Come osservato anche da Weyl, questi cristalli presentano sempre
una simmetria esagonale. Ecco come viene descritta, nel best seller “Il senso di Smilla per la neve” di Peter Høeg (Mondadori, Milano 1994), la prima fase della formazione del ghiaccio:
“Lo strato di ghiaccio si è formato l’anno scorso nel Mar Glaciale. Da lì è
stato spinto fra le Svalbard e la costa orientale della Groenlandia, poi verso sud intorno a Capo Farvel e su lungo la costa occidentale. È stato creato in bellezza. Un giorno di ottobre la temperatura si è abbassata di 30 gradi Celsius in quattro ore e il mare è diventato uno specchio. Aspetta di riflettere un miracolo della creazione. Le nubi e il mare si uniscono in una cortina di seta grigia e spessa. L’acqua si addensa e diventa rossastra, come un liquore di bacche selvatiche. Una nebbia azzurra di gelo si stacca dalla superficie e vaga sull’acqua. Poi l’acqua si rapprende. Dal mare scuro il freddo fa spuntare un giardino di rose, un tappeto bianco di fiori di ghiaccio formati da gocce d’acqua salate congelate. Vivranno forse quattro ore, forse due giorni. A questo punto la struttura dei cristalli di ghiaccio è basata sul numero sei. Intorno a un esagono, come in un alveare di acqua solidificata, sei braccia sporgono verso sei nuove cellule che a loro volta si dissolvono in nuovi esagoni.[…]”
I cristalli di ghiaccio si aggregano fino a formare i fiocchi di neve, che
presentano anch’essi una simmetria esagonale.
L’analogia fra la struttura macroscopica e microscopica è tipica dei
frattali: la curva di Koch è un esempio di frattale avente una simmetria esagonale sia nelle componenti piccole, sia nella forma complessiva. Per questo è detto anche fiocco di neve. I matematici di tutte le epoche si sono interrogati sulla ragione della simmetria dei fiocchi di neve: tra questi ricordiamo Descartes, che ne ha parlato nel suo saggio Les Météores, e Keplero, che vi ha dedicato un piccolo trattato.