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Lorenza Gianfrancesco

Accademie, scienze e celebrazioni


a Napoli nel primo Seicento

La repubblica de’ Letterati vive senza lite di


precedenza.
Non viene à farsi maggiore di merito, chi viene
reputato maggiore di stirpe.1

Questo saggio introduce alla Banca Dati The Italian Academies


1530-1700. A Themed Collection Database2 e segnala il ruolo del-
le accademie e del rapporto tra istituzioni culturali e cerimoniale
politico-religioso nella Napoli del primo Seicento. In questa sede si
illustra un segmento di un percorso che, nel periodo moderno, ha
posizionato Napoli come centro di cultura e capitale di uno dei regni
più potenti d’Europa.

1 Girolamo Fontanella, Nove Cieli. Poesie del Signor Girolamo Fontanel-


la, Napoli, per Roberto Mollo, 1640, p. 268.
2 La Banca Dati Italian Academies è visionabile sul sito della Royal Hol-
loway, University of London (http://www.rhul.ac.uk/modern-languages/
research/italian-academies/) o sul sito della British Library (www.bl.uk),
selezionando la voce Catalogues on the web e cliccando su Italian Acade-
mies. Per una descrizione del progetto di ricerca Italian Academies, si veda
Lorenza Gianfrancesco, Italian Academies 1530-1700. A Themed Collec-
tion Database (http://www.estericult.it/duepuntozero/2009/05/25/italian-
academies-1530-1700/).

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1. I palcoscenici di una capitale: accademie, corti e strade

Agli inizi del Seicento, i palazzi, le corti, le chiese, i conventi, i la-


boratori, le botteghe ed i mercati di Napoli costituivano gli spazi di
una pullulante urbanità dove operavano mercanti, artisti, maestranze,
soldati, aristocratici, ecclesiastici, intellettuali, viaggiatori e cittadini,
immersi in uno stratificato e multiculturale tessuto sociale. I napo-
letani «che possano dirsi nati da mille sangui»,3 dividevano gli spa-
zi del fermento socio-economico cittadino con comunità di svariate
provenienze.4 «Sontuosa y amplia ciudad»,5 sede di uffici, punto di
ritrovo e zona di traffico intenso, Napoli era la capitale consolidata
di un Regno che si estendeva fino in Sicilia6 e la residenza del viceré
spagnolo e del suo entourage.
Le strategie culturali che regolavano il rapporto tra ambienti
spagnoli e forze locali venivano spesso gestite da scrittori, artisti e
3 Bartolommeo Capasso (a cura di), Giulio Cesare Capaccio, Napoli Ne’
Principi Del Secolo XVII di Giulio Cesare Capaccio. Edita a cura della So-
cietà Di Storia Patria. Napoli, Francesco Giannini 1882, p. 44.
4 «i Toscani, i Giudei [...] i Greci [...] i Genovesi [...] Ragusei, Inglesi,
Tedeschi, Portughesi, Catalani, Francesi, Venetiani, Liparoti, Lombardi [...]
Spagnoli». Giulio Cesare Capaccio, Napoli Ne’ Principi Del Secolo XVII,
cit., p. 45.
5 Comentarios del Desengañado, o sea Vida de D. Diego Duque de Estra-
da, escrita por el mismo in Memorial Histórico Español, Coleccion de Do-
cumentos, Opúsculos y Antiguedades, que Publica la Real Academia de la
Historia, Tomo XII, en la Imprenta Nacional, Madrid 1860, pp. 117-118.
6 «Hanno i Geografi assomigliata l’Italia alla gamba d’un uomo. Il Reame
di Napoli, [...] n’occupa poco meno della metà, da quella parte, che và a ter-
minare nella punta del piede. [...] È molto popolato d’abitatori [...] E questi
abitatori sono così robusti, e d’ingegno, e di corpo, che tuttavia è incerto,
se abbiano maggiore inclinazione al mestiere dell’armi di quella, che hanno
alle lettere. [...] e che questo Regno è stato, sarà, ed è l’Accademia di tutte
le scienze, così pratiche, come speculative, e la scuola di tutte l’Arti, così
Liberali, come mercenarie, e servili». Domenico Antonio Parrino, Teatro
Eroico e Politico de’ Vicere del Regno di Napoli dal tempo del Re Fer-
dinando il Cattolico fino al presente, Tomo I, Napoli, Nella Stamperia di
Giovanni Gravier, 1770, pp. 1-4.

