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Giovanni Di Giandomenico
CAMPOBASSO
Giovanni DI GIANDOMENICO
Dispense di diritto privato
Edizione a cura di Giovanni Cirelli
Campobasso: Dipartimento S.G.S.A., 2002
______________________________________________
INDICE
1. Il codice civile p. 1
2. Le situazioni giuridiche soggettive p. 11
3. Il rapporto giuridico ed il rapporto contrattuale p. 40
4. Soggettività, capacità, legittimazione p. 52
5. L’attività giuridica p. 62
6. L’oggetto del negozio giuridico p. 78
7. Rilevanza, efficacia, validità giuridica p. 84
8. Diritti della personalità e tutela giuridica della persona umana
p. 92
CAPITOLO PRIMO
Il codice civile
SOMMARIO: 1. Il codice civile del 1942. - 2. Il code civil. - 3. La diffusione del code civil.
La scuola dell’esegesi e gli sviluppi successivi. - 4. La scuola storica. La
pandettistica ed il B.G.B. - 5. Il codice civile del 1865, il codice del 1942, la
Costituzione e l’età della decodificazione. L’analisi economica del diritto - 6. La
nuova centralità del codice civile e la ripatrimonializzazione del diritto privato.
2. Il code civil.
SEZIONE PRIMA
Ordinamento e soggetti
1
«Il segno di distinzione di ogni comunità organizzata è il diritto. Con il termine
diritto si fa riferimento al modo ed alle forme in cui ciascuna società si organizza, si
ordina: di qui l’altra espressione ordinamento giuridico»: RESCIGNO, Manuale del
diritto privato italiano, Napoli, 1985, 15.
Le situazioni giuridiche soggettive 13
2. Interessi e attività.
2
Ricordiamo la nota definizione di Kant per il quale il diritto è «l’insieme delle
condizioni che consentono all’arbitrio di ciascuno di coesistere con l’arbitrio degli
altri, secondo un principio generale di libertà».
3
Cfr. BOBBIO, Teoria della norma giuridica, Torino, (s.d.), 229 ss.: «Il destinatario-
soggetto di un norma giuridica può presentarsi in forma universale o in forma
singola».
4
Pantaleoni citato da DI NARDI, Economia dello scambio, Napoli, 1982, 44.
5
Sul punto cfr. GALLI, Diritto amministrativo, Padova, 1994, 109.
14 Dispense di diritto privato
6
NICOLÒ, Istituzioni di diritto privato, Milano, 1962, 11 ss.
16 Dispense di diritto privato
Discorso analogo può farsi con riguardo alle attività umane volte
alla realizzazione dell’interesse. Anche in questo caso, il diritto può
assumere un atteggiamento di indifferenza, laddove l’attività umana
venga considerata sì lecita, ma del tutto irrilevante sul piano delle
valutazioni giuridiche. Significativo è l’esempio di colui che si impegni
a salutare quotidianamente un’altra persona: in questo caso,
l’impegno assunto dal soggetto rimane estraneo all’ordinamento, il
quale non appresta mezzi di protezione per l’ipotesi in cui l’attività
promessa non venga eseguita. Siamo nell’ambito di quell’ampia sfera
di attività che solitamente vengono raggruppate sotto l’espressione
«prestazioni di cortesia», le quali, per la loro natura, si situano al di
fuori di ogni coazione normativa, ripugnando al comune sentire il
ricorso a mezzi risarcitori o ad esecuzioni forzate per garantirne lo
svolgimento.
Quando, invece, l’ordinamento si interessa di talune attività umane
(cioè attribuisce loro rilevanza giuridica), l’atteggiamento - ancora una
volta - può essere duplice: può considerare l’attività in contrasto con le
proprie direttive e, allora, essa è contrastata (c.dd. attività illecite);
oppure può considerarla lecita e altresì meritevole di protezione,
apprestando, a tal fine, gli strumenti giuridici per garantire il realizzarsi
del risultato cui il soggetto tende.
Resta, peraltro, da stabilire quali siano i criteri in base ai quali il
legislatore valuta gli interessi e le attività. Storicamente, alla base di
ogni giudizio normativo si pone l’esigenza di risolvere un conflitto tra
libertà ed autorità: da un lato, vi è l’aspirazione costante di ciascun
individuo di guadagnare margini di autonomia rispetto alla legge e,
dall’altro, vi è la tendenza dell’ordinamento a limitare quella libertà in
vista della composizione armonica di interessi confliggenti. È un
conflitto antico, coevo alla stessa idea di diritto quale strumento di
limitazione della libertà individuale per garantire la pacifica
coesistenza di soggetti che potenzialmente tendono ad affermare in
toto la proprio individualità. E il conflitto viene risolto dal legislatore,
di volta in volta, tenendo conto delle concezioni sociali, dei valori e
delle ideologie che, in un certo momento storico, la società civile
esprime. E così, ad esempio, in un contesto politico caratterizzato da
una ideologia liberale-capitalistica, l’ordinamento potrà dare
prevalenza ad interessi che, latamente, assumono valenza
individuale, laddove, in una società di stampo socialista, si attribuirà
prevalenza ad interessi che tengono conto non tanto del singolo
quanto di istanze collettive o, comunque, sociali.
