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2009 - volume 63 - n. 2
Combustibili
ISSN 1972-0122
e dell’Industria Chimica
a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili
NOTIZIE
Forum Italiano Sicurezza Gas 2009
di P. Comotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 36
European Safety Meeting – Calorimetric Techniques in Process Hazard Assessment
di C. Pasturenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 36
Il ruolo delle biomasse legnose nello sviluppo delle bioenergie
di S. Bertagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 38
Qualità del pellet
di F. Hugony . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43
Biocombustibili Gassosi e Liquidi
di F. Hugony . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 44
(*) Stazione Sperimentale per i Combustibili – San Donato Milanese Viale A. De Gasperi, 3
20097 San Donato Milanese (MI) Tel. 02516041; Fax 02514286; e-mail: avella@ssc.it
(°) Dipartimento di Tecnica e Gestione dei sistemi Industriali- Università di Padova,
Stradella San Nicola 3, 36100 - Vicenza
RIASSUNTO
SUMMARY
The results of an experimental work funded by CNA, (National Confederation of Crafts
and Small and Medium-Sized Enterprises) are presented.
The aim was the evaluation of the effects on non-regulated emissions by fuelling two
Euro 3 commercial trucks (class N1) with a 30% v/v biodiesel/diesel blend (B30) in com-
parison with the conventional diesel fuel. Test vehicles were equipped with DOC and
EGR. They were tested in laboratory under standard driving conditions (UDC and
EUDC driving cycles) and the “Urban” test cycle developed in the European ARTEMIS
Project.
The results showed a similar behaviour between the two testing vehicles: it was eviden-
ced the tendency towards an increase of carbon monoxide, total hydrocarbons and for-
maldehyde emissions when they were fuelled by the B30 blend in comparison with the
diesel fuel. Whereas the two vehicles emitted a lower emission of total particulate, fine
particles (PM10) and of the most interesting PAH species under the toxicological view.
The conclusions of the test program were generally in agreement with the results repor-
ted in other specialized technical reports.
1. INTRODUZIONE
Il biodiesel impiegato quale combustibile per alimentare i motori diesel rappresenta una
promettente alternativa al gasolio convenzionale. Una delle più importati peculiarità del
biodiesel è l’origine da fonti rinnovabili e biodegradabili, poiché prodotto dal tratta-
mento degli oli vegetali con alcoli leggeri (metanolo, etanolo) per formare monoesteri.
Attualmente l’interesse maggiore per il biodiesel come combustibile è determinato dal
fatto che un suo impiego esteso nei trasporti può contribuire in modo significativo a
risolvere il problema dell’effetto serra determinato fondamentalmente dalla forte
immissione nell’atmosfera di anidride carbonica generata dalla combustione dei com-
bustibili fossili.
Infatti, l’analisi sull’intero ciclo di vita (LCA) mostra che il biodiesel produce 2–2,5 J
di energia per ogni Joule di energia fossile consumata nella sua produzione e che la
quantità di anidride carbonica prodotta dalla sua combustione è assorbita dall’ambien-
te al 50–80%. In altri termini, la sostituzione di 1 kg di gasolio con 1 kg di biodiesel
consente un risparmio di 2,5–2,9 kg di anidride carbonica [1–3].
A livello europeo l’impiego dei biocombustibili (biodiesel e bioetanolo) nel settore tra-
sporti è stato imposto dalla Commissione ai paesi membri con l’emanazione recente
della direttiva 2009/30/CE [4].
L’adattabilità del biodiesel nei motori attuali, caratterizzati da sistemi di alimentazione
tecnologicamente avanzati, è stata ampiamente indagata nel corso degli ultimi anni.
Questo ha portato alla definizione da parte del CEN della norma tecnica EN 14214 [5]
che definisce i requisisti minimi di qualità del biodiesel e i metodi di riferimento per la
sua caratterizzazione in laboratorio. Attualmente in Europa il biodiesel destinato ad ali-
mentare i motori è miscelato con gasolio fino al 30% volume (B30), però soltanto le
miscele fino al 7% volume (B7) sono considerate intercambiabili col combustibile con-
venzionale. Comunque, attraverso un’indagine eseguita in ambito CUNA, è stato rile-
vato che molti modelli di autoveicoli in circolazione in Italia possono essere alimenta-
ti con miscele fino al 30% volume senza richiedere interventi sul motore.
Molti studi e sperimentazioni sono stati svolti per indagare gli effetti sulle emissioni e
sulle prestazioni degli autoveicoli diesel quando alimentati con biodiesel puro o in
miscela con gasolio. I risultati, però, sono molto dispersi e spesso contrastanti, a causa
delle variabilità delle caratteristiche dei motori provati, delle modalità di prova adotta-
te e dalla materia prima di provenienza del biodiesel. Nonostante questa variabilità, si
possono individuare alcune tendenze generali, almeno nei riguardi delle emissioni rego-
lamentate e delle prestazioni.
In linea generale l’emissione dell’ossido di carbonio, degli idrocarburi incombusti e del
particolato tende a diminuire in modo proporzionale alla concentrazione di biodiesel
nel gasolio, mentre quella degli ossidi di azoto tende a crescere fino ad un massimo di
10%. [6-9].
Ancora più difficile è la valutazione globale relativa all’emissione di specie inquinanti
non regolamentate, quali i composti carbonilici, gli IPA e i N-IPA, data la scarsità di
dati sperimentali disponibili in letteratura. E’ noto che alcuni membri della famiglia di
idrocarburi policiclici aromatici e nitro–aromatici sono considerate come “probably
carcinogenic to humans” dallo IARC [10]. Le poche informazioni raccolte indicano
una tendenza verso la riduzione dell’emissione degli IPA e dei N-IPA e verso l’incre-
mento di quella delle aldeidi, con particolare riferimento alla formaldeide e all’acrolei-
na [3, 6, 11, 12].
Il più basso contenuto energetico del biodiesel rispetto al gasolio determina un maggior
consumo di combustibile nell’esercizio dell’autoveicolo, anche se il rendimento globa-
le del motore non subisce apprezzabili variazioni [3]. Effetti negativi, talvolta osserva-
ti in prove di durata su motore al banco-freno o su autoveicoli in esercizio prolungato
alimentati con miscele gasolio/biodiesel, si riconducono alla formazione eccessiva
(rispetto al gasolio) di depositi sugli iniettori e sulle valvole e di lacche che provocano
l’incollaggio delle fasce elastiche dei pistoni.
Questi effetti, naturalmente, sono ascrivibili ai particolari tipi di biodiesel impiegati
nelle indagini sperimentali, non conformi alle norme di qualità (EN 14214, ASTM
D6751) a cui fanno riferimento i prodotti commerciali. Infatti, le suddette norme pre-
scrivono i limiti di accettabilità anche delle caratteristiche chimico-fisiche (densità,
viscosità, contenuto di solidi sospesi, residuo carbonioso, stabilità all’ossidazione, gli-
cerolo libero, valore di acidità) implicate nella insorgenza dei fenomeni indesiderati.
Queste condizioni sono necessarie affinché un prodotto commerciale possa essere
impiegato nei motori, anche quelli delle ultime generazioni dotati di apparati di iniezio-
ne sofisticati, senza provocare gli effetti segnalati.
Il presente lavoro è il risultato di una ricerca finanziata dalla Confederazione Nazionale
dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa – Associazione Provinciale di Venezia,
svolta con lo scopo di determinare gli effetti provocati dalla sostituzione del gasolio con
una miscela gasolio/biodiesel al 30% volume sugli inquinanti regolamentati e di alcu-
ne specie non regolamentate emessi da autoveicoli diesel leggeri. Con questo lavoro si
intende fornire un contributo alla valutazione dei benefici di natura ambientale che con-
seguono all’utilizzo di miscele di gasolio arricchite in biodiesel negli autoveicoli.
2. PARTE SPERIMENTALE
2.1 - Autoveicoli di prova
La sperimentazione è stata eseguita con due autoveicoli LD (categoria N1) Euro 3, rappre-
sentativi della categoria di autoveicoli commerciali (furgoni) che costituiscono il parco cir-
colante in Italia (tabella 1).
Il livello di omologazione Euro 3 degli esemplari provati è stato scelto perché si ritiene che
questi possano rappresentare al meglio la maggior parte degli autoveicoli di questa catego-
ria nel tempo attuale e nei prossimi 4 – 5 anni.
Uno degli autoveicoli selezionati era equipaggiato con un motore diesel di cilindrata 1900
cc, l’altro con un motore di cilindrata 2400 cc. Entrambi erano dotati di sistema di iniezio-
ne common rail, di catalizzatore ossidante (DOC) e di sistema di ricircolazione dei gas di
scarico (EGR).
• ciclo di guida CADC “Urban”, sviluppato nell’ambito del Progetto europeo ARTEMIS
per una rappresentazione più realistica delle condizioni di guida in ambiente urbano di
una tipica città europea, caratterizzata da frequenti cambi di marcia e accelerazioni più
spinte [15].