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Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

cerimonieri operanti all’interno di gruppi, associazioni o corti, luoghi


ambiti a cui si veniva ammessi per titoli, prestigio acquisito, simpatie
accattivate o affiliazione accademica. Nella tradizione culturale na-
poletana, le accademie si consolidano storicamente come istituzioni
nell’ambito delle quali è possibile ricostruire il fitto reticolato della
comunicazione intellettuale, del mecenatismo, del rapporto tra cultu-
ra, politica e religione. Tra il 1600 ed il 1650 fiorirono a Napoli deci-
ne di accademie tra pubbliche e private,7 vere e proprie comunità di
ostentazione aristocratica, serrato networking e pratiche intellettuali.
Dal sapere medico-scientifico alla letteratura agiografica, dalle cor-
pose testimonianze encomiastiche alle dettagliate narrazioni celebra-
tive, dalla produzione letteraria alle dissertazioni storico-filosofiche
su lingua e generi, lo studio dei circoli accademici napoletani della
modernità apre ad un periodo storico durante il quale Napoli occu-
pò una posizione autorevole nella Repubblica dei Letterati. Questi
ultimi, agivano di solito in due ambiti: gli ambienti della corte e le
istituzioni, spesso pubblici succedanei dell’attività intellettuale cor-
tigiana che prendevano forma attraverso la costituzione di circoli in-
tellettuali.
In tale contesto, l’accademia fungeva spesso da ambiente ag-
gregante entro il quale le complesse dinamiche della comunicazione
venivano regolate dall’uso di un insieme di generi artistico-letterari.
Stemmi, emblemi, ritratti, incisioni e, sul piano letterario, odi, ma-
drigali, sonetti, rime, anagrammi, dialoghi, trattati araldici, spetta-
coli, orazioni e narrazioni erano gli strumenti di un apparato che, tra
immagine e scrittura, immortalava aristocratici, intellettuali, palazzi,
strade ed eventi. Dall’uso di un così diversificato ventaglio di generi
emanava un formulario espressivo attraverso cui l’intellettuale gesti-
va il complesso rapporto con l’accademia, il mecenate, l’autorità.
La presenza nelle accademie di un gruppo scelto di aristocratici
e notabili stimolò i piaceri del mecenatismo e favorì un attivo mercato
della committenza artistica. Quest’ultima costituì certamente un polo
di attrazione per tanti letterati che, proprio attraverso l’inserimento
in circoli elitari come le accademie, venivano spesso ingaggiati con

7 Per una lista di alcune tra le più importanti accademie sorte a Napoli tra il
1530 ed il 1650, si veda il sito www.bl.uk/catalogues/ItalianAcademies/.

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contratti che davano loro la possibilità di lavorare presso le corti lo-


cali e, per i più abili fortunati, di far parte del personale artistico della
corte del viceré, la più importante di tutto il Regno. In tale contesto,
il letterato diveniva spesso un ibrido socio-professionale alla ricerca
di stabili contatti che si muoveva tra esercizio umanistico ed abilità a
procacciarsi titoli, uffici, cariche amministrative o politiche.8 In rap-
porto al mecenatismo aristocratico, il mezzo a stampa, in particolare,
si proponeva come strumento celebrativo di facile fruizione che, re-
lativamente agli spazi del circolo accademico, portò alla pubblica-
zione di testi in cui il committente appariva come dedicatario o, più
raramente, come contributore o censore, ciò anche in connessione ai
meccanismi che regolavano i rapporti tra potere egemonico e mondo
intellettuale.
L’accademia costituiva uno spazio in cui prendevano forma
contatti, cerimoniali e regole che stabilivano la posizione dei suoi
affiliati.9 Durante il suo mandato, il viceré Fernando de Castro, conte
di Lemos, partecipò attivamente alla vita intellettuale napoletana10
e nel 1611 promosse la nascita dell’accademia degli Oziosi,11 fon-

8 Un esempio emblematico è Giambattista Basile, la cui carriera affiancò


cariche di letterato e cerimoniere ad una serie di uffici politico-amministra-
tivi. Per una biografia di Basile si vedano Benedetto Croce, Giambattista
Basile ed Il Cunto de li Cunti: introduzione a una nuova edizione del Cunto
de li Cunti, Trani, Vecchi, 1891, pp. 7-84; Giambattista Basile, Lo Cunto de
li Cunti, a cura di Michele Rak, Milano, Garzanti, 1986, pp. 1048-1053.
9 «Dovrà il segretario esser presente in tutte le publiche radunanze perché
possa leggere le compositioni, le censure, le risposte, le lettere e tutte le altre
cose che si deono publicare all’Academia per iscritto [...] Gli esercitij da farsi
nell’Academia [...] saranno principalmente tre, et ciò sono le lettioni, le com-
positioni, e le questioni da esseguire». Carlo Padiglione, Le Leggi Dell’Acca-
demia degli Oziosi in Napoli, Napoli, F. Giannini, 1878, pp. 16-18.
10 Per uno studio sul mecenatismo del conte, contenente riferimenti ad
un’interessante documentazione d’archivio scomparsa, si veda Otis H Gre-
en, The Literary Court of the Conde of Lemos at Naples, 1610-1616, «Hi-
spanic Review», Philadelphia, The University of Pennsylvania Press, vol.
I, 1933, pp. 290-330.
11 Per uno studio dettagliato dell’accademia durante il periodo più interes-

