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PONTI E GRANDI STRUTTURE
Prof. Pier Paolo Rossi
Università degli Studi di Catania
1
Il problema della fatica
negli elementi strutturali
2
Il problema della fatica
Introduzione
Fatica è il nome dato alla rottura in risposta a carichi ciclici
Invece di misurare la resistenza alla fatica attraverso un limite
superiore di deformazione, la misura tipica della resistenza a
fatica è espresso in termini di numero di cicli alla rottura.
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Il problema della fatica
Introduzione
Ⱶ L’affaticamento dei materiali, qualora essi siano sottoposti a
sollecitazioni variabili, costituisce il pericolo di rottura più comune
che si possa prevedere nel corso della progettazione di un qualsiasi
elemento di macchina o struttura.
Ⱶ Si può arrivare a rottura anche per sforzi molto inferiori a quelli di
rottura statica, quando lo stato di sforzo è variabile ciclicamente
nel tempo.
Ⱶ In campo aeronautico le rotture a fatica sono quelle che si
verificano con maggior frequenza.
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Il problema della fatica
Incidenti del passato
Nel corso della storia dell’industria moderna sono avvenute
rotture improvvise e inaspettate in:
• organi di macchine
• componenti
• strutture di macchine poco sollecitati rispetto ai limiti “statici” dei materiali, al di
sotto del limite elastico, ma soggetti a sforzi variabili nel tempo.
Esempi:
• assali ferroviari
• strutture, componenti e fusoliere di aerei
• alberi a gomiti
• ingranaggi
• e moltissimi altri……
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Il problema della fatica
Incidenti del passato
Il primo ad occuparsi di fatica fu l’ingegnere tedesco Wӧhler (1850‐70)
il quale, lavorando per le ferrovie, si accorse che gli assali delle carrozze
(fatica a flessione rotante, ciclo alterno simmetrico)
si rompevano per valori di carico molto inferiori ai valori sperimentali
statici di rottura.
In aeronautica il fenomeno della fatica fece la sua comparsa nel 1951,
quando gli aerei Comet esplosero in volo a causa delle cricche di
fatica provocate sulla fusoliera dalla pressurizzazione della cabina.
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Il problema della fatica
Carichi su macchine e strutture
In generale, i carichi sulle macchine o sulle strutture
non sono costanti, ma variabili nel tempo.
L’andamento dipende da molti fattori:
a.
funzionamento della macchina, utilizzo,
b. altri fattori esterni, etc.
c.
d. a. assale di autovettura
b. pressione in un reattore
e. c. ruota di vettura
d. albero laminatoio
f. e. fuso a snodo
g. f. accelerazione aereo militare
g. pressione oleodotto
h. h. accelerazione aereo civile
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Il problema della fatica
Carichi su macchine e strutture
Il carico, variabile nel tempo,
può essere :
Ⱶ ciclico ……………………………
tempo
T
Ⱶ non ciclico …………………...
tempo
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Il problema della fatica
Caratterizzazione del carico ciclico
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Il problema della fatica
Caratterizzazione del carico ciclico
ampiezza
max = sforzo massimo
m
min tempo
=
sforzo minimo
sforzo medio
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Il problema della fatica
Cicli di carico di prove di laboratorio
Ciclo alterno simmetrico Ciclo dallo zero
max max
m
min tempo
tempo
Ciclo alterno asimmetrico Ciclo pulsante
max
max
m tempo
m min tempo min
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Il problema della fatica
Carico non ciclico e non periodico
=
sforzo minimo
sforzo medio
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Il problema della fatica
Prove di laboratorio a fatica
Le prove a fatica eseguite sui materiali sono quasi esclusivamente
con ciclo alterno simmetrico.
Le sollecitazioni indotte sono :
Ⱶ flessione rotante
Ⱶ flessione piana
Ⱶ trazione‐compressione
Ⱶ torsione pura
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Il problema della fatica
Macchina di prova a fatica per flessione rotante
Prova su quattro punti Prova a sbalzo
F F
a a L
V V
F F
F·L
M M
F·a
14
Il problema della fatica
Macchina di prova a fatica per flessione rotante
Prova su quattro punti Prova a sbalzo
F F
asse sollecitazione
e flessione (P)
t1 t2 t3
P P
max
n P
min tempo
t1 t2 t3
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Il problema della fatica
Identificazione degli stadi
La rottura per fatica avviene essenzialmente in tre fasi :
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Il problema della fatica
Formazione della cricca (stadio I)
Ⱶ La prima formazione della cricca ha origine sempre in superficie,
in una zona critica della struttura o del componente,
corrispondente alla regione dove si ha la massima concentrazione
degli sforzi.
Essa è dovuta ad una discontinuità causata da un cambiamento della sezione,
ad una finitura superficiale particolarmente scabra e così via.
Ⱶ Esistono numerosi punti di possibile enucleazione della cricca,
ma soltanto in uno di essi la cricca evolve verso la condizione critica
di propagazione e causa la rottura del provino.
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Il problema della fatica
Formazione della cricca (stadio I)
Ⱶ Durante i primi cicli di carico, hanno luogo dei cambiamenti
localizzati nella struttura del materiale. Questi cambiamenti
conducono alla formazione di fessure submicroscopiche.
estrusione
intrusione
superficie
Ⱶ Si verificano scorrimenti
sempre più numerosi di alcuni
piani cristallini che danno
origine a microscopiche direzione
della forza
estrusioni e intrusioni.
banda di
scorrimento
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Il problema della fatica
Propagazione della cricca (stadio II)
Ⱶ Le cricche submicroscopiche crescono in dimensione
all’aumentare dei cicli di carico e diventano microscopiche
Ⱶ La zona di propagazione per fatica è evidenziata
dalla presenza di linee di avanzamento
zona di fatica
(propagazione della
cricca)
linee di
linee di enucleazione avanzamento
avanzamento (formazione della
cricca)
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Il problema della fatica
Propagazione della cricca (stadio II)
Ⱶ All’aumentare delle dimensioni della cricca, aumenta l’attrito tra
le facce della stessa e la propagazione diviene perpendicolare allo
sforzo applicato.
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Il problema della fatica
Rottura del pezzo (stadio III)
Ⱶ Quando la propagazione indebolisce la sezione resistente al punto
che la superficie residua non è più sufficiente a sopportare il carico
massimo applicato, il componente cede di schianto.
zona di frattura
zona di fatica
(propagazione della cricca)
linee di
avanzamento
enucleazione
(formazione della cricca)
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Il problema della fatica
Esempio di superficie di rottura
Tensioni elevate Tensioni basse
Superficie liscia Superficie con tacca Superficie liscia Superficie con tacca
compressione
Trazione‐
Flessione
semplice
Flessione
alterna
Flessione
torsione
22
Il problema della fatica
Rottura del pezzo (stadio III)
Ⱶ La modalità di
frattura può
essere sia duttile
che fragile
Rottura duttile Rottura fragile
23
Il problema della fatica
Esempio di superficie di rottura
Rottura di schianto
Linee di avanzamento
Innesco
Sezione di rottura di una punta
per martello pneumatico
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Il problema della fatica
Esempio di superficie di rottura
Innesco
Pedivella di bicicletta
25
Il problema della fatica
Esempio di superficie di rottura
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Il problema della fatica
Diagramma di Wöhler
Diagramma di Wöhler in scala lineare
27
Il problema della fatica
Diagramma di Wöhler
Diagramma di Wöhler in scala logaritmica
28
Il problema della fatica
Fatica ad alto e basso numero di cicli
Nell’ambito della fatica è possibile distinguere tra :
Ⱶ low cycle fatigue (LCF o fatica oligociclica)
ad elevata deformazione
‐> da 10 a 100'000 cicli
Ⱶ high cycle fatigue (HCF o fatica policiclica),
in cui si rimane in campo elastico
‐> oltre i 100'000 cicli
Le curve di resistenza a fatica devono essere ottenute in condizioni di
deformazione costante (ε‐N), nel primo caso, e di sforzo costante (S‐N),
nel secondo (metodo stress‐life).
