Sommario
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E’ un tentativo aperto, un nuovo esordio analitico per delineare aspetti, idee, esperienze
fondamentali del processo di crescita e di impegno progressivo del movimento cinque stelle
nell’Oristanese.
Una traccia ovvero alcune linee guida innovative, con cui raggiungere, suggerire criteri e
strumenti, percorsi, sviluppi della iniziativa. In particolare si propone il superamento degli
ostacoli all’azione del movimento nella citta.
Andare oltre comportamenti obsoleti, fratture, criticità, che in questi mesi hanno segnato dei
veri e propri naufragi. Esclusivamente assorbiti da dinamiche interne. Incapaci nella
mobilitazione e nel ritmo dell’iniziativa, nella canalizzazione fattiva, della visibilità del lavoro
degli attivisti, non si è saputo andare davvero “oltre”.
Dietro una proposta unitaria ora (per altro non mia) si è evidenziata l’esigenza di una
discontinuità rispetto all’elevato tasso di conflittualità e contrapposizione. Queste idee
nascono così dalla reazione al passaggio da direzioni mascherate a livelli di esistenza
collegiale quanto democratica, sebbene siano ancora problematiche.
L’appartenenza ai gruppi, oggi in Sardegna se non in pochi casi non è più associata,
esclusivamente alla comunità degli iscritti e degli aderenti, ma si dimostra con sempre
maggiore, se non con esclusiva continuità annessa a dei network.
Una rete social, spesso implicita, che non qualifica, attraverso riti, passaggi, maturazioni e vere
e proprie esperienze di crescita e consolidamento delle identità dei gruppi, lavoro concreto.
Accedere allora ad una aggregazione, ad una appartenenza, liberi di sceglierla, senza
qualificarne a priori i tratti identitari. Sbrogliare un blocco operativo, ma anche dare libertà
incondizionata nell’ambito dei principi del movimento, senza riti di passaggio, rivela il
desiderio di andare oltre la stasi ed i pericoli eventuali di cooptazioni sterili.
L’interazione e la ricerca di collaborazione fra cittadini, anche fra singoli individui accomunati
dal propulsore che cumula il movimento, evidentemente fatto di cittadini coinvolti. Impazienti
di agire, che intendono assumersi, la responsabilità di essere la coscienza della comunità,
sporgendosi fino alle tante vicende che si attivano, significa influire sul cambiamento e sulla
gestione del pubblico interesse.
In questi mesi, ha richiesto, non sembri ambizioso, parlare di scelte compiute in libertà, dentro
ideali di un nuovo umanesimo. Retto dalla sostenibilità ecologica e sociale, spinge per il
superamento della fatica del farsi strada tra gli andirivieni dei suoi sviluppi.
Esprimere meglio. Un rinnovato impegno sociale che mira alla creazione di valori tra i cittadini.
Individuare nella organizzazione e nella nuova sacralizzazione delle istituzioni così come nella
crescita dello spirito critico dei nuovi cittadini, vuole individuare un proprio percorso. E’ un
impegno che richiede sforzi e curiosità maggiori.
La cattiva politica, evidenzia sempre più i tanti limiti, visibili dei problemi sociali, ambientali ed
economici creatisi nella comunità. La reazione oramai inarrestabile si è generata.
La partecipazione diffusa individua invece nei nuovi valori e in particolare: nella sostenibilità,
annette alla responsabilità sociale. Dalla creazione di valore, alla progressiva progettazione
della felicità. Promossa dalle connessioni dei bisogni economici e dell’innovazione, non è più
scritta da una sceneggiatura tumultuosa e sottotraccia.
La saldatura generata tra individui isolati, realizzata dal movimento, proietta bisogni nuovi.
Tra lavoro e merito, essa richiede chiarezza per spianare strade in più direzioni. La
combinazione e l’associazione degli sforzi nell’ottenere nuovi obiettivi, piuttosto che
salvaguardare le individualità è il tema delle esperienze territoriali.
Confrontarsi e scontrarsi nella costruzione della innovazione sociale, richiede sempre più
cognizioni nella società nella quale si vive. Comprendere quale sia il punto di partenza da cui
prendere le mosse. Certamente non più per farsi sconvolgere dal calor bianco delle tante
concatenazioni. Ma per accrescere la consapevolezza, dei mezzi e degli strumenti con cui
assumere lucidità. Per costruire scenari ricchi quanto rapidi, chiari quanto continui, di
mobilitazione, servono delle premesse da cui dipendono tante possibilità della presenza del
movimento 5 stelle.
Giungere fino al contesto, nel quale si agitano i gruppi, i meet up, i piccoli nuclei di cittadini, i
comitati, ci pare che illustrino in tutta evidenza le molte ragioni per promuovere percorsi di
consapevolezza, dal basso.
Le necessità con cui ci confrontiamo tutti i giorni, rispetto alla innovazione necessaria preme
per una nuova relazione tra cittadini. Devono essere ridefinite le forme, guardando con
attenzione ad una critica nuova. Costante, non distratta, rispetto alle esigenze delle nuove
generazioni. Assieme al bisogno di liberare, letteralmente liberare, processi di crescita
consapevole. La priorità, diviene avere riscontro ravvicinato con attestazioni, prese di
posizione sicure, in grado di incidere.
Stare dentro queste dialettiche, implica rinunce e conquiste, fuoriuscire da logiche che
rallentano che appesantiscono i percorsi. Ormai in sofferenza rispetto ad una processualità
necessaria. Incitano una ricerca costante, una permeabilità della interazione, tra singoli e
gruppo. Aperture dei diversi livelli di confronto. Un grado di criticità e anche di dialettiche al
loro interno, che non si attardino più alla ricerca esclusiva della conquista di egemonie
strumentali. Salvaguardare un campo da una o dall’altra parte, come gestire le vicende fitte di
criticità, riveleranno tutto il vecchiume che sta dentro i gradi di coercizione e di controllo
ricercati.
Sempre più il movimento nell’ingaggiare un peso sociale sempre maggiori, rivela il timore, che
in esso possano agire poteri arbitrari e indeterminati. Per questo dipende da noi, il potere dei
cittadini di individuare e contribuire a determinare le modalità concrete della partecipazione.
Farsene assorbire costantemente non è conciliabile, con il molto lavoro da fare.
Prima parte
Non si tratta solo del rapporto con le nuove generazioni, la vicenda dei femminicidi, le tante
pene e drammaticità della crisi, i suicidi, i drammi delle povertà estreme, gli omicidi suicidi, la
fame e la miseria. Lo scoramento e il decadimento, l’enorme disorientamento dei costumi
sociali delle famiglie. Ci dicono che è in atto e non soltanto in superficie, una transizione
critica verso nuovi livelli di relazioni. Vi sono troppi intrecci, continue connessioni con
situazioni diverse, che non permettono visibilità dell’agire.
L’attenzione posta e soprattutto la grande sagacia nell’uso delle tecnologie. Hanno rivelato
quanto questi terreni siano e si attardino in percorsi sospesi da pulsioni, affatto civili. Le
potenzialità dei cellulari, l’esplosione dei social network, sconfiggono continuamente
limitazioni, travolgendo dighe e ogni ostacolo ai flussi comunicativi.
L’innovazione sociale da ricercare, non è più, l’esito progettuale di finte politiche. Entro cui
ciascuno degli strumenti social, invece possono individuare le criticità e le conquiste di una
nuova socialità. Crescono domini nel web e si attivano nuove forme di potere, evolvendosi e
trasformandosi, con una velocità ed una efficacia mai vista prima.
L’esigenza di costruire transizioni, del sé verso la comunità. Richiede tutele, difesa della libertà
individuale di questi propositi. Sottrarsi al trattamento dati, costantemente praticato da chi ci
vuole imporre nessi e relazioni, per finalità economiche o politiche, di fazione e personali,
anche all’interno del movimento, non incoraggia.
Implica modalità sconosciute, di costruzione della socialità. Serve ricorrere con estrema
velocità a organizzazioni dei cittadini, quanto mai imprevedibili. Quel che più impressiona e
rende avvincente tutto ciò, non sono le scorrettezze né la competizione. Io credo che siano le
modalità di costruzione di questi percorsi. Con cui si fanno avanti processi partecipativi.
Interpretando dinamiche inedite, dato che ognuno ormai proietta la sua persona non più e non
soltanto nel suo piccolo nucleo. Ma nell’intero spazio della rete, (uno spazio sempre più
grande) in cui fazioni, correnti, gruppetti di potere sempre più restano tagliati fuori.
Quel che accade quando altri entrano nella sfera tua personale, divenuta ormai relazione, cioè
luogo intenso di scambi, di condivisione comune, di informazioni in possesso. Talvolta
impone, ti costringe a modificare continuamente questa sfera per evitare invadenze, forme di
controllo, interferenze costanti del tuo procedere. Dà fatica, lo ammetto, orientarsi senza
bussola, seppure lo rende avvincente. Il movimento 5 stelle in questo senso, compone
costantemente i suoi obiettivi e le sue innovazioni. Aggiungere nel soffrire le statuizioni
semplificatorie di regimentazioni varie, induce anche reazioni travolgenti. Misurarne il peso e
soprattutto la forza dei conseguimenti, non è certo possibile. Richiedono tuttavia una serie di
attestazione e suggerimenti con cui strutturare sempre più, la discussione e incoraggiare la
partecipazione. Più di tutto diviene necessario agire.
Questa forza dirompente del movimento, come il flusso che ci ha mobilitato, non permetterà il
rinnovarsi di questi intendimenti. Il quotidiano monitoraggio, l’implacabile memoria di ogni
nostro post. E’ capace di alterare l’identità stessa delle persone. Non precluderà l’obiettivo,
cioè definire la nostra personalità secondo i dati trattati. Per questo impone di reagire di fronte
a questi indici, necessari solo per simulare e speculare delle azioni, di acquisto, di preferenze,
di scelte. I codici etici della sorveglianza non ci servono. Poiché sono sempre “i soliti” a
chiederne la corretta interpretazione.
Saranno le novità culturali, che invece saremo capaci di interpretare, a dirci quanto queste
libertà sapranno difenderci, quanto lo sapremo fare, servendoci di soluzioni che hanno in se
stesse altrettante volontà.
Assieme a tutele dinamiche. Noi dobbiamo prestare attenzione ai percorsi della mobilitazione,
a come devono favorire una rappresentazione corretta della socialità delle persone,
Assicurare nuove sedi di socialità. Così come una certa modularità dei processi: costruendo
partecipazioni condivise e soprattutto plurime. Non disseminando nuclei e basta, non
inseguendo singoli. Servono nuove quanto innovative interazioni, contagi, ibridazioni.
Comprendere il tasso di novità che trasferiscono i social web per questo genere di proposte,
quanto essi si diluiscono e ricreino nella mutazione sociale, non basta considerarlo acquisito.
Nel tempo breve, hanno dimostrato quanto diventino cambiamento della realtà stessa.
Non c’è ancora, nel nostro territorio, una comunità che intende liberarsi della burocrazia,
ancora formalizzato dalle caste dei privilegi. Il do not track il diritto di impedire a chiunque di
seguirmi, quando visito pagine web, quando peregrino per la mia coscienza, non è ancora
garantito. Alcuni credono ancora di trarre potere da tutto ciò. Il constante tentativo di creare
asimmetrie, dislivelli di potere. Inducendo pressioni, ostacoli, minacciando o allettando
qualcuno a chiamarsi fuori. All’opposto non considerano cosa produce la costante allerta, il
preparare atti difensivi, di fronte all’ergersi di signorie dell’informazioni personali. Lo scopo di
cumulare dati in attesa di situazioni con cui spenderli. Rivela comportamenti, purtroppo
consapevoli, che non hanno mai guardato alla creazione di comunità partecipative. Ciò io
credo per noi invece segna il criterio di un itinerario in sè stesso, ma all’opposto fondante.
L’esigenza che i limiti vengano rispettati. Chi ha la possibilità, il vizio diremo di impadronirsi
della volontà delle persone, in un recente passato avveniva con clientele, oggi si ricrea con una
sistematica raccolta di informazioni. Io credo che lo dobbiamo assumere come carattere
basilare dal quale allontanarci.
Il network quale interazione del flusso straordinariamente veloce che i social di internet
assicurano. Contiene dunque ancora relazioni di dominio, non solo è governato dal on e
dall’off. La connessione e disconnessione, sono disponibili, entrambe con facilità. La
composizione e la natura stessa del canale di accesso al network. Cancellando o ricostituendo
il gruppo di amici, alterando la propria lista di amici o aggiungendovene altrettanti, come
accade su facebook. Ha in sé oltre che la possibilità di accedere a reti infinite di amici, così
com’è, anche quella di esserne escluso per il dileggio, la diffamazione, i giochi perversi della
falsità. Non soltanto perché non autorizzata, ma soprattutto perché non appartenente alla
franchezza, con cui dovrebbe manifestarsi.
