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La matematica ai tempi del coronavirus, appesi all’incertezza.

Nella giungla vige la legge del più forte, eppure specie diverse sopravvivono anche grazie all’astuzia.

Da quando il mondo si è incrociato con questo nuovo virus, battezzato SARS-CoV-2, o Covid-19, o più
genericamente Coronavirus, l’Uomo ha cominciato a sentirsi improvvisamente debole e spera che a salvarlo
sia la sua astuzia, o almeno le misure del Governo in cui vive.

Una sequenza sempre simile di azioni si è andata via via realizzando nei diversi paesi, man mano che il virus
si andava diffondendo. Nella prima fase il virus si diffonde senza che nessuno ne sospetti l’esistenza, nella
seconda il problema viene sottostimato, poi iniziano le iniziative che si susseguono, sempre più
rapidamente, atte ad ostacolarne la diffusione. Misure di contenimento hanno finora dato ottimi risultati in
alcuni Paesi come Cina, Corea del Sud, Giappone.
Trattandosi di un virus sostanzialmente nuovo, è difficile dare indicazioni esatte così come è difficile fare
previsioni sul futuro. Ma alcuni numeri, che pur vanno via via corretti e aggiornati, vanno emergendo.
Il numero che lascia meno dubbi, è quello sulla mortalità. Il consensus tra gli scienziati lo pone per adesso
tra lo 0,3% e l’1% dei contagiati, percentuale che va distinta da quella più nota che misura la percentuale di
morti sul numero di ammalati da Covid-19 ufficialmente riconosciuti.
Un abbondante numero di indizi farebbe convergere la mortalità verso lo 0,7%.
Al 15 marzo in Italia erano stati conteggiati 1809 morti. Pertanto, qualora la mortalità dello 0,7% fosse
confermata, vi sarebbero non 24.747 contagiati dall’inizio del contagio al 15 marzo, bensì 260.000 persone
in cui il virus alla data del 15 marzo aveva già abbondantemente completato il periodo di incubazione.
Questo vuol dire che fintantoché non cambieranno i criteri di selezione per i tamponi, e non verrà smentita
la mortalità attesa del 7 per mille, è ragionevole considerare che gli infetti sono di un ordine di grandezza
superiore a quelli conteggiati nelle statistiche ufficiali.
Ciò non dovrebbe sorprendere. Il centro John Hopkins, che ha messo a disposizione del mondo una mappa
costantemente aggiornata con i dati di diffusione di Covid-19, ha tra i suoi strutturati il Dr. Makary, il quale
lamentando l’esiguo numero di tamponi raccolti negli Usa, affermava in questi giorni che alla data del 12
marzo era possibile conteggiare: 13624 tamponi, 1600 malati riconosciuti, e un numero compreso tra
50.000 e 500.000 di americani portatori consapevoli o inconsapevoli del virus. Chiaramente l’esiguo
numero di dati, le probabili discrepanze di raccolta e di attenzione tra i diversi Stati e centri americani, non
permettevano una stima più precisa, neanche a chi i numeri sul contagio li sta diffondendo.
Un altro dato interessante e grossomodo conosciuto, è la velocità con il quale il virus si sta diffondendo.
Prima delle misure di contenimento erano sufficienti 2,5 giorni per raddoppiare il numero di contagiati
misurato. Questo tempo si è alla data odierna già raddoppiato, ed è presumibile che il DPCM del 9 marzo, i
cui effetti saranno ogni giorno più visibili fino al 25 marzo quando risulteranno plausibilmente stabili,
riuscirà a ridurre ulteriormente la trasmissione del virus.

Difficile prevedere quale sarà l’effettiva diffusione del virus nel futuro, perché non abbiamo ancora ne i dati
del 25 marzo, ne possiamo prevedere quali azioni il Governo intraprenderà nel futuro per mantenere,
allentare o stringere le attuali restrizioni alla libertà imposte per il contenimento del virus.

