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Capitolo 3

Invarianti principali

Ogni tensore è individuato per mezzo della matrice delle componenti, che cambiano secondo
una precisa legge al cambiare della terna di riferimento. Esistono tuttavia alcune importanti
quantità che possiamo calcolare a partire dalle componenti e che tuttavia possiedono un’in-
terpretazione e un significato intrinseco, e che restano perciò invariate al cambiare della terna
stessa, e che per questo motivo sono dette primo, secondo e terzo invariante. In generale i tre
invarianti sono indicati con I1 , I2 , I3 , anche se, come vedremo, possiedono anche un nome
proprio.
I tre invarianti principali I1 , I2 , I3 che possiamo associare a un tensore T e che hanno
importanza per le applicazioni meccaniche sono:

(I1 ) traccia: tr(T);

(I2 ) invariante quadratico: I2 (T);

(I3 ) determinante: det T.

(come si vede l’invariante quadratico non ha una nome proprio, a differenza di traccia e
determinante).
Mostriamo subito come siano calcolati i tre invarianti per un tensore del quale conosciamo
le componenti Tik rispetto a un generico sistema di riferimento:

T11 T12 T13


 

[T] = T21 T22 T23 


 
T31 T32 T33

• L’invariante lineare I1 (traccia) si calcola sommando le componenti che si trovano sulla


diagonale principale della matrice delle componenti del tensore:

3
X
I1 = tr T = [T]ii = T11 + T22 + T33
i=1

• L’invariante quadratico si ottiene sommando i tre determinanti delle matrici di ordine


2 ottenute cancellando la prima riga e la prima colonna, la seconda riga e la seconda
colonna, la terza riga e la terza colonna dalla matrice delle componenti cartesiane di T.
Per rendere più chiaro questo calcolo evidenziamo le sottomatrici delle quali dobbiamo
calcolare i determinanti per poi sommarli:

T11 ∗ T13 T11 T12 ∗


     
∗ ∗ ∗
∗ T22 T23  ∗ ∗ ∗ T21 T22 ∗
     
∗ T32 T33 T31 ∗ T33 ∗ ∗ ∗
| {z } | {z } | {z }
T22 T33 −T32 T23 T11 T33 −T31 T13 T11 T22 −T21 T12

54
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 55

I2 (T) = (T22 T33 − T32 T23 ) + (T11 T33 − T31 T13 ) + (T11 T22 − T21 T12 ) (3.1)

• Il terzo invariante I3 (determinanate) coincide propri con il determinante della matrice


delle componenti del tensore T:

T11 T12 T13


 

I3 (T) = det[T] = det T21 T22 T23 


 
T31 T32 T33

Enunciamo in modo formale il concetto fondamentale legato agli invarianti:

Proposizione 4. Le componenti Tik di un tensore dipendono dal sistema di riferimento e cam-


biano valore al variare di questo. Tuttavia i tre invarianti I1 , I2 , I3 non dipendono dal sistema
di riferimento e il loro valore è del tutto indipendente dalla sua scelta.

Si osservi che la traccia è un polinomio omogeneo di primo grado nelle componenti di T,


e perciò, come già sappiamo,
tr(αT) = α tr T
Per l’invariante I2 invece la (3.1) mostra immediatamente che

I2 (αT) = α2 I2 (T)

e ciò chiarisce il motivo per il quale I2 (T) è anche chiamato invariante quadratico.
Il determinante è invece un polinomio omogeneo di terzo grado, poiché si ottiene som-
mando sei prodotti di tre componenti ciascuno. Per questo motivo si deduce dalle definizioni,
e dalle stesse proprietà dei determinanti, che

det(αT) = α3 det T

Per coerenza di notazione si indica spesso la traccia con I1 (T) (primo invariante) e il
determinante con I3 (T) (terzo invariante), mantenendo la notazione I2 (T) solo per il secondo
invariante o invariante quadratico.

