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Introduzione
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Luc Nijs, Marc Leman
L’attività musicale che è alla base dell’interazione riflessiva del sistema MIROR-Impro è
l’esplorazione libera. I bambini esplorano la musica suonando la tastiera. Lo scopo del si-
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diverse note, stesse note ma differente durata o intensità), l’output prodotto dal MIROR-
Impro può stimolare una “revisione” di ciò che il bambino ha appena suonato (cfr. Kratus,
supra). In altre parole, la creazione di un focus su un certo parametro musicale (durata, al-
tezza) potrebbe migliorare la capacità dei bambini di ascoltare la musica dentro di sé (in
termini di audiation). In secondo luogo, il fatto che all’insegnante sia richiesto di riflettere
attentamente su come utilizzare il sistema in funzione dell’utilizzo didattico, potrebbe mi-
gliorare la capacità riflessiva dell’insegnante e la sua inventiva nella progettazione didattica.
Le attività musicali possono, infatti, essere progettate in vari modi i quali sottendono un
ampio spettro di linee guida che suggeriscono poche indicazioni (come avviene in un’e-
splorazione quasi libera) fino alla possibilità di fornire istruzioni molto specifiche (come
avviene nel caso della consegna direttiva). Si ritiene a questo proposito che, in un ipotetico
continuum, lo spazio compreso tra gli estremi possa essere considerato uno spazio creativo
per la progettazione didattica.
In particolare, per quanto riguarda il sistema MIROR-Impro, è necessario un attento
esame per garantire il relativo grado di libertà offerta ai bambini al fine di non compromet-
tere il processo d’interazione riflessiva. Pertanto, è necessario mantenere un equilibrio tra
la libera esplorazione e sperimentazione da un lato e l’esplorazione guidata dall’altro nel-
la quale i bambini siano supportati, passo dopo passo, nello sviluppo della loro creatività
musicale. La ricerca di questo equilibrio costituisce una sfida, e quindi uno stimolo, per la
crescita professionale dell’insegnante.
In questa sezione si descrivono le attività utilizzate nello studio empirico da noi condotto
con i bambini e il MIROR-Impro. L’obiettivo dello studio era di indagare (1) l’utilizzo del
MIROR-Impro e (2) gli effetti dell’adozione di un approccio task-based. Dati gli obiettivi
del presente capitolo, lo studio non è descritto in maniera completa; si desidera piuttosto
focalizzare l’attenzione sulle attività task-based che possono essere svolte con i bambini in
contesto educativo. Naturalmente gli specifici compiti che sono qui illustrati potrebbero
offrire degli spunti di riflessione e costituire un utile riferimento così come un punto di par-
tenza per la progettazione di nuovi compiti. Essi sono stati proposti allo scopo di sviluppa-
re la consapevolezza dei bambini, coinvolti in un dialogo musicale riflessivo, relativamen-
te ai parametri musicali di altezza (melodia) e di durata (ritmo). Lo studio ha coinvolto i
bambini di una scuola primaria (6-7 anni), senza uno specifico percorso formale di educa-
zione musicale. Si ritiene che sia questi specifici compiti sia compiti simili possano essere
utilizzati anche con i bambini di 4-5 anni così come con bambini di 8-9 anni e, infine, con
bambini che hanno svolto uno specifico percorso formale di educazione musicale.
In questo tipo di approccio i bambini sono invitati a interagire individualmente con il si-
stema; l’insegnante preparerà diverse attività che saranno proposte al bambino. Le consegne
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Figura 1. Un esempio di setting in cui i bambini interagivano con il MIROR-Impro nello studio condotto in Belgio.
verbali possono eventualmente essere supportate da una rappresentazione visiva (vedi oltre).
Ciò consente all’insegnante di non disturbare il bambino durante l’interazione riflessiva con
il sistema e di non interferire con essa. L’attività proposta prevede una fase focalizzata sul
processo e una fase focalizzata sul prodotto musicale che viene creato. Nella fase focalizzata
sul processo, i bambini sono invitati a esplorare la tastiera senza ricevere alcuna indicazio-
ne su specifici obiettivi di socializzazione e senza porre attenzione alla performance stessa.