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Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

data nella chiesa di Santa Maria delle Grazie,12 sotto il principato

sante della sua storia, si veda il brillante lavoro di Girolamo de Miranda, Una
Quiete Operosa: forme e pratiche dell’Accademia napoletana degli Oziosi
1611-1645, Napoli, Federiciana Editrice Universitaria, 2000.
12 La disputa intorno alla questione di chi sia stato il fondatore ufficiale
dell’accademia degli Oziosi ha diviso la storiografia spagnola ed italiana.
Per una bibliografia essenziale sulla questione si vedano Giulio Cesare
Capaccio, Il Forastiero, dialoghi di Giulio Cesare Capaccio Academico
Otioso. In Napoli, Per Gio. Domenico Roncagliolo, M.DC. XXXIV, pp.
8-10; Carlo Celano, Notizie del bello e dell’antico e del curioso della città
di Napoli, divise dall’autore in dieci giornate per guida e comodo de’ viag-
giatori, Napoli, ESI, MCMLXX, Vol. II, p. 906. Pietro Lasena menziona il
cardinale Brancaccio come fondatore del circolo accademico degli Ozio-
si: «alla Chiesa di S. Domenico de’ Frati Predicatori [...] nella Scola delle
Arti, in memoria del glorioso maestro di coloro, che sanno, San Tomaso,
il quale con publico stipendio ci hà insegnato, è rimasta l’Accademia degli
Otiosi, nata già sotto gli auspicij dell’Eminentissimo, e Dottissimo Cardinal
Brancaccio [...]». Pietro Lasena, Dell’antico ginnasio napoletano, Roma,
Porpora, 1641, pp. 2-3; Giambattista Marino, Lettere del Cavalier Gio: Bat-
tista Marino, in Venezia. Per gli heredi di Francesco Baba, M.D.C.LXXIII,
pp. 156-157, 161-166; Ioannis Petri Ab Alexandro I. C., Galatei Academici
Ociosi. Academiae Ociosorum. Libri III. Ad Illustris. Et Excellentis. D. D.
Petrum Ferd. A Castro Lemensium comitem, Regni Neap. Proregem, &c.
Neapoli, ex Typographia Io: Baptiste Gargani, & Lucretij Nuccij, 1613; D.
Diego Duque de Estrada, Comentarios del Desengañado, o sea Vida de D.
Diego Duque de Estrada, escrita por el mismo in Memorial Histórico Espa-
ñol, Coleccion de Documentos, Opúsculos y Antiguedades, que Publica la
Real Academia de la Historia, Tomo XII, en la Imprenta Nacional, Madrid,
1860, pp. 124-127; Lorenzo Giustiniani, Breve Contezza delle Accademie
istituite nel Regno di Napoli, Napoli, 1801, pp. 36-41; D. Juan Antonio
Pellicer y Soforcada, Ensayo de una Biblioteca de Traductores Espano-
les, Madrid per D. Antonio De Sancha, Año M. DCC.LXXVIII, pp. 28-39;
Alfonso Pardo Manuel de Villena Marques de Rafal, El Conde de Lemos,
noticia de su vida y de sus relaciones con Cervantes, Lope de Vega, Los Ar-
gensolas y de mos literatos de su epoca, Madrid, Jaime Ratés Martín, 1911,
pp.160-167; Joaquin Aznar Molina, Los Argensolas, Zaragoza, E. Berdejo,
1939, pp. 157-164; Carlo Padiglione, Le Leggi dell’Accadema degli Oziosi
in Napoli, Napoli, F. Giannini, 1878; Camillo Minieri-Riccio, Cenno sto-

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di Giambattista Manso.13 L’accademia degli Oziosi fu un’istituzione


culturale la cui importanza viene ricordata anche nella letteratura di
viaggio pubblicata in Europa nel Seicento14 ed il cui prestigio dipese
molto dalla presenza di soci come Giambattista Marino,15 non sem-

rico delle Accademie fiorite nella città di Napoli, «Archivio Storico per le
Provincie Napoletane», Anno III, fasc. 4, Napoli, Giannini, 1879; Angelo
Borzelli, Il Cavalier Giovan Battista Marino, Napoli, Gennaro M. Priore,
1898; Michele Manfredi, Giovan Battista Manso nella vita e nelle opere,
Napoli, Jovene, 1919, Cap. VII.
13 Come riferisce il Costo, l’accademia degli Oziosi riunì, alla sua fonda-
zione, i nomi più eminenti dell’aristocrazia del regno: «Furonvi fra’ primi
Academici D. Luigi Carafa Principe di Stigliano, D. Luigi di Capoa Prin-
cipe della Riccia, e Conte d’Altavilla, D. Giovanni di Capoa suo fratello,
Francesco Brancaccio, D. Diego di Mendozza, Francesco de Petris, Gio.
Battista della Porta, D. Filippo Gaetano Duca di Sermoneta, D. Bartolomeo
Caracciolo, D. Cesare Pappacoda, Scipion Teodoro, Fra Tomasso Carafa
dell’ordine de’ Predicatori, Giulio Cesare Capaccio, Ascanio Colelli, An.
Maria Palomba, D. Hettore Pignatello, Gio.Andrea di Paolo, Carlo Spinello
Principe di Cariati, Francesco Maria Carafa Duca di Nocera, Gio. Camil-
lo Cacaci, Paolo Marchesi, D. Cornelio Vitignano, Gio. Tomaso di Capoa
principe di Roccaromana, Tiberio del Pezzo, Antonio Stigliola, Ottavio
Sbara, Fabritio Carafa, Simon Braccio, Gio. Battista Composto, D. Fran-
cesco Zazero, & altri ricevuti dopo questi al numero di cento, e cinquanta».
Tomaso Costo, Memoriale delle cose più notabili accadute nel Regno di
Napoli dall’incarnazione di Cristo Per tutto l’Anno M.DC.XVII cavato, così
da tutto il testo del Compendio, come dalle annotazioni, e supplementi, che
vi sono, da Tomaso Costo con la giunta di Don Gioseffo Mormile Napo-
litano. In Napoli, Per Scipione Bonino, M.DC.XVIII, e ristampato per il
Gaffaro, 1639, pp. 84-85.
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«�����������������������������������������������������������������������
[...]������������������������������������������������������������������
here [in Naples] are two Academies of wits the one called the Ar-
denti, to show they ardour in studyeing: the other the Otiosi [...] Some of the
famous men for learning of this towne were, old Statius, rare Sannazarius,
Alexander ab Alexandro, and John Baptist Marin». Richard Lassells, Voya-
ge to Italy, London, 1691, p. 284.
15 Marino parla spesso e con toni non sempre felici della sua affiliazio-
ne all’accademia degli Oziosi. In una lettera indirizzata al conte Vitali, lo
scrittore osserva: «Mi ritrovo dopo tanti anni di peregrinatione, nella mia