Tutto ciò ci fa capire come i parametri assunti dall’ordinamento nel
processo di valutazione degli interessi e delle attività umane siano
Le situazioni giuridiche soggettive 17
4. Le situazioni giuridiche.
7
IRTI, Introduzione allo studio del diritto privato, Padova, 1990, 25 ss.
18 Dispense di diritto privato
mediato, rimanendo, come già detto, il soggetto il punto di riferimento diretto della
norma.
9
In questo caso, il riferimento all’interesse e la sua conseguente valutazione in
termini di liceità-illecità non sortisce di per sé conseguenze giuridiche, dal momento
che quella valutazione è solo il presupposto per il conseguente riconoscimento, a
favore del titolare, degli strumenti funzionalizzati alla sua realizzazione.
Le situazioni giuridiche soggettive 19
10
NICOLÒ, Istituzioni di diritto privato, cit., 19 ss.
20 Dispense di diritto privato
SEZIONE SECONDA
Le situazioni giuridiche soggettive attive
5. Il diritto soggettivo.
questa volta, dei diritti reali su cosa altrui) tra diritti reali di
godimento e diritti reali di garanzia. Laddove, infatti, il diritto su cosa
altrui è volto a consentire al titolare il godimento della cosa altrui, si
parla di diritti reali di godimento i quali presuppongono, perciò, una
scissione di facoltà nell’ambito del diritto di proprietà, nel senso che
talune di esse sono, per così dire, compresse (con il consenso o anche
talvolta contro la volontà del proprietario) così da permettere ad un
terzo di esercitare un diritto che ha come contenuto proprio queste
facoltà18. In tal modo, l’usufruttuario gode del bene, laddove il
proprietario vede compressa la relativa facoltà.
Viceversa, nell’ipotesi in cui il soggetto non proprietario vanta un
diritto su cosa altrui allo scopo di poter esercitare - in caso di
inadempimento di un’obbligazione - il diritto di soddisfarsi sul bene
medesimo con prelazione rispetto agli altri creditori, il diritto su cosa
altrui assume una finalità di garanzia che dà luogo alla figura dei
diritti reali (su cosa altrui) di garanzia. Si pensi, ad esempio, al caso in
cui il debitore costituisca in pegno una cosa propria mobile
consegnandola al creditore come garanzia del suo adempimento: il
creditore, in caso di inadempimento, potrà far vendere il bene
pignorato al fine di rivalersi sul prezzo conseguito fino a concorrenza
del proprio credito e con preferenza rispetto ad altri eventuali
creditori.
b) Diritti della personalità.
A fianco ai diritti reali, si situano i diritti della personalità, i quali
hanno ad oggetto beni immateriali e, se vogliano, privi di una
consistenza patrimoniale-economica. Si pensi, ad esempio, al diritto
all’onore o al diritto alla identità personale. Trattasi di una categoria
che - sul piano della configurazione dogmatica e della tutela - è di
recente emersione, ma la cui importanza trova riscontro nella comune
affermazione della loro inscindibilità rispetto alla persona umana, al
punto da non potersi concepire l’essere umano, almeno in termini
moderni, a prescindere dal godimento di questi diritti19.
c) Diritti su beni immateriali.
La terza tipologia di diritti assoluti è quella che investe diritti aventi
ad oggetto beni che - al pari dei diritti della personalità - sono privi di
una consistenza materiale, ma che, al contrario, presentano profili
patrimoniali. Si pensi, ad esempio, al diritto d’autore, cioè al diritto di
un soggetti a vedersi riconosciuta la paternità di un’opera
intellettuale. Orbene in questo caso, se l’oggetto del diritto non è
suscettibile di una percezione sensoriale, tuttavia non è assente un
profilo patrimoniale, se si tiene presente, ad esempio, la possibilità di
18
GAZZONI, Manuale, cit., 243.
19
GAZZONI, Manuale, cit., 17.
26 Dispense di diritto privato
20
NICOLÒ, Istituzioni di diritto privato, cit., 33 ss.
Le situazioni giuridiche soggettive 27
che, però, è solo giuridica, dal momento che, sul piano materiale,
nulla è mutato.
Nel caso dei diritti potestativi, essendo la modificazione non
materiale ma solo giuridica, la cooperazione attiva di un altro
soggetto non è necessaria, essendo sufficiente l’esercizio del diritto
da parte del titolare e cioè la sola manifestazione di volontà diretta a
produrre la modificazione stessa. In tal caso, allora, l’altro soggetto
deve limitarsi a subire l’iniziativa altrui e in tal condizione si ravvisa la
situazione giuridica soggettiva passiva della soggezione (infra).
Questo aspetto della irrilevanza della cooperazione altrui per la
soddisfazione dell’interesse protetto potrebbe assimilare la figura del
diritto potestativo a quella del diritto assoluto. Ma resta, tuttavia, un
dato prevalente: il soggetto passivo nel cui patrimonio inciderà la
modificazione è pur sempre individuato e in tal senso il diritto
potestativo è pur sempre un diritto relativo e non un diritto assoluto21.