In questo modo, il bambino può conoscere ed esplorare le sue idee musicali autodefinendo
specifici obiettivi musicali attraverso i processi interattivi che vengono stimolati dal sistema
(alternanza dei turni, alternanza di ruoli, imitazione, variazione). Le regole dell’interazione
possono così essere trasposte in regole musicali. Nella fase focalizzata sul prodotto, i bam-
bini sono invitati a suonare il proprio brano musicale (il prodotto!) mentre immaginano di
suonare per la famiglia o per gli amici per mostrare ciò che sono già in grado di suonare sulla
tastiera. Tale performance potrebbe essere facilmente integrata in un portfolio di pratiche, e
utilizzata per lo sviluppo di abilità di valutazione attraverso la valutazione tra pari.
Nella fase focalizzata sul prodotto i bambini sono invitati ad applicare le regole musi-
cali apprese nella fase focalizzata sul processo e ad inventare un prodotto musicale che essi
presentano per l’ascoltatore (coetanei, genitori, famiglia). Anche se questo approccio è sta-
to inizialmente adotto in funzione dello studio sperimentale, si ritiene che le performance
che il bambino produce nella fase focalizzata sul prodotto costituiscano una condizione
importante per il consolidamento dell’apprendimento. Si noti che, nel nostro studio, la
fase focalizzata sul prodotto non prevedeva risposte da parte del sistema: il bambino im-
provvisava sulla tastiera al fine di consentire di indagare se l’interazione riflessiva durante
la fase focalizzata sul processo possedesse un impatto sulle improvvisazioni dei bambini. Si
ritiene che, in un contesto di apprendimento, il ruolo dell’insegnante nella fase focalizzata
sul prodotto possa essere quello di un “osservatore partecipante” in grado sia di rilanciare
alcuni aspetti del comportamento musicale di un bambino nel gruppo sia di inventare e
proporre nuovi compiti.
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Figura 2. Rappresentazione visiva di alcuni esempi di gesti per produrre i suoni (un dito o più dita; una mano o due mani).
1 hand or 2 hands
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6. Improvvisare con e senza la componente MIROR-Impro della piattaforma MIROR: proposte di pratiche con i bambini secondo un approccio task-based
È importante aggiungere che sono stati progettati diversi compiti in modo da permet-
tere che i bambini esplorassero i diversi parametri musicali. In accordo con Flohr (1981)
e Kratus (1991), le attività sono state focalizzate sull’utilizzo del movimento; i bambini
sono stati invitati ad esplorare i parametri musicali con consegne specifiche esplicitando o
limitando i gesti attraverso i quali suonare la tastiera. Inoltre, le diverse attività sono state
progettate con crescente complessità sulla base della categorizzazione dei compiti inerenti
la creatività proposta da Webster (2002): esplorazione (la conoscenza e la familiarizzazio-
ne con il sistema, sessione 1), applicazione (eseguire attività più impegnative, con un focus
specifico, sessioni 2 e 3), sintesi (combinare diversi elementi, sessione 4). Ogni attività è
stata rappresentata graficamente per favorire la comprensione dei compiti.
Si ritiene che la procedura sperimentale descritta possa essere facilmente trasposta in un
contesto educativo, in cui diverse attività o lezioni seguono la stessa sequenza. Di seguito
sono illustrati in maniera più specifica i contenuti delle quattro sessioni.