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Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

pre contento degli obblighi imposti dall’affiliazione accademica16 e


che inclusero il principato degli Oziosi e dei Risvegliati di Napoli.
L’obbligo di rispettare una serie di consuetudini imposte in ac-
cademia, di cui Marino spesso si lamentava nelle sue lettere,17 pone
l’accento sull’importanza che nel circolo accademico assumevano
la ritualità, la gestualità e le regole del gioco, tutti elementi ruotanti
intorno alla percezione generale dello spazio accademico come pal-
coscenico entro il quale l’elemento recitativo regolava non soltanto
gli spazi della digressione intellettuale ma anche il complesso mec-
canismo dell’affermazione del sé e del gruppo.

patria, ricevuto, & accarezzato con tanti honori, & con tanti applausi [...] Il
Sig. Vicerè è quasi ogni giorno meco; mi fà favori non ordinari, & dimostra
di compiacersi della mia conversatione. Son Prencipe di questa Academia,
con concorso frequentissimo di tanta moltitudine di Titolati, di Cavalieri, &
di Letterati, che veramente è cosa mirabile». Giambattista Marino, Lettere
Gravi, Argute e Facete. Non più Stampate. Con alcune Poesie dell’Istesso.
Venezia, per il Sarzina, M.DC.XXVIII, p. 72.
16 In una lettera ad Antonio Bruni, spedita da Napoli nel maggio del 1624, Ma-
rino così scrive: «Qui hanno voluto in ogni modo crearmi prencipe dell’acade-
mia degli Oziosi. Né mi sono giovate scuse, perché giovedì con publici applausi
ed acclamazioni fui dichiarato tale nel capitolo grande di San Domenico, con
tanto concorso di popolo e di nobiltà che fu certo cosa mirabile, perché senza
il numero innumerabile de’ letterati e de’ cavalieri vi furono contati centoses-
santa prencipi e signori titolati». Angelo Borzelli e Fausto Nicolini (a cura di),
Giambattista Marino, Epistolario, Vol. II, Bari, Laterza 1912, p. 44. Marino
appartenne anche alle accademie napoletane dei Sileni e, per un breve periodo,
a quella degli Infuriati. Si veda, in proposito, http://www.bl.uk/catalogues/Ita-
lianAcademies/.
17 Marino lamentò spesso l’obbligo continuo di dover «fare un discorso
imparato à mente per introduttione del problema; & accioche sia degno
dell’aspettatione, che si hà di me, & della gente, che mi ascolta, son costretto
à farvi studio particolare, talché del continuo tengo impacciato l’intelletto,
& la memoria per ritrovare nuove inventioni, & per recitarle». Giambattista
Marino, Lettere del Cavalier Gio: Battista Marino, Venezia, 1673, pp.165-
166. Si veda, inoltre, Angelo Borzelli, Il Cavalier Giovan Battista Marino,
[1569-1625], Memoria premiata dall’Accademia Pontaniana, Napoli, Gen-
naro M. Priore, 1898, pp. 179-180.

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Lorenza Gianfrancesco

In altri contesti, l’accademia seguiva un apparato di regole meno


ufficializzato, ciò anche in rapporto agli spazi in cui essa si riuniva. È
il caso, ad esempio, del circolo dei Segreti, fondato intorno al 1560
da Giambattista Della Porta18 e di quello degli Investiganti, fondato a
Napoli verso il 1650 dal marchese Andrea Concublet,19 sodalizi dalla
connotazione più privata, le cui riunioni avvenivano generalmente
nelle abitazioni private dei loro fondatori piuttosto che in spazi pub-
blici come chiese, conventi e palazzi.
La collocazione di alcuni circoli accademici ne dettò, in parte,
la storia, gli apparati, le adunanze e le aree disciplinari affrontate.
La varietà degli argomenti spaziava tra umanistica e scienza e si ac-
compagnava all’uso di un plurilinguismo che incluse toscano, latino,
greco e spagnolo, lingua spesso usata per scrivere documenti, trattati,
narrazioni di eventi, versi, orazioni e discorsi.20 Nella sua autobio-