Tabella 3
MISCELA B30
Principali
caratteristiche parametro u.m. metodo Limiti
valore CUNA
chimico-fisiche trovato NC 637-02
della miscela B30
Densità @ 15 °C kg/m3 UNI EN ISO 12185 851,9 820 – 860
2
Viscosità @ 40°C mm /s UNI EN ISO 3104 3,494 2,00 – 4,60
Contenuto di zolfo mg/kg UNI EN ISO 20884 19,8 ≤ 50
Idrocarburi monoaromatici % m/m EN 12916 14,6 -
Idrocarburi diaromatici % m/m EN 12916 2,9 -
Idrocarburi triaromatici % m/m EN 12916 0,5 -
Idrocarburi poliaromatici % m/m EN 12916 3,4 ≤ 11
Idrocarburi aromatici totali % m/m EN 12916 18,0 -
Contenuto di acqua mg/kg ISO 12937 90 ≤ 200
Contenuto di FAME % vol UNI EN 14078 31,5 20 - 30
Residuo carbonioso (10% residuo) % m/m UNI EN ISO 10370 0,09 ≤ 0,30
Contaminazione totale mg/kg EN 12662 12 ≤ 24
Corrosione su rame (3h @ 50 °C) - EN ISO 2160 1a Classe 1
Contenuto di ceneri % m/m EN ISO 6245 < 0,001 ≤ 0,01
Numero di cetano - UNI EN ISO 5165 54,8 ≥ 51,0
T95 (il 95% in vol. evapora @…) °C ISO 3405 356,5 ≤ 360
E250 °C (evaporato @ 250 °C) % vol ISO 3405 13,5 ≤ 65
E350 °C (evaporato @ 350 °C) % vol ISO 3405 95,3 ≥ 85
120
100
velocità [km/h]
80
60
40
20
0
0 500 1000 1500 2000
ciclo UDC ciclo EUDC ciclo URBAN Tempo, s
Il campionamento dei gas di scarico è stato effettuato dopo l’avviamento del motore alla
temperatura ambiente del laboratorio per determinare:
- le emissioni inquinanti regolamentate (CO, HC, NOX)
- l’emissione del particolato totale (PM)
- la frazione soot del particolato emesso
- la distribuzione dimensionale del particolato emesso inferiore a 10 µm (PM10)
- l’emissione delle aldeidi
- l’emissione degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA)
- il consumo di combustibile.
Lo schema delle apparecchiature per il campionamento e l’analisi dei gas di scarico è
riportato nella figura 2.
Le emissioni regolamentate sono state determinate in ogni fase del ciclo di guida comples-
sivo tramite un sistema di analisi Signal MaxSys costituito da analizzatori NDIR per la
misura delle concentrazioni di ossido di carbonio e di anidride carbonica, un analizzatore
HCLA per quella degli ossidi di azoto e un analizzatore HFID per la concentrazione degli
idrocarburi incombusti.
Il particolato totale è stato campionato prelevando una porzione di gas di scarico diluito col
sistema CVS dal tunnel di diluizione, raccogliendo le particelle su membrane Pallflex
T60A20 previamente condizionate.
La caratterizzazione dimensionale dell’emissione del particolato fine e ultrafine è stata ese-
guita con un impattore elettrostatico a bassa pressione (ELPI) campionando una piccola
quantità di gas di scarico diluiti dal tunnel di diluizione del sistema CVS. Il campionamen-
to è stato eseguito tramite una sonda apposita e relativo sistema FPS Dekati per un’ulterio-
re diluizione degli stessi con aria. I dati registrati alla frequenza di 1 Hz sono stati riporta-
ti come curve di ripartizione dei diametri aerodinamici medi (Dm) su scala logaritmica nel
campo di valori compresi tra 18 nm e 6 µm.
Un’ulteriore porzione di gas di scarico diluiti prelevata dal tunnel di diluizione è stata ana-
lizzata con lo strumento Microsoot Sensor AVL per determinare l’emissione della frazio-
ne carboniosa del particolato.
Per determinare l’emissione delle aldeidi nella fase gassosa è stato adottato il metodo EPA
N. TO-11A. Una piccola porzione di gas di scarico diluiti è stata convogliata durante ogni
prova su fiale Waters SEP-PAK contenenti DNPH supportata da gel di silice. Gli idrazoni
Fig. 2
Schema generale
del sistema di
campionamento e
di analisi delle
emissioni
formati sono stati estratti con acetonitrile e analizzati tramite un cromatografo liquido
WATERS 990 con rilevatore a rete di diodi. I valori inferiori al limite di rilevabilità stru-
mentale, non definiti, sono stati convenzionalmente imposti pari alla metà del valore limi-
te analizzabile con l’HPLC. Questo criterio è quello maggiormente accreditato dalla comu-
nità scientifica internazionale, secondo quanto riportato nel Rapporto ISTISAN N. 04/15
"Trattamento dei dati inferiori al limite di rilevabilità nel calcolo dei risultati analitici",
preparato dall’Istituto Superiore di Sanità.
La determinazione dell’emissione degli IPA è stata eseguita associando la frazione costi-
tuita dalle specie più leggere (IPA a 2 – 3 anelli) dispersa nella fase gassosa con quella
delle specie a peso molecolare più elevato (IPA a 3 – 4 anelli) presente nella frazione solu-
bile del particolato (SOF) raccolto sulle membrane Pallflex. Un’aliquota dei gas di scari-
co è stata convogliata in fiale contenenti resina adsorbente XAD2 per intrappolare le spe-
cie nella fase gassosa. La resina e le membrane sono state trattate con toluene in modalità
A.S.E. (Soxhlet Warm) per 12 ore a ~7 cicli/ora per estrarre le specie poliaromatiche su
fase solida utilizzando colonne SPE Silica, 1g 6ml (Restek 24038). La purificazione degli
analiti è stata eseguita con lavaggi ripetuti con toluene e n.esano, lasciando evaporare l’ec-
cesso di solventi in corrente di azoto e portare a un volume finale di 1 ml. Infine, i cam-
pioni sono stati analizzati mediante tecnica GC-MS, impiegando la tecnica SIM e aggiun-
gendo 20 ng di Perilene D12 come standard interno.
3. RISULTATI E DISCUSSIONE
Nei paragrafi successivi saranno presentati e discussi i risultati ottenuti nel programma
sperimentale. I valori riportati sono la media dei risultati di quattro prove eseguite nelle
medesime condizioni sperimentali. Per ogni parametro di emissione rilevato è stata calco-
lata la variazione del suo valore medio relativo all’alimentazione con la miscela B30 rispet-
to all’alimentazione con il gasolio. Data l’entità esigua del numero di autoveicoli provati
la sperimentazione ha consentito soltanto di valutare in termini di tendenza gli effetti pro-
vocati dall’aggiunta di elevate quantità di biodiesel nel gasolio.
Fig. 3
Variazione
dell’emissione
dell’ossido di
carbonio e degli
idrocarburi
incombusti dopo
la sostituzione del
gasolio con la
miscela B30
Fig. 4
Variazione
dell’emissione
degli ossidi di
azoto dopo la
sostituzione del
gasolio con la
miscela B30
particolato emesso da entrambi, valutato come media pesata dei valori delle due fasi (UDC
ed EUDC) dell’intero ciclo standard di riferimento europeo NEDC, è risultato prossimo al
valore limite di omologazione imposto dalla Direttiva 98/69/CE.
La natura del combustibile e le condizioni di guida influenzano significativamente l’emis-
sione del particolato e della sua frazione carboniosa. Quando i due autoveicoli erano ali-
mentati con la miscela B30 l’emissione del particolato totale è diminuita sensibilmente,
mediamente del 20%, nei cicli standard UDC ed EUDC e poco più del 30% nel ciclo di
guida Urban rispetto all’alimentazione a gasolio. Il maggior numero di fasi di accelerazio-
ne che caratterizza questo ciclo di guida rispetto a quelli standard di omologazione spie-
gherebbe la diversa diminuzione osservata.
Al contrario, l’emissione della frazione carboniosa del particolato (soot) è diminuita di un
valore intorno al 25% per effetto dell’aggiunta di biodiesel nel gasolio, indipendentemen-
te dalle condizioni di guida e dal modello di autoveicolo provato. La frazione soot costi-
tuiva in media circa l’80% del particolato totale emesso dal Renault Master e circa il 70%
di quello emesso dal Renault Trafic in ogni condizione sperimentale. Sulla base dei dati
raccolti, quindi, si è potuto stabilire l’assenza di variazioni significative del rapporto
PMsoot/PM. Questa osservazione ha indicato, quindi, che la costituzione chimica macrosco-
pica del particolato totale emesso dai due autoveicoli è rimasta pressoché immutata quan-
do il gasolio è stato sostituito con la miscela B30 (figura 5).
Fig. 5
Variazione
dell’emissione del
particolato e del
rapporto
PMsoot/PM dopo
la sostituzione del
gasolio con la
miscela B30
L’analisi dimensionale del particolato eseguita con l’ELPI ha riguardato il numero di par-
ticelle emesse in dodici classi dimensionali comprese complessivamente nell’intervallo di
diametri aerodinamici 7 nm - 9,36 µm. La somma dei valori del numero di particelle emes-
se in ciascuna classe può essere considerata equivalente all’emissione della frazione < 10
µm del particolato totale, nota comunemente come PM10.