Credo che questo sia fondamentale per non permettere che siano pseudo algoritmi utilitaristici
di alcuno, sostitutivi del metodo Boffo, con cui si producono profili, dispregiativi delle persone.
Fa scivolare tutto ciò, in dinamiche private, diatribe dei gruppi. Che non possono ritenersi delle
leggerezze.
Un ridisegno di poteri, la nuova distribuzione di poteri. Per essi non possiamo sorvolare, hanno
un corrispettivo della conservazione nelle presenze fisiche evanescenti. Altrettanto
preoccupanti, perché non mettono le garanzie dei diritti delle persone al riparo.
Interroghiamoci continuamente sulle logiche applicate che stanno dietro questi tentativi, più o
meno marcati a cui abbiamo assistito in questi mesi. Almeno l’adozione del principio di
precauzione dobbiamo assicurarcelo, non può essere la logica economica o elettorale a
determinare il controllo delle persone. Neanche un database degli attivisti regionali ci riuscirà.
Siamo consapevoli che, c’è un sapere sociale nel movimento, che sfaterà etero direzioni,
Wikileaks ha aperto banche dati, ben più armate. il diritto di sapere come opportunità
democratica, cresce e prorompe dandosi una identità.
La via della trasparenza totale, è iniziata. Per questo è necessario si accresca si amplifichi, una
democrazia interna al movimento, tra una nuova cittadinanza politica e una libera costruzione
della propria personalità, ci sono di mezzo le insidie della rete.
Il reset non può essere la damnatio memoriae, liberarsi dalla memoria, non è facile per chi
pratica la ricerca della consapevolezza. Allo stesso modo dobbiamo considerare che la
damnatio non possa essere o trasformarsi nel ricordo vendicativo di ogni dettaglio.
Dimenticare è una condanna o una risorsa ? Il dopo Riola non ha sfatato questa domanda. Io
penso che dobbiamo permettere a tutti la possibilità di reinventarsi, di costruire personalità
nuove, ovviamente identità nuove. Il passato non può essere ritenuto una condanna,
impedimento di ogni riscatto (Per questo dal movimento non va mandato via nessuno).
Così come nascondere, ogni limite ogni caduta, che invece quell’assemblea aveva, tutti
sappiamo che ne aveva. I portavoce non possono ignorarlo. Né declinando ogni memoria,
tantomeno facendo finta che non sia accaduto nulla. Una rivisitazione critica, deve pur
avvenire.
Perché l’assemblea regionale, a molti ha rivelato, il movimento, le sue culture, la varietà dei
percorsi presenti. Io credo che anche solo per questo, debba continuare ad avere una funzione.
Credo che lo possa e lo debba, se mantiene la sua funzione policentrica. Se può contenere
livelli diversi con cui una pluralità di attivisti può dialogare, mettere a punto condivisioni,
strumenti, impegni reciproci, percorsi molteplici, etc. Rendere comune un patrimonio di
riflessioni, un patrimonio di relazioni. Deve solo prendere iniziative dirette, con cui far crescere
una collegialità possibile che metta fine alle risse, dia il via gruppi di impegno, specializzazioni
di ricerca.
Identifichi l’unità, ci abiliti definitivamente ad ogni riscatto della nostra Isola. Se non matura
quella delle relazioni personali, della lealtà, dell’affidamento al prossimo. Se non è buona una
moderazione, ne formalizziamo una mediante turnazione temporale, capace di garantire ogni
legittima preoccupazione. Facciamo decollare dialettiche di contenuti. Entriamo nella
dimensione dell’inedito. Non in quello dell’azzardo. Si tratta di territori, in trasformazione,
occorre vagliare il grano dalla paglia. Siccome abbiamo davanti a noi un processo nuovo,
creiamo e guardiamo all’uso di strumenti prospettici, con cui procedere.
Andiamo pure verso quelle che vengono definite ‘dinamic coalition’ spontanee informali, ma
che trovino forme di unificazione e metodi comuni. Che si scoprano implicite, nella sostanza.
Come il risultato, di un processo di partecipazione della molteplicità di soggetti, che possono
intervenire in modo attivo. Nel formulare progetti, metterli a confronto, modificarli (con codice
sorgente aperto, non con applicativi finalizzati) sottoponiamoli a controlli collegiale, a
elaborazione comuni o messi a punto da contributi diffusi.
L’assemblea Regionale ha detto che c’è ed possibile una relazione tra pari, la costruzione del
movimento che sceglie definitivamente la linea orizzontale. Approdare a regole comuni, a
integrazione di codici di autoregolamentazione, a forme di disciplinamento individuale e di
gruppo, per tutti i ruoli non cariche, presenti nel movimento, credo che sia il traguardo.
Data la esclusione dalla elezioni regionali della Sardegna, per la comunità del nostro gruppo,
Oristano 5 stelle, ancor più, oltre che scenari come questi, si pongono problemi
nell’identificarsi di un fare omogeneo condiviso, riconoscibile, individuabile più che per la
singolarità delle persone soprattutto per i temi sviscerati, su di un area geografica.
Abbiamo tuttavia la consapevolezza di spazi ampi di presenza culturale, rispetto alle urgenze
del territorio. Intorno a propositi di sviluppo incrementale, di comunità migliori crediamo si
possa delineare, una prospettiva più ampia per il movimento.
Possedere la consapevolezza che la conoscenza è un bene comune. Avviare processi con cui
innescare un controllo diffuso dei poteri, Mettere in relazione diretta i soggetti sociali,
economici e culturali dei diversi settori. Renderli più autonomi, affidare loro la capacità di
interloquire con le funzioni redistributive delle risorse, con le funzioni di maturazione critica
della scuola, con il protagonismo espressivo delle arti, con la presenza costante della cultura,
con il godimento pieno dei beni culturali e ambientali, con il contatto e la visione profonda dei
valori agroalimentari del nostro territorio. Con la tutela e la conservazione dei beni ambientali
e identitari. In piena salute e sicurezza con la prevenzione dalle malattie.
Noi Oristano cinque stelle, non siamo alla ricerca di un logo per idee geniali, ma di un
itinerario per progettare nuovi percorsi, per risolvere le sfide culturali sociali e ambientali che
ci circondano. In cui la frammentazione è il segno profondo di tante sconfitte, così come il
tempo per nuove condivisioni.
Tosti nel massimizzare l’impatto sociale, nel focalizzare l’attenzione su nuove idee – prodotti,
servizi e applicazioni intelligenti– che soddisfino esigenze sociali, creando nuove opportunità
di consapevolezza e di crescita.
C’è una parte che davvero manca in queste linee guida spero di poterle conquistare assieme al
gruppo, sono le idee innovative, nei campi del web, delle tecnologie ecosostenibili, guarnite
caldeggiate portate di fronte alla innovazione sociale.
Questo gruppo, la sua ricerca di un nuovo stile, che sceglie l’impronta di una agenzia per
l’innovazione organizzativa e partecipata. Finalmente intende mettersi in gioco, con nessuno
che ha scopi o propositi ostruzionistici. Semmai liberatori rispetto agli sfilacciamenti vari, nei
quali qualcuno intende capitalizzare piccoli spazi di potere.
Le comunità tradizionali, erano un luoghi sicuri, il network invece è sempre più insicuro…
volubile. Un click cancella o permette di essere cancellati. Nella vita offline è tutto più
complesso, per rompere un rapporto dovete inventare delle scuse. Affrontare la rabbia del
partner, recare spiegazioni alle persone con cui si condivide un percorso, insomma non
recidere semplicemente e banalmente i rapporti.
Decidere noi, in che forma vivere, un dibattito svoltosi troppo a lungo al chiuso. Abusato in
più sedi, lo troviamo di fronte a un bivio. Una vita liquida sebbene sceglie le riforme, deve
accrescere le adesioni cercare sempre più una identità ad una presenza fisica mutata. Che non
discrimini sulla base di un Mi piace, (la nota funzione face-book).
Noi crediamo che possono esserci gruppi, ma anche una unità nel territorio, che pur non
possedendo tutti questi requisiti di indirizzo di una progressione geometrica. In cui però i
partecipanti costituiscono un corpo coeso e finalizzato soprattutto dai temi profondi che
relazionano la mobilitazione. Si ritrovino in comunità assimilabili a quelle di tipo professionale
(persone che svolgono lo stesso lavoro) o di interesse (hanno in comune il bisogno di acquisire
le stesse competenze) o territoriali (magari con interessi contrapposti ma comuni sulle priorità
di base). Operano nella stessa città o regione, e non debbano più attraverso la diaspora,
ricomporre le tessere di un puzzle, continuamente disfatto.
Il movimento crediamo sia una novità indiscutibile, rispetto alle forme politiche finora
conosciute. Non è come i partiti un insieme di gradi organizzati, azionabili in maniera ufficiale
o come molto spesso in questi anni accaduto in maniera informale, a seconda dei bisogni dei
singoli.
Il movimento è una garanzia e deve corrispondere alla possibilità che ogni persona ha di
utilizzarlo direttamente, di partecipare e far accadere la vita al suo interno direttamente. Anche
altri essendo consapevoli che le sue azioni hanno tutele deboli, sapere persino che tra una
elezione e l’altra resteranno prive di garanzie. Occorre fare esattamente il contrario di coloro
che non intendono espandere questi diritti. Assicurare l’eguaglianza e la libera costruzione di
personalità e partecipazione diffuse.
Portare il movimento fino all’estremo. Considerarlo bene comune, non ci può bastare per
dimostrare di avere responsabilità pubblica. Le sue componenti devono farsi, nuova
cittadinanza. Rigettando ogni iniziativa censoria, ogni forma strisciante e subdola di controllo.
Basta, non si può ricondurlo ad una vita strettamente legata a quel che accade al suo interno.
Avvolgendo tutti gli aderenti simpatizzanti, attivisti dietro il reticolo di rinvii, sovrapposizioni,
interazioni mancate o possibili. Il movimento dovrebbe invece costruire e proiettare il nuovo
patrimonio di diritti, sulla cittadinanza.
Seconda parte
Si tratta di partire dalla costatazione di una relativa perifericità, cioè di un uso di questa
categoria, non semplicemente formale. Di una consapevolezza della perifericità ormai
cresciuta e diffusa quale cultura “istituzionale” e politica del nostro territorio. Il territorio
oristanese e cittadino, sia esso locale, provinciale o metropolitano, per le sue condizioni socio
economiche, ma anche per le vicende istituzionali e culturali, si viene a trovare dentro una
parentesi urbanistica, materiale e virtuale da indagare.
L’ipotesi di lavoro nel cogliere un presente, in cui questo territorio si trova periferico sotto
molti aspetti. Non perché semplicemente situato in periferia, con la sua lontananza dal centro,
ma per vedere come esso è vissuto e organizzato dal suo rapporto con un centro.
Non abbiamo visto mai in questi anni, rivelarsi un sistema nervoso, che dal centro con
l’insieme delle terminazioni nervose, svolgeva o in contrapposizione al sistema o in
collegamento con l'unità centrale, funzioni proprie e associate. Nella politica, nella cultura,
nella identità di questo territorio. Sempre meno essenziale, è divenuta direttamente
trascurabile, il peso delle sue istituzioni.
Insomma questa categoria, può dirci, come mai benché non rappresenti da tempo, ragioni
culturali coerenti, sia così poco capace di egemonia, intesa come chiarezza. come si sarebbe
detto un tempo. Come mai diviene sempre più una zona rimossa di diverse politiche dell’isola
(non c’entra Capellacci, si pensi alla stessa istituzione e presidenza della Provincia). Ci sono
dinamiche decennali, mi riferisco alla sua infrastrutturazione, stradale, commerciale, turistica,
comunicazionale, universitaria,. Non al mastodonte burocratico amministrativo inutile affatto
abbrogata. Nella quale non può che raccogliere lo stato e la riduzione delle sue parti
economiche e sociali, in parti minoritarie e povere culturalmente. Proprio nella sua natura
identitaria. Divenendo un luogo privo di scenari. Si è giunti ad un punto che non si può più
contenere, la nostalgia o l’enorme contrasto rispetto ad un passato storico, ingombrante.
La sua passività, intellettuale, soprattutto politica, non riesce a farlo divenire itinerario di
esperienze, per soggetti e ragioni che alimentano una rifondazione culturale e materiale di una
nuova politica. Una vita civile che appartenga ai bisogni avvertiti in città come nel territorio
limitrofo, fin troppo snaturati e davvero distribuiti caoticamente in questa fetta di Sardegna.