3.1 Prodotto misto e volume


È utile iniziare con una premessa, richiamando le proprietà del prodotto misto fra tre vettori
a, b, c, che è definito da
a∧b·c (3.2)
Si tratta evidentemente di una quantità scalare, espressa da un numero che rappresenta
di fatto il volume del parallelepipedo che ha come spigoli i vettori a, b, c. Questo può essere
mostrato ricordando che a ∧ b è perpendicolare ai fattori a e b, è orientato secondo la regola
della mano destra e ha come modulo il prodotto dei moduli |a| |b| per il seno dell’angolo
compreso fra a e b. In questo modo si vede che |a ∧ b| è pari all’area del parallelogrammo
di lati a e b. A sua volta, il prodotto scalare fra a ∧ b e c, che è appunto il prodotto misto
(3.2), è dato dal prodotto fra il modulo di a ∧ b, il modulo di c e l’angolo compreso fra di essi.
Nella Figura 3.1 sono illustrate le semplici considerazioni geometriche che mostrano come
il prodotto misto, pari al prodotto scalare fra a ∧ b e c, coincida proprio con il volume del
parallelepipedo avente i tre vettori come spigoli.
Si osservi però che il risultato del prodotto misto può anche essere negativo: in questo
caso esso corrisponde all’opposto del volume del parallelepipedo. Più precisamente, il pro-
dotto misto descrive un volume orientato: se il terzo vettore nel prodotto misto, e cioè c, si
trova nello stesso semispazio di a ∧ b (rispetto al piano di a e b) allora il volume è positivo,
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 56

mentre se il vettore c giace nel semispazio opposto ad a ∧ b è invece negativo. Diciamo che
una terna ordinata di vettori (a, b, c) è positivamente orientata (terna destra, o destrorsa)
se il prodotto misto a ∧ b · c è positivo, mentre diciamo che è negativamente orientata se il
prodotto misto è negativo (terna sinistra, o sinistrorsa).
Se indichiamo con Vol(a, b, c) il volume (con segno, secondo la regola appena descritta)
del parallelepipedo di spigoli a, b, c possiamo scrivere

Vol(a, b, c) = a ∧ b · c

come sintetizzato nella Figura 3.2.


I versori di una generica terna di riferimento ortonormale (e1 , e2 , e3 ) sono gli spigoli di
un cubo di lato unitario, come si vede nella Figura 3.3, e quindi per il loro prodotto misto si
presentano due sole possibilità:

+ 1 terna destra
(
Vol(e1 , e2 , e3 ) = e1 ∧ e2 · e3 =
− 1 terna sinistra

Il prodotto misto fra i vettori a, b, c può essere calcolato a partire dalle loro 9 componenti
rispetto a una terna di riferimento ortonormale e1 , e2 , e3 : a = (a1 , a2 , a3 ), b = (b1 , b2 , b3 ),
c = (c1 , c2 , c3 ). Utilizzando le formule per il prodotto scalare e il prodotto vettore si deduce
che
a1 a2 a3
 

a ∧ b · c = (e1 ∧ e2 · e3 ) det b1 b2 b3 


 
c1 c2 c3
| {z }
±1

In sostanza il prodotto misto coincide con il determinante della matrice ottenuta affiancando
le componenti dei tre vettori quando stiamo usando una terna di riferimento destra (e1 ∧
e2 · e3 = +1) e con il suo opposto quando stiamo usando una terna di riferimento sinistra
(e1 ∧ e2 · e3 = −1)

3.2 Una definizione alternativa della traccia


Illustriamo ora una presentazione alternativa a quella fornita con il Teorema 6, nel capitolo
sui tensori.

Teorema 9. Per un tensore T esiste un unico numero tr T, detto traccia del tensore, tale che

Ta ∧ b · c + a ∧ Tb · c + a ∧ b · Tc = (tr T) a ∧ b · c (3.3)

per ogni scelta dei vettori a, b, c. La traccia è uguale alla somma degli elementi che si trovano
sulla diagonale principale della matrice delle componenti:

tr T = T11 + T22 + T33

È evidente che quanto appena enunciato fornisce di fatto una definizione della traccia
alternativa ma equivalente a quella presentata per mezzo del Teorema 6. Il significato geo-
metrico del prodotto come volume di un parallelepipedo ci permette di riscrivere la (3.3) nella
forma
Vol(Ta, b, c) + Vol(a, Tb, c) + Vol(a, b, Tc) = tr(T) Vol(a, b, c)
e questo conferma che la traccia di un tensore è indipendente dalla terna di riferimento
utilizzata per scrivere la matrice delle componenti, dal momento che le quantità coinvolte
(volumi) hanno significato intrinseco e indipendente da ogni sistema di riferimento.
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 57

volume = base × altezza


= |a ∧ b||c| cos φ
=a∧b·c

Figura 3.1: Significato geometrico del prodotto misto

Figura 3.2: Volume del parallelepipedo: Vol(a, b, c) = a ∧ b · c

Figura 3.3: Terna destra e terna sinistra


CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 58

3.3 L’invariante quadratico


Descriviamo ora un seconda quantità che può essere ottenuta a partire dalle componenti di
un tensore e che, come la traccia, non dipende dalla terna di riferimento scelta.
Questa quantità si indica di solito con I2 (T) e si chiama secondo invariante o invariante
quadratico, ed è definita dal seguente Teorema.

