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CAPITOLO 1

I NUMERI NATURALI

Il sistema decimale
Originati dall’esigenza di contare, i numeri naturali rappresentano un modello
adeguato per la rappresentazione astratta d’insiemi di oggetti, e possono
essere rappresentati in molti modi. Quello largamente più diffuso è il
cosiddetto sistema decimale posizionale, o in base dieci, rappresentato dalle
cifre da 0 a 9.
Questo significa che, ad esempio, il numero 731 è diverso dal 137, pur
essendo costituiti dalle stesse cifre, perché
731= 700 + 30 +1= 7⋅102 + 3⋅101 +1⋅100 , mentre
137 =100 + 30 +7 =1⋅102 + 3⋅101 +7⋅100 .
Osservando il modo con cui i due numeri sono stati rappresentati nel
sistema decimale, è possibile dare una regola generale per la
rappresentazione di qualsiasi numero naturale:
z = an ⋅10n + an−1 ⋅10n−1 + ⋅⋅⋅ + a1 ⋅10 + a0 ,
dove i coefficienti, ovvero i termini ai ∈ {0,1,..., 9} , appartengono all’insieme
delle cifre da 0 a 9.
Notiamo che
731 : 10 = 73 e resto 1 ⇒ a0 =1,
73 : 10 = 7 e resto 3 ⇒ a1 = 3 ,
7 : 10 = 0 e resto 7 ⇒ a2 = 7 ,
e quindi, i coefficienti sono i resti delle successive divisioni del numero dato
per 10.
Questo spiega il senso della rappresentazione usuale di un numero
naturale di n+1 cifre:
z = an an−1...a1a0 .
Come è facile intuire, è possibile rappresentare i numeri naturali in una
base qualsiasi, una volta accettato che le cifre nella rappresentazione
numerica sono i resti delle successive divisioni per la base.
Per esempio, in base 3 si ha:
2

731 : 3 = 243 e resto 2,


243 : 3 = 81 e resto 0,
81 : 3 = 27 e resto 0,
27 : 3 = 9 e resto 0,
9 : 3 = 3 e resto 0,
3 : 3 = 1 e resto 0,
1 : 3 = 0 e resto 1,
quindi
731=1⋅ 36 + 0 ⋅ 35 + 0 ⋅ 34 + 0 ⋅ 33 + 0 ⋅ 32 + 0 ⋅ 31 + 2⋅ 30 =1000002
Per inciso, l’ultima rappresentazione suggerisce anche come passare dalla
base 3 alla base 10.
Il vantaggio più grande apportato dalla notazione posizionale rispetto a
quella additiva (tipo quella dei numeri romani, dove MCMXCVI = 1000 (M)
+ 900 (CM) + 90 (XC) + 5 (V) + 1 (I)), si riscontra nei calcoli con le
operazioni aritmetiche fondamentali.
Nel sistema posizionale le regole di calcolo possono essere raccolte nelle
famose tavole che, una volta memorizzate, permettono di svolgere calcoli
con relativa semplicità.

1.2 Numeri primi


Tra i numeri naturali assumono una grande importanza i cosiddetti numeri
primi, ovvero quei numeri maggiori di 1, che non ammettono divisori
diversi da se stesso e da 1.
I numeri che non sono primi si dicono composti. In generale, un numero a è
multiplo di b se esiste un numero naturale c tale che a = bc : in questo caso si
dice che b divide a e si indica con la notazione b|a .
Dalla definizione di multiplo di un numero naturale seguono i seguenti
fatti:
- d | a, d | b ⇒ d | a + b 2|6, 2|4 ⇒ 2|(6 + 4) =10 ,
- d | a ⇒ d | ac, ∀c ∈ N 3|9 ⇒ 3|9 ⋅ 2 =18 ,

- d|a, a|b, ⇒ d|b 3|6, 6|18 ⇒ 3|18 .


Caratterizziamo ulteriormente i numeri primi attraverso alcuni importanti
risultati.
3

Teorema della fattorizzazione unica: ogni numero naturale maggiore di 1


si può esprimere in un solo modo come prodotto di potenze di numeri primi.
Si tratta di un teorema fondamentale dell’aritmetica, di cui dimostreremo
tra breve soltanto l’unicità.
La ricerca dei numeri primi all’interno dell’insieme dei numeri naturali
suscita da sempre un grande interesse.
Esaminiamo un metodo molto antico, ideato dal grande scienziato
Eratostene.
Il metodo, denominato crivello di Eratostene, consente, fissato un numero
naturale N, di determinare tutti i numeri primi non superiori a N. In che
modo? Semplicemente cancellando i multipli dei numeri il cui quadrato non supera
N. Vediamo come funziona con un semplice esempio: determiniamo i
numeri primi minori di N = 36 . Cancelliamo i multipli dei numeri da 2 a 6
(in quanto il quadrato di 7 supera 40):
1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30
31 32 33 34 35 36
Il metodo ideato da Eratostene si basa sul fatto che un numero composto
minore o uguale a 36, è divisibile per un numero minore o uguale a 6.
Dimostriamo questo fatto considerando il numero n = ab ≤ 36 : se quanto
detto non fosse vero, risulterebbe a > 6 ∧ b > 6 e quindi n = ab > 36 , in
contraddizione con la scelta di n = ab ≤ 36 .
Adesso occupiamoci di stabilire quanti sono i numeri primi. La risposta a
questa domanda fu data, sempre nell’antichità, dal matematico Euclide,
ed è contenuta nel teorema che porta il suo nome, di cui, oltre
all’enunciato, daremo anche una dimostrazione. Cominciamo con il
seguente risultato di natura tecnica.
Lemma. Se a,n ∈ N ,a ≠1 e a n , allora a non divide n +1 .
Dimostrazione. Per assurdo, se a dividesse n +1 avremmo, poiché per ipotesi
a divide n, n = r ⋅ a e n +1= s ⋅ a per determinati r,s ∈ N , tali che
# n = r ⋅a
$
% n = s ⋅ a −1
( )
⇒ r ⋅ a = s ⋅ a −1 ⇒ s − r a =1. Abbiamo quindi trovato una
4

scomposizione di 1 come prodotto di interi diversi da 1, e ciò è


chiaramente impossibile. Di conseguenza a non può dividere n +1 .

Teorema (Euclide). I numeri primi sono infiniti.


Dimostrazione (Euclide IX, 20)1. Supponiamo per assurdo che l’insieme dei
numeri primi contenga una quantità finita di elementi, e sia p il maggiore
di questi (consideriamo nota la proprietà di ordinamento dell’insieme dei
numeri naturali).
Moltiplichiamo tutti i numeri primi, e aggiungiamo 1 al risultato. Il
numero n = 2⋅ 3⋅ 5⋅...⋅ p +1 così ottenuto dovrebbe essere non primo,
essendo il più grande numero primo p, e chiaramente n > p . Quindi n è
divisibile per almeno uno dei numeri primi pi : ∃q ∈ Z |n = q ⋅ pi . Allora
n −1=1⋅ 2⋅..⋅ pi ⋅...⋅ p è divisibile per pi , mentre non lo è la sua
1
formulazione equivalente n −1= q ⋅ pi −1, dal momento che ∉Z.
pi
L’insieme dei numeri primi non può quindi contenere un numero finito di
elementi, come volevasi dimostrare.
Il numero costruito nella dimostrazione suggerisce un metodo per costruire
una successione di numeri primi.
Purtroppo, ancora non sono state trovate formule per la generazione di
numeri primi. Restano tuttora irrisolti due problemi sui numeri primi:
- (congettura di Goldbach, 1742): Ogni numero pari diverso da due può
essere espresso come somma di due numeri primi,
- esistono infinite coppie di numeri primi gemelli, ovvero della forma
p, p + 2 .

Massimo comun divisore ed algoritmo euclideo


Com’è noto, dati due numeri a,b ≠ 0 ∈ Z , l’insieme degli interi, si definisce
massimo comun divisore il maggiore dei loro divisori comuni. Si considera nota
la regola per il calcolo del MCD attraverso la scomposizione in fattori
primi (giustificata, adesso, dal teorema della fattorizzazione unica): ad
esempio, se a =18 = 2⋅ 32 , b = 24 = 23 ⋅ 3 , allora MCD(18,24) = 2⋅ 3 = 6 .


1 Si tratta della proposizione 20 del libro IX degli Elementi di Euclide.
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Esiste un metodo “antico” per il calcolo del MCD: il cosiddetto algoritmo2


euclideo, basato su un procedimento iterativo.
Prima però, consideriamo il seguente risultato di carattere generale.
Teorema. Se a e b sono due interi con b > 0 , esiste un intero q tale che
a = qb + r , dove r è un intero tale che 0 ≤ r < b .
Dimostrazione. Senza eseguire la divisione ordinaria, possiamo comunque
affermare che a è multiplo di b, oppure che a è compreso tra due multipli
consecutivi di b. Nel primo caso a = qb e la tesi segue con r = 0 ; nel
"$ 0 < a − bq := r
( )
secondo bq < a < q +1 b = bq + b , da cui segue #
a − bq < b
⇒0< r <b.
%$
La seguente considerazione può essere posta a fondamento dell’algoritmo
euclideo:
Proposizione 1. Da una relazione del tipo a = qb + r segue che ogni divisore
( )
della coppia a,b , lo è anche di b,r . ( )
Dimostrazione. Sia v un divisore di ( a,b) : a = hv b = kv . Poiché
r = a − qb = hv − qkv = ( h − qk ) v ⇒ v divide r, e quindi è un divisore di (b,r ) .

Proposizione 2. Se d|r e d|b , a = bq + r , allora d|a .


Dimostrazione. d|r ⇒ ∃r # : r = dr # , d|b ⇒ ∃b# : b = db# . Di conseguenza
a = qb + r = qdb! + dr ! = d(qb! + r !) ⇒ d|a .
Supponiamo di voler determinare il MCD (24,15) .

