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L’osservazione diretta
L’osservazione naturalistica
L’approccio etnografico
L’approccio etologico
L’osservazione indiretta
L'osservazione diventa obiettiva soltanto nella misura in cui viene condotta secondo
procedure controllate, cioè sistematiche, ripetibili e comunicabili.
D'altra parte, almeno per quanto riguarda lo studio sul comportamento umano, l'assunto
dell'obiettività dell'osservazione deve fare i conti con la difficoltà di stabilire i confini
netti e precisi tra chi osserva e chi è osservato. Anche se nell'osservazione controllata
osservatore e osservato non coincidono mai, come accade invece nell'introspezione e in
alcuni usi dell'osservazione in ambito clinico, rimane tuttavia il problema che l'oggetto
dell'osservazione non può essere considerato indipendente da chi lo osserva, nel senso
che l'atto di osservare può modificare o alterare in modo incontrollabile il
comportamento dell'osservato per il semplice fatto che egli sa di essere osservato. A
seconda del contesto teorico in cui viene svolta l'osservazione, questo problema può
dimostrarsi più o meno importantie. In uno studio etologico ad esempio, l'obiettività, la
non intrusività, il distacco tra osservatore e osservato/i deve essere garantita, in
un'intervista piagetiana l'osservatore è più coinvolto e interviene nel contesto dello
studio ponendo domande al bambino osservato; negli studi etnografici l'osservatore deve
partecipare, entrare a far parte del gruppo osservato e così via.
Lo stesso discorso si applica alla scelta tra metodi di osservazione e metodi sperimentali,
rispetto alla quale non si può evidentemente parlare di superiorità dei primi sui secondi o
viceversa. Un terzo problema legato all'osservazione riguarda il "come osservare".
L' osservazione infatti, deve essere svolta eliminando contemporaneamente le possibilità
di errore che potrebbero inficiare la validità , attendibilità delle osservazioni condotte ,
che sono legate ai soggetti della ricerca agli osservatori o ricercatori e alle tecniche di
registrazione e codifica dei dati scelti dal ricercatore.
Inoltre, a seconda del grado di controllo che il ricercatore sceglie di esercitare sulle
condizioni in cui si svolge l'osservazione (la situazione, i soggetti e il loro
comportamento), le diverse metodiche si possono collocare lungo un continuum che va
dal grado minimo (osservazione naturalistica) al grado massimo di controllo
(osservazione in laboratorio).
L'ultimo problema che si pone in questo campo riguarda il quando osservare, cioè la
durata delle osservazioni e la loro frequenza. Ancora una volta la risposta non è unica,
ma dipende dalla natura e dagli obiettivi della ricerca, purché si rispetti la regola che i
dati ottenuti siano rappresentativi del fenomeno studiato.
E' essenziale, per chi voglia usare nelle sue ricerche l'osservazione diretta utilizzare delle
tecniche obiettive per la registrazione dei dati.
Questa metodica attualmente è usata in modo elettivo nelle ricerche che analizzano lo
sviluppo delle relazioni dei bambini nei primi anni di vita, periodo in cui, a causa della
scarsa capacità di comunicazione verbale, è impossibile avvalersi di tecniche indirette
(test, questionari), come nel caso degli adulti. Tuttavia lo studio di un determinato
comportamento infantile richiede alla base dell'osservazione una precisa scelta teorica.
Ad esempio la relazione madre-bambino può essere analizzata in maniera diversa a
seconda che la metodologia segua l'approccio etologico o quello psicoanalitico.
I diversi approcci quindi, pur utilizzando lo stesso metodo si differenziano non solo per
le ipotesi (che potrebbero anche coincidere) ma anche per la scelta delle tecniche di
registrazione e di elaborazione delle informazioni raccolte. I ricercatori possono decidere
di osservare tutto ciò che il bambino fa in un certo periodo di tempo, oppure di
selezionare un aspetto del comportamento. Con la prima scelta, l'osservazione assume un
aspetto descrittivo/diaristico e la registrazione della sequenza comportamentale riguarda
tutto ciò che avviene in quel determinato ambiente e secondo la durata prestabilita.
