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In questa sezione verranno discussi due importanti esempi di operatori de-


finiti su L2 [−π, π]: l’operatore impulso (o momento lineare) p e l’operatore
coordinata x. Di tali operatori verranno discusse proprietà di Hermitianità, di
limitatezza, spettro, etc.

• L’operatore impulso p
(1)
Si cominci con il considerare lo spazio L2 [−π, π] delle funzioni derivabi-
li, con derivata a modulo quadro sommabile secondo Lebesgue, ed ivi si
definisca l’operatore p come segue

(1) df
p : f ∈ L2 [−π, π] → −i ∈ L2 [−π, π] .
dx
Perché p sia Hermitiano occorre richiedere che si abbia

(1)
(f, pg) = (pg, f ) , ∀f, g ∈ L2 [−π, π] .

Vista l’identità
Z π  ∗ π Z π  
dg(x) ∗
∗ df (x)
(pg, f ) = dx −i f (x) = ig (x)f (x) + dxg (x) −i ,
−π dx −π −π dx

si vede che la condizione di Hermitianità può essere agevolmente soddisfat-


(1)
ta restringendo la definizione di p al sottospazio di L2 [−π, π] costituito
(1)
dalle funzioni periodiche in [−π, π], ossia, al sottospazio L2;(Per) [−π, π]
delle funzioni f (x) che godano della proprietà f (−π) = f (π). Prima di
procedere, ora, ci si ricordi che, per la proprietà di completezza del sistema
dei polinomi trigonometrici in L2 [−π, π], si ha (nella norma di tale spazio)

f (x) = lim SM (x) ,


M →∞

con
M
einx
X  
SM (x) = ξn vn (x) , vn (x) = √ , ξn = (vn , f ) ,
n=−M

(1)
e, ovviamente, SM (x) ∈ L2;(Per) [−π, π], ∀M . Ciò posto, ∀f ∈ L2 [−π, π] e
(1)
∀g ∈ L2;(Per) [−π, π], definiamo

(g, pf ) ≡ lim (g, pSM ) = lim (pg, SM ) .


M →∞ M →∞

Si noti che la parziale estensione proposta per l’operatore impulso non dà
luogo ad alcuna incongruenza. Infatti, posto zM = (pg, SM ), si ottiene,
per la disuguaglianza di Schwartz

|zM − zM 0 | ≤k pg k2 k SM − SM 0 k2 ,

dove k k2 denota la norma in L2 [−π, π]. Siccome {SM }M ∈N è la suc-


cessione delle somme parziali di Fourier di f ∈ L2 [−π, π], essa converge
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uniformemente (in k k2 ) ad f . Pertanto, essa sarà uniformemente di Cau-


chy e, come conseguenza, tale risulterà anche la successione {zM }M ∈N .
Siccome C è completo, esisterà un numero complesso z = limM →∞ zM .
Per definizione si pone

z ≡ (g, pf ) .

L’ultimo passaggio consente di definire gli elementi di matrice dell’ope-


ratore derivata. Si noti che, se non si danno restrizioni sulle funzioni f
e g del tipo quello or ora discusse, l’elemento di matrice (g, pf ) non e‘
necessariamente ben definito. Tuttavia, se si ha

M
X M
X
f = lim ξn vn (x) , g = lim ηn vn (x) ,
M →∞ M →∞
n=−M n=−M
P∞
se la serie bilaterale n=−∞ nηn∗ ξn risulta essere assolutamente conver-
gente, si definisce 1


X
(g, pf ) ≡ nηn∗ ξn .
n=−∞

(1)
Ragionevolmente, si può definire p su L2;(Per) [−π, π], estendendolo per
dualità ad L2 [−π, π], laddove ciò sia possibile. Si vanno a studiare, ora,
alcune proprietà basilari di p:

1. p è Hermitiano: questo per definizione;


2. Spettro di p. Si considerino, anzitutto, possibili autovalori dello
spettro discreto, λ. Detta fλ (x) la corrispondente autofunzione, tali
autovalori sono definiti dall’equazione

pfλ (x) = λfλ (x) ,

la quale, assieme alla condizione di periodicità fλ (−π) = fλ (π) ed alla


condizione di normalizzazione per le singole autofunzioni, fornisce

eiλx
fλ (x) = √ , (λ = 0, ±1, ±2, . . .) .