Il numero totale medio di particelle emesse per km percorso da entrambi gli autoveicoli è
diminuito significativamente, dal 10% al 15% circa in dipendenza delle condizioni di
guida, dopo la sostituzione del gasolio con la miscela B30 (figura 6).
Inoltre, l’analisi modale dell’emissione del PM10 ha indicato come questa specie sia stata
emessa in modo preponderante in corrispondenza delle fasi di accelerazione e nelle fasi a
velocità costante dei cicli di guida. L’andamento si è mantenuto praticamente invariato
sostituendo il gasolio con la miscela B30 per entrambi gli autoveicoli. Il livello di emissio-
ne più elevato è stato registrato in condizioni di guida urbana (cicli UDC e Urban) per il
modello Master 120 dCi alimentato con i due combustibili, mentre il modello Trafic 100
dCi è risultato un emettitore maggiore di particelle in condizioni di guida a velocità eleva-
ta (ciclo EUDC). L’aggiunta di biodiesel nel gasolio non ha determinato alcuna variazione
Fig. 6
Livello medio di
emissione del
PM10 (numero di
particelle per km
percorso) dopo la
sostituzione del
gasolio con la
miscela B30
sensibile del profilo di distribuzione dimensionale del particolato emesso dai due autovei- Fig. 7
coli. Questo è stato determinato come media delle distribuzioni registrate in ogni ciclo di Confronto della
guida. L’andamento si è presentato unimodale con entrambe le alimentazioni con un picco distribuzione
media del
di emissione in corrispondenza del diametro aerodinamico medio (Dm) posizionato intor-
particolato fine
no a 40 nm (figura 7). Questo risultato è in accordo con quelli di altre sperimentazioni [7] (PM10) emesso dai
e indica che la maggior parte delle particelle emesse da due autoveicoli era in modo due autoveicoli
“nucleazione”. alimentati col
Con entrambi i combustibili la quasi totalità del numero di particelle emesse (99,9%) ha gasolio e con la
presentato un diametro aerodinamico medio inferiore a 1 µm (PM1), indipendentemente miscela B30
dalle condizioni di guida, mentre il 90% era costituito da particelle con diametro aerodina-
mico inferiore a 0,1 µm.
L’emissione delle particelle con diametro aerodinamico compreso nell’intervallo di valori
24 nm – 9,36 µm, corrispondente a quasi tutto lo spettro dimensionale rilevabile con l’ELPI,
è diminuita sensibilmente (dal 10 al 40% circa) quando gli autoveicoli erano alimentati con
la miscela B30. Viceversa, nessuna variazione apprezzabile è stata osservata per l’emissio-
ne delle particelle ultrafini (7 nm < Dp < 24 nm).
Fig. 8
Confronto del
livello medio di
emissione della
formaldeide e
dell’acetaldeide
nei gas di scarico
dei due autoveicoli
alimentati col
gasolio e con la
miscela B30
4. CONCLUSIONI
Il programma sperimentale è stato svolto su due autoveicoli diesel con tecnologia motori-
stica Euro 3, equipaggiati con motori di differente cilindrata e potenza e alimentati inizial-
mente con un gasolio commerciale a norma EN 590 e poi con una miscela costituita da
30% volume di biodiesel (conforme alla norma EN 14214) nello stesso gasolio (miscela
B30). Le tecnologie antinquinamento adottate sui due autoveicoli erano tali da mantenere
le emissioni inquinanti (regolamentate e non) a livelli molto bassi.
La sostituzione del gasolio con la miscela B30 ha determinato un incremento sensibile
delle emissioni di ossido di carbonio e di idrocarburi incombusti, ma nessuna variazione
apprezzabile di quella degli ossidi di azoto. Viceversa, l’emissione del particolato totale e
della sua frazione carboniosa (soot) ha subito una riduzione sensibile, ma il rapporto per-
centuale tra i due parametri è rimasto praticamente immutato (tra 70 e 80%).
Analogamente, è stata riscontrata una diminuzione significativa dell’emissione del numero di
particelle in tutto l’intervallo di dimensioni misurabili con l’ELPI (7 nm – 9,6 µm), mentre
Fig. 9
Confronto del
livello medio di
emissione del
crisene,
benzo(b)+benzo(k)
-fluorantene e del
benzo(a)pirene nei
gas di scarico dei
due autoveicoli
alimentati col
gasolio e con la
miscela B30
l’andamento unimodale delle curve di distribuzione dimensionale è rimasto invariato: più del
90% delle particelle emesse avevano un diametro aerodinamico medio < 0,1 µm.
A riguardo dell’emissione degli inquinanti non regolamentati la sperimentazione non ha
consentito di trarre un’indicazione ben definita, dato il livello molto basso e la forte varia-
bilità delle misure. Dopo la sostituzione del gasolio con la miscela B30 è stata riscontrata
la tendenza verso l’incremento dell’emissione della formaldeide degli IPA a 3 anelli, e una
diminuzione di quelli con peso molecolare più elevato (4 – 5 anelli).
L’impiego della miscela B30 in sostituzione del gasolio non ha determinato alcuna varia-
zione dell’emissione di anidride carbonica. Viceversa, è stato riscontrato un incremento del
consumo di combustibile, come era prevedibile, determinato dal più basso potere energe-
tico del biodiesel.
I risultati ottenuti hanno indicato che, per valutare gli effetti determinati dall’aggiunta di
elevate quantità di biodiesel nel gasolio sull’emissione degli inquinanti non regolamentati,
andrebbe svolto un programma sperimentale di più ampia portata, esteso a più autoveico-
li di modello diverso e con caratteristiche motoristiche maggiormente differenziate.
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tiva 98/70/CE per quanto riguarda le specifiche relative a benzina, combustibile die-
sel e gasolio nonché l’introduzione di un meccanismo inteso a controllare e a ridurre
le emissioni di gas a effetto serra, modifica la direttiva 1999/32/CE del Consiglio per
quanto concerne le specifiche relative al combustibile utilizzato dalle navi adibite ala
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RICONOSCIMENTI E RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento particolare al Segretario Provinciale della Confederazione Nazionale
dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa - Associazione Provinciale di Venezia
Dott. Renato Fabbro per il finanziamento della ricerca e al Prof. Alberto Mirandola del
Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Padova, per il supporto dato
durante il lavoro.
RIASSUNTO
Sono qui riportati alcuni dei risultati più significativi di una ricerca finanziata dal Ministero
del Lavoro con l’obiettivo di valutare i rischi derivanti dall’uso estensivo dell’idrogeno
come vettore energetico. A tale scopo sono state investigate le interazioni tra il gas e le
superfici calde e si è evidenziato l’effetto catalitico che alcuni metalli possono avere sulla
reazione di ossidazione. La sperimentazione si è basata sull’utilizzo di tecniche di micro
gascromatografia e di termografia infrarossa.
Parole chiave: idrogeno, innesco su superfici calde, sicurezza
SUMMARY
This paper reports some significant results of a study, funded by the Italian Ministry of
Labour and Social Security, aiming at evaluating the risks associated with a wide-spread
use of hydrogen as an energy carrier. The interaction of hydrogen with hot surfaces has
been investigated, and the catalytic effect of some metals on hydrogen oxidation has been
outlined. Micro gas chromatographic techniques and infrared thermography have utilized
throughout the experimental tests.
Key words: hydrogen, hot surface ignition, safety.
INTRODUZIONE
Negli ultimi anni si è fatta sempre più consistente la ricerca di fonti energetiche alternati-
ve ai combustibili fossili. Questo in seguito sia alle previsioni negative riguardo alla futu-
ra disponibilità di petrolio e gas naturale, sia a causa del forte impatto ambientale prodot-
to dalla combustione di questi ultimi in termini di polveri sottili, di inquinanti gassosi e di
contributo all’effetto serra. L’idrogeno, attraverso il suo impiego nelle celle a combustibi-
le o mediante combustione diretta, è considerato uno dei vettori energetici più prometten-
ti per il futuro poiché la sua combustione non genera ossidi di carbonio, zolfo e particola-
to. Per questo motivo se ne stanno approfondendo le possibili applicazioni in diversi setto-
ri, come quello dei trasporti, del riscaldamento e dell’elettronica. E’ quindi prevedibile che
a breve termine sarà realizzato un numero sempre crescente di impianti e attrezzature per
generare, trasportare, immagazzinare e utilizzare idrogeno.
Tuttavia, nonostante la sua combustione “pulita”, l’idrogeno presenta aspetti peculiari di
sicurezza legati alle sue caratteristiche chimico-fisiche [1,2] che è importante tenere in
considerazione nella prospettiva di una sua diffusione su larga scala.