L'OSSERVAZIONE NATURALISTICA
In conclusione l'osservazione naturalistica è una tra le tante metodologie che può essere
utilizzata proficuamente per studiare ad esempio, il comportamento infantile,
l'interazione tra coetanei o il rapporto genitori-figli. L'osservazione naturalistica può
essere condotta secondo due approcci: l'approccio etnografico e l'approccio etologico.
Alla fine del processo, spetta poi all’osservatore descrivere un quadro coerente dei
processi socio-psicologici osservati, avanzando ipotesi interpretative atte a rendere più
plausibili i comportamenti osservati.
Questa tecnica è stata usata per analizzare situazioni relazionali e sociali, vita di gruppi
più o meno strutturati e comunità, mentre per alcune difficoltà metodologiche, non ha
trovato una larga utilizzazione in psicologia dell'età evolutiva. E' indispensabile che
l'adulto osservatore si conquisti la familiarità da parte del gruppo che intende osservare.
Ma non è facile conciliare una partecipazione autentica alla vita del gruppo con il
distacco necessario per l'osservazione oggettiva dei fatti e, a seconda del suo reale grado
di coinvolgimento, l'osservatore può sperimentare una serie di reazioni simili a quella dei
membri del gruppo. La partecipazione emozionale è infatti inversamente proporzionale
alla obiettività, ossia il fine primo del ricercatore.
L'approccio etologico
L'osservazione etologica permette di evidenziare una relazione causale tra due fenomeni
e condurre quindi ad un'ipotesi. L'etologia nel presentare una descrizione in chiave
biologica della natura e della frequenza di un comportamento individuale vuole
dimostrare la funzione adattativa di un comportamento; vuole fare emergere la relazione
tra quel comportamento e quel determinato ambiente e provare a esaltare i meccanismi
causali che lo hanno provocato.
L'etologia ha posto gli esseri umani in un contesto più ampio ed ha proposto idee nuove
e stimolanti sulle cause del comportamento umano sottolineandone sia l'influenza
biologica sia il punto di vista evolutivo. Inoltre l'importanza della ricerca sullo sviluppo
animale, soprattutto dei Primati, sta nel fatto che gli etologi ricercano aspetti del
comportamento animale comparabili con quelli del comportamento umano.
Infatti, pur salvaguardando la tipicità dell'uomo e della sua specie, produttori di codici
altamente elaborati ed astratti, occorre riconoscere che l'analisi dei comportamenti
sviluppatisi in specie diverse dalla nostra produce una buona messe di indicazioni per la
ricerca sui comportamenti umani. Le strutture del gruppo sociale, l'allevamento della
prole, il reticolo delle comunicazioni interindividuali , offrono precedenti che non si
possono ignorare nello studio dei primati non umani. Possiamo dire con sicurezza che un
lattante umano e un lattante umano di Macaca rhesus non hanno bisogno di nessuna
esperienza personale per sapere che il corpo della madre o di chi ne fa le veci è caldo,
morbido e rassicurante, e non esiste condizionamento possibile che li possa convincere
del contrario.(Genta 1985) Nelle specie di primati non umani possiamo rintracciare
quindi, pur nell'assenza di un uso costante di linguaggio simbolico, gli elementi di base
che costituiscono pietre miliari nello studio del comportamento umano.
Esperimenti simili negli uomini (ma adeguati all'intelligenza umana) hanno dimostrato
che evidentemente sia i colombi che gli umani hanno difficoltà a dare giudizi qualitativi
di uguaglianza-differenza quando la dimensione sottostante al confronto (la durata in
questo caso) costituisce un continuum quantitativo.
Queste differenze devono essere tenute presenti se si vuole effettuare un confronto uomo
animale che sia effetivamente valido. L'interesse maggiore resta comunque per gli
psicologi il comportamento umano, e questo spiega la grande messe di studi etologici
umani svolti in questi ultimi decenni che spesso prediligono come soggetti di studio i
bambini specie nella fase prescolastica.