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Il problema della fatica
Fatica ad alto e basso numero di cicli
Zona della fatica oligociclica
(cicli in campo plastico)
tensione di
Zona di transizione
rottura per R
carico statico
Zona della fatica ad alto
numero di cicli
L
vita illimitata
30
Il problema della fatica
Danno prodotto per fatica a basso numero di cicli
La frazione di danno che viene prodotta ad ogni escursione
può esprimersi tramite la legge di Coffin e Manson
d A rif
Formula di Coffin Manson
dove :
d danno prodotto dalla singola escursione
variazione del generico parametro di danno
A coefficiente da determinare sperimentalmente
coefficiente da determinare sperimentalmente
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Il problema della fatica
Danno prodotto per fatica a basso numero di cicli
Per calcolare i coefficienti A ed della legge di Coffin e Manson
d A rif
si eseguono le seguenti prove di carico.
1. Si esegue una prova pseudo‐statica portando a rottura l’elemento
in un solo ciclo. Si ottiene quindi :
1 A
mon 1
A
mon
rif
rif
32
Il problema della fatica
Danno prodotto per fatica a basso numero di cicli
2. Si esegue una prova dinamica, portando a rottura l’elemento per
effetto di un carico ciclico di ampiezza costante.
1 A N f rif
ovvero :
rif rif
1 N f mon log N f + log mon 0
rif rif
In un piano bilogaritimico la precedente relazione rappresenta una
retta e il coefficiente è il coefficiente angolare di detta retta.
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Il problema della fatica
Danno prodotto per fatica ad alto numero di cicli
La frazione di danno che viene prodotta ad ogni escursione
può esprimersi tramite la legge di Basquin
B Nrif
Formula di Basquin
dove :
variazione del campo di tensione
Numero di cicli
coefficiente da determinare sperimentalmente
coefficiente da determinare sperimentalmente
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Il problema della fatica
Influenza della tensione media
Sul
a
aa Sul a
Sul m=0 Sul
m 100
N+
m
N
Se Se 108
m
N
Linea di Sul
Goodman
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Il problema della fatica
Elementi fondamentali per la resistenza a fatica
Esistono fattori che influiscono maggiormente
sulla resistenza a fatica :
Ⱶ materiale
Ⱶ tipo di sollecitazione
Ⱶ frequenza
Ⱶ storia del carico
Ⱶ effetto scala
Ⱶ finitura superficiale
Ⱶ trattamenti superficiali
Ⱶ ambiente
Ⱶ fattore di forma
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Il problema della fatica
Materiale
Ⱶ Dal punto di visto microscopico è preferibile
una struttura a grana fine rispetto ad una a grana grossa
Ⱶ Solitamente l’incrudimento migliora le caratteristiche a fatica
Ⱶ Per gli acciai, gli elementi che migliorano maggiormente le caratteristiche
di resistenza a fatica sono il nickel, il cromo, il vanadio, il molibdeno, il
manganese e il silicio
La migliore microstruttura è la bainitica (acciai bonificati), seguita dalla ferritica e dalla
perlitica; la microstruttura martensitica non conferisce una buona resistenza a fatica.
Ⱶ Bisogna evitare il più possibile disomogeneità, inclusioni, soffiature e
impurità varie (atomi di zolfo, azoto, fluoro)
Ⱶ Le lavorazioni meccaniche nei semilavorati (laminazione, estrusione, ecc.)
hanno una forte influenza sulla resistenza a fatica
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Il problema della fatica
Frequenza
38
Il problema della fatica
Precarico
I risultati del precarico sulla resistenza a fatica sono i seguenti:
39
Il problema della fatica
Scala dimensionale
I risultati ottenuti dai provini, anche se normalizzati, non sono
immediatamente esportabili a pezzi di dimensioni maggiori.
Ciò è dovuto essenzialmente a due aspetti:
40
Il problema della fatica
Finitura superficiale
La finitura superficiale è uno dei punti critici
(la cricca parte dalla superficie e poi si propaga).
I provini a norma sono lucidati a specchio e pertanto sono in
condizioni di stato superficiale ottimale.
Si deve fare attenzione a non utilizzare materiali costosi, caratterizzati
da alti valori di resistenza a fatica, per poi trascurare la finitura
superficiale. Ciò vale anche per le lavorazioni meccaniche, che devono
essere tali da non indurre, oltre a rugosità, veri e propri intagli.
41
Il problema della fatica
Trattamenti superficiali
o Termici
o Meccanici
o Rivestimenti protettivi
Criterio informatore:
gli sforzi di trazione producono un avanzamento della cricca di fatica,
mentre gli sforzi di compressione sono stabilizzanti
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Il problema della fatica
Trattamenti superficiali
Con i trattamenti superficiali si desidera indurre sforzi interni
distribuiti in modo tale da avere sforzi di compressione in prossimità
della superficie del pezzo.
Inoltre, si ostacola il movimento delle dislocazioni (e di conseguenza
la propagazione delle microcricche): il materiale incrudisce e resiste a
sollecitazioni cicliche in modo migliore.
Le tensioni interne di compressione permettono di diminuire l’entità
degli sforzi di trazione, una volta che le forze esterne entrano in
azione. Al contrario, eventuali tensioni residue di trazione provocano
una diminuzione del limite di fatica.
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Il problema della fatica
Trattamenti termici
Tempra superficiale
− E’ realizzata con riscaldamento a fiamma o a induzione sulla superficie.
− Provoca la trasformazione austenite‐martensite, che produce tensioni residue
di compressione (che possono raggiungere i 200 MPa).
Carbocementazione
− Consiste nella diffusione superficiale di carbonio a seguito di riscaldamento a
temperatura elevata, con mezzi e modalità tipiche della tempra superficiale.
− Induce tensioni residue di compressione.
Nitrurazione
− E’ simile alla carbocementazione. L’elemento diffuso è l’azoto.
− E’ meno “profonda” della carbocementazione.
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Il problema della fatica
Trattamenti meccanici
Rettifica e lucidatura
− Migliorano la finitura superficiale.
− Provocano un riscaldamento del pezzo.
− Il raffreddamento può indurre sforzi residui di trazione (favoriscono la
propagazione della cricca di fatica, pertanto attenzione a non surriscaldare il
pezzo).
45
Il problema della fatica
Trattamenti meccanici
Pallinatura
− Consiste nel bersagliare un oggetto di forma qualsiasi con un getto di pallini
metallici sferici di vario diametro.
