero inghiottiti dalle grandi potenze. La NATO serviva a questo; al suo interno gli USA
sono molto più vicini a paesi come UK, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Polonia e
Romania, che altrimenti rischierebbero di ricevere le attenzioni di altri grandi, extra (Russia)
ed intra-Nato (Germania). Fuori dalla NATO, rapporti simili si hanno con: Pakistan
(preoccupati per l'India), Taiwan (Cina), Sud Corea (Corea del Nord, Cina e Giappone),
Mongolia (Cina e Russia), Tailandia (Cina, Myanmar e Vietnam), Singapore (Malesia e
Indonesia ), Indonesia (Cina), Australia (Cina e Indonesia), Georgia (Russia), gli Emirati
Arabi Uniti e Qatar (Arabia Saudita e Iran), l'Arabia Saudita (Iran), Israele (l'intero mondo
musulmano), Giordania (Israele, Siria e Iraq) e Kuwait (Iran, Iraq e Arabia Saudita).
d. La seconda strategia è tramite interventi diretti con spedizione militare. Proprio per
l’economicità del trasporto marittimo e per la supremazia Americana sui mari, gli Stati Uniti
sono in grado d’intervenire in tempi rapidi praticamente d’ovunque. Gli interventi in Eurasia,
SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 15
 
TWO BEARS AHEAD  
sono stati impostati proprio ad evitare che emergesse una potenza dominante: la seconda
Guerra Mondiale con la Germania e la Guerra di Corea, il Vietnam e la Guerra Fredda con
la Russia. Gli attuali conflitti in Afghanistan ed Iraq dovrebbero esser visti sotto questa luce.
Al Qaeda, proponeva l’ideologia pan-nazionale del califfato che rischiava d’istaurarsi dal
Marocco alle Filippine; precisante il tipo d’entità massicci che gli Stati Uniti cercano di
prevenire. L’invasione dell’Iraq, doveva servire d’esempio per Arabia Saudita, Iran e Siria, e
oggi l’introduzione d’un sistema di califfato è cosa ben più improbabile di quanto lo fosse 10
anni fa. Il punto è che mentre sulla spedizione marittima gli USA ne escono bene, simili
interventi sono devastanti per i conti nazionali. Questo impone anche agli Stai Uniti di
lavorare tramite i propri alleati locali, limitando gli interventi alle battaglie che
determinano chi vince la guerra.

Sintesi e conclusioni

Alla luce di quanto scritto sin qui, le parole Death Cross, portano la mia attenzione all’idea dell’incrocio,
dell’attraversamento, al punto passato il quale, le cose cambiano e noi con loro dobbiamo cambiare
prospettiva.
Ciò che è certo, è che ad un certo punto l’inverno finirà e si passerà ad una primavera fortemente inflativa. E
in quel momento che gran parte delle regole del gioco cambieranno, è in quel momento che la situazione
generale si farà più pericolosa dal punto di vista della pura sopravvivenza delle popolazioni.
Ora, il punto è quando ciò avverrà. I grafici dow/gold e la teoria dei cicli dicono di guardare al 2014 – 2016,
ergo la strada è ancora lunga e lenta l’agonia del malato.
Dal punto di vista tecnico però, si potrebbe dimostrare che una volta raggiunti dei minimi inferiori a quelli di
marzo 2009, l’equity si potrebbe nuovamente girare a bull secolare, probabilmente incorporando inflazione.
Una cosa che personalmente non riesco a far quadrare, è la seguente:
Raggiunti i livelli d’indebitamento degli indici che avevano già innescato le due precedenti correzioni di
questo flat decennale, anche questa volta, i mercati hanno corretto.
Le due volte precedenti, i debiti, che non trovavano più un adeguato livello di garanzie, venivano spostati ad
un livello superriore (da equity a immobili, da immobili a banche) questa volta siamo arrivati al livello più alto
tra le opzioni esitenti. Anche l’invenzione di una “grande banca universale” non cambierebbe le cose.
Il problema del pagamento dei debiti, non può che passare attraverso un default, che poi si chiami
rescheduling o debasement monetario, poco conta. La dinamica sfogherà comunque sul lato valutario in
modo brutale.
In tal senso si potrebbero riconciliare gli scenari equity, che ripartirebbero ben prima della ripresa
economica, agganciando l’inflazione necessaria a distruggere ogni disequilibrio monetario precedentemente
creato.
E allora, mi chiedo. Vuoi dire che in un periodo relativamente breve, 12 -18 mesi si vedranno i minimi
sull’equity e s’innescherà un dinamica inflativa? Dal punto di vista tecnico potrebbe anche esser coerente.
L’osservazione sul campo, ci segnala che aree periferiche stanno già sperimentando tensioni sul costo della
vita (Israele e Mgreb). Ma se così fosse, anche gli Stati Uniti dovrebbero venir coinvolti nella crisi del debito
e invece ad oggi il risk free pare essersi trasferito oltreoceano.
Certo, la parte geografica dell’analisi geopolitica sugli Stati Uniti, costituisce un fondamentale che
resisterebbe a qualunque tensione sul debito. E sarebbe un vantaggio competitivo ineguagliabile.
Un punto fermo è che più leggo la parte relativa al capitale ed alla forza lavoro, e più mi dico, “ se così è
sempre stato, allora questa volta hanno perso il controllo”. Oggi le cose non stanno come le descrive
l’analisi. Sul debito, come qualunque altra superpotenza della storia del mondo, hanno distrutto la loro
moneta. Non soddisferanno i creditori, e come sempre è stato, riacquistare la loro fiducia sarà cosa ben più
lunga di quanto non fosse stato perderla.
O invece, nel loro caso, solo nel loro caso, la sola generazione interna di capitale sarà capace di ribilanciare
le cose. Cioè, come dire, che tutta la moneta stampata è nettamente meno svalutabile di quanto m’aspetti
perché loro sono comunque in grado di creare valore interno, tramite espansione delle attività su terreni
inutilizzati, lavoro a basso costo e risorse energetiche interne; il tutto altrettanto velocemente di quanto girino
le stampanti…