Così anche nello studio di Margaret O' Kane Brunhofer e Carol Cronin Weisfeld
dell'Università di Detroit (1994) si è focalizzata l'attenzione sulla soddisfazione
coniugale in coppie con giovani figli adulti. Le studiose hanno considerato che,
verificandosi nella società moderna un affollamento del nido familiare da parte di figli
che in tempi passati alla stessa età normalmente andavano via di casa, poteva verificarsi
un comportamento atipico nelle coppie di genitori. Tipicamente le coppie guardano alla
fase del nido vuoto aspettando maggiori opportunità per rinnovare la loro relazione e
libertà per esplorare interessi mutuali ed individuali. La presenza di giovani figli adulti
in casa impedisce ai coniugi di concentrarsi sulla loro relazione e su se stessi provocando
un decremento di soddisfazione coniugale rispetto alle coppie a nido vuoto.
Bisogna dire comunque che anche l'etologia umana, al pari di quella animale, prevede la
possibilità di condurre la ricerca con il metodo classico, cioè in un ambiente naturale,
oppure in laboratorio. Angela Costabile (1995) ci offre validi esempi delle due
metodologie. Come esempio di studio etologico in ambiente naturale presenta lo studio
di bambini in una scuola materna, sul comportamento aggressivo. Dopo aver scelto
l'etogramma di riferimento e la tecnica di registrazione dei dati, vengono eseguite le
osservazioni condotte da almeno due osservatori indipendenti che hanno effettuato un
training preliminare. Tale addestramento è utile perchè siano osservati gli stessi
comportamenti e perchè si abbia una concordanza accettabile tra gli osservatori.
Il training prevede che due sperimentatori nello stesso tempo, ma in modo indipendente,
effettuino alcune sedute di osservazione guidati da un catalogo già determinato
(l'etogramma). Alla fine delle sessioni, con l'uso di un test statistico si calcola la
concordanza tra i due sperimentatori (agreement). Se tale indice è intorno a 0.80, la
concordanza tra i due è accettabile ed ha inzio la ricerca vera e propria. Questa consiste
nel fare in modo che gli osservatori rimangano soli con i soggetti da osservare.
L'osservatore deve rimanere in una posizione anche spazialmente marginale rispetto alle
attività del gruppo. In ogni caso, ai tentativi di coinvolgimento da parte dei bambini ,
l'osservatore tenterà di non rispondere e di scoraggiarli. Durante i primi giorni
l'osservatore tenterà di rendere la sua presenza familiare ai bambini, in modo che non
susciti più molto interesse, e inoltre nel periodo iniziale imparerà a identificare i bambini
del campione. Si iniziano le osservazioni quindi, che si svolgeranno sempre ad una
stessa ora della giornata. Dopo il completamento del ciclo di osservazioni previste per
ogni bambino, si passa alla elaborazione dei dati che porteranno alla verifica o
falsificazione delle ipotesi di partenza.
Come esempio di studio etologico condotto in laboratorio viene presentata invece una
sperimentazione riguardante una interazione madre-bambino ed in particolare la capacità
che hanno i bambini di pochi mesi di decodificare l'espressività facciale sul volto della
madre. Le fasi della ricerca sono simili a quelli sul campo. Si parte dalla ipotesi teorica
che i bambini a due mesi di vita siano in grado di comprendere la intenzionalità
comunicativa della madre e di rispondere in modo appropriato. La raccolta dati è
eseguita con la telecamera che viene sistemata in laboratorio al di là di uno specchio
unidirezionale. Le sessioni di osservazione sono di circa 3 minuti per ogni coppia madre
bambino posti l'uno di fronte all'altro in situazione di comunicazione face-to-face. Il
bambino è seduto su un sediolino che gli lascia libertà di movimento ed è ripreso dalla
telecamera in primo piano, mentre la madre è riflessa in uno specchio posto alle spalle
del bambino. Nella prima fase della videoregistrazione della durata di un minuto, si
chiede alla madre di interagire con il bambino nel modo più spontaneo possibile come
avviene nella vita quotidiana. Ad un segnale dello sperimentatore la madre immobilizza
il viso, tiene lo sguardo fisso sul bambino senza parlargli e sorridergli. Dopo un minuto
ad un altro segnale la madre riprende la comunicazione spontanea per un ulteriore
minuto. I dati così raccolti vengono rivisti con l'ausilio di un video registratore e con
l'uso di una moviola molto sofisticata , che consente di decodificare l' interazione
secondo dopo secondo. Il catalogo comportamentale prevede di osservare alcuni
comportamenti nella madre ed altri nel bambino. Per concludere sottolieamo il fatto che
l'importanza dell'approccio etologico e dell'osservazione diretta in generale sembra
aumentare nell'ambito della psicologia, anche se spesso l'osservazione diretta sembra più
soddisfacente per gli obiettivi del ricercatore, quando viene utilizzata insieme a metodi
di osservazione indiretta. Vedremo nel prossimo paragrafo in che consistono questi
metodi.
