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Università degli Studi di Cagliari

Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica


Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica

Il contatto diretto e quello che può avvenire in modo accidentale con una parte che è normalmente in tensione, e che so che è normalmente in tensione,
per esempio una linea elettrica aerea realizzata con conduttori nudi. Sappiamo tutti che è in tensione, se la tocco faccio in contatto diretto, o meglio se
riesco a toccarla in modo accidentale, perché se mi arrampico sul traliccio fino a toccare la linea non posso dire che è un contatto accidentale, e lì non ci
posso fare niente. In facoltà c'è la cabina con una parte museale in cui si vede che le parti in tensione erano a giorno, cioè non c'erano delle separazioni
che impedissero di toccarle. E' ovvio però che si prendevano dei provvedimenti perché il contatto accidentale fosse reso difficile (erano in alto). Nel caso
della protezione dai contatti diretti la filosofia è quella che mira a impedire il contatto accidentale mettendo una serie di ostacoli, barriere, schermi,
diaframmi... normalmente noi non abbiamo la possibilità di arrivare accidentalmente alle parti in tensione, se apro un quadro elettrico non vedo le parti in
tensione, devo prendere un cacciavite e togliere un pannello, oppure altri quadri sono tali per cui la manopola che mi permette di aprirli funge anche da
sezionatore, apro e si interrompe la corrente. Se però uno si industria per riuscire ad entrare in contatto con la tensione non ci possiamo fare niente.

Protezione dai contatti diretti


e indiretti
Protezione dai contatti indiretti
Altra cosa sono i contatti indiretti, il nome può essere fuorviante, cosa vuol dire contatto indiretto ? se tocco è un contratto ! Viene utilizzato l'aggettivo
indiretto per indicare che il contatto avviene attraverso una parte che nel normale funzionamento dell'apparecchiatura non va in tensione, in questi casi
non tocco un filo che normalmente è in tensione ma tocco un'intelaiatura, una carcassa, un tubo dell'acqua, che normalmente non sono in tensione, ma
vanno in pensione in caso di guasto da un'altra parte o all'interno dello stesso apparecchio. Quindi indiretto in questo senso, non tocco una parte che è
normalmente in tensione, ma arrivo a prendermi la tensione perché tocco una parte detta massa, che normalmente non è in tensione ma va in tensione
a causa di un problema, di un guasto.
Con i contatti diretti non c'è molto da dire, l'unico approccio che seguiamo è impedire che avvengano
in modo accidentale, mentre con i contatti indiretti il discorso è più complesso.
Noi dedicheremo il nostro studio principalmente sui contatti indiretti.

Protezione dai contatti indiretti: premessa


Il contatto indiretto è più insidioso di quello diretto.

Non si può evitare il contatto con le parti


ordinariamente non in tensione.
Non si può e non si vuole evitare il contatto
con l'apparecchiatura elettrica, altrimenti
questa apparecchiatura non la uso, non solo ma dovrei anche impedire il contatto con qualsiasi parte metallica

La sicurezza dell’operatore dipende solo dal sistema


di protezione.garantire la sicurezza delle persone entro un livello di rischio accettabile
Quindi si utilizzano diverse metodiche di protezione che permettono di

Gli infortuni da contatto diretto superano quelli da


contatto indiretto nel rapporto di 2 a 1 in ambiente
domestico e 1,3 a 1 sul lavoro; gli incidenti mortali
hanno percentuale simile!
2 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Cause ed effetti del cedimento dell’isolante
Qui ci sono le cause Qui ci sono gli effetti
decadimento nel tempo delle portare in tensione
proprietà dielettriche (crepature le masse;
nelle gomme isolanti, etc.);
rottura meccanica (es. la
tranciatura di un cavo interrato
da parte di una pala meccanica); archi elettrici
localizzati e
ambienti particolarmente conseguenti
surriscaldamenti;
aggressivi (presenza di polveri,
umidità, inquinamento, etc.);
disturbi ai sistemi di
sovratensioni di origine telecomunicazione;
atmosferica o di manovra;

azione di roditori. fenomeni di


erosione dei
dispersori elettrici.

3 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Per i contatti indiretti abbiamo bisogno dei sistemi di protezione,
perché sappiamo che il contratto avverrà quindi la protezione serve

Protezione dai contatti indiretti


Le misure di protezione contro i
contatti indiretti di dividono in:
Misure passive: non prevedono
l’interruzione del circuito, ma
tendono a limitare la tensione
applicata al corpo umano in caso di
cedimento dell’isolamento;
Misure attive: consistono nel
collegamento a terra delle masse e
nell’interruzione automatica del
circuito in un tempo tanto più
breve quanto maggiore è la questa è la più comune,
tensione sulle masse (secondo la riguarda milioni di utenti

curva limite tensione-tempo).