− A seconda del diametro dei pallini, della loro energia e del tempo di
esposizione, si ottiene un aumento della durezza del pezzo e l’instaurarsi di
tensioni residue benefiche.
− Si ottiene un incrudimento dello stato superficiale (aumenta la vita a fatica).
− Si ottiene una migliore finitura superficiale (aumenta la vita a fatica).
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Il problema della fatica
Trattamenti meccanici
Rullatura
− E’ realizzata tramite rulli o dischi sagomati.
− Migliora la finitura superficiale.
− Incrudisce il materiale.
− Lascia tensioni residue di compressione più elevate rispetto alla pallinatura.
− La versatilità è inferiore a quella della pallinatura.
Sabbiatura:
− E’ utilizzata spesso per pulire la superficie dei pezzi.
− Opera come la pallinatura.
− Occorre prestare attenzione all’intensità per non produrre effetti di intaglio.
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Il problema della fatica
Ambiente
Temperatura
− L’alta temperatura porta a fenomeni
molto onerosi per i materiali (palette di turbina dei motori aeronautici).
− Nel caso di alta temperatura la curva di Wöhler si abbassa
(scompare anche il limite di fatica per i materiali ferrosi).
− Una bassa temperatura è positiva per la fatica,
purché non renda il materiale fragile.
− La frequenza ha un ruolo determinante.
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Il problema della fatica
Ambiente
Corrosione
− E’ un aggravante notevole.
− La corrosione e la fatica si esaltano a vicenda: la corrosione rimuove scaglie di
materiale e genera microcricche diffuse, che progrediscono a causa della
fatica; la fatica scopre ulteriormente materiale vergine, che si corrode e si
distacca in scaglie.
− Riduce notevolmente la resistenza a fatica.
− La frequenza ha un ruolo determinante.
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Il problema della fatica
Picchi di tensione
Nelle strutture si possono raggiungere localmente
valori di tensione molto più alti dei valori medi.
Ciò è dovuto a vari fattori:
Ⱶ Variazioni delle proprietà dei materiali: soffiature, inclusioni, impurità,
cricche, ecc.
Ⱶ Carichi concentrati: sfere o rulli con sedi dei cuscinetti, ruote dentate,
superfici ove esiste un accoppiamento forzato, ecc.
Ⱶ Brusche variazioni di forma: riduzioni di sezione, discontinuità strutturali,
filettature, intagli (sono pericolosi in quanto ingenerano localmente uno
stato di sforzo tridimensionale).
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Il problema della fatica
Teoria del danno cumulativo
Il danno parziale per fatica generato da un dato livello di tensione è
proporzionale al numero di cicli applicato a detto livello di tensione (n)
diviso per il numero totale di cicli necessario a causare rottura allo
stesso livello di tensione (N) ……..
n
….. D 1
R N
LF
Quando sono presenti più livelli di carico, si ha la rottura per fatica
quando la somma dei danneggiamenti relativi è pari ad uno
ni
D 1 Formula di Palmgren‐Miner
Ni
dove :
ni numero di cicli al livello di carico i
Ni numero di cicli che porta a rottura per il livello di carico i
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Il problema della fatica
Teoria del danno cumulativo
Le approssimazioni insite nel metodo sono le seguenti:
Ⱶ Non tiene conto dell’ordine con cui si presentano i carichi
Ⱶ L’esperienza mostra rotture con sommatorie diverse da 1
Ⱶ Non tiene conto di fenomeni quali il crack‐closure
53
Il problema della fatica
Metodi di conteggio
La storia di carico
max
di un elemento strutturale è
m
generalmente non ciclica min tempo
Per applicare la teoria del danno cumulativo è indispensabile :
• estrarre dalla storia di carico
i blocchi di carico ad ampiezza costante
• calcolare il danneggiamento parziale
tramite le curve di resistenza a fatica
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Il problema della fatica
Metodi di conteggio
Per eseguire questa operazione
si possono utilizzare diversi metodi di conteggio :
• Metodo di conteggio dei picchi
• Metodo di conteggio degli attraversamenti
• Rain flow counting method
• Reservoir counting method
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Il problema della fatica
Metodi di conteggio
Metodo di conteggio dei picchi Metodo di attraversamento di livello
tempo tempo
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Il problema della fatica
Metodi di conteggio
D D D D A A
B B B B B C
C
≠ + + + o +
C C C C B B
A A A A D D
Poiché il danno prodotto da un unico ciclo di escursione
è più gravoso di quello di più cicli di escursione complessiva pari a
è individuata :
• dapprima l’escursione massima
• e dopo l’escursione dei cicli all’interno dell’escursione massima
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Il problema della fatica
Rain flow counting method
1
Si individuano 2
3
I 4
i massimi e minimi assoluti (6 e 21) 5
e si divide la storia in tre intervalli. 6 7
9
8
10 11
Quindi, 12
13
si parte da un estremo assoluto II 14
15
e si definisce il flusso della goccia 18
16
17
19
d’acqua. 20 21
22
24 23
25
26 27
III 28
29
30 31
32
58
Il problema della fatica
Rain flow counting method
1
In ognuno dei tre intervalli, 2
3
I 4
si individuano i valori massimi e minimi 5
relativi … 6 7
9
8
10
… quindi, a partire da un estremo 12
11
13
relativo si definisce il flusso di pioggia II 14
15
16
17
18
19
Il flusso di pioggia si interrompe se: 20 21
22
23
• incontra un altro flusso di pioggia 24
25
proveniente dall’alto 26 27
III 28
• il successivo picco opposto 30
29
31
è più esterno rispetto a quello 32
di partenza
59
Il problema della fatica
Rain flow counting method
1
In ognuno dei nuovi intervalli, 2
3
I 4
si individuano i valori massimi e minimi 5
relativi … 6 7
9
8
10
… quindi, a partire da un estremo 12
11
13
relativo si definisce il flusso di pioggia II 14
15
16
17
18
19
Il flusso di pioggia si interrompe se: 20 21
22
23
• incontra un altro flusso di pioggia 24
25
proveniente dall’alto 26 27
III 28
• il successivo picco opposto 30
29
31
è più esterno rispetto a quello 32
di partenza
60
Il problema della fatica
Accumulo del danno delle escursioni
Una volta noti i semicicli e i cicli,
vanno determinati i danni corrispondenti a ciascuna escursione
… e sommati i danni secondo una regola di accumulo del danno,
Ad esempio secondo la teoria lineare di accumulo del danno.
61
Il problema della fatica
E la normativa cosa dice …?
62
Stato limite di fatica
Verifica non necessaria
Non è richiesta una verifica a fatica
in elementi di acciaio strutturale :
Ⱶ ponti pedonali, ponti che portano canali o altri ponti che sono
prevalentemente caricati staticamente
Ⱶ ponti stradali o ferroviari che non sono sollecitati né da carichi da
traffico né da forze (elevate) da vento
Non è richiesta una verifica a fatica
in elementi in conglomerato cementizio armato :
Ⱶ cavi esterni e unbonded, giacenti all’interno dello spessore della sezione di
calcestruzzo
Ⱶ archi e strutture a telaio interrate con un minimo di uno spessore di terreno di 1
m e 1.5 m rispettivamente per ponti stradali e ferroviari
Ⱶ fondazioni
Ⱶ colonne che non sono rigidamente collegate alla sovrastruttura
Ⱶ muri di sostegno
Ⱶ spalle che non sono rigidamente collegate alla sovrastruttura
Ⱶ acciaio preteso o non preteso in barre in regioni dove sotto la combinazione
frequente delle azioni, si abbiano solo tensioni di compressione nelle fibre
estreme della sezione
tratto da: Eurocodice 2. Parte 2 (6.8.4(107), 6.8.1(102)) 64
Verifiche allo stato limite di fatica
Obiettivi di progetto
Per strutture, elementi strutturali e dettagli sensibili a fenomeno di
fatica vanno eseguite opportune verifiche.