L'OSSERVAZIONE INDIRETTA
c) le risposte sono abbastanza complete (nel senso che il ricercatore ha previsto tutte le
modalità di risposta appropriate o criteriali) e si minimizza la possibilità di ottenere
risposte irrilevanti (del tipo "non so", "non ricordo" ecc.).(Sasso)
Quando non si conoscono a priori le possibili modalità di risposta, oppure quando tali
modalità sono troppo numerose per poterle elencare tutte in un questionario, o infine
quando le domande riguardano argomenti piuttosto complessi che richiedono risposte
dettagliate e articolate, è ovviamente opportuno utilizzare domande aperte. Le domande
aperte sono anche particolarmente utili nelle ricerche preliminari, nelle quali il
ricercatore non sa ancora quali sono le caratteristiche rilevanti del fenomeno che intende
studiare e ha bisogno di una descrizione particolareggiata delle possibili alternative.
Oltre a questi vantaggi, le domande aperte comportano alcuni svantaggi: possono portare
alla raccolta di informazioni irrilevanti o inutili; richiedono per lo più una migliore
capacità di esprimersi verbalmente o per iscritto e dunque un livello di istruzione più
elevato di quello richiesto dalle domande chiuse; la codifica è piuttosto laboriosa e può
richiedere decisioni soggettive che portano ad un più basso livello di attendibilità dei
risultati. Quando sono i bambini stessi ad essere interrogati attraverso l'intervista o il
questionario, sorgono alcuni problemi più specifici. Innanzitutto occorre accertarsi che
gli intervistati posseggano una buona capacità di comprensione e produzione del
linguaggio orale o scritto. Ciò significa che non è possibile utilizzare tali strumenti con
bambini di età inferiore ai tre-quattro anni quando la modalità di presentazione è orale,
mentre se è richiesta la lettura e comprensione del linguaggio scritto occorre partire dai
sette-otto anni di età. Inoltre è preferibile utilizzare risposte chiuse (si/no; vero/falso) o
strutturate con i bambini piccoli, in quanto richiedono la comprensione del linguaggio
piuttosto che la capacità di produrlo fluentemente, capacità notoriamente più tardiva. Un
altro aspetto da considerare è quello motivazionale. I bambini e gli adolescenti si
possono rifiutare di essere intervistati o , pur sottoponendosi all'intervista possono
resistere a comunicare i propri sentimenti, opinioni, esperienze o atteggiamenti. E'
importante di conseguenza motivare i soggetti, o facendo leva sulla loro curiosità e sul
loro interesse, oppure ottenendo l'attiva collaborazione degli adulti, ad esempio degli
insegnanti, nel caso in cui le interviste siano effettuate all'interno della scuola e
richiedano che gli allievi si allontanino momentaneamente dalla classe.
1) Anche le interviste possono essere di vari tipi. Ne elenchiamo alcune con specifiche
caratteristiche: a) intervista strutturata a risposte aperte o chiuse o strutturate che
costituiscono diverse modalità di risposte a domande prestabilite;
3) Intervista direttiva con risposte aperte che differisce da quella strutturata per il fatto
che le domande, anche se sono già pronte in anticipo, possono essere poste nell'ordine
che crede l'intervistatore;
4) L'intervista focalizzata, quando si deve indagare solo su un'area specifica senza avere
già a disposizione delle domande;
Sia che si tratti di intervista strutturata, semistrutturata o non strutturata, si crea una
situazione interpersonale che deve essere prevista accuratamente dal ricercatore. Nel
primo caso l'intervistatore è legato alla formulazione delle domande riportate nel modulo
di intervista. Nel secondo caso l'intervistatore è tenuto a rivolgere un certo numero di
domande specifiche sulle questioni più importanti ma per il resto può rivolgere altre
domande a sua discrezione al fine di ottenere chiarimenti ulteriori o informazioni
impreviste e tuttavia interessanti. Nel terzo caso, l'intevistatore può adattare la situazione
di intervista nel modo che ritiene più opportuno, avendo di mira esclusivamente
l'instaurazione di un buon contatto interpersonale e la rassicurazione costante
dell'intervistato (Canestrari 1984). Nell'intervista in genere le domande devono essere
formulate nel modo più piano e colloquiale possibile, ricorrendo ad eufemismi per
contrassegnare situazioni e concetti scabrosi, o comunque attinenti alla sfera più intima
della personalità e dell'ideologia degli intervistati. In linea di massima si può dire che i
metodi di osservazione indiretta permettono di acquisire rapidamente informazioni su
stati di cose o situazioni, che si suppongono ben strutturati e preesistenti all'intervento
del ricercatore.
