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Indice dei temi • Definizione della disabilità • Mappa concettuale della disabilità: il bisogno al
centro • Classificazione della disabilità • I principali ambiti di intervento: la salute, il lavoro, la
previdenza, l’educazione e l’istruzione scolastica •Diritti e servizi sociali a favore dei disabili:
evoluzione storica e riparto delle competenze • Le categorie dei beneficiari *soggetti – diritti –
risorse – enti e procedure – profili professionali+ • L’assetto normativo nazionale ed internazionale
• Il sistema delle tutele avverso la inattuazione dei diritti ed interessi: quale giudice? Quali azioni?
Quali rimedi?
a. natura giuridica
b. ancoraggio costituzionale
1
Istruzione e Inclusione: l’effettività dei diritti Il cammino verso il concetto di piena integrazione
Artt. 34 e 38 Cost.
Le tappe: dalle scuole speciali e classi differenziate (art. 8, L. 17/1962) alla L. 118/1971 (art. 8): il
limite della scuola dell’obbligo e il concorso necessario delle famiglie
Istruzione e Inclusione: l’effettività dei diritti Il cammino verso il concetto di piena integrazione
Le tappe: l’influenza del Rapporto finale della Commissione Falcucci (VI Legislatura) sulla L.
517/1977
La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 (art. 24)
Le Linee guida MIUR del 2009 e del 2012: insegnante di sostegno, progetti e strategie di interventi
diversificate, l’attuazione del principio di personalizzazione degli apprendimenti e di valorizzazione
delle diversità
I costi diretti e indiretti del mancato investimento sugli strumenti di sostegno Istruzione e
Inclusione: l’effettività dei diritti Il cammino verso il concetto di piena integrazione
2
La coesione sociale come obiettivo anche UE e l’uguaglianza dei punti di partenza per poter
perseguire autonomamente il proprio percorso di vita
Programmazione e costi
La definizione dei contenuti puntuali del diritto all’educazione degli alunni con bisogni educativi
speciali: le rigidità organizzative, il carattere fatalmente selettivo delle prestazioni e il tradimento
della promessa universalistica
Le discriminazioni indirette:
La ricostruzione del contenuto del diritto attraverso il giudizio sulla spettanza della giurisdizione
(Cass. Sez. Un. Civ. sent. n. 25011/14) – diritto soggettivo/interesse legittimo
Il trattamento della disabilità - Indice dei temi • Definizione della disabilità • Mappa concettuale
della disabilità: il bisogno al centro • Classificazione della disabilità • I principali ambiti di
intervento: la salute, il lavoro, la previdenza, l’educazione e l’istruzione scolastica •Diritti e servizi
sociali a favore dei disabili: evoluzione storica e riparto delle competenze • Le categorie dei
beneficiari [soggetti – diritti – risorse – enti e procedure – profili professionali+ • L’assetto
normativo nazionale ed internazionale • Il sistema delle tutele avverso la inattuazione dei diritti ed
interessi: quale giudice? Quali azioni? Quali rimedi?
L. 5 febbraio 1992, n. 104 “Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle
persone handicappate” Art. 3 - Soggetti aventi diritto
1. È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale,
stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione
lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.
2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura
e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia
delle terapie riabilitative.
3. Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età,
in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale
nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità. Le
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situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi
pubblici.
4. La presente legge si applica anche agli stranieri e agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi
stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative prestazioni sono corrisposte nei limiti ed alle
condizioni previste dalla vigente legislazione o da accordi internazionali.
La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) fa parte
della Famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’OMS insieme all’International Statistical
Classification of Diseases and Related Health Problems 10th revision (ICD-10), all’International
Classification of Health Interventions (ICHI), e alle Classificazioni derivate.
ICF fornisce sia un linguaggio unificato e standard, sia un modello concettuale di riferimento per la
descrizione della salute e degli stati ad essa correlati. ICF rappresenta una revisione della
Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap (ICIDH)
pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1980 a scopo di ricerca.
Il testo dell’ICF è stato approvato dalla 54° World Health Assembly (WHA) il 22 Maggio 2001 e ne
è stato raccomandato agli Stati Membri l’uso nella ricerca, negli studi di popolazione e nella
reportistica. È stata accettata come una delle Classificazioni delle Nazioni Unite. In quanto tale,
costituisce lo strumento adeguato per la realizzazione di mandati internazionali a difesa dei diritti
umani nonché di normative nazionali.
L’OMS raccomanda l’uso congiunto di ICD-10 per codificare le condizioni di salute e di ICF per
descrivere il funzionamento della persona.
ICF è stata tradotta e pubblicata in molti Paesi. Una prima traduzione italiana è del 2002 relativa
alla prima edizione OMS del 2001. A partire dal 2009 è stata pubblicata la versione on-line di ICF
2001 a cura del Centro Collaboratore italiano per la Famiglia delle Classificazioni Internazionali.
Come ogni classificazione, anche ICF è stata pensata per essere aggiornabile. A tal fine, l’OMS ha
attivato una procedura di aggiornamento della Classificazione, aperta al contributo di tutti gli
utilizzatori, per integrarla, modificarla e migliorarla. Tale procedura si avvale di una piattaforma
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on-line per l'aggiornamento. A seguito del processo di aggiornamento, l'OMS ha pubblicato gli
aggiornamenti per gli anni 2011, 2012 e 2013, tradotti dal Centro Collaboratore italiano per la
Famiglia delle Classificazioni Internazionali.
Gli scopi di ICF: La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute:
1. fornisce una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute come interazione tra
individuo e contesto;
2. costituisce un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa
correlate, allo scopo di migliorare la comunicazione fra operatori sanitari, ricercatori, pianificatori,
amministratori pubblici e popolazione, incluse le persone con disabilità;
3. permette il confronto fra dati raccolti in Paesi, discipline sanitarie, servizi e momenti diversi;
4. fornisce una modalità sistematica per codificare le informazioni nei sistemi informativi sanitari.
ICF può essere utilizzata in tutti quei sistemi che hanno attinenza con la salute, come ad esempio
quello della previdenza, del lavoro, dell'istruzione, delle assicurazioni, dell'economia, della
legislazione e quelli che si occupano delle modifiche ambientali. Per farlo è necessario definire
protocolli di utilizzo di ICF come linguaggio e come modello descrittivo dello stato di salute.
• Definizione della disabilità a partire dalle dimensioni positive in termini di capacità residue del
soggetto
d. Fattori contestuali
[Due ordini di implicazioni: a) importanza e necessità degli apparati – USL; b) mobilità regionale e
transfrontaliera]
Sono altresì garantite le prestazioni protesiche nei limiti e nelle forme stabilite con le modalità di
cui al secondo comma dell'articolo 3.