Sempre più marginale. Lontano dai luoghi decisionali degli indirizzi economici e politici legali e
istituzionali significativi. Sempre in mezzo alle loro regole invisibili, i soggetti economici e
culturali, appaiono sformati mentre diventano sempre più privi ufficialità pubblica. Il
declassamento, soprattutto istituzionale, rivela tutto quanto stia nell’assenza di politiche.
Solo nella disperazione della condizione che vivono le aziende, le piccole medio imprese
ricompare l’esigenza di politiche. Sempre più soggette, lo dicono i dati della crudeltà
socioeconomica, della crisi, divenute i rivelatori di grumi ormai frammentari di progetti, di
risorse, di logistica. Patchwork di gente smarrita senza infrastrutture mentali e materiali.
Anche la super strada che lo infilza, come una stella. Non sovrappone trame culturali ed
economiche, (basti vedere lo svincolo di Santa Giusta per l’area artigianale e industriale
cittadina), oltre che per la comunità di Santa Giusta. Così come l’ingresso Oristano nord
davvero pericoloso, e rabberciato. Sono aspetti che non ricoprono se non amaramente,
rivelano ciò che allo stesso tempo appaiono a noi.
In questi anni non più, in una dimensione coerente, propria di una dimensione culturale e
analitica del cambiamento: le istituzioni, territoriali hanno strutturato una politica locale,
esclusivamente personale, distante dagli attacchi che il territorio subisce (ultima la recente
vicenda dei pescatori di ricci docet). Non ha posto allo specchio e mai ha corrisposto se non
immagini sgranate. Tanto più se le si ingrandisce di fronte alle valenze socio culturali ed
economiche, che maturano. È un territorio l’oristanese che non assume contrasto, non rende
visibili logiche, tanto meno materiali di una terra di mezzo. In essa sempre meno si palesano,
irriconoscibili ad occhio nudo, certezze e soprattutto speranze.
Il territorio che dovrebbe avere una forte impronta agricola ed agro-industriale, zootecnica,
innovativa turistica, prende invece a subire o mettere sempre più in evidenza gli scarti di
politiche ormai mature, se non vegliarde. Trame recise, lacerate di una marginalità più che di
una economia direzionata, completamente asservita alla nuova logistica delle città mercato,
che impongono la ridefinizione di grovigli. Una economia che ha perso ogni relazione con se
stessa, con il suo territorio, soprattutto con la sua storia e la qualità delle sue tradizioni e
relazioni umane.
Una urbanizzazione selvaggia, priva di progetto, mostra una terra e le campagne di un tempo,
abbandonate. I masonis, della protezione agraria e zootecnica, rimaneggiati e sostituiti da ben
più finte case. Quel che resta del litorale, si fa avanti come per una identità rimaneggiata dove
la vita pubblica e privata, fatta sempre più di cemento, priva di civismo, vuota nel commercio,
nei laboratori artigiani, nelle fabbriche. Diviene strappata nel tessuto connettivo delle piccole e
medie imprese. Continuando a produrre nuova marginalità. Una urbanità di costruzioni che
nascono per diventare marginali e che generano spazi marginali. Attività che occupano fette
clandestine se non puntini smarriti, di mercato e di luoghi sempre più privi di destinazione.
Popolazioni sempre più anziane, che vivono vite di riserva, ai margini del ruolo istituzionale e
della legittimazione sociale. Brandelli di natura vanno assumendo l’aspetto di spazi di risulta e
gli edifici dei centri rurali sempre più abbandonati, divengono coriandoli sparsi di una varietà
ambientale oramai sfregiata. Galoppa l’assenza di visione, offrendo questa frammentarietà,
modelli tardo novecenteschi dei poli, esser stati prima industriali ora vengono pitturati,
turisticizzati di nuove cattedrali. Di nuovi moloch sconosciuti agli stessi progettisti.
Racchiudono un insieme che propone alle nuove generazioni un disfatto immaginario.
Fantasmi tragici di quel territorio complesso e non sfuggente, nel quale i vuoti degli interventi
di pianificazione stridono, allontanata ogni idea di opere infrastrutturali indispensabili.
Convivono estemporanee confuse esigenze, lontane e riconoscibili solo dentro quelle di una
moltitudine di iniziative individuali, non orientate. Dietro l’apparente assenza di regole, si cela
ogni razionalità. Il legame privatistico, che si è legato alla urbanistica, rilancia continuità senza
programmazione. Racconta il caso del Coogeneratore di Simaxis, è anche esso eclatante, un
manufatto industriale dentro aree agricole intensive, vicino a vie fluviali strategiche per ogni
nuova forma turistica e di tutele ambientale, estraneo a preventive tutele dell’aria, territorio
anch’essa.
Iniziative clandestine, dei depositi di rifiuti, si nutrono ed esse stesse alimentano, la perifericità
che si manifesta in molte declinazioni. La rimozione nelle realizzazioni, delle idee originarie,
più che un’attitudine consolidata, è divenuta realtà. La labilità dei progetti si acconciano a
temperare le critiche, procedendo senza nessun ascolto delle osservazioni critiche.
In un momento nel quale il rapporto tra la città regionale e la periferia, si trova ad un punto di
collisione. Quando le tessere sembrano esplodere, nel disagio. Proponiamo tutta la pienezza di
una categoria come la perifericità del territorio. Non per la salvaguardia di campanili, ma per
ripartire dalla marginalità. Con cui il suolo, materia di superficie, diventa connessione diretta
di questa perifericità. Sempre più vuoto, nel calpestio, pronto ad essere aggredito nella sua
profondità. Come per il nostro corpo, si vuole farlo entrare in contatto con ogni forma di
sfruttamento (progetto eleonora). Parlare della sua tutela, della salute degli abitanti, della
difesa dei suoi spazi vitali, può servire a mettere in discussione i confini tra due realtà che si
immaginano ancora contrapposte. Del sotto e del sopra di noi.
Tra i cittadini, nella concretezza della quotidianità, crediamo sia necessario mobilitarci.
Affinché si possa fare chiarezza per portare a galla il rimosso. La cui assenza non spaventa la
città. Non attiva resilienze, tantomeno l’assunzione di un protagonismo visibile, di chi le
appartiene e le è appartenuto.
Noi crediamo si debba riprendere a cercare. Prendere energia, da quel che è marginale può
permetterci di affermare qualcosa di ciò che scegliamo. Il fuoco, il punto di vista della
perifericità come risorsa. Tanto più qui dove la marginalità non è neanche un’ossessione, non
può che aprire strade di libertà. E se lo scarto, ferroviario, industriale, portuale, stradale è il
complemento inevitabile di qualsiasi forma di progetto, la perifericità non può che generare
mobilitazione quando rischia divenire una condizione urbana e rurale non più occasionale.
Vi chiedo e mi chiedo potrebbe svelare qualcosa del progetto di una città, di quanto fanno
politiche indirette, ma fortemente operanti. Quelle che hanno perso, smarrito le strutture
portanti ed i riferimenti progettuali di una nuova e certa trasformazione.
Un progetto che modella continuamente le sue reti, fondato su precise categorie interpretative
fondative. Non ignoriamo gli effetti collaterali e che vanno ricondotti verso un centro, diverso e
stratificato. Sedimentato di nuovi paradigmi, che permettono di vedere meglio quel che
succede negli spazi senza definizione.
Può il movimento 5 stelle tracciare linee di esperienze e materiali con i quali si trova a
confrontarsi la città reale. Potremmo mai mappare le situazioni irrisolte, gli ambiti e le aree
non sorvegliate, da una volontà e da una continuità amministrativa che non fanno pensare ad
una comunità. Ma erano e siano sempre solo il frutto di dialettiche frammentarie.
Riprendere un’attenzione storica consapevole delle vicende urbane con cui si gestiscono
previsioni e non semplicemente si affrontano le emergenze. Come un branco di balene, dirette
verso la spiaggia, nessuno si avvede che non ci troviamo di fronte alla crisi darwinista, né ad
un mastodontico restyle, né alla rivisitazione di un oggetto esistente, senza una nuova
configurazione dello stesso.
Avvertire pure, che tutti i post che noi pubblichiamo su facebook, in sé logico razionali,
possono assumere, la ristretta funzione di superare la irragionevolezza di una complessiva
perdita di senso. Ovvero deciderci a farne una proposta cruciale per la perifericità vissuta,
anche nei residui di meet up a cinque stelle, oristanesi? Quanto possano ridare equilibrio alla
osservazione, alla crescita e all’aumento delle capacità cognitiva. Possiamo credere che
soltanto da una elaborazione mentale logica e simbolica, che un progetto possa provenire
dalla separatezza di sparuti piccoli gruppi, o provenga invece da dialettiche credibili. Capaci di
considerare autoreferenziale non solo la politica, con cui ci si priva degli strumenti per
conoscere il mondo circostante, ma anche la cultura delle singole parti che tengono il tutto.
3. LA PERIFERICITÀ STELLARE
Non è un territorio neutro quello nel quale ci caliamo. Dobbiamo è questa l’esigenza di
Oristano 5 stelle, trovare le modalità con cui individuare condizioni di un protagonismo nuovo
in questo territorio.
Il vivente qualificato, da un disegno comune, con cui possiamo far discendere l’azione del
movimento, non può derivare che da opportunità e responsabilità. Siamo ancora li a credere ai
maneggioni che non devono spiegazioni a nessuno. Mi pare sia malcostume non dare
spiegazioni, non fornire alibi ma ragioni sufficientemente persuasive convincenti. In cui la
solitudine non diviene più scoramento di fronte alle macerie.
Interrogandoci allora quanto abiti la mente dopo averla vista, questa difrazione urbanistica
territoriale. Una nostra esistenza non può semplicemente essere distaccata, dalla trasparenza,
dalla solidarietà da comportamento corretti. Senza di essa tutte le malie divengono l’esito
angusto di una vista sconfortante, con cui non si possono ispezionare le periferie.
Si tratta di rimescolare, una storia ridotta in frantumi, in rottami, in carcasse, ridare forma ove
mancano non soltanto i pezzi ma anche quando ci sono, tutto il disegno è sfigurato, deturpato
dagli usi.
Si può provare a mapparli, riprendendo un filo comune, dalle zone escluse dal progetto di
città, fino a giungere all’intera città ridotta a spazio-spazzatura dall’accostamento di parti
progettate ma abbandonate all’incuria.
Nella terra di mezzo, di una pianura non ancora modernizzata, noi ritroviamo i dati non
marginali, di esperimenti urbani, che come un vetro possiamo provare a raccogliere i frantumi.
Farli divenire progetto. All’incontrario. Rimozione, risanamento, riqualificazione,
riprogettazione, rilettura del presente di una città. Possono politicamente ricadere dentro
abilità d’arredo, proposta progettuale di stili di continuità.
Quale idee sono rimaste delle politiche passate, cosa rimane dei quartieri residenziali, delle
aree di sviluppo industriale, delle incompiute degli interventi infrastrutturali, delle ambizioni
non concluse. Quale percorso racconta, la urbanistica amministrativa, con la zoonizzazione
delle aree che prendevano a correre dal centro verso la periferia. Collocando cornici di
esperienze andate in malora. Cosa residua delle politiche di edilizia pubblica e dei tanti,
interventi di modernizzazione ? Oggi fa i conti dappertutto con i segni del suo impoverimento
progettuale. In cui al centro governava la rigidità delle regole, ma che poi diradandosi verso la
periferia perdeva ogni senso anche solo orientarsi. Mentre crescevano esigenze policentriche.
In cui l’ambiente, lo sviluppo, fatto di servizi, ha lasciato più che altrove, tra noi buste, pezzi
sparsi, materassi, majoliche, lavatrici, etc. tanti materiali di una disfatta.
Quanto da essi può promanare una idea di città, lobotomizzata, obliata, cosa è rimasto di ciò
che non ha condotto, la comunità ? Delle linee di continuità cosa né è stato ? Cosa ha fatto
divenire e fatto assumere una tale identità. Qual’é il volto o i volti di una città, che oggi non
rilanciano pulizia, chiarezza gestionale, puntualità, accoglienza, considerazione per la
partecipazione e interesse dei cittadini.
Esempio lampante è la vicenda di Ivi petrolifera, che intende proporsi di sfregiare un area
integra proprio perché periferica, che finora solo l’abbandono è stata la sua principale azione
politica e gestionale. Solo l’aver deformato con anni di trascuratezza le periferie possono far
discendere tentativi ulteriori di ferite delle poche aree ambientali ancora utilizzabili.
Non può certo una passata di vernice, con cui si dovevano far scomparire, precarietà
abbandono, capannoni industriali abbandonati, ex discariche come Bau craboni, quante
discariche sono state create nel tempo. Quali politiche tutelano e arginano questa perifericità
costante che sviluppa il gettito dei rifiuti, lungo le periferie. Una politica dei rifuti, può farsi
rifiutare in questo modo. Si fanno avanti strade non finite, svincoli e ingressi senza ragione.