Il progetto*, da poco concluso presso la Stazione Sperimentale per i Combustibili e finanzia-
* Ricerca realizzata con il contributo del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Progetto N. 1296.
to dal Ministero del Lavoro, ha come finalità quelle di valutare i principali aspetti di sicurez-
za legati alla produzione e impiego di questo gas per uso energetico, con particolare riguardo
alla reattività di miscele idrogeno-aria in presenza di materiali metallici ad alta temperatura.
reazione in funzione della temperatura misurata mediante la termocoppia. Uno schema del
sistema è riportato in Figura 3, mentre i materiali investigati sono riportati in Tabella 1.
In una seconda fase della sperimentazione, per studiare l’effetto delle superfici metalliche
in condizioni più rappresentative delle situazioni reali, sono state fatte prove di accensio-
ne di miscele idrogeno/aria inviando una miscela a temperatura ambiente su una lamina
metallica riscaldata con un circuito elettrico di intensità regolabile dall’esterno. Il sistema
è stato posto all’interno del reattore in zaffiro nel quale è stato inviato il flusso di aria e
idrogeno alla concentrazione voluta. La miscela in ingresso è stata controllata mediante
Figura 3
Apparato
sperimentale
b
composto da a)
flussimetri
elettronici; b)
sistema di
riscaldamento a
temperatura
programmata,
all’interno del
quale è posto il
reattore c) Micro
GC
c
a
Tabella 1 Denominazione
Dimensioni Composizione chimica %
materiale
C Mn Cr Ni Mo Cu
Tubo zaffiro lunghezza 180 mm
Al2O3 - - - - - -
sintetico diametro interno 8 mm
SiO2 Merck
Quarzo granelli 0,2-0,8 mm - - - - - -
pro analysis
Acciaio Inox
foglio 30x5 mm; spessore 0.06 mm - 0.03 1.63 18.3 8.2 1 0.30
AISI 304
Acciaio Inox
Lunghezza 140 mm diametro int. 5 mm - 0.02 1.32 18 10.1 3 0.32
AISI 316
Acciaio al
foglio 145x27 mm; spessore 0.07 mm - 0.12 max 0.6 max - - 0.04 0.22
carbonio
RISULTATI
CONCLUSIONI
La vasta sperimentazione condotta sulla
reattività dell’idrogeno in aria, in pre-
senza di materiali metallici ad alta tem-
peratura, ha fornito un contributo alla
valutazione dei principali aspetti di
sicurezza legati alla produzione e
impiego dell’idrogeno per uso energeti-
co. Sono stati presi in considerazione
diversi tipi di leghe metalliche: acciai
inox e acciai al carbonio; si è potuto
osservare che le superfici in acciaio
inox non promuovono la reazione tra
idrogeno e ossigeno, mentre gli acciai Figura 12
al carbonio rivelano attività catalitiche nell’ossidazione dell’idrogeno a temperature molto Temperatura
inferiori a quelle di autoaccensione riportate in letteratura. Questa elevata reattività può della superficie
portare, in determinate condizioni, ad inaspettate accensioni delle miscele idrogeno/aria. metallica
Questo effetto è ulteriormente incrementato dall’ossidazione della superficie metallica. nell’innesco
dell’idrogeno.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Miscele biodiesel/gasolio
Un parametro importante: la Filtrabilità
Andrea Gallonzelli
In questi ultimi tempi, con il progressivo aumento della concentrazione di biodiesel nel gaso-
lio per autotrazione, sono stati evidenziati problemi legati alla filtrabilità del combustibile.
Questi problemi si verificano lungo la catena di distribuzione del combustibile (produzio-
ne, trasporto e stoccaggio), e in particolare presso le stazioni di servizio e in fase di eroga-
zione del combustibile nel serbatoio degli autoveicoli. Una scarsa filtrabilità del combusti-
bile può ripercuotersi in una cattiva erogazione al motore. Le cause alla base di questi feno-
meni non sono state ancora identificate in maniera univoca e, al momento, si ritiene che
essi possano dipendere sia dalla presenza di particolari composti provenienti dalle diverse
materie prime utilizzate per la produzione di biodiesel o derivanti dal processo di transe-
sterificazione dei trigliceridi, sia dalla interazione tra i componenti di origine petrolifera e
quelli provenienti dal biodiesel.
La filtrabilità del combustibile diesel viene quindi seguita con particolare attenzione, impie-
gando un metodo sviluppato dall’Energy Institute, l’IP 387/07, che permette di valutare la
capacità di intasamento dei filtri da parte di un combustibile, descritta attraverso una gran-
dezza adimensionale definita come Filter Blocking Tendency (FBT), che cresce all’aumen-
tare della tendenza del combustibile ad intasare il filtro.
Per seguire l’attività sperimentale in questo settore, la Stazione Sperimentale per i
Combustibili si è dotata di uno strumento automatico che consente la misura della filtrabi-
lità secondo il metodo IP 387. Oltre a valutare la filtrabilità del combustibile diesel distri-
buito presso le stazioni di servizio, vengono condotte misure su miscele gasolio-biodiesel
appositamente preparate per stabilire le cause dei problemi di filtrabilità.
Figura 1 La determinazione del valore di FBT è eseguita mediante lo strumento Seta MFT Multi
Valore di FBT di Filtration Tester modello 91600. Durante l’analisi il campione viene automaticamente pom-
una serie di circa pato in condizioni di flusso costante attraverso un filtro di bassissima porosità e contempo-
450 campioni di raneamente vengono monitorate la differenza di pressione attraverso il filtro, il tempo, il
gasolio per
volume di campione analizzato e la temperatura. Al termine dell’analisi il risultato FBT è
autotrazione
analizzati presso calcolato valutando la differenza di pressione dopo che un determinato volume di campio-
la SSC durante i ne è passato attraverso il filtro oppure tenendo conto del volume di campione analizzato
primi mesi del quando la differenza di pressione ha raggiunto un certo valore.
2009. Il grafico riportato in Figura 1 mostra il valore di FBT di una serie di circa 450 campioni di
gasolio per autotrazione analizzati presso la SSC
durante i primi mesi del 2009. L’analisi dei risul-
tati mette in evidenza come la maggior parte dei
campioni (circa il 94%) presenta un valore di
FBT minore di 2.
Per mantenere elevato il livello di aggiornamento
tecnico nazionale in questo settore, la funzione
Normazione della SSC partecipa all’attività del
gruppo di lavoro europeo WG 31 del Comitato
Tecnico 19 Prodotti Petroliferi del CEN, incarica-
to di sviluppare una norma europea a partire dalle
esperienze acquisite in ambito nazionale, e all’at-
tività del gruppo di lavoro B7 dell’Energy Institute
incaricato di aggiornare il metodo IP 387 in base
Campione n° alle esigenze tecniche del settore petrolifero.
Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 164/00 “Attuazione della Direttiva
98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale, a norma dell’ar-
ticolo 41 della legge 17 maggio 1999, n. 144” (Decreto Letta) è iniziato il processo di libe-
ralizzazione del mercato del gas in Italia. Da qui è nata la necessità di regolamentare le
modalità con le quali interagiscono tra di loro i soggetti che a vario titolo partecipano al
mercato del gas. AEEG è l’organismo incaricato di regolamentare, per l’Italia, il settore
dell’energia elettrica ed il gas.
Per quanto riguarda l’ambito della sicurezza di distribuzione del gas, l’arco temporale che
parte dal 2001 ed arriva al 2012 è stato suddiviso in tre Periodi di Regolazione della dura-
ta di 4 anni ciascuno; ogni Periodo ha, come principale riferimento, tre diverse e successi-
ve Delibere emanate da AEEG.
Il I Periodo di Regolazione (2001-2004) si attiene alla Delibera AEEG 236/00 “Adozione
di direttiva concernente la disciplina della sicurezza e della continuità del servizio di
distribuzione del gas”, mentre il II Periodo di Regolazione (2005-2008) fa riferimento alla
Delibera AEEG 168/04 “Testo integrato delle disposizioni dell’Autorità per l’Energia
Elettrica e il Gas in materia di Qualità dei servizi di distribuzione, misura e vendita del
gas”; le successive modificazioni ed integrazioni alle sopracitate Delibere sono divenute
parte integrante delle stesse.
AEEG
(Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas)
L'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas (AEEG) è un'Autorità Indipendente istituita nel
1995 dalla Legge 481/95 che le assegna le funzioni di regolazione e di controllo per i set-
tori dell'energia elettrica e del gas.
AEEG è operativa dall’aprile 1997 con la pubblicazione in GU del regolamento di organiz-
zazione e funzionamento mediante il quale le sono state trasferite le funzioni fino ad allo-
ra esercitate da altre amministrazioni pubbliche.
L'Autorità ha il compito di perseguire le finalità indicate dalla legge N. 481 del 1995 con cui
si vuole "garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza" nei settori dell'ener-
gia elettrica e del gas, nonché "assicurare adeguati livelli di qualità" dei servizi.
In base alla legge istitutiva, quindi, AEEG ha, tra le altre, competenze in materia di qualità
del servizio che può riguardare aspetti di natura sia contrattuale (es. tempestività di inter-
vento e risposta a reclami), sia tecnica (continuità dei servizi, sicurezza) ivi comprese le
verifiche ed i controlli delle condizioni di svolgimento dei servizi.