Le verifiche saranno condotte considerando
spettri di carico differenziati, a seconda che si conduca :
Ⱶ verifica per vita illimitata
Ⱶ verifica a danneggiamento
Verifica a fatica per vita illimitata
Ⱶ Modello n. 1
Ⱶ Modello n. 2 (in alternativa, quando sono necessarie valutazioni più precise)
Verifica a danneggiamento per fatica
Ⱶ Modello n. 3
Ⱶ Modello n. 4 (in alternativa, quando sono necessarie valutazioni più precise)
Nei modelli di carico n. 1 e 2
non c’è necessità di definire un numero di cicli perché …
questi modelli sono utilizzati
per la verifica dello stato limite di fatica per vita illimitata
67
Verifiche a fatica per vita illimitata
Schema di carico a fatica n. 1
Lo schema di carico a fatica n. 1 è ottenuto
dallo schema di carico 1 (per SLU) con :
valore dei carichi concentrati ridotto del 30%
valore dei carichi distribuiti ridotto del 70%, ovvero …
Posizione Carico asse Qk[kN] qk[kN/m2]
Corsia n°1 210 2.70
Corsia n°2 140 0.75
Corsia n°3 70 0.75
Altre corsie 0 0.75
Per verifiche locali si deve considerare (se più gravoso) …
il modello costituito dall’asse singolo dello schema di carico 2 (per SLU),
considerato autonomamente, con valore del carico ridotto del 30%,
ovvero con carico asse Qk=280 kN.
tratto da: Norme Tecniche per le Costruzioni (2008) 68
Verifiche a fatica per vita illimitata
Schema di carico a fatica n. 2
Lo schema di carico a fatica n. 2 considera …
la presenza di alcuni autocarri ideali
transitanti singolarmente sulla corsia lenta della carreggiata
Lo schema di carico degli autocarri è caratterizzato da :
• spaziatura degli assi
• carico del singolo asse
• tipo di pneumatico
69
Verifiche a fatica per vita illimitata
Schema di carico a fatica n. 2
1 90 A
4.5
2 190 B
1 80 A
2 4.20 140 B
3 1.30 140 B
1 90 A
2 3.20 180 B
3 5.20 120 C
4 1.30 120 C
5 1.30 120 C
1 90 A
2 3.40 190 B
3 6.00 140 B
4 1.80 140 B
1 90 A
2 4.80 180 B
3 3.60 120 C
4 4.40 110 C
5 1.30 110 C
tratto da: Norme Tecniche per le Costruzioni (2008) 70
Verifiche a fatica
Tipo di ruota
Tipo di ruota Dimensione dell’asse e delle impronte
2.00 m
A 0.32 m 0.32 m
0.22 m 0.22 m
2.00 m
B 0.32 m 0.32 m
0.22 m 0.22 m
2.00 m
C 0.32 m 0.32 m
0.27 m 0.27 m
Nei modelli di carico n. 3 e 4
c’è necessità di definire un numero di cicli perché …
questi modelli sono utilizzati
per la verifica dello stato limite di fatica per danneggiamento
72
Verifiche a danneggiamento per fatica
Flusso annuo di veicoli
In assenza di studi specifici, si considererà sulla corsia lenta
il seguente flusso annuo di veicoli superiori a 100 kN
2 – Strade ed autostrade caratterizzate da
traffico pesante di media intensità 0.5 x 106
3 – Strade principali caratterizzate da traffico
pesante di modesta intensità 0.125 x 106
4 – Strade locali caratterizzate da traffico
pesante di intensità molto ridotta 0.05 x 106
Lo schema di carico a fatica n. 3 considera …
la presenza di un singolo veicolo a 4 assi
nella corsia lenta della carreggiata
Lo schema di carico del veicolo in oggetto è caratterizzato da :
• numero annuo di passaggi sulla corsia
• spaziatura degli assi
• carico del singolo asse
• impronta del pneumatico
74
Verifiche a danneggiamento per fatica
Schema di carico n. 3
60 kN 60 kN
Carico asse Direzione dell’asse
2.00 = 2.00
120 kN longitudinale del ponte
60 kN 60 kN
0.40 0.40
0.40 0.40
Lo schema di carico a fatica n. 4 considera …
la presenza di un insieme di 5 veicoli a 2 o più assi
nella corsia lenta della carreggiata
Lo schema di carico dei veicoli in oggetto è caratterizzato da :
• numero annuo di passaggi sulla corsia
• composizione del traffico
• spaziatura degli assi
• carico del singolo asse
• impronta del pneumatico
L’utilizzo di questo schema di carico prevede la verifica a fatica
con l’uso del metodo di accumulo del danno
76
Verifiche a danneggiamento per fatica
Schema di carico n. 4
I modelli di carico a fatica n. 1, 2, 3 e 4 includono gli effetti dinamici
calcolati per rugosità di pavimentazioni stradali di buona qualità
(ISO 8685:1995)
In prossimità di un giunto di espansione,
può essere necessario considerare un fattore di amplificazione dinamica
addizionale da applicare a tutti i carichi :
D
fat 1.30(1 ) 1
26
dove :
D è la distanza in m della sezione trasversale in esame dal giunto di dilatazione
1. Analisi elastica con rigidezza fessurata
per la determinazione delle sollecitazioni prodotte dalle azioni :
Gk,sup (o Gk,inf) + (1 o 0) S + 0.6 Tk
dove :
Gk valore caratteristico nominale delle azioni permanenti
S valore caratteristico del ritiro del calcestruzzo
Tk valore caratteristico delle azioni termiche
Gli elementi non strutturali del ponte (barriere di sicurezza, asfalto, …)
devono essere conteggiati considerando un`incertezza nel valore caratteristico dei
corrispondenti effetti. Ciò conduce a due valori delle caratteristiche delle
sollecitazioni, un valore minimo e un valore massimo, per ogni sezione del ponte.
tratto da: Eurocodice 3. Parte 2 (9.5.2) 79
Verifiche per fatica
Analisi strutturali globali e combinazioni di carico
La combinazione di cui sopra è valida
per la verifica dell’acciaio strutturale, dei connettori e del calcestruzzo.
Per la verifica dell’acciaio da c.a. l’Eurocodice 2 (EN 1992‐2 Annesso NN)
impone una combinazione diversa.