Area artigianale, volutamente periferica, su cui un disegno finanziario impositivo, delle tasse
locali, lacera ulteriormente il tessuto di civiltà e di solidarietà delle piccole e medie imprese. In
mezzo a progetti poveri di una nuova identità urbana, giorno per giorno si affaccia un
paesaggio urbano, poco collettivo e per lo più sostenuto da estemporanee motivazioni
dell’interesse individuale, confuso come libero arbitrio di una perifericità mentale con cui non
si governa neanche il senso o l’idea urbana.
Villette, baracche, campi coltivati, edifici commerciali, forme varie di combinazione tra casa,
vendita e produzione, coltivazioni agricole. Tutto convive, spesso senza nessuna decisiva idea.
Eppure la crisi sta dicendo delle cose. Non tutte chiare, non tutte gestite, non tutte rese
opportune da politiche.
Perché non partire dall’ecatombe, per ripartire, per ribaltare il punto di vista di una città,
considerando il territorio al quale si rivolge il movimento, quale opificio, fabbrica di nuove e
decisive sperimentazione di una gestione nuova. Non uno spazio escluso dalle categorie
interpretative sul quale ricadono questi avanzi della pianificazione.
Il punto di partenza di un ragionamento che metta in gioco altre categorie e altre idee di città.
Si può fare avanti una nuova responsabilità cittadina, il disegno di istituzioni più lucide e
interne alle dinamiche concrete della realtà urbana. Fatta di trasparenza e di vicinanza alla
produzione della piccole e media impresa, ma anche di ridefinizione identitaria di una cultura
comune, comunitaria. Riconoscibile anima di cultura, tradizioni, aspirazioni, semplicemente
comunità.
Se noi, non prepariamo materiali, se non elaboriamo oggetti e non esercitiamo le persone,
come potremmo adagiare gli strati, i progetti ed i paradigmi con cui noi gettiamo le basi di una
stessa idea di comunità.
Oltre i limiti della città visibile che abbiamo davanti. Quella che ci rifrange e che ci torna
addosso violenta, ogni volta che ampliamo lo sguardo, costringendoci a mettere in discussione
vecchi schemi di lettura. Se non rimodellando spazi vuoti. Assenze che la perifericità introietta,
ridando ad essa i tratti di una realtà solo in parte disvelata. Davvero lacerata, incompiuta,
confusa. Facendola emergere da un lungo processo in cui si è smarrito. Un progetto per tutto
il territorio. Con le sue esigenze, energetiche, le sue esigenze nei servizi, le sue esigenze
infrastrutturali, oltre che fiscali.
Spazi vuoti e ingarbugliati dall’abbandono, per definizione noi crediamo e vediamo in realtà
pieni di cose e di persone che sfuggono ai censimenti, di una considerazione urbana.
Rilanciano solitarie, un idea che ha perso non solo smalto. La precarietà delle politiche
correnti. La pochezza e la limitatezza della imposizione fiscale locale, che non guarda agli
effetti delle sue riscossioni, agli investimenti come liberazione di energia. Continua a latitare,
così come per essa non propone la legittimazione di una idea che trova convincimento
soprattutto nella responsabilità.
L’assenza di veri e propri recinti, fisici e concettuali, di un progetto. Non trovano sede in
queste politiche poste in essere. Labili, restano parole d’ordine assorbiti da una gestione
schizofrenica, quanto evoluzione di una perifericità maturata ormai dentro la pelle dei resti di
agire politico che non ha più ragion d’essere.
La questione per il movimento diviene fondamentale impostare la cornice entro la quale si può
credere, che ciò che separa una idea urbana è utile. Chiedersi dove attingere per capovolgere
questo stato di cose.
Se una dialettica nuova sia utile alla costruzione di una idea nuova d’ordine, di coerenza, di
progressiva comprensione delle dinamiche interne all’abbandono cresciuto. Non è stato
riconosciuto non possiamo dedicarci alla sola sua manutenzione. La sua idea non può che
scaturire, oltre che essere autorevole e identitaria. Non si può soltanto provare a raccogliere.
Occorre seminare, far maturare e forse alla fine credere con convinzione di raccogliere.
Noi crediamo che segnare la discontinuità può bastare a catalogare una topologia del presente
o a marcare l’ambizione di indicare e descrivere più che spiegare, nuove ed argomentate
istanze. Senza finalizzare il proprio operato a delle ipotesi precostituite, senza riconoscere
una identità non ancora colta. Senza ridestare una idea che guarda, ad una relazione nuova
con i cittadini, ogni sforzo è inutile.
Le politiche di sviluppo locale trovavano un terreno molto fertile nella diffusione dei distretti e
dei sistemi locali di piccola impresa sui quali non solo l’esperienza, ma anche la riflessione
teorica e la ricerca hanno nel tempo manifestato attenzioni avanzate e innovative. Lo stesso
concetto di comunità straordinarie a cui fa riferimento Beppe, nel nostro programma delle
europee. Non fa parte della creatività di una classe politica oristanese, ormai vecchia di fronte
all’accresciuta importanza del radicamento territoriale e delle reti sociali e cooperative. Manca
visibilmente la consapevolezza che sia il capitale sociale dei cittadini, quello che deve avere la
capacità di maturare competenze e sensibilità per lo sviluppo del territorio.
Così nella esperienza regionale una consapevolezza nuova dei fenomeni di globalizzazione,
invece di alimentare un mera deterritorializzazione dell’attività economica. Non ci porta a
confrontarci con i bisogni nuovi delle imprese. Essi vanno ad una maggiore produttività, e
redditività, ai tagli dei costi, alle nuove strategie promozionali, alla innovazione di servizio e
organizzativa…
Non si colgono ancora ciò che i tantissimi processi di aggregazione territoriale legati a
tradizioni di saper fare e al valore delle buone capacità relazionali. Nel trovare categorie nuove
di incontro con la comunità artigiana. Non sembra che la nostra politica locale, abbia e trovi
questi argomenti individuabili da una nuova trama.
Nell’analisi che abbiamo fatto della realtà economica del nostro territorio, abbiamo constatato
quanto nel mondo contemporaneo possano esaltare il ruolo e la capacità di cooperazione, le
reti fiduciarie. Fatte di conoscenze e soprattutto di una coesione della dimensione territoriale.
Quanto sia centrale e che tipo di rilevanza abbia, quante implicazioni, siano necessarie per la
messa a punto di importanti politiche per lo sviluppo.
Stressano è vero ma senza sbrogliare il filo la visione ragioneristica di questa politica cittadina.
La ormai lontanissima l’esperienza dei patti territoriale e dei piani strategici, pur calati dall’alto
lasciano e fanno strada ad un localismo autarchico. Una chiusura difensiva verso i processi
globalizzanti, attraverso i vincoli di bilancio, l’esorbitante aumento della imposizione fiscale
locale, divengono chiusure se non delle vere e proprie tombe dei nuovi processi logico
razionali, cittadini e territoriali.
Non esiste una consapevolezza del protagonismo dei soggetti locali, Ivi petroliferà è ancora
paradigma, di una operazione strettamente localistica. Non favorisce lo sviluppo di un
territorio, in quanto collettività di artigiani, imprenditori, operatori turistici, siti ambientali,
monumenti culturali,… Ancora una volta, quale difesa dalla frustrazione di fare presto. La
voragine apre le due funzioni della decisione e del controllo. Non svolge la capacità di attrarre
in modo intelligente risorse esterne, sia di tipo politico (investimenti pubblici qualificati o
risorse per attirare imprese private) che economico o culturale (legate a decisioni di
investimento o di localizzazione di soggetti privati), pensano ancora agli sviluppi massivi, in
cui un imprenditore visionario, rivoluzioni il presente. (siamo fermi a Schumpeter alle virtù del
suo geniale imprenditore). Sia mai una collettività, come dimostrato dalla moltitudine di
piccole e piccolissime imprese, a tessere un ordito di un modello turistico ambientale e
culturale ?
Senza una critica del provincialismo su queste idee. Non si riesce a cogliere come opportunità
l’allargamento dei mercati, una seria attenzione alle politiche di internazionalizzazione, agli
elementi interni gestionali, innovativi del tessuto artigiano, che ci avrebbe messo al riparo dalla
crisi. Così come oggi non si radicalizza sulla scelta ambientale e sulla agricoltura.
Non perché sia l’unica degna di attenzione, ma perché dobbiamo mettere l’accento su quanto
la forza e quanto il protagonismo associativo, nella combinazione esterna ed endogena. Può
generare non più e non solo l’individualismo sistemico. Flessibile e totale, nei tavoli di lavoro
noi abbiamo messo l’attenzione sulla nuova normativa delle imprese di rete e delle reti di
trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, vera sfida e frontiera.
Abbiamo fatto qualcosa nei tavoli di lavoro, essi sono rivelatori, quando concreti come
ciascuna azione, che ha luogo, se non legata al sistema locale, se essa non è ricondotta al
contesto interno di relazioni socio-ambientali. Nella Ivi etrolifera e nel suo progetto, vi è una
incapacità progettuale strettamente oristanese. La lontananza dal confronto con l’esterno,
rivela che le azioni esterne vengono lasciate ancora a giocare un ruolo di mero
condizionamento o stimolo e perciò sono considerate esogene. La critica al ruolo di questo
localismo, pensate, al fetore ammorbante delle citta mercato, che pure restituiscono tempo,
ma soffocano il territorio locale.
Andare oltre questo pericolo doppio. Da una lato la chiusura del sistema locale che determina
un impoverimento della conoscenza (anche nel movimento ci si chiude nelle polemiche e nella
ricreazione di modellini ormai privi di speranza) non rendendosi conto che il piccolo e
soprattutto il chiuso, indebolisce le prospettive di sviluppo. Dall’altro c’è il rischio delle
coalizioni all’insegna del localismo e del corporativismo locale. Come propone Irs, una
chiusura bella e buona per fare ancora minoritarismo alla Michela Murgia, che con gli
altalenanti marketing di comunicazione, non è riuscita né è stata convincente al suo interno,
Più che per la massa di elettori che si è astenuta. Non ha superato le sue debolezze per
divenire un vero progetto. L’astensionismo ne ha rivelato l’improvvisazione e la pochezza della
elaborazione. A questo credo che dobbiamo lavorare, incentrare il nostro ruolo e la nostra
funzione, ponendo al centro questa perifericità, politica, culturale urbana un nuovo percorso.
Le nostre strade debbono trovare l’unità, e si possono seguire, dico seguire permanentemente
o agilmente tra il web e il reale. Offrendo attenzione al ruolo dei soggetti locali, alla loro
responsabilità e cooperazione senza cadere nei rischi della chiusura. E’ una scelta che
vogliamo fare cercando di trovare nelle politiche per lo sviluppo un percorso stretto ma
cruciale. L’equilibrio tra apertura del locale, ai processi di mobilità e di cooperazione con
l’esterno e insieme quella capacità di difendere e mantenere caratteristiche di una tradizione
culturale e relazionale, di un corpo sociale distintivo presente nei territori.
Lo possiamo fare solo producendo un progetto che faccia nostra e più moderna, una identità
territoriale, figlia di una capacità nuova, di arricchire i flussi di conoscenza e cooperazione tra
di noi e l’esterno.
Terza parte
E’ qui che si apre una prospettiva interessante per il territorio ma anche per il Movimento, che
può avere consapevolezza di sé quando ricerca e promuove una connessione tra locale e
globale. Aspira ad aprire, una definizione di politiche più vicine ai cittadini, in cui i luoghi dello
sviluppo locale abbiano una più intensa circolazione culturale delle politiche e conoscenze e
pratiche sociali che caratterizzano la più moderna critica della globalizzazione.
Dalla gestione dei rifiuti, alle politiche della felicità, ad una nuova radicalità agricola, e
culturale corrono tante altre politiche. Per questo alle elezioni europee, nei limiti di una
campagna elettorale sempre incombente, ci servono per guardare alla prospettiva che apre la
Programmazione dei Fondi Strutturali 2014-20. Dilatarne oltre che la critica di una Europa,
sbagliata, fondata sull’errore dell’impoverimento di interi stati e territori, ma anche lasciata e
periferica nella sua incapacità di pensarsi, quali reti di cooperazione e di scambio, tra le città
metropolitane e i prospicenti territori.
Ci servono forme di collaborazione, nelle politiche e nelle istituzioni, per le smart cities.
Politiche della innovazione e della inquadratura dei progetti di filiera che favoriscono la
collaborazione tra aree specializzate in determinate attività e servizi (p. es. quelle agricole e
agroindustriali, o dei beni culturali, quelle della accoglienza turistica di per sè integrate).