24 =1⋅15 + 9
15 =1⋅ 9 + 6
9 =1⋅ 6 + 3
6 = 2⋅ 3 + 0
Quando l’ultimo resto è zero, il resto precedente è il MCD; nell’esempio
sopra, il MCD (24,15) è 3. In generale, il procedimento iterativo può essere
schematizzato così:


2 Per algoritmo s’intende un metodo sistematico di calcolo.
6

MCD(a,b) :
a = q1b + r1
b = q2r1 + r2
r1 = q3r2 + r3
...
rn−1 = qn+1rn + 0 ⇒ MCD(a,b) = rn ,

dal momento che rn = rn ⋅1+ 0 .


Dobbiamo giustificare l’algoritmo euclideo.
Teorema (Euclide). rn = d := MCD(a,b) .

r0 := a; r1 := b r0 = q0r1 + r2
r1 = q1r2 + r3
...
rn−2 = qn−2rn−1 + rn
rn−1 = qn−1rn
rn+1 = 0
Dimostrazione. d = MCD(a,b) ⇒ d a − qb ⇒ d r0 ,d r1 ⇒ d r2 = r0 − q0r1 . A catena,
d r3 , fino a d rn ⇒ rn ≥ d . Resta da dimostrare che rn ≤ d . Rileggiamo a
( )
ritroso l’algoritmo euclideo: rn rn−1 ⇒ rn−2 = qn−1rn + rn = 1+ qn−1 rn ⇒ rn rn−2 .
Proseguendo fino al livello iniziale segue che rn r1 = b e rn r0 = a , e quindi che

( )
rn è un divisore comune di a,b e che rn ≤ d .
La seguente proposizione segue direttamente dall’applicazione
dell’algoritmo euclideo.
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Proposizione 3. (Teorema di Bézout) Se d = MCD(a,b) , allora esistono due


numeri interi k e l tali che d = ka + lb .
La dimostrazione di questa proprietà poggia sul seguente procedimento.
24 =1⋅15 + 9 ⇒ 9 = 24 −1⋅15
15 =1⋅ 9 + 6 ⇒ 6 =15 −1⋅ (24 −1⋅15)

9 =1⋅ 6 + 3 ⇒ 3 = 24 −1⋅15 −1⋅ $%15 −1⋅ (24 −1⋅15)&' ⇒ 3 = 2⋅ 24 − 3⋅15 ⇒ k = 2 l = −3

6 = 2⋅ 3 + 0

Esempio. 3 = MCD(6,9) ⇒ ∃k = −1,l =1tali che 3 = −6 + 9 .


Dimostrazione. Consideriamo l’insieme dei numeri che si formano combinando
linearmente gli interi a e b, ovvero moltiplicando questi per un numero intero
{
e prendendone la somma; formalmente M = x = au + bv u,v ∈ Z . In }
generale, quando definiamo un insieme, occorre innanzitutto far vedere
che questo non è vuoto, cioè che contiene almeno un elemento. Nel nostro
caso è piuttosto semplice, in quanto gli interi a = a ⋅1+ b ⋅ 0 e b = a ⋅ 0 + b ⋅1
appartengono all’insieme. Inoltre, per come sono definiti gli elementi di M,
se x ∈ M ⇒ −x ∈ M ; sicuramente M contiene qualche intero positivo.
Indichiamo con m il minimo3degli interi positivi contenuti in M (quindi
esistono due numeri interi k e l tali che m = ka + lb ). Faremo vedere che
d = MCD(a,b) = m = ak + bl .
Dimostriamo innanzitutto che m x per ogni x ∈ M . Se, per assurdo, ciò
non fosse vero, esisterebbe un x ∈ M tale che x = qm + r , con 0 < r < m .
( ) ( ) (
Quindi r = x − qm = au + bv − q ak + bl ⇒ r = a u − qk + b v − ql : avremmo )
dimostrato che r ∈ M , ma ciò è impossibile perché 0 < r < m contro la
minimalità di m. Di conseguenza m divide sia a che b, quindi è un loro
divisore comune e, come tale, m ≤ d . Per dimostrare l’uguaglianza occorre
quindi far vedere che m ≥ d . Per questo scopo osserviamo che
d = MCD(a,b) implica a = a!d e b = b!d per certi a!, b! ∈ Z ; di conseguenza
( )
∀x = au + bv ∈ M si ha x = a!du + b!dv = a!u + b!v d , e quindi d = MCD(a,b)
divide ogni elemento di M, quindi m ≥ d . Abbiamo così dimostrato la tesi.

3 L’esistenza del minimo di un sottoinsieme dei numeri naturali ha un carattere assiomatico.
8

La seguente proposizione è un corollario della precedente.


Proposizione 4. Se 1= MCD(a,b) , allora esistono due numeri interi k e l tali
che 1= ka + lb .
Esempio. 1= MCD(5,9) ⇒ ∃k = 2,l = −1tali che 1= 2⋅ 5 + (−1) ⋅ 9 .
Quest’ultima proprietà è fondamentale per la dimostrazione del teorema
della fattorizzazione unica. Per questo scopo dimostriamo il seguente fatto.
Lemma: se p è primo e p|ab , allora p|a o p|b .
Dimostrazione. Facciamo vedere, per esempio, che se p non divide a,
necessariamente deve dividere b. Infatti, se
p |/ a ⇒ MCD(a, p) =1 ⇒ ∃k,l ∈ Z tali che ka + lp =1, in virtù della
proprietà 4. Moltiplicando per b l’ultima espressione e ricordando che
p|ab ⇒ ab = sp , otteniamo
kab + lbp = b ⇒ ksp + lbp = b ⇒ (ks + lb) p = b ⇒ p|b , come volevasi
dimostrare.
Il lemma può essere generalizzato al prodotto di un numero qualsiasi di
interi, e porta alla conclusione che se p divide tale prodotto, allora dovrà
dividere almeno uno dei fattori.
Esercizi
1. Dimostrare che se p|abc , allora o p|a , o p|b , o p|c .
2. Calcolare d = MCD(a,b) e la coppia di interi k e l tali che d = ka + lb
per le seguenti coppie di numeri naturali:
( ) ( ) ( )
a) 32,144 ; b) 56,212 ; c) 42,753 . Soluzioni a)d =16; k =1;l = −4 ,
b)d = 4; k = −5;l =19 , c)d = 3; k = −1;l =18 .
3. Dimostrare che, se a b e b a , allora a = ±b .

( )
4. Dimostrare che, se d ab e MCD a,d =1, allora d b .
a b
( )
5. Se d = MCD a,b , allora , sono primi tra loro.
d d
( )
6. Siano a,b ∈ N . Indicati con m = mcm a,b e con d = MCD a,b , si( )
dimostri che ab = md .
( )
7. Se p a e q a , e se MCD p,q =1 , allora pq a .
9

( )
8. (Test di primalità) p è primo se e solo se MCD a, p =1per ogni scelta
di a = 2,..., p −1.

Soluzioni
1. Se p |/ a ∧ p |/ b , allora deve necessariamente dividere c. Se così non
( )
fosse, d = MCD p,c =1 e quindi per il teorema di Bézout ∃k,l ∈ Z
tali che pk + cl =1. Moltiplicando ambo i membri per ab otteniamo
ab = abpk + abcl = (abk + ql ) p , essendo abc divisibile per p, per ipotesi.
Di conseguenza p divide ab, quindi deve dividere almeno uno dei due
fattori, mentre abbiamo supposto che p |/ a ∧ p |/ b . Di conseguenza
questa supposizione non è vera, quindi p divide almeno uno dei
fattori a, b, c come volevasi dimostrare.
2. Vedi sopra.
3. a b ⇒ b = b"a , b a ⇒ a = a"b , quindi

a! = b! =1 ⇒ a = b .
( )
a = a!b!a ⇒ a 1− a!b! = 0 ⇒ a!b! =1 ⇒
a! = b! = −1 ⇒ a = −b
( )
4. d|ab ⇒ ∃q ∈ Z tale che ab = qd ; MCD a,d =1 ⇒ ak + dl =1 , per
k,l ∈ Z . Moltiplicando per b l’ultima espressione risulta
( )
abk + dbl = b ⇒ qdk + dbl = b ⇒ qk + bl d = b e quindi d|b .

( )
5. d = MCD a,b ⇒ ∃k, h ∈ Z tali che a = kd e b = hd . Se, per assurdo,
a b
, non fossero primi tra loro, vorrebbe dire che
d d
!a b$
MCD # , & = d ' >1. Di conseguenza, potremmo scrivere
"d d %
a b
= k !d !, = h!d ! ⇒ a = (dd !) k ! e b = (dd !) h! . Avremmo così trovato un
d d
divisore comune ( dd ! ) della coppia di interi a, b più grande (essendo
a b
d ! >1) del massimo comun divisore. Di conseguenza , sono primi
d d
tra loro.
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( )
6. d = MCD a,b ⇒ ∃a#, b# ∈ Z a = a#d ∧b = b#d . Di conseguenza,
ab = ( a!d ) (b!d ) = ( a!b!d ) d . Notiamo che a!b!d = a! (b!d ) = a!b , ma anche
a!b!d = b! ( a!d ) = ab! ; di conseguenza a!b!d è il più piccolo multiplo
comune di a,b .
( )
7. Per l’esercizio precedente, se MCD p,q =1 ⇒ pq = m . Poiché m è il
minimo comune multiplo, e a è multiplo comune di p e di q, allora
m = pq a .

( ) ( )
8. ⇒ Se p è primo, allora MCD a, p =1 poiché non esiste alcun
a = 2,..., p −1 che divide p. (⇐) Per assurdo, se p non fosse primo,
allora esisterebbe a ∈1,2..., p −1 tale che p = ka , con k numero intero.
( ) ( )
Di conseguenza, MCD a , p = MCD a , ka = a >1 , contro l’ipotesi

( )
MCD a, p =1per ogni scelta di a = 2,..., p −1. Pertanto pè un numero
primo.