La protezione attiva prevede di togliere tensione appena
so che c'è pericolo, eliminare la causa di pericolo in tempi
sufficientemente rapidi da garantire la sicurezza delle persone
4 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Misure di protezione passive

Impiego di apparecchi con isolamento doppio o rinforzato

Bassissima tensione di sicurezza

Luoghi non conduttori

Separazione elettrica

Collegamento equipotenziale locale non connesso a terra

5 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Se ho una lampadina ai due poli della resistenza ci sono i due fili, le due parti attive, e devo
essere sicuro che queste non facciano cortocircuito tra loro. L'isolamento che metodo per
ottenere questo risultato è il cosiddetto isolamento funzionale, è quello che serve per far
funzionare l'apparecchio, e uno potrebbe lasciare soltanto questo. In laboratorio a volte è proprio
così perché chi ci lavora sa quello che fa, in questo caso è l'ambiente che garantisce la sicurezza

Isolamento degli apparecchi


Componente elettrico di classe 0 (zero) Addirittura spesso
l'isolamento
Componente elettrico dotato di isolamento principale e principale manca è
non provvisto di alcun dispositivo per il collegamento delle c'è solo l'isolamento
masse a un conduttore di protezione; nel caso di guasto di funzionale
isolamento principale, la protezione rimane affidata alle
caratteristiche dell’ambiente in cui è posto il componente
elettrico;
Componente elettrico di classe I Sono i più comuni

Componente elettrico dotato di isolamento principale e


provvisto di un dispositivo per il collegamento delle masse a un
conduttore di protezione; Sono gli apparecchi
Componente elettrico di classe II portatili che rispettano
la norma italiana
Doppio
isolamento Componente elettrico dotato di doppio isolamento o di
isolamento rinforzato e non provvisto di alcun dispositivo
per il collegamento a un conduttore di protezione;
Componente elettrico di classe III
Componente elettrico ad isolamento ridotto perché destinato ad essere alimentato
esclusivamente da un sistema a bassissima tensione di sicurezza, e nel quale non si
generano tensioni di valore superiore a quello di tale sistema.
6 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Classificazione degli apparecchi
Un apparecchio è trasportabile se può essere spostato
facilmente (munito di maniglie o perché ha una massa
limitata, ad es. elettrodomestici <18 kg)
Un apparecchio trasportabile è mobile se deve essere
spostato dall’utente per il suo funzionamento mentre è
collegato al circuito di alimentazione per esempio l'aspirapolvere
Un apparecchio mobile è portatile se è destinato ad
essere sorretto dalla mano dell’operatore durante il suo
Cioè è la parte elettrica che sta normalmente a contatto con la mano
impiego ordinario. dell'operatore, per esempio l'asciugacapelli. Mentre l'aspirapolvere no
perché il motore sta per terra e io tengo in mano il tubo di plastica

Un apparecchio è fisso se non è trasportabile, mobile o


portatile.

7 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Apparecchi fissi Apparecchi trasportabili Classificazione degli apparecchi
Saldatrice su ruote Apparecchiatura di
misura con maniglie

lucidatrice tosaerba
Classe II
Apparecchi mobili

Apparecchi portatili trapano rasoio

Macchine utensili

Carroponte

8 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Misure di protezione passive
Impiego di apparecchi con isolamento
doppio o rinforzato:
Un apparecchio con isolamento doppio o
rinforzato è detto “di classe II”.
In caso di cedimento dell’isolamento
principale la persona è protetta
dall’isolamento supplementare
(protezione intrinseca dell’apparecchio
non dell’alimentazione).
Non vanno collegati a terra (per
questo non possiedono il morsetto di
collegamento)
Il conduttore di protezione può riportare
sull’apparecchio tensioni pericolose (ad es.
per impianto di terra inefficiente) o la
tensione di fase (interrompendosi e andando
a contatto con conduttore di fase).
9 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Misure di protezione passive
Bassissima tensione di sicurezza:
L’apparecchio è alimentato da un sistema elettrico a tensione non
superiore ai limiti di sicurezza. Ilguastano
concetto qua è che garantiscono la sicurezza non perché non si
gli apparecchi ma perché se anche si guastasse
SELV qualcosa le tensioni in gioco sono talmente basse che non riesco
PELV a far passare correnti pericolose attraverso la persona

(FELV)
Protezione contro i contatti indiretti: non occorrono misure di
protezione contro i contatti indiretti per SELV e PELV
perché esse sono insite nel sistema di alimentazione.
Il pericolo non può pervenire dal circuito secondario ed esiste separazione
di protezione (isolamento doppio o rinforzato oppure schermo metallico
collegato a terra) con il primario.
Si ricade nelle condizioni di uso di apparecchi di classe II, e la protezione è
garantita.
Gli apparecchi destinati ad essere alimentati con questo sistema
sono quelli“di classe III” (hanno isolamento ridotto e non sono
provvisti di morsetto di terra).
10 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Sistema SELV
SELV (Safety Extra-Low Voltage):
È alimentato da una sorgente autonoma o di sicurezza (tensione
nominale non superiore a 50 V, se in AC o 120 V se in DC);
Ha una separazione di
protezione verso gli
altri sistemi elettrici
(isolamento doppio o
rinforzato);
Non ha punti a terra.
Caso più sfavorevole:
Persona che tocca parte
attiva con un terminale a
terra (contatto diretto)
La persona è soggetta a
Vn
11 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Sistema PELV
PELV (Protective Extra-Low Voltage): come il SELV, ma il
sistema ha un punto collegato a terra.
Garantita protezione
contro contatti
indiretti e diretti se:
Zona equipotenziale
Tensione nominale
≤25 V in AC (60 V in
DC) in ambienti
normali, 15V in AC e
6V in DC) in
ambienti speciali
Meno sicuri dei SELV
12 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Sistema FELV (non intrinsecamente sicuro)
FELV(Functonal Extra-Low Voltage): se viene a mancare uno dei
requisiti per classificare il sistema come SELV o PELV
Può non avere sorgente
autonoma o mancare
isolamento tra
secondario e sistemi
elettrici a tensione
maggiore.
Non è garantita la
protezione contro
contatti diretti e
indiretti stessi
criteri di protezione
applicati a circuiti con
tensione superiore.
13 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Sistema FELV (non intrinsecamente sicuro)
La Norma richiede:
Collegare a terra le masse (se il primario è protetto contro contatti
indiretti tramite interruzione automatica).
1°guasto: difetto di
isolamento tra altri
circuiti e FELV
2° guasto: verso massa
dell’apparecchio
alimentato da FELV
Doppio guasto visto
UE come guasto a terra del
primario interviene
protezione al primario
UE

