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Il diavolo indossa il camice: Harmony Bianca
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Il diavolo indossa il camice: Harmony Bianca
Ebook152 pages2 hours

Il diavolo indossa il camice: Harmony Bianca

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About this ebook

Quando l'amore è nell'aria, il destino non può fare altro che assecondarlo. Per questo il ST PIRAN'S HOSPITAL è un luogo magico dove tutto può succedere.



Il dottor William Mac MacNeil è abituato a trovarsi in situazioni di estremo pericolo, ma non a sentirsi rispondere no da una donna. Lui è uno che conquista le donne al primo sguardo, un vero duro insomma. Ma alla nuova infermiera Abby Stevens tutto questo non sembra fare alcun effetto.



Il fascino smaliziato di Mac l'ha colpita eccome. Ma Abby non sa se i brividi che prova ogni volta che lo sfiora sono un assaggio dei suoi deliziosi baci, o del tornado che le sconvolgerà la vita.
LanguageItaliano
Release dateDec 11, 2017
ISBN9788858975619
Il diavolo indossa il camice: Harmony Bianca
Author

Anne Fraser

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il diavolo indossa il camice - Anne Fraser

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    St Piran’s: Daredevil, Doctor...Dad!

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2011 Harlequin Books S.A.

    Special thanks and acknowledgement are given to Anne Fraser

    for her contribution to the St Piran’s Hospital series

    Traduzione di Giacomo Boraschi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-561-9

    1

    Colpita da quello che vide sullo schermo della TV, Abby si sedette sul divano. Un uomo appeso a un cavo veniva calato da un elicottero della Royal Navy. Abby trattenne il fiato mentre la figura oscillava precariamente sotto le raffiche di vento. Aveva acceso la TV per vedere le previsioni del tempo, ma ora si scopriva affascinata dal dramma che si svolgeva davanti ai suoi occhi.

    Sotto l’elicottero c’era un battello pericolosamente inclinato su un fianco. L’inviata stava spiegando agli spettatori che i servizi di salvataggio della Royal Navy erano stati chiamati in soccorso dell’imbarcazione. «Mentre navigava al largo della Cornovaglia, una famiglia di quattro persone è stata sorpresa da una burrasca. Le onde hanno spinto il battello contro gli scogli e ora il natante imbarca acqua. Ci hanno comunicato che lo skipper ha battuto la testa ed è privo di sensi. Sua moglie, che ha lanciato l’S.O.S. via radio, e i loro due bambini sono ancora a bordo.» Benché l’espressione della cronista fosse calma, Abby avvertì la tensione del suo tono. «I soccorritori hanno pochissimo tempo per salvare la famiglia prima che il battello affondi. A bordo dell’elicottero c’è un medico del servizio di soccorso della Royal Navy.»

    L’uomo appeso al cavo scese sul battello pericolante, si sganciò dal cavo e si bilanciò sul ponte. Meno di due minuti dopo venne nuovamente issato sull’elicottero con due piccole figure fra le braccia.

    Ridiscese rapidamente sul battello e salvò un altro passeggero. Abby si sporse avanti con il cuore in gola. Lo skipper privo di sensi era ancora a bordo! Lo avrebbero salvato prima che il battello affondasse? Non potevano lasciarlo là!

    Il vortice d’aria prodotto dall’elicottero spazzava la superficie del mare. Una lancia della Guardia Costiera cercava di avvicinarsi al battello, lottando disperatamente contro le onde. Abby chiuse gli occhi. Non aveva il coraggio di guardare.

    «Un altro uomo viene calato sul battello.» La voce della cronista divenne un bisbiglio. «Ci risulta che sia un medico.»

    Abby riaprì gli occhi e riuscì a leggere le lettere sul giubbotto fluorescente dell’uomo.

    Il cavo penzolante dall’elicottero oscillò mentre il pilota cercava di tenere immobile l’apparecchio. Il battello si sollevò verso l’uomo appeso al cavo, poi sprofondò fra le onde. La figura oscillò a destra e a sinistra mentre il battello si allontanava. Abby capì che i soccorritori stavano rischiando la vita nel tentativo di salvare lo skipper svenuto.

    Finalmente il medico fu sul ponte. Si sganciò subito dal cavo, che venne recuperato dall’elicottero.