Nell’ambito della categoria dei diritti potestativi si distinguono, poi,
due diverse situazioni, a seconda che - ai fini della suddetta
modificazione - sia o meno necessaria la mediazione di una sentenza
del giudice:
1) in alcuni casi, infatti, la modifica (ideale) dell’altrui sfera giuridica
si realizza mediante il comportamento volontario del soggetto titolare
del diritto. Si pensi, ad esempio, all’acquisto della comproprietà del
muro divisorio o ancora al diritto di recesso dal contratto;
2) in altri casi, invece, la suddetta modificazione pretende la
intermediazione di una sentenza del giudice affinché, accertata
l’esistenza del potere in capo al soggetto e la regolarità del suo
esercizio, si realizzi la modificazione voluta. Si pensi, ad esempio, alla
fattispecie di cui all’art. 1051, laddove l’acquisto della servitù coattiva
di passaggio consegue ad una sentenza costitutiva, che crea cioè
essa stessa il diritto a transitare. In questi casi - è bene precisare - il
diritto potestativo ha come contenuto non propriamente la
modificazione della realtà, quanto piuttosto la facoltà di chiedere ed
ottenere una pronuncia giudiziale che, accertando quel diritto, lo
realizza.
9. L’interesse legittimo.
25
NICOLÒ, Istituzioni di diritto privato, cit., 55.
30 Dispense di diritto privato
10. La potestà.
26
Sul punto cfr. tra gli altri VIRGA, Diritto amministrativo, II, Milano, 1987, 6 ss.
32 Dispense di diritto privato
11. L’aspettativa.
27
SCOGNAMIGLIO, Aspettativa, in Enc. dir., III, Milano, 1958, 226.
Le situazioni giuridiche soggettive 33
28
NICOLÒ, Istituzioni di diritto privato, cit., 45.
34 Dispense di diritto privato
risolutiva, prima che questa si avveri: dal momento che, prima del
verificarsi della condizione (soprattutto, quella sospensiva), non può dirsi
ancora nato il diritto derivante dal negozio concluso, il soggetto, in
realtà, disporrebbe solo di un diritto di aspettativa. In contrario, però, si
fa notare che la norma prevede solo la possibilità di disposizione di un
diritto futuro (che sortirà a seguito del verificarsi dell’evento
condizionante) e non già un equivoco diritto di aspettativa.
12. Il possesso.
31
NICOLÒ, Istituzioni di diritto privato, cit., 65.
Le situazioni giuridiche soggettive 37
32
NICOLÒ, o.c., 71; GAZZONI, Manuale, cit., 78.
38 Dispense di diritto privato
SEZIONE TERZA
Le situazioni giuridiche soggettive passive
14. Nozione.
15. L’onere.
b) L’obbligo.
Laddove, invece, l’interesse tutelato dalla norma assume le
connotazioni dell’interesse a conseguire un bene che non si possiede,
la sua realizzazione richiede la collaborazione del soggetto nel cui
patrimonio si trova il bene desiderato, in quanto quella realizzazione
comporta, in definitiva, un mutamento della sua sfera giuridico-
patrimoniale. E così, ad esempio, l’interesse a conseguire una somma
di denaro si realizzerà a seguito della consegna da parte del soggetto
che si era impegnato in tal senso (c.d. debitore). Come si vede, allora,
la realizzazione dell’interesse alieno avviene, in questo caso,
mediante l’imposizione di un comportamento che avrà contenuto
essenzialmente positivo e farà capo ad uno specifico soggetto. Si
individua, così, nell’ambito della medesima categoria del dovere
giuridico, una seconda tipologia che è denominata tecnicamente
obbligo e che presenta caratteri diametralmente opposti a quelli del
dovere giuridico in senso stretto e ciò in quanto:
a) si tratta di un dovere strettamente connesso ad un interesse a
conseguire;
b) è un dovere a contenuto positivo, in quanto dovere di un
determinato comportamento (che può essere a sua volta positivo o
negativo), ma che comunque importa il sacrificio di un particolare
interesse35;
c) si tratta di un dovere specifico, perché imposto ad uno o più
soggetti determinati (o determinabili) a priori e non alla generalità. È
evidente, poi, che nel momento in cui un simile dovere viene ad
Talvolta l’obbligo consiste in un non facere come, ad esempio, nel non
35
17. La soggezione.
SOMMARIO: 1. Genesi storica del concetto. - 2. La teoria della relazione tra soggetto e
cosa. - 3. La teoria della relazione tra soggetto e ordinamento giuridico. - 4. La
teoria onnicomprensiva. - 5. La teoria classica: relazione tra soggetti. - 6. Inserzione
dei concetti di «potere» e «dovere» nella teoria classica. - 7. La teoria prevalente: il
rapporto giuridico come relazione tra situazioni giuridiche soggettive. - 7 bis.
Vicende delle situazioni soggettive e del rapporto. - 8. Ipotesi di rapporti giuridici. -
9. Rapporto obbligatorio e rapporto contrattuale.
36
LAZZARO, Rapporto giuridico, in Noviss. dig. it., XIV, Torino, 1967, 788.
Il rapporto giuridico e il rapporto contrattuale 45
determinata da una regola di diritto37, invece per altri autori , tra cui
principalmente il Dernburg, si sostanziava in una relazione giuridica
efficace di una persona verso un’altra persona o verso un bene
reale38.