14 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Misure di protezione passive
Luoghi non conduttori:
Sono evitati i contatti simultanei con parti che possono
trovarsi ad un potenziale diverso a causa di un cedimento
dell’isolamento principale di parti attive (praticamente
irrealizzabile). Qui per garantire la sicurezza devo essere sicuro di non poter toccare due
apparecchi contemporaneamente quindi si può applicare solo a apparecchi fissi
Ammesso l’utilizzo di apparecchi di “classe 0” se:
distanziamento delle masse da masse estranee e delle masse tra di
loro in modo che, in circostanze ordinarie, persone non vengano
simultaneamente in contatto con due masse o con una massa e una
massa estranea (distanziamento sufficiente ≥2.5 m);
interposizione di ostacoli non collegati a terra o a massa e isolamento
delle masse estranee;
isolamento o disposizioni isolanti delle masse estranee.
La resistenza dei pavimenti e delle pareti isolanti non deve
essere inferiore a:
50 kΩ per tensioni di alimentazione non superiori a 500 V,
100 kΩ per tensioni di alimentazione superiori a 500 V.
15 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Misure di protezione passive
Separazione elettrica: Questo è il più comune, è una specie di sistema IT più piccolo

L’apparecchio è alimentato da una sorgente autonoma o dalla rete di


distribuzione tramite un trasformatore d’isolamento (separa
elettricamente il secondario dagli altri circuiti e da terra).
Se l’impianto è poco esteso (correnti capacitive trascurabili) un guasto
nell’isolamento non è pericoloso per le persone non è possibile la
chiusura del circuito verso terra.
L’ideale sarebbe alimentare un solo apparecchio.
Se alimenta più apparecchi ricade in sistema IT.
Per esempio un cartello stradale come quei cartelli pubblicitari illuminati. Lì per garantire sicurezza contro i contatti indiretti si può
dotare quel cartello di un trasformatore, anche 1:1, senza ridurre la tensione. Allora per il fatto di avere un trasformatore ricado
nella fattispecie del sistema IT, separazione galvanica tra il primario e il secondario, le correnti di guasto possono passare soltanto
attraverso le capacità dei fili ma siccome è un impianto che alimenta solo quell'utilizzatore i fili sono cortissimi e quindi se anche
avesse un difetto di isolamento non riuscirebbe a mettere in gioco correnti pericolose. Se io uso un trasformatore per un
apparecchio sto facendo separazione elettrica, se il trasformatore lo uso per più apparecchi sto facendo un sistema IT, e allora mi
devo preoccupare di fare la connessione di tutte le masse tramite il cavo di protezione PE.
Comunque la separazione elettrica funziona bene perché le estensioni dei collegamenti sono piccole e le correnti di guasto a terra
sono piccolissime. La differenza tra un sistema IT come quello della cabina e questo è che nella cabina abbiamo un trasformatore
che fa 15kV:400V, quando invece faccio separazione elettrica il trasformatore è 230V:230V oppure 400V:400V, cioè 1:1
16 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Misure di protezione passive
Collegamento equipotenziale locale non connesso a terra:
Un collegamento tra le masse degli apparecchi di classe I e tra
queste e le masse estranee elimina ogni differenza di potenziale
che è causa del pericolo.
Il collegamento equipotenziale locale non deve essere connesso a
terra, né direttamente, né tramite masse o masse estranee. Sarebbe pericolosissimo
La presenza del guasto non determina l’intervento delle protezioni.
Proprio perché è tutto equipotenziale e non c'è bisogno di intervenire
Il pavimento deve essere isolante oppure conduttore e
collegato all’insieme equipotenziale. Inè isolante, entrambi i casi la corrente non circola, o perché l'ambiente
o perché è tutto allo stesso potenziale

Questo tipo di protezione non trova mai applicazione nei locali ad


uso civile o similare, a causa della poca disponibilità di tali locali a
soddisfare le prescrizioni richieste per la sua applicazione.
In conclusione tra le misure di protezione passive le più frequenti sono la separazione elettrica, molto utilizzata nei laboratori,
ogni singolo banco ha il suo trasformatore, per realizzare proprio quella condizione di sicurezza data dalla separazione galvanica.
Si usano molto gli apparecchi in classe 2. SELV e PELV si utilizzano perché siamo anche obbligati in certi casi ad utilizzarli.
Ma comunque la stragrande maggioranza delle misure di protezione ricade nella protezione attiva.