Teorema 10. Per un tensore T esiste un unico numero I2 (T), detto secondo invariante o
invariante quadratico, tale che

Ta ∧ Tb · c + a ∧ Tb · Tc + Ta ∧ b · Tc = I2 (T) a ∧ b · c (3.4)

per ogni scelta dei vettori a, b, c. Questo invariante è uguale alla somma dei complementi al-
gebrici degli elementi che si trovano sulla diagonale principale della matrice delle componenti
di T:
I2 (T) = (T22 T33 − T32 T23 ) + (T11 T33 − T31 T13 ) + (T11 T22 − T21 T12 ) (3.5)

Anche qui possiamo dare veste geometrica alla (3.4) riscrivendola nella forma

Vol(Ta, Tb, c) + Vol(a, Tb, Tc) + Vol(Ta, b, Tc) = I2 (T) Vol(a, b, c)

e confermando perciò che la relazione soddisfatta dall’invariante quadratico I2 (T) è


indipendente da ogni scelta della terna di riferimento.
La formula (3.5) mostra come calcolare il secondo invariante, ma può sembrare a prima
vista priva di una logica e difficile da memorizzare. Osserviamo però che il secondo inva-
riante risulta essere la somma dei determinanti delle tre matrici di ordine 2 che si ottengono
“cancellando” di volta in volta la prima riga e la prima colonna, la seconda riga e la seconda
colonna, la terza riga e la terza colonna dalla matrice delle componenti cartesiane di T. In
modo più espressivo

T11 ∗ T13 T11 T12 ∗


     
∗ ∗ ∗
∗ T22 T23  ∗ ∗ ∗ T21 T22 ∗
     
∗ T32 T33 T31 ∗ T33 ∗ ∗ ∗
| {z } | {z } | {z }
T22 T33 −T32 T23 T11 T33 −T31 T13 T11 T22 −T21 T12

Confrontando quanto appena scritto con la (3.5) si vede che I2 (T) è la somma dei tre
determinanti evidenziati qui sopra.

3.4 Determinante
Il nostro scopo è quello di estendere il concetto di determinate dall’insieme delle matrici
quadrate (in particolare di ordine 3 × 3) ai tensori. Nell’esempio contenuto nella Sezione 2.7
abbiamo visto che cambiando la terna di riferimento si modifica la matrice delle componenti
del tensore. Tuttavia, è possibile verificare che il determinante di questa matrice non dipende
in ultima analisi dalla terna di riferimento utilizzata. Per esempio, con un po’ di pazienza si
può controllare che i determinanti delle matrici (2.19) sono uguali fra loro e questo non è un
caso ma una proprietà fondamentale.
Consideriamo ora un assegnato tensore T, tre arbitrari vettori a, b, c e i loro trasformati:
Ta, Tb, Tc. I prodotti misti
a∧b·c Ta ∧ Tb · Tc
rappresentano perciò i volumi dei due parallelepipedi che hanno come spigoli i tre vettori e i
loro trasformati. Dimostriamo ora che il rapporto fra questi volumi non dipende dai vettori
ma solo dal tensore, ed è proprio uguale al determinante della matrice delle componenti del
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 59

tensore rispetto a una qualsiasi terna di riferimento. In altre parole, sfruttando l’interpre-
tazione del prodotto misto come volume (con segno) di un parallelepipedo, dimostreremo
che
Vol(Ta, Tb, Tc) = (det[T]) Vol(a, b, c)

dove con det[T] indichiamo il determinante della matrice delle componenti del tensore T.
Poiché i volumi presenti nella relazione hanno significato intrinseco, indipendente dalla terna
di riferimento utilizzata per calcolare le componenti, potremo dedurre che anche la quantità
det[T] è un invariante.

