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Note sui numeri complessi

1 Introduzione
Queste note raccolgono alcune nozioni fondamentali sui numeri complessi. La
trattazione non ha alcuna pretesa di completezza e si limita a richiamare gli ele-
menti utili per la comprensione del testo nella maniera più semplice e funzionale
possibile.
Sinteticamente, i temi trattati sono:

• le forme e le rappresentazioni;
• le regole di calcolo;
• qualche proprietà di polinomi, funzioni razionali ed equazioni polinomiali.

2 Definizioni preliminari e forma algebrica


Un numero complesso z espresso in forma algebrica o cartesiana è definito dalla
relazione
z = a + jb (1)
dove a e b sono numeri reali e j è l’unità immaginaria definita dalla relazione

j = −1 (2)

Si usa dire che a è la parte reale di z, scrivendo a = Rez, e b è la parte


immaginaria o meglio il coefficiente dell’unità immaginaria, scrivendo b = Imz.
I numeri complessi possono essere rappresentati geometricamente sul piano
complesso o di Gauss, che è un piano cartesiano ortogonale nel quale sull’asse
delle ascisse è riportata la parte reale e sull’asse delle ordinate è riportata la parte
immaginaria dei numeri stessi. Pertanto, gli assi sono detti, rispettivamene, asse
reale e asse immaginario.
È chiaro che, sul piano complesso, al numero z corrispondono in modo biu-
−−→
nivoco il punto P di ascissa a e ordinata b e anche il vettore OP spiccato
dall’origine O del piano e avente il secondo estremo in P . In proposito, si veda
la Figura 1.
Facendo riferimento a tali rappresentazioni, si definisce modulo ρ di z, scri-
−−→
vendo ρ = |z|, il modulo di OP , cioè la quantità non negativa
p
ρ = a2 + b 2

1
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Im

b P

r
O P

q
O a R e

Figura 1: Numero complesso.

−−→
e argomento o fase o angolo θ di z, scrivendo θ = arg z, l’angolo di OP .
Quest’ultimo è l’angolo di cui occorre fare ruotare l’asse delle ascisse perché la
−−→
sua direzione e il suo verso coincidano con quelli di OP , ed è assunto positivo
se tale rotazione è antioraria. Per la verità, l’angolo θ è definito a meno di
multipli di un angolo giro, e allora, se si vogliono evitare ambiguità, si pone la
limitazione
−180◦ ≤ θ < 180◦
se θ è misurato in gradi e
−π ≤ θ < π
se θ è misurato in radianti, parlando cosı̀ di argomento principale.
Si osservi che l’argomento del numero complesso z = 0 è indeterminato,
mentre il suo modulo è nullo. Nessun altro numero complesso ha modulo nullo
o argomento indeterminato.
Nel caso in cui invece ρ > 0:

• i numeri z con b = 0, che di fatto sono i reali, hanno argomento principale


θ = 0, se a > 0, e θ = −π, se a < 0;
• i numeri z con a = 0, detti anche immaginari puri, hanno argomento
principale θ = π /2 , se b > 0, e θ = −π /2 , se b < 0.

Quando a 6= 0, l’argomento di z si può facilmente esprimere facendo ricorso alla


funzione arcotangente. Per un generico numero reale w, essa è indicata con il
simbolo arctan w, e si suppone che assuma valori in radianti compresi tra −π /2
e π /2 , come mostrato nella Figura 2. Infatti risulta
b

 arctan
 , a>0



 a


b

argz = arg(a + jb) = arctan + π , a < 0 , b > 0


 a


 arctan b − π , a < 0 , b ≤ 0



a

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1.5

0.5
arctan w

−0.5

−1

−1.5
−10 −5 0 5 10
w

Figura 2: Funzione arcotangente.

Due numeri complessi sono uguali se hanno la stessa parte reale e la stessa parte
immaginaria, cioè se hanno lo stesso modulo e le fasi differiscono di un multiplo
dell’angolo giro; si dicono diversi in caso contrario. Per l’uguaglianza valgono
le usuali proprietà.
È importante notare che per i numeri complessi non si definiscono relazioni
d’ordine, cioè per due numeri z1 e z2 le formule z1 < z2 e z1 > z2 non hanno
alcun significato. Naturalmente relazioni di disuguaglianza si possono scrivere
tra le parti reali, le parti immaginarie, i moduli e le fasi, che sono numeri reali.
Per complesso coniugato di z si intende il numero complesso
z̄ = a − jb
che ha la stessa parte reale di z e parte immaginaria con il segno cambiato.
Quindi risulta
|z̄| = |z|
arg z̄ = − arg z
e inoltre
(z̄) = z

3 Forma trigonometrica
Semplici considerazioni geometriche sulla Figura 1 portano a concludere che
a = ρ cos θ
b = ρ sin θ
cosicché, per la (1), si può scrivere
z = ρ (cos θ + j sin θ) (3)
che è detta forma trigonometrica o polare di z.
Si osservi che |cos θ + j sin θ| = 1.