Credere nel valorizzare il locale aprendo all’esterno ma senza perdere i vantaggi del
radicamento territoriale. Credo che dovrà essere oggetto e di continuazione del lavoro anche
in forme di collaborazione da mettere a punto insieme. Per questo, queste linee non sono altro
che frettolose note che vogliono essere anche spunti, mai sono state immaginate come
sistematorie di un qualche programma o catalogo di idee del movimento.
Finalizzare e delineare aspetti fondamentali del processo di crescita e di impegno costante del
movimento, costruendo comunità di pratiche soprattutto disponendo attenzione e
Implica degli interrogativi su cosa si conferiscono e si assegnano determinati fondi per dei
settori della società civile? Cosa sono i piani di gestione, cosa contengono le partecipate, come
agiscono le intese, i consorzi, i patti territoriali, cosa sono le delibere, dove ricade e in quali
processi si proietta la spesa anche quella minuta delle determine?
Insomma come dare vita al cosi detto fiato sul collo delle istituzioni. Sono queste solo alcune
delle domande a cui, troppo spesso abbiamo rinviato, per varie ragioni nel corso del tempo la
risposta. Una politica che spesso si nasconde nella complessità di un linguaggio tecnico-
giuridico-burocratico. Ha reso complicato, incomprensibile ma quanto mai preciso per gli utili
di pochi e di minoranze avvertite, accorte, i propri fini.
Latitare su questo nel tempo è stato deleterio, in questi mesi ci siamo rintanati nei nostri
concreti ma virtuali Meet up, nessuno ci conosce e la cittadinanza custodisce e alimenta la
“culla della delega”. Non si è preferito interessarsi al bene collettivo, all’ambiente che ci
circonda e ai cambiamenti che viaggiano a velocità esorbitante, alle innovazioni, alla
partecipazione e che, ahimè coinvolgono indifferentemente tutti noi.
Gli attuali rappresentanti politici, soprattutto quelli locali, si sono resi estranei, sembrano
sempre più distanti da quei problemi che, quotidianamente vengono denunciati dalla
cittadinanza. Quando impattano con una massa critica, giovane e innovativa. Scoprono la
Quelli che la crisi economica sta mettendo in evidenza sempre più, dopo anni in cui i bisogni
erano alla portata di tutti. Il mondo del lavoro, la cittadinanza tutta ha letteralmente visto
l’incancrenirsi di situazioni, a cui non si è dato risposta. Tantomeno si sono rinnovate le
soluzioni politiche. La recessione impietosamente ha messo in evidenza i ritardi e soprattutto
la capacità di prendere delle decisioni rapidamente, efficacemente.
Insomma in poche parole noi del M5stelle proveremo a capire come solo attraverso un
“utilizzo” delle regole, quelle vere per cui ogni cittadino dovrebbe conoscere e riconoscersi.
Specie se utilizzate al servizio di tutti i cittadini e non il nascondiglio privato degli interessi di
pochi..
Ma certamente prestando attenzione alla innovazione che internet presenta attraverso i media
critici, attraverso la democrazia partecipata.
L’iniziativa a cui diamo avvio rivolgendoci a persone (anche ai candidati alle europee) già
appartenenti al movimento ed ai nuovi simpatizzanti, a coloro che non ne possono più, a
coloro che hanno curiosità per le iniziative che il movimento sta perseguendo. Non ha che
l’obiettivo di comprendere ed interpretare la realtà politica ed amministrativa, in particolar
modo quella locale. La ritrovata sfera nella quale concentrare attenzione, interesse,
partecipazione. Costruendo percorsi di consapevolezza, formativi di una nuova coscienza, che
dal basso e dalla auto organizzazione favorirà una crescita collettiva del nuovo modo di
intendere la politica, quella che cambia le situazioni di disagio e di gravissima penalizzazione
di tutto il territorio limitrofo e provinciale.
Intendiamo credere che la nostra proposta si rivolga a tutte le realtà e nel rispetto della loro
autonomia organizzativa e comunque nel rispetto del riparto di organizzazione e impegno
degli altri Meet up. Così come ci propiniamo di rappresentare uno strumento agile e fruibile,
non soltanto attento agli attivisti, bensì aperto a quanti si riconoscono nei processi di
approfondimento di una conoscenza e soprattutto di una nuova declinazione della parola
politica. Quale processo di cambiamento e di importante innovazione e coinvolgimento della
gente nelle decisioni e nelle trasformazioni necessarie del nostro tessuto civile e democratico.
Naturalmente dentro questi intenti, stanno tutte le modalità con cui, procedere. Ma oltre la
condivisione, per adesso siamo ricorsi alla pagina informativa e social di facebook. Al
brainstorming senza verbale, presso la casa di Sandro.
Una questione centrale riguarda l’apertura all’esterno, verso associazioni, iniziative, etc. Quale
relazione per esempio mantenere con i comitati, associati o autonomi nella iniziativa, legati ma
non subalterni, insomma tracciare non l’antica strada della cooptazione, bensì corredare il
percorso di crescita e di maturazione civica partecipata. Ovviamente avremmo modo di
approfondire come nascono le politiche partecipate, trovare gli strumenti e le modalità sarà un
viaggio affascinante. Su cui scolpire la nostra identità e ruolo nella citta e nel territorio.
Tale documento diverrà oggetto di revisione almeno semestrale, al fine di garantire alle parti
avanzate un continuo aggiornamento e un costante supporto tecnico-operativo.
Questo documento vuole essere traccia aperta, rappresentare il frutto di discussioni private e
pubbliche, maturate a seguito di riflessioni fatte nei mesi precedenti. Ora rese pubbliche in
seno ad un gruppo che rinnovandosi intende essere il risultato della elaborazione di una fase
di consultazione pubblica, che durerà il tempo necessario. Condotta attraverso un Forum di
discussione pubblicato su una pagina face-book (per ora chiusa), ha l’obbiettivo di coinvolgere
tutti gli interessati e non solo. Tutte le osservazioni i riscontri e le indicazioni pervenute
durante questa fase di condivisione e confronto verranno utilizzate per la revisione definitiva di
questo documento preliminarmente pubblicato a marzo 2014.
I contenuti organizzati in alcuni punti programma, seguiranno una struttura adottata, che
verrà integrata secondo delle riflessioni sugli strumenti e con un programma di novità tecnico-
operative e organizzative, di seguito descritti:
Quindi inizialmente intendiamo riaffermare i principi generali ai quali devono attenersi gli
aderenti soprattutto non sono ritenute possibili, etero direzioni individuali e di piccoli gruppi
che intendono consolidare sulla base di accordi precostituiti, orientamenti indiscussi, acritici e
strumentali. Ogni iniziava inconsulta legate a logiche diverse che non siano nate in seno agli
attivisti del territorio. Per noi va vagliata precedentemente.
In attuazione degli indirizzi contenuti nel blog di beppe grillo.it. si richiamano i principi, uno
vale uno, nessuno deve essere lasciato indietro principalmente, apertura alla partecipazione
dei cittadini, attenzione alle diversità quali elementi di interesse e di attenzione fondamentali,
quale ricchezza. Non di isolamento o emarginazione.
Il primo vero punto programma, sul quale credo che dobbiamo svolgere delle riflessioni
collettive, identifica i temi dei possibili interventi da realizzare, sulla base delle diverse
tipologie di iniziative partecipate nel web e pubbliche, provenienti da attività istituzionali e da
iniziative tematiche; Stabilendo e calendarizzando laddove possibile, temi, argomenti,
problematiche trasversali con cui rendere stabile l’attenzione interna e quella esterna
dell’opinione pubblica cittadina e dei territori limitrofi. Si tratta di esperienze pratiche come
quelle in questo momento portate avanti. Prioritaria diviene la nostra organizzazione, per
occuparci del Coogeneratore di Simaxis, della vicenda Ivi petrolifera, la Tares e dei rifiuti, etc.
della agricoltura agro-industria, turismo, innovazione i city media, e delle soluzioni social
web.
il secondo punto programma intendiamo dedicarlo a dedicato alla illustrazione del percorso di
razionalizzazione dei contenuti e di riduzione dei tempi e spazi obsoleti, della iniziativa del
movimento cinque stelle. Questo documento intende essere semplicemente uno schema logico
di partenza attraverso cui il gruppo intende riflettere, pianificare, predisporre, le attività
necessarie.
Dotandosi di strumenti fisici e virtuali con cui veicolare oltre che la continuità della relazione
tra gli iscritti. Intendiamo favorire nuove adesioni e soprattutto rilanciando iniziative
criticamente avvertite, dalle specifiche alle più generali che i portavoce stanno portando avanti.
Secondo proposte che hanno nel tempo segnato la partecipazione ed il coinvolgimento di tutto
il movimento. La difesa della costituzione, il tema del lavoro, i rifiuti, l’acqua pubblica, filiere
produttive, consumi a km zero etc. i punti del programma elettorale delle elezioni politiche,
democrazie diretta, i costi della politica, politiche regionali.
Il terzo punto programma intende avvalersi di criteri di indirizzo per accompagnare con un
metodo qualificato le iniziative nel percorso di miglioramento costante della qualità del
processo, che vedrà crediamo il movimento dissolversi quando i cittadini finalmente potranno
essere consapevoli e qualificati dalla partecipazione alla vita democratica.
Tra queste due polarità, metodo e obiettivi del processo, noi dobbiamo qualificare le esigenze
di una iniziativa democratica. Richiamando costantemente i principi chiave, delineati nel Non
statuto. Credo che ci debbano essere requisiti essenziali e processi fondamentali, con cui
prestare particolare attenzione ai temi della partecipazione e della diffusione della democrazia,
presso tutte le istituzioni, Ad esse ci lega l’appartenenza al rispetto del dettato costituzionale,
e della sua attuazione la gestione dei contenuti. Questo crediamo debba avvenire attraverso le
metodologie di lavoro, che gli aderenti intenderanno darsi, su questo mi faccio portavoce di
una analisi e proposta di nuovi strumenti di elaborazione dei contenuti presso i gruppi di
lavoro.
il quarto punto programma indica la necessità che si proceda ad una definizione delle modalità
e degli strumenti reali con cui organizzare metodologie di lavoro, allestimento quadri
documentari etc. regole o comunque progettazione dello strumentario, i nostri “esercizi
spirituali”, con cui svolgere il trattamento delle questioni, dei problemi e dei bisogni della
cittadinanza. Questi formeranno gli assi, la raccolta dei dati e la documentazione pubblica,
l’archivio non senza iniziative e aperture a laboratori di sperimentazione politica;
Il quinto punto programma illustra orientamenti e principi generali utili a offrire elementi di
indirizzo delle scelte pubbliche che il movimento potrà adottare nelle situazioni più generali
rivolto a tutti coloro che interessati a confrontarsi su temi innovativi. La valutazione da parte
degli utenti. Il diffondersi del brainstorming, del benchmarking e altri metodi utilizzati tra
gruppi organizzati il confronto e l’interazione dei cittadini. Diciamolo pure una sezione di
apertura alla circolarità delle idee del movimento, con cui pensare incontri pubblici, confronti
operativi, con gruppi associazioni, comitati con cui condurre assieme e svolgere in maniera
comune iniziative pubbliche . Specificando alcuni aspetti metodologici di valutazione delle
iniziative pubbliche, la scelta di una qualità formale e di presenza qualificata. Con cui si
cercherà di dar conto dei principi sanciti nel Non statuto, richiamando inoltre gli elementi di
novità introdotti dalla presenza del movimento presso il parlamento italiano.
Realizzando anche con l’interazione diretta o ciclica con i portavoce, secondo calendari e non
avulsi da quanto il gruppo va promuovendo. Ma qualificando con proposte documentate
eventuali iniziative pubbliche. Nostre e di altri, attraverso documenti o dichiarazioni.
Questi appena accennati punti programma, non intendono rinserrare in un fortino, il nostro
gruppo. Bensì fornire elementi d’ordine ed uno strumento con cui tenere aperto e vitale un
dibattito ed una presenza sempre più qualificata dell’azione del Movimento 5 stelle ad
Oristano.
A questo documento potranno essere acclusi altri e ulteriori sviluppi documentari, documenti
specifici correzioni, cambi di rotta, critiche ed ogni altra osservazione con cui si potrà
procedere progressivamente ad una loro nuova pubblicazione e aggiornamento. Allo scopo di
fornire alle sue forme organizzate e non organizzate, continuità e dettaglio. Ma anche
assicurare stabile struttura organizzativa. Assieme a tutte le indicazioni e altri criteri guida su
specifici temi innovativi, aspetti tecnico-operativi, sulle modalità di razionalizzazione,
dismissione, gestione, sviluppo e diffusione delle iniziative del movimento a livello regionale.