L’unicità della fattorizzazione di un numero naturale


Adesso possiamo dimostrare l’unicità della fattorizzazione di un numero
naturale maggiore di 1.
Dimostrazione (teorema della fattorizzazione unica). Per assurdo supponiamo
che un numero naturale maggiore di uno possa essere fattorizzato in due
modi diversi, cioè che esistano due diversi insiemi di numeri
( ) ( )
primi, p1,..., pr e q1,...,qs , tali che N = p1 p2 ... pr = q1q2 ...qs . Partiamo da
p1 : poiché divide N , e N = q1q2 ...qs , per il lemma precedente esiste
k ∈1,...,s tale che p1 divide qk ; poiché quest’ultimo è primo,
necessariamente p1 = qk . Togliamo questi due fattori dalla lista
N = p1 p2 ... pr = q1q2 ...qs , e ripetiamo il ragionamento per p2 , per p3 , fino
all’ultimo pr . In questo modo, avendoli eliminati dalla lista p1 p2 ... pr = q1q2 ...qs ,
il membro di sinistra è uguale a uno. E quello di destra? Dovrà per forza
( )
essere anch’esso uguale a uno, essendo q1,...,qs primi, quindi maggiori di
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uno. Abbiamo quindi dimostrato che, a meno dell’ordine, la


scomposizione di un numero composto è unica.

Le equazioni diofantee di primo grado


Le considerazioni fatte sul massimo comun divisore e sulle proprietà basate
sull’algoritmo euclideo sono fondamentali nella ricerca delle soluzioni intere
di equazioni algebriche di primo grado, a coefficienti razionali.
Le equazioni diofantee devono il loro nome al matematico alessandrino
Diofanto, vissuto tra il III e il IV secolo d.C. e noto come il padre dell’algebra.
Fu autore dell’opera Arithmetica. A lui si devono lo studio delle equazioni
indeterminate e lo sviluppo del simbolismo matematico.

Problema. Si calcoli, mediante l’utilizzo dell’algoritmo euclideo, il


MCD(45,24), evidenziando i vari passaggi, e determinando due numeri
interi k e l tali che MCD(45, 24) = 45k + 24l .

Soluzione.
45 = 1⋅ 24 + 21
- 24 = 1⋅ 21+ 3
21 = 7 ⋅ 3+ 0 ⇒ MCD(45, 24) = 3
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I numeri interi k e l tali che MCD(45,24) = 45k + 24l si determinano con il


noto procedimento:
45 = 1⋅ 24 + 21
24 = 1⋅ 21+ 3 ⇒ 3 = 24 −1⋅ 21 = 24 −1⋅ ( 45 −1⋅ 24) = 45(−1) + 24(2)
k = −1; l = 2
La soluzione di problemi di questo tipo può essere ricondotta a quella delle
cosiddette equazioni diofantee, dove si cercano numeri interi x e y che
soddisfano ax + by = c .
Per convincersi di quanto appena detto è sufficiente riscrivere l’enunciato
del teorema di Bézout con x,y al posto k,l e riflettere sulla somiglianza:
ak + bl = d
ax + by = d .
Si può dimostrare che un’equazione di primo grado in due incognite a
coefficienti razionali del tipo ax + by = c ammette soluzioni intere se, e soltanto se,
il termine noto c è multiplo del MCD(a,b) .
Proposizione. L’equazione diofantea ax + by = c ammette soluzioni intere se e
soltanto se d = MCD(a,b)|c .
Dimostrazione ( ⇒ ). Sia d = MCD(a,b) , allora d|a e d|b , di conseguenza
a = a!d e b = b!d . Se x := m e y := n sono soluzioni intere, allora
a!dn + b!dn = c ⇒ c|d .
( ⇐ ). Viceversa, se d|c ⇒ c = dq . Per il teorema di Bézout ∃k,l ∈ Z tali che
ak + bl = d . Se moltiplichiamo per q ambo i membri dell’ultima equazione
"$ x := kq
otteniamo (ak + bl )q = dq = c ⇒ a(kq) + b(lq) = c ⇒ # una coppia di
$% y := lq
soluzioni intere, come volevasi dimostrare.
Ad esempio, l’equazione 3x + 6y = 22 non ammette soluzioni intere perché
MCD(3, 6) = 3 /| 22 .
Ancora, l’equazione 3x − 4 y = 2 ammette soluzioni intere, mentre
l’equazione 4x + 6 y = 3 no, com’è possibile vedere anche dalla loro
rappresentazione grafica: a differenza della seconda, la prima retta passa
per punti a coordinate intere.
13

12

-20 -16 -12 -8 -4 0 4 8 12 16 20

-4

-8

-12

La proposizione appena vista permette di stabilire se un’equazione


diofantea ammette soluzioni intere, inoltre ci suggerisce un metodo per
determinarne la forma generale.
( ) ( )
Infatti, se x!, y! e x*, y * rappresentano due coppie di soluzioni

( )
dell’equazione ax + by = c , allora la coppia x0 = x! − x*, y0 = y! − y * è
soluzione della cosiddetta equazione omogenea ax + by = 0 (verificare!).
Ricapitolando, una soluzione dell’equazione di partenza può essere sempre
( )
vista come la somma di una soluzione particolare x*, y * , e di quelle
dell’equazione omogenea, cioè tutte le coppie della forma
( )
x0 = bn; y0 = −an , con n ∈ Z (verificare).

Problema. Si determinino le soluzioni intere dell’equazione 17x −15 y = 5 .


Soluzione. Innanzitutto s’individuano le soluzioni dell’equazione omogenea
# x =15n
%
associata: 17x −15 y = 0 ⇒ $ 0 n ∈ Z e si osserva che
%& y0 =17n
MCD(17,15) =1 divide il termine noto, per cui esistono infinite soluzioni
intere dell’equazione diofantea; cerchiamo una soluzione particolare
sfruttando la proprietà dell’algoritmo euclideo,
17 =1⋅15 + 2
. La coppia
(
15 = 7⋅ 2 +1 ⇒1=15 −7⋅ 2 =15 −7 17 −1⋅15 =17(−7) +15(8))
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x = −7, y = −8 è soluzione dell’equazione 17x −15 y =1 ; di conseguenza una


soluzione particolare dell’equazione 17x −15 y = 5 si otterrà moltiplicando
#% x! = −35
per 5 le soluzioni trovate: $ . Le soluzioni, espresse nella forma
&% y! = −40
" x = x! + x "$ x = −35 +15n
$ 0
# , sono # .
$% y = y! + y0 $% y = −40 +17n
Esercizi
1. Si dica per quali valori di k ∈ Z l’equazione kx +12 y = 3 ammette
soluzioni intere.
2. Problema. Un rivenditore deve stabilire quanti pezzi (indivisibili) x di
un certo prodotto deve acquistare al prezzo di 5€ / pz , sapendo che
in magazzino possono essere stoccati un massimo di 100 pezzi, che le
spese fisse ammontano a 100€ , e che rivendendone y al prezzo di
9€ / pz , deve chiudere il bilancio acquisti-vendite in pareggio.
3. Problema. Un rivenditore deve stabilire quanti pezzi (indivisibili) x di
un certo prodotto deve acquistare al prezzo di 4€ / pz , sapendo che
in magazzino possono essere stoccati un massimo di 50 pezzi, che le
spese fisse ammontano a 50€ , e che rivendendone y al prezzo di
7€ / pz , deve chiudere il bilancio acquisti-vendite in pareggio.

Soluzioni
( )
1. Indichiamo con d k = MCD k,12 : l’equazione ammette soluzioni
intere se e solo se d k |3 . Innanzitutto, poiché 12 è pari, se k è dispari
( )
MCD k,12 =1 , e l’equazione ammette soluzioni intere. Se k fosse un
multiplo di 12 o di 6 (ovvero un multiplo di un divisore di 12
maggiore di 3) l’equazione non ammette soluzioni intere perché
( )
MCD k,12 = 6n > 3 . In definitiva, l’equazione ammette soluzioni

{(
intere se e soltanto se k ≠ 6 2n +1 ,12n . ) }
2. In sintesi, l’equazione risolvente con i vincoli imposti dal problema è la
seguente:
15

# 9 y − 5x −100 = 0
%% #% x = 9n − 200 #% 0 ≤ 9n − 200 ≤100
$ 0 ≤ x ≤100 ⇒$ ⇒$ . Di
% &% y = 5n −100 %
& 5n −100 ≤ 9n − 200
0≤ y≤x
%&
conseguenza, i valori che può assumere l’intero n (e di conseguenza x e y
# 200
%n ≥
% 9
% 300 x = 25,34,43,52,61,70,79,88,97
sono: $n ≤ ⇒ 25 ≤ n ≤ 33 ⇒ .
% 9 y = 25,30,35,40,45,50,55,60,65
%n ≥ 25
%
&

3. L’equazione risolvente e i vincoli sono compendiati nel seguente


sistema misto:
16

⎧ 7 y − 4x − 50 = 0 ⎧ ⎧
⎪ x = 5 +7n y =10 + 4n 5 +7n ≥ 0
⎪⎪ ⎪
⎪ ⎪
⎨ 0 ≤ x ≤ 50 ⇒⎨ 0 ≤ x ≤ 50 ⇒ ⎨ 5 +7n ≤ 50
⎪ 0 ≤ y ≤ x⎧ ⎪5 0≤ y≤x ⎪ 10 + 4n ≥ 0
⎪⎩ ⎪ n ≥ −⎪ ⇒ n ≥ 0 ⎪⎩ 10 + 4n ≤ 5 +7n
⎪ ⎩7
x =19
⎪ 45 x = 26
⎪⎪ n ≤ ⇒n≤6
, da cui segue ⎨ 7 ⇒ n = 2,3,4,5,6 ⇒ x = 33 .
⎪ n ≥ − 10 ⇒ n ≥ −2 x = 40
⎪ 4
⎪ x = 47
⎪ n≥ 5 ⇒n≥2
⎪⎩ 3

Classi di resto
Consideriamo, all’interno dell’insieme dei numeri interi, la relazione che
associa due numeri a, b se questi danno lo stesso resto nella divisione per
uno stesso numero n. Una relazione di questo tipo si dice congruenza, ed
i numeri a, b si dicono congrui modulo n. Con la notazione di Gauss si
scrive:
17

a ≡ bmod(n) ,
e si legge “a è congruo a b modulo n”, se n|(a − b) .
La congruenza modulo n è una relazione di equivalenza sull’insieme
dei numeri interi. Verifichiamo le proprietà.