17 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Misure di protezione attive
Il sistema di protezione contro i contatti indiretti per
interruzione automatica dell’alimentazione protegge
l’utente dal pericolo mortale ma non dal danno fisiologico
che in alcuni casi potrebbe essere anche grave.
Ci si riferisce alla curva di sicurezza tensione-tempo, derivata
da quella corrente - tempo tramite la definizione di
resistenza del corpo umano.
La resistenza offerta dal corpo umano dipende da molti
fattori (quali per es. il percorso):
Resistenza del corpo RC: variabile
Resistenza tra corpo e terreno RTC: in condizioni ordinarie usa il
valore convenzionale di 1000Ω (largamente cautelativo).
18 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Curve di sicurezza tensione-tempo
10
4
25 V 50 V
Tensione di contatto
Condizioni
limite UL:
t [ms] Ordinarie Massimo valore della
tensione di contatto che
10
3 è possibile mantenere per
un tempo indefinito in
condizioni ambientali
specificate
2 50V condizioni normali
10
Condizioni 25V condizioni particolari
Partico lari Stalle per grandi bovini con mangiatoie
(cantieri,locali agricoli,
automatiche, il rischio di contatto diretto col
locali medici). naso del bovino che è umido e
quindi maggiormente conduttore
Gli asintoti a 25 V e 50 V indicano che per questi valori di tensione
10 nelle rispettive condizioni, il contatto può essere tollerato per un
20 10
2
VC0 [V] 10
3
tempo infinitamente grande. A destra di ogni curva, più aumenta la
tensione e minore è il tempo di sopportabilità di quella tensione

19 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Qui stiamo parlando di sistemi in bassa tensione

Classificazione dei sistemi elettrici


in relazione alla messa a terra: SISTEMA TT
Inizia sempre dal trasformatore
TT
L1
L2
L3
N

Il trasformatore può avere il centro stella di bassa messo a terra.


Il sistema più comune, perché è quello destinato a tutti gli utenti
RN in bassa tensione, è quello TT. La prima lettera indica come è
messo il neutro del sistema rispetto a terra. La seconda lettera
indica che collego le masse nel mio impianto direttamente a
RT terra.
Quindi un sistema TT è contraddistinto da due impianti di terra,
uno della cabina è uno dell'apparecchiatura

Il neutro è collegato direttamente a terra tramite una


resistenza RN e le masse degli utilizzatori sono collegate ad
un impianto di terra locale, elettricamente indipendente da
quello del neutro, tramite una resistenza di terra RT.
20 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Classificazione dei sistemi elettrici
in relazione alla messa a terra: SISTEMA TN
TN-C TN-S
L1

L2

L3
N
PEN PE

RN

Il neutro è collegato direttamente a terra tramite una


resistenza RN e le masse degli utilizzatori sono collegate al
conduttore di protezione che può svolgere anche le
funzioni di conduttore di neutro (TN-C) oppure essere
separato dal conduttore di neutro (TN-S)
21 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Ora vai al file "Impianti Elettrici 2015-01-12 1di3.pdf" PARTE 1 un po' più giù dell'inizio
Classificazione dei sistemi elettrici
in relazione alla messa a terra: SISTEMA IT Questo è il 3° modo
Qui la prima lettera indica che il centro stella del sistema è isolato, la resistenza di messa a
IT terra non c'è o è intenzionalmente molto grande, ed equivale di fatto a un circuito aperto, già
con 100 chilo ohm equivale a un sistema isolato
L1

L2
L3

Il sistema IT sostanzialmente viene lasciato a chi è padrone della


cabina ma in realtà uno si potrebbe fare anche in casa un sistema
che somiglia ad un IT mettendo un trasformatore di corrente
RN

RT

Il neutro non viene distribuito e le masse degli


utilizzatori sono collegate ad un impianto di terra locale
tramite una resistenza di terra RT.
22 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Classificazione dei sistemi elettrici
in relazione alla messa a terra

vabbè anche
100~200 kW.
...non così grossi !

Tutti questi tre sistemi usano protezioni attive ma in particolare il sistema IT è quello che non dovrebbe arrivare
mai fino al punto di togliere tensione, quindi il sistema IT è un sistema per interruzione automatica che però non
vuole utilizzare interruzione automatica, mentre il sistema TT e il sistema TN utilizzano l'interruzione automatica.

23 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


E' l'apparecchio principe del sistema TT

Interruttore differenziale ma comunque è utilizzato anche in molte


altre applicazioni

Dispositivo per la sicurezza della persone destinato ad


aprire automaticamente il circuito quando la corrente
differenziale I ∆ supera una valore di soglia prestabilito .
La corrente differenziale I ∆ è la somma vettoriale delle
correnti che fluiscono nei conduttori attivi del circuito:
Caso monofase: conduttore di
fase e conduttore di neutro
I1
Caso trifase: somma delle tre
correnti dei conduttori di fase
I2
IF=I ∆ e della corrente che fluisce nel
neutro
In assenza di guasto I ∆ =0
Ora vai al file "Impianti Elettrici 2015-01-12 1di3.pdf" PARTE 2, a pagina 2 in basso

24 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Principio di funzionamento
Caso monofase:
F N
È costituito da nucleo
Qui il disegno è sputtanato, C magnetico toroidale su cui
sono avvolte due bobine
guarda nella sbobinatura

3 (avvolgimenti 1 e 2), che


vengono collegate in serie
2 1
con la linea da proteggere,
e da una bobina di
rilevazione differenziale (3)
che agisce sull’organo di
comando (C).