Le altre competenze di AEEG riguardano:
- le forme di mercato, la concorrenza;
- le concessioni;
- la separazione contabile ed amministrativa delle diverse fasi dei servizi dell’energia elet-
trica e del gas;
- la valutazione di reclami, istanze e segnalazioni;
- la risoluzione di controversie;
- l’informazione e la trasparenza
AEEG è inoltre preposta ad intrattenere relazioni bilaterali con tutti i regolatori europei e gli
organismi internazionali interessati al tema dell'apertura dei mercati energetici e a materie
correlate alle sue attività istituzionali. Il processo di integrazione europea e di realizzazio-
ne del mercato unico rende infatti decisive le politiche sovranazionali e il coordinamento
degli organismi comunitari anche nel caso dei mercati dell'elettricità e del gas.
Nel corso del 2008 AEEG ha pubblicato il provvedimento per il III Periodo di Regolazione
(2009-2012) della distribuzione del gas e cioè il “Testo Unico delle disposizioni della rego-
lazione della qualità e delle tariffe dei servizi di distribuzione e misura del gas per il perio-
do di regolazione 2009-2012” (TUDG) la cui Parte I è costituita dalla Delibera ARG/gas
120/08 “Regolazione della qualità dei servizi di distribuzione e misura del gas per il perio-
do di regolazione 2009-2012” (RQDG).
Il TUDG è entrato in vigore il 1 gennaio 2009 contemporaneamente alla Parte II che trat-
ta la regolazione delle tariffe dei servizi di distribuzione e misura (RTDG); quest’ultima è
contenuta nella Delibera ARG/gas 158/08.
Sia la Delibera ARG/gas 120/08 che la Delibera ARG/gas 158/08 sono state pubblicate il
3 gennaio 2009 in Gazzetta Ufficiale (GU) Serie Generale n°2.
Il Titolo V della Delibera ARG/gas 120/08 si occupa di Norme Tecniche per la sicurezza e
la continuità del servizio di distribuzione, ed in particolare all’Art. 28.2 fa riferimento agli
organismi tecnici a cui è demandata la competenza per colmare vuoti normativi, ed in par-
ticolare “nel caso in cui risultino mancanti norme tecniche, specifiche tecniche o rapporti
tecnici applicabili, vengono adottate linee guida definite dagli organismi tecnici compe-
tenti CIG e APCE, pubblicate dall’UNI”. Viene così rafforzato e confermato quanto già
definito con la Delibera AEEG 236/00 e, successivamente, dalla Delibera AEEG 168/04
integrata dalla Delibera AEEG 108/06.
CIG
(Comitato Italiano Gas)
Nel 1953 nasce il Comitato Italiano Gas (CIG) che inizialmente ha lo scopo di
migliorare la sicurezza e l’efficienza nell’uso dei gas combustibili per gli usi civili e
similari (ivi compreso il riscaldamento di ambienti nel terziario, nell'artigianato e nel-
l'industria) e per gli usi Industriali di larga e consolidata diffusione.
Produttori e distributori di gas, costruttori di apparecchi e dispositivi di utilizzazione
sono i promotori della nascita di CIG. Successivamente, nel 1960, il CIG diventa l'or-
gano ufficiale italiano per l’unificazione normativa nel settore dei gas combustibili
entrando a far parte dell'UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) come Ente
Federato.
Momento saliente nella storia di CIG è la promulgazione, nel 1971,della Legge 1083
"Norme per la sicurezza dell’impiego del gas combustibile (Gazzetta Ufficiale n. 320
del 20 dicembre 1971), dove, nell’articolo 3 si fa riferimento al fatto che “I materiali,
gli apparecchi, le installazioni,e gli impianti, alimentati con gas combustibile per uso
domestico e l’odorizzazione del gas, realizzati secondo le norme specifiche per la
sicurezza, pubblicate dall’Ente Nazionale di Unificazione (UNI) in tabelle con la
denominazione UNI-CIG, si considerano effettuati secondo le regole della buona
tecnica per la sicurezza. Le predette norme sono approvate con decreto del
Ministero per l’Industria, il Commercio e l’Artigianato”.
In forza della Legge 1083/71, quindi, le norme elaborate da Gruppi di Lavoro e
Commissioni CIG vengono riconosciute, per atto del Governo, salvaguardanti la
sicurezza secondo le Regole di Buona Tecnica. I Gruppi di Lavoro e le Commissioni
permanenti del CIG sono costituiti dai rappresentanti da Enti e Associazioni che, a
vario titolo, operano nel settore del gas combustibile, nonché da rappresentanti dei
Ministeri.
Attualmente CIG oltre al lavoro in ambito nazionale svolge, quale rappresentante di
UNI per i settori di competenza, anche un ruolo internazionale in ambito sia CEN
che ISO.
1
Associazione Tecnica Italiana del Gas (scioltasi nel 2006)
In conseguenza a questo mandato, dal 2002 ad oggi CIG e, precedentemente, ATIG1 (sia
autonomamente sia in collaborazione con CIG), hanno pubblicato 14 Linee Guida che si
sono rese necessarie, per colmare in tempi brevi, aspetti non coperti o non sufficientemen-
te regolamenti da norme tecniche nazionali o europee su argomenti specifici al fine di uni-
formare il comportamento tra i distributori di gas.
In particolare una serie di Linee Guida è stata dedicata al servizio di distribuzione del gas
e fa riferimento, per i primi due Periodi di Regolazione, all’applicazione della Delibera
AEEG 236/00 e successivamente della Delibera AEEG 168/04.
Per il III Periodo di Regolazione, alla luce dell’esperienza maturata nei primi due prece-
denti Periodi di Regolazione, è stata avvertita la necessità di aggiornare alcune Linee
Guida, così da allinearle all’evoluzione tecnica e normativa nel loro campo di applicazio-
ne. Tali Linee Guida si dovranno inoltre armonizzare con i contenuti della Delibera AEEG
ARG/gas 120/08 di cui rappresentano la parte tecnica applicativa.
APCE
(Associazione per la Protezione dalle Corrosioni Elettrolitiche)
APCE è un’Associazione libera senza finalità di lucro fondata nel 1981 da ENEL, SIP
(oggi Telecom Italia) e SNAM (oggi SNAM Rete Gas).
APCE nasce dalle esigenze degli Enti proprietari di strutture nel sottosuolo ed ha lo
scopo di promuovere e coordinare iniziative per attuare la collaborazione tra Enti per
incrementare i livelli di sicurezza e qualità dei servizi.
Scopo di APCE è lo studio e la risoluzione delle problematiche connesse con la pro-
tezione delle strutture metalliche derivante anche dalle interferenze elettriche che pos-
sono sorgere tra le varie strutture. È infatti indispensabile che ciascun Ente si accordi
con gli altri quando preveda che le proprie strutture provochino o possono subire inter-
ferenze elettriche.
A tale scopo il CIG nel 2008 ha istituito un Gruppo di Progetto che ha ravvisato la neces-
sità di aggiornare 8 delle 14 Linee Guida per la Distribuzione attualmente in vigore; per
raggiungere l’obiettivo in tempi brevi è stato deciso di suddividere il lavoro a seconda degli
ambiti di competenza fra 3 Gruppi di Lavoro, a cui è stata assegnata la revisione delle
Linee Guida raggruppate per argomenti omogenei.
Le Linee Guida attualmente in corso di revisione sono:
- L’applicazione della Delibera AEEG 236/00. Il controllo dell’odorizzazione del gas negli
impianti di distribuzione (2002)
- La Gestione delle Emergenze da gas combustibile (2003)
- La Gestione degli Incidenti da gas combustibile sull’impianto di distribuzione (2004)
- La Gestione degli Incidenti da gas combustibile sull’impianto del cliente finale (2005)
- L’Esecuzione delle attività di Pronto Intervento Gas (2006)
- Classificazione delle Dispersioni di gas (2006)
- Esecuzione delle Ispezioni Programmate della rete per gas con densità >0.8 (2006)
- Esecuzione delle Ispezioni Programmate della rete per gas con densità ! 0.8 (2006)
ta, tra le altre cose, la formula per la correzione del è possibile monitorare in tempo reale la distribuzio-
valore di NOx in base alla temperatura e umidità del- ne delle particelle anche durante fasi di combustio-
l’aria comburente, valida per valori compresi tra 50 ne transitorie. Questo tipo di strumento è solitamen-
mg/kWh e 300mg/kWh. Per ovviare al problema di te impiegato anche negli studi di formazione e
poter fornire una misura esatta di NOx al di fuori di agglomerazione di particelle, in campagne ambien-
tale range, l’Unione Europea ha proposto infine di tali e tossicologiche e in misurazioni in canyon
fissare il limite anche per i bruciatori a gas a urbani. Questo contatore di particelle submicroni-
50mg/kWh, rientrando, anche se di poco, nel range di che si basa sulla mobilità elettrica delle particelle, la
misurabilità del valore. cui carica viene misurata mediante una serie di elet-
Francesca Hugony trometri posti sul canale in cui viene fatto passare il
flusso di aria o gas campionato. FMPS lavora a
pressione ambiente per evitare l’evaporazione di
eventuali componenti volatili o semivolatili e ad un
PARTICOLATO ULTRAFINE: MISURA flusso tale (10 l/min) da minimizzare le perdite per
ON LINE IN TEMPO REALE DELLA diffusione (moti browniani) del particolato ultrafine
DISTRIBUZIONE E DEL NUMERO DI e del nanoparticolato campionato.