18 Per alcuni riferimenti al principato di Della Porta, si vedano Giambatti-


sta Della Porta, Della Magia Naturale, Napoli, Gio. Giacomo Carlino 1611;
id., Della Chirofisonomia Overo Di quella Parte della humana Fisonomia,
che si appartiene alla Mano. Libri Due del Signor Gio: Battista della Porta
Napolitano Tradotti da un Manoscritto Latino Dal Signor Pompeo Sarnelli,
Napoli, Antonio Bulifon, 1677, pp. 3-6.
19 Per alcuni riferimenti al principato di Andrea Concublet, marchese di
Arena, si vedano Luca Antonio Porzio, Del Sorgimento De’ Licori Nelle
Fistole Aperte d’ambidue gli estremi, Et intorno à molti corpi, che tocchino
la loro superficie. Discorso Di Luc’Antonio Porzio Accademico Investigan-
te, Venetia, 1667; Alfonso Giovanni Borrelli, De Motionibus Naturalibus A
Gravitate Pendentibus Liber Io: Alphonsi Borrelli In Academia Pisana Ma-
theseos Professoris, Regio Iulio, Ferri 1670; Antonio Bulifon, Lettere Me-
morabili, Istoriche, Politiche, Ed Erudite, Napoli, Bulifon, 1698, p. 281.
20 In occasione delle celebrazioni nuziali dei monarchi di Spagna, orga-
nizzate dall’Accademia degli Oziosi durante il principato di Cavaniglia, si
usarono le tre lingue ufficialmente usate nella scrittura colta: latino, toscano
e spagnolo: «Veggionsi compartiti gli Emblemi, colle inscrizioni, che spie-
gano il lor senso, medesimamente nelle tre lingue, Italiana, Spagnuola, e
Latina [...] Nell’Unità della presente idea fondasi l’Orazion Nutiale, e dalla
medesima si è cavato il Problema, al quale si risponde nelle trè medesi-
me Lingue da gli Accademici; osservandosi lo stesso nelle Composizio-

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Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

grafia, Diego duca di Estrada narra che le performance accademi-


che degli Oziosi erano spesso rivisitazioni improvvisate di episodi
ripresi da opere classiche recitate in lingua spagnola. Il duca narra,
in particolare, di una improvvisazione ridicolizzata21 del viaggio di
Orfeo negli inferi ripreso da Le Metamorfosi di Ovidio, i cui perso-
naggi erano stati comicamente rappresentati da accademici Oziosi
spagnoli:

Hacía de Orfeo, el Capitán Anaya, un hombre de my buen


ingenio y ridiculoso, tocando por cítara unas parrillas aforradas
de pergamino que formaban unas descomformes voces; de
Eurídice hacía el Capitán Espejio, cuyos bigotes no sólo lo
eran, pero bigoteras, pues los ligaba a las orejas. El Rector de
Villahermosa, hombre graciosísimo, viejo y sin dientes, era
Proserpina; el Secretario Antonio de Laredo a Plúton y yo el
ambajador de Orfeo.22

Nello sfondo di una città plurilingue e dalla forte mobilità socio-

ni». Biblioteca Nazionale Napoli, 74.C.19 (13), testo mutilo di frontespizio,


Idea Della Pompa Nuzziale Celebrata Da’ Signori Accademici Oziosi. Alla
Presenza dell’Eccellentissimo Signor Conte Dognatte Vicere Di Questo
Regno, Nel Regio Palazzo In Honor Delle Nozze Del Re, E Della Regina
Nostri Signori, Sotto Il Principato Di Don Michele Cavaniglia Duca di San
Giovanni, pp. 4-5.
21 «Proserpina:|‘Yo soy la Proserpina; ésta, morada|Del horrible rabioso
cancerbero|Que me quiere por el trasero.Plutón: bien hay en qué morder,
no importa nada.|Embajador: Dale, Plutón, su Eurídice|A Orfeo, su esposo
amado,|Que con no ser baptizado|Harás que se desaptice.|Plutón: ¿Qué di-
ces, embajador?|Que se la lleves te pido,|Que me das confundido|Siendo yo
tan hablador». D. Diego Duque de Estrada, Comentarios del Desenganado,
ósea Vida de D. Diego Duque de Estrada, Ecscrita por él mismo, pp. 126-
127.
22 Ibid.,
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pp. 125-126. Si vedano, inoltre, Eduardo Pardo De Guevara y Val-
dés, Don Pedro Fernández De Castro, p. 263, ed Alfonso Pardo Manuel de
Villena Marqués de Rafal, El Conde de Lemos, pp. 168-170.