    Con il fiato sospeso, Abby lo guardò camminare sul ponte inclinato, vacillando mentre il battello veniva sballottato dalle onde. Poco dopo un altro uomo fu calato dall’elicottero. Abby notò che portava una barella. Perse di vista il medico e per un momento temette che fosse caduto in mare. Mentre guardava, Emma entrò nella stanza. Vedendo Abby fissare lo schermo, si tolse dalle orecchie la cuffia del lettore MP3 e si sedette al suo fianco.

    «È questo che fai?» chiese. «È il tuo nuovo lavoro?»

    «A volte» ammise lei, pur sperando con tutta se stessa di non trovarsi mai in una situazione così pericolosa. Un conto era calarsi da un elicottero con il mare calmo, un conto calarsi nella burrasca.

    Emma la fissò con gli occhi spalancati. «Wow!» commentò.

    Per fortuna sua figlia sembrava non rendersi conto del pericolo che stavano correndo quegli uomini. Abby non voleva che si preoccupasse per lei.

    Parvero ore, ma passarono solamente pochi minuti prima che la barella con lo skipper infortunato fosse agganciata al cavo. Abby capì che il pericolo non era cessato. Il battello stava affondando rapidamente. Era un miracolo che non fosse ancora scomparso nelle profondità del mare infuriato.

    Poi gli uomini con la barella furono issati sull’elicottero. Appena furono a bordo, l’apparecchio si allontanò. Meno di un minuto dopo il battello s’inclinò maggiormente e fu inghiottito dalle onde. Per poco non aveva portato con sé i soccorritori e la vittima.

    «La madre e i due bambini sono stati ricoverati all’ospedale, dove vengono curati per shock e ipotermia» continuò la cronista. «Ci riferiscono che lo skipper è stato stabilizzato, anche se non abbiamo particolari sulle sue condizioni. E adesso un’intervista in diretta con alcuni soccorritori impegnati nel rischioso salvataggio.»

    Finito il dramma, Emma tornò alla sua musica e lasciò la stanza. Prima che Abby spegnesse il televisore, la telecamera inquadrò due uomini. Il più anziano portava la tuta della Royal Navy, l’altro il giubbotto fluorescente da medico del soccorso aereo. Entrambi sorridevano come se avessero fatto una cosa molto divertente, non più pericolosa di un’esercitazione. Quando i volti comparvero in primo piano, Abby poté vedere meglio il medico ed ebbe un balzo al cuore. Sotto l’ombra di barba, il suo sorriso le riusciva vagamente familiare. Ma prima che potesse osservarlo con più attenzione, la telecamera inquadrò il suo compagno.

    «Con me c’è il sergente Lightbody, l’uomo che ha manovrato il cavo durante il salvataggio» disse la cronista.

    L’uomo pareva a disagio davanti all’obiettivo della telecamera.

    «Sergente Lightbody» continuò la cronista, «potrebbe spiegare ai nostri spettatori come sono andate le cose? Da quanto abbiamo visto, siete riusciti a togliere le vittime dal battello in un batter d’occhio.»

    Il sergente Lightbody parve ancora più imbarazzato. «Be’, c’era un po’ di vento. Non ci capita spesso di trovarci in una situazione così difficile.»

    «Un po’ di vento? Sta minimizzando, vero? Se non foste riusciti a portare quelle persone sull’elicottero, Dio sa quello che sarebbe successo. La salvezza di quella famiglia è tutto merito della bravura e del coraggio della vostra squadra.»

    «È il nostro lavoro.» Il sergente Lightbody scrollò le spalle. «In ogni caso, se non fosse stato per il dottor MacNeil, non saremmo riusciti a salvare lo skipper senza aggravare le sue condizioni. Sempre che fossimo riusciti a salvarlo.»

    La telecamera inquadrò l’uomo più giovane. Stava scuotendo la testa. Benché il berretto gli nascondesse la fronte, all’improvviso Abby lo riconobbe. Non ebbe bisogno di guardare la foto che conservava da anni per capire che il dottor MacNeil era Mac... il boyfriend della sua defunta sorella e il padre di Emma!