Gli approfondimenti proposti in questo senso non saranno solo ben accetti ma potranno
compiere rielaborazioni complete o suggerire nuovi modelli per la organizzazione delle
iniziative, distinguendo tra le differenti tipologie di mobilitazione. Il cui obiettivo e scopo è
quello di fornire al gruppo criteri per l’individuazione delle categorie metodologie
sperimentabili, applicabili alla propria sfera partecipativa, al proprio tempo e spazio politico
nel movimento;
Questo testo dunque non intende essere minimamente un Vangelo, tanto meno si propone
semplicemente di costituire l’unico riferimento onde fornire raccomandazioni per la
realizzazione e la gestione delle iniziative pubbliche. Intende semmai proporre l’adozione di
un approccio metodologico semplicemente orientativo. Basato su quel che notoriamente viene
chiamato ciclo di vita di un progetto, ciclo di vita di una elaborazione. Facendo nascere un
organismo, capace di vita, Oristano 5 stelle, potrà crescere, essere sostituito anche quando
qualche sua parte scompare o viene limitato da qualsiasi ragione di assenza, di coprire la
funzione da parte di altri aderenti o attivisti.
Tra gli incontri tematici e di studio. Tra questi si ufficializza già da ora “uno spazio forum”
dedicato. Con cui chiamare a raccolta le esperienze e la partecipazione dei soggetti
protagonisti dell’azione del movimento in Sardegna e nel nostro territorio. Prevedendo delle
piccole banche dati di raccolta documentazioni su argomenti o filoni. Prima tra gli aderenti e
poi direttamente appena formalizzata un idea anche con altri appartenenti al movimento.
Si cercherà di allestire una community organizzativa con l’obiettivo di mettere a crescere delle
comuni conoscenze e riflessioni. (indirizzari, contatti, ufficializzazione di incontri, comunicati
stampa, recensioni etc.). In modo tale che nessuno possa sentirsi estraneo dall’uso di questi
strumenti.
Non verranno meno le realizzazioni di momenti di incontro “face to face”. Soprattutto dando
vita a strumenti periodici e quando potremmo quotidiani con cui guardare alla diffusione
valorizzazione e consolidamento delle potenzialità personali e professionali di divulgazione dei
contenuti, nella collaborazione continua.
miglioramento della qualità delle attività e delle iniziative concrete non solo on line. Trattare
ogni materiale, ogni iniziativa come illustrazione delle idee rivolte al cittadino al fine di
raggiungere la migliore e più corretta informazione sui problemi e sulle questioni politiche
economiche e sociali del nostro territorio. (presto accluderò delle linee guida sul linguaggio e
sulle essenziali caratteristiche delle modalità adottabili).
Destinatari di questi punti programma è evidente sono gli attivisti e gli iscritti, i simpatizzanti
e tutti coloro i quali hanno creduto ed hanno avuto ed oggi vanno mostrando interesse e
fiducia verso il movimento. Prima mobilitandosi, poi votando, eleggendo i portavoce alla
camera ed al senato della repubblica, partecipando al tumultuoso dibattito prima di Riola. Ed
ora disposti a partecipare attivamente presso le sedi fisiche e virtuali, del Movimento 5 stelle
Oristano.
Lo spazio geografico di questa proposta, la intendiamo rivolgere a tutto il territorio, alla città
di Oristano e rispettivamente a tutti i Meet up, associazioni del territorio provinciale, ai singoli,
alle associazioni culturali, ai gruppi informali. Nel rispetto della loro autonomia organizzativa
e comunque nel rispetto di una unità vissuta e cercata costantemente. Che intendono
associarsi nella condivisione di un impegno comune. Quale rinnovata modalità con cui
intendono partecipare e mobilitarsi per il cambiamento dello stato di cose presenti.
Ci sarà necessario assicurare una gestione coordinata dei contenuti digitali, delle iniziative e
delle informazioni on line e dei processi redazionali della informazione e della cultura e del
lavoro del Movimento, costruendo dal basso una Redazione operativa di pratiche e di
documenti utili ad una tempestività nuova che i tempi della politica e del presente
continuamente manifestano.
Appartiene alla seconda parte del documento che viene elaborandosi e che ancora non sono in
grado di fornire una definizione efficace. Quella parte relativa alla innovazione dei media
utilizzati, ma spero di poter presentare delle tesi e discutere assieme quali forme scegliere.
Occorre che tutti ci rendiamo conto di quanto siano necessarie per un rilancio della sua azione
la rilevanza, la valutazione e la verifica della performance delle iniziative e della nostra
presenza pubblica. Il bisogno di sentirsi dentro un tessuto cittadino che guarda, che si
informa, che crede che le cose possono essere modificate, fino ad ora poco manifestata sul
piano organizzativo collettivo quanto poco perseguita sul piano individuale deve vederci quali
motori del cambiamento.
Nell’ambito dei principi richiamiamo oltre che la carta di Firenze, il non statuto, il programma e
le proposte di legge che attualmente vengono votate nel movimento.
La varietà e soprattutto equilibrio all’interno del gruppo che indica il percorso sulla base di
regole condivise. In relazione alle diverse modalità e finalità scelte per l’ottenimento dei
risultati. Matura la prudenza e l’attenzione verso ogni esposizione o pubblicazione da parte
del gruppo organizzato di informazioni e documenti. Diverrà attività costante e non attività
separata. La documentazione on line, la conformità ai principi con cui si vuole garantire la
certezza e la solidità della fonte e l’attualità delle relative informazioni dovrà essere certa e
sempre verificata. Secondo documenti interni in cui richiamano verifiche concrete, non
possiamo rischiare di compiere errori o essere fautori delle manomissioni del pensiero altrui,
se non verifichiamo ogni informazione, la sua certezza e veridicità.
Nel nostro movimento cinque stelle in Sardegna, attività diverse sono state condotte. Tutte le
regole adottate nel corso degli ultimi anni rafforzano e intendono rafforzare un quadro di
riferimento per la realizzazione degli obiettivi di discontinuità con il passato.
Nutrendosi della diffusione e della strumentazione digitale, anche il nostro gruppo di lavoro
vuole sempre più diffondere la progettazione e lo sviluppo dei vantaggi che la rete sta
promuovendo, in termini di tempestività, in termini di praticità, in termini di efficacia. Nella
parte successiva si evidenziano le più significative iniziative che hanno avuto significato in
Le regole adottate e adottabili, non vogliono essere ne un rigido compartimento stagno, tanto
meno una camicia di forza per altro non riconosciuto. Avulse da procedure ed elezioni che il
blog B. G. assicura, intendono semmai rivisitare ogni loro declinazione. Come già detto
favorendo tempestività, modellazioni rapide su temi caldi nel dibattito culturale e politico del
territorio.
Chiedo a chi intende promuovere e regolare ogni disponibilità, per la gestione, l’accesso, la
trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell’informazione. Delle iniziative in modalità
digitale, cioè condividere ma anche di permettere alla gran parte delle persone la
partecipazione, utilizzando le tecnologie dell’informazione e della comunicazione all'interno
del movimento e nei rapporti tra singoli e movimento. In grado di assicurare sempre, anche ai
disabili l’accesso e la fruizione condivisa.
In questo senso servono strumenti web sicuri, ma anche modalità fisiche chiare. Occorre farlo,
facendo discendere oltre che da una rilettura dei principi cardine, dalla prassi instaurata da un
gruppo formidabile di ragazzi che in parlamento stanno mettendo in gioco loro stessi,
qualificando più di tante formalizzazioni la basilarità dell’agire del movimento. La sua etica, la
sua responsabilità
In particolare, per gli aspetti riguardanti direttamente, l’adesione, lo svolgersi degli incontri,
tanto quanto le caratteristiche di una presenza democratica degli iscritti e degli attivisti, i
contenuti portati avanti. La consultazione reale e sul web per ogni iniziativa pubblica.
Convenendo su moduli e formule coordinate di iniziative, deve assumere due direzioni: il
primo che viene richiesto è la costanza della presenza, il secondo quella della efficacia dei
contenuti. Naturalmente la formula organizzativa, non intende essere stabilizzata come una
gabbia, ma che procedendo abbia comunque il modo di consolidare e verificare l’attendibilità
di ogni strumento prescelto di ogni adesione manifestata
Indizione e incontri, ordini del giorno proposti, pagina facebook, blog, meet up, chat etc.
ripeto per ognuno di questi strumenti occorrerà tornarci, riflettendo assieme sulle disfunzioni
criticità e utilità.
Avendo in mente il non statuto, abbiamo inteso definire ciò che ha qualificato i criteri e le
azioni concrete da attuare nelle attività del movimento per realizzare i principi e soprattutto
per porre in essere i diversi svolgimenti dell’attività politica dei mobilitazione ed in particolare,
riguarderanno priorità analitiche come:
6. I BISOGNI COMPORTAMENTALI
Il nuovo modo di essere di Oristano 5 stelle, (al quale si possono accludere i contributi) oltre
che ritenere scontati comportamenti e rispetto del prossimo costituisce insieme ad uno
adeguatamente costruito, un ulteriore passo se volete per il superamento delle tante criticità
del passato. Esso si deve basare su di un processo di rinnovamento del movimento 5 stelle
Oristano. Ma su questo naturalmente la proposta non è affatto esaustiva, semmai vuole solo
essere una traccia indicativa.
Aggiornato oltre ai criteri conosciuti ed alle scelte portate avanti, dal gruppo, si potrà fare
ricorso al rispetto delle persone soprattutto nel dinamico panorama tecnologico in evoluzione.
Se vogliamo far tornare dalla finestra un codice etico dobbiamo rifarci ad un insieme di regole
che incidono concretamente sui comportamenti e sulle prassi degli aderenti al movimento e
alla qualità delle relazioni assicurata ai partecipanti
In questo senso la validità e l’uso corretto delle tecnologie informatiche potranno fornirci
indicazioni sulla chiarezza, veridicità e soprattutto la validità delle copie informatiche di
documenti con riferimento preciso circa le diverse possibilità (copia digitale del documento
cartaceo, duplicazione digitale, ecc.);
Comportamenti corretti dovranno aversi per garantire l’accesso all’uso degli strumenti in web,
alle iniziative in rete del movimento, all’uso con accortezza e certezza di ogni informazione e
strumenti diversi. E noto quanto per es. facebook abbia, limiti in questa direzione, ed i sistemi
pubblici non ancora omologati da un ingresso comune, come la carta d'identità elettronica e
dalla carta nazionale dei servizi, con cui si procedere alla individuazione del soggetto che ne
richiede ogni partecipazione, adesione e considerazione, non siano ancora efficaci ne sicuri,
pertanto serve la presenza fisica.
Riguardo la pratica di pubblicare i documenti richiesti per i nostri incontri dovranno seguirsi
semplici formulari resi pubblici sul web.
Anche la conservazione digitale dei documenti, richiede di procedere alla gestione della
conservazione e del relativo processo di apprendimento delle attività del movimento, alla
conservazione di tutti i suoi elaborati;
Allo stesso modo sui siti pubblici la trasparenza: oltre che assicurare con dei contenuti i
documenti del movimento, la loro previsione pubblica, in un modo integrale, cioè di tenere gli
aggiornamenti dei dati e delle notizie che devono essere pubbliche sul sito istituzionale
prescelto, dovranno trovarsi modalità adeguate.
Ragionamento a parte va fatto per gli open data, cioè il trattamento dati e la responsabilità del
trattamento, servirà mettere in primo piano la responsabilità del Movimento nell'aggiornare,
divulgare e permettere la valorizzazione dei dati pubblici. Secondo principi di trattamento degli
open data. Facendo attenzione ai documenti pubblici ed alle responsabilità personali.
Trasmissione delle informazioni via web, Oristano 5 stelle non può richiedere informazioni di
cui già dispone. Per evitare che ogni aderente debba fornire più volte gli stessi dati, il
movimento creerà una sua banca dati, predisporrà opportuni schedule informative, su
iniziative, costi, aderenti, indirizzi etc. secondo accordi per assicurare l'accessibilità delle
informazioni in proprio possesso ad altri, ma soprattutto per servirsi di strumenti di
rintracciabilità rapidi e versatili
Ai fini di una netta trasparenza delle spese del gruppo, occorrerà creare una Cassa economico
finanziaria possibilmente elettronica in maniera tale da rendere tempestivo ogni nostro
riscontro di pagamento, a cui seguiranno pezze giustificative che verranno archiviate. La
introduzione di alcuni strumenti (carte di credito, di debito o prepagate e ogni altro strumento
di pagamento elettronico disponibile). Da utilizzarsi nella massima celerità trasparenza, per
consentire al movimento di svolgere operazioni di pagamento o riscossione. Per ora nelle sue
spese non potrà che avvalersi di nominativi privati di persone fisiche le quali responsabilità
rimangono pertanto personali, ma che accludono per spese non minute scontrini e fatture;
i cittadini, questo implica che sia protocollata in via informatica. Il movimento per le sue
iniziative, sarà titolare del procedimento ovviamente raccoglierà gli atti, i documenti e i dati del
procedimento medesimo in un fascicolo elettronico, dotato di un apposito identificativo,
custodito secondo specifiche.