1. Proprietà riflessiva: n|0 = a − a ⇒ a ≡ a mod(n) ;


2. Proprietà simmetrica: n|(a − b) ⇒ n|−(a − b) = (b − a) ⇒ b ≡ a mod(n) ;
3. Proprietà transitiva: n|(a − b) , n|(b − c) ⇒ n|(a − b + b − c) ⇒ a ≡ c mod(n) .
Le relazioni di equivalenza operano una partizione nell’insieme in cui
sono definite, suddividendolo in sottoinsiemi, detti classi di
equivalenza, tali che:

I. L’unione di tutti i sottoinsiemi forma l’insieme di partenza;


II. L’intersezione di due qualsiasi sottoinsiemi distinti è l’insieme
vuoto;
III. Nessun sottoinsieme è vuoto.

L’insieme degli interi, con la relazione di congruenza, viene suddiviso in


classi di equivalenza dette classi di resto. L’insieme formato dalle classi
di equivalenza è detto insieme quoziente.
Lo schema seguente illustra la disposizione di tutti gli interi all’interno delle
classi di resto modulo 3.

−9 −8 −7
−6 −5 −4
−3 −2 −1
Z3 "0$ "1$ "2$
# % #% # %
3 4 5
6 7 8
9 10 11

{ }
In particolare, si denota con Z n ≡ "#0$%,"#1$%,...,"#n −1$% l’insieme quoziente
degli interi in base alla relazione di congruenza modulo n. Le classi di resto
18

! j # , con j = 0,1,2...,n −1 contengono ognuno gli interi che, nella divisione


" $
per n, danno come resto j. Il comportamento delle classi di resto rispetto
all’operazione di addizione può essere riassunto nelle cosiddette tavole di
composizione.
Vediamo come si costruiscono.
Per cominciare, occorre chiarire il significato dell’addizione !"1#$ + !"2#$ in un

{ }
determinato insieme quoziente, ad esempio Z 3 = !"0#$,!"1#$,!"2#$ .
Quest’operazione è rappresentativa dell’addizione di tutti gli interi
appartenenti alle due classi, quindi è necessario stabilire una legge di
formazione di tutti i numeri appartenenti a una determinata classe di resto.
Ricordiamo che a ∈ "#1$% se, nella divisione per 3, dà come resto 1:

( )
a ≡1mod(3) ⇒ 3 a −1 ⇒ ∃k ∈ Z a = 3k +1; analogamente
b ≡ 2mod(3) ⇒ 3 (b − 2) ⇒ ∃h ∈ Z b = 3h + 2 . In base a queste leggi di

( ) ( ) ( )
formazione possiamo scrivere !"1#$ + !"2#$ = 3k +1 + 3h + 2 = 3 h + k +1 = !"0#$ .
Riepiloghiamo in tabella:
[0] [1] [2]
(
Z 3 ,+ )
[0] !0# !1# !2#
" $ "$ " $
!1# !1# !2# !0#
"$ "$ " $ " $
!2# !2# !0# !1#
" $ " $ " $ "$
Esercizio. Scrivere la tavola di composizione per la moltiplicazione in
Z3 .
[0] [1] [2]
(
Z ,• 3 )
[0] !0# !0# !0#
" $ " $ " $
!1# !0# !1# !2#
"$ " $ "$ " $
!2# !0# !2# !1#
" $ " $ " $ "$
19

[0] [1] [2] [3]


( Z ,+) 4

[0] [0] [1] [2] [3]


[1] [1] [2] [3] [0]
[2] [2] [3] [0] [1]
[3] [3] [0] [1] [2]
L’aritmetica delle classi di resto è detta modulare. Ad esempio il quadrante
dell’orologio, dove la lettura dell’ora è modulo 12 (le 5 del mattino e le 17
del pomeriggio sono “congrue” modulo 12 perché a quell’ora le lancette
sono nella stessa configurazione
!0# = {12 − 24},!1# = {1−13},!2# = {2 −14},... ); oppure la disposizione dei
" $ "$ " $
vertici di un triangolo equilatero secondo le rotazioni di 120° attorno al
proprio centro:

Consideriamo le seguenti proprietà “aggiuntive” della congruenza: se


a ≡ a" mod(n) e b ≡ b" mod(n) , allora
4. (a ± b) ≡ ( a" ± b")mod(n) ;
5. ab ≡ a"b" mod(n) .
Esercizio. Porre a = a! + rn e b = b! + sn e verificare le proprietà 4 e 5 della
congruenza.
Riportiamo per convenienza il quadro complessivo delle cinque proprietà
della congruenza modulo n.

1. Proprietà riflessiva: n|0 = a − a ⇒ a ≡ a mod(n) ;


2. Proprietà simmetrica: n|(a − b) ⇒ n|−(a − b) = (b − a) ⇒ b ≡ a mod(n) ;
3. Proprietà transitiva: n|(a − b) , n|(b − c) ⇒ n|(a − b + b − c) ⇒ a ≡ c mod(n) .
4. Se a ≡ a" mod(n) e b ≡ b" mod(n) , allora (a ± b) ≡ ( a" ± b")mod(n) ;
5. Se a ≡ a" mod(n) e b ≡ b" mod(n) , allora ab ≡ a"b" mod(n) .
20

Le equazioni con le classi di resto


Un’interessante applicazione del metodo per la ricerca delle soluzioni
intere di un’equazione diofantea, è rappresentata dal procedimento per la
risoluzione delle equazioni con le classi di resto, ovvero equazioni del tipo
!ax # = !b# mod(n) .
" $ " $
Intanto, qual è il significato di questa scrittura? Dire [ ax ] = [b] modulo n
significa affermare che le due classi di resto coincidono, e se due numeri
appartengono alla stessa classe di resto, allora sono congrui modulo n,
quindi n divide la loro differenza:
ax − b = ny .
Di conseguenza, risolvere l’equazione !"ax #$ = !"b#$ mod(n) equivale a cercare
le soluzioni intere in x (che ci interessa) ed in y (che ci interessa meno),
dell’equazione ax − ny = b .

Esempio. Risolvere l’equazione !"14x #$ = !"21#$ mod(77) .


• In base a quanto appena accennato cerchiamo le soluzioni intere
dell’equazione 14x −77 y = 21 . Possiamo dividere ambo i membri per
7, ottenendo l’equazione equivalente 2x −11 y = 3 . Verificato che
quest’equazione ammette soluzioni intere, il metodo per la loro
"$ x =11n −15
ricerca conduce alle soluzioni # . A noi interessa
$% y = 2n − 3
x =11n −15 . Ora, poiché 15 =11+ 4 , la soluzione può essere scritta in
una forma più adeguata al contesto in cui è inserita, ovvero quello
delle classi di resto: x =11n − 4 .

Esercizi
1. Risolvere la seguente equazione: !"18x #$ = !"16#$ mod 40 .
2. (Problema 25 vecchio libro di testo). Un marziano, dopo aver visto
scritta l’equazione x 2 −16x + 41= 0 , invitato a scrivere la differenza
delle radici, scrive 10. Sapendo che i numeri tra 0 e 6 coincidono
con quelli in base 10, si dica quante dita ha il marziano.
1
3. Si attribuisca un significato alla frazione mod(7) .
4
21

1
4. Si attribuisca un significato alla frazionemod(6) .
4
5. Dimostrare che per ogni n > 0 il numero 5n + 2⋅ 3( n−1) +1è divisibile
per 8.
6. Dire a quale classe di resto modulo 5 appartiene il numero
1+ 2 + 22 + ...+ 219 .

7. (Problema 34 vecchio libro di testo) E’ dato un cesto di uova; si sa


che se si tolgono a due a due resta un uovo, se si tolgono a tre a tre
ne restano due, mentre se si tolgono a quattro a quattro ne restano
tre. Dire qual è il numero minimo di uova nel cesto.
8. (Problema 74 vecchio libro di testo). Due cercatori d’oro hanno
due grandi sacchi di pezzi d’oro. Il primo ha solo pezzi da 15
grammi, il secondo solo pezzi da 21 grammi. Può il primo pagare
al secondo un debito di 27 grammi d’oro? Potrebbe il secondo
pagare al primo un debito di 29 grammi d’oro?