Con decreto del Ministro della sanità, sentito il Consiglio sanitario nazionale, sono approvati un
nomenclatore-tariffario delle protesi ed i criteri per la sua revisione periodica.
Art. 6 – Prevenzione e diagnosi precoce Gli interventi per la prevenzione e la diagnosi prenatale e
precoce delle minorazioni si attuano nel quadro della programmazione sanitaria di cui agli articoli
53 e 55 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e successive modificazioni
Art. 7 – Cura e riabilitazione La cura e la riabilitazione della persona handicappata si realizzano con
programmi che prevedano prestazioni sanitarie e sociali integrate tra loro, che valorizzino le abilità
di ogni persona handicappata e agiscano sulla globalità della situazione di handicap, coinvolgendo
la famiglia e la comunità. A questo fine il Servizio sanitario nazionale, tramite le strutture proprie o
convenzionate, assicura:
a) gli interventi per la cura e la riabilitazione precoce della persona handicappata, nonché gli
specifici interventi riabilitativi e ambulatoriali, a domicilio o presso i centri socio-riabilitativi ed
educativi a carattere diurno o residenziale di cui all'articolo 8, comma 1, lettera l);
Il diritto al lavoro L. 12 marzo 1999 n. 68 «Norme per il diritto al lavoro dei disabili»
a) alle persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e ai portatori
di handicap intellettivo, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45 per
cento, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile in
conformità alla tabella indicativa delle percentuali di invalidità per minorazioni e malattie
6
invalidanti approvata, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509, dal
Ministero della sanità sulla base della classificazione internazionale delle menomazioni elaborata
dalla Organizzazione mondiale della sanita ((nonché alle persone nelle condizioni di cui all'articolo
1, comma 1, della legge 12 giugno 1984, n. 222.));
b) alle persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33 per cento, accertata
dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali
(INAIL) in base alle disposizioni vigenti;
c) alle persone non vedenti o sordomute, di cui alle leggi 27 maggio 1970, n. 382, e successive
modificazioni, e 26 maggio 1970, n. 381, e successive modificazioni;
d) alle persone invalide di guerra, invalide civili di guerra e invalide per servizio con minorazioni
ascritte dalla prima all'ottava categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle norme in
materia di pensioni di guerra, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre
1978, n. 915, e successive modificazioni.
Aspetti qualificanti:
l'accertamento delle condizioni di disabilità che danno diritto di accedere al sistema per
l'inserimento lavorativo dei disabili (art. 4: commissione medica integrata ad hoc)
Il collocamento mirato (valutazione delle residue capacità lavorative del disabile, convenzioni fra
uffici di collocamento e datore di lavoro)
Il diritto all’educazione ed istruzione LEGGE 5 febbraio 1992, n. 104 - Art. 12. Diritto
all'educazione e all'istruzione
2. E' garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di
scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle
istituzioni universitarie.
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4. L'esercizio del diritto all'educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento ne'
di altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap.
6. Alla elaborazione del profilo dinamicofunzionale iniziale seguono, con il concorso degli operatori
delle unità sanitarie locali, della scuola e delle famiglie, verifiche per controllare gli effetti dei
diversi interventi e l'influenza esercitata dall'ambiente scolastico.
7. I compiti attribuiti alle unità sanitarie locali dai commi 5 e 6 sono svolti secondo le modalità
indicate con apposito atto di indirizzo e coordinamento emanato ai sensi dell'articolo 5, primo
comma, della legge 23 dicembre 1978, n. 833.
10. Negli ospedali, nelle cliniche e nelle divisioni pediatriche gli obiettivi di cui al presente articolo
possono essere perseguiti anche mediante l'utilizzazione di personale in possesso di specifica
formazione psicopedagogica che abbia una esperienza acquisita presso i nosocomi o segua un
periodo di tirocinio di un anno sotto la guida di personale esperto.
a) Servizi per il trasporto degli alunni con disabilità da casa a scuola (l’incidenza della crisi
economico-finanziaria)
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b) L’assistenza specialistica dei collaboratori scolastici
2) Nelle scuole di ogni ordine e grado sono garantiti docenti specializzati di sostegno per
l’assistenza, la formazione, l’integrazione degli alunni con disabilità (art. 13, L. 104/1992) – IL PEI
La pensione di invalidità
L’indennità di accompagnamento
L’indennità di comunicazione
• Assistenza e beneficienza nel sistema del welfare: gli interventi spontanei e caritatevoli
• LEA e LIVEAS
• D.Lgs.vo 13 aprile 2017 n. 66 «Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti
con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n.
107»
• L. 22 giugno 2016 n. 112 «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con
disabilità grave prive del sostegno familiare»
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• L. 11 marzo 2011 n. 25 in tema di assunzioni obbligatorie e quote di riserva per i disabili
• La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006
L’esclusione per la mancata dichiarazione di essere in regola con le norme disciplinanti il diritto al
lavoro dei disabili ovvero di non essere assoggettato agli obblighi di cui alla L. n. 68/1999 e s.m.i. in
materia di assunzioni obbligatorie, è comminabile anche a prescindere da una puntuale previsione
in tale senso da parte degli atti di gara, promanando direttamente dalla legge con effetti
eterointegrativi degli atti di gara medesimi. In tal senso depone l’art. 17 della L. n. 68/1999, il
quale stabilisce che la dichiarazione in parola debba essere presentata “preventivamente”, e non
depositata in via successiva attraverso una specifica integrazione documentale; parimenti l’art. 38,
lett. l), del codice degli appalti – recependo la previsione anzidetta – sanziona con l’esclusione
l’impresa che non abbia presentato “la certificazione di cui all’articolo 17 della legge 12 marzo
1999, n. 68″.
TAR LAZIO – ROMA, SEZ. III BIS – sentenza 2 settembre 2013 n. 8061
La legge 5 febbraio 1992 n. 104 ha espressamente riconosciuto al disabile (art. 12) il diritto
soggettivo all’educazione ed all’istruzione dalla scuola materna all’Università, prevedendo che la
fruibilità di tale diritto sia assicurata, tra l’altro, con il ricorso a personale docente specializzato di
sostegno; è pertanto illegittimo il provvedimento con il quale, nonostante l’handicap del minore
sia qualificato grave ai sensi dell’art. 3, comma 3, legge n. 104 del 1992, l’Amministrazione
scolastica ha dichiarato l’impossibilità di garantirgli assistenza di sostegno per un numero di ore
pari almeno ad un’intera cattedra, ma solo 14 ore di sostegno settimanali, con motivazioni
sostanzialmente calibrate sulla non sufficienza nell’organico della scuola di insegnanti di sostegno.