25 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Principio di funzionamento
Confronta I1, entrante
F N nell’apparecchio
utilizzatore, con I2 uscente
Qui il disegno è sputtanato, C
guarda nella sbobinatura In assenza di guasto:
3 Gli avvolgimenti 1 e 2 sono
percorsi da stessa corrente
2 1 (segno opposto)
Flusso magnetico nullo
L’avvolgimento 3 non è
percorso da corrente

26 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Principio di funzionamento
In caso di guasto:
F N
I∆ = (I1 - I2) ≠ 0
Qui il disegno è sputtanato, C Differenza tra i flussi
magnetici
guarda nella sbobinatura

3 Avvolgimento 3 è percorso
da corrente
2 1 Se il valore efficace di I∆
raggiunge un valore di soglia
(Idn differenziale di
intervento), l’interruttore
apre il circuito in un tempo
prestabilito.

27 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Interruttore differenziale

28 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Grandezze caratteristiche
Tensione nominale: valore della tensione per il quale
l’interruttore è designato a funzionare.
Corrente nominale: corrente che l’apparecchiatura è in
grado di condurre ininterrottamente.
Corrente differenziale nominale d’intervento Idn: valore
minimo della corrente differenziale che determina l’apertura
dei contatti entro i tempi specificati dalle norme (valori tipici
0.01 – 0.03 – 0.3 – 0.5 – 1 A) Più lo prendo con un valore grande più dovrò spendere per l'impianto di terra
ma anche quelli più grandi hanno valori compatibili con la sicurezza

Corrente differenziale nominale di non intervento Idn0:


valore massimo della corrente differenziale che certamente
non provoca l’apertura dei contatti dell’interruttore.
Idn0=50% Idn
Questo perché essendo così sensibili rischiano di scattare anche per dispersioni fisiologiche ora
invece viene stabilito che al di sotto del 50% della corrente di intervento nominale non deve intervenire

Tempo di intervento: intervallo di tempo che intercorre tra


l’istante in cui la corrente differenziale assume un valore
superiore a Idn e l’istante in cui avviene l’apertura dei contatti.
29 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Scelta dell’interruttore differenziale
Avviene in base alla corrente differenziale nominale di
intervento Idn e la corrente differenziale nominale di non
intervento Idn0.
Nell’intervallo Idn0 - Idn l’interruttore non ha un
comportamento definito: potrebbe intervenire e
non intervenire.

Idn0 Idn Id

Non interviene ? Interviene sicuramente

30 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Caratteristica d’intervento
Idn 2 Idn 5Idn
Tipo Tempo massimo di
0.3 s 0.15 s 0.04 s
generale interruzione
Tempo massimo di
0.5 s 0.2 s 0.15 s
interruzione
Tipo S Tempo minimo di
non funzionamento 0.13 s 0.06 s 0.05 s
0.3 s Questa è una caratteristica di intervento tipica di un interruttore differenziale per
usi generali, il più comune.
0.15 s Ha un tempo di intervento massimo di 0,3 secondi, poi va a diminuire con una
legge lineare e quando la corrente di intervento supera 5 volte la soglia resta fisso
ad un tempo di intervento di 0,04 secondi (40 millesimi di secondo).
Comunque già basta superare la soglia di intervento per avere un tempo di
0.04 s intervento di 0,3 secondi, quindi un tempo davvero molto basso

31 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Caratteristica d’intervento
La curva di sicurezza
tensione-tempo risulta
completamente soddisfatta
in condizioni di ambienti
ordinari

32 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Attenzione, questa classificazione è importante ma spesso è sottovalutata

Interruttori differenziali: classificazione


In base alla corrente che possono
rilevare:
tipo AC: lo sgancio è assicurato per
correnti alternate sinusoidali
differenziali; ora vai al file "Impianti Elettrici 2015-01-12
1di3.pdf" PARTE 3, a pagina 5
tipo A: lo sgancio è assicurato per
correnti alternate sinusoidali
differenziali e per correnti differenziali
pulsanti unidirezionali;
tipo B: lo sgancio è assicurato per
correnti differenziali continue oltre
che per correnti alternate sinusoidali
differenziali e per correnti differenziali
pulsanti unidirezionali
Nuovo tipo F: alternativi ai B, si
usano per carichi con convertitori
di frequenza monofase che
producono correnti di dispersione a
frequenza variabile (non rilevabili dai
A e AC)
33 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Interruttore differenziale
Le correnti di dispersione possono essere eccessive
anche in impianti sani quando:
lo stato di conservazione generale dell’impianto è precario o
singole utenze presentano isolamento verso terra
insufficiente revisione dell’impianto
la natura degli apparecchi utilizzatori è tale per cui le correnti di
dispersione eccedono i valori usuali alimentazione degli
apparecchi attraverso un trasformatore
l’impianto elettrico è molto vasto, con un gran numero di
apparecchi utilizzatori installare più differenziali sulle
derivazioni principali

34 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Selettività orizzontale
A volte conviene istallare, al posto di un solo interruttore
differenziale generale, diversi interruttori differenziali sulle
derivazioni principali.
selettività “orizzontale” nel sistema protettivo, evitando che un
guasto a terra in un punto qualsiasi provochi la messa fuori
servizio dell’intero impianto.