Soluzioni
1. 40 | (18x −16) ⇒ 18x −16 = 40y ⇒ 9x − 20y = 8 . Le soluzioni dell’equazione
!# x = 20n
omogenea sono "
0
, una soluzione particolare è data da
#$ 0 = 9n
y
#% x! = 9 ⋅ 8 = 72
$ per cui x = 20n + 72 = 20n + 32 .
%& y! = 4 ⋅ 8 = 32

2. Indicato con n il numero di dita del marziano (si suppone che abbia
due mani, ognuna con lo stesso numero di dita), ragionando come
faremmo in base dieci scriviamo:
16 = 1⋅ n1 + 6 ⋅ n 0 ; 41 = 4 ⋅ n1 +1⋅ n 0 ; 10 = 1⋅ n + 0 ⋅ n 0 . In questo modo i
coefficienti dell’equazione di secondo grado sono
a = 1 = 1⋅ n 0 ; b = −16 = −(n + 6); c = 41 = (4n +1) , e la differenza delle radici,
Δ (n + 6)2 − 4(4n +1)
espressa dalla condizione x2 − x1 = ⇒ 10 = n = ⇒ n =8.
a 1
3. Si tratta di trovare il “reciproco di 4 modulo 7”, ovvero la classe di
resto che, moltiplicata per la classe di 4, dà come risultato la classe di
1: si tratta della classe di resto modulo 2: 1 mod(7) = [2]7 . Infatti
4
[2]7 ⋅ [ 4]7 = [8]7 = [1]7 .
22

4. Stavolta non è possibile attribuire un significato alla frazione. Infatti,


se moltiplichiamo 4 per ognuno dei numeri da 1 a 5, non otteniamo
mai un numero che, diviso per 6, dà come resto uno.
5. Dall’osservazione delle successive potenze di 5 possiamo concludere
che 5n ∈ "#5$% se n è dispari, oppure che 5n ∈ "#1$% se n è pari. Ora,
8 8
( n−1) ( n−1)
sempre per n pari, 3 ∈ #$3%& e per n dispari 3 ∈ #$1%& .
8 8
n ( n−1)
Ricapitolando, 5 + 2⋅ 3 +1 ∈ $%1&' + 2$%3&' + $%1&' = $%0&' se n è pari, e
5n + 2⋅ 3( n−1) +1 ∈ $%5&' + 2$%1&' + $%1&' = $%0&' se n è dispari. In ogni caso
giungiamo al risultato cercato.
6. Osserviamo che le classi di resto a cui appartengono le potenze di 2
che costituiscono i singoli addendi si ripetono con questa periodicità:
1 ∈ [1] 2 ∈ [ 2 ] 4 ∈ [ 4] 8 ∈ [3] 16 ∈ [1] 32 ∈ [ 2 ] 64 ∈ [ 4] 128 ∈ [3] . La
periodicità è giustificata dalle proprietà aggiuntive. Quindi la somma
fino all’addendo 219 avviene contando
!1# + !2# + !4# + !3# = !1+ 2 + 4 + 3# = !10# = !0# esattamente 5 volte. La
"$ " $ " $ " $ " $ " $ " $
somma è quindi divisibile per 5, quindi appartiene alla classe di resto
0.
7. Il numero minimo di uova N appartiene alla classe di resto 1 modulo
due, a quella 2 modulo tre, e a quella 3 modulo quattro:
N ∈ "#1$% ⇒ N = 2m +1; N ∈ "#2$% ⇒ N = 3n + 2; N ∈ "#3$% ⇒ N = 4k + 3
2 3 4

I numeri di uova possibili si ottengono risolvendo le equazioni diofantee


(a soluzioni intere!) che si ottengono uguagliando le espressioni sopra:
#% 2m − 3n =1
$ . Dalla prima equazione segue, ad esempio,
%& 2m − 4k = 2 ⇒ m − 2k =1
m = 5 e n = 3 . Sostituendo nella seconda equazione otteniamo k = 2 .
Per questi valori risulta N =11.
8. Nella transazione (con resto) indicati con x e con y il numero di pezzi
rispettivamente da 15 e da 21 grammi, per rispondere alla domanda
occorre risolvere l’equazione diofantea 15x − 21 y = 27 ⇒ 5x −7 y = 9 . Le
soluzioni sono x = 3 e y = 2 . Nel secondo caso, poiché MCD(15, 21) = 3
23

non divide 29, l’equazione risolvente 21 y −15x = 29 non ha soluzioni


intere; il pagamento non può quindi avvenire.
Il problema presentato nell’esercizio numero 7 è un caso particolare del
cosiddetto Teorema cinese del resto.
Teorema. Siano p1,..., pk numeri interi coprimi, ovvero tali che
( )
MCD pi , p j =1 per ogni i ≠ j compresi nella lista 1,2,..., k . Allora il
"
$ x ≡ b1 mod p1 ( )
$$ x ≡ b mod p
sistema # 2 ( ) 2
è risolubile simultaneamente per ogni scelta di
$ ...
$
$% x ≡ bk mod pk( )
b1,b2 ,...,bk ∈ Z .
"
$ x ≡ b1 mod p1 ( ) " x− p y =b
$ 1 1 1
" x = p y +b
$ 1 1 1
$$ x ≡ b mod p
Dimostrazione. # 2 ( ) 2
⇒#
$ x − p2 y2 = b2 $ x = p2 y2 + b2
⇒# ;
$ ... $ ... $ ...
$ $ x− p y =b $ x = p y +b
$% x ≡ bk
mod( )
p k % k k k % k k k

segue la catena di uguaglianze pi yi − p j y j = b j − bi ∀i ≠ j ∈1,2,..., k .

( ) ( )
Poiché MCD pi , p j =1 e 1 b j − bi , allora l’equazione diofantea nelle
incognite yi e y j ammette soluzioni intere.
24

“Liceo Scientifico Statale “Guido Castelnuovo”


COMPITO DI MATEMATICA
Classe III sezione E
15/10/2015

Problema
Nel frigorifero di un supermercato è contenuto un certo numero di mele
tutte uguali. Sappiamo che, se le prendiamo a 3 a 3 ne restano 2, mentre se
ne prendiamo a 5 a 5 ne resta una sola.
a) Qual è il numero minimo di mele contenute nel frigorifero?
b) In frigorifero sono contenuti 22 kg di mele acquistati al prezzo di
0,50€ kg . Sono previsti due formati per la vendita: sacchetti da 1kg
al prezzo di 2€ kg , e sacchetti da 3kg al prezzo di 1€ kg . Si trovi il
numero x di sacchetti da 1kg e quello y di sacchetti da 3kg che
devono essere venduti al fine di realizzare un guadagno di 10€ .
Rappresenta graficamente la retta associata all’equazione risolutiva
del problema, completa dei vincoli opportuni.
c) Qual è la combinazione di sacchetti da 1kg e da 3kg che lascia in
frigorifero il minor numero di mele? E quella più vantaggiosa per il
venditore? Prova a commentare i risultati ottenuti.

Quesiti
1. Esistono delle analogie tra la sequenza dei vertici di un triangolo
equilatero, ottenuta in seguito a successive rotazioni di 120°
rispetto al centro, e l’operazione di addizione in Z 3 ?
2. Risolvere in Z 6 l’equazione !"3x #$ = !"14#$ .
3. Dimostrare che l’equazione diofantea ax + by = c ammette soluzioni
( )
intere se e solo se d = MCD a,b divide il termine noto c.
25

CORREZIONE
Problema
a) Qual è il numero minimo di mele contenute nel frigorifero?
• Il prelievo di mele dal frigorifero è un problema di congruenza di interi; indicato
con N il numero di mele contenute in frigorifero, risulta
$
() (
& N ≡ 2mod 3 ⇒ N − 2 = 3x
%
) ⇒ 3x + 2 = 5 y +1. Si tratta quindi di
() (
& N ≡1mod 5 ⇒ N −1 = 5 y
' )
cercare tra le soluzioni dell’equazione diofantea 5 y − 3x =1 , quella che restituisce
il minimo valore di N. Le soluzioni dell’omogenea sono
x0 = 5n x = 5n + 3 N = 5 y +1=15n +11
n∈Z ⇒ ⇒ . La condizione
y0 = 3n y = 3n + 2 N = 3x + 2 =15n +11
N ≥ 0 restituisce 15n +11≥ 0 ⇒ n ≥ 0 ⇒ N min =11.
b) La funzione di bilancio è 2x + 3 y −11=10 ⇒ 2x + 3 y = 21. I vincoli riguardano
la quantità disponibile di mele in frigorifero, x + 3 y ≤ 22 , e la positività del
# 2x + 3 y = 21
%%
numero di sacchetti per questioni pratiche. In definitiva: $ x + 3 y ≤ 22 .
%
%& x ≥ 0, y ≥ 0
Procediamo con ordine; per quanto riguarda l’equazione 2x + 3 y = 21 , si ha che

( )
1= MCD 3,2 |21 ⇒ x =12, y = −1 è una soluzione particolare da
aggiungere a quella dell’equazione omogenea x0 = −3n, y0 = 2n per ottenere
"$ x = −3n +12
# n ∈ Z . Scriviamo adesso il sistema dei vincoli al fine di
$% y = 2n −1
determinare i valori interi di n che restituiscono soluzioni x, y
accettabili:
$ −3n +12 + 6n − 3 ≤ 22 $ 3n ≤13
& & 1
% −3n +12 ≥ 0 ⇒ % 3n ≤12 ⇒ ≤ n ≤ 4 ⇒ n =1,2,3,4 . Le
& & 2n ≥1 2
2n −1≥ 0 '
'
26

soluzioni corrispondenti ai valori di n ammissibili sono in definitiva:


( ) ( ) ( )
n =1 ⇒ 9,1 ;n = 2 ⇒ 6,3 ;n = 3 ⇒ 3,5 ;n = 4 ⇒ 0,7 . ( )
c) La combinazione di sacchetti dei due formati che lascia in frigorifero il minor
( )
numero di mele è 0,7 perché corrisponde alla vendita di 3kg ⋅7 = 21kg di mele,
facendone restare 1kg soltanto in frigorifero. Il motivo è da ricercarsi nella
convenienza del formato più grande rispetto a quello più piccolo. L’informazione
( )
può essere dedotta dall’osservazione del grafico, essendo la soluzione 0,7 quella
più vicina alla retta che delimita il semipiano x + 3 y ≤ 22 .