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segnante interviene il meno possibile con i comportamenti musicali dei bambini in modo
che essi possano fare ciò che vogliono, anche se non rispettano la specifica consegna previ-
sta e assegnata dall’insegnante. È molto importante sottolineare che questa libertà di uscire
dalla consegna specifica è necessaria, perché l’incentivo a compiere qualcosa di diverso di
quanto specificato nel compito potrebbe favorire proprio comportamenti di interazione
riflessiva. A questo proposito, nello studio abbiamo dovuto mediare tra l’esigenza di con-
durre un protocollo sperimentale e offrire ai bambini una significativa esperienza musicale,
in cui si collocava il loro fare musica a livello esplorativo. Una simile esigenza di mediazione
può esistere anche in un contesto di apprendimento allo scopo di costruire un percorso di
apprendimento specifico che gradatamente conduca i bambini verso un determinato obiet-
tivo di apprendimento. Un tale approccio potrebbe essere messo in atto con l’interazione
riflessiva.
Nello studio menzionato sono stati utilizzati due compiti che possono essere proposti
in un contesto di classe.
In un primo compito (sessione 2), l’insegnante invita i bambini ad esplorare il parame-
tro dell’altezza del suono improvvisando liberamente sulla tastiera; in questo caso il movi-
mento del corpo è usato come canale preferenziale di accesso per facilitare la percezione
dell’altezza del suono. L’esplorazione dello spazio d’azione definito dalla tastiera viene uti-
lizzato per scoprire le differenze tra suoni acuti e gravi e le diverse possibilità di modellare
sequenze di note (o cluster). A tale scopo si potrebbero invitare i bambini a inventare i pro-
pri gesti per esplorare lo spazio di azione. Tuttavia, in questo caso non vi è la garanzia che i
bambini si concentrino sul parametro musicale dell’altezza. I bambini potrebbero provare
piacere e divertirsi nel produrre tutti i tipi di gesti con il rischio di non elaborare realmen-
te cosa stia avvenendo a livello delle variazioni nel parametro altezza del suono. Un’altra
possibilità, attuata nello studio, è stata quella di imporre determinati limiti per orientare il
pensiero musicale creativo su un particolare parametro, come ad esempio l’altezza. Si ritie-
ne che questo tipo di intervento, se esaminato e valutato attentamente, non intervenga con
lo sviluppo dell’interazione riflessiva, ma diriga l’attenzione dei bambini verso un elemento
o parametro specifico della musica. Ancora, occorre sempre compiere attente valutazioni al
fine di garantire un’adeguata libertà di comportamento per il bambino.
Possono poi essere inclusi quattro sotto-consegne: nel primo si invitano i bambini ad
utilizzare solo i tasti bianchi, nel secondo essi sono invitati a utilizzare solo i tasti neri, il
terzo stimola i bambini a muovere le mani sempre in direzione opposta e, infine, nel quarto
ai bambini viene chiesto di spostare la mano nella stessa direzione. Rispetto alle consegne,
l’insegnante può descrivere i compiti verbalmente così come può integrare l’informazione
verbale con un’indicazione visiva per fornire ai bambini una sorta di richiamo informativo
e per evitare interventi che interrompano il flusso dell’interazione riflessiva.
Potrebbe essere aggiunto eventualmente anche un altro compito che prevede la con-
segna di combinare tasti bianchi e tasti neri. Nello studio condotto tuttavia, poiché l’o-
biettivo era costituito dalla valutazione della creatività musicale, s’intendeva verificare se i
bambini sarebbero stati in grado di trasferire le idee musicali e di inventare, scoprire combi-
nazioni o piuttosto continuare a seguire le procedure che erano state introdotte nel compi-
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to. L’insegnante può combinare fasi focalizzate sul processo e fasi focalizzate sul prodotto
per alternare momenti di esplorazione e momenti nei quali implementare intenzionalmen-
te elementi nuovi.
In un secondo compito (sessione 3), i bambini sono invitati ad esplorare elementi del
parametro tempo (durata), sulla base di quattro attività secondarie. Ancora una volta, il
movimento del corpo è usato come un canale preferenziale per sperimentare un parametro
musicale, in questo caso la durata temporale. Nel primo sotto-compito s’invitano i bambini
a suonare i tasti solo per un tempo breve mentre nel secondo si invitano i bambini a pre-
mere i tasti per un lungo periodo di tempo. Infine, nella terza attività, la consegna prevede
che i bambini combinino i primi due compiti (suonare i tasti per un tempo breve e per un
tempo lungo).