NANOPARTICELLE IN AEROSOL Attualmente il contatore di particelle ultrafini viene
impiegato per la valutazione di emissione del parti-
Alla SSC di recente è stato acquistato un nuovo colato prodotto dalla combustione di biomasse
strumento, attualmente in dotazione al laboratorio legnose e vegetali in impianti di diversa potenziali-
Combustione – Ambiente, denominato Fast tà installati presso il laboratorio Combustione della
Mobility Particle Sizer (FMPS). L’FMPS misura la SSC.
distribuzione e il numero di particelle ultrafini Questo strumento si aggiunge al contatore di parti-
(espresse come [#/cm3]) nel range da 5,6 a 560 nm celle (UFP, Ultrafine Particle Monitor) già in uso
attraverso 32 canali di risoluzione. La risoluzione per il monitoraggio della qualità dell’aria.
temporale massima è di un secondo; grazie a questa Silvia Bertagna
RIASSUNTO
ABSTRACT
During last year, Stazione Sperimentale per i Combustibili bought a combustor / absorber
coupled to a ion chromatograph, to be used for routine analysis of fluorine, chlorine and
sulphur in biomasses and coal.
This instrument was also employed for the determination of the quantity of PVC dust col-
lected onto filters for personal samplers.
The customer asked for validation of the analytical procedure following a protocol of his own.
This paper summarizes the results of the validation exercise that, besides having been used
to evaluate the results of the analysis, has been useful to draw up quality control docu-
ments for all the analysis done with this instrument.
INTRODUZONE
una propria metodica analitica che è stata però parzialmente modificata in funzione delle
peculiari caratteristiche del nostro sistema.
La metodica originale, infatti, prevedeva una fase iniziale di dissoluzione totale del filtro
(in esteri di cellulosa) e della polvere di PVC in tetraiderofurano (THF) mediante sonica-
zione.
Successivamente, l’intera quantità di solvente doveva essere trasferita in una navicella di
incenerimento, dove il solvente veniva fatto evaporare. La navicella era quindi introdotta
in un tubo di combustione dove, in corrente di ossigeno, tutta la materia organica veniva
decomposta e il cloro del PVC, trasformato in acido cloridrico, veniva successivamente
assorbito in una soluzione alcalina. Il contenuto di cloro della soluzione veniva in ultimo
determinato colorimetricamente mediante le reazioni:
Dal contenuto in cloro della soluzione, per calcolo, si risaliva infine alla quantità di PVC
deposto sul filtro (assumendo un contenuto del 57 % di cloro nel PVC).
Le due principali modifiche apportate hanno riguardato le modalità di preparazione del
campione e quelle di analisi della soluzione.
Il nostro combustore ha infatti navicelle di dimensioni sufficienti a contenere un filtro inte-
ro, è necessario solamente piegarlo in due, evitando così i passaggi di solubilizzazione ed
evaporazione del solvente, che potrebbero portare facilmente ad inquinamenti del campio-
ne.
Inoltre il campione non viene sottoposto ad una vera combustione ma, piuttosto, ad una
piroidrolisi [1, 2]. Nel tubo di pirolisi / combustione viene infatti inviato, oltre al gas (argon
o ossigeno) anche del vapore acqueo che serve a trasformare i composti alogenati in acidi
alogenidrici [3].
L’analisi della soluzione assorbente è stata invece eseguita in cromatografia ionica, una
tecnica molto più sensibile e meno interferita della titolazione oltre che completamente
automatizzabile [4].
Contestualmente alla richiesta delle analisi, è stata formulata anche la richiesta di validare
il metodo secondo una procedura di validazione che il committente aveva sviluppato e
impiegava per le proprie analisi.
CONDIZIONI SPERIMENTALI
Le analisi sono state effettuate impiegando il combustore / assorbitore AQF 100 della
Mitsubishi.
Il tubo di pirolisi, in ceramica ad alto contenuto di allumina (mullite), mantenuto ad una
temperatura di 900°C presso l’imboccatura e di 1000°C nella parte finale, è flussato con
argon (nella fase di pirolisi) o ossigeno (nella fase di combustione).
La soluzione assorbente contiene 900 mg/l di acqua ossigenata e 10 mg/l di ione fosfato,
impiegato come standard interno nell’analisi cromatografica.
Il cromatografo ionico ICS 2000 impiega, per la separazione degli anioni, una precolonna
IonPac AG19 (4x50 mm) e una colonna IonPac AS19 (4x250 mm).
L’eluente, prodotto automaticamante dal cromatografo ionico, è una soluzione di KOH con
una concentrazione che varia secondo l’andamento riportato nella Figura 2; il flusso è pari
a 1 ml/min.
Il loop d’iniezione del cromatografo è da 50 µl.
La taratura è stata effettuata impiegando una soluzione di PVC (alto peso molecolare,
Procedura sperimentale
Dopo queste prove iniziali per verificare le prestazioni dello strumento, si è poi passati alla
Come ultima fase è stata valutata l’accuratezza dell’analisi, effettuando sei introduzioni
ciascuno di due standard (a 50 e 200 µg di PVC). Le concentrazioni lette sulla retta di tara-
tura sono state poi elaborate secondo quanto definito dalla norma UNI EN 482 per il cal-
colo dell’incertezza [5].
In particolare è stata applicata la formula al punto 3.7 della norma:
|μ-V| + 2σ
U% = 100
V
dove:
dove:
U% = Uincertezza percentuale
% = incertezza percentuale
μ = media dei valori sperimentali
? = media dei valori sperimentali
σ = scarto tipo dei
? = scarto tipovalori sperimentali
dei valori sperimentali
V = valore di riferimento
V = valore dellodello
di riferimento standard
standard
I valori ottenuti per i due standard (9.82 e 4.65% rispettivamente) si sono rivelate inferio-
ri a quelli richiesti dal committente (50 e 30% rispettivamente).
CONCLUSIONI
La sperimentazione effettuata ha permesso di verificare che il nuovo strumento, pensato
fondamentalmente per l’analisi di prodotti petroliferi e carboni, presenta una buona versa-
tilità consentendo l’analisi di campioni di grandi dimensioni (filtri del diametro di 25 mm)
e possedendo un intervallo di linearità molto ampio.
L’esercizio di validazione è stato poi un utile test per la preparazione della documentazio-
ne necessaria per la stesura dei documenti della qualità relativi all’analisi di cloro e zolfo
in biomasse secondo il metodo UNI CEN/TS 15289 [6].
BIBLIOGRAFIA
[1] ASTM D 5987: Standard test method for total fluorine in coal and coke by pyrohydro-
lytic extraction and ion selective electrode or ion chromatograph methods.
[2] ISO 11724: Solid mineral fuels. Determination of total fluorine in coal coke and fly
ash.
[3] Decomposicao de coque, residuo de vacuo e petrolio extrapesado por piroidrolise para
a determinacao de cloro, F.Goldschmidt Antes, Universidade Federal des Santa Maria,
Brasil.
[4] ISO 10304-1 Water quality. Determination of dissolved anions by liquid chromatogra-
phy of ions.
[5] UNI EN 482: Atmosfera nell’ambiente di lavoro. Requisiti generali per le prestazioni
dei procedimenti di misurazione degli agenti chimici.
[6] UNI CEN/TS 15289 Biocombustibili solidi. Determinazione del contenuto totale di
zolfo e di cloro.
Paola Comotti
La Direttiva sulle Fonti Rinnovabili considera come biomasse “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e resi-
dui di origine biologica provenienti dalla agricoltura (incluse le sostanze vegetali e animali) dalla silvicoltura e dalle
industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la frazione biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
In Italia è stato introdotto uno specifico regime per gli incentivi legati alla produzione di
energia elettrica tramite impianti a biomasse.
Gli incentivi a favore dell’utilizzo di questa fonte sono dettati dal prezzo CIP 6 (in via di
esaurimento) e dal regime dei Certificati Verdi (CV), introdotti dal cosiddetto Decreto
Bersani - Dlgs 79/1999 - e recentemente modificati dalla Finanziaria 2008; quest’ultima
in particolare ha contribuito, insieme al cosiddetto “collegato” alla Finanziaria stessa,
(decreto legge 159/07 convertito in Legge 29/11/2007 n. 222), a dare una notevole spinta
nell’ultimo anno allo sviluppo delle bioenergie grazie ad una riforma del sistema dei cer-
tificati verdi e a gettare le basi per imprimere un deciso impulso al settore bioenergetico
ed, in particolare, alle agroenergie.
Le misure di applicazione della Finanziaria sono previste dal Decreto del Ministero dello
Sviluppo Economico del 18 dicembre 2008.