Quesiti
1. Sì, le analogie esistono. Infatti, se associamo alla rotazione di 120° rispetto al
centro del triangolo equilatero la classe di resto [1], a quella di 240° la classe [2], e
a quella di 360° la classe [0], possiamo associare alla composizione di rotazioni
successive l’operazione di addizione in Z 3 ed ottenere una tavola di composizione
del tutto analoga.
( )
2. !"3x #$ = !"14#$ ⇒ 3x ≡14 mod(6) ⇒ 6| 3x −14 ⇒ 3x −14 = 6 y . Occorre
quindi cercare soluzioni intere dell’equazione 3x − 6 y =14 . Poiché
MCD(6,3) = 3 |14/ , l’equazione non ammette soluzioni intere; di conseguenza
l’equazione !"3x #$ = !"14#$ non ammette soluzioni in Z 6 .
3. Dimostrazione ( ⇒ ). Sia d = MCD(a,b) , allora d|a e d|b , di conseguenza a = a!d
e b = b!d . Se x := m e y := n sono soluzioni intere, allora a!dn + b!dn = c ⇒ d|c .
( ⇐ ). Viceversa, se d|c ⇒ c = dq . Per il teorema di Bézout ∃k,l ∈ Z tali che
ak + bl = d . Se moltiplichiamo per q ambo i membri dell’ultima equazione
27

"$ x := kq
otteniamo (ak + bl )q = dq = c ⇒ a(kq) + b(lq) = c ⇒ # una coppia di
%$ y := lq
soluzioni intere, come volevasi dimostrare.
Approfondimento: il binomio di Newton e la divisibilità
Quanto visto finora costituisce uno strumento utile per stabilire criteri
generali di divisibilità. Nel caso delle potenze, può essere vantaggioso
conoscere il cosiddetto binomio di Newton, un’espressione del tipo (a + b)n . Lo
sviluppo della potenza di questo binomio può essere associato al cosiddetto
“triangolo di Tartaglia”, con il quale vengono rappresentati (a meno del
segno) i coefficienti dello sviluppo:
1
1 2 1 ⇒ (x + y)2 = x 2 + 2xy + y2
1 3 3 1 ⇒ (x + y)3 = x 3 + 3x 2 y + 3xy2 + y3 .
1 4 6 4 1 ⇒ (x + y)4 = x 4 + 4x 3 y + 6x 2 y2 + 4xy3 + y 4
...
Osserviamo ad esempio l’ultimo sviluppo: se portiamo il termine x 4 a
sinistra otteniamo
(x + y)4 − x 4 = 4x 3 y + 6x 2 y2 + 4xy3 + y 4 = y ⋅ (4x 3 + 6x 2 y + 4xy2 + y3 ) := y ⋅ m ;
4
da questo segue che y| x + y − x 4 e quindi, in generale, y|(x + y)n − x n .
( )
Esempio. Dimostrare che 5n −1 è divisibile per 4.
• Poiché 5 = 4 +1 , possiamo scrivere 5n −1 = (4 +1)n −1 . Per quanto osservato
in precedenza, 4 divide (4 +1)n −1n , ovvero 5n −1 , come volevasi
dimostrare.
• Oppure: poiché 5 ∈ [1] mod(4) , per la proprietà “aggiuntiva” 5, tutte le
potenze di 5 appartengono alla classe di resto [1] modulo 4, da cui
segue che 4 divide 5n −1 .

Un criterio per la divisibilità


La proprietà 5 della congruenza modulo n permette di determinare i resti
delle divisioni delle successive potenze di 10 per un numero dato. Per
esempio, poiché 10 ≡ −1mod(11) , allora 10 2 ≡ (−1)2 mod(11) , e così via. Di
n
conseguenza, se z = an an−1...a0 = ∑ ak 10 k , la sua classe di resto modulo 11 è
k=0
28

" 11 % n n n
" k% " k%
[ z ] = $∑ ak 10 ' = ∑#ak 10 & = ∑[ ak ]#10 & = ∑ ak (−1)k
k
. Morale, un numero intero è
# k=0 & k=0 k=0 k=0

divisibile per 11 se la somma delle cifre a segno alterno è zero. Per esempio,
z = 121 ⇒ [ z ] = 1− 2 +1 = 0 .
Analogamente possiamo stabilire criteri di divisibilità per 3 o per 9. Infatti,
10 ≡ 1mod(3) , e pure 10 ≡ 1mod(9) . Questo significa che la verifica della
divisibilità viene condotta sulla somma delle cifre: se questa è multipla di 3,
o di 9, allora il numero è divisibile per 3 o per 9.
Come ultimo caso, studiamo la divisibilità per 7. Risulta:
10 ≡ 3mod(7) ⇒ 10 2 ≡ 2 mod(7) ⇒ 10 3 ≡ (−1)mod(7) ⇒
10 4 ≡ (−3)mod(7) ⇒ 10 5 ≡ (−2)mod(7) ⇒ 10 6 ≡ 1mod(7)

Esercizi
1. Determinare a quale numero compreso tra 0 e 6 è congruo modulo 7 il
numero 11⋅18⋅ 2322 ⋅13⋅19 .
2. Determinare un criterio di divisibilità per 4, e per 5.

Il “piccolo” teorema di Fermat4


Un importante criterio di divisibilità è fornito dal seguente risultato.
Teorema (Fermat). Se p è primo e p /| a , allora a p−1 ≡1mod( p) .
Facciamo precedere la dimostrazione da un esempio numerico.
Siano a = 6, p = 5 . Evidentemente p è un numero primo che non divide a;
inoltre risulta a p−1 = 65−1 =1296 ≡1mod(5) . Osserviamo che i numeri
1⋅ 6,2⋅ 6,3⋅ 6,4 ⋅ 6 non sono divisibili per 5. Infatti, non essendo 6 divisibile
per 5, dovrebbero esserlo gli interi 1,2,3,4 cosa chiaramente impossibile dal
momento sono numeri minori del numero primo 5. Inoltre, i numeri
1⋅ 6,2⋅ 6,3⋅ 6,4 ⋅ 6 non sono nemmeno congruenti tra loro modulo 5,
sempre per quanto appena detto. Ne consegue che i numeri
1⋅ 6,2⋅ 6,3⋅ 6,4 ⋅ 6 sono congruenti ai numeri 1,2,3,4 in un determinato
ordine (un resto, nella divisione per 5, devono pur averlo!). In particolare


4 Pierre de Fermat (1601-1665) matematico e magistrato francese.
29

1⋅ 6 ≡1mod(5)
2⋅ 6 ≡ 2mod(5)
.
3⋅ 6 ≡ 3mod(5)
4 ⋅ 6 ≡ 4 mod 5 ()
Se moltiplichiamo i numeri 1⋅ 6,2⋅ 6,3⋅ 6,4 ⋅ 6 tra loro e riscriviamo
opportunamente il risultato otteniamo 1⋅ 2⋅ 3⋅ 4 ⋅ 64 . Sempre per la
( )
primalità di 5, e per il fatto che 5 non divide 6,
(1⋅ 2⋅ 3⋅ 4 ⋅ 64 ≡ 1⋅ 2⋅ 3⋅ 4 mod 5 da cui segue 64 ≡1mod 5 . Abbiamo
) ( ) () ()
verificato il piccolo teorema di Fermat, gettando le basi per comprenderne
la dimostrazione.
Prima di passare alla dimostrazione generale del teorema, consideriamo il
caso a = 4, p = 7 e vediamo come si associano alle classi di resto modulo 7 i
numeri 1⋅ 4,2⋅ 4,3⋅ 4,4 ⋅ 4,5⋅ 4,6 ⋅ 4 .

a=4 p =7
1⋅ 4 2⋅ 4 3⋅ 4 4 ⋅ 4 5⋅ 4 6 ⋅ 4
.
↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓
#4% #1% #5% #2% #6% #3%
$ &7 $ &7 $ &7 $ &7 $ &7 $ &7

Non di rado i risultati proposti dal grande matematico francese erano


sprovvisti della dimostrazione, basti pensare al celeberrimo Ultimo teorema di
Fermat. La dimostrazione proposta del (piccolo) teorema di Fermat è del
1808 ed è opera di Ivory5, successivamente ripresa da Dirichlet6 nel 1828.
Dimostrazione.
Si tratta di generalizzare il procedimento visto nell’esempio numerico
appena visto. I numeri 1a,2a,3a,...,( p −1)a non sono divisibili per p. Infatti,
non essendo a divisibile per p, dovrebbero esserlo gli interi 1,2,3,4,..., p −1,
cosa chiaramente impossibile dal momento sono numeri minori del
numero primo p. Inoltre, i numeri 1a,2a,3a,...,( p −1)a non sono nemmeno
congruenti tra loro modulo p, sempre per quanto appena detto. Ne

5 James Ivory (1765-1842) matematico e astronomo scozzese.
6 Johann Peter Gustav Lejeune Dirichlet (1805-1859) matematico tedesco.
30

consegue che i numeri 1a,2a,3a,...,( p −1)a sono congruenti ai numeri


1,2,3,4,..., p −1 in un determinato ordine (un resto, nella divisione per p,
devono pur averlo!). Se moltiplichiamo i numeri 1a,2a,3a,...,( p −1)a tra
loro e riscriviamo opportunamente il risultato otteniamo
(1⋅ 2⋅...⋅ p −1 ⋅ a p−1 . Sempre per la primalità di p, e per il fatto che p non
)
divide a, 1⋅ 2⋅...⋅ p −1 ⋅ a p−1 ≡ 1⋅ 2⋅...⋅ p −1 mod p da cui segue
( ) ( ) ()
a p−1 ≡1mod p , come volevasi dimostrare.
()
Forniamo, senza dimostrazione, il seguente teorema, utile per risolvere
questioni legate alla divisibilità.