    Con le gambe tremanti, Abby si alzò, riprese il telecomando e bloccò l’immagine. Osservò il viso con un pazzo batticuore... sì, era lui! Forse po’ invecchiato, con leggere rughe agli angoli della bocca sorridente e dei profondi occhi azzurri. Appariva più robusto e aveva i capelli più corti, sebbene le punte fossero ancora schiarite dal sole. Tuttavia avrebbe riconosciuto ovunque il suo sguardo e il suo sorriso.

    Premette il pulsante del telecomando e le immagini ripresero a muoversi.

    «Dottor MacNeil, può dirci precisamente che cos’è successo sul battello? Ho sentito che lavora con l’Ambulanza Aerea della Cornovaglia. Per lei è una giornata come tante?»

    Assordata dai tonfi del proprio cuore, Abby quasi non sentì le parole. Aveva trovato Mac! E non soltanto, ma avrebbe lavorato con lui. Le gambe rifiutarono di sorreggerla e dovette sedersi nuovamente sul divano. Per fortuna Emma aveva lasciato la stanza.

    Avrebbe capito subito che era successo qualcosa e per il momento Abby aveva bisogno di riordinare i propri pensieri.

    Mac sorrise alla telecamera. A differenza del sergente Lightbody, sembrava del tutto a suo agio. «Non è precisamente un giorno come gli altri, ma... sì, l’Ambulanza Aerea della Cornovaglia è sempre pronta ad affrontare ogni evenienza. Riteniamo che spesso un immediato soccorso medico sulla scena dell’incidente possa fare la differenza fra la vita e la morte.»

    «Anche a costo di rischiare la vita?»

    La bionda inviata stava trepidando di ammirazione.

    «La Royal Navy non permetterebbe mai che mi accadesse qualcosa» replicò Mac sorridendo. «I veri eroi sono loro. Quello che avete appena visto lo fanno ogni giorno. Se non fosse stato per il pilota dell’elicottero e la sua squadra, non saremmo mai riusciti a salvare i passeggeri del battello.»

    Abby non credeva ai suoi occhi. Da anni cercava senza successo quell’uomo e adesso lo vedeva là, a Penhally. E non soltanto, ma avrebbe lavorato con lui! Incredibilmente, lei ed Emma si trovavano là soprattutto perché la bambina non aveva un padre. Qualche mese prima, quando Emma stava per compiere undici anni, Abby le aveva chiesto se volesse invitare le sue compagne a una festa. La bimba era scoppiata in lacrime. Quando Abby era riuscita a calmarla, Emma aveva confessato che da alcune settimane le compagne di scuola la ignoravano. Soltanto la sua migliore amica le rivolgeva ancora la parola.

    «Ma perché, cara? Che cos’è successo? Una volta avevi una quantità di amici.»

    Fra lacrime e singhiozzi, Emma aveva spiegato che una compagna aveva cominciato a schernirla perché non aveva un papà.

    «Naturalmente ho detto loro che ce l’ho» aveva continuato indignata. «Così mi hanno chiesto dov’era. Quando ho risposto che non lo sapevo, si sono messe a ridere. Hanno detto che mentivo, oppure ero una figlia così antipatica che mio padre non voleva saperne di me. Ho cercato di ignorarle ma hanno continuato a prendermi in giro, dicendomi cose orribili.» L’aveva guardata con gli occhi luccicanti di lacrime. «So che non sei la mia vera madre, mamma.» Aveva sorriso, rendendosi conto delle proprie parole. «Voglio dire, sei la mia vera madre, anche se non sei stata tu a mettermi al mondo. Però non mi hai mai detto chi è mio padre. Perché non si cura di me? Perché non è mai venuto a vedermi?»

    Abby avvertì una dolorosa stretta al cuore. Pur non essendo la sua madre biologica, considerava Emma sua figlia in ogni senso. Se l’avesse messa al mondo, non avrebbe potuto amarla maggiormente. E il fatto che Emma fosse figlia di Sara, la sua sorella gemella, rinforzava il legame affettivo.

    «Voglio sapere chi è mio padre» aveva continuato la bimba. «Tutte le mie compagne conoscono il loro papà. Perché io no?»

    Abby aveva guardato nei grandi occhi azzurri così simili a quelli di Sara e un nodo le aveva stretto la gola. Poteva ben capire come si sentisse Emma.

    «Mia cara, forse non sa nemmeno che esisti.»

    «Com’è possibile? Perché la mia vera mamma non glielo ha detto?»

    Abby

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