Anche rispetto al significato da dare al concetto di relazione non
mancavano le divergenze perché se per il Savigny essa era un
fenomeno essenzialmente complesso, dal quale solo per astrazione
potrebbero distinguersi le singole situazioni giuridiche soggettive,
soprattutto diritti (ad es. dalla compravendita intesa come rapporto
scaturirebbero vari diritti soggettivi, come il diritto del venditore ad
ottenere il prezzo della cosa venduta), invece per altra dottrina la
relazione intercorreva semplicemente tra due soggetti (ad es. una
relazione tra singole posizioni correlative di debito e credito), così
pure per il Bierling, per cui la relazione esisteva tra persona e persona
e veniva più particolarmente definita come relazione tra diritto e
dovere39.
Già dal suo sorgere, come si è visto, il concetto di rapporto
giuridico fu tutt’altro che pacifico, anche se si capì subito che, al di là
delle soluzioni prospettabili, esso consiste essenzialmente in una
«relazione». Si può addirittura ritenere che l’evoluzione della nozione
di rapporto giuridico sia stata tutta nel senso di qualificare e
specificare il concetto di relazione che esso sottende.
37
SAVIGNY, Sistema del diritto romano attuale, trad. it. a cura di Scialoja, I, Torino,
1986, 337.
38
LAZZARO, Rapporto giuridico, cit., 788.
39
LAZZARO, o.l.c.
40
PALAZZOLO, Rapporto giuridico, in Enc. dir., XXXVIII, Milano, 1987, 292 ss.
46 Dispense di diritto privato
43
CICALA, Il rapporto giuridico, Firenze, 1935, 15. L’influenza kelseniana è
determinante nella trasposizione italiana della dottrina pura del diritto.
44
LEVI, Teoria generale del diritto, Padova, 1950, 8. Per tale a., la relazionalità
sarebbe l’essenza stessa del diritto: il diritto non è, come in Kelsen, norma
(relazionale), ma è rapporto intersoggettivo. Perciò il pensiero del Levi viene
indicato: teoria del diritto come relazione.
Il rapporto giuridico e il rapporto contrattuale 47
4. La teoria onnicomprensiva.
45
PALAZZOLO, Rapporto giuridico, cit., 295.
46
MAIORCA, Vicende giuridiche, in Noviss. dig. it., XX, Torino, 1975, 697.
48 Dispense di diritto privato
ALLARA, Le nozioni fondamentali del diritto civile, I, Torino, 1958, 244 ss.;
47
TRABUCCHI, Istituzioni di diritto civile, Padova, 36a ed., 1995, 50 ss.; TRIMARCHI, Istituzioni
di diritto privato, Milano, IX a ed., 1991, 23 ss.
48
PERLINGIERI, Il diritto civile nella legalità costituzionale, cit., 522 e STANZIONE,
Rapporto giuridico (diritto civile), in Enc. giur. Treccani, XXV, Roma, 1991, 5.
Il rapporto giuridico e il rapporto contrattuale 49
54
BIGLIAZZI GERI, o.c., 281.
55
STANZIONE, Rapporto giuridico, cit., 8.
Il rapporto giuridico e il rapporto contrattuale 53
56
MAIORCA, Vicende giuridiche, cit., 698.
54 Dispense di diritto privato
57
DI GIANDOMENICO, Il contratto e l’alea, Padova, 1987, 102 ss.
Il rapporto giuridico e il rapporto contrattuale 55
58
BIANCA, Diritto civile, IV, L’obbligazione, Milano, 1993, 2.
Il rapporto giuridico e il rapporto contrattuale 57
1. Soggettività giuridica.
2. Capacità giuridica.
1
In tal senso, cfr. GAZZONI, Manuale di diritto privato, Napoli, 1993, 119.
2
Nel nostro ordinamento la Costituzione repubblicana del 1948 contiene, tra le
altre, alcune norme di grande importanza ai fini delle garanzie offerte ai soggetti.
Infatti l'art. 2 cost., affermando che la Repubblica riconosce e garantisce i diritto
inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove egli svolge la
sua personalità, fa senza dubbio intendere che tutta una categoria di diritti, i diritti
inviolabili appunto, non sono frutto di un'attribuzione da parte dell'ordinamento,
bensì sono da quest'ultimo riconosciuti come già esistenti. Va rilevato, inoltre, che
se la capacità giuridica non può essere posticipata rispetto al momento della
nascita la legge può, tuttavia, per alcuni limitati effetti, prendere in considerazione il
concepito e, addirittura il nascituro non concepito, i quali possono succedere mortis
causa e ricevere donazioni (cfr. artt. 462, 642, 784 c.c.). In questi casi però tali
diritti sono sempre subordinati all'evento della nascita. Per quanto riguarda tali
problematiche, v. GAZZONI, Manuale di diritto privato, cit., 121 ss.; TORRENTE e
SCHLESINGER, Manuale di diritto privato, Milano, 1994, 69 ss.; TRABUCCHI, Istituzionii di
diritto civile, Padova, 1994, 72 ss.
3
L'art. 22 cost. chiarisce, infatti, che nessuno può essere privato della capacità
giuridica per motivi politici ed è importante anche perché accosta la capacità
giuridica al nome ed alla cittadinanza, anche essi caratteri distintivi dell'individuo.