I certificati verdi (CV) sono titoli emessi dal I certificati bianchi, o Titoli di Efficienza
GSE (Gestore del Servizio Elettrico) che Energetica (TEE), sono stati istituti da con
attestano la produzione di energia da fonti decreto dal Min. delle Attività Produttive di
rinnovabili; nel mercato dei CV la domanda concerto con il Min. dell’Ambiente; essi
è determinata dall’obbligo per i produttori / sono emessi dal GME a favore delle socie-
importatori di energia di immettere ogni tà operanti nel campo dei servizi energetici
anno una certa quota di energia prodotta da per certificare la riduzione dei consumi
FER. L’offerta è invece rappresentata dalle ottenuta mediante progetti ed interventi di
aziende in possesso della qualificazione incremento dell’efficienza energetica.
IAFR, che sono principalmente le aziende I TEE possono essere di tre tipi, a seconda
che producono energia elettrica e termica in che il risparmio di energia primaria sia con-
cogenerazione e esclusivamente energia seguito:
elettrica da biomassa. Il prezzo del CV è I) attraverso riduzione dei consumi finali di
determinato dalla differenza tra un valore di energia elettrica
riferimento (180 € /MWh nel 2008) e il valo- II) attraverso interventi di riduzione del con-
re medio annuo del prezzo di cessione del- sumo di gas naturale
l’energia (67,12 €/MWh secondo delibera III) attraverso interventi diversi dai prece-
ARG/elt24/08) denti
Tra gli strumenti messi in campo a favore delle bioenergie, dedicati, in particolare, al set-
tore agricolo, si segnalano inoltre le ingenti risorse stanziate dai Programmi di Sviluppo
Rurale regionali per il periodo 2007- 2013 ed il recente bando del Ministero PAAF per pro-
muovere studi di fattibilità per progetti agro-energetici “innovativi”, che ha portato alla
selezione di oltre 130 progetti per una capacità superiore ai 150 MW [2].
L’Italia è stata una delle prime nazioni europee a dotarsi nel 1998 di
un Programma Nazionale Energia Rinnovabile da Biomasse e nel
1999, in ottemperanza alla delibera CIPE n. 137 del 19.11.98 “Linee
guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissio-
ni dei gas serra”, di un Programma Nazionale per la Valorizzazione
delle Biomasse Agricole e Forestali. Da quella data però nessun
nuovo Piano organico è stato concepito per adattare gli interventi
alle diverse situazioni che nel frattempo si sono venute a creare;
ITABIA ha appena terminato di redigere, per conto del Ministero
dell’Ambiente e in collaborazione con la campagna “Sustainable
Energy for Europe”, il Rapporto 2008 sulla Bioenergia in Italia (di
prossima pubblicazione sul sito www.itabia.it), del quale sono stati
anticipati dati e informazioni forniti durante l’intensa giornata for-
mativa e di seguito riassunti. In questo Rapporto sono contenuti
alcuni importanti elementi di valutazione per esaminare gli aspetti di
congruenza tra possibili obiettivi nazionali, direttive europee e glo-
bali, ed effettiva potenzialità del settore in Italia, valutando la distan-
za tra la situazione attuale e i traguardi del prossimo decennio e indi-
cando gli strumenti politici e tecnici per colmare tale distanza [3].
Di seguito vengono riportati in sintesi alcuni dati riguardanti i diversi distretti in termini di
numero di impianti realizzati, potenze installate e utenze servite [3].
Nel resto di Italia sono presenti 5 impianti in Toscana, 3 in Liguria, e 1 in Emilia Romagna,
Marche Campania e Basilicata.
Ricordiamo che per quanto riguarda gli impianti di teleriscaldamento a biomassa legnosa,
il D.Lgs. n.115/08 ha sancito che agli impianti di teleriscaldamento a biomassa legnosa
vengano assegnati certificati bianchi di tipo II, che di fatto hanno molto più mercato del
tipo III, e che hanno contribuito a rilanciare gli investimenti nel settore del teleriscalda-
mento da impianti alimentati con questo tipo di biomassa.
SVILUPPI FUTURI
Silvia Bertagna
RIFERIMENTI
[1] Giuseppe Caserta, Guida alle Biomasse, supplemento a La Termotecnica, dicembre
2008.
[2] Aldo Abenavoli, Il contesto normativo sulle biomasse, Atti del corso “Lo sviluppo
delle bioenergie: vantaggi ambientali ed economici”, Milano, 12 maggio 2009
[3] Walter Merzagora, Lo stato dell’arte e le prospettive di sviluppo delle biomasse agro-
forestali per utilizzo energetico, Atti del corso “Lo sviluppo delle bioenergie: vantag-
gi ambientali ed economici”, Milano, 12 maggio 2009
[4] Walter Merzagora, Guida alle Biomasse, supplemento a La Termotecnica, dicembre
2008.
Francesca Hugony
AMBIENTE
Novità chiave Sono state pubblicate sul sito WEB del Ministero dell’ambiente e della tutela del territo-
rio e del mare (http://www.minambiente.it) le modalità in base alle quali i soggetti interes-
sati devono adempiere, per quel che riguarda le informazioni relative all’anno 2008, agli
obblighi previsti dall’art. 5 del Regolamento (CE) n. 166/2006 del Parlamento europeo
e del Consiglio relativo all’istituzione di un Registro europeo delle emissioni e dei tra-
sferimenti di inquinanti e che modifica le direttive 91/689/CEE e 96/61/CE del Consiglio.
Link http://www.ingegneri.info/legge/17432.html
Titolo Disciplina delle modalità di erogazione dei finanziamenti a tasso agevolato ai sensi dell’ar-
ticolo 1, comma 1110-1115, della legge 27 dicembre 2007, n. 296 - Fondo Rotativo per il
finanziamento delle misure finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto.
Novità chiave Disciplina delle modalità di erogazione dei finanziamenti da concedersi a valere sulle
risorse del Fondo Kyoto, a sostegno delle misure finalizzate all’attuazione del Protocollo
di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto
a Kyoto l’11 dicembre 1997, reso esecutivo dalla legge 1° giugno 2002, n. 120
Link http://chimici.tecnici.it/default.php?cartel=leggi&page=result&id=17412
Titolo Approvazione della deliberazione n. 9/2009 del Comitato nazionale di gestione e attuazio-
ne della direttiva 2003/87/CE
Novità chiave E’ stata pubblicata sul sito web del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio
e del mare (http://www.minambiente.it) la Deliberazione n. 9/2009 inerente l’assegna-
zione e rilascio delle quote di CO2 per il periodo 2008-2012 agli impianti «nuovi entran-
ti» ai sensi del decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216 e successive modifiche e integra-
zioni.
Link http://agronomi.tecnici.it/default.php?cartel=leggi&page=result&id=17376
Titolo Realizzazione degli interventi per il miglioramento della qualità dell’aria e il potenziamen-
to del trasporto pubblico.
Novità chiave E’ stato approvato il bando di cofinanziamento per la diffusione di azioni finalizzate al
miglioramento della qualità dell’aria nelle aree urbane ed al potenziamento dei trasporto
pubblico rivolto ai comuni non rientranti nelle aree metropolitane. Il testo integrale del
bando è consultabile presso il sito del Ministero al seguente indirizzo: www.minambiente.it
Link http://www.ingegneri.info/legge-scheda-17336.html
Titolo Attuazione del finanziamento straordinario per l’installazione di dispositivi per l’abbatti-
mento delle emissioni di particolato dei gas di scarico.
Link http://www.tecnici.it/?cartel=novita&page=vedilex&ex=1&id=17328
Titolo Attuazione della direttiva 2006/117/Euratom, relativa alla sorveglianza e al controllo delle
spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito
Novità chiave Modifiche al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230; nel nuovo D.Lgs. viene ora espli-
citamente introdotto il termine di “combustibile nucleare esaurito” accanto a quello di
“materiale radioattivo” e vengono definiti chiaramente gli adempimenti autorizzativi e pra-
tici per gli operatori che si occupano di attività concernenti le spedizioni, importazioni ed
esportazioni di suddetti materiali.
Link http://www.ingegneri.info/legge/17337.html
Titolo Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee
dall’inquinamento e dal deterioramento
Novità chiave Il presente decreto si applica ai corpi idrici sotterranei identificati sulla base dei criteri tec-
nici riportati all’Allegato 1 del documento in oggetto. Esso definisce misure specifiche per
prevenire e controllare l’inquinamento ed il depauperamento delle acque sotterranee, quali:
Link http://www.ambientenergia.info/12/04/2009/6624/1/decreto_legislativo_16_marzo_2009_
n_30_(gu_n_79_del_4-4-2009).html
Titolo Adozione del documento di riferimento in relazione alla direttiva 2006/21/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estratti-
ve - modifica della direttiva 2004/35/CE
Novità chiave Il comunicato da notizia dell’avvenuta adozione, in data 7 gennaio 2009, del testo comple-
to del documento di riferimento relativo ai rifiuti delle industrie estrattive.