2. Analisi strutturale per la determinazione
delle sollecitazioni prodotte dai modelli di carico a fatica (FLM)
3. Somma delle sollecitazioni prodotte dai carichi permanenti
e di quelle prodotte dai modelli di carico a fatica
min [Gk,sup (o Gk,inf) + (1 o 0) S + 0.6 Tk] + min [FLM]
max [Gk,sup (o Gk,inf) + (1 o 0) S + 0.6 Tk] + min [FLM]
min [Gk,sup (o Gk,inf) + (1 o 0) S + 0.6 Tk] + max [FLM]
max [Gk,sup (o Gk,inf) + (1 o 0) S + 0.6 Tk] + max [FLM]
Nella valutazione delle tensioni da carichi permanenti,
occorre tener conto delle modalità costruttive
(quindi dei carichi che gravano sulla sezione in solo acciaio
e dei carichi che gravano sulla sezione composta).
Genericamente, l’escursione delle tensioni normali è :
dove :
Qk valore caratteristico nominale del modello di carico a fatica
Ff coefficiente parziale di sicurezza a fatica
l’escursione delle tensioni tangenziali è :
Si assume che non ci siano tensioni residue e dunque il dettaglio
può trarre vantaggio dall’effetto benefico di un eventuale sforzo di
compressione.
Ed,red Ed,max Ed,min se Ed,min 0
Ed,red Ed,max 0.6 Ed,min se Ed,min 0 e Ed,max 0
Ed,red 0.6 Ed,max Ed,min se Ed,max 0
Non è considerata alcuna variazione per le tensioni tangenziali
Ed,red Ed,max Ed,min
L’utilizzo di bulloni non presollecitati soggetti a trazione
deve essere assolutamente evitato !
Ⱶ La resistenza a fatica di un bullone sollecitato a trazione è bassa a causa
delle concentrazioni di tensione in corrispondenza della filettatura.
Ⱶ L’escursione massima di tensione di un bullone non presollecitato
soggetto a trazione è, in genere, un ordine di grandezza più grande di
quello di un bullone presollecitato.
Nel derivare le tensioni sul bullone soggetto a trazione
occorre tener conto di :
• decompressione delle piastre
• effetto leva
tratto da: Nussbaumer et al. Fatigue design of steel and composite structures 85
Calcolo delle escursioni di tensioni
Tensioni multiassiali nei dettagli metallici
In generale, nel caso di tensioni multiassiali,
può essere utilizzata la seguente formula :
1
eq 2 4 2
2
dove :
escursione delle tensioni normali
escursione delle tensioni tangenziali
Se un’escursione di tensione è molto più piccola dell’altra,
può essere eseguita la verifica con riferimento alle singole escursioni.
tratto da: Nussbaumer et al. Fatigue design of steel and composite structures 86
Calcolo delle escursioni di tensioni
Strutture composte acciaio‐calcestruzzo (tranne armature)
Scompare l’effetto dei carichi permanenti
perché sia in presenza di MEd,max e MEd,min la soletta è fessurata.
Scompare l’effetto dei carichi permanenti
perché sia in presenza di MEd,max e MEd,min la soletta è non fessurata.
z2 z1 z2 z1
Ed Mc,Ed MFLM,max MFLM,min
I2 I1 I2 I1
dove :
MFLM momento flettente (massimo o minimo) da modello di carico a fatica
Mc,Ed momento flettente da carichi permanenti applicati sulla sezione composta
z1 z2 distanza dell’asse neutro dalla fibra di interesse
I1 momento d’inerzia della sezione composta acciaio‐calcestruzzo non fessurata
I2 momento d’inerzia della sezione composta acciaio‐calcestruzzo fessurata
La forza di taglio longitudinale per unità di lunghezza
è valutata mediante la relazione :
SV 1 VEd
L
I1
dove :
VEd taglio longitudinale valutato con analisi globale fessurata
SV1 momento statico della soletta
rispetto al baricentro della sezione composta non fessurata
I1 momento d’inerzia della sezione composta acciaio‐calcestruzzo non fessurata
Il campo di tensioni tangenziali nei connettori è :
L ,FLM
Astud nstud
dove :
L,FLM taglio longitudinale per unità di lunghezza all’interfaccia acciaio‐
calcestruzzo prodotto dal modello di carico a fatica
Astud area a taglio di un connettore
nstud numero dei connettori per unità di lunghezza
Nelle zone fessurate, la tensione delle barre da cemento armato è
determinata considerando l’influenza del tension stiffening :
A tal fine, occorre fare distinzione tra i seguenti casi :
Ⱶ Soletta sempre compressa
Ⱶ Soletta sempre tesa
Ⱶ Soletta compressa per MEd,max e tesa per MEd,min
Ⱶ Soletta sempre tesa
z2,s f
s,max,f,Ed Mmax,f,Ed ctm
I2,c st s
Mmin,f,Ed
s,min,f,Ed s,max,f,Ed
Mmax,f,Ed
dove :
st = (A2,c I2,c)/(Aa Ia)
= 0.2
z2,s distanza dell’armatura dal
baricentro della sezione fessurata
93
Calcolo delle escursioni di tensioni
Barre di armatura
Ⱶ Soletta sempre compressa
z1,s
s,max,f,Ed s,max,f,Ed Mmax,f,Ed Mmin,f,Ed
I1
dove :
I1 momento d’inerzia
della sezione non fessurata
z1 distanza dell’armatura
dal baricentro della sezione
non fessurata
Ⱶ Soletta compressa e tesa
z1,s z2,s f
s,max,f,Ed s,max,f,Ed Mmax,f,Ed Mmin,f,Ed 0.2 ctm
I1 I2,c st s
94
Metodo semplificato di verifica
Fattore equivalente di danno
La normativa prevede un metodo semplificato per la verifica per
fatica basato sui fattori equivalenti di danno
Questi fattori sono tarati per ponti stradali fino a 80 m
e per ponti ferroviari fino a 100 m.
Il metodo semplificato comporta l’utilizzo del modello di carico n. 3
e mira a riportare una verifica per fatica alla usuale tipologia di
verifica per resistenza, …
ovvero al confronto tra un campo equivalente di tensioni e un valore
limite dipendente dalla categoria del dettaglio strutturale in esame.