Per quel che concerne la parte etica del codice, ovviamente rinviamo a proposte e modelli da
suggerire in una riunione o sezione specifica.
Quarta parte
Pubblicando linee guida da estendere e completare per ciascuna procedura, così come l'elenco
degli adempimenti e la documentazione necessaria. Non si vuole stabilire un regolamento.
Inserire e aggiornare periodicamente sul sito istituzionale (che ci vorremmo dare) l'elenco degli
aderenti e di coloro che partecipano anche in posizione minoritaria indicandone l'entità,
nonché una rappresentazione grafica e organizzativa che evidenzia i collegamenti tra il nostro
gruppo e gli altri luoghi di incontro, con i portavoce, con l’assemblea regionale etc. tra le gli
aderenti, indicando inoltre se, nell'ultimo triennio hanno svolto attività politica.
In questo senso esprimiamo anche nella attività politica e nella animazione culturale
attenzione alle categorie svantaggiate, oltre alla possibilità di prevedere nelle more dei costi la
presenza di una persona in grado di assicurare al pubblico la comprensione mediante il
linguaggio dei segni.
Intendiamo procedere nel favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti che il
movimento intende adottare e di cui si vuole servire per praticare percorsi di informazione e
comunicazione politica. Divulgare i requisiti tecnici ed i diversi livelli per l’accessibilità agli
strumenti informatici. Contribuire a diffondere la loro partecipazione mediante le iniziative
trasmesse in streaming, o in diretta di un divulgatore della lingua dei segni.
Per noi la partecipazione del cittadino alla vita democratica è un principio che discende
direttamente dal diritto della sovranità popolare e dal diritto di cittadinanza. Ribadito nella
costituzione e poco praticato nella politica locale e territoriale.
Nel più prossimo appuntamento delle elezioni politiche europee vorremmo certamente oltre
che porre in essere il disegno dell’Unione, prevalentemente indirizzato da poteri finanziari e
lobbies statali. Svolgere e rendere efficaci alcuni principi presenti e poco praticati nella "Carta
europea dei diritti dell'uomo nella città" (2000) ovvero dare concretezza allo "Sviluppo della
cittadinanza democratica e di una leadership responsabile a livello locale" (2002). Di qualità e
competenze europea. Sostenendo la partecipazione diretta dei cittadini assieme alla massima
trasparenza nelle comunicazioni del movimento con i cittadini, presso le istituzioni e
soprattutto presso i territori per non subire politiche e trasformazioni a valle, spesso vissute
come avulse dalle capacità economiche dei tessuti imprenditoriali e lavorativi.
Uno degli obiettivi fondamentali poi è trasformare, attraverso l’uso delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, le relazioni interne ed esterne al gruppo con il ruolo
delle istituzioni e il funzionamento delle istituzioni europee, per tutti coloro i quali si
riconoscono nel gruppo, tra i popoli e non solo tra le istituzioni.
Abbiamo già detto che migliorare la collaborazione con i comitati di cittadini, che si mobilitano
per emergenze sociali economiche ambientali, in particolare lo dobbiamo svolgere con una
vera e propria assicurazione e sostegno metodologica didattica informativa della
partecipazione della società civile alla vita democratica. L’impiego delle tecnologie ma anche
l’incontro fisico nei territori, quale strumento principale per il mutamento delle relazioni fra
soggetti, sono solo alcuni passi che richiedono un rilevante cambiamento culturale. In
particolare i soggetti pubblici, i quali sono tenuti a rendere conoscibili e fruibili i dati in loro
possesso, garantendone la qualità e l’aggiornamento.
Il principio della partecipazione attiva e della trasparenza dell’azione politica culturale, con
particolare riferimento alle tecnologie informatiche, sancisce quattro diritti fondamentali: come
ribadito. Il diritto all'accesso, in questo senso la canalizzazione dell’interesse, la tipologia delle
persone che si avvicinano devono avere immediatamente un canale corretto, funzionane e
possibilmente non discriminante, per accoglierle.
Senza questi elementi essenziali per favorire la diffusione di forme di controllo nel rispetto dei
principi di buon andamento e imparzialità. La trasparenza costituisce, infatti, un livello
essenziale della pratica culturale assicurata dal movimento. Non solo per la diffusione della
serie di contenuti obbligatori che le iniziative pubbliche devono permettere. Garantendo
attraverso l’onere della pubblicazione in una apposita sezione sui propri siti web ogni
eventuale precisazione, che allontani le polemiche o che le amplifichi.
In particolare poi specifica, fra le altre cose, una attenzione speciale alla pubblicazione dei
contenuti che devono essere pubblicati sui social, come sul sito del movimento Oristano 5
stelle e ogni modalità di pubblicazione deve facilitarne la reperibilità e l’uso da parte dei
cittadini.
Oltre che predisposte ed ordinate, le rilevazioni della qualità percepita dai cittadini dovrà
trovare, periodica verifica attraverso rilevazioni del gradimento della azione e delle iniziative
del movimento non solo come strumenti per la rilevazione della qualità ex-post, ma anche
come metodologia di rilevazione ex-ante delle esigenze dei cittadini. Lo scopo di migliorare
l’iniziativa e le modalità di apprezzamento delle attività politiche e culturali poste in essere da
Oristano 5 stelle.
La qualità del lavoro e delle iniziative reali ed on line e la misurazione della soddisfazione degli
iscritti simpatizzanti attraverso il costante miglioramento della comunicazione istituzionale e
la verifica delle osservazioni critiche, dovranno avvenire subito dopo ogni iniziativa pubblica.
La valutazione dei cittadini sull'utilizzo degli strumenti on line (intendendo blog, pagine
facebook, siti web, tv digitale, social web). Dovrà essere curata e verificata costantemente.
Inoltre, dobbiamo indirizzare le nostre prossime priorità del canale web che Stefano Marrocu
sta sperimentando, rispetto agli altri strumenti individuati, ritenendo che:
Siano ben individuati attraverso un punto di accoglienza e di accesso per un bacino di utenza
potenzialmente, e auspicabilmente, molto più esteso e diversificato di quello di qualunque
sportello tradizionale;
che si proponga di diventare elemento di promozione e di verifica d’uso per gli altri canali;
Si tratti del canale più utilizzato per l'erogazione di informazioni sulle nostre iniziative;
In particolare, tutta l’azione del movimento deve essere informata al miglioramento continuo
ed alla ricerca della qualità dei siti, dei portali e dei contenuti on line su cui rende pubblici i
contenuti e la comunicazione.
Una pratica con cui introdurre modalità nuove della comunicazione, del movimento e
soprattutto dei rappresentati del gruppo incaricati, deve essere quello di assicurare attraverso
attività seminariali la semplificazione del linguaggio della comunicazione interna e soprattutto
della iniziativa politica, implementando dal basso la semplificazione del linguaggio di ogni
comunicazione pubblica.
Infine, assicurare a tutte le iniziative del movimento ogni indicazione per accogliere un
approccio organizzativo improntato sulla qualità, alla autovalutazione e al miglioramento
continuo.
Con ancora più dettaglio sarà importante, con questo documento fornire indicazioni più che
disciplinari, discrezionali, che non significa autarchia. Si tratta di riferimenti con cui assicurare
in tutte le sedi l’informazione e la comunicazione del movimento, secondo modalità
improntate alla correttezza, secondo un programma delle iniziative di informazione e
comunicazione istituzionale che deve essere stabilito nelle attività del movimento
10. LE COLLABORAZIONI
Riguardo il coinvolgimento dei livelli ultra locali, o l’incontro con i tanti territori della Sardegna,
oltre che introdurre modalità nuove e un carattere prudenziale con cui, partecipare a tavoli
tematici, seminari regionali, viste le polemiche costanti. Chiedo naturalmente quando si tratta
di adesioni del gruppo, che richiedono regolamentazioni. Ovvero quando individuali, non
possono travalicare pubblicamente ruolo e funzioni del gruppo a cui si aderisce. Nella più
completa trasparenza e chiarezza, verso tutti gli altri appartenenti a Oristano 5 stelle, ognuno
può esprimere la sua opinione personale, pretendendo che qualora lo faccia pubblicamente si
astenga dal farlo se non autorizzati dal gruppo.
Intendiamo nell’autonomia data ai singoli attraverso il web, tutti gli aspetti organizzativi per
garantire la disponibilità e la qualità dei contributi on line, in particolar modo per quanto
riguarda le vicende relative ai temi ed alle iniziative sul nostro territorio.
Gli strumenti web sono un mezzo di comunicazione, quello fisico reale fatto di iniziative
pubbliche e di assistenza predisposta in un locale, sono le altre. Non possono che essere
sfruttati al meglio e in spesa parziale andrebbero creati.
Ogni strumento deve guardare al modo di rendersi più accessibile e meno oneroso, oltre che
per l’efficacia e la tempestività con cui può raggiungere i cittadini. Attraverso essi il
movimento si deve garantire un'informazione trasparente ed esauriente sul suo operato;
promuovere nuove relazioni con i cittadini, con le loro forme organizzate; rendere pubblico e
consentire l'accesso alle proprie iniziative; consolidare sempre più la propria iniziativa. Esso
deve assicurare risorse auto-organizzative, come tipo informativo che transazionale,
rispondenti a qualità brevemente riassumibili di :
accertata utilità;
abituarsi a costruire percorsi di facile reperibilità e fruibilità dei contenuti pre durante e post
evento;
Sarà necessario introdurre una classificazione delle iniziative evidenziando per ciascuno, i
diversi livelli di interazione con gli aderenti e i cittadini. L’individuazione delle differenti
tipologie di intervento permetteranno di apportare adeguate correzioni critiche, che il
movimento è chiamate a realizzare. Canalizzando verso la partecipazione diversi interessi e
partecipazioni.
Intanto individuiamo due macro tipologie di contenuti riferibili a interi strumenti web del
movimento Oristano 5 stelle:
quelli tematici nella loro formalità vengono realizzati, anche in collaborazione tra più gruppi
locali e ultra locali, individui, esperti con una specifica finalità quale, a titolo esemplificativo:
la presentazione di un evento;
la presentazione di un progetto;
Ci sono poi quelli che si pongono come obiettivo prioritario quello di presentare il movimento
e promuoverne le attività, descrivendone l’organizzazione, i compiti, le sue scelte e i suoi atti e
tutti procedimenti posti in essere con iniziative politico culturali;
Questi possono variare in relazione alla finalità del tema che li ospita (istruzione, salute,
ambiente, giustizia, Regione, Comune, ASL, ecc.) ed al livello dell'interazione con i cittadini.
La categoria della perifericità come le visioni degli scarti come abbiamo visto, contiene una
visione che racconta l’esistente attraverso trasfigurazioni. Processi e immagini che occorre farli
divenire percorsi progettuali cioè che interpretano i temi visibili proposti dalla lettura del
territorio.
Non sempre ciò può avvenire in un rapporto di consequenzialità tra analisi e progetto quanto
della presentazione simultanea di sguardi descrittivi, analitici e sintetici rispetto ad un tema.
I rifiuti, le strategie commerciali, l’occupazione dello spazio periferico, i tratti interrotti della
strada, il verde spontaneo, possono essere debbono essere reinterpretati in chiave di progetto,
proponendo visioni di volta in volta parziali ed estreme, utili forse a sollecitare un pensiero
progettuale nuovo sul territorio, ma non solo.
Gli indirizzi e le tecniche per il riciclaggio dei rifiuti e le politiche per lo smaltimento; le
strategie localizzative e comunicative della competizione commerciale; il progetto dello spazio
aperto come opportunità di riqualificazione urbana. Del verde come luogo della
modificazione, del parco come spazio pubblico. Implica evidentemente la dilatazione delle
categorie, in cui il riuso dello spazio di risulta dell’infrastruttura; il riciclaggio come tema per la
Se, all’interno di un’operazione che si muove sul limite labile tra le discipline, combinando
espressioni artistiche ed esperienze di ricerca urbana nell’indagine sul territorio, questo
viaggio nel mondo degli scarti potrà ridarci un modo non più per coltivare insoddisfazione ma
per sollecitare utopie realizzabili. Quel che non si vede di questo cambiamento è di rendere
visibile l’invisibile cioè di dare coerenza e soprattutto pedagogia ad un ambiente fisico. Inteso
come stimolo di cambiamento dei tanti modelli comportamentali. La progettazione dello
sconosciuto secondo stili e tecniche in grado di cogliere la creatività. Travalicando discorsi
d’ordine, come anche caos inenarrabili di piattume e di lacerazione, devono avere luogo.