Teorema 11. Per ogni tensore T esiste un unico numero reale, indicato con det T e detto
determinante del tensore, tale che, per qualsiasi scelta dei vettori a, b, c,

Ta ∧ Tb · Tc = (det T) a ∧ b · c

Il determinante del tensore coincide con il determinante della matrice delle sue componenti
cartesiane rispetto a una qualsiasi terna di riferimento:

T11 T12 T13


 

det T = det[T] = det T21 T22 T23 


 
T31 T32 T33

L’interpretazione geometrica del determinante di un tensore ci permette di concludere


che si tratta di una quantità intrinseca, che si calcola a partire dalla matrice delle componenti
ma che di fatto non dipende dalla terna di riferimento scelta. Più esplicitamente: se il de-
terminante det[T ] vale (per esempio) 3 allora ogni parallelepipedo vedrà triplicare il proprio
volume per effetto dell’azione del tensore, qualunque sia la terna di vettori che ne formano
gli spigoli.
Le proprietà dei determinanti delle matrici quadrate si riflettono in modo naturale nelle
proprietà dei determinanti dei tensori. Così, senza necessità di particolari dimostrazioni,
elenchiamo le più significative:

• det A = det AT

• det(αA) = α3 det A

• det I = 1

• det(AB) = det(BA) = (det A)(det B)

(si osservi che det(AB) = det(BA) sebbene in generale sia AB 6= BA.)

3.5 Un’equazione vettoriale


Consideriamo un tensore A e un vettore b. Ci poniamo il problema di discutere l’equazione

Ax = b (3.6)

dove x rappresenta un vettore incognito che vogliamo determinare in modo che l’equazione
sia soddisfatta. In altre parole: vogliamo sapere sotto quali condizioni esista un vettore x
(incognita del problema) tale che esso sia trasformato dal tensore A proprio nel vettore b,
dato e assegnato insieme ad A.
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 60

Scelta una terna di riferimento e introdotte le componenti di A, b e x l’equazione Ax = b


si trasforma in
A11 A12 A13 x1 b1
    

A21 A22 A23  x2  = b2 


    
A31 A32 A33 x3 b3
| {z } | {z } | {z }
[A] [x] [b]

dove le componenti di b sono assegnate mentre le componenti di x rappresentano le


incognite.
Questo equivale al sistema di 3 equazioni in 3 incognite

A x + A12 x2 + A13 x3 = b1

 11 1


A21 x1 + A22 x2 + A23 x3 = b2

A x + A x + A x = b

31 1 32 2 33 3 3

Come sappiamo dai corsi di algebra lineare la soluzione di questo problema può essere
riassunta così:

1. Il sistema ammette una e una sola soluzione se e solo se il determinante della matrice
dei coefficienti [A] è diverso da zero, e quindi se e solo se det A 6= 0. In questo caso,
quindi, esiste un unico vettore x che soddisfa la relazione (3.6).

2. Nel caso in cui sia det A = 0 si possono presentare due alternative:

a) il sistema non ammette soluzione (sistema impossibile) e cioè non esiste alcun
vettore x tale che Ax = b.
b) Il sistema ammette infinite soluzioni, ed esistono quindi infiniti vettori x che lo
soddisfano.

Consideriamo ora il caso particolare di un sistema omogeneo, in cui sia b = 0 e i termini


noti siano perciò tutti nulli:
Ax = 0 (3.7)

È evidente che non si tratta di un sistema impossibile, poiché possiede certamente la solu-
zione x = 0 (detta soluzione banale). Ciò esclude la possibilità 2a) descritta sopra e perciò la
discussione di (3.7) si riduce ora a:

1. det A 6= 0 se e solo se x = 0 è l’unica soluzione.

2. det A = 0 se e solo se esistono infinite soluzioni, oltre a x = 0.

Riassumiamo questa osservazione, della quale avremo bisogno più avanti.

Proposizione 5. La condizione det A = 0 è necessaria e sufficiente affinché il sistema


omogeneo (3.7) ammetta infinite soluzioni oltre alla soluzione banale x = 0.

3.6 Schema riassuntivo

Invarianti principali: A un tensore T è possibile associare tre quantità, calcolate a partire


dalle componenti cartesiane, che non dipendono però dalla terna di riferimento
utilizzata. Queste quantità, note come invarianti principali, sono:

• Invariante lineare I1 (T) = tr T (traccia);


CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 61

• Invariante quadratico I2 (T);


• Invariante cubico I3 (T) (determinante).