60 Dispense di diritto privato
3. Capacità d’agire.
4. Gli enti.
4
Esiste, dunque, la presunzione che al compimento del diciottesimo anno
l'individuo abbia raggiunto una sufficiente maturità e sia pienamente capace di
intendere e di volere. Tuttavia può verificarsi che la capacità sia sufficientemente
acquisita rispetto a taluni atti anche prima del raggiungimento della maggiore età o,
al contrario, che essa si perda o si riduca, temporaneamente o definitivamente,
dopo il raggiungimento della maggiore età. A tal riguardo la legge disciplina le
ipotesi dell'incapacità assoluta (minore d'età, interdizione giudiziale, interdizione
legale), dell'incapacità relativa (minore emancipato, inabilitato), dell'incapacità
naturale e prevede adeguati istituti per la protezione degli incapaci.
62 Dispense di diritto privato
5. Personalità giuridica.
5
In tal senso cfr. F. SANTORO PASSARELLI, Dottrine generali del diritto civile, Napoli,
1966, 26.
6
Sull'argomento, cfr. PERLINGIERI, Commentario al Codice civile, Delle persone e
della famiglia, cit., 247, ivi ampi riferimenti.
7
Cfr. MESSINEO, Manuale di diritto civile e commerciale, Milano, 1957, 219 ss.; F.
SANTORO PASSARELLI, Dottrine generali del diritto civile, cit., 24 ss.; RESCIGNO, Capacità
giuridica, in Noviss. dig. it., 875.
8
Cfr. GANGI, Persone fisiche e persone giuridiche, Milano, 1948, 79.
66 Dispense di diritto privato
sia operando sotto la forma della revoca (art. 306 ss. c.c.), sia sotto la
forma della decadenza (art. 330 c.c.), sia sotto la forma della
rimozione (art. 384 c.c.), oppure impedendo addirittura il
conferimento di taluni uffici (art. 348 c.c.).
Alla luce di quanto precede appare possibile affermare che le
limitazioni alla capacità giuridica non possono essere confuse con
quelle pertinenti alla capacità d'agire. Occorre ribadire ancora che,
nelle ipotesi di limitazione della capacità giuridica, il soggetto non
viene privato solo della idoneità a gestire in concreto un determinato
rapporto specificamente individuato, ma gli viene sottratta addirittura
la stessa attitudine ad acquistare il ruolo di parte del rapporto
giuridico stesso o, meglio ancora, di titolare delle relative situazioni
giuridiche soggettive.
7. Legittimazione.
L’attività giuridica
1. Fatto e fattispecie.
59
Vedi il capitolo dedicato all’esame delle situazioni giuridiche soggettive.
60
GALGANO, Diritto privato, Padova, 1990, 24.
70 Dispense di diritto privato
del diritto civile che, poi, costituirono la premessa per la più ampia
nozione di «negozio giuridico».
BIGLIAZZI GERI, BRECCIA, BUSNELLI e NATOLI, Diritto civile, I, 2, Fatti e atti giuridici,
66
3. Il negozio giuridico.
67
NETTELBLADT, Systema elementare universae jurisprudentiae positivae, indicato da
MIRABELLI, Negozio giuridico, in Enc. dir, XXVIII, Milano, 1978, 1.
68
SAVIGNY, System des heutigen romischen Rechts, II, 2, trad. a cura di V. Scialoja,
III, Torino, 1900.
69
Scrive GALGANO, Il negozio giuridico, in Tratt. di dir. civ. e comm. diretto da Cicu e
Messineo, continuato da Mengoni, III, 1, 1988, 17: «L’obiettivo è di realizzare un
diritto uguale per tutti i cittadini, senza distinzione di classe; un diritto pensato in
funzione di una unità del soggetto giuridico».
74 Dispense di diritto privato
70
RESCIGNO, Manuale, cit., 292.
71
RESCIGNO, o.u.c.
L’attività giuridica 75
La storia del negozio giuridico non può dirsi conclusa: la figura deve
fare i conti, oggi, con quel diffuso atteggiamento critico che ne
75
MAJELLO, in Istituzioni di diritto privato, a cura di Bessone, Torino, 1996, 72.
L’attività giuridica 77
b) La capacità di agire.
Affinché il negozio sia valido ed efficace, occorre che esso sia posto
in essere da chi abbia la capacità di agire, capacità che, come è noto,
si acquista con il raggiungimento della maggiore età, salva l’ipotesi
della interdizione della persona maggiorenne e salva, altresì, l’ipotesi
della emancipazione del minore;
c) La legittimazione.
La legittimazione (o potere di agire) è il potere di un soggetto di
disporre di un diritto mediante un negozio giuridico Tale potere, in
linea di principio, è attribuito al titolare del diritto stesso: posso
vendere una casa solo se ne sono proprietario. Nel caso manchi la
legittimazione, il negozio di per sé è valido, perché la legittimazione
non è un elemento costitutivo dell’atto: esso, però, è inefficace, cioè
76
Faremo riferimento, in particolare, alla ricostruzione operata da F. SANTORO
PASSARELLI in Dottrine generali del diritto civile, Napoli, 1985, 129 ss.