95
Metodo semplificato di verifica
Fattore equivalente di danno
96
Metodo semplificato di verifica
Fattore equivalente di danno per tensioni normali (tranne barre)
Il valore del campo equivalente di tensioni vale :
dove
1 coefficiente dipendente dalla forma e dalla lunghezza
della superficie d’influenza critica
2 coefficiente dipendente dal volume di traffico
3 coefficiente dipendente dalla vita utile di progetto della struttura
4 coefficiente dipendente dall’influenza di più di un carico
sulla risposta della membratura strutturale
fat fattore di amplificazione dinamica addizionale
p valore del campo di tensione indotto dal modello di carico a fatica n. 3
tratto da: Eurocodice 3. Parte 2 (9.5.2) 97
Metodo semplificato di verifica
Valore del parametro 1 del fattore equivalente di danno
Il valore del parametro 1 del fattore equivalente di danno
dipende dalla lunghezza critica della linea d’influenza :
3.4 3.4
( ponti stradali )
3.0 3.0
2.55 0.7
L 10 L 30
1.70 0.5
2.55
2.6 70 2.6
1 2.2 2.2
2.00
2.20
50
1.70
1.8 1.85 1.8
Lunghezza critica L [m] Lunghezza critica L [m]
mezzeria appoggio
tratto da: Eurocodice 3. Parte 2 (9.5.2) 98
Metodo semplificato di verifica
Valore del parametro 1 del fattore equivalente di danno
La lunghezza critica della linea d’influenza vale :
Ⱶ Flessione
− per trave semplicemente appoggiata … lunghezza della campata in esame
− per trave continua in sezioni di mezzeria … lunghezza della campata in esame
− per trave continua in sezioni di appoggio … media delle campate adiacenti l’appoggio
0.15 L1 0.15 L2
L1 L2
La lunghezza critica della linea d’influenza vale :
Ⱶ Taglio (trave semplicemente appoggiata o continua)
− per sezione d’appoggio … lunghezza della campata in esame
− per sezioni di mezzeria … 0.4*lunghezza della campata in esame
0.15 L1 0.15 L2
L1 L2
Il valore del parametro 2 del fattore equivalente di danno
è valutato mediante la relazione :
15
Qm1 N0bs
2
Q0 N0
dove :
Q0 = 480 kN
N0 = 0.5 x 106
N0bs numero totale di veicoli pesanti per anno nella corsia lenta
nQ m 15
Qm1 i i
= peso medio lordo (kN) dei veicoli pesanti nella corsia lenta
ni
ni numero di veicoli di peso Qi nella corsia lenta
tratto da: Eurocodice 3. Parte 2 (9.5.2) 101
Metodo semplificato di verifica
Valore del parametro 3 del fattore equivalente di danno
Il valore del parametro 3 del fattore equivalente di danno
è valutato mediante la relazione :
15
tLd
3
100
dove :
tLd vita di progetto del ponte in anni
Il valore del parametro 4 del fattore equivalente di danno
è valutato mediante la relazione :
N Q 5 N Q 5 N Q
5
4 1 2 2 m2 3 3 m3 .. k k mk
N1 1Qm1 N1 1Qm1 N1 1Qm1
dove :
k numero di corsie con traffico pesante
Nj numero di veicoli pesanti per anno nella corsia j
Qmj peso medio lordo dei veicoli pesanti nella corsia j
j valore della linea d’influenza nella mezzeria della corsia j
Il valore del parametro max del fattore equivalente di danno
è valutato mediante i grafici :
3.4 3.4
1.80 0.9
L 30
( ponti stradali )
3.0 3.0
2.50 0.5
L 10 50
2.50
2.6 15 2.6
1.80 1.80
2.00 2.00
1.8 1.8
1.4 1.4
1.0 1.0
10 30 50 70 10 30 50 70
Lunghezza critica L [m] Lunghezza critica L [m]
mezzeria appoggio
tratto da: Eurocodice 3. Parte 2 (9.5.2) 104
Metodo semplificato di verifica
Valore dei parametri 1‐4 per connessioni con pioli a taglio
In caso di connessioni con pioli a taglio,
l’inclinazione della curva di resistenza per fatica è diversa (m=8)
e pertanto le relazioni precedenti si modificano in :
v,1 = 1.55
18
Qm1 N0 bs
V,2
Q0 N0
18
tLd
V,3
100
N Q 8 N Q 8 N Q
8
V,4 1 2 2 m2 3 3 m3 .. k k mk
N1 1Qm1 N1 1Qm1 N1 1Qm1
tratto da: Eurocodice 3. Parte 2 (9.5.2) 105
Metodo semplificato di verifica
Valore dei parametri 1‐4 per barre di armatura
Per le armature sono fornite espressioni diverse del fattore
equivalente di danno.
E’ possibile calcolare le tensioni in :
Ⱶ materiale base (acciaio o calcestruzzo)
Ⱶ bulloni
Ⱶ saldature
Inoltre, è possibile calcolare :
Ⱶ tensioni nominali
Ⱶ tensioni nominali modificate
Ⱶ tensioni geometriche
Le tensioni nominali sono calcolate :
Ⱶ con teoria elastica
Ⱶ tenendo conto dello sforzo normale, momento flettente e taglio
Ⱶ sulla sezione ridotta per effetto delle forature
(se non specificato diversamente in normativa )
Non è consentito tener conto di
alcuna redistribuzione nell’ambito dell’analisi elastica.
Le tensioni nominali devono considerare :
Ⱶ eccentricità degli assi
Ⱶ deformazioni imposte
Ⱶ rigidezza efficace
Ⱶ fessurazione del calcestruzzo nelle strutture composte
Se ci sono imperfezioni e caratteristiche geometriche al dettaglio
che modificano la distribuzione delle tensioni nominali,
l’analisi tensionale va raffinata.
Più precisamente, i seguenti effetti devono essere considerati :
Ⱶ eccentricità locale
Ⱶ disallineamento (se il valore eccede le tolleranze)
Ⱶ la distribuzione tensionale nelle vicinanze di carichi concentrati
Ⱶ shear lag e torsione impedita
In caso di bulloni non sollecitati a trazione :
• In caso di connessioni precaricate,
le tensioni nominali vanno calcolate sulla sezione lorda
• In caso di connessioni non precaricate,
le tensioni nominali vanno calcolate sulla sezione ridotta per i fori
In caso di bulloni sollecitati a trazione :
• le tensioni nominali modificate vanno calcolate
per tener conto degli incrementi di tensione dovuti alla flessione
(eccentricità o effetto leva)
Le tensioni della saldatura vanno calcolate
sulla proiezione (orizzontale o verticale) Fz Fy
della sezione di gola della saldatura
Fx
Fz
w
con L
2a L
Fy
w
2a L
Fx
a a
w
2a L
a a
tratto da: Nussbaumer et al. Fatigue design of steel and composite structures 112
Verifiche per fatica
Tensioni nominali in connessioni saldate
Quando pertinente, le tensioni
vanno calcolate Fy
anche nel materiale del piatto
Fz
Fz L
w
con
2a L
Fy
w ( Caso A )
2a L
Caso A t
Fz Fz
( Caso B ) Caso B
tL
tratto da: Nussbaumer et al. Fatigue design of steel and composite structures 113
Verifiche per fatica
Tensioni nominali modificate
Questo metodo di determinare la distribuzione delle tensioni
corrisponde ad un miglioramento del metodo delle tensioni nominali
Si tiene conto di concentrazioni di tensione dovute a :
Ⱶ fori e taglio
Ⱶ angoli interni
Ⱶ eccentricità o disallineamenti
Questo metodo di determinare la distribuzione delle tensioni
è idoneo per :
• dettagli saldati considerati
nelle tabelle di categorie di dettagli
La concentrazione di tensione è determinata mediante :
Ⱶ analisi strutturale particolare
Ⱶ fattori di concentrazione di tensione
tensione nominale
tensione nominale fattore di concentrazione
modificata di tensione
Eccentricità e disallineamenti sono presi in considerazione tramite un
aggiuntivo fattore di concentrazione di tensione.
Questo fattore di concentrazione di tensione non è applicato alle
tensioni agenti ma alla resistenza a fatica
resistenza a fatica originale
1
ovvero ……………….. C,red C
kf
resistenza a fatica fattore di concentrazione
ridotta di tensione
Questo metodo di determinare la distribuzione delle tensioni
corrisponde al modo più raffinato di calcolare le tensioni
La tensione geometrica è calcolata
nel materiale base o al piede della saldatura,
per estrapolazione a partire dalle tensioni della zona circostante.