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Lorenza Gianfrancesco

culturale, le stesse accademie divennero spesso centri di uno speri-


mentalismo linguistico storicamente interconnesso al dibattito sulla
questione della lingua, che dalla tradizione bembiana, ancora forte-
mente sentita nel Seicento,23 passò attraverso la stagione del petrar-
chismo meridionale, del suo declino, della lirica marinista fino alla
promozione di una lingua letteraria napoletana.
Teorici di questa nuova lingua letteraria, furono accademici
come Giambattista Basile,24 Giulio Cesare Cortese, Filippo Sgrut-
tendio25 e Giambattista Della Porta. Cortese fu figura chiave nel
promuovere uno spurio linguistico di grande flessibilità espressiva
che seppe fondere insieme scrittura aulica e componente popolardia-
lettale.26 La presenza di un registro plurilingue trovava spiegazione
nell’evoluzione della lingua napoletana, storicamente alimentata da
influssi greci, latini, toscani, spagnoli e francesi. Nelle annotazioni
apposte al I canto de La Vajasseide di Cortese, così si difendono le
scelte linguistiche del suo autore:

23 G. B. Basile, Rime di M. Pietro Bembo degli errori di tutte le altre im-


pressioni purgate aggiuntevi l’osservationi, la varietà dei testi e la tavola
di tutte le desinenze delle Rime del Cavalier Gio. Battista Basile nell’Acca-
demia degli Stravaganti di Creti e degli Otiosi di Napoli il Pigro, in Napoli
per Costantino Vitale, 1616; Id., Rime di M. Giovanni Della Casa riscon-
trate coi migliori originali e ricorrette dal Cavalier Gio. Battista Basile, in
Napoli, per Costantino Vitale, 1617; Id., Rime di Galeazzo di Tarsia nobile
Cosentino raccolte dal Cavalier Basile dell’Accademia degli Otiosi, detto il
Pigro, Napoli, appresso Costantino Vitale, 1617; Sertorio Quattrimani, Rime
Di Mons. Gio. Della Casa Sposte dal Signor Sertorio Quattrimano. In Na-
poli, Appresso Lazaro Scoriggio, 1616. Il testo di Quattrimani è dedicato a
Fernando de Castro ed è preceduto da un parallelo tra Francesco Petrarca e
Giovanni Della Casa.
24 Firmandosi Gian Alessio Abbattutis, Basile fu autore di due testi in lingua
letteraria napoletana: Lo Cunto de li Cunti (Napoli, Beltrano/Scoriggio, 1634-
36) e Muse Napolitane, Egloghe (Napoli, Maccarano, 1635).
25 Filippo Sgruttendio, De la Tiorba a Taccone. De Felippo Sgruttendio de
Scafato. In Napoli: per Camillo Cavallo, ad istanza di Tomaso Morello, 1646.
26 Per uno studio dettagliato della letteratura dialettale napoletana della mo-
dernità si veda Michele Rak, Napoli gentile. La letteratura in lingua napoleta-
na nella cultura barocca (1596-1632), Bologna, il Mulino, 1994.

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Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

Il nostro Poeta sapendo che la lingua Napoletana è figlia della


lingua Greca, nutrita dalla Latina, cresciuta e fatta grande dalla
Provenzale, Spagnola, ed altre [lingue]; e sapendo che la nostra
Città è abitata e commercia con tutte queste grandi nazioni, gli
è parso conveniente non comporre in versi toscani, per essere
meglio capito dal suo paese.27

Di contro, la satira cortesiana dell’accademico pedante28 rientra in


una discussione che investiva non tanto problematiche relative al ri-
conoscimento del modello classico, quanto a dispute che riguardava-
no soprattutto l’uso del modello e la questione della lingua. A ciò va
aggiunta la complessa questione relativa alla presenza della cultura
popolare e dei suoi protagonisti presi spesso a soggetto letterario,
come nel caso de La Vajasseide, per la quale Cortese, avendo dedi-
cato un poema eroico alle «umili serve», fu accusato da «gli Acca-
demici Scatenati […] che il detto Poema è stato composto contro le
idee ed i comandamenti di Aristotele».29

27 «Lo Poeta nuostro sapenno che la lengua Napoletana eie figlia de la Greca, e
notrecata da la Latina, ed accresciuta, e fatta granne da la Provenzale, Spagnola,
ed autre; e sapenno che la Cetate nostra eie abbetata, e commerziata da tutte
cheste sciorte de naziune, pe cchesto le parze spediente de non fare li vierze
ntoscanese, pe mmeglio essere ntiso a lo paiese suio». Giulio Cesare Cortese,
La Vajasseide, Annotazejune a lo Canto I in Giulio Cesare Cortese, Opere di
Giulio Cesare Cortese detto il Pastor Sebeto. Napoli, MDCCLXXXIII. Presso
Giuseppe Maria Porcelli, Vol. II, p. 26.
28 Si vedano i sonetti premessi a La Vajasseide e, in particolare, il com-
ponimento de lo Smorfia Accademmeco Pacchiano, nel quale si legge: «Va
pure, va Poeta, va mParnaso,|ca na sarma de frasche hanno cogliuto|le
Mmuse, pe te fare na corona.|Mo sì ch’ogne Poeta| … pò ire a strigliare lo
Pegaso,|Ca tu sì l’arc’Abbate d’Alecona». G. C. Cortese, La Vajasseide, in
Opere, Tomo II, pp. XV-XVI.
29 «l’Accademmece Scatenate [...] che lo ditto Poemma sia fravecato con-
tra li banne, e commannamiente d’Arestotalo». Defennemiento de la Vajas-
seide de lo Tardacino, Contra la cenzura de l’Accademmece Scatenate, in
G. C. Cortese, Opere, Tomo II, p.183 e passim.