Offrono ai traguardi del movimento che crede nella partecipazione, se ovviamente guarda e
ricerca la presenza di cittadini consapevoli, con cui dar vita nel territorio a pratiche di nuove
forme di partecipazione.
Ecco che tutta la nostra iniziativa rientra nel riconoscimento della partecipazione dei cittadini
alle questioni di interesse collettivo, con cui possono essere individuate ed affrontate grazie
alla partecipazione attiva dei cittadini. In grado di produrre una governance che realmente
scaturisca e si determini in seno alla co-progettazione e non alla rigidità di politiche regolative
che la politica rappresentativa non assicura più.
Siamo sicuri hanno preso a correre esperienze diverse, in questo senso dare spazio ai Living
Lab: ecosistemi di sviluppo dell’innovazione nei quali i cittadini utenti partecipano alla co-
creazione di servizi, prodotti e modelli di crescita del valore sperimentandoli in contesti di vita
quotidiana. Insieme ai cittadini, ai ricercatori, alle aziende e alle istituzioni pubbliche.
Possono secondo noi non semplicemente assistere. Alle necessità degli obbiettivi a lungo
termine delle amministrazioni cittadine. Crediamo possano convergere anche con questo
nuovo approccio, verso i risultati conseguiti in numerose esperienze virtuose, come
dimostrano i Living Lab attivi e le attività dell’European Network of Living Labs.
Lavorare intorno alla elaborazione di un concetto di intelligenza cittadina, credo che sia un
obiettivo che attraverso la nostra elaborazione, la collaborazione con altri. Crediamo possa e
debba far maturare, una capacità di far interagire le nuove tecnologie con i contesti locali di
applicazione sociale. In modo che le loro potenzialità non si trovino ad essere neutralizzate dai
problemi, sociali e materiali della vita quotidiana dei cittadini, ai quali sono naturalmente
rivolte.
The living lab process, which integrates both user-centered research and open innovation, is
based on a maturity spiral concurrently involving a multidisciplinary team in the following four
main activities:
Co-creation: bring together technology push and application pull (i.e. crowd sourcing, crowd
casting) into a diversity of views, constraints and knowledge sharing that sustains the ideation
of new scenarios, concepts and related artifacts.
Exploration: engage all stakeholders, especially user communities, at the earlier stage of the
co-creation process for discovering emerging scenarios, usages and behaviors through live
scenarios in real or virtual environments (e.g. virtual reality, augmented reality, mixed reality).
Evaluation: assess new ideas and innovative concepts as well as related technological
artefacts in real life situations through various dimensions such as socio-ergonomic, socio-
cognitive and socio-economic aspects; make observation.
Ecco incrementare l’offerta da questo complesso di azioni che pone il cittadino al centro
dell’attività pubblica, dandogli la possibilità attraverso situazioni e meccanismi di
partecipazione/di fare gioco. Come viene appunto chiamata la gamification l’insieme di
pratiche adottate in via sperimentale in molte città europee che promuovono nuove sfide
collettive per la risoluzione di problematiche. Proprie di specifici contesti urbani, e ne
sottolinea la potenzialità nella valutazione in tempo reale dei processi di decision making.
I compiti di una città pensata leggera ed intelligente, capace di integrare le sue risorse é quello
di permettere che nel proprio territorio emergano soluzioni creative che si rivolgano ai
vecchi/nuovi problemi allontanandosi da procedimenti routinari ormai incapaci di affrontarli.
Per questo attraverso la nostra azione che va strutturata nella predisposizione delle condizioni
perché questo accada. È dimostrato infatti che contesti cosmopoliti e culturalmente aperti, con
burocrazie leggere danno ampie possibilità di interazione, e vengono individuate come
ambienti che permettono la crescita di talenti nuovi. La coerenza tra i prototipi e i prodotti,
attira le migliori menti capaci di manifestarsi nella loro diversità. Arricchendo il sistema e
producendo contemporaneamente valore virtuosità per il territorio che li accoglie.
Un’ottica di per sé innovativa deve rivolgersi non più a cabine di regia senza tener conto della
vitalità dei tessuti produttivi e relazionali, e viceversa. Si tratta dunque di un passaggio dalla
leadership individuale alla leadership diffusa, questo chiedono i comitati, questo chiediamo
come Movimento 5 stelle Oristano. Consapevole che il valore primario della identità dei luoghi,
risieda nei legami tra le persone, che questi luoghi vivono e rispettano.
L’intelligenza collettiva e cittadina si misura allora dalla capacità delle istituzioni di creare le
condizioni non semplicemente di generare laboratori, ma nel saperne mettere a valore i
risultati: provenienti dalla proposta dei modelli di gestione della conflittualità, dei servizi
pubblici innovativi o prodotti di nuova generazione in grado di trainare lo sviluppo economico
di un territorio.
Il primo passaggio di questo percorso è costituito dalla definizione di una propria identità
specifica: con cui una vocazione territoriale, può promanare da una comunità capace di
raccontarsi chiamando altri e proporsi, ma anche ridisegnando un idea di territorio non più
amministrativo, semmai sedimentata da storia cultura socialità, dotato nella competizione
internazionale di quella creatività, per attrarre investimenti, talenti e visitatori.
Di fatto, preparando un terreno nuovo, per appassionati dei social net e per l’innovazione
infatti, permette l’emersione di modelli di sviluppo inaspettati e paradigmi immaginativi
ragionevolmente innovativi, tuttavia ben accolti .
Così la comunicazione della nuova città, si struttura così su più livelli. Se da una parte
permane la necessità e il consolidamento non più esclusivamente per canali informativi
attraverso cui rendere non più e soltanto trasparente l’attività amministrativa. Nella urgente,
creazione di luoghi - virtuali pubblici in cui le diverse anime cittadine possano raccontarsi e
mettere a fattor comune la propria idea di città.
Una piattaforma che favorisca il baratto e la banca del tempo. Una piattaforma di riutilizzo dei
beni pubblici e privati. (per esempio la rigenerazione degli spazi, o di alcuni oggetti come i
computer).
Un'altra piattaforma che però tratterò con l’argomento sui media civici, riguarderà il
giornalismo civico, un sistema informativo con cui cittadini reporter e giornalisti professionisti
interagiscono nella creazione di informazione pubblica e cittadina.
Il movimento io credo debba dare alimento alle forme e modalità più varie di rigenerazione
urbane, alla rivalutazione del patrimonio immobiliare. Alla rigenerazione delle aree dismesse
abbandonate, far ripartire le attività produttive creando Asset di sviluppo nuovo.
Compito del Movimento 5 stelle Oristano è abilitare, animare, moderare e rendere incisivi
verso l’esterno questi ambiti narrativi cittadini e di contestualizzarli nel panorama socio-
economico nazionale e internazionale. Arrivare all’individuazione di direttrici interpretative
nette, su cui orientare la programmazione strategica e le azioni di marketing territoriale, in
generale una partecipazione diversa dei cittadini.
Certamente in questo senso assumono valenza prioritaria gli strumenti social web, per
l’incontro con i cittadini di nuova generazione. In generale sviluppando esperienze dirette per
gettare uno sguardo su quella “casa di vetro” che dovrebbe diventare ogni amministrazione
pubblica, permettendo un effettivo controllo sociale. Non solo punto di accesso per la
fruizione di servizi pubblici integrati, ma l’agorà nel quale far convergere le nuove idee di città
e restituire le vocazioni adottate.
C’è poi un aspetto specifico con cui la citta può avere una identificazione nuova, e che sta al
centro dell’elaborazione progettuale di alcune delle proposte di sviluppo territoriale più
innovative in Italia.
La città che si cerca non è quella che moltiplica esclusivamente i dati, moltiplicando i sensori,
ma quella che sa connettere e interpretare i dati. I dati che ha in sé stessa raccolti in maniera
accorta e condivisa, creando quella conoscenza di sé e del proprio posizionamento,
rappresenta la base del consolidamento comunitario, della veloce individuazione della
soluzione dei problemi e della proiezione nel futuro.
D’altra parte, in questa prospettiva, vivere significa includere: una città che sa educare cioè che
cerca di far emergere le potenzialità dei propri cittadini, bambini e adulti. Una città che sa
mettere in relazione diritti e doveri in ambito pubblico per delineare le caratteristiche
specifiche della declinazione di democrazia a cui tende, che per noi non può che essere
partecipata.
All’interno di questa visione nuove piattaforme tecnologiche, per esempio sono degli strumenti
che ci permettono di liberare condivisioni, metodi, strategie e servizi. Che guardino
all’ambiente, ai rifiuti, al ciclo dell’acqua.
Il Patto nuovo che va configurato comunque come un ingrediente di una visione molto più
ampia comprende: smart grid; cioè i piani di gestione dell’energia elettrica prodotta, dei cicli
dei rifiuti e delle acque.
Al tema dell’energia, delle reti, con gli edifici intelligenti che producono energia inseriti in
quartieri e distretti ecosostenibili; sistemi d’illuminazione pubblica telegestiti che consentono
elevati risparmi.
C’è per esempio il caso dei Green Public Procurement (gli acquisti verdi), che vanno strutturati
in Piani specifici per incentivare la responsabilità ambientale del sistema economico
territoriale; la pubblicazione dei dati ambientali; una nuova progettazione del verde urbano
sostenibile e a misura di cittadino; le politiche di promozione della ciclabilità e della pedonalità
nei centri storici in relazione alla predisposizione di azioni strutturate per la mobilità
intelligente integrata.
In una crisi economica come quella attuale le culture passatiste di cui Ivi petrolifera
rappresenta un caso, non considerano gli accordi tra le amministrazioni pubbliche e i
produttori di tecnologie. Soprattutto quando contribuiscono a creare una nicchia di tante
opportunità, per migliorare l’offerta di servizi pubblici al cittadino.
(Inigo de la Serna - Red Española de Ciudades Inteligentes) Aver inserito il tema delle comunità
intelligenti all’interno di una legge dello Stato e destinare gran parte dei fondi pubblici per la
ricerca alla progettualità sulle Smart City (Necessità per le città di diventare più intelligenti
nella gestione delle infrastrutture e delle risorse per soddisfare i bisogni attuali e futuri) vuol
dire scegliere di restituire rendicontabilità sociale ai budget per la ricerca tecnologica. Significa
connettere il sistema dei bisogni emergenti nelle nostre città con l’Agenda della ricerca del
nostro paese e della nostra regione.
Senza cittadini la Smart city può realizzarsi come un Far West. Chi si avventurava da solo in
quelle terre sconosciute spesso finiva male, solo riunendosi in carovane numerose e
organizzate la lunga avventura dei pionieri si concludeva in un successo.
Per questo genere di carovane, ci sono condizioni più favorevoli, una maggior diffusione e
facilità di accesso alla rete, una migliore padronanza delle tecnologie sia a livello decisionale
sia nella vita delle famiglie, nella vita dei cittadini. Potrà dare luce al movimento
Pur avendo ben chiare le specificità delle nostre citta, è di fondamentale importanza conoscere
ciò che sta accadendo a livello internazionale. E’ bene che le nostre città entrino
massicciamente nei network europei che sperimentano nuove soluzioni, anche grazie ai
finanziamenti comunitari.
Guardare alle citta che si servono della progettualità europea a quelle che hanno le
amministrazioni più dinamiche e innovative. Cercando la frequentazione di circuiti di
eccellenza si stimolano amministratori e dirigenti a far meglio.
Si può guardare alla Red Española de la Ciudades Inteligentes (RECI) che si pone come obiettivo
primario la condivisione e la integrazione dei progetti e delle soluzioni.
Oltre i City Rate vede oggi svilupparsi al suo fianco I-City Lab: una piattaforma evoluta di
analisi socio-economica on line che aspira a divenire un pilastro importante per le scelte
strategiche delle città
La qualità degli amministratori sta nella capacità di stringere accordi e lavorare con gli attori
coinvolti nei processi innovativi. Imprese, rappresentanze, cittadini, istituzioni, tutti devono
fare la propria parte, ed è definitivamente tramontata, nella versione che abbiamo visto tutti
all’opera, l’era dei comuni autoreferenziali, occupati dalla politica autoreferenziale, in grado di
fare e decidere in modo autonomo.
(N.B. Si tratta di frettolosi punti sui quali indirizzare la riflessione, mi sono servito di alcuni
saggi sul concetto di territorio, un piccolo saggio di Stefano Rodotà, un articolo di Claudia
Tubertini Sulla razionalizzazione del sistema locale in Italia… Le linee guida della
informatizzazione degli enti locali, oltre che di diversi articoli di giornali e alcune assemblee
del movimento, svoltesi in Sardegna quelle recenti di Solanas (vicino Cabras) e il Parlamentour
di Cagliari, con Roberto Fico, Martelli et altri, ed i portavoce Sardi. (Vi ringrazio per la larga
compassione che accorderete a queste pagine. Seb)