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Im
b a+ b b

za+ z b
z b
b a
z a
b b -z b

b a-b b
z b
za-z b

O a a-a b a a a a+ a b R e
-z b

Figura 3: Somma e sottrazione tra numeri complessi.

4 Operazioni elementari
Sui numeri complessi si possono effettuare le operazioni di somma, sottrazione,
moltiplicazione e divisione, per le quali valgono le proprietà usuali.
Dati i numeri zα = aα + jbα e zβ = aβ + jbβ , si ha
zα + zβ = (aα + aβ ) + j (bα + bβ )
zα − zβ = (aα − aβ ) + j (bα − bβ )
come illustrato nella Figura 3, nonché, ricordando la (2),
zα zβ = (aα aβ − bα bβ ) + j (aα bβ + aβ bα )
zα aα + jbα aβ − jbβ aα aβ + b α b β −aα bβ + aβ bα
= = 2 2 +j
zβ aβ + jbβ aβ − jbβ aβ + b β a2β + b2β
Nel calcolo del quoziente zα /zβ , che naturalmente ha senso solo quando zβ 6= 0,
per separare la parte reale da quella immaginaria è stata effettuata la cosiddetta
razionalizzazione di un numero complesso frazionario, consistente nel moltipli-
care numeratore e denominatore per il complesso coniugato del denominatore.
Inoltre si è sfruttato il fatto che il prodotto di un numero complesso per il suo
complesso coniugato è reale e pari al quadrato del modulo, cioè
2
z z̄ = |z|
In realtà, mentre per calcolare somme e sottrazioni la forma algebrica risul-
ta comoda da usare, prodotti e quozienti si determinano più facilmente rife-
rendosi alla forma trigonometrica. Infatti, per zα = ρα (cos θα + j sin θα ) e
zβ = ρβ (cos θβ + j sin θβ ), si ottiene
zα zβ = ρα ρβ ((cos θα cos θβ − sin θα sin θβ ) +
+ j (cos θα sin θβ + sin θα cos θβ )) =
= ρα ρβ (cos (θα + θβ ) + j sin (θα + θβ )) (4)

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zα ρα (cos θα + j sin θα ) (cos θβ − j sin θβ )


= =
zβ ρβ (cos θβ + j sin θβ ) (cos θβ − j sin θβ )
ρα
= ((cos θα cos θβ + sin θα sin θβ ) +
ρβ
+ j(− cos θα sin θβ + sin θα cos θβ )) =
ρα
= (cos (θα − θβ ) + j sin (θα − θβ )) (5)
ρβ

In altri termini, il prodotto di due numeri complessi ha come modulo il prodotto


dei moduli dei due numeri e come argomento la somma dei loro argomenti (primo
teorema di De Moivre, Equazione (4)), mentre il quoziente di due numeri com-
plessi ha come modulo il quoziente dei moduli dei due numeri e come argomento
la differenza dei loro argomenti (secondo teorema di De Moivre, Equazione (5)).
Sulla base di quanto sopra, si possono enunciare alcune ulteriori proprietà
dei numeri complessi che possono essere di interesse:

z + z̄ = 2Rez
z − z̄ = j2Imz
zα ± zβ = z̄α ± z̄β
zα zβ = z̄α z̄β
 
1 1
=
z z̄
 
zα z̄α
=
zβ z̄β

|zα zβ | = |zα | |zβ |



zα |zα |
=
zβ |zβ |

||zα | − |zβ || ≤ |zα ± zβ | ≤ |zα | + |zβ |


A partire dalla definizione di moltiplicazione è poi immediato calcolare la po-
tenza n-esima, con n intero positivo, di un numero complesso z. Infatti, dall’E-
quazione (3) e dalla (4), applicata ripetutamente, si trova
n
z n = (ρ (cos θ + j sin θ)) = ρn (cos nθ + j sin nθ) (6)

Per definizione poi, se z 6= 0, si pone


1
z −n =
zn
e quindi, dalla (5),
1
z −n = = ρ−n (cos (−nθ) + j sin (−nθ)) =
ρn
(cos nθ + j sin nθ)
= ρ−n (cos nθ − j sin nθ)

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Im
v 1

v 2 v 0
R e
r 1 /4

v 3

Figura 4: Radici quarte di un numero reale positivo.

Infine, assumendo ancora z 6= 0, si pone convenzionalmente

z0 = 1

Per definire la radice m-esima, con m intero positivo, di un numero complesso


z, si può procedere alla determinazione dei numeri complessi vk la cui potenza
m-esima sia pari proprio a z, cioè dei numeri vk tali che

vkm = z = ρ (cos θ + j sin θ)

Cosı̀ facendo si trova


 
θ + 2kπ θ + 2kπ
vk = z 1/m = ρ1/m cos + j sin ,
m m
k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . . (7)

come si può verificare applicando l’Equazione (6).