L’invariante lineare (la traccia) si calcola sommando le componenti che si trovano sulla
diagonale principale della matrice delle componenti del tensore.
L’invariante quadratico si ottiene sommando i tre determinanti delle matrici di ordine
2 ottenute cancellando la prima riga e la prima colonna, la seconda riga e la seconda
colonna, la terza riga e la terza colonna dalla matrice delle componenti cartesiane di T.
Il terzo invariante (il determinante) coincide con il determinante della matrice delle
componenti di T.
I tre invarianti soddisfano le proprietà

I1 (αT) = αI1 (T) I2 (αT) = α2 I2 (T) I3 (αT) = α3 I3 (T)

Gli invarianti principali hanno un significato geometrico, espresso dalle relazioni


seguenti, valide per ogni scelta dei vettori a, b, c:

Primo invariante (traccia):

Ta ∧ b · c + a ∧ Tb · c + a ∧ b · Tc = (tr T) a ∧ b · c

Secondo invariante (invariante quadratico):

Ta ∧ Tb · c + a ∧ Tb · Tc + Ta ∧ b · Tc = I2 (T) a ∧ b · c

Terzo invariante (determinante):

Ta ∧ Tb · Tc = (det T) a ∧ b · c

Equazione vettoriale: L’equazione vettoriale

Ax = b

(A e b tensore e vettore assegnati, x vettore incognito), ammette una e una sola


soluzione x se e solo se det A 6= 0, mentre ammette nessuna o infinite soluzioni se
det A = 0.
L’equazione vettoriale omogenea
Ax = 0
ammette l’unica soluzione banale x = 0 se e solo se det A 6= 0 mentre ammette
infinite soluzioni se e solo se det A = 0.

Esercizi
Per ognuno dei tensori T di matrice assegnata si calcolino i tre invarianti (I1 , I2 , I3 ).
3.1
4 1 3 0 0 4 3
     
−2 −2
2 −1 3 2 −1 1 −2 4 1
     
0 −1 2 3 1 3 1 2 1
[(5, 9, 10); (0, −14, −1); (5, 7, −12)]
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 62

3.2
4 1 5 1 3 0
     
−3 −2 −1
1 −1 2 1 −3 2 0 −1 4
     
1 −2 2 2 2 −2 3 1 −2
[(5, 8, 11); (0, −20, 0); (0, −8, −9)]
Per ognuno dei tensori T seguenti calcolare gli invarianti principali (I1 , I2 , I3 ) e la parte
deviatorica (anisotropa) T0 .
3.3
3 2 10/3 2
   
−1 −1
[T] = 1 −2 1 ⇒ [T0 ] =  1 −5/3 1 
   
3 1 −2 3 1 −5/3
[(−1, −14, 18)]

3.4
2 0 1/3 0
   
−1 −1
[T] = 3 1 −4 ⇒ [T0 ] =  3 −2/3 −4 
   
3 −1 2 3 −1 1/3
[(5, 7, 14)]

3.5
1 3 1 3
   
−2 −2
[T] =  2 −1 1 ⇒ [T0 ] =  2 −1 1
   
4 −2 3 4 −2 3
[(0, −19, 0)]

3.6
3 3
   
−2 −1 −7/3 −1
[T] =  0 2 3 ⇒ [T0 ] =  0 5/3 3 
   
2 −1 1 2 −1 2/3
[(1, 1, 12)]

3.7
3 4 4/3 4
   
−2 −2
[T] = −2 0 1 ⇒ [T0 ] =  −2 −5/3 1 
   
4 1 2 4 1 1/3
[(5, −15, −27)]

3.8
3 2 1 7/3 2 1
   

[T] = 2 −1 3 ⇒ [T0 ] =  2 −5/3 3 


   
1 3 0 1 3 −2/3
[(2, −17, −14)]

3.9 (Calcolo dei tre invarianti) Calcolare i tre invarianti principali per il tensore di
componenti.
2
 
−3 −1
[A] =  14 13 −11
 
−6 −8 6
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 63

Svolgimento.
I1 (A) = tr A = A11 + A22 + A33 = −3 + 13 + 6 = 16
A22 A23 A11 A13 A11 A12
" # " # " #
I2 (A) = det + det + det
A32 A33 A31 A33 A21 A22
" # " # " #
13 −11 −3 2 −3 −1
= det + det + det
−8 6 −6 6 14 13
= (78 − 88) + (−18 + 12) + (−39 + 14) = −10 − 6 − 25 = −41
2
 