78 Dispense di diritto privato
Diversi dai presupposti, sono gli elementi del negozio, cioè quegli
elementi da cui dipende l’esistenza stessa del negozio. Se i
presupposti sono fattori estranei, gli elementi sono, per così dire, i
mattoni che compongono la struttura stessa del negozio, in mancanza
dei quali questo non viene ad esistenza. Si distinguono,
tradizionalmente, gli elementi essenziali cioè quelli che debbono
necessariamente sussistere per la sussistenza del negozio, dagli
elementi accidentali, cioè quelli elementi che gli autori del negozio
sono liberi di apporre o meno, precisandosi, però, che una volta
apposti, essi diventano essenziali, cioè diventano parte integrante
della struttura dell’atto. Un esempio di elemento accidentale è la
condizione.
Elementi essenziali sono:
a) La volontà (il contenuto).
Quando si parla di volontà, occorre distinguere due profili. Può
venire in considerazione, anzitutto, la facoltà umana di voler
concludere un negozio (c.d. volontà volente), che rimane,
ovviamente, un dato esterno alla struttura dello stesso, quale mero
atteggiamento psicologico del soggetto. Quando, invece, il soggetto
conclude il negozio, quella generica intenzione trova la sua concreta
attuazione, traducendosi nell’insieme di clausole che costituiscono il
c.d. contenuto del negozio (c.d. volontà voluta). È questa la volontà
che assume la connotazione di elemento costitutivo del negozio, dal
momento che essa cessa di essere un atteggiamento interno al
soggetto per divenire il nucleo essenziale del negozio, cioè l’insieme
delle pattuizioni poste in essere dalle parti. E così, ad esempio, nel
caso della compravendita, la volontà (come elemento essenziale) è
quella che si è tradotta nelle clausole con cui compratore e venditore
hanno trasferito la proprietà di un bene dietro il pagamento di una
80 Dispense di diritto privato
Cfr. BIGLIAZZI GERI, BRECCIA, BUSNELLI e NATOLI, Diritto civile, cit., 701.
77
Alla stessa conclusione può pervenirsi con riferimento all’art. 1234 che prevede
78
GALGANO, o.l.u.c.: «La volontà creatrice, che la filosofia del negozio giuridico
82
esalta, è la volontà della classe sociale che dirige il processo storico: l’esaltazione
della volontà, come sola causa efficiente del mutamento giuridico, asseconda la
borghesia mercantile nel suo disegno di appropriazione delle risorse».
83
G.B. FERRI, Il negozio giuridico tra libertà e norma, cit., 69.
L’attività giuridica 85
95
Cfr. l’art. 20 OR svizzero del 1911.
96
Cfr. art. 1126-1130 code civ. di contenuto in parte diversi, ma con posizione
sistematica identica.
97
Così ALPA, Oggetto del negozio, cit., 2.
98
Così GIORGIANNI, L’obbligazione, I, Milano, 1968, 213 e Id., Obbligazione (dir.
priv.), in Noviss. dig. it., Torino, 1965, 603; CARRESI, Il contenuto del contratto, cit.,
365 ss.; DE NOVA, L’oggetto del contratto, cit., 22 ss. In senso critico v., però, BIONDI,
Reminiscenze ed esperienze romanistiche in tema di contratto moderno, in Studi in
onore di F. Messineo, I, Milano, 1959, 37 ss.; MENGONI, L’oggetto dell’obbligazione, in
Jus, 1952, 156.
99
FALZEA, La condizione, cit., 300 ss.
100
Così GALGANO, Il negozio giuridico, cit., 199.
101
MIRABELLI, Dei contratti in generale, cit., 175.
L’oggetto del negozio giuridico 91
109
Trib. Cagliari, 18 novembre 1988, in Riv. giur. sarda, 1990, 443.
110
App. Milano, 14 ottobre 1988, in Giur. it., 1989, I, 2, 204.
111
Così Cass., 15 febbraio 1971, n. 369, in Mass. Giust. civ., 1971, 209, riferita
alla pretesa impossibilità dell’oggetto del contratto con cui era stato alienato ad un
terzo il diritto di sopraelevazione di un edificio. In tal caso, l’impossibilità è stata
esclusa in quanto l’OPPOsizione degli altri condòmini era giuridicamente superabile in
base alle pattuizioni accettate nei singoli atti di acquisto, nei quali essi si erano
obbligati ad acconsentire a tutte le opere di rafforzamento per eventuali
sopraelevazioni.
L’oggetto del negozio giuridico 93
112
MIRABELLI, Dei contratti in generale, cit., 178.
CAPITOLO SETTIMO
1. L’effetto giuridico.
legge ricollega effetti giuridici nella misura in cui essi siano stati posti
in essere con coscienza e volontarietà. Nell’ambito degli atti giuridici,
poi, si distinguono i negozi giuridici e gli atti giuridici in senso stretto.