Tale valutazione include :
Ⱶ effetti geometrici
Ⱶ tipo di carico
ma esclude :
Ⱶ forma della saldatura
Questo metodo di determinare la distribuzione delle tensioni
è idoneo per :
• dettagli saldati non considerati
nelle tabelle di categorie di dettagli
• dettagli con complicati campi di tensione
nelle vicinanza delle saldature
In ogni caso, il metodo di calcolo delle tensioni è idoneo
se la potenziale fessura a fatica si innesca al piede della saldatura
Questo metodo di determinare la distribuzione delle tensioni
prevede :
• analisi con elementi finiti
• analisi standard + fatt. concentrazione di tensione geometrica
L’analisi è elastica e prevede le classiche ipotesi dell’ingegneria strutturale
(ad es. distribuzione lineare delle tensioni all’interno dello spessore della piastra)
Verifica per vita illimitata:
Sarà condotta controllando che la massima variazione di tensione
max max min
indotta dallo spettro di carico risulti minore del limite di fatica.
Verifica a danneggiamento:
Consiste nel verificare che nel dettaglio
lo spettro di carico produce un danneggiamento D≤1
121
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica
La resistenza a fatica :
Ⱶ per acciaio strutturale e per saldature
è definita nell’Eurocodice 3 Parte 1‐9
Ⱶ per acciaio da cemento armato e per acciaio da precompresso
è definita nell’Eurocodice 2 Parte 1‐1
Ⱶ per calcestruzzo
è definita nell’Eurocodice 2 Parte 1‐1
122
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica dell’acciaio strutturale
La normativa classifica i differenti dettagli strutturali in categorie e per
ogni categoria definisce una curva caratteristica di resistenza a fatica
o curva S‐N:
log N log C m log()
dove :
N numero di cicli a rottura
ampiezza di tensione
La curva caratteristica di resistenza a fatica o curva S‐N è individuata
nel piano bilogaritmico in termini di ampiezza di oscillazione delle
tensioni normali o tangenziali.
123
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica per tensioni normali
Le curve di resistenza
per tensioni normali sono : 1000
Ⱶ 14
Ampiezza di tensione [MPa]
c D
Ⱶ parallele
160 (limite di fatica ad
140
Ⱶ equamente spaziate 125 ampiezza costante)
112
100
90
1
Ⱶ caratterizzate dalla categoria del 100
80
71
63
dettaglio c m=3 56
50
L
45
40
36
valore della resistenza a
2.0E+06
5.0E+06
fatica per numero di cicli m=5
eguale a 2 milioni 10
1.0E+04 1.0E+05 1.0E+06 1.0E+07 1.0E+08 1.0E+09
Numero di cicli N
124
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica per tensioni normali
Per cicli di tensione
ad ampiezza costante : 1000
• Il coefficiente di pendenza m
Ampiezza di tensione [MPa]
è uguale a 3 per numero di cicli D 0.737 C
c
inferiore a 5 milioni di cicli 160
140
(limite di fatica ad
1 125 ampiezza costante)
112
2 10
6 m 100
C
90
1
100
80
71
N m=3
63
56
50
45
40
36
• per ampiezza di tensione equale o
inferiore a D, la vita a fatica è
infinita
2.0E+06
5.0E+06
D 10
1.0E+04 1.0E+05 1.0E+06 1.0E+07 1.0E+08 1.0E+09
Numero di cicli N
125
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica per tensioni normali
Per cicli di tensione
ad ampiezza variabile : 1000
• il limite D non esiste
Ampiezza di tensione [MPa]
ma ha ancora una sua influenza c D
160 (limite di fatica ad
• si ipotizza un secondo tratto 140
125 ampiezza costante)
per ampiezza di tensione tra C e 112
100
L, con coefficiente di pendenza 100
1 90
80
71
L 0.549 C
63
uguale a 5 m=3 56
50
45
40
36
• si ipotizza un terzo tratto
per ampiezza di tensione inferiore
a L, con coefficiente di pendenza
2.0E+06
5.0E+06
infinito m=5
10
1.0E+04 1.0E+05 1.0E+06 1.0E+07 1.0E+08 1.0E+09
Numero di cicli N
126
Verifiche per fatica
Dettaglio costruttivo
L’Eurocodice 3 Parte 1‐9 e le Norme Tecniche per le Costruzioni
descrivono i dettagli costruttivi e le categorie di dettaglio nel modo
seguente :
Classe del Dettaglio costruttivo Descrizione Requisiti
dettaglio
127
Verifiche per fatica
Dettaglio costruttivo
Le curve di fatica e le categorie di dettaglio dell’Eurocodice 3
sono valide per :
Ⱶ strutture che operano in condizioni ambientali normali e con
sufficiente protezione dalla corrosione e regolare manutenzione
Pertanto esse non sono valide per :
Ⱶ fatica oligo‐ciclica o quando le escursioni delle tensioni sono molto elevate
Ⱶ strutture sottoposte a temperature superiori a 150°
Ⱶ strutture in ambienti molto corrosivi
Ⱶ strutture con materiale non duttile
Ⱶ strutture in ambiente marino (strutture offshore)
Ⱶ strutture soggette a singolo impatto
Ⱶ barre d’armatura di opere in conglomerato cementizio armato
128
Verifiche per fatica
Dettaglio costruttivo
Categorie di dettaglio per profilati laminati o saldati
129
Verifiche per fatica
Dettaglio costruttivo
Categorie di dettaglio per attacchi di saldature, irrigidimenti e connessioni bullonate
130
Verifiche per fatica
Curve di resistenza e dettaglio costruttivo
Le curve di resistenza a fatica tengono conto di :
Ⱶ concentrazioni di tensione dovute alla geometria del dettaglio
Ⱶ concentrazioni di tensione dovute alla dimensione e forma delle imperfezioni
delle saldature (entro certi limiti)
Ⱶ direzione della tensione
Ⱶ posizione attesa della cricca
Ⱶ tensioni residue
Ⱶ condizioni metallurgiche
Ⱶ procedure di saldatura e post‐saldatura
Le curve di fatica non tengono conto di concentrazioni dovute alla geometria e non
incluse nel dettaglio, ad es. disallineamento.
131
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica per tensioni tangenziali
Per cicli di tensione ad ampiezza
costante o variabile : 1000
• il limite di fatica per ampiezza di
tensione costante non esiste
Ampiezza di tensione [MPa]
• si ipotizza un primo tratto
per ampiezza di tensione uguale o 1 c
100
superiore a L, con coefficiente di 100 m=5 80
pendenza uguale a 5
L
• si ipotizza un secondo tratto
per ampiezza di tensione inferiore
a L, con coefficiente di pendenza
2.0E+06
infinito
10
1.0E+04 1.0E+05 1.0E+06 1.0E+07 1.0E+08 1.0E+09
Numero di cicli N
132
Verifiche per fatica
Resistenza a fatica per connettori a piolo
Per cicli di tensione ad ampiezza
costante o variabile : 1000
• il limite di fatica per ampiezza di
tensione costante non esiste
Ampiezza di tensione [MPa]
• il limite di fatica L non esiste
1 m=8
• si ipotizza un unico tratto, con 100
(calcestruzzo
R N R C N C
m m
normale)
L
2.0E+06
c
10
1.0E+04 1.0E+05 1.0E+06 1.0E+07 1.0E+08 1.0E+09
Numero di cicli N
133
Verifiche per fatica
Danneggiamento
Il danneggiamento sarà valutato
mediante la legge di Palmgren – Miner, ovvero:
D ni / Ni
dove:
ni = il numero di cicli di ampiezza i
Ni = il numero ultimo di cicli di ampiezza i
Il danneggiamento sarà valutato mediante la curva S‐N caratteristica del
dettaglio e considerando la vita nominale dell’opera.
