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Seconda lezione ETICA (10/03/2020)

Continuando l’analisi degli esperimenti di Libet…ci eravamo interrotti sulla


questione del tempo che si liquefa, sulla psicometria e infine sulla
psicofisica. La domanda che ci eravamo rivolti era: la psicofisica è una
materia legittima?

Bergson si è occupato di questa materia, egli stesso aveva collaborato con


gli scienziati che stavano sviluppando allora la psicofisica e la psicometria
per poi distaccarsi da questo scenario. Da ‘Materia e Memoria’ (il volume
dove Bergson parlava di questi esperimenti) nel quale ci riferisce che
esiste una costante tra la percezione dello stimolo e l’erogazione dello
stimolo che produce la sensazione stessa(esempio dello “schiaffo alla
cattedra” fatto in aula), la quale può essere racchiusa in questa formula
cost. Sostanzialmente sembra ragionevole questa legge (una specifica
forza nella causa provocherà uno specifico effetto).

Ma stanno veramente così le cose? Bergson ha dei dubbi per quanto


riguarda questo esperimento perché la sensazione non può essere una
grandezza essendo del tutto soggettiva. Non si può duplicare la
sensazione perché’ non si trova nel campo dell’esteso ma in quello
dell’intensità. Tra qualità e quantità non c’è un contatto secondo Bergson.
Fa anche diversi esempi come quello della numerosità di un gregge: “Ha
senso contare il numero di pecore in un gregge perché’ sono grandezza
omogenea, estesa e quantificabile (le pecore differiscono l’una dall’altra
ma non sostanzialmente) e possono perciò essere rappresentate da un
simbolo; al contrario le capacità qualitative sono eterogenee e perciò
sono temporali. La melodia per esempio è una percezione soggettiva di
note scandite nel tempo che vengono sintetizzate dal percipiente.” Quindi
in poche parole ci dice di stare attenti a non confondere qualità con
quantità. Esiste, perciò, una critica che avrebbe potuto fare Bergson a
Libet e si basa sul fatto sulla spazializzazione del tempo. La musica si basa
sul tempo con il metronomo per esempio. I filosofi per primi studiavano il
tema dello scorrere del tempo che è una finestra privilegiata per capire
come compare e scompare un fenomeno. La musica è stata il soggetto
principale di questi studi di Husserl(filosofo tedesco) che diceva: “se la
nota è incastonata in una melodia c’è una particolare caratteristica ossia
che nella nota singola è implicita già la nota successiva e se sono sbagliate
le note si riesce ad avvertire una dissonanza. Quindi la nota presente crea
attesa verso la prossima nota e si estende verso il futuro e il passato”. In
termini spaziali con l’atomo (ciò che non può essere ulteriormente
tagliato) non avviene quello che avviene nella melodia delle note o meglio
gli atomi non sono in consonanza. La critica quindi si baserebbe sulla
spazialità del tempo che non va bene secondo Bergson. Dunque tempo e
spazio sono due entità diverse.

Allora che cos’è il tempo di cui Libet parla?

Prima di rispondere facciamo una datazione delle definizioni di tempo. Il


tempo da sempre ha avuto due definizioni: una qualitativa che si basa
sulla leggenda di Kairos nella quale viene preso in considerazione un
tempo non misurabile e inafferrabile, la seconda concezione si basa sulla
leggenda di Kronos(figlio di Urano) che si basa su un tempo che non vuole
il futuro(lo divora secondo la leggenda). Anche santo Agostino ne ha
parlato dicendo che il tempo è un vocabolo di uso comune ma non si
riesce a spiegare ad un'altra persona, quindi è complicato definirlo.
Platone è il primo a sviluppare una definizione del tempo dicendo: “il
tempo è l’immagine mobile dell’eternità” tratto dal Timeo. L’eterno è ciò
che non è temporale e quindi c’è una contraddizione in questa
definizione. Successivo a Platone fu il pensiero del suo discepolo
Aristotele. Secondo il filosofo: “il tempo è il numero del movimento
secondo il precedente e il conseguente” cioè il numero di quello che viene
prima e di quello che viene dopo. Come possiamo ben capire qui il
protagonista è il numero. Aristotele pensa che affinché ci sia numerazione
ci deve essere un principio che numeri (l'anima) e qualcosa di numerabile
(la realtà), quindi giunge alla conclusione che il numero è un croce via tra
la coscienza e la realtà, quando queste due cose si incontrano abbiamo la
numerazione. Quindi il tempo è al centro tra il soggetto e l'oggetto, non è
totalmente nella nostra testa e neanche nella realtà che ci circonda.

Riprendendo Agostino, egli si rende conto del problema dello statuto del
tempo, dell'essere e non essere, giungendo alla conclusione che “il tempo
è l'estensione” non riuscendo a capire di cosa. Egli dice: sicuramente non
è una misura del futuro (perché deve ancora avvenire), neanche del
presente ( perché è estensione senza lunghezza) e neanche del passato
(perché non c'è più). Quindi io, quando lo misuro, misuro il suo passaggio,
il suo ritmo, i suoi intervalli...quindi misuro l'anima, in particolare il
numero dell'anima.

In epoca Barocca, Rinascimentale il tempo viene interpretato in colui che


svela la libertà. Bernini nella sua scultura: La verità svelata dal tempo,
rappresenta il tutto come una manifestazione di una donna che srotola un
velo fino a diventare inesistente lasciando spazio all'eterno.

Ricollegandoci a Libet e alle cifre da lui ricavate richiamano Agostino e


quindi il potenziale di azione deve essere letto in relazione all'azione che
verrà e non verrà fatta, quindi è un momento di preparazione all'azione,
uno stato di allerta che ci orienta all'agire. Così l'esperimento di Libet
cessa di essere un'obbiezione al libero arbitrio, ma diventa un mezzo che
diventa utile per la fisiologia del libero arbitrio stesso. Nel 2007 un allievo
di Libet, Hermann compie ulteriori esperimenti sulla questione andando
ad aggiungere un ulteriore cosa fondamentale: è presente un'attività
neurale già prima che i partecipanti potessero scegliere cosa fare, se
premere a destra o a sinistra, giungendo alla conclusione che questa
attività potrebbe riflettere una “aspettazione generale”, non un muoversi
verso questa direzione rispetto ad un'altra, e ciò non andrebbe ad
attaccare la nozione del libero arbitrio.

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