Sappiamo però, e le prime ricerche sulle scimmie lo confermano, che l’esposizione al virus dovrebbe
garantire l’immunità al virus almeno nella larga maggioranza dei casi, e le sparute eccezioni di ricoverati
due volte avvenute in Cina e in Giappone non sono sufficienti per perdere la speranza l’immunità si
mantenga nel tempo, esattamente come avviene per tutti gli altri virus, salve ovviamente eventuali
variazioni del virus.
La capacità di Covid-19 di contagiare nuovi ospiti viene misurata, come per tutti i virus, dal parametro R 0.
R0 rappresenta, in media, il numero di nuovi casi che un singolo individuo infetto riesce a generare.
Trattandosi di media nulla vieta al singolo malato di contagiare il virus a molti più individui, o a nessuno, a
seconda dello stile di vita condotto, e quindi anche delle regole di convivenza in uso in una determinata
area o subite per via della legge. Neanche il parametro R 0 è stato del tutto acclarato, ma viene considerato
essere compreso tra 2 e 3, in assenza di specifiche azioni di contrasto. Qualunque valore maggiore di 1
implica che la diffusione tenderà ad incrementare fin quando il virus comincerà a incontrare difficoltà per la
sua diffusione perché la maggior parte dei potenziali ospiti è già immunizzata. Se il parametro R 0 è stato
correttamente stimato è necessario che il 60/70% delle persone sia immunizzato affinchè il virus non si
riesca più a trasmettere e, semplificando, si estingua. Tale protezione non salvaguarderebbe il viaggiatore
che esce all’esterno dell’area ormai immunizzata, ma proteggerebbe l’area nell’insieme da eventuali
viaggiatori che recandosi dall’esterno verso l’interno, fossero portatori del virus. Plausibilmente anche il
sistema immunitario dei soggetti immunizzati sarebbe più reattivo nel caso in cui il virus dovesse mutare,
riducendo sia i tempi di reazione sia i danni dovuti a un eventuale Covid-20 o similare.

Qualora il trend misurato il 7 marzo fosse continuato imperterrito (5061 infetti misurati, e quindi 50.000
forse includendo gli asintomatici), il 31 marzo si sarebbero contati 2 milioni di infetti misurabili e quindi 20
milioni, solo in italia, di contagiati asintomatici inclusi). 2 giorni e mezzo dopo ne avremmo, del tutto
teoricamente, avuto 4 milioni, e 40 milioni di contagiati. Ciò non si sarebbe comunque realizzato per
quanto detto prima, il virus avrebbe incontrato per la sua trasmissione via via più ostacoli per il sempre
maggior numero di immunizzati, ma è chiaro che saremmo arrivati ad aprile ad un crollo di nuovi malati
sempre più evidente, nonché ad essere il primo paese sostanzialmente immunizzato.
Contestualmente è chiaro che se i 20 mila attuali malati riconosciuti stanno mettendo in crisi il nostro
sistema sanitario nazionale, un numero 100 volte più grande l’avrebbe reso sostanzialmente inutile. Non vi
sono ancora ricerche che calcolino la mortalità in assenza di cure, ma è chiaro che l’effetto di un virus non
curato potrebbe essere devastante per l’incremento di mortalità.
Per altro è da constatare come quella che è ancora solo una piccola differenza nella progressione
quotidiana, ha già portato a un significativo mutamento nelle previsioni numeriche. Proseguendo il trend
del periodo 14-15 marzo, è possibile stimare 220 mila contagiati riconosciuti al 31 marzo, un numero già
inferiore di un ordine di grandezza rispetto a quanto sarebbe avvenuto in assenza di misure di
contenimento. Ma comunque largamente superiore a quello che il Sistema Sanitario Nazionale pare in
grado di sopportare. Fortunatamente ci si aspetta che le misure di contenimento abbiano ancora 10 giorni
per mostrare appieno la propria efficacia.