−3 −1
I3 (A) = det[A] = det  14 13 −11
 
−6 −8 6
" # " # " #
13 −11 14 −11 14 13
= −3 det − (−1) det + 2 det
−8 6 −6 6 −6 −8
= −3(78 − 88) + (84 − 66) + 2(−112 + 78) = 30 + 18 − 68 = −20

Come si vede, il calcolo degli invarianti non presenta eccessive difficoltà. Non insistiamo
per ora sull’argomento, anche perché negli esercizi del capitolo successivo avremo occasione
di calcolare ancora degli invarianti principali (per la verifica della correttezza del calcolo del
polinomio caratteristico).
Ma, al di là del calcolo, il punto importante di questo capitolo è l’indipendenza degi inva-
rianti dal sistema di riferimento. Quindi vogliamo ora mostrare con un esempio numerico il
soddisfacimento di questa proprietà.
Introduciamo due sistemi di riferimento: il primo descritto dalla terna ei (i = 1, 2, 3), e il
secondo – ruotato di un angolo pari a π /6 rispetto al precedente intorno al versore e3 – con
terna di riferimento êi . Le due terne sono collegate dalle trasformazioni:

3 1

ê1 = e1 + e2


2 2






1 3
ê2 = − e1 + e2
2 2





ê3 = e3

Per evitare calcoli eccessivamente lunghi e noiosi, useremo un tensore T avente per matri-
ce delle componenti nel sistema {ei } una matrice diagonale. Nell’Esercizio successivo verrà
proposto un caso un po’ più elaborato.
3.10 (Verifica dell’indipendenza degli invarianti dal sistema di riferimento) Dato un tensore
T che, nella terna di riferimento {ei }, ha componenti
1 0 0
 

[T] = 0 2 0 
 
0 0 −4
trovare le sue componenti nella terna êi e calcolare i tre invarianti nelle due terne.

Svolgimento. Ricordando che:


 √  √
 √3 1 0 0 √
 
3/2 3/2
1  3 1
T ê1 = T e1 + e2 =  0 2 0 1/2 = 1 = e1 + e2
    
2 2 2 2

0 0 −4 0 0
√ 1 0 0
    
−1/2 −1/2
 √   √ 
 1 3   1
T ê2 = T − e1 + e2 = 0 2 0   3/2 =  3  = − e1 + 3e2 .
p
2 2 0 0 −4 0 0 2

1 0 0 0 0
    

T ê3 = T e3 = 0 2 0  0 =  0  = −4e3


    
0 0 −4 1 −4
CAPITOLO 3. INVARIANTI PRINCIPALI 64

si ha: √ 
h√ 3/2
 3 1 5
i
T̂11 = ê1 · Tê1 = 3/2 1/2 0  1  = + =

0 4 2 4

√ √ √
 
h√ i −1/2
 √  3 3 3
T̂12 = ê1 · Tê2 = 3/2 1/2 0  3  = − + =
0 4 2 4

i 0
 
h√
T̂13 = ê1 · Tê3 = 3/2 1/2 0  0  = 0
 
−4
√
√ √ √

√ 3/2
h i 3 3 3
T̂21 = ê2 · Tê1 = −1/2 3/2 0  1  = − + =
 
0 4 2 4
 
√ i −1/2
 √  1 3 7
h
T̂22 = ê2 · Tê2 = −1/2 3/2 0  3  = + =
0 4 2 4

i 0
 
h √
T̂23 = ê2 · Tê3 = −1/2 3/2 0  0  = 0
 
−4
√ 
h i 3/2
T̂31 = ê1 · Tê1 = 0 0 1  1  = 0
 
0
 
h i −1/2

T̂32 = ê1 · Tê2 = 0 0 1  3  = 0
 
0
i 0
 
h
T̂33 = ê3 · Tê3 = 0 0 1  0  = −4
 
−4
Quindi il tensore T nel sistema di coordinate {êi } ha componenti:

5/4 3/4 0
 

 3/4 7/4 0
 
0 0 −4
Mettendo fianco a fianco le matrici delle componenti del tensore T nei due sistemi di
riferimento abbiamo √
1 0 0 5/4 3/4 0
   

0 2 0   3/4 7/4 0
   
0 0 −4 0 0 −4
ed è facile verificare che gli invarianti, calcolati a partire dalla prima o seconda matrice, hanno
un valore comune

tr(A) = −1
I2 (A) = −10
det(A) = −8

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