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Filosofia
Il dibattito sul metodo della scienza e sul significato delle scoperte scientifiche raggiunge il
suo apice nel Novecento grazie a filosofi del calibro di Karl Popper, Thomas Kuhn, Imre
Lakatos. Proprio il Novecento, quasi a smentire la tesi di Snow, è un periodo decisamente
propizio per la collaborazione tra filosofia e scienza, in particolare grazie agli studi nell’ambito
della fisica quantistica che mettono in crisi i fondamenti della fisica tradizionale. In un
contesto di riflessioni molto “strutturate”, sorprendono le posizioni di un eccentrico Paul K.
Feyerabend (1924-1994), il cui merito è quello di aver messo in evidenza gli aspetti creativi
della ricerca scientifica. Feyerabend conia l’espressione «anarchismo epistemologico» per
indicare la tendenza dei grandi scienziati della storia a non seguire i metodi di ricerca
prestabiliti, ma anzi a rompere drasticamente con le regole e l’autoritarismo del loro tempo,
in molti casi difendendo teorie (apparentemente) contrarie all’evidenza dei fatti. A questo
proposito, nel volume Contro il metodo (1975) Feyerabend analizza il “caso Galilei” e
sostiene che lo scienziato si sarebbe servito non del principio di induzione, ma di « contro -
induzione», stabilendo dapprima ipotesi “stravaganti” e forzando poi la realtà attraverso la
fantasia per poterle dimostrare.
Uno degli esempi proposti da Feyerabend a sostegno della propria interpretazione del
lavoro di Galilei riguarda il cosiddetto «argomento della torre», che era un punto di
forza della teoria tolemaica: se la Terra ruotasse davvero, sostenevano i tolemaici,
lanciando un sasso da una torre, il sasso non dovrebbe cadere perpendicolarmente al
terreno, ma spostato più avanti o più indietro. Galilei non si lasciò scoraggiare
dall’evidenza dei fatti, ma mise in discussione proprio la loro “realtà” e il nostro modo
di percepirla sensorialmente. Per “spiegare l’inspiegabile”, Galilei introdusse così il
principio di inerzia circolare, sostenendo che i sistemi in movimento come la Terra
seguono un moto circolare con velocità angolare costante.
I legami storici e attuali tra filosofia e scienza suggeriscono una realtà più complessa di
quella descritta da Snow nel 1959. Certamente, ogni disciplina ha precisi metodi e contenuti
che devono essere responsabilmente valutati dalle rispettive comunità ed è innegabile che
nel mondo contemporaneo alcuni ambiti ottengano riscontri più immediati e “concreti” di
altri. È tuttavia errato non solo negare l’esistenza di scambi costanti e fruttuosi tra ambito
umanistico e scientifico, ma anche controproducente se si considerano i riflessi negativi che
un’ideologica contrapposizione può generare a livello educativo e, quindi, sociale.
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