La distinzione attiene proprio al meccanismo attraverso il quale
l’ordinamento ricollega al comportamento effetti giuridici. Nei negozi
giuridici, infatti, la legge ricollega all’atto quegli effetti che le parti
volevano conseguire mediante il compimento dell’atto stesso. Ad
esempio, nel caso della compravendita, l’effetto che si produce è
quello del trasferimento della proprietà, effetto che le parti
intendevano conseguire con la stipula del negozio. Viceversa, nel
caso dei c.dd. atti giuridici in senso stretto l’ordinamento ricollega
conseguenze predeterminate, prescindendo dalla specifica intenzione
del soggetto autore dell’atto. E così, ad esempio, nel caso della
confessione, la legge prevede la produzione di certi effetti, anche se
questi non erano voluti dal dichiarante;
b) l’effetto giuridico (che, ripetiamo, è solo una entità ideale,
astratta, priva di una consistenza materiale) può, di volta in volta,
assumere connotazioni diverse. Può trattarsi della nascita di un
obbligo, dell’acquisto o dell’estinzione di un diritto (si pensi alla
vicenda che si origina a seguito della morte di un soggetto) o della
costituzione di un diritto reale di godimento. Per esprimere,
sinteticamente, l’insieme degli effetti giuridici riconnessi al verificarsi
di un accadimento, si dice che la legge ricollega ai diversi eventi la
nascita o la modifica o l’estinzione di situazioni giuridiche soggettive.
Nell’ambito degli effetti giuridici, particolare rilievo assume, poi,
l’effetto consistente nella nascita di una obbligazione, cioè nel dovere
imposto ad un soggetto (c.d. debitore) di tenere un certo
comportamento (di fare o dare o non fare) per realizzare l’interesse di
un altro soggetto (c.d. creditore). L’art. 1173 ricollega la nascita di
obbligazioni a tre categorie di eventi: il contratto, il fatto illecito e ogni
altro atto o fatto considerato idoneo ad essere causa di
un’obbligazione. Queste categorie di eventi prendono il nome di fonti
delle obbligazioni e il rapporto che intercorre, ad esempio, tra un
contratto ed un’obbligazione è un rapporto di causa-effetto: il
contratto è l’accadimento al verificarsi del quale la legge ricollega,
come conseguenza, la nascita dell’obbligazione. In altre parole, il
contratto è la fonte da cui scaturisce l’obbligazione. Ma analogo
discorso vale per il fatto illecito: il danneggiamento di un’altrui
automobile rappresenta l’accadimento al quale la legge ricollega la
nascita di un obbligo di risarcimento: ancora una volta, il rapporto è di
causa-effetto.
96 Dispense di diritto privato
2. Efficacia e perfezione.
a) negozi consensuali.
Si dicono consensuali quei negozi per la cui perfezione basta il
semplice accordo delle parti, manifestato nei modi previsti dalla
legge. In altre parole, il negozio è giuridicamente esistente fin dal
momento in cui le parti si sono accordate in ordine ad una certa
vicenda. E così, ad esempio, il contratto di compravendita è un
negozio consensuale perché, ai fini della sua giuridica esistenza, non
occorre altro che l’incontro dei consensi delle parti autrici del negozio:
quando questi si sono accordate sul bene e sul prezzo,
automaticamente la proprietà del bene si trasferisce al compratore.
b) negozi reali.
Diversa è la categoria del negozio reale: in questo caso, il negozio
può dirsi perfezionato solo quando è stata effettuata la consegna di
una cosa da un soggetto ad un altro. Prima di questo momento non
esiste giuridicamente alcun negozio e, di conseguenza non potrà
prodursi alcun effetto. Su pensi, ad esempio al mutuo: solo quando il
mutuante consegna al mutuatario la somma di denaro, può dirsi che il
contratto è venuto ad esistenza e scatta l’obbligo per il mutuatario di
restituzione. Ma si pensi, altresì, al comodato: solo quando avviene la
consegna della cosa dal comodante al comodatario può dirsi esistente
il negozio.
Con riguardo, invece, agli effetti che la legge ricollega al
compimento di un negozio giuridico, possiamo distinguere altre due
tipologie di negozi.
a) negozi ad effetti reali.
98 Dispense di diritto privato
118
Sul punto, BIANCA, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1987, 496 ss.
100 Dispense di diritto privato
1
Tale terminologia si suole far risalire a Otto Gierke, il quale, sul finire del XIX
secolo, dedica notevole attenzione alla categoria dei Personlichkeitsrechte nel suo
Deutsches Privatrecht, Leipzing, 1895. L'impostazione data da Gierke appare
fondamentale per i futuri sviluppi del dibattito a livello europeo anche perché
l'autore coglie il duplice aspetto inerente la personalità dell'individuo: uno
strettamente morale ed uno a carattere patrimoniale.
2
Il carattere dell'estraneità alla persona del bene tutelato non è più considerato
un elemento indispensabile del diritto protetto. La stessa evoluzione del sistema
giuridico porta ad accogliere quelle opinioni che ammettono una tendenza
normativa che appare espressione di una concezione della persona umana non più
relegata al tradizionale campo dell'avere ma proiettata verso il campo dell'essere
dell'individuo.
104 Dispense di diritto privato
riguardo si pensi alle norme del codice penale che puniscono le varie
ipotesi di omicidio (artt. 575, 579, 584, 589 c. p.), le lesioni (art. 582
c. p.), le percosse (art. 581 c. p.), il sequestro di persona (artt. 606,
639 c. p.), l'ingiuria (art. 594 c. p.), la diffamazione (art. 595 c. p.). A
livello costituzionale, l'art. 2 dichiara in modo espresso che la
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'essere
umano, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali dove egli esplica
la sua personalità, tutelando in tal modo con questa formula aperta
ogni espressione ed ogni interesse collegato alla realizzazione della
personalità dell'uomo. Oltre al citato art. 2 va ricordata l'importanza
fondamentale dell'art. 3 che esprime il principio dell'uguaglianza
formale (comma 1) e sostanziale (comma 2) tra i cittadini, degli artt.