Link www.eippcb.jrc.es
Novità chiave La presente direttiva stabilisce, per i veicoli stradali, le macchine mobili non stradali (com-
prese le navi adibite alla navigazione interna quando non sono in mare), i trattori agricoli
e forestali e le imbarcazioni da diporto quando non sono in mare:
per ragioni di tutela della salute e dell’ambiente, le specifiche tecniche relative ai carbu-
ranti da utilizzare nei veicoli con motore ad accensione comandata e motore ad accensio-
ne per compressione, tenendo conto delle prescrizioni tecniche di tali motori;
un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di
vita dei carburanti.
Link http://www.ingegneri.info/legge-scheda-17516.html
Titolo Direttiva che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il siste-
ma comunitario per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra
Novità chiave La direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio GU L 275 del
25.10.2003, pag. 32. istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissione dei gas a
effetto serra nella Comunità (sistema comunitario) al fine di favorire le riduzioni delle
emissioni di tali gas all’insegna dell’efficacia dei costi e dell’efficienza economica.
La direttiva 2003/87/CE è modificata disponendo che le riduzioni delle emissioni dei gas
a effetto serra aumentino al fine di contribuire ai livelli di abbattimento ritenuti necessari,
dal punto di vista scientifico, per evitare cambiamenti climatici pericolosi.
La presente direttiva stabilisce inoltre disposizioni per la valutazione e l’attuazione di un
impegno più rigoroso della Comunità in materia di riduzioni, superiore al 20 %, da appli-
care previa approvazione da parte della Comunità di un accordo internazionale sui cambia-
menti climatici che conduca a riduzioni delle emissioni dei gas a effetto serra superiori a
quelle previste all’articolo 9, come risulta dall’impegno di riduzione del 30% approvato
dal Consiglio europeo del marzo 2007.
Link http://www.ingegneri.info/legge-scheda-17515.html
Titolo Regolamento recante «Criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e l’identificazio-
ne delle condizioni di riferimento per la modifica delle norme tecniche del decreto legisla-
tivo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi del-
l’articolo 75, comma 3, del decreto legislativo medesimo».
Novità chiave Con tale Decreto sono fissate, tra le altre novità, le condizioni di riferimento tipo-specifi-
che per i corpi idrici superficiali.
Per ciascun tipo di corpo idrico superficiale sono definite:
a) le condizioni idromorfologiche e fisico-chimiche tipo-specifiche che rappresentano i
valori degli elementi di qualità idromorfologica e fisico-chimica che l’Allegato 1, punto
A.1 alla parte terza del decreto legislativo in questione, stabilisce per tale tipo di corpo idri-
co superficiale in stato ecologico elevato, quale definito nella pertinente tabella
dell’Allegato 1, punto A.2;
b) le condizioni biologiche di riferimento tipo-specifiche che rappresentano i valori degli
elementi di qualità biologica che l’Allegato 1, punto A.1 specifica per tale tipo di corpo
Link http://www.ingegneri.info/legge-scheda-17503.html
Titolo Impiegabilità in mare di prodotti composti da materiali inerti di origine naturale o sinteti-
ca, ad azione assorbente, per la bonifica dalla contaminazione da idrocarburi petroliferi.
Novità chiave I prodotti composti da materiali di cui all’elenco riportato nell’allegato 1 al decreto in
questione, in considerazione della loro intrinseca innocuità nei confronti dell’ambien-
te marino, sono direttamente impiegabili in mare per la bonifica dalla contaminazione da
idrocarburi petroliferi, solo qualora siano rispettate le seguenti condizioni:
il materiale che compone il prodotto deve risultare inerte dal punto di vista chimico e
biologico anche a seguito di eventuali trattamenti;
il prodotto non deve contenere altre sostanze chimiche additive rispetto ai materiali di
cui all’art. 1, fatta eccezione per l‘involucro esterno che dovrà, esso stesso, essere del
tutto inerte;
il prodotto non deve svolgere azione affondante nei confronti degli idrocarburi petroliferi;
il materiale che compone il prodotto non deve essere utilizzabile in forma libera ma deve
essere contenuto in un involucro esterno.
Link http://www.tecnici.it/?cartel=novita&page=vedilex&ex=1&id=17485
ENERGIA
Titolo Legge di conversione del DL 10 febbraio 2009 n. 5 “Misure urgenti a sostegno dei settori
industriali in crisi”
Novità chiave Tra le altre disposizioni riportate dalla legge, agli artt. 1 e 5-bis vengono indicate le dispo-
sizioni relative agli “incentivi al rinnovo del parco circolante e incentivi all’acquisto di vei-
coli ecologici” e alla “riconversione di impianti di produzione di energia elettrica”
Riferimento Suppl. Ordinario della Gazzetta Ufficiale n.85 del 11/04/2009
Link http://www.autorita.energia.it/docs/09/030-09arg.htm
Titolo Determinazioni in materia di riconoscimento, ai sensi del titolo II, punto 7 bis, del provve-
dimento Cip n. 6/92, degli oneri derivanti dall’articolo 11 del decreto legislativo n. 79/99
per gli anni 2005, 2006 e 2007
Novità chiave La delibera determina, ai fini dell’applicazione della deliberazione n. 113/06, il valore Vm
riconosciuto per ogni certificato verde:
per l’obbligo dell’anno 2005, pari a 53,40 €/MWh;
Link http://www.autorita.energia.it/docs/09/030-09arg.htm
Titolo Disposizioni urgenti per la determinazione delle partite economiche relative al servizio di
dispacciamento dell’energia elettrica prelevata e immessa nell’anno 2007 e nell’anno 2008.
Novità chiave La delibera stabilisce che Terna determini le partite di conguaglio del servizio di dispac-
ciamento con riferimento all’energia elettrica immessa e prelevata nell’anno 2007 da cia-
scun utente del dispacciamento, utilizzando i medesimi corrispettivi unitari di sbilancia-
mento effettivo già utilizzati per le fatturazioni del settlement mensile.
Link http://www.autorita.energia.it/docs/09/034-09arg.pdf
Titolo Disposizioni di attuazione della decisione della Commissione europea 2007/589/CE istitu-
tiva delle linee guida per il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effet-
to serra ai sensi della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.
(Deliberazione n. 14/2009)
Novità chiave I gestori degli impianti in possesso dell’autorizzazione a emettere gas serra effettuano
il monitoraggio delle emissioni di gas a effetto serra secondo le disposizioni di cui alla
decisione della Commissione 2007/589/CE del 18 luglio 2007. I gestori hanno facoltà
di applicare le disposizioni della decisione della Commissione europea 2007/589/CE a
partire dal 1° gennaio 2009.
I gestori degli impianti in possesso dell’autorizzazione a emettere gas serra o che, alla data
di pubblicazione della presente deliberazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italia-
na non sono in possesso dell’autorizzazione ad emettere gas ad effetto serra, ma hanno
presentato relativa domanda, trasmettono a questo Comitato il piano di monitoraggio di cui
al paragrafo 4.3 della decisione della Commissione 2007/589/CE, predisposto secondo il
formato elettronico disponibile nella sezione dedicata all’attuazione della direttiva
2003/87/CE del sito www.minambiente.it , entro novanta giorni dalla data di pub-
blicazione della presente deliberazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Link http://www.tecnici.it/?cartel=novita&page=vedilex&ex=1&id=17510
Titolo Direttiva sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e
successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE
Novità chiave Il controllo del consumo di energia europeo e il maggiore ricorso all’energia da fonti rinno-
vabili, congiuntamente ai risparmi energetici e ad un aumento dell’efficienza energetica,
costituiscono parti importanti del pacchetto di misure necessarie per ridurre le emissioni di
Link http://www.ingegneri.info/legge-scheda-17514.html
COMBUSTIBILI
Novità chiave E’ revocato l’obbligo di completo utilizzo delle capacità di trasporto conferite ai punti di
entrata della rete nazionale dei gasdotti, come previsto dall’art. 1, comma 1, del decreto
ministeriale 7 gennaio 2009.
Link
Titolo Proroga dei termini per la trasmissione dei dati necessari alle determinazioni tariffarie rela-
tive alla distribuzione del gas naturale e di gas diversi dal gas naturale per l’anno 2009.
Novità chiave Viene prorogato al 30 aprile 2009 il termine per la trasmissione dei dati necessari alla
determinazione tariffaria per l’anno 2009, di cui all’articolo 2, comma 1, della deliberazio-
ne dell’Autorità 6 novembre 2008, ARG/gas 159/08.
Riferimento Suppl. Ordinario n. 55 della Gazzetta Ufficiale n.91 del 20/04/2009
Link http://www.autorita.energia.it/docs/09/029-09arg.htm
Titolo Determinazione delle scorte obbligatorie di prodotti petroliferi per l’anno 2009
Novità chiave Nel decreto vengono emanati i quantitativi di prodotti petroliferi, divisi per categoria, da
considerare come scorta derivante dalle immissioni al consumo del 2008 e quella invece
costituente una quota aggiuntiva per il 2009. Il decreto è attuativo dal 1° Luglio 2009.
Link http://chimici.tecnici.it/?cartel=leggi&page=result&id=17506
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