Teorema (Wilson). Se p è un numero primo, allora il prodotto


( ) ( )
1⋅ 2⋅....⋅ p −1 ≡ −1 mod p . ()
Esempio. Si trovi un numero divisibile per 7 che dà sempre resto 1 se diviso
per 2,3,4,5,6.
I divisori suggeriscono di formare il prodotto 2⋅ 3⋅ 4 ⋅ 5⋅ 6 che, per il
teorema di Wilson, è congruo a -1 modulo 7. Pertanto 7 2⋅ 3⋅ 4 ⋅ 5⋅ 6 +1 . Il
numero cercato è evidentemente N = 2⋅ 3⋅ 4 ⋅ 5⋅ 6 +1= 721.
Esercizi
1. Si stabilisca se 3155 + 2 è divisibile per 7.
2. Un numero è divisibile per tre se la somma delle cifre è un multiplo
di tre. Giustificare quest’affermazione.
3. E’ dato il numero intero z = 3n5 = 3⋅102 + n ⋅101 + 5 , con
n appartenente all’insieme di cifre da 0 a 9. Determina i valori di
n tali che z :
a) Sia divisibile per 3;
b) Sia divisibile per 7;
c) Sia divisibile per 5;
d) Dia resto 1 nella divisione per 11;
e) Dia resto 4 nella divisione per 13.

4. Determinare tutti i numeri che nella divisione per 4 danno resto 3,


nella divisione per 7 danno resto 2, nella divisione per 5 danno resto
4.
31

5. Determinare a quale numero compreso tra 0 e 4 è congruo modulo 5


il numero 11⋅18⋅ 2322 ⋅13⋅19 .
6. Teorema (Wilson). Se p è un numero primo, allora il prodotto
( ) ( ) ()
1⋅ 2⋅....⋅ p −1 ≡ −1 mod p . Si trovi un numero divisibile per 5 che
dà come resto 1 se diviso per 2,3,4 .
7. Si trovi la classe di resto del numero 3155 + 2 nella divisione per 5.

Soluzioni
1. Risulta MCD (3, 7) = 1 . Poiché 7 è un numero primo, si può applicare il
teorema di Fermat: 36 ≡1mod7 . Ora,
155 = 25⋅ 6 + 5 ⇒ #$3155 %& = #$325⋅6 ⋅ 35 %& = #$35 %& = #$5%& . Allora
!3155 + 2# = !5# + !2# = !0#. Il numero 3155 + 2 è quindi divisibile per 7.
" $ " $ " $ " $
n n
2. Si osserva che 10 ≡1mod3 ⇒ #$10%& = #$1%& ⇒ #$10n %& = #$10%& = #$1%& = #$1%& , di
conseguenza un qualsiasi numero intero
z = an an−1...a0 = an10n + an−110n−1 + ...+ a0 , è tale che !"z#$ = !"an + an−1 + ...a0 #$ ,
come volevasi dimostrare.

3. a) Si applica il criterio di divisibilità per tre:


⎧ k = 3+ m
3 + 5 + n = 3k ⇒ ⎨ ⇒ n =1,4,7 . b) In questo caso si ricorre
⎩ n =1+ 3m
alle proprietà 4 e 5 della congruenza:
⎡3⋅102 + n ⋅101 + 5⎤ = ⎡3⋅ 2 + n ⋅ 3 + 5⎤ = ⎡3n +11⎤ = ⎡3n + 4⎤ , da cui
⎣ ⎦ ⎣ 7
⎦ ⎣ 7⎦ ⎣ ⎦ 7 7
⎧ k =1+ 3m
segue 3n + 4 = 7k ⇒ 7k − 3n = 4 ⇒ ⎨ ⇒ n =1,8 . c)
⎩ n =1+7m
n = 0,1,2,3,4,5,6,7,8,9 . d)
⎡3⋅102 + n ⋅101 + 5⎤ = ⎡3⋅1+ n ⋅ (−1) + 5⎤ = ⎡8 − n⎤ ≡ ⎡1⎤ ⇒ n = 7 . e)
⎣ ⎦11 ⎣ ⎦11 ⎣ ⎦11 ⎣ ⎦11
⎡3⋅102 + n ⋅101 + 5⎤ = ⎡3⋅ 9 + n ⋅10 + 5⎤ = ⎡6 +10n⎤ ≡ ⎡4⎤ ⇒ n = 5 .
⎣ ⎦13 ⎣ ⎦13 ⎣ ⎦13 ⎣ ⎦13

4.
32

⎧ N ≡ 3mod(4) ⎧ N = 4x + 3
⎪⎪ ⎪ ⎧⎪ 4x + 3 = 7 y + 2
⎨ N ≡ 2mod(7) ⇒ ⎨ N = 7 y + 2 ⇒ ⎨ ⇒
⎪ ⎪ ⎪⎩ 7 y + 2 = 5z + 4
⎪⎩ N ≡ 4 mod(5) ⎩ N = 5z + 4

⎪ x = −2 +7n
7 y − 4x =1 ⇒ ⇒ N = 28n − 5
⎪⎪ y = −1+ 4n
⎨ ⇒ 28n − 5 = 35m − 26
⎪ y = −4 + 5m
⎪ 7 y − 5z = 2 ⇒ ⇒ N = 35m − 26
⎪⎩ z = −6 +7m

35m − 28n = 21 ⇒ 5m − 4n = 3 ⇒ m = 3 + 4h ⇒ N = 35 3 + 4h − 26 = 79 +140h ( )


n = 3 + 5h

5. ⎡⎣11⋅18 ⋅ 2322⋅13⋅19⎤⎦ = ⎡⎣11⎤⎦ ⎡⎣18⎤⎦ ⎡⎣2322⎤⎦ ⎡⎣13⎤⎦ ⎡⎣19⎤⎦ = ⎡⎣1⎤⎦ ⎡⎣3⎤⎦ ⎡⎣2⎤⎦ ⎡⎣3⎤⎦ ⎡⎣4⎤⎦ = ⎡⎣2⎤⎦
5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5

6. Per il teorema di Wilson, se p = 5 allora


()
2⋅ 3⋅ 4 ≡ −1mod 5 ⇒ 5 (2⋅ 3⋅ 4 +1) . Ora, 2⋅ 3⋅ 4 +1= 25 è un numero
divisibile per 5 ed è tale che 25 −1= 2⋅12 = 3⋅ 8 = 4 ⋅ 6 , di conseguenza
() ()
25 ≡1mod 2 , 25 ≡1mod 3 , 25 ≡1mod 4 , come volevasi ()
dimostrare.
7. Osserviamo la seguente corrispondenza tra le potenze di due e le
classi di resto modulo
1 2 4 8 16 32 64 128 256
5 ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ ⎡ ⎤ . Si nota
⎣1⎦5 ⎣2⎦5 ⎣−1⎦5 ⎣−2⎦5 ⎣1⎦5 ⎣2⎦5 ⎣−1⎦5 ⎣−2⎦5 ⎣1⎦5
una ripetizione di “periodo 4” della sequenza ⎡⎣1⎤⎦ ,⎡⎣2⎤⎦ ,⎡⎣−1⎤⎦ ,⎡⎣−2⎤⎦ : in
5 5 5 5

particolare le potenze del tipo 24n confluiscono tutte nella classe di


resto ⎡⎣1⎤⎦ . Ora, poiché 155 =156 −1e 156 = 4 ⋅ 39 , allora 2155 ∈ ⎡⎣−2⎤⎦ .
5 5
In definitiva, poiché
⎡3⎤ = ⎡−2⎤ ⇒ ⎡3155 ⎤ = ⎡ −2 ⎤ = ⎡−1⎤ ⎡2155 ⎤ = ⎡−1⎤ ⎡−2⎤ = ⎡2⎤ , e
155
⎣ ⎦5 ⎣ ⎦5 ⎣ ⎦5 ⎢⎣ ( )
⎥⎦ ⎣ ⎦5 ⎣ ⎦5 ⎣ ⎦5 ⎣ ⎦5 ⎣ ⎦5
5

quindi ⎡⎣3155 + 2⎤⎦ = ⎡⎣3155 ⎤⎦ + ⎡⎣2⎤⎦ = ⎡⎣2⎤⎦ + ⎡⎣2⎤⎦ = ⎡⎣4⎤⎦ = ⎡⎣−1⎤⎦ . Oppure,
5 5 5 5 5 5 5
33

applicando iterativamente il piccolo teorema di Fermat:


5 5
( ) ( )
3155 = 35 ⋅ 330 ≡ 35 ⋅ 330 = 35 ⋅ 36 ≡ 35 ⋅ 36 = 35 ⋅ 35 ⋅ 3 ≡ 3⋅ 3⋅ 3 ≡ 2mod(5)
. Di conseguenza ⎡⎣3155 + 2⎤⎦ = ⎡⎣2 + 2⎤⎦ = ⎡⎣4⎤⎦ .
5 5 5

“Liceo Scientifico Statale “Guido Castelnuovo”


COMPITO DI MATEMATICA
Classe III sezione E
12/11/2015
Problema
In uno strano paese circolano solo monete da 2€ e banconote da 5€, e ogni
transazione ha per valore un numero intero N di euro.
a) Dimostra che ogni transazione del valore di N euro può essere
eseguita scambiando x monete da 2€ e y banconote da 5€. (Si tratta di
dimostrare che l’equazione 2x + 5 y = N ammette soluzione ∀x, y ∈ Z …).
Quale significato attribuiresti alle soluzioni negative dell’equazione
2x + 5 y = N ? Considera il caso particolare 2x + 5 y =13 .
b) Utilizza il “linguaggio” delle classi di resto per determinare il minimo
importo positivo che, se pagato con monete da 2€ dà come resto 1€,
e se pagato con banconote da 5€ dà come resto 3€.
c) Possediamo un numero x di monete inferiore a quello y di banconote
e dobbiamo pagare un importo di 40€. In quanti modi è possibile
pagare tale importo? Rappresentare l’ equazione risolvente e i vincoli
mediante un diagramma cartesiano.
Quesiti
1. Si determini il valore delle costanti intere a,b tali che
(x − a)(x − b)(x − 6) = x 3 − 5x 2 − 8x +12 .
2. E’ dato il numero naturale di quattro cifre z =15x2 . Si
determinino i possibili valori delle cifre delle decine tali che
z ≡ 3mod(7) . E se il numero fosse stato z = yx2 , per quali valori
delle cifre x e y sarebbe stato divisibile per 7?
3. Nelle ipotesi del teorema di Fermat (di cui si chiede l’enunciato) si
trovino i possibili valori dell’intero a tali che i numeri
1a,2a,...,( p −1)a appartengano rispettivamente alle classi di resto
34

⎡1⎤ ,⎡2⎤ ,...,⎡ p −1⎤ (Si tratta di risolvere l’equazione


⎣ ⎦p ⎣ ⎦p ⎣ ⎦p
na = n mod( p) n =1,2,..., p −1 …).