Lasciando al futuro la speranza di poter aggiornare ancora e frequentemente queste stime, che ribadiamo
vanno prese con tutte le dovute cautele essendo affette da innumerevoli bias, resta comunque doveroso
analizzare alcuni possibili scenari alla fine del mese:

 R0 <1: Le misure attualmente in atto risultano sufficienti perché il numero dei contagiati inverta il
trend e cominci a diminuire. Purchè ciò dovesse avvenire potremmo plausibilmente considerarci
salvi dalla necessità di ulteriori inasprimenti nella limitazione delle libertà individuali. La diffusione
del virus sarebbe inevitabilmente destinata ad arrestarsi, a patto però di mantenere i medesimi
comportamenti che hanno permesso la riduzione del parametro. Pertanto, non è sufficiente che il
trend si inverta portando il parametro R0 ad un valore inferiore all’unità, perché i decreti in vigore
non debbano comunque essere confermati e prorogati.
 R0 =1: Tale caso potrebbe, controintuitivamente, rivelarsi l’ipotesi migliore. Un numero costante di
casi permetterebbe al sistema sanitario di poter trovare un’organizzazione, per quanto
emergenziale, almeno stabile e che non richiede continue modifiche. Purchè tale parametro venga
raggiunto prima che il sistema sanitario collassi, non si avrebbero incrementi di mortalità dovuti
all’impossibilità di accedere per sovraffollamento alle cure altrimenti disponibili. La popolazione
superstite risulterebbe immunizzata e almeno un po più pronta, a contrastare un’eventuale nuova
versione del virus che dovesse circolare nel futuro più o meno prossimo.
 R0 >1: Se a fine marzo il parametro R0, pur attenuato, dovesse ancora stabilmente permanere sopra
l’unità, resterebbero poche alternative al Governo. O inasprire ulteriormente le misure di
contenimento, con un netto incremento della presenza militare, e con divieti assoluti e privi di
eccezioni significative, oppure arrendersi all’incontenibilità del virus, lasciando increduli e confusi
quanti sarebbero stati condannati a settimane di inattività per un obiettivo che si rivelerebbe
chimerico. E in più in una situazione aggravata dalla psicosi finora indotta.

Poiché il lettore poco attento avrà certamente considerato come caso di estremo successo ottenere R 0 <1,
pare corretto allo scrivente dilungarsi su quali ulteriori scenari si dipanerebbero al successo del
contenimento del virus.

Il contenimento del virus, sarebbe esclusivamente di peso dalle misure di limitazione delle libertà
individuali adottate, se da un lato questo consentirebbe con maggiore serenità di riapplicarle uguali in
futuro per il medesimo virus, o per altri con simili capacità di contagio, non vi sarebbe alcuna garanzia che
al venir meno in tutto o in parte delle misure di contenimento il virus non si ripresenterebbe ugualmente,
trovandoci sì un po più preparati, ma non per questo esenti da un nuovo e duraturo ripristino delle misure
di contenimento. La chiusura completa dei confini si sta rilevando inefficace, anche dove apparentemente è
servita per ritardare la diffusione del virus, come in Russia ove proprio da oggi cominciano a rendersi conto
che il virus è riuscito comunque a fare breccia a Mosca. Per altro un ipotetico Paese restato pressochè
indenne dalla diffusione di Covid-19 a scapito del blocco sociale ed economico, risulterebbe ancora più
esposto ad una nuova ondata del virus, qualora questo modificandosi risultasse più aggressivo.

Limiti del presente lavoro, le previsioni qui effettuate sono basate su alcune assunzioni: che i tamponi
vengano effettuati quotidianamente con criteri simili e che i risultati vengano fedelmente riportati, che non
intervengano nel frattempo ulteriori variabili non contemplate espressamente, incluso una possibile
variazione del virus, che il parametro R 0 e il tassi di mortalità non si discostino significativamente da quanto
finora considerato corretto dal consensus che emerge nei lavori di carattere scientifico finora pubblicati.

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