- Trasferimenti per assistenza a familiare disabile, permessi e congedi per l’assistenza a persone
con disabilità
CORTE DI GIUSTIZIA U.E., SEZ. IV – sentenza 4 luglio 2013 (causa C311/11) – Pres. L. Bay Larsen
(f.f.), Rel. E. Jarašiūnas – Commissione europea c. Repubblica Italiana
Lavoro – Tutela del diritto al lavoro dei disabili – Disciplina prevista dall’art. 5 della direttiva
2000/78/CE – Provvedimenti di trasposizione insufficienti – Inadempimento dello Stato Italiano –
Sussiste.
L’Italia, non avendo imposto a tutti i datori di lavoro di prevedere, in funzione delle esigenze delle
situazioni concrete, soluzioni ragionevoli applicabili a tutti i disabili, è venuta meno al suo obbligo
di recepire correttamente e completamente l’articolo 5 della direttiva 2000/78/CE del Consiglio,
10
del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di
occupazione e di condizioni di lavoro
Corte di cassazione, Sez. Un., 18 novembre 2014 n. 25011: il quesito di fondo è se spetta al giudice
ordinario o al giudice amministrativo la cognizione della controversia promossa dai genitori di una
bambina disabile per lamentare la mancata predisposizione, da parte dell'Amministrazione
scolastica, in un'ipotesi di handicap grave al 100%, delle ore di sostegno nella misura che, in sede
di formulazione del piano educativo individualizzato, è stata individuata come necessaria per
l'integrazione e l'assistenza dell'alunna nella scuola materna)
La giurisprudenza di queste Sezioni Unite ha sinora espresso un indirizzo costante nel senso della
spettanza al giudice amministrativo delle controversie aventi ad oggetto il servizio di sostegno
scolastico con insegnanti specializzati in favore dei minori portatori di handicap, e ciò sia sotto il
vigore dell'art. 33 del d.lgs. 31 marzo 1998, n. 80, nel testo modificato dall'art. 7 della legge 21
luglio 2000, n. 205, sia nella vigenza dell'art. 133 del codice del processo amministrativo,
approvato con il d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104).
Il diritto all'istruzione è parte integrante del riconoscimento e della garanzia dei diritti dei disabili,
per il conseguimento di quella pari dignità sociale che consente il pieno sviluppo e l'inclusione
della persona umana con disabilità.
Il diritto all'istruzione dei disabili è oggetto di specifica tutela da parte sia dell'ordinamento
internazionale che di quello europeo ed interno.
A livello internazionale viene in rilievo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone
con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, resa esecutiva con la legge di autorizzazione
alla ratifica 3 marzo 2009, n. 18. L'art. 24 della Convenzione pone a carico degli Stati il compito di
dar vita ad un sistema educativo che preveda la loro integrazione scolastica a tutti i livelli e offra,
nel corso dell'intera vita, possibilità di istruzione finalizzate: al pieno sviluppo del potenziale
umano, del senso di dignità e dell'autostima ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani,
delle libertà fondamentali e della diversità umana; allo sviluppo, da parte delle persone con
disabilità, della propria personalità, dei talenti e della creatività, come pure delle proprie abilità
fisiche e mentali, fino al loro massimo potenziale; a mettere in grado le persone con disabilità di
partecipare effettivamente a una società libera. La stessa disposizione (al par. 2, lett. c) prevede
che l'intervento dello Stato e delle strutture pubbliche deve mirare alla modificazione del contesto
mediante l'abbattimento delle barriere in esso presenti che impediscono l'integrazione del disabile
e la predisposizione di accomodamenti ragionevoli, vale a dire di misure pensate per andare
incontro alle esigenze individuali del disabile.
11
A livello europeo, nel quadro dei valori di rispetto della dignità umana e dell'uguaglianza
proclamati nell'art. 2 del Trattato sull'Unione Europea, gli artt. 9 e 10 del Trattato sul
Funzionamento dell'Unione definiscono due criteri-obiettivo nella determinazione delle politiche
ed azioni dell'Unione: la promozione di un elevato livello di istruzione e la lotta contro ogni tipo di
discriminazione, compresa quella fondata sulla disabilità. Il contrasto alle discriminazioni fondate,
tra l'altro, sulla disabilità costituisce oggetto della previsione contenuta nel successivo art. 19 del
TFUE.
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea prevede che "Ogni persona ha diritto
all'istruzione" (art. 14), che "Tutte le persone sono uguali davanti alla legge" (art. 20), che "E'
vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, [...] sulla disabilità" (art. 21), e
che "L'Unione riconosce e rispetta il diritto delle persone con disabilità di beneficiare di misure
intese a garantirne l'autonomia, l'inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita
della comunità" (art. 26).
A livello interno, il disegno personalista presente nella nostra Costituzione, nel guardare
all'individuo nella specificità delle sue condizioni umane e non secondo il paradigma astratto della
soggettività, promuove in favore dei soggetti deboli, tra cui le persone con disabilità, un processo
di riduzione delle diseguaglianze e dell'integrazione sociale per garantire loro l'effettivo godimento
dei diritti fondamentali.
In attuazione degli artt. 34 e 38, terzo comma, della Costituzione - che costituiscono attuazione
dei principi fondamentali, di cui agli artt. 2 e 3 Cost., di pari dignità sociale e di eguaglianza
sostanziale, con la solidarietà che funge da motore affinché le differenze di cui ciascuno è
portatore non si trasformino in fattori di inferiorità e di esclusione - la legge 5 febbraio 1992, n.
104, all'art. 12, attribuisce al disabile il diritto soggettivo all'educazione ed all'istruzione nelle
sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e
nelle istituzioni universitarie.
La legge 1 marzo 2006, n. 67 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di
discriminazioni), nel promuovere la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle
pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità al fine di garantire alle stesse il pieno
godimento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali, traccia all'art. 2 una rilevante
distinzione tra due possibili forme di violazione di tale parità (la discriminazione diretta, che ricorre
"quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di
quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga"; e la
discriminazione indiretta, che si ha "quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un
patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una
posizione di svantaggio rispetto ad altre persone"), e, all'art. 3, affida al giudice ordinario la
competenza giurisdizionale avverso gli atti e i comportamenti discriminatori, richiamando (la
disciplina dettata dall'art. 44 del testo unico delle disposizioni concernenti l'immigrazione e la
condizione dello straniero, di cui al d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286, e oggi) le nuove norme sulla tutela
antidiscriminatoria previste dall'art. 28 del d.lgs. 1 settembre 2011, n. 150.