Comunque sia che si tratti di questionari, sia che si tratti di interviste, si sviluppa sempre
un'interazione sociale con ruoli altamente specifici e differenziali per l'intervistatore e
l'intervistato, così come per l'esaminatore e l'esaminato nel caso del questionario.
PARTECIPANTE
Questa tecnica è molto usata per indagare quindi situazioni relazionali e sociali, mentre
non è utilizzata frequentemente per indagare il comportamento di bambini piccoli.
Secondo Camaioni (1990) infatti, esiste l'impossibilità di una sua applicazione quando
siamo in presenza di infanti e bambini in età preverbale, mentre per quelli più grandi dai
tre ai cinque anni, può essere utilizzata. E' indispensabile però che l'adulto osservatore si
conquisti la familiarità da parte del gruppo che intende osservare. Come afferma
Calonghi (1977) non è facile conciliare una partecipazione autentica alla vita del gruppo
con il distacco necessario per l'osservazione oggettiva dei fatti e, a seconda del suo reale
grado di coinvolgimento, l'osservatore può sperimentare una serie di reazioni simili a
quelle dei membri del gruppo. Per quanto riguarda l'osservazione partecipante in
famiglia ricordiamo l'osservazione diaristica compiuta da una persona che si occupa del
bambino e che annota il modo di procedere dello sviluppo del piccolo. Nonostante ciò
offra la possibilità di una descrizione esaustiva, a causa dell'alto impatto emotivo la
ricerca è poco garantita oggettivamente. Nel caso in cui l'osservazione partecipante
venga supportata da una registrazione video dell'interazione genitore-bambino
nell'ambiente naturale, esiste inoltre, secondo Benigni (1985), la tendenza dei genitori a
mettere il bambino in posa fotografica, inficiando l'eventuale rilevazione di interazioni
faccia a faccia. L'osservazione partecipante è utilizzata normalmente dall'approccio
etnografico, ma anche dall'epistemologia genetica, in alcuni particolari setting
psicoanalitici, e un'osservazione semipartecipante si riscontra in tecniche di osservazione
indiretta come questionari e interviste.
L'osservazione non partecipante, che abbiamo già incontrato parlando dell' approccio
etologico, è quella in cui l'osservatore usa lo specchio unidirezionale o in alternativa la
familiarizzazione con i soggetti. Quest'ultima opzione consiste nell'entrare in contatto
con i soggetti da osservare e iniziare la vera e propria osservazione dei comportamenti
solo quando la presenza dell'osservatore non è più presa in considerazione e non può
dunque influire sulla spontaneità delle interazioni all'interno del gruppo (osservatore-
tappezzeria). Il diventare parte della tappezzeria, affinchè l'osservatore possa essere
ignorato dai soggetti, comporta una serie di difficoltà che a volte si cerca di superare
mediante il ricorso all'uso della telecamera o del registratore audio. Gli approcci che
utilizzano l'osservazione non partecipante sono l'etologia, il metodo sperimentale
utilizzato dal comportamentismo, l'approccio psicoanalitico "classico". In alcune
situazioni operative l'osservatore assume ora il ruolo di partecipante, ora il ruolo di
osservatore-tappezzeria. Possiamo intendere questo processo come un'interazione
reciproca tra conoscenza e azione e parlare quindi di "action research". La logica che
poggia dietro questa pratica di ricerca-intervento considera come superata l'impostazione
neopositivista che concede una cieca fiducia nelle possibilità di verifica da parte di
un'osservatore indipendente.