Come si vede, autovettori appartenenti ad autovali diversi sono or-
togonali tra di loro e l’insieme delle autofunzioni {fn } costituisce
un sistema completo per L2 [−π, π], anche se le fn (x) appartengono
(1)
tutte ad L2;(Per) [−π, π]. Detto, ora, λ un qualunque numero reale
6= 0, ±1, ±2, . . ., sia n̄ l’intero più vicino a λ e sia Rλ = [Iλ − p]−1
1 È interessante constatare come la definizione seguente, peraltro necessaria per garantire

la convergenza della serie che definisce l’elemento di matrice di p, possa escludere situazioni
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nelle quali f, g ∈ L2 [−π, π]. Per esempio, si ponga f (x) = |x|− 4 e g(x) = sgn(x) |x|− 4 . Se
Rπ 3
(g, pf ) fosse ben definito, implicherebbe che |x|− 2 dx fosse finito, cosa evidentemente
−π
non vera.
3

P∞ di p corrispondente a λ. Si ha, ∀f ∈ L2 [−π, π], posto


il risolvente
f (x) = n=−∞ ξn vn (x),

X
[k Rλ f k2 ]2 ≤ (n̄ − λ)−2 |ξn |2 = (n̄ − λ)−2 [k f k2 ]2 ,
n=−∞

che implica la limitatezza di Rλ e, quindi, esclude possibili autovalori


dello spettro continuo.
3. Limitatezza di p: ovviamente p non è limitato. Se lo fosse, allora
k p kL costituirebbe un maggiorante dell’insieme dei moduli degli
autovalori di p, insieme che, come appena verificato, non è limitato.
Per lo stesso motivo si conclude che p non puè essere unitario.

• L’operatore coordinata x
Sia f ∈ L2 [−π, π] e si definisca l’operatore x in modo che

x : f ∈ L2 [−π, π] → xf (x) .

Che xf (x) ∈ L2 [−π, π] è immediatamente verificato dalla condizione


Z π Z π
|xf (x)|2 dx ≤ π 2 |f (x)|2 dx < ∞ .
−π −π

Altre proprietà di x sono elencate a seguire.

1. x è Hermitiano: questo discende direttamente dall’identità


Z π Z π
(g, xf ) = g ∗ (x)xf (x) dx = [xg(x)]∗ f (x) dx = (xg, f ) .
−π −π

2. Spettro di x: un eventuale spettro discreto viene subito escluso


dall’osservazione che, se si pone

xfλ (x) = λfλ (x) ,

tale condizione imporrebbe fλ (x) = 0 in ogni punto, tranne che per


un unico valore di x il che, per fλ ∈ L2 [−π, π], comporterebbe fλ = 0.
Per quanto riguarda, invece, la possibilità di avere spettro continuo,
si cominci con il notare che, se λ ∈ {C − [−π, π]}, si ha che Λ =
minx∈[−π,π] |λ−x| > 0. Questo comporta che, posto Rλ = [λI−x]−1 ,
si abbia
1 2
Z π
2 |f (x)|2 dx ≤ Λ[k f k2 ]2 ,
[k Rλ f k2 ] =
−π x − λ

che comporta che ogni λ ∈ {C − [−π, π]} sia regolare per x. D’altra
parte, se λ ∈ [−π, π], si definisca

 Cn se − π ≤ x < λ − 1
λ
fn (x) = 0 se λ − n1 < x < λ + n1 ,
Cn se λ + n1 < x ≤ π
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− 1
con Cn = 2π − n2 2 . Evidentemente, fn ∈ L2 [−π, π] ∀n e k fn k2 =


1. Tuttavia, si ha
r
1 1
k Rλ fn k 2 = 2n − − ,
π+λ π−λ
cioè, la successione k Rλ fn k2 non è limitata, il che implica che λ sia
un punto dello spettro continuo, ∀λ ∈ [−π, π].
3. x è limitato: questo discende dal fatto che

k xf k2 ≤ π k f k2 , ∀f ∈ L2 [−π, π] .

Incidentalmente, questo comporta che k x kL ≤ π. Per verificare che


si ha proprio k x kL = π, basta trovare una successione di funzioni di
L2 [−π, π], {gn }n∈N , tale che si abbia
 
k xgn k2
lim =π .
n→∞ k gn k2

Basta scegliere
1

0 , se − π ≤ x < π − n
gn (x) = ,
1 , se π − n1 ≤ x ≤ π

per verificare l’asserto.


Per quanto riguarda possibili autovettori di x, ovviamente non ce
ne sono in L2 [−π, π], possedendo l’operatore coordinata solo spet-
tro continuo, ma agli autovalori dello spettro continuo si possono,
come è noto, associare autofunzioni rappresentabili come funzioni
generalizzate (distribuzione δ di Dirac).

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