N.B. tratto tra interruttore


generale e differenziali

35 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Selettività
Quando si hanno due o più interruttori differenziali in
serie nascono problemi di selettività “verticale”. Due
interruttori differenziali in serie sono selettivi se le loro
zone di intervento non sono sovrapposte:
il tempo minimo di non
A funzionamento
500mA
dell’interruttore A deve
essere maggiore del
B 30mA
tempo massimo
d’interruzione di B
Oppure selettività
logica
36 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Interruttori differenziali magnetotermici
Quando un interruttore differenziale
incorpora anche gli sganciatori di
sovracorrente viene denominato
interruttore differenziale
magnetotermico.

37 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Classificazione dei sistemi elettrici
in relazione alla messa a terra: SISTEMA TT
TT
L1
L2
L3
N

RN

RT

Il neutro è collegato direttamente a terra tramite una


resistenza RN e le masse degli utilizzatori sono collegate ad
un impianto di terra locale, elettricamente indipendente da
quello del neutro, tramite una resistenza di terra RT.
38 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT
TT
L1
L2
L3
N
Uc0=RT·Ig
RN
Ig

RT

Si possono presentare due situazioni alternative:


il sistema è progettato per fare in modo che la Uc0 sia non pericolosa
qualunque sia il tempo di permanenza (quindi RTIg deve essere inferiore a
50 V o 25 V, rispettivamente per le condizioni ordinarie o particolari).
la Uc0 è tale da essere pericolosa se applicata per un tempo elevato
all’organismo; allora occorre fare in modo che essa permanga per un
tempo ridotto, idealmente un tempo compatibile con le curve di
sicurezza tensione-tempo.
39 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT
Applicando il primo criterio si avrebbe:

U0 UL
Uc 0 = ⋅ RT ≤ UL RT ≤ ⋅ RN
RT + RN U 0 − UL

Nella pratica RN è spesso inferiore ad 1Ω; per UL=50V,


essendo U0 230 V, si otterrebbe una resistenza di terra
presso l’utente inferiore a circa 0.3Ω, valore praticamente
irrealizzabile.
Non potendo limitare il valore della tensione sulle masse
si deve ridurre il tempo di permanenza.
Occorre quindi effettuare la protezione contro i contatti
indiretti mediante interruzione automatica del circuito.
40 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT
4
10
La caratteristica di intervento
dell’interruttore deve essere tale da rimanere t [ms]

all’interno della zona A della curva di 3


B
sicurezza tensione-tempo. 10

In tutti gli impianti utilizzatori sono sempre A


presenti interruttori magnetotermici (in
2
10

alcuni casi si trovano anche fusibili) che


vengono utilizzati per la protezione del
circuito in caso di correnti elevate. 10
20 10
2
VC0 [V]
3
10

Tali dispositivi non possono essere utilizzati per la protezione


contro i contatti indiretti. Infatti, essendo essi progettati sulla base di
valori limite di corrente, potrebbero non intervenire in tempo utile qualora
la tensione sulla massa superasse il limite di sicurezza (ad esempio un
guasto non-franco a terra potrebbe risultare particolarmente pericoloso).
Occorre un tipo di interruttore che funzioni su un principio diverso:
l’interruttore differenziale (“salvavita”).
41 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT: protezione mediante interruttori differenziali
TT
L1
L2
UL
RT ≤
L3
N
IΔn
RN

Id
RT

I∆n è indipendente dalla corrente nominale dell’interruttore differenziale.


Valori normali di I∆n: 10mA, 30mA, 0.1A, 0.3A, 0.5A, 1A.
È quindi sufficiente che una corrente differenziale anche molto piccola
(decine di mA) per provocare l’intervento dell’interruttore.
È importante osservare che tale corrente è indipendente dalle
condizioni di funzionamento del circuito ed in particolare dalla potenza
assorbita dai carichi.
42 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT: protezione mediante interruttori differenziali

Valori massimi per RT


RT

43 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT: situazioni critiche

In=20A Idn=0.5 A

RN

A B RT

Impianto di terra comune a più derivazioni: alcune protette con


magneto-termico e altre con differenziale si perde il vantaggio
di usare i differenziali.
Es. più unità immobiliari con una non protetta con differenziali

44 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT: situazioni critiche

RN

A B RB
RA

Corrente non sentita dal differenziale


Corrente sentita dal differenziale
Le masse protette dallo stesso differenziale non devono
essere collegate a impianti di terra separati
45 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT: situazioni critiche

RN

A B

RE

Corrente non sentita dal differenziale


Corrente sentita dal differenziale
Il doppio guasto corrisponde ad un cortocircuito che
determina l’intervento dei dispositivi di sovracorrente.
46 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TT
Riassumendo: nei sistemi TT per la protezione contro i
contatti indiretti
Si usano gli interruttori differenziali, perché consentono di
dimensionare facilmente l’impianto di terra locale,
intervengono per piccole differenze di correnti e l’intervento
non è dipendente dalle condizioni operative dell’impianto
(carico assorbito).
Le masse estranee devono essere collegate all’impianto di
terra.
Tutte le derivazioni le cui masse sono collegate al medesimo
impianto di terra locale devono essere protette da
differenziale.
Più impianti protetti dallo stesso differenziale devono avere
masse collegate allo stesso impianto di terra locale.
Il conduttore di neutro è attivo e quindi sezionabile.
47 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Classificazione dei sistemi elettrici
in relazione alla messa a terra: SISTEMA TN
TN-C TN-S
L1

L2

L3
N
PEN PE

RN

Il neutro è collegato direttamente a terra tramite una


resistenza RN e le masse degli utilizzatori sono collegate al
conduttore di protezione che può svolgere anche le
funzioni di conduttore di neutro (TN-C) oppure essere
separato dal conduttore di neutro (TN-S)
48 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN
TN-S
L1
L2
L3
N
PE

RN

Nel sistema TN il guasto a massa comporta la creazione di un anello


di guasto di impedenza modesta:
il guasto a massa diventa comparabile ad un corto circuito;
Ai fini della sicurezza si possono usare le protezioni utilizzate per la
protezione del circuito (interruttori magnetotermici, fusibili).
Occorre comunque soddisfare la curva di sicurezza.

