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Studente Docente
Diego Cassarino Luciano Buono
a.a. 2018/2019
Giuseppe Verdi
La Traviata
Al teatro La Fenice di Venezia, il 6 marzo 1853 andò in scena la prima de
La Traviata, un melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave musicato
da Giuseppe Verdi facente parte della cosiddetta “trilogia popolare” insieme
al Rigoletto e al Trovatore. Egli scelse di ispirarsi alla Dame aux camélias di
Alexandre Dumas, anche se Wagner sosteneva che i miti fossero i soggetti
migliori da utilizzare come ispirazione per il dramma musicale, infatti la
vicenda della bella cortigiana destinata a una morte prematura che si
1
FABRIZIO DELLA SETA, Verdi, Giuseppe Fortunino Francesco, in Dizionario
Enciclopedico Universale Della Musica e dei musicisti. Le Biografie, VIII, Torino,
UTET, 1985 rist. 1992, pp. 194 – 207; ILDEBRANDO PIZZETTI, Verdi, Giuseppe Fortunino
Francesco, in Enciclopedia Italiana (1937), http://www.treccani.it/
enciclopedia/giuseppe-fortunino-francesco-verdi_%28Enciclopedia-Italiana%29/ ,
28/05/2019.
innamora di un giovane benestante ma sprovveduto, è uno schema classico
che può essere variato e cambiato in vari modi per creare vicende molto
diverse tra loro, esattamente come nelle leggende su cui i tragici greci
componevano i loro drammi. Infatti anche l’opera di Dumas può essere
rinconducibile a un’opera precedente, la Manon Lescaut dell’abate Prévost.
In quest’opera Verdi ricercava il personaggio trasformato al femminile del
Trovatore, ma che, come dice spesso in molte lettere, fosse stata una “donna
di prima forza” e che completasse il trio col tenore ed il baritono. In questo
fu aiutato e ispirato da Giuseppina Strepponi, una soprano di successo con
cui conviveva e che gli fu moltissimo d’aiuto nella composizione e nella
scelta artistica delle sue opere.
Verdi voleva fortemente che sia i costumi che l’ambientazione, fossero quelli
del tempo, proprio per rendere l’opera il più attuale possibile per far in modo
che il pubblico si accorgesse dell’attualità degli eventi e in qualche modo ci
si riconoscesse. Infatti il Maestro dichiarò che si sarebbe sacrificata una parte
dell’opera se qualcosa fosse stato modificato, ed era anche pronto ad
assumersi la responsabilità davanti al pubblico se la cosa avesse suscitato
scalpore. Purtroppo, causa dei frequenti problemi di censura del tempo, fu
costretto a malincuore a modificare la datazione degli eventi come si legge
in una lettera di Piave.
Il problema principale per Verdi rimaneva comunque quello di trovare una
soprano valida, una cantante che ricoprisse il ruolo in modo particolare,
come lui ricorrentemente scriveva nelle sue lettere una “donna di prima
forza”. Infatti l’intenzione di Verdi doveva essere quella di impressionare
attraverso delle melodie forti che dovevano raggiungere la loro massima
espressione nel secondo atto nello “Amami Alfredo” in cui quasi si espleta
un’aria di drammaticità e di fortissima emozione in cui è presente
un’indicazione che dice “con passione e forza”. Nella prima
rappresentazione del 6 marzo 1853 alla Fenice, Violetta fu impersonata dalla
soprano Fanny Salvini Donatelli che purtroppo fallì nell’interpretare al
meglio quella che era l’idea originaria del Maestro. La cantante si dimostrò
all’altezza del ruolo analizzando un punto di vista specificatamente tecnico
e vocale ma era troppo in carne e di età troppo avanzata; infatti questo non
rispecchiava al meglio la malata e morente Violetta, personaggio principale
su cui si focalizzava l’opera. Verdi provò in ogni modo a cercare un’altra
soprano ma fallì nel suo intento e dovette “arrendersi” all’inadatta Salvini
per ragioni strettamente contrattuali. Dall’altra parte, il baritono Felice
Varesi non si esibì al massimo delle sue potenzialità, forse anche essendo un
po’ deluso per via della minore quantità di parti che gli vennero affidate
rispetto alle altre opere in cui si esibiva solitamente. L’unione di questi due
inconvenienti portò al totale fiasco della prima rappresentazione de La
Traviata che si manifesto con risate e fischi da parte del pubblico,
rispettivamente nei confronti della soprano e del baritono, tanto che Verdi
scrisse in una lettera il giorno seguente “La traviata, ieri sera, fiasco. La colpa
è mia o dei cantanti? Il tempo giudicherà”.
L’insuccesso della prima rappresentazione alla Fenice portò il Maestro a
rivisitare e ad apportare delle modifiche e degli aggiustamenti all’opera
(definendola “non così cattiva e diavola” riferendosi ovviamente al grande
disprezzo che riscosse), tra cui in prima linea la sostituzione della soprano,
che fu Maria spezia, giovane, carina e tanto fragile quanto era robusta la
Salvini; al tenore ci fu Francesco Landi e al baritono Filippo Coletti.
Modificò qualche parte, probabilmente per adattarla meglio ai nuovi
cantanti. Con tali accorgimenti, La Traviata ottenne un successo formidabile
con fragorosi applausi, al Teatro San Benedetto di Venezia il 6 maggio 1854,
pressoché un anno dopo dal completo fiasco alla Fenice.
Ancora oggi La traviata è una delle opere più rappresentate in tutti i teatri
del mondo. Tra gli esecutori più celebri si annoverano Maria Callas e
Giuseppe Di Stefano rispettivamente in qualità di soprano e tenore. 2
JULIAN BUDDEN, Le Opere di Verdi dal Trovatore alla Forza del destino,
vol. 2, Torino, EDT srl, 1986, rist. 2013, pp. 127-182.