12
Il diritto all'istruzione dei disabili è dunque ascritto alla categoria dei diritti fondamentali, la cui
tutela passa attraverso l'attivarsi della pubblica amministrazione per il suo riconoscimento e la sua
garanzia, mediante le doverose misure di integrazione e sostegno atte a rendere possibile ai
portatori disabili la frequenza delle scuole, a partire da quella materna.
Come ha ricordato la Corte costituzionale (sentenza n. 215 del 1987), "la frequenza scolastica" è,
"insieme alle pratiche di cura e riabilitazione ed al proficuo inserimento nella famiglia", "un
essenziale fattore di recupero del portatore di handicap e di superamento della sua
emarginazione, in un complesso intreccio in cui ciascuno di tali elementi interagisce sull'altro e, se
ha evoluzione positiva, può operare in funzione sinergica ai fini del complessivo sviluppo della
personalità".
E tra le misure di integrazione e sostegno previste dal legislatore onde garantire l'effettività del
diritto all'istruzione del disabile vi è la somministrazione delle ore di insegnamento attraverso un
docente specializzato: una figura che - assumendo la contitolarità della classe o delle sezioni in cui
opera, partecipando a pieno titolo alla programmazione educativa e didattica - è chiamata a
compiere la sua attività, non rapportandosi isolatamente con l'alunno disabile, ma a favorirne, in
collaborazione con l'insegnante curricolare, l'integrazione con l'intera classe.
Dal quadro legislativo di riferimento si evince che una volta che il piano educativo individualizzato,
elaborato con il concorso determinante di insegnanti della scuola di accoglienza e di operatori
della sanità pubblica, abbia prospettato il numero di ore necessarie per il sostegno scolastico
dell'alunno che versa in situazione di handicap particolarmente grave, l'amministrazione scolastica
è priva di un potere discrezionale, espressione di autonomia organizzativa e didattica, capace di
rimodulare o di sacrificare in via autoritativa, in ragione della scarsità delle risorse disponibili per i
servizio, la misura di quel supporto integrativo così come individuato dal piano, ma ha il dovere di
assicurare l'assegnazione, in favore dell'alunno, del personale docente specializzato, anche
ricorrendo - se del caso, là dove la specifica situazione di disabilità del bambino richieda interventi
di sostegno continuativi e più intensi - all'attivazione di un posto di sostegno in deroga al rapporto
insegnanti/alunni, per rendere possibile la fruizione effettiva del diritto, costituzionalmente
protetto, dell'alunno disabile all'istruzione, all'integrazione sociale e alla crescita in un ambiente
favorevole allo sviluppo della sua personalità e delle sue attitudini.
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Legislazione primaria e secondaria riferita all’integrazione scolastica (parte seconda)
Obiettivi formativi
1. Acquisire consapevolezza dei principi fondamentali della Costituzione italiana e della loro
concreta applicazione in alcuni casi specifici
2. Sapersi muovere tra i vari livelli normativi di tutela delle persone disabili
4. Conoscere i principali riferimenti normativi in tema di diritto allo studio delle persone disabili
5. Favorire la riflessione critica sul problematico equilibrio tra diritti sociali ed esigenze di bilancio
in periodo di crisi economica
Il corso inserisce il tema dell’integrazione scolastica delle persone disabili in un più ampio discorso
giuridico e culturale. Il tema della disabilità, infatti, non può essere affrontato se non prendendo le
mosse dal quadro costituzionale e dai principi fondamentali ai quali esso si informa (su tutti i
principi personalista, solidaristico e di eguaglianza), con specifico riferimento alle norme che si
occupano della tutela dei soggetti deboli. Per quanto concerne le persone disabili, in primo luogo,
occorre tener conto delle difficoltà di definire e delimitare tale categoria. In secondo luogo, è
necessario prendere in considerazione i differenti livelli normativi e istituzionali (interno, Ue,
internazionale) che si occupano della tutela di questi soggetti. Si devono, poi, individuare, in una
prospettiva storica, i diversi approcci e i principali interventi che nei vari settori della vita sociale
hanno affrontato il tema della disabilità. La maggiore attenzione, coerentemente con l’oggetto del
corso, è dedicata alle misure volte a garantire il diritto allo studio delle persone disabili,
specialmente dall’avvento della Costituzione in poi. Si inserisce, infine, tale discorso nella
prospettiva del «nuovo diritto alla socializzazione dei disabili» e della drammatica necessità di non
arretrare rispetto al grado di tutela raggiunto nonostante la crisi economica.
Indice
1
I principi costituzionali
Le moderne democrazie pluralistiche sono volte a realizzare una sintesi tra eguaglianza e libertà
Principi-valori della pari dignità sociale e del pieno sviluppo della persona umana
La garanzia dei diritti dei disabili per il conseguimento della pari dignità sociale trova saldo
fondamento nel parametro espansivo rappresentato dalla pienezza dello sviluppo della persona
umana I principi costituzionali
Necessità di porre il problema della esclusione sociale di molti individui come negazione in fatto
di tutti i diritti loro riconosciuti
Il principio della dignità umana, fondamentalmente etico, nel contesto della Costituzione viene a
configurarsi in una dimensione essenzialmente soggettiva (attributo primo della persona) e sociale
(proiezione su tutti i rapporti riferibili ai cittadini)
Riferimento della dignità alla dimensione concreta delle condizioni di vita del soggetto che,
pertanto, fonda il sistema dei diritti sociali
I diritti sociali
Dalle libertà negative (libertà dallo Stato), alle libertà positive (libertà nello Stato), sino alle
libertà mediante lo Stato (prestazioni dei poteri pubblici che riequilibrano le posizioni dei singoli
all’interno della società civile)
Distinzione tra diritti sociali c.d. originari o incondizionati e diritti sociali derivati o condizionati
2
I diritti sociali originari attengono a rapporti giuridici che si istituiscono su libera iniziativa della
parti, al fine di qualificare il tipo o la quantità di talune prestazioni (es. diritto alla retribuzione
proporzionata e sufficiente) e possono essere fatti valere direttamente nei confronti della
controparte
I diritti sociali condizionati sono quei diritti il cui godimento dipende dall’esistenza di
un’organizzazione necessaria e idonea all’erogazione della prestazione oggetto dei diritti stessi e
presuppongono, quindi, l’intervento legislativo (diritto all’assistenza e alla previdenza sociale, ad
es.). Essi si configurano come pretese direttamente azionabili soltanto allorché sussistano le
condizioni di fatto prestabilite dal legislatore per il loro godimento
Equilibrio sottile tra la garanzia dei diritti sociali e le esigenze economico-finanziarie e di bilancio
Tale equilibrio potrebbe essere ora messo nuovamente in discussione dalla introduzione in