49 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN

U0
U c0 = ⋅ Z PE
Z f + Z PE
Per Zf=ZPE Uc0=U0/2
All’aperto: Uc0=115V
All’interno di edifici
Uc0=92V (ridotta 0.4 s
convenzionalmente del
20% a causa del
collegamento
equipotenziale)
Sulla curva di sicurezza
92V possono essere
sopportati per 0,4 s in
condizioni ordinarie e 0,2 92 V
s in condizioni particolari.
50 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN

La condizione da soddisfare è:

U0
Ia ≤
Zs
Ia: corrente che provoca l'apertura automatica del dispositivo di
protezione entro i tempi previsti
Zs: impedenza dell'anello di guasto
La norma ammette tempi di intervento fino a 5 s.
Attenzione, qui nella slide è 5s
ma nell'esempio fatto a lezione è 0,4s

È sufficiente che sia verificata in fondo al circuito dove Zs


assume il valore massimo
(Circuito terminale: direttamente collegato all’apparecchio o alle prese
a spina; Circuiti di distribuzione: tutti i circuiti che non siano terminali)
51 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Tempi di intervento Questi sono i tempi che ci dà la norma

Tempo di interruzione in funzione della tensione nominale U0

Tempi di interruzione indicati nella


tabella per circuiti terminali protetti da
dispositivi per sovracorrente con Verso prese

corrente nominale inferiore a 32A;


Tempi di interruzione non superiori a 5s Verso apparecchiature fisse

per circuiti terminali protetti da


dispositivi per sovracorrente con
corrente nominale superiore a 32A e per
tutti i circuiti di distribuzione.
52 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN
Curva di sicurezza
corrente-tempo assunta 5s
in sede normativa
internazionale.
È intermedia alla curva b e
alla c1 e si riferisce ad un 0.4 s
percorso mano sinistra-
piedi o mani-piedi.
La norma accetta (in taluni
casi) il tempo di 5 s che sta
al di fuori della curva di
sicurezza.
53 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Tensioni trasferite differenze sistemi TT e TN
Nei sistemi TT a
seguito di un
guasto a terra tutte
le masse assumono
lo stesso
potenziale UE
(dipende da
rapporto R’E e RN)
Le masse estranee
assumono sempre
UE per
collegamento
equipotenziale.
54 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Tensioni trasferite differenze sistemi TT e TN
Nei sistemi TN
a seguito di un
guasto a terra il
potenziale delle
masse dipende
dalla cdt nel
conduttore di
protezione
Cambia se
cambia il punto
di guasto (col
rapporto Zf/Zp)
Differenze tra
potenziale delle
masse e delle
masse estranee
55 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN
TN-S
L1
L2 Zf
L3 Uc0=UMN
N
U0 M
PE

RN Zp
RN
M N

Caso persona che sta all’esterno (fuori da aerea


equipotenziale)
se Zf=Zp tensione di contatto a vuoto è uguale a 115V
0,4 s è eccessivo.

56 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN
TN-S

L1
L2 Zf
L3 Uc0<UMN
N
U0 M
RN M PE
RE

Zp
RE RN

N
Caso persona che sta all’esterno (fuori da aerea
equipotenziale) con massa collegata a terra tramite RE
Tensione di contatto si riduce a frazione della UMN
Non è garantita la sicurezza
La norma impone il differenziale per le derivazioni all’esterno (prese
o apparecchi) in tutti i sistemi (TT,TN, IT)

57 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN
Uso degli interruttori differenziali:
La relazione di sicurezza è generalmente verificata (per Ia=I∆n e Zs può
assumere valori anche elevati).
Si perde il vantaggio dei sistemi TN di poter usare gli interruttori che
proteggono i circuiti anche per la protezione contro i contatti indiretti.
Gli interruttori differenziali sono indispensabili nei casi in cui la Zs non
soddisfi la relazione di sicurezza.
Sono obbligatori nelle derivazioni all’esterno.
Possono essere usati solo nei sistemi TN-S e non in quelli TN-C in
quanto il conduttore di protezione non è sezionabile.
Benché più sicura (protegge le persone sia per guasti franchi che per
guasti a terra non franchi) la Norma non impone la protezione
differenziale nei sistemi TN perché questo tipo di sistemi sono
generalmente utilizzati in ambiente industriali, dove spesso le correnti
di dispersione sono inconciliabili con la protezione differenziale e la
necessaria continuità di servizio.
58 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi TN
Riassumendo: nei sistemi TN per la protezione contro i contatti
indiretti
Si usano normalmente dispositivi a massima corrente (es.
interruttori magnetotermici o fusibili) perché il guasto a terra
(franco) è comparabile ad un corto circuito.
Curva di sicurezza non sempre rispettata:
circuiti di distribuzione e circuiti terminali con dispositivi di protezione
contro le sovracorrenti aventi corrente nominale o regolata che supera
32 A.
circuiti terminali con conduttore di protezione diverso da quello di fase.
Si usano interruttori differenziali (solo nei sistemi TN-S) quando
l’impedenza dell’anello di guasto non soddisfa le condizioni di
sicurezza e in tutte le derivazioni all’esterno.
La tensione assunta dalle masse per il tempo previsto dipende da
rapporto Zf/Zp (inferiore a quella che si ha nel sistema TT che
dipende da RE/RN ).
La cdt nel conduttore di protezione provoca differenze di potenziale
tra masse e masse estranee (non succede nei TT).
59 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Classificazione dei sistemi elettrici
in relazione alla messa a terra: SISTEMA IT
IT
L1

