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1980
1982
1984
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
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2004
2006
2008
1951
1963
1970
1975
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da 16.866,5 a 18.954,2
da 18.954,2 a 26.652,3
da 26.652,3 a 30.456
da 30.456 a 33.833,8
(colori più scuri corrispondono a valori più elevati)
CN e un tasso di occupazione della popolazione inferiore del 30%. I divari tra le re-
gioni sono marcati anche all’interno del Mezzogiorno. Calabria, Campania, Puglia e
Sicilia occupano le posizioni più arretrate (figura 2).
Il PIL pro capite della Calabria è pari a circa la metà di quello della Lombardia.
12 Escludendo l’apporto della pubblica amministrazione, il divario è ancora più ampio:
il PIL del settore privato è in Calabria il 40% di quello lombardo. L’andamento del PIL
nelle regioni meridionali si differenzia da quello della maggior parte delle altre re-
gioni dell’UE in ritardo di sviluppo (figura 3). Tra il 1995 e il 2006, mentre il
Mezzogiorno ha perso terreno rispetto alla media europea, le altre regioni hanno mi-
gliorato la loro posizione relativa. Vi ha influito la bassa crescita dell’economia ita-
liana: il Mezzogiorno è un’area in difficoltà in un paese in difficoltà.
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40
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MEZZOGIORNO REGIONI EUROPEE IN RITARDO
1995 2006
Nota: le regioni europee considerate sono quelle che presentavano un prodotto pro capite inferiore alla media europea nel 1995 (UE 27).
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da 42,5 a 49,6
da 49,6 a 63,8
da 63,8 a 65,4
da 65,4 a 70,2
da 2,8 a 3,7
da 3,7 a 5
TASSO DI ATTIVITÀ
da 5 a 11,1
da 48,7 a 55,8 da 11,1 a 13,8
da 55,8 a 67,5
da 67,5 a 68,9
(colori più scuri equivalgono a più occupazione,
da 68,9 a 72,6 maggiore attività e minore disoccupazione)
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Questi divari si riflettono sui flussi migratori: ogni anno circa 120.000 persone si spo-
stano dal Mezzogiorno al CN, circa 65.000 effettuano il percorso inverso (figura 5).
Emigrano prevalentemente giovani tra i 25 e i 34 anni, molti di essi hanno il diplo-
ma o la laurea. Alle differenze nei flussi migratori interni si aggiungono quelle nei
flussi dall’estero: gli immigrati tendono a concentrarsi nel CN. Nell’ultimo decennio,
al significativo aumento della popolazione del CN corrisponde la sostanziale stagna-
zione di quella delle regioni meridionali.
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120
90
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30
14
0
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Nota: emigrano prevalentemente giovani tra i 25 e i 34 anni. L’incidenza dei laureati è più che triplicata dal 1990 al 2005.
(colori più scuri corrispondono a una minore durata dei procedimenti di cognizione ordinaria di primo grado e a maggiori livelli 17
di raccolta differenziata)
1,60
PIL pro capite (numeri indice: Italia = 1)
Bolzano
1,40 Valle d’Aosta
Emilia Romagna Lombardia
Veneto Trento Lazio
1,20
Toscana
Piemonte
Marche Friuli V.G.
Liguria
1,00
Umbria
Molise Abruzzo
0,80
Basilicata Sardegna y = 0,9232x + 0,1002
Sicilia R2 = 0,9712
Calabria Campania
0,60 Puglia
0,40
0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 1,60
Nota: i divari dalla linea di proporzionalità dipendono dalla progressività dell’imposizione personale, dall’incidenza dell’evasione,
dalla struttura produttiva. RSO sta per Regione a Statuto ordinario.
Fonte: Staderini e Vadalà, 2009.
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1,80
1,60
1,40
1,20
1,00
RSO NORD
0,80
0,40
RSO SUD
0,20
0
PIE
LOM
VEN
LIG
EMR
TOS
UMB
MAR
LAZ
ABR
MOL
CAM
PUG
BAS
CAL
VDA
PA TN
PA BO
FVG
SIC
SAR
RSO Nord: € 4.900 RSO Centro: € 5.400 RSO Sud: € 5.100 (Molise: € 6.100; Puglia: € 4.800)
19
Nota: RSO sta per Regione a Statuto ordinario; RSS per Regione a Statuto speciale.
il divario è inferiore: si vai dai 9.600 euro del Mezzogiorno ai 10.900 del Centro.
Escludendo le prestazioni sociali in denaro (in larga parte pensioni, collegate alle
storie contributive dei lavoratori), la spesa è invece sostanzialmente uniforme (figura
14). Combinando entrate e spese primarie si ottiene una valutazione del saldo pri-
mario delle amministrazioni pubbliche italiane in ciascuna regione (figura 15). Tutte
le regioni meridionali registrano un disavanzo primario, che raggiunge in Calabria
quasi 4.100 euro pro capite l’anno.
All’estremo opposto vi è la Lombardia dove ogni cittadino registra un avanzo prima-
rio di 4.600 euro all’anno. I saldi riflettono soprattutto i divario di sviluppo economi-
co; vi influiscono inoltre la diversa diffusione dell’evasione fiscale (più accentuata
nel Mezzogiorno) e le differenze nei livelli di spesa.
Nel complesso, l’afflusso netto verso il Sud di risorse intermediate dall’operatore
pubblico è pari a circa il 4% del prodotto nazionale, il 16% di quello del
Mezzogiorno. Nelle regioni meridionali l’incidenza dell’impiego pubblico sulla popo-
lazione è in media più elevata che in quelle del Centro-Nord. L’incidenza del pub-
blico impiego sull’occupazione complessiva risulta invece molto più elevata nel
20 Mezzogiorno; in varie regioni un lavoratore su cinque è nel pubblico impiego.
Questa edizione del “Watch” è stata curata da Luigi Cannari e Daniele Franco. Luigi
Cannari è dirigente nel Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca
d’Italia. Nel 2010, ha scritto, con Marco Magnani e Guido Pellegrini, Critica della ra-
gione meridionale. Il Sud e le politiche pubbliche. Daniele Franco è il capo del
Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia.
1
Questa nota si basa su lavori effettuati in Banca d’Italia e pubblicati nei volumi Mezzogiorno e politi- 21
che regionali, 2009, e Il Mezzogiorno e la politica economica dell’Italia, 2010.