Costituzione del principio del pareggio di bilancio (l. cost. n. 1/2012)
Nell’età dei diritti che costano è evidente la crisi del Welfare State tradizionale: è necessario
cercare un Welfare State compatibile e sostenibile
La nozione di disabilità
Definizione tradizionale: ripercussioni negative a danno del soggetto e dei suoi rapporti sociali, che
tendono ad instaurarsi quando questi patisce una riduzione oltre la norma di una o più funzioni
sensoriali, motorie e/o psichiche
Tale definizione ricomprende una vasta gamma di situazioni tra loro eterogenee
L’evoluzione delle denominazioni in uso nel linguaggio corrente, inizialmente riferite al deficit da
cui la persona è colpita, ha portato ad una qualificazione più generale e unitaria, fondata sulla
situazione di svantaggio, per approdare a distinguere la persona dalla menomazione da cui è
affetta (la locuzione universalmente accettata di “persona disabile”)
1980: Primo sistema di “Classificazione internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli
handicap” (ICIDH) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità era collegato alla sequenza malattia-
menomazione-disabilità-handicap (inteso come condizione di svantaggio, come “socializzazione”
della disabilità)
Tale modello è stato criticato e sostituito nel 2001: “Classificazione internazionale del
funzionamento della disabilità e della salute” (ICF), fondata su universalismo, approccio integrato,
modello interattivo e multidimensionale della disabilità
Viene bandito il termine handicap, percepito come avente una connotazione negativa
3
Ripartire dalla centralità della persona, affiancando al modello medico un modello sociale, di
inclusione della persona disabile Correlazione con l’ambiente sfavorevole che condiziona
l’effettiva situazione di svantaggio
La prospettiva muta completamente con la legge 12 marzo 1999 n. 68, che sostituisce la
previgente disciplina sulle assunzioni obbligatorie (ottica assistenzialistica che vedeva il lavoratore
disabile come diseconomia per il sistema produttivo), valorizzando le capacità residue del disabile
nell’organizzazione del lavoro
Non più prospettiva compensativa o risarcitoria, ma attribuzione, nel rispetto dell’art. 4 Cost., di
un lavoro confacente
La finalità è quella di imporre la minor limitazione possibile della capacità di agire, valorizzando i
residui spazi di autonomia dei disabili
Dall’inserimento all’inclusione
Verso la fine degli anni Settanta, avvio del processo di inserimento delle persone disabili grazie al
progressivo superamento della logica di separazione imposta e di assistenzialismo puro e semplice
Ad esempio, nella scuola: abbandono delle classi speciali e differenziali, risalenti al fascismo, e
ingresso nelle classi normali
Il punto focale, tuttavia, in quella fase “a senso unico”, fu nel tentare di adattare il disabile
all’ambiente sfavorevole, senza modificare quest’ultimo
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Oggi si preferisce parlare di inclusione sociale: modifica dell’ambiente sociale per adattarlo al
disabile
Consentire alla persona il passaggio dalla disabilità all’abilità, garantendole una specifica
rieducazione alla quotidianità e al lavoro, che le consenta di sfruttare al meglio le residue capacità
Necessario attuare politiche volte a favorire il pieno inserimento nella vita sociale, a partire dalla
scuola e dal lavoro, mediante il superamento delle barriere architettoniche e culturali
Ciò costituirebbe concreta realizzazione del precetto di cui all’art. 3, comma 2, Cost.
Il quadro normativo
Il quadro normativo di riferimento delle politiche pubbliche di inclusione sociale delle persone
disabili si inserisce in un più generale sistema multilivello (interno, europeo, internazionale)
Livello nazionale (costituzionale e legislativo): artt. 2 e 3 Cost., oltre alle disposizioni che
riconoscono i diritti sociali (specialmente artt. 4, 32, 34, 38)
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La tutela internazionale
Prima fase: nei trattati internazionali in materia di diritti umani non si rinvengono riferimenti
normativi specificamente rivolti ai disabili, stante la loro condizione di “minorità”
Seconda fase: a partire dagli anni Settanta, prime forme di tutela, da parte dell’Onu e delle altre
organizzazioni internazionali
Le nuove normative, tuttavia, presentano un duplice profilo di criticità: sono elaborate sulla base
di un modello medico e mutualistico e, per di più, sono contenute in strumenti giuridici non
vincolanti
Si tratta, in primo luogo, della Dichiarazione dei diritti degli handicappati (Ass. Generale Onu
1975), anticipata dalla Dichiarazione sui diritti delle persone con ritardo mentale del 1971 La tutela
internazionale
La Dichiarazione del 1975 riconosce il rispetto della dignità umana e l’accesso, seppur ancora
parziale, ad un certo numero di diritti e libertà fondamentali, in condizione di eguaglianza con le
altre persone
Approccio ancora di tipo caritativo (definibile come “emarginazione temperata dalla carità”)
1993: Norme standard per la realizzazione delle pari opportunità dei disabili (Ass. generale Onu)
Primo atto vincolante: Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità
(2006). Promozione e protezione dei diritti, incoraggiando la presa di coscienza delle persone
disabili; rispetto della diversità dei disabili. Nuova concezione: è la società che impedisce la piena
partecipazione del disabile alla vita sociale
Le politiche Ue in materia di disabilità sono più recenti e riconoscono agli Stati membri la
responsabilità ultima delle misure in favore dell’inclusione sociale dei disabili
Azioni volte a migliorare l’efficacia delle misure adottate a livello nazionale ed a implementare la
cooperazione a livello comunitario nel campo della disabilità, favorendo lo scambio di buone
prassi
In questo senso si muove la Carta dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori, adottata nel
Consiglio europeo di Strasburgo del 9 dicembre 1989: ogni persona portatrice di handicap “deve
poter beneficiare di concrete misure aggiuntive intese a favorire l’inserimento sociale e
professionale” La strategia delle istituzioni UE
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Progetto Helios (in particolare il terzo programma di azione comunitaria a favore dei portatori di
handicap: Helios IIdecisione 93/136 Cee): nuova strategia
Interventi sistematici a partire dal Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1998, modificativo dei
Trattati istitutivi
Esemplificativo di tale orientamento è l’approccio della Carta dei diritti fondamentali Ue,
proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000: divieto di discriminazione a causa della disabilità (art. 21,
comma 1); inserimento dei disabili, assicurandone l’autonomia e favorendone l’inserimento
sociale e professionale (art. 26)
Obiettivo a lungo termine: pari opportunità e emancipazione delle persone disabili, garanzia di
pari diritti (nella scuola, nel lavoro etc.)
