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STORIA

Così denominato grazie alla particolarissima forma degli oltre 8.500 blocchi di marmo che compongono il suo bugnato, il Palazzo dei Diamanti è uno degli edifici rinascimentali più celebri al mondo.
Progettato da Biagio Rossetti, il palazzo fu costruito per conto di Sigismondo d'Este, fratello del duca Ercole I d'Este, a partire dal 1493. L'edificio fu modificato fra il 1567 e il 1570 da Galasso Alghisi
e costituisce il centro ideale della cosiddetta "Addizione Erculea", vero e proprio raddoppio della città che Rossetti concepì per il duca.
Il palazzo fu acquistato dal Comune nel 1832. Al piano terreno sono situati gli spazi adibiti ad importanti esposizioni temporanee, organizzate da Ferrara Arte e dalle Gallerie d'Arte Moderna e
Contemporanea di Ferrara, mentre al primo piano l'edificio ospita la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, che conserva una collezione storico-artistica di eccezionale valore.
Il palazzo fu abitato in maniera discontinua da componenti la casa d'Este fino alla devoluzione di Ferrara alla Santa Sede avvenuta nel 1598. In particolare dal 1586 fu la residenza di Cesare d'Este,
cugino del duca Alfonso II d'Este e di sua moglie Virginia de' Medici. I soffitti a cassettoni e i fregi della «stanza matrimoniale» (1589 - 1590) e della «stanza del parto» (1591) furono realizzati
prevalentemente da Giulio Belloni e aiuti e sono ancora in parte visibili in loco. Altri dipinti su tela realizzati dai Carracci e da Gaspare Venturini per la «stanza del poggiolo» (1592) sono ora
conservati presso la galleria Estense di Modena. Nel 1641 il palazzo fu ceduto, da Francesco I d'Este, nipote e successore di Cesare d'Este al marchese Guido I Villa. I nuovi proprietari
modificheranno il portale d'ingresso facendo eseguire le modanature e le due candelabre laterali. Diversi ritratti dei componenti la famiglia Villa sono ancora visibili nella sala d'ingresso della
pinacoteca.

Nel 1832 il palazzo fu acquistato dal Comune di Ferrara al fine di ospitarvi la Pinacoteca e l'Ateneo Civico.

ARCHITETTURA

Più di 8000 bugne, a forma di piramide o di “diamante”, in marmo bianco e rosa, ne coprono le due facciate, dandogli il nome. L’architetto Biagio Rossetti ne fece un capolavoro urbanistico, soprattutto ponendo la
decorazione principale sull’angolo: un artificio destinato a sottolineare l’importanza dell’incrocio e a fare dell’edificio un’opera del tutto originale, creata per la veduta prospettica anziché di facciata. L’angolo, infatti, è
impreziosito da splendide candelabre scolpite da Gabriele Frisoni e da un grazioso balconcino, di poco posteriore, che accentua la direttrice visiva verso la vicina Piazza Ariostea. La struttura interna si sviluppa su tre
ali, con una pianta ad U originariamente simmetrica, ma alterata dai rifacimenti successivi. Il palazzo è oggi sede di musei: - ospita al piano nobile la Pinacoteca Nazionale e al piano terra lo Spazio espositivo, in cui si
tengono le rinomate mostre del Palazzo dei Diamanti

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