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gli anni più tardi

John Martone

Tufo
2019
Vorrei ringraziare Maria Laura Valente,
Valentina Meloni e Romano Zeraschi per le
loro letture del manoscritto e i loro
suggerimenti. —JM
gli anni più tardi
l’anima è soltanto
una crisalide d’amore
non la senti aprirsi?

3
seduto solo sul balcone —
senza appartenere

tutti gli altri balconi

4
quel pino marittimo
non è proprio una nuvola
io non sono proprio uno spirito

ma guarda come quei rami


si perdono nel mistero

5
stanotte —
quella finestra
illuminata

vuota
aula di scuola

6
i miei giocattoli
i ciottoli

di questa strada

tradotti
in numi

7
mi fermo
per un bruco
mi fermo

8
pecore
e pietre

pietre
e pecore

e la strada
serpeggiante

discende
qua dove

la superfici
di terra

già reca
il fondo

9
sopra le tegole
del tetto

le ali
della farfalla

10
a Dolores Santoro

l’autismo —
ballo
di un’ape solitaria

11
21. X. 2018

nella folla al duomo


Giotto sopra di me
e Francesco sotto
senza accorgermene
ho perso la mia
stilografica
era un’offerta
o un dono fatto a caso
ma da chi — a chi?
che sia così

12
sento un profumo
di chissà che dolcezza
da chissà —

quando mi giro
sono accecato
dal sole

13
Giotto

ogni volta che


chiudo gli occhi —
l’al di là del blu

14
τ
siamo sospesi
in icone d’oro
fine autunno

17
dio antico

il gabbiano
torna al luogo
di nascita
nebbia

18
sorella pioggia —
siamo tutti esuli
noi trasparenti

19
prima nevicata
ho rovesciato il caffè
fratello corvo

20
ho freddo
sotto la coperta vecchia
coi girasoli

21
lo scoiattolo
nelle foglie — ma io —
so dove sono?

22
La Verna

nessun
distrazione
mai
questi licheni

23
luce d’inverno
nell’eremo fiorisce
un cactus

24
addormentandomi sento il cancello

25
il nido che non troverà
— Pascoli

il multiverso
sulla quercia caduta —
vescia di lupo

26
a Romano Zeraschi

sei anche come


quel cumulo lucente
che manchi scattar

27
un passero in attesa
sull’orlo del vaso
accerchiando un mondo

28
il genere
delle parole

particelle
ricordate

con certezza
vaga

come i miei
defunti

29
la mia giornata —

la costante vertigine
di un vecchio

l’abbagliante
durezza di terra

30
sciocchezza vergogna disastro
scegli una parola

oppure scegli il cielo

31
subito dopo
il sogno

un’intera vita
perduta —

sulla carta
millimetrata

32
senza permesso
la lingua

sperimenta su noi

33
pensando a m.c.m, 2013

tende brillanti
e l’odore d'inverno
dopo un ictus

34
nella mia capanna

attrezzi vecchi
zappa piccone pala —
i nostri cognomi

35
il piccone —
non dimenticare
l’isola rocciosa
le mani callose
e come dentro
la pietra frantumata
scintillava

36
enigma mattutino

più passeri —
non mi servono tanti pensieri

37
τ
alba piovosa
un po’ di eternità
ha sette anni

39
le scarpe gettate
sotto il letto per farmi
inginocchiare

40
(guarda giù!)

dovevano
essere specchi neri
le mie scarpe

41
la stilografica
nel mio taschino …

La Suora ci racconta San Rocco

42
era idolo
e astronave la mia
stilografica

43
l’essere/non-essere
il serbatoio della mia
stilografica

44
nonostante
quei film al sabato

non ho mai capito


il dopoguerra

45
NY, circa 1959

un calco fanciullesco —
udivo Agnus Dei
come on this day

46
non ti preoccupare —
è qualcosa di esterno
questa cecità

il deserto resta dentro te

47
la cicala periodica
sbircia — grida — fa la muta —

me occorrevano settant’anni

48
al principio d’inverno
un nido vuoto nella mia mano
il sole un gomitolo di lana

49
Metam. iii

forse sono
denti del drago ch’io semino
spicchi d’aglio

50
la neve
e delle mollette
sulla corda del bucato

51
neve accecante
la stampa fine
nel libro delle ore

52
mattino presto
la trappola per topi
ancora vuota

53
gli angeli hanno ali
il topo domestico
una coda dritta

54
una piccola
poesia

sulla carta
ingiallita

Voyager
mai tornerà

55
τ
nel vuoto
senza peso

germoglia
l’anima

dapprima
la radice

trasparente

57
luce d’inverno
cerco la parola
davanzale

58
un altro modo
di pregare — gomiti
sul davanzale

59
dopo
questa vita
un’altra lingua

60
un altro recluso
il sacco di terriccio
nell’angolo

61
un olivo
attecchisce dentro
quest'uomo d’argilla

62
sole d’inverno
i miei occhi fanno di me
una serra

63
60 anni dopo

quel ricordo —
la serra dei miei antenati
ancora chiaro

64
casa papa giovanni, secondo piano

leggendo la regola
scorgo le tegole
fuori dalla finestra

65
il loro orologio
in una campana di vetro
(ero fanciullo)

66
fuori portata —
il presepe sopra il focolare
mi sollevano

67
vecchia scopa e pala
insieme nell’angolo —
una coppia calda
come l’amore di Dio
l’ultimo ricordo

68
fuori il duomo
abbozzando finché sia
dentro me

69
figliol prodigo
non raccontano i tuoi
anni più tardi

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