Piano di azione a favore delle persone disabili (cornice entro cui predisporre le azioni) e Fondo
sociale europeo (strumento finanziario principe a sostegno dell’inclusione)
Pluralità di norme in favore dei soggetti più deboli allo scopo di conseguire la liberazione dal
bisogno e l’eliminazione delle diseguaglianze di fatto Ruolo centrale della persona umana in
Costituzione (riconoscimento-garanzia dei diritti inviolabili e proclamazione della pari dignità
sociale)
La Costituzione si apre con la solenne proclamazione, oltre che del principio democratico (art. 1),
dei principi personalistico, pluralistico e solidaristico (art. 2) I soggetti deboli nella Costituzione
Ampio catalogo di diritti sociali: libertà mediante lo Stato Problema centrale risiede nel
garantire l’effettività dei diritti s o c i a l i r i c o n o s c i u t i d a l l a C o s t i t u z i o n e
La pretesa di una prestazione positiva da parte dello Stato richiede la disponibilità, da parte di
quest’ultimo, di adeguati mezzi finanziari
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La questione è particolarmente delicata in un momento di crisi economica come quello che
stiamo attraversando, in cui si rischia di assistere ad uno svuotamento progressivo delle tutele per
i soggetti deboli
I diritti sociali, essendo diritti garantiti direttamente dalla Costituzione, devono poter ottenere
protezione giurisdizionale immediata, anche in assenza di un intervento del legislatore
I diritti sociali, nati come diritti di pochi, sono oggi diritti di tutti: a turno tutti, infatti, possono
trovarsi in condizioni di disagio o di minorità sociale e, dunque, di diseguaglianza rispetto ad altre
categorie di consociati
I soggetti deboli sono tutti quei soggetti che si trovino in condizione di diversità rispetto ad un
parametro di normalità sociale, storicamente mutevole, costituito attorno agli assi della
cittadinanza, del sesso, dell’età, della salute psico-fisica Per tali soggetti vale in modo particolare
l’imperativo dell’eguaglianza sostanziale
Nonostante l’assenza di una specifica previsione costituzionale, non vi è dubbio che i disabili sono
titolari di tutte le situazioni soggettive garantite in generale dalla Costituzione
Essi devono essere considerati alla stessa stregua di tutti gli altri cittadini della Repubblica
Saldo fondamento costituzionale della protezione dei disabili negli artt. 2 (riconoscimento e
garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo; doveri di solidarietà); 3, comma 1 (divieto di
discriminazione sulla base delle “condizioni personali”; conseguimento della pari dignità sociale);
3, comma 2 (fine del pieno sviluppo della persona umana)
L’art. 3 si pone come fondamento del riconoscimento, anche e soprattutto nei confronti delle
persone disabili (categoria di cittadini che la natura ha posto in condizioni deteriori), del ricco
catalogo costituzionale dei diritti sociali La posizione delle persone disabili nel quadro
costituzionale
Nella nostra Carta, il fondamento ultimo di ogni disposizione è rappresentato dalla persona
umana, considerata libera e tendenzialmente eguale, nonché titolare di diritti inviolabili
preesistenti alla stessa Costituzione
La Corte costituzionale ha chiarito che deve ritenersi superata la concezione della radicale
irrecuperabilità dei disabili e che la socializzazione deve essere considerata un elemento essenziale
per la salute degli interessati, sì da assumere una funzione sostanzialmente terapeutica
Inoltre, la stessa Corte ha affermato che l’evoluzione legislativa ha non solo innalzato il livello di
tutela in favore dei disabili, ma ha anche segnato un mutamento di prospettiva rispetto al modo
stesso di affrontare i problemi delle persone con disabilità: esse infatti costituiscono oggi un
“rilevante problema umano e sociale” (sentt. nn. 215/1987 e 167/1999)
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Il diritto al lavoro
Esse hanno infatti pieno diritto di inserirsi nel mondo del lavoro
Art. 38, comma 3, Cost. prevede l’avviamento professionale di “inabili e minorati”: compito che
deve essere assolto dalle istituzioni pubbliche
Sent. n. 38/1960: la Corte cost. ha chiarito che il sistema del collocamento obbligatorio trova
saldo fondamento nella Carta. “Avviamento professionale” significa infatti effettivo collocamento
e non mera “educazione” Il diritto al lavoro
Il sistema del collocamento è inoltre in armonia con altri principi costituzionali: rimozione degli
ostacoli che impediscono la partecipazione all’organizzazione del Paese (art. 3, comma 2);
promozione del diritto al lavoro (art. 4); dovere solidaristico (art. 2)
Non si tratta di un mantenimento caritativo, ma, una volta instaurato coattivamente il rapporto
di lavoro, di un regolare rapporto a prestazioni corrispettive Ciononostante, la previgente legge
n. 482/1968 era ispirata ad una concezione eminentemente assistenziale, essendo finalizzata a
garantire un “posto” più che un lavoro
Con la riforma del 1999 (l. n. 68), si apre ad un collocamento mirato ed incentivato dei disabili
nel tessuto produttivo Decentramento delle competenze dallo Stato agli enti locali
Valutazione adeguata delle capacità lavorative delle persone con disabilità finalizzata
all’inserimento in un posto adatto
La prima disciplina dello Stato unitario non faceva alcun riferimento al problema dell’istruzione
delle persone disabili
Il problema, di cui ci si comincia ad occupare, anche se non a livello legislativo, a cavallo tra il XIX
e il XX secolo, è stato a lungo affrontato con gli strumenti delle scuole speciali e delle classi
differenziali
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Con la c.d. Riforma Gentile (1923) vengono dettate le prime disposizioni relative a persone
affette da cecità o sordità, fondate sulla separazione rispetto agli allievi normodotati
La situazione non mutò immediatamente con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana:
ad es., la l. n. 1859/1962, istitutiva della scuola media, prevedeva classi differenziali e speciali (in
senso analogo si mossero diversi provvedimenti legislativi di quegli anni) Il diritto allo studio
Con legge n. 118/1971, di conversione del d.l. n. 5/1971, fu prevista come regola generale
l’istruzione nelle classi normali della scuola pubblica salvi i casi di “gravi deficienze intellettive “ o
“menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o
l’inserimento” nelle classi comuni
Con la legge n. 270/1982 si provvede alle dotazioni organiche degli insegnanti di sostegno
Legge n. 326/1984: nei diplomi di licenza della scuola media non deve essere fatta menzione
delle prove differenziate sostenute dagli alunni disabili
La sentenza n. 215 del 1987 si inserisce nel quadro del superamento della concezione della
radicale irrecuperabilità dei disabili
L’integrazione del disabile non deve essere parametrata sugli interessi della scuola ma solo sui
vantaggi che possono discenderne per la persona disabile: la socializzazione prevale sul
rendimento
La Corte si pronuncia sull’art. 28 della l. n. 118/1971, il quale prevedeva che “sarà facilitata” la
frequenza delle scuole medie superiori per i soggetti portatori di handicap
Sulla base delle considerazioni già riportate, il Giudice delle leggi afferma che le esigenze di
apprendimento e socializzazione non vengono meno con la scuola dell’obbligo, ma, anzi,
l’artificioso arresto di questo processo potrebbe comportare un arresto o una regressione nello
sviluppo della personalità
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La Corte svolge una pregevole ricostruzione del quadro costituzionale, collegando l’art. 34, che