Figura 3. La rappresentazione visiva della consegna utilizzata nello studio condotto in Belgio, relativa all’esplorazione del parametro altezza
del suono (traduzione del testo: solo tasti neri; solo tasti bianchi; mani che si allontanano l’una dall’altra, mani una verso l’altra; entrambe
le mani da sinistra verso destra, entrambe le mani da destra verso sinistra).
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Figura 4. Trasposizione visiva della consegna finale: gli animali rappresentano i personaggi di una storia inventata.
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Figura 5. Attività di valutazione diverso/uguale: immagine di un bambino (al centro) al quale viene proposto di aumentare il livello di
complessità.
Una fase successiva in questa pratica riguarda l’aumento del grado di raffinatezza discrimi-
nativa nella valutazione diverso/uguale. In particolare, i bambini possono essere invitati a
cercare strategie per guidare il processo di valutazione (l’insegnante può per esempio do-
mandare: “Come fai a sapere che è uguale o diverso?”), considerando le differenze di al-
tezza (acuto vs grave), durata (breve-lunga) e volume (piano-forte). Per quanto riguarda il
parametro altezza del suono, è stato osservato che molto spesso i bambini utilizzano gli ani-
mali (ad esempio topo vs elefante) per rappresentare le differenze di altezza del suono; in
questi casi questo tema è utilizzato per portare avanti, insieme con il bambino, le analogie
con i diversi tipi di animali. Il contesto di apprendimento può così allinearsi con l’interes-
se e la motivazione dei bambini: un bambino può essere ad esempio invitato a imitare un
animale suonando la tastiera (senza il MIROR-Impro) mentre gli altri devono indovinare
quale animale era stato imitato. Successivamente, questa proposta può essere ripetuta con
il bambino che suona con il MIROR-Impro in modo tale che i bambini possano valutare
se, dopo l’output del sistema, si possa pensare allo stesso animale o si tratti di un animale
differente.
Per quanto riguarda l’esplorazione del parametro relativo alla durata, possono essere
utilizzati i battenti per introdurre pattern ritmici semplici; successivamente, questi pattern
possono essere imitati sulla tastiera e i bambini possono essere invitati a imitare l’output del
MIROR-Impro con i battenti.
Relativamente al parametro intensità del suono, è possibile invitare i bambini ad utiliz-
zare nuovamente i battenti per proporre l’ascolto del piano e del forte. Una volta che i bam-
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bini avranno percepito le differenze, potranno esplorarle sulla tastiera. Infine, il percorso
potrebbe essere ulteriormente ampliato aggiungendo, dopo gli incontri svolti utilizzando
la tastiera, l’esplorazione dei vari parametri con la voce, cercando di esprimere con la voce
ciò che le diverse parole che denotano un parametro specifico significano (per esempio par-
lando sottovoce quando si pronuncia il termine “piano”). Infine, i bambini possono essere
invitati ad utilizzare ciò che avevano appreso durante gli incontri mentre interagivano con
il MIROR-Impro.
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3.1. MIROR
Sulla base dell’esperienza nell’utilizzo del sistema, si ritiene che l’interazione individuale
con il MIROR-Impro possa essere in grado di favorire l’apprendimento musicale vero e
proprio (consentendo al bambino di comprendere gli elementi musicali e di elaborare que-
sta comprensione in contesti diversi). Tuttavia, lo studio condotto con alunni di prima
elementare ha indicato che l’impegno in un dialogo riflessivo non è sempre evidente e che
un dialogo individuale tra bambino e sistema non può essere autosufficiente: riteniamo,
infatti, che un sistema come il MIROR-Impro dovrebbe essere utilizzato nell’ambito di un
approccio integrato, che preveda un ruolo specifico per l’insegnante/adulto e l’uso di prati-
che didattiche. Tuttavia, tenendo conto del fatto che l’interazione dell’individuo con il si-
stema rimane – e deve essere – un’attività importante, si valuta auspicabile l’espansione del
software corrente in un pacchetto educativo maggiormente elaborato. Ciò consentirebbe
di creare un’interfaccia che potrebbe approfondire e arricchire l’interazione con il sistema
(1) modellando l’interazione riflessiva, e (2) differenziando i livelli di difficoltà e le sfide,
introducendo ricompense e “like” (come già avviene in molti giochi digitali/videogiochi).