134
Verifiche per fatica
Verifiche di normativa
Verifica per vita illimitata:
D D
Ed Ed
Mf Mf
Prove a fatica per carico ciclico di ampiezza non costante mostrano che la vita
dell’acciaio strutturale tende ad essere infinita se tutti i valori di progetto delle
ampiezze di tensione sono inferiori al valore di progetto del limite a fatica
Questa verifica è da escludersi per i pioli di connessione
perché non esiste il limite a fatica per tale dettaglio.
135
Verifiche per fatica
Formule di verifica
La verifica a fatica sarà eseguita :
Ⱶ per l’acciaio da cemento armato
secondo quanto prescritto nell’Eurocodice 2 Parte 1‐1 (6.8.5. o 6.8.6)
Ⱶ per il calcestruzzo in compressione
secondo quanto prescritto nell’Eurocodice 2 Parte 2 (6.8.7)
Ⱶ per l’acciaio strutturale
secondo quanto prescritto nell’Eurocodice 3 Parte 2‐9
Ⱶ per l’acciaio da precompresso
secondo quanto prescritto nell’Eurocodice 2 Parte 1‐1 (6.8.5)
136
Verifiche per fatica
Formule di verifica per acciaio strutturale
La verifica a fatica (per tensioni normali)
sarà eseguita mediante la relazione :
C
Ff E
Mf
dove :
Ff fattore parziale di sicurezza delle azioni per fatica
Mf fattore parziale di sicurezza del materiale per fatica
E ampiezza delle tensioni da fatica
C ampiezza massima delle tensioni per 2 milioni di cicli
137
Verifiche per fatica
I fattori parziali di sicurezza per fatica
Il fattore parziale di sicurezza delle azioni per fatica
Ff = 1
Il fattore parziale di sicurezza delle resistenze per fatica Mf
è ottenuto dalla tabella
Conseguenze della rottura
Criteri di valutazione
moderate significative
Danneggiamento accettabile
(strutture poco sensibili alla rottura 1.00 1.15
per fatica)
Vita utile a fatica
(strutture sensibili alla rottura per 1.15 1.35
fatica)
138
Verifiche per fatica
Sensibilità alla rottura per fatica
Una struttura può essere classificata come poco sensibile
se, in presenza di lesioni per fatica, si verificano le seguenti
condizioni:
Ⱶ i dettagli costruttivi, i materiali impiegati e i livelli di tensione garantiscono bassa
velocità di propagazione e significativa lunghezza critica delle lesioni;
Ⱶ le disposizioni costruttive permettono la ridistribuzione degli sforzi;
Ⱶ i dettagli sono facilmente ispezionabili e riparabili;
Ⱶ i dettagli sono concepiti in modo da arrestare la propagazione delle lesioni;
Ⱶ esiste un programma di ispezione e manutenzione, esteso a tutta la vita
dell’opera, inteso a rilevare e riparare le eventuali lesioni.
In caso contrario,
la struttura si dice sensibile alla rottura per fatica.
139
Verifiche per fatica
Sensibilità alla rottura per fatica
Nel caso di strutture poco sensibili alla rottura per fatica,
è possibile :
Ⱶ adottare valori non molto elevati dei fattori parziali di sicurezza
Ⱶ prevedere interventi di ispezione
e eventualmente manutenzione periodici
L’approccio progettuale da applicare a dette strutture
è detto damage tolerant.
140
Verifiche per fatica
Sensibilità alla rottura per fatica
Nel caso di strutture sensibili alla rottura per fatica :
Ⱶ si adottano valori elevati dei fattori parziali di sicurezza
Ⱶ non sono previsti interventi di ispezione periodici (per fatica),
perché l’ispezione non è agevole in queste strutture
Queste strutture devono essere progettate in fatica adottando dettagli costruttivi e
livelli di tensione tali da garantire il grado di affidabilità richiesto per le altre
verifiche allo stato limite ultimo per tutta la vita utile della costruzione, anche in
assenza di procedure specifiche di ispezione e manutenzione.
L’approccio progettuale da applicare è detto safe life.
141
Verifiche per fatica
Formule di verifica per pioli di connessione
Se la flangia cui i pioli sono connessi è sempre in compressione …
la verifica a fatica per pioli di connessione
sarà eseguita mediante la relazione :
C
Ff E
Mf
dove :
Ff fattore parziale di sicurezza delle azioni per fatica
Mf fattore parziale di sicurezza del materiale per fatica
E ampiezza delle tensioni da fatica
C ampiezza massima delle tensioni per 2 milioni di cicli (90 MPa)
142
Verifiche per fatica
Formule di verifica per pioli di connessione
Se la flangia cui i pioli sono connessi non è sempre in compressione …
la verifica a fatica per pioli di connessione
sarà eseguita mediante la relazione :
Ff E Ff E
1.3
C Mf C Mf,s
Occorre considerare i valori di derivanti
Ff E Ff E da entrambe le ipotesi di sezione in
1.0 1.0 calcestruzzo fessurata e non fessurata
C Mf C Mf,s
dove :
E ampiezza delle tensioni normali da fatica
C ampiezza massima delle tensioni normali per 2 milioni di cicli (categoria 80)
E ampiezza delle tensioni tangenziali da fatica
C ampiezza massima delle tensioni tangenziali per 2 milioni di cicli (cat. 90)
143
Principali riferimenti
Norme Tecniche per le Costruzioni. D.M. 14 gennaio 2008 pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 - Suppl. Ordinario n. 30
I. Vayas, A. Iliopoulos. Design of Steel-Concrete Composite Bridges to Eurocodes.
CRC Press, 2013. ISBN 9781466557444
L. Gardner, D. A. Nethercot . Designer’s guide to EN 1993-1-1 – Eurocode 3:
Design of steel structures, general rules and rules for buildings, Thomas Telford
2005. ISBN: 978 07277 31630
R.P. Johnson. Composite structures of steel and concrete: beams, slabs, columns,
and frames for buildings. Blackwell Publishing, 2004 (third edition).
ISBN 1-4051-0035-4
C. R. Hendy, R. Johnson. Designers' Guide to EN 1994-2 Eurocode 4: Design of
composite steel and concrete structures Part 2, General rules and rules for bridges,
Thomas Telford 2006. ISBN: 978 07277 31616
A. Nussbaumer, L. Borges, L. Davaine. Fatigue design of steel and composite
structures. ECCS Eurocode Design Manuals, 2011. ISBN: 978 92 9147 101 0
J. Schijve. Fatigue of structures and materials. Springer Science+Business Media,
B.V., 2009. ISBN: 978-1-4020-6807-2
144
FINE
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