riconosce il diritto allo studio, con i fondamentali artt. 2 e 3 che impongono di garantire
l’istruzione malgrado qualsiasi possibile ostacolo
Anche l’art. 38 Cost. evidenzia la “doverosità delle misure di integrazione e sostegno idonee a
consentire ai portatori di handicaps la frequenza degli istituti d'istruzione anche superiore:
dimostrando, tra l'altro, che è attraverso questi strumenti, e non col sacrificio del diritto di quelli,
che va realizzata la composizione tra la fruizione di tale diritto e le esigenze di funzionalità del
servizio scolastico”
Sulla base di tali considerazioni, la Corte costituzionale dichiara l’illegittimità della disposizione
citata nella parte in cui, in riferimento ai soggetti disabili, prevede che “Sarà facilitata”, anziché
disporre che “È assicurata”, la frequenza alle scuole medie superiori
Così sostituita, la disposizione assume valore precettivo e cogente nei confronti di tutti gli
operatori e, in particolare, dell’amministrazione scolastica
La legge n. 104/1992
Pone fine alla mancanza di una disciplina organica in materia e alla frammentazione sulla base
delle diverse categorie di disabili
Inserimento di una terminologia coerente con la classificazione internazionale del 1980 dell’OMS
L’art. 1 sancisce che la Repubblica promuove la piena integrazione dei disabili, tra l’altro, nella
scuola
L’art. 12 riconosce “il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata nelle
sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e
nelle istituzioni universitarie”
Pur con degli aspetti criticabili, la legge n. 104 rappresenta una svolta culturale ed una pietra
miliare nell’integrazione delle persone disabili, in linea con il quadro costituzionale
1994: T.U. delle disposizioni legislative in materia di istruzione dedica gli art. 312 ss. agli alunni
disabili
Art. 40 L. n. 449/1997: previsione di interventi adeguati al tipo e alla gravità dell’handicap; ampia
flessibilità organizzativa e funzionale
Interviene sui limiti massimi di alunni per classi in cui sia presente uno studente disabile e sul
criterio di quantificazione degli insegnanti di sostegno
Legge n. 62/2000: stabilisce che per ottenere la parità, gli istituti non statali debbano essere
disponibili ad accogliere alunni portatori di handicap
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La sentenza n. 80/2010 della Corte costituzionale
La Corte si è pronunciata su alcune disposizioni della l. n. 244 del 2007, le quali eliminavano la
flessibilità nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno agli alunni disabili
Il Giudice delle leggi ha premesso che i disabili non costituiscono un gruppo omogeneo ma che,
al contrario, vi sono diverse forme di disabilità, alcune lievi ed altre gravi. Da ciò consegue che il
legislatore deve tenere conto di tali diversità La sentenza n. 80/2010 della Corte costituzionale
La Corte ribadisce che il diritto del disabile all’istruzione si configura come un diritto
fondamentale. La fruizione di tale diritto è assicurata, in particolare, attraverso misure di
integrazione e sostegno idonee a garantire ai portatori di handicap la frequenza degli istituti
d’istruzione
Tra le varie misure previste dal legislatore viene in rilievo quella del personale docente
specializzato, chiamato per l’appunto ad adempiere alle «ineliminabili (anche sul piano
costituzionale) forme di integrazione e di sostegno» a favore degli alunni diversamente abili (si
richiama la sentenza n. 52 del 2000).
Le disposizioni del 2007, secondo la Corte, si ponevano in contrasto con il ricco quadro
normativo internazionale, costituzionale e ordinario, nonché con la consolidata giurisprudenza
della stessa Corte costituzionale La discrezionalità del legislatore nella individuazione delle
misure necessarie a tutela dei diritti delle persone disabili non ha carattere assoluto e trova un
limite nel rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati, il quale era stato inciso
dalla normativa in questione
La scelta operata dal legislatore, “in particolare quella di sopprimere la riserva che consentiva di
assumere insegnanti di sostegno a tempo determinato, non trova alcuna giustificazione nel nostro
ordinamento”
La Corte si è pronunciata sulla giurisdizione su una controversia promossa dai genitori di una
bambina, affetta da handicap grave, che lamentavano la mancata predisposizione, da parte della
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scuola, delle ore di sostegno nella misura che in sede di formulazione del Piano educativo
individualizzato era stato ritenuto necessario
Tuttavia, ai fini della decisione, è necessario verificare se, a seguito della predisposizione del
Piano individuale, vi sia un diritto perfetto del disabile grave ad essere seguito da un docente
specializzato oppure se residui un margine discrezionale in capo alla pubblica amministrazione
Ciò comporterebbe una discriminazione indiretta, vietata dalla l. n. 67/2006, perché porrebbe il
disabile in una posizione di svantaggio rispetto agli altri alunni La tutela antidiscriminatoria è, per
espressa disposizione di legge, demandata al giudice ordinario, che è dunque dotato di
giurisdizione in materia
Nonostante l’art. 34 Cost. ponga l’accento essenzialmente sugli ostacoli di carattere economico,
esso deve essere interpretato nel senso che garantisce il diritto all’istruzione malgrado ogni
possibile ostacolo (tra cui la disabilità)
Ciò vale non solo per la scuola dell’obbligo ma anche per le scuole medie superiori: una
artificiosa interruzione del percorso formativo, infatti, potrebbe essere assai dannosa per la
persona disabile
L’integrazione va perseguita avendo come parametro non gli interessi della scuola ma
esclusivamente i vantaggi che ne possono derivare per la persona disabile: benefici relativi in tema
di apprendimento possono invece essere fondamentali per la socializzazione
La Corte costituzionale opera una valorizzazione della tutela della persona con disabilità,
pervenendo all’enucleazione di quel “nuovo diritto sociale” rappresentato dal diritto alla
socializzazione del disabile ed alla effettiva partecipazione alla vita sociale
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M. Nussbaum al fine di garantire alle persone con disabilità la loro piena realizzazione come esseri
umani
L’approccio basato sulle capacità è una dottrina che specifica alcune condizioni necessarie per
una società decente e giusta, nella forma di un insieme di diritti fondamentali per tutti i cittadini,
in quanto ritenuti impliciti nella vera e propria nozione di dignità umana e di vita umanamente
dignitosa
In questo senso, la politica giusta è quella di insistere su una lista unica di “diritti sociali non
negoziabili” e di adoperarsi affinché tutte le persone con disabilità raggiungano la stessa soglia di
capacità stabilita degli altri cittadini: tale concezione della cooperazione sociale, in contrasto con
quella incarnata dal vantaggio reciproco, propria del contrattualismo, ha lo scopo non di ottenere
un vantaggio, bensì di promuovere la dignità ed il benessere di tutti i cittadini
Resta ancora molto da fare sulla strada di una effettiva inclusione nella società Presenza di
barriere, oltre che fisiche, anche culturali
L’inserimento dei disabili in un progetto di vita è patrimonio non solo economico ma anche
culturale per l’intera società
Le esclusioni di tali soggetti dalla diretta partecipazione alla vita della collettività sono
moralmente e costituzionalmente inammissibili I disabili sono “persone tra le persone” cui l’art.