Crediamo che questo sia un tema importante che necessita di ulteriori indagini. Nello stu-
dio da noi condotto, infatti, la maggior parte dei bambini che ha usato il MIROR-Impro
dichiara che non lo avrebbe fatto a casa e che non lo consiglierebbe ad altri. Si ritiene che
un software elaborato in questo modo potrebbe costituire un incentivo importante per
coinvolgere gli utenti ripetutamente e in maniera più ampia nell’interazione con il sistema.
Tutti i bambini sono diversi e nonostante alcuni elementi comuni intrinseci alla cultura
d’appartenenza, essi apprendono in molti modi diversi. Si pensi, ad esempio, agli stili di
apprendimento (Kolb 1984), alle intelligenze multiple (Gardner 2004) o agli stili di ap-
prendimento VARK (Fleming 2006). Occorre aggiungere, inoltre, che i bambini si diffe-
renziano per la capacità di autoregolazione. Per esempio, mentre alcuni bambini potreb-
bero facilmente fissare i propri obiettivi e le proprie sfide, altri bambini potrebbero avere
molte più difficoltà nel farlo. Ciò vale anche per la capacità di compiere delle valutazioni.
Pertanto è molto importante che gli insegnanti considerino queste differenze presenti nelle
strategie di apprendimento e la complessità delle situazioni di apprendimento mostrandosi
pronti ad adattarsi ai diversi bambini e ai diversi contesti in maniera flessibile.
Nell’atelier sperimentale da noi realizzato è stato rilevato che, considerando gli aspetti
relativi ai processi di apprendimento e alle strategie didattiche sopra menzionati, l’inse-
gnante può svolgere un ruolo di mediazione che va ben oltre la scelta delle impostazioni
del sistema: oltre al comportamento musicale del bambino egli può osservare gli indica-
tori verbali e non verbali riguardanti il processo di apprendimento in corso. Inoltre, sulla
base di queste stesse osservazioni, l’insegnante potrebbe inserire momenti di esplorazione
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guidata e dare consegne direttive. Ciò può essere realizzato progettando (possibilmente
durante il momento stesso dell’interazione) alcuni compiti o inserendo momenti di rifles-
sione verbale che possono essere integrati con altre attività musicali (utilizzando battenti,
seguendo la musica, cantando). Si ritiene che questo tipo di mediazione non ostacoli l’inte-
razione spontanea del bambino con il sistema, ma, al contrario, intensifichi la comprensio-
ne intuitiva del funzionamento del MIROR-Impro da parte del bambino e, di conseguen-
za, stimoli l’approfondimento dell’interazione riflessiva.
Si desidera inoltre sottolineare l’importanza della comunicazione gestuale nel processo
di apprendimento dei bambini. La comunicazione gestuale non è attualmente considerata
nel design del MIROR-Impro e quindi riteniamo che, in questo ambito, l’insegnante possa
svolgere un ruolo complementare per sostenere e valorizzare i comportamenti motori-ge-
stuali spontanei dei bambini durante l’interazione con il sistema. Egli può ad esempio suo-
nare insieme al bambino e dare, in questo modo, forma all’interazione attraverso indicatori
gestuali o verbali.