185
Lorenza Gianfrancesco

Accademico Sileno, Svegliato ed Arcincauto, Cortese fu il fon-


datore di un’accademia del dialetto e30 lavorò al progetto di promo-
zione di una lingua letteraria locale insieme a Basile, il quale, firman-
dosi Gian Alessio Abbattutis, aveva apposto delle prose alla prima
edizione della Vajasseide31 ed a Giambattista Della Porta, che la lin-
gua letteraria napoletana usò in molte delle sue commedie, anche
per la trattazione, in chiave spesso comico-satirica, di temi trattati da
Basile e Cortese.32
Tra gli scrittori che fecero uso della lingua letteraria napoleta-
na va menzionato anche Giambattista Bergazzano, autore di versi in
lingua napoletana sul Vesuvio pubblicati dall’accademia degli Er-
ranti.33 Il Vorcano arraggiato di Bergazzano, prodotto di quella pro-
30 Cortese dà notizia di questa accademia nella prefazione a La Vaiasseide,
Poema, di Giulio Cesare Cortese il Pastor Sebeto, a compiuta perfettione
ridotta con gli argomenti, & alcune Prose di Gian Alessio Abbattutis. In
Napoli: nella Stamperia di Tarquinio Longo, 1615. Si veda, inoltre, la difesa
della lingua napoletana in La Vajasseide, Annotazejune a lo Canto I in G. C.
Cortese, Opere, Vol. II, p. 26.
31 Ibid., La Vaiasseide Poema di Giulio Cesare Cortese. Il Pastor Sebeto,
A compiuta perfettione ridotta. Con gli argomenti, & alcune prose di Gian
Alesio Abbattutis. Dedicata al potente Rè de’ venti. In Napoli, Per Ottavio
Beltrano. 1637, pp. 5-11.
32 Si veda, ad esempio, Giovan Battista Della Porta, La Fantesca in Gio-
van Battista Della Porta, Le Commedie, Vol. I, p. 253; Biblioteca Nazionale
di Napoli, B. Branc. 106.C.12, (il testo mutilo di frontespizio ), Id., L’Olim-
pia, pp. 26-27; Id., La Tabernaria, Comedia del Sig. Gio: Battista Della
Porta Napolitano, In Ronciglione, Appresso Domenico Dominici, 1616,
pp. 7, 22 e passim; Id., La Trappolaria Comedia del S. Gio. Battista Della
Porta Napolitano. Recitata in Ferrara il Carnovale presente. In Ferrara. Per
Vittorio Baldini, Stampator Camerale. M. DC. XV, pp. 5-6. Si veda il di-
vertente dialogo tra il tedesco ed il pedante in Id., La Tabernaria, pp. 47-65.
Per l’uso della lingua letteraria napoletana, Id., La Tabernaria, Atto I, pp. 7,
24 e passim. Per un esempio dell’uso dellaportiano di tropi letterari comuni
a Cortese ed a Basile, si veda almeno Giovan Battista Della Porta, Il Moro
Comedia del Sig. Giovanbattista Della Porta. In Viterbo, Per Girolamo Di-
scepolo. 1607, pp. 63-68.
33 Giambattista Bergazzano appartenne all’accademia degli Erranti, un circolo

186
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

lifica letteratura ‘vesuviana’ circolante soprattutto dopo l’eruzione


vulcanica del 1631, è un esempio di appropriazione letteraria degli
studi geologici e vulcanologici che portarono al fiorire di veri e pro-
pri trattati scientifici su Napoli ed il Vesuvio.34 Quest’ultimo, anche
per le numerose eruzioni che si successero nel Seicento, rimanda ad
un altro elemento caratterizzante la storia di Napoli ossia l’interesse
che nella modernità si sviluppò verso la ricerca e lo sperimentalismo
scientifico.

2. Dal corpo allo zodiaco: scienza e medicina

In una città che aveva in più momenti della sua storia coniugato tradi-
zione ed istanze antiaristoteliche e dove avevano trovato voce le idee

che promosse ufficialmente la lingua letteraria napoletana. Si veda, in proposito,