2 riconosce e garantisce i diritti inviolabili; l’art. 3 assicura il conseguimento della pari dignità
sociale che significa anche parità (almeno potenziale) dei diritti
La dignità è il segno della comune appartenenza all’umanità Il diritto a poter usufruire dei diritti
Stretto legame esistente tra dignità e solidarietà: la dignità è infatti il presupposto della relazione
con l’altro e del riconoscimento reciproco
La società deve modificare le proprie regole di funzionamento, tenendo conto di tutti, nessuno
escluso, nell’ottica di una cultura solidale
Tentare di annullare, per quanto possibile, lo svantaggio di partenza: dare priorità alle situazioni
più deboli
Occorre garantire non solo prestazioni specifiche ma il diritto a vivere in modo corrispondente
alla dignità umana In tema di disabilità il problema si pone in termini drammatici, essendo
spesso le condizioni di vita dei soggetti disabili al limite della accettabilità
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Occorre infatti garantire, affinché le solenni proclamazioni costituzionali non si riducano ad un
mero flatus vocis, il diritto pregiudiziale a poter usufruire dei diritti, un meta-diritto fondamentale
e inviolabile
La crisi economica ripropone in maniera drammatica il problema del costo dei diritti sociali
La proclamazione della loro inviolabilità si scontra con le ragioni connesse ad un altro principio
cardine dei sistemi liberaldemocratici: il principio dell’equilibrio finanziario
Tale principio oggi viene declinato, anche a livello costituzionale, in termini ancora più rigidi,
come pareggio di bilancio (nuova formulazione dell’art. 81)
In nome di questo principio, negli ultimi anni, il Parlamento si è fatto promotore di una serie di
interventi normativi limitativi dei servizi connessi al godimento di taluni diritti sociali. I diritti dei
disabili al tempo della crisi
Nell’età dei diritti che costano, bisogna rilevare il rischio che comporta la riduzione del dibattito
sui diritti sociali ad una riflessione incentrata sulla loro sostenibilità finanziaria, senza fare
riferimento all’imprescindibilità del valore prioritario della persona umana.
La pervasività del limite dell’equilibrio finanziario non può ritenersi idoneo a giustificare una
qualsiasi limitazione dei diritti sociali: occorre stabilire sin dove arriva la loro incomprimibilità,
posto che una riduzione del loro grado di tutela è irreversibile, stante le ristrettezze imposte dalla
congiuntura economica.
In tal senso, proprio in materia di diritto alla socializzazione dei disabili attraverso la scuola, è
stata la stessa Corte costituzionale ad intervenire, negli ultimi dieci anni, con significative
pronunce erogatorie, quando ormai le pronunce additive di spesa erano già diventate “merce
rara” nella giurisprudenza costituzionale.
Il pensiero corre subito alla sentenza n. 467 del 2002 con cui la Corte estende l’indennità di
accompagnamento anche ai bambini disabili che frequentano l’asilo nido
Con la sentenza n. 80 del 2010, citata, la Corte sottolinea a chiare lettere l’esistenza di un
“nucleo indefettibile di garanzie” necessarie a rendere effettiva la tutela delle persone disabili, il
cui rispetto è costituzionalmente imposto al legislatore La Corte, nel momento in cui allenta i
cordoni della borsa lo fa con un intervento mirato, con riferimento ai soggetti disabili più gravi:
esiste un limite oltre il quale le necessità di bilancio non possono comprimere la tutela di diritti
fondamentali
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Tiene conto quanto più possibile delle variabili soggettive e si muove verso la dimensione di un
diritto della persona che guarda all’individuo nel concreto della vita di tutti i giorni
Quando entrano in giuoco i principi su cui si fonda lo Stato sociale, il principio dell’equilibrio di
bilancio non può in alcun modo condizionare eventuali decisioni di spesa della Corte, perché in tal
caso non c’è spazio per il bilanciamento: rispetto ai diritti di prestazione sanciti dalla Cost. e alla
loro misura irrinunciabile, non c’è politica (e quindi nemmeno valutazioni discrezionali del
legislatore), ma solo giurisdizione in nome della Costituzione
Il che significa, che il bilanciamento tra interessi individuali e collettivi e pubbliche risorse trova
comunque un limite insuperabile nella più rigorosa salvaguardia dei diritti fondamentali dei
cittadini, ed in particolare di quei diritti sociali messi in pericolo dall’attuale profonda crisi
economica E nell’attuale grave congiuntura economica nazionale ed internazionale, è proprio la
Corte costituzionale ad essere chiamata a vigilare
Esercitazioni
Autoverifica
2) I diritti sociali:
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b) Distingue tra persona e handicap, evidenziando la correlazione con l’ambiente che condiziona lo
svantaggio
5. Le persone disabili
6. La Costituzione italiana
c) Risalgono al 1992
a) Ha sancito che la Costituzione impone di “facilitare” la frequenza delle superiori per le persone
disabili
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b) Ha sancito che la Costituzione impone di “assicurare” la frequenza delle superiori per le persone
disabili
b) È stata abrogata
11. Un’interpretazione sistematica del diritto allo studio di cui all’art. 34 Cost.
b) ha affermato la giurisdizione del giudice ordinario sulla mancata assegnazione delle ore di
sostegno
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c) Comprendono un nucleo che non può essere compresso da parte del legislatore
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