Si osservi che l’Equazione (7) fornisce solo m valori distinti (se z 6= 0),
che si possono individuare assegnando m valori consecutivi qualunque all’intero
k. Si conclude cosı̀ che ogni numero complesso (non nullo) possiede m radici.
I corrispondenti punti sul piano di Gauss si trovano su una circonferenza con
centro nell’origine e raggio ρ1/m ; essi sono i vertici del poligono regolare di m lati
che ha un vertice nel punto di ascissa ρ1/m cos (θ /m ) e ordinata ρ1/m sin (θ /m ),
come illustrato nella Figura 4 per il caso in cui z = ρ è reale positivo e m = 4.
Vale la pena notare in particolare che in campo complesso sono ben definite
anche le radici pari dei numeri reali negativi, a differenza di quanto accade in
campo reale. Ciò è mostrato dalla (7) per m pari e θ = −π.
Infine, dalle Equazioni (6) e (7) è immediato definire le potenze frazionarie
z n/m di z, come i numeri vk per cui

vkm = z n

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dove conviene assumere che m e n siano primi tra loro. Si trova


 n n 
vk = z n/m = ρn/m cos (θ + 2kπ) + j sin (θ + 2kπ) ,
m m
k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .

che produce m valori distinti (se z 6= 0).

5 Esponenziale, forma esponenziale e logaritmo


L’esponenziale del numero complesso (1) si definisce mediante la relazione

ez = ea+jb = ea ejb

e la formula di Eulero
ejb = cos b + j sin b (8)
che producono
ez = ea (cos b + j sin b)
Per prodotti, quozienti e potenze
di esponenziali valgono le usuali regole sugli
esponenti. Si osservi che ejb = 1; inoltre ejb , vista come funzione di b, è
periodica di periodo 2π, in quanto ej(b+2kπ) = ejb per ogni k intero.
Dall’Equazione (8) si ottiene

e−jb = cos b − j sin b

e quindi

ejb − e−jb
sin b =
2j
jb
e + e−jb
cos b =
2
Inoltre, dalla (3) si ricava la forma esponenziale

z = ρejθ

per la quale si possono riformulare immediatamente i risultati già illustrati per


la forma trigonometrica. Per esempio, ancora con riferimento a

zα = ρα (cos θα + j sin θα ) = ρα ejθα


zβ = ρβ (cos θβ + j sin θβ ) = ρβ ejθβ

si ha

zα zβ = ρα ρβ ej(θα +θβ )
zα ρα j(θα −θβ )
= e
zβ ρβ

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e poi

zn = ρn ejnθ
z −n = ρ−n e−jnθ

z 1/m = ρ1/m ej(θ+2kπ)/m , k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .


n/m
z = ρn/m ej(θ+2kπ)n/m , k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .

Per chiudere, se z 6= 0, ancora con la simbologia dell’Equazione (3), il suo


logaritmo (in base e) è

ln z = ln ρ + j (θ + 2kπ) , k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .

che è una funzione a infiniti valori, tutti con la stessa parte reale, per la quale
valgono le relazioni
eln z = z
e
ln ez = z + j2kπ , k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .
Anche in campo complesso per la funzione logaritmo si possono dimostrare le
proprietà usuali.

6 Polinomi, funzioni razionali ed equazioni


polinomiali
Dato un polinomio, funzione della variabile complessa z = a + jb, descritto da

p (z) = p0 z n + p1 z n−1 + . . . + pn−1 z + pn

con tutti i coefficienti pi reali, risulta

p (−jb) = p (jb)

per qualunque valore di b, come si può verificare per semplice ispezione.


Analogamente, data una funzione razionale

p (z)
G (z) =
q (z)

rapporto dei polinomi con coefficienti reali p (z) e q (z), si ha

G (−jb) = G (jb)

per qualunque valore di b.


Considerata poi l’equazione polinomiale di grado n

p (z) = p0 z n + p1 z n−1 + . . . + pn−1 z + pn = 0 , p0 6= 0 (9)

nella quale i coefficienti pi sono generici numeri complessi (quindi non necessa-
riamente reali), il numero delle sue radici è sempre pari a n, pur di tenere conto

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della loro molteplicità (teorema fondamentale dell’algebra). Pertanto, se esse si


denotano con ri , i = 1, 2, . . . , n, si può scrivere
n
Y
p (z) = p0 (z − ri )
i=1

È opportuno rilevare come un risultato di questo genere non sussista se si cercano


le radici dell’Equazione (9) nell’ambito dei numeri reali; pertanto il contesto
più adeguato per lo studio delle equazioni polinomiali è proprio quello che fa
riferimento ai numeri complessi.
Infine, si dimostra che, se in particolare i coefficienti pi sono numeri reali,
allora le radici ri sono reali o complesse coniugate a coppie.

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