Infine, è anche apparso chiaro che il MIROR-Impro favorisce l’elaborazione di conse-
gne aperte e centrate sullo studente. Osservando i problemi che eventualmente possono
insorgere nell’interazione con il sistema, un insegnante, potrebbe, infatti, essere facilmente
incline a sostituirsi al sistema. Lavorare utilizzando il MIROR-Impro comporta per l’inse-
gnante la necessità di progettare pratiche coerenti con le sue basi teorico-pedagogiche; ciò,
a sua volta, richiede una riflessione attenta sulla progettazione didattica e l’ampliamento
del repertorio di pratiche. In questo senso, una tecnologia come il MIROR-Impro possiede
un potenziale impatto trasformativo sul pensiero e sull’agire dell’insegnante (come sottoli-
neato in Addessi, Anelli, Romagnoli 2015; vedi anche Nijs, Leman, 2014).
Sulla base dell’esperienza acquisita durante lo studio empirico e l’atelier sperimentale, si ritie-
ne che sia importante approfondire ulteriormente la riflessione sui diversi compiti e conse-
gne che possono essere utilizzati nel quadro del paradigma dell’interazione riflessiva. In pri-
mo luogo, l’uso di compiti favorisce un tempo d’interazione con il sistema più lungo grazie al
fatto che i bambini passano da un compito all’altro. In secondo luogo, le attività possono in-
trodurre obiettivi che siano alla portata dell’abilità dei bambini di suonare la tastiera e di per-
cepire ed elaborare i prodotti musicali, a volte anche complessi, emergenti dall’interazione
con il sistema (interazioni con una durata temporale ampia e con una struttura complessa).
Questo equilibrio tra abilità e sfida è molto importante per quanto riguarda la motivazione
(Csicksentmihalyi 1990). È vero che per alcuni bambini a volte è difficile raggiungere questo
equilibrio nell’interazione individuale con il MIROR-Impro ma si osserva, a tale proposito,
che compiti ben progettati possono svolgere un ruolo regolatore e aiutare i bambini a rag-
giungere questo equilibrio. Una serie di compiti può dunque essere progettata in modo da
supportare i bambini nel processo di acquisizione di una maggiore autoregolazione.
Mentre le consegne possono contribuire a sviluppare l’interazione dell’individuo con
il MIROR-Impro, si ritiene un approccio ancora più praticabile integrare il MIROR-Im-
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pro in pratiche didattiche elaborate nelle quali insegnanti e bambini lavorino insieme in un
ambiente musicale di apprendimento arricchito grazie alla presenza del sistema MIROR-
Impro. Lo studio di Ferrari e Addessi (2014) è un ottimo esempio di questo approccio e
una fonte d’ispirazione per l’atelier sperimentale che è stato precedentemente citato. L’inte-
grazione del MIROR-Impro in un insieme coerente di attività incrementa la significatività
dell’interazione permettendo ai bambini di andare oltre la fase esplorativa e di applicare ciò
che hanno imparato attraverso l’interazione riflessiva in altri contesti musicali. Allo stesso
modo, le altre attività musicali possono, a loro volta, preparare e arricchire l’interazione con
MIROR-Impro.
4. Conclusioni
Le esperienze finora compiute con il MIROR-Impro dagli autori del presente capitolo
sono state focalizzate sull’ampliamento dell’interazione dell’individuo con il sistema ba-
sandosi sull’utilizzo di compiti dati dall’insegnante. Sia lo studio empirico sia l’atelier spe-
rimentale costituivano una fase esplorativa per la progettazione e la realizzazione di tali
compiti. Si ritiene che l’attenzione alle varie attività nell’ambito di una pratica didattica in-
tegrata potrebbe rivelare importanti informazioni sul paradigma dell’interazione riflessiva.
Impegnarsi in questo sforzo comporta un processo di trasformazione per insegnanti e bam-
bini; ne conseguono nuovi modi di pensare la musica, l’insegnamento e l’apprendimento.
In tal modo le tecnologie possono essere veramente considerate una forza di cambiamento
(Savage 2009). Allo stesso tempo, crediamo che l’integrazione delle tecnologie didattiche
in un autentico ambiente educativo costituisca la condizione sine qua non per lo studio del
cambiamento nelle strategie educative.
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