13 e seguenti concernenti le libertà fondamentali, in particolare l'art.
14 sulla inviolabilità del domicilio e l'art. 15 sulla segretezza della
corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, dell'art. 32 in
materia di salute dei cittadini e dell'art. 41 nella parte in cui vieta
l'iniziativa economica che rechi danno alla libertà ed alla dignità
umana. A livello internazionale, infine, possiamo ricordare la
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni
Unite nel 1948 e La Convenzione Europea dei diritti dell'uomo del
1950.
Quanto alle singole figure, positivamente disciplinate o individuate
dalla giurisprudenza nell'ambito dell'ordinamento vigente, va
menzionato in primis il diritto alla vita6. L'art. 5 c.c. vieta gli atti di
disposizione del proprio corpo quando cagionino una diminuzione
permanente dell'integrità fisica o quando siano contrari alla legge,
all'ordine pubblico ed al buon costume (si consideri tuttavia
l'eccezione legislativa costituita dalla donazione del rene).
Riceve tutela, anche a livello costituzionale (art. 22), il diritto al
nome (art. 6 c.c.)7. L'art. 7 c.c. appresta una duplice protezione
esperibile, sia in caso di contestazione del diritto all'uso del proprio
nome (c.d. azione di reclamo), sia in caso di uso indebito che altri ne
faccia con pregiudizio dell'effettivo titolare (cd. azione di
usurpazione), tramite richiesta giudiziale di cessazione del fatto lesivo
e sempre salvo il risarcimento dei danni. Il successivo art. 8 legittima
all'esercizio dell'azione di reclamo e dell'azione di usurpazione anche
colui che, pur non portando il nome oggetto di contestazione o di uso
indebito, abbia tuttavia alla tutela del nome un interesse fondato su
6
La tutela civilistica del diritto alla vita appare senz'altro inadeguata.
Sull'argomento v. CAPIZZANO, Vita ed integrità fisica, in Noviss. dig. it., XX, Torino,
1975; CHERUBINI, Tutela della salute e cd. atti di disposizione del corpo, in Tutela della
salute e diritto privato, Milano, 1978, 71.
7
Sul diritto al nome v. F. SANTORO PASSARELLI, Dottrine generali diritto civile, Napoli,
1966, 50; N. COVIELLO, Il nome della persona, in Dir. fam., 1986, 278.
Diritti della personalità e tutela giuridica della persona umana 107
8
Cfr. PIAZZA, Pseudonimo, in Enc. dir., XXXVII, Milano, 1988, 893.
9
In dottrina si segnala C. SCOGNAMIGLIO, Il diritto di utilizzazione economica del
nome e dell'immagine delle persone celebri, in Dir. inf., 1988, 1. In giurisprudenza
v. Cass., 10 novembre 1979, n. 5790, in Giur. it., 1980, I, 1, 432.
10
Sul diritto all'immagine v. ZENO ZENCOVICH, Onore e reputazione nel sistema del
diritto civile, Napoli, 1985; RICCIUTO, La valutazione del danno alla reputazione ed i
criteri di determinazione del quantum nei recenti orientamenti giurisprudenziali, in
Dir. inf., 1988, 321.
11
V. GIORGIANNI, La tutela della riservatezza, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1970, 13; P.
RESCIGNO, Il diritto all'intimità della vita privata, in Studi in onore di F. Santoro
Passarelli, IV, Napoli, 1973, 119.
12
Sull'argomento v. ALPA, BESSONE e BONESCHI, Il diritto all'identità personale, Padova,
1981.
13
In tema di diritto alla salute v. Corte cost., 7 maggio 1991, n. 341 e 18 luglio
1991, n. 356. Sul danno «biologico» v. Corte cost., 30 giugno 1986, n. 184. In
dottrina v. DOGLIOTTI, Danno biologico e diritto alla salute tra Corte Costituzionale e
Cassazione, in Giur. it., 1982, I, 1, 920; ALPA, Danno «biologico» e diritto alla salute.
Una ipotesi di applicazione diretta dell'art. 32 Cost., in Giur. it., 1976, I, 2, 433;
BUSNELLI e GARBAGNA, La valutazione del danno alla salute, Padova, 1988.
14
La problematica è sorta soprattutto in relazione al fenomeno del cd.
transessualismo. In dottrina v. M. MANTOVANI, Legge 14 aprile 1982 n. 164: norme in
materia di rettificazione di attribuzione di sesso, in Nuova giur. civ. comm., 1985, II,
1; PATTI, Mutamento di sesso e tutela della persona, Padova, 1986.
15
In altri ordinamenti sono previsti mezzi di tutela diversi. Ad esempio il sistema
francese conosce il rimedio delle astreintes consistente nel pagamento di una
somma di denaro che aumenta progressivamente parallelamente al protrarsi del
fatto lesivo.
108 Dispense di diritto privato