L2
L3

RN

RE

Il neutro non viene distribuito e le masse degli


utilizzatori sono collegate ad un impianto di terra locale
tramite una resistenza di terra RE.
60 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT

IT
L1
L2
L3

RN

RE

L’ipotesi di guasto a cui si fa riferimento è quella del cedimento


dell’isolamento di un conduttore di fase che entra in contatto,
in maniera “franca” o attraverso una resistenza di guasto, con
una massa.
La corrente di guasto è prevalentemente capacitiva.

61 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
La relazione che vale ai fini della sicurezza è:

RE ⋅ Id ≤ UL
Id corrente di guasto a terra: corrente capacitiva e di dispersione
resistiva.
La corrente di primo guasto a terra è molto piccola perché
fortemente limitata dall'impedenza capacitiva verso terra; di
conseguenza la relazione di sicurezza è quasi sempre verificata.
Questi sistemi si adottano nel caso in cui si voglia avere una
elevata continuità di alimentazione; infatti il primo guasto a
massa non comporta alcuna discontinuità in quanto il sistema
può continuare a funzionare correttamente.
Nessun vantaggio per i contatti diretti.

62 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Doppio guasto
L1
L2
L3

RN

RE

Si stabilisce una corrente alimentata dalla tensione concatenata


che può determinare l’apertura delle protezioni di entrambi i
circuiti (viene meno la continuità di esercizio tipica dell’IT e si
aggrava il disservizio).
Protezione contro i contatti indiretti compromessa.
63 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Occorre identificare il primo guasto a massa (verifica
dell’isolamento verso terra):
utilizzazione di tre lampade

a)

Utilizzo di un generatore ed un milliamperometro

Zi
b)
A

Occorre comunque prevedere un dispositivo di controllo


dell’isolamento (controllo continuo) per eliminare il primo guasto a terra
(dopo il primo guasto da IT diventa TN o TT)
64 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Dopo il primo guasto il sistema IT diventa TN o TT a
seconda che le masse affette dai due guasti siano
connesse allo stesso impianto di terra oppure a due
impianti di terra separati.
Poiché il TT richiederebbe l’uso dei differenziali si usa un
impianto di terra unico, al fine di convertire il sistema da
IT a TN.
Zs convenzionalmente la
( 3 ) ⋅ U0 metà del sistema TN
Zs ≤ Ia corrente di intervento
2 ⋅ Ia entro i tempi stabiliti

È necessario verificare le due condizioni seguenti,


distinguendo per neutro distribuito e non distribuito

65 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Neutro distribuito (sconsigliato)

U0 Z’s è l’impedenza, in ohm,


Ia ≤ dell’anello di guasto
2 ⋅ Z s' comprendente il
conduttore di neutro ed il
conduttore di protezione
del circuito.

Neutro non distribuito


3 ⋅ U0
Ia ≤
2 ⋅ Zs Questa "Z" invece non comprende
il conduttore di neutro

Nel caso di neutro distribuito se il doppio guasto riguarda neutro e


fase il guasto è alimentato dalla U0, mentre nel caso di neutro non
distribuito viene alimentato dalla tensione concatenata( 3 ⋅U0 )

66 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Si potrebbe erroneamente pensare che sia più pericoloso
il caso senza il neutro distribuito (tensione più grande)
ma in realtà la corrente di guasto diminuisce e quindi
aumenta il tempo di intervento delle protezioni per
sovracorrente (caratteristica a tempo inverso ad es. dei
fusibili).
Da notare che il caso più pericoloso di una persona che
tocchi simultaneamente le due masse affette da guasto
non è considerato perché ritenuto poco probabile nel
breve tempo di intervento delle protezioni.

67 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013


Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Neutro distribuito
L1
L2
L3

PE

RE

U0
Z s' ≤
2 ⋅ Ia
Z’s è l’impedenza, in ohm, dell’anello di guasto comprendente il
conduttore di neutro ed il conduttore di protezione del circuito.
68 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013
Protezione contro i contatti indiretti
nei sistemi IT
Sovratensioni generate da guasto resistivo a terra:
Quando non c’è il guasto (R=∞) le tensioni delle tre fasi verso
terra di un sistema IT sono uguali tra loro e uguali alla tensione
di fase, mentre il neutro e la terra coincidono.
Per guasti franchi con R=0, la tensione della fase guasta si porta
al potenziale di terra e le fasi sane alla tensione concatenata.
Poiché le fasi possono assumere verso terra la tensione
concatenata per un tempo indefinito i componenti
dell’impianto devono avere un isolamento idoneo.

69 Dott. Ing. Giuditta Pisano, Università di Cagliari Anno Accademico 2012-2013

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