Se così fosse, sul piano politico ci si potrebbe attendere un socialismo delle infrastrutture, che non andrebbe
però d’accordo con l’oro. Concludo con due grafici di sintesi, il primo è una matrice di Crestmont Research
che osserva il ritorno sulla moneta investita e disinvestita nel corso degli ultimi 100 anni, qualunque sia stata
la durata. Vi è una chiara similitudine tra gli ultimi 10 anni ed il periodo iniziato a fine anni venti e protrattosi
per almeno 15 anni.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 16


 
TWO BEARS AHEAD  

Il secondo è un estratto di un lavoro di Francesco Caruso, presentato ad un Rotary Club Lombardo, lo


scorso 8 settembre. E sostiene un’evoluzione del ciclo economico, coerente con le indicazioni offerte dal
dow/gold e dunque facilmente condivisibili da parte mia.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 17


 
TWO BEARS AHEAD  
Come lui stesso scrive, speriamo di sbagliarci.

Fonti: John Hathaway, Arthur Hill, Tom McClellan, George Karahalios via Marc Faber,
Francesco Caruso, Stratfor, Crestmont Research.  
DISCLAIMER
I contenuti di questo report sono tradotti o prodotti da Edoardo Piva. Pur ponendo la massima cura nelle
traduzioni e considerando affidabili i contenuti, Edoardo Piva non si assume tuttavia alcuna responsabilità in
merito all’esattezza, completezza e attualità dei dati e delle informazioni nella stessa contenuti ovvero
presenti sulle pubblicazioni utilizzate ai fini della sua predisposizione. Di conseguenza Edoardo Piva declina
ogni responsabilità per errori od omissioni. Edoardo Piva si riserva il diritto, senza assumersene l'obbligo, di
migliorare, modificare o correggere eventuali errori ed omissioni in qualsiasi momento e senza obbligo di
avviso. La presente pubblicazione viene fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, non costituendo
in nessun caso offerta al pubblico di prodotti finanziari ovvero promozione di servizi e/o attività di
investimento né nei confronti di persone residenti in Italia né di persone residenti in altre giurisdizioni, a
maggior ragione quando tale offerta e/o promozione non sia autorizzata in tali giurisdizioni. Le informazioni
fornite non costituiscono un'offerta o una raccomandazione per effettuare o liquidare un investimento o porre
in essere qualsiasi altra transazione. Esse non possono essere considerate come fondamento di una
decisione d'investimento o di altro tipo. Qualsiasi decisione d'investimento deve essere basata su una
consulenza pertinente, specifica e professionale, comunque non erogata dal sito. Tutte le informazioni
pubblicate non devono essere considerate una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna
forma d'investimento né raccomandazioni personalizzate ai sensi del Testo Unico della Finanza trattandosi
unicamente di informazione standardizzata rivolta al pubblico indistinto. Edoardo Piva non potrà essere
ritenuto responsabile, in tutto o in parte, per i danni (inclusi, a titolo meramente esemplificativo, il danno per
perdita o mancato guadagno, interruzione dell’attività, perdita di informazioni o altre perdite economiche di
qualunque natura) derivanti dall’uso, in qualsiasi forma e per qualsiasi finalità, dei dati e delle informazioni
presenti nella presente pubblicazione. Ogni decisione di investimento e disinvestimento è pertanto di
esclusiva competenza del lettore che può decidere di darvi o meno esecuzione con qualsivoglia
intermediario autorizzato; qualsiasi eventuale decisione operativa presa dal lettore in base alle informazioni
pubblicate è, infatti, da considerarsi assunta in piena autonomia decisionale e a proprio esclusivo
rischio. Edoardo Piva può occasionalmente, a proprio insindacabile giudizio, assumere posizioni lunghe o
corte con riferimento ai prodotti finanziari eventualmente menzionati nella presente pubblicazione. In nessun
caso e per nessuna ragione Edoardo Piva, sarà tenuto, ad agire conformemente, in tutto o in parte, alle
opinioni riportate nella presente pubblicazione.

SETTEMBRE 2011 www.reversoobserver.it 18


 

Potrebbero piacerti anche