CORREZIONE
Problema
In uno strano paese circolano solo monete da 2€ e banconote da 5€, e ogni
transazione ha per valore un numero intero N di euro.
a) Dimostra che ogni transazione del valore di N euro può essere
eseguita scambiando x monete da 2€ e y banconote da 5€. (Si tratta
di dimostrare che l’equazione 2x + 5 y = N ammette soluzione
∀x, y ∈ Z …).
Quale significato attribuiresti alle soluzioni negative dell’equazione
2x + 5 y = N ? Considera il caso particolare 2x + 5 y =13 .
( )
• Poiché MCD 2,5 =1 N per ogni valore di N, l’equazione
2x + 5 y = N ammette soluzione ∀x, y ∈ Z . Nel caso particolare
⎧⎪ x = 4 − 5n
2x + 5 y =13 risulta in generale ⎨ n ∈ Z . La soluzione
⎪⎩ y =1+ 2n
corrispondente a n =1 ad esempio, corrisponde al caso in cui l’importo
di 13€ viene pagato con 3 monete da 5€, ricevendo come resto ( x = −1)
una moneta da 2€.
b) Utilizza il “linguaggio” delle classi di resto per determinare il
minimo importo positivo che, se pagato con monete da 2€ dà
come resto 1€, e se pagato con banconote da 5€ dà come resto 3€.
• Si tratta di una classica applicazione del teorema cinese del resto. Indicato
con N il generico importo, si ha
⎧⎪ N ≡1mod(2) ⎧⎪ N −1= 2x x = 6 + 5n
⎨ ⇒⎨ ⇒ 2x − 5 y = 2 ⇒ ⇒ N =13€
⎪⎩ N ≡ 3mod(5) ⎩⎪ N − 3 = 5 y y = 2 + 2n
Poiché non esistono monete da 1€, il problema non ammette soluzione
positiva, come richiesto.
c) Possediamo un numero x di monete inferiore a quello y di
banconote e dobbiamo pagare un importo di 40€. In quanti modi
è possibile pagare tale importo? Rappresentare l’equazione
risolvente e i vincoli mediante un diagramma cartesiano.
35

• L’equazione risolvente e i vincoli si possono riassumere attraverso il


⎧ 2x + 5 y = 40
⎪⎪
seguente sistema misto: ⎨ x< y ( )
. Si ha MCD 2,5 =1 40 ,

⎪⎩ x ≥ 0, y ≥ 0
⎧⎪ x = 40 − 5n
quindi ⎨ . Imponiamo quindi il rispetto dei vincoli
⎪⎩ y = −8 + 2n
⎧ 48
⎧ 40 − 5n < −8 + 2n ⎪ n>
⎪⎪ 7
⎪ x=5 y=6
⎨ 40 − 5n ≥ 0 ⇒ ⎨ n ≤ 8 ⇒ n = 7,n = 8 ⇒ .
⎪ −8 + 2n ≥ 0 ⎪ n≥4 x=0 y=8
⎩ ⎪
⎪⎩

Quesiti
1. Si determini il valore delle costanti intere a,b tali che
(x − a)(x − b)(x − 6) = x 3 − 5x 2 − 8x +12 .
• Si applica il Principio di identità dei polinomi dopo aver svolto i prodotti al
membro di sinistra:
x 3 − a + b + 6 x 2 + ab + 6a + 6b x − 6ab = x 3 − 5x 2 − 8x +12 , da cui segue il
( ) ( )
⎧ a+b+6 = 5
⎪ ⎧⎪ ⎧⎪ a = −2,b =1
sistema ⎨ ab + 6a + 6b = −8 ⇒ ⎨ a + b = −1 ⇒⎨ .
⎪ −6ab =12 ⎪⎩ ab = −2 ⎪⎩ a =1,b = −2

2. E’ dato il numero naturale di quattro cifre z =15x2 . Si
determinino i possibili valori delle cifre delle decine tali che
36

z ≡ 3mod(7) . E se il numero fosse stato z = yx2 , per quali valori


delle cifre x e y sarebbe stato divisibile per 7?
• Nella divisibilità per 7 risulta
⎡10⎤ = ⎡3⎤ ⇒ ⎡102 ⎤ = ⎡2⎤ ⇒ ⎡103 ⎤ = ⎡−1⎤ ; in virtù delle proprietà della
⎣ ⎦ ⎣ ⎦ 7 7⎣ ⎦ ⎣ ⎦ 7 7 ⎣ ⎦ ⎣ ⎦7 7
congruenza risulta
⎡z⎤ = ⎡1⋅103 + 5⋅102 + x ⋅10 + 2⎤ = ⎡−1+10 + 3x + 2⎤ = ⎡3x + 4⎤ ; di
⎣ ⎦7 ⎣ ⎦ ⎣ ⎦7 ⎣ ⎦7
conseguenza, z ≡ 3mod(7) se e solo se
0 ≤ x = 2 +7n ≤ 9
3x + 4 − 3 = 7 y ⇒ 7 y − 3x =1 ⇒ ⇒ n = 0,1 . I numeri
y =1+ 3n
interi richiesti sono quindi z =1522 e z =1592 . Nel secondo caso risulta
⎡z⎤ = ⎡ y ⋅102 + x ⋅10 + 2⎤ = ⎡2 y + 3x + 2⎤ ⇒ 2 y + 3x + 2 = 7k .
⎣ ⎦ ⎣
7 ⎦ ⎣ ⎦
7
L’appartenenza di x e di y al gruppo di cifre 0,1,…,9 porta ad escludere
valori negativi per l’intero k. Risolviamo quindi l’equazione
0 ≤ x =1− 3n ≤ 9
2x + 3 y + 2 = 7 ⇒ 2x + 3 y = 5 ⇒ ⇒ n = 0 . In
0 < y =1+ 2n ≤ 9
conclusione, il più piccolo numero della forma z = yx2 è z =112 . Il
vincolo di avere 2 come cifra delle unità porta a concludere che tutti i
numeri della forma z = yx2 divisibili per 7 sono z =112 +70k , con
k = 0,...,12 .

3. Nelle ipotesi del teorema di Fermat (di cui si chiede l’enunciato) si


trovino i possibili valori dell’intero a tali che i numeri
1a,2a,...,( p −1)a appartengano rispettivamente alle classi di resto
⎡1⎤ ,⎡2⎤ ,...,⎡ p −1⎤ (Si tratta di risolvere l’equazione
⎣ ⎦p ⎣ ⎦p ⎣ ⎦p
na = n mod( p) n =1,2,..., p −1 …).
• Teorema (Fermat): Se p è un numero primo e p |/ a , allora a p−1 ≡1mod( p) .
Seguendo il suggerimento, p (na − n) = n(a −1) . Poiché p è primo, non
può dividere alcun numero intero minore di p, quindi deve dividere
( )
necessariamente a −1 . Di conseguenza, i possibili valori di a saranno
quelli della forma a = kp +1, con k ∈ N .
37

Approfondimento: la divisibilità per tre, e il numero minimo di


pesate con la bilancia a bracci uguali

Vogliamo risolvere il seguente problema: qual è il numero minimo di masse


campione necessario per misurare con una bilancia a bracci uguali una
massa non superiore ai 1000g?
Una risposta a questa domanda può essere data interpretando
opportunamente i resti nella divisione per tre. Infatti, ogni numero nella
divisione per tre può dare come resto 0, 1, 2. Ora, se osserviamo che
−1 = 2 − 3 , possiamo suddividere tutti i numeri interi nelle cosiddette classi di
resto [−1], [0], [1] , ed esprimere così ogni numero tra 1 e 1000 in base 3.
Quindi, ogni valore numerico di massa è ottenibile combinando
opportunamente masse campione da 3n g , con 3n ≤ 1000 , ovvero n = 6 , dal
momento che 37 = 2187 > 1000 . La nostra pesiera “ideale” è dunque costituita
da masse campione di {1, 3, 9, 27,81, 243, 729} g .

Qual è l’idea che sta alla base del ragionamento? La risposta ci viene
suggerita dalla bilancia stessa, in quanto una volta posta la massa da
misurare su uno dei due bracci, per esempio quello di sinistra, possiamo
raggiungere l’equilibrio mettendo le masse campione sui due bracci. In
questo modo “-1” rappresenta le masse che vengono poste sul braccio dove
si trova la massa da misurare, e “1” quelle che vengono poste sull’altro
braccio. Vediamo come funziona il tutto con un esempio.
Se vogliamo misurare una massa da 378g dobbiamo procedere così:
243 < 378 < 729 e 378 > 1+ 3+ 9 + 27 + 81+ 243 = 364 quindi metteremo la massa da
729g sull’altro piatto: 729 − 378 = 351 . Il peso da 729g non possiamo più
utilizzarlo. Si ha, anzi si deve necessariamente avere,
351 < 1+ 3+ 9 + 27 + 81+ 243 = 364 , quindi 351− 243 = 108 , il peso da 243g viene messo
sullo stesso piatto della massa da misurare. A questo punto 108 = 81+ 27 :
siamo stati fortunati, poniamo le masse da 81g e da 27g sullo stesso piatto
della massa da misurare ed il gioco è fatto. Riassumendo:
"378 = 729 − 351
$
$351 = 243+108 ⇒ 378 = 729 − 243− 81− 27 ⇒ 378 + 243+ 81+ 27 = 729 .
$#108 = 81+ 27

378
243, 729
81,27

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