Bacco Arraggiato Co Vorcano Descurzo ntra de lloro. Di Gio. Battista Bergazza-
no Academico Errante. In Napoli, per Ottavio Beltrano, 1632.
34 Per un quadro preliminare sulla letteratura vesuviana pubblicata a Na-
poli dopo l’eruzione del 1631, si veda Incendio Del Vesuvio, Dell’Incredu-
lo Academico Incauto. In Napoli, Per Egidio Longo, 1632; Giambattista
Bergazzano, Vesuvio Fulminante Poema Di Gio. Battista Bergazzano Aca-
demico Errante. In Napoli, Per Francesco Savio, 1632; Lorenzo Lotti, In-
cendio Del Vesuvio In Ottava Rima Di Giovanni Lotti Academico Errante.
In Napoli, per Gio. Domenico Roncagliolo, 1632; Giulio Cesare Braccini,
Dell’Incendio Fattosi Nel Vesuvio A XVI. Di Dicembre M.DC.XXXI. E delle
sue cause, ed effetti. In Napoli, per Secondino Roncagliolo, 1632; Iuan De
Quiñones, El Monte Vesuvio Aora La Montana De Soma Dedicado A Don
Felipe Quarto El Grande Nuestro Señor, Rey Catolico de Las Españas, Mo-
narca Soberano De Las Indias Orientales, Y Occidentales. Por El Doctor
Don Iuan De Quiñones, Alcalde De Su Casa Y Corte. En Madrid Por Iuan
Gonçalez. Año 1632; Gianbernardino Giuliani, Trattato Del Monte Vesuvio
e de’ suoi Incendi Di Gianbernardino Giuliani segretario del Fidelissimo
Popolo Napolitano. Napoli, per Egidio Longo, 1632; Giulio Cesare Recu-
pito, De Vesuviano Incendio Nuntius. Auctore Iulio Caesare Recupito Ne-
apolitano E Societate Iesu. Neapoli, Ex Regia Typografia Aegidij Longhi,
MDCXXXII.

187
Lorenza Gianfrancesco

di figure quali Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Bernardino


Telesio, non stupisce l’interesse che corti ed accademie svilupparono
verso la scienza. Se in alcuni momenti scienza e curiosità vennero in-
coraggiati dall’interesse personale di aristocratici e regnanti, in altri
momenti fu proprio nei circoli accademici che scrittori e scienziati
promossero o accolsero un dibattito sulla scienza di dimensione eu-
ropea.
Strumenti scientifici costosi e sofisticati circolavano nelle corti
napoletane,35 esperimenti alchemici venivano compiuti presso le cor-
ti del duca di Ossuna36 e del Cardinale Francesco Buoncompagni,37
testi di misteriose alchimiste napoletane38 venivano pubblicati con

35 Il viceré Fernando de Castro, conte di Lemos, collezionava strumenti


scientifici e sembra avesse a corte una grande meridiana, come descritto nel
sonetto di Bartolomeo Leonardo Argensola, segretario del viceré: A Un Re-
lox, Que Tenia El Conde de Lemos Don Pedro, Siendo Virrey De Napoles,
Que Era Un Glóbo Sustentado Por Atlante in Rimas De Lupercio I Del Do-
tor Bartolome Leonardo De Argensola. En Saragoza, En El Hospital Real,
I General De Nuestra Señora De Gracia, 1634, p. 435.
36 Accrescimento D’Oro Secreto Reale posto in operazione dall’Ilustrissi-
mo & Eccellentiss. Sig. Duca D’Ossuna Viceré di Napoli in Gioseffo Mari-
ni, Breve Tesoro Alchimistico / De più Alchimisti Moderni d’Europa / Nel
quale si tratta d’alcuni Secreti particolari d’Alchimia oprati da Virtuosi
Moderni / E posti in luce da Don Gioseffo Marini. In Venetia. Appresso
Camillo Bortoli. 1664, pp. 33-36.
37 Ad Album. Per servitio di credenza, posti in operazione dal Card. Buon-
compagno. Arcivescovo di Napoli, e da altri Virtuosi in Gioseffo Marini,
Breve Tesoro Alchimistico, Venetia 1664, pp. 65-73.
38 Interessante è il caso di Isabella Cortese, di probabili origini napoletane,
il cui testo di alchimia, medicina, cosmetica ed economia domestica fu un
grande successo editoriale. Si veda, in proposito, Isabella Cortese, I secreti
Della Signora Isabella Cortese, Ne’ Quali Si Contengono cose minerali,
medicinali, artificiose, & alchimistiche. Et Molte de L’Arte Profumatoria,
appartenenti a ogni gran Signora. Con altri bellissimi Secreti aggiunti. In
Venetia, Appresso Iacomo Cornetti. 1584. Un riferimento alle origini napo-
letane di Isabella Cortese è in Gioseffo Marini, Breve Tesoro Alchimistico,
Venetia 1664, p. 69. Si veda, inoltre, Bruce T. Moran, In Distilling knowl-
edge. Alchemy, Chemistry and the Scientific Revolution, Harvard University

188
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

grande successo, scienziati investigavano i segreti della natura, spe-


rimentandone modi nuovi di osservazione.
Accademie come quelle dei Segreti, degli Incauti, degli Oziosi,
degli Erranti, degli Erculei, degli Investiganti, tanto per citarne alcu-
ne, divennero centri di discussione e di osservazione della natura, del
corpo, dello spazio.
Tra la seconda metà del Cinquecento ed il primo Seicento si
pongono le figure di Giambattista Della Porta, Fabio Colonna39 e
Ferrante Imperato,40 studiosi e scienziati la cui fama pose Napoli
come centro attivissimo di indagine scientifica.41 Se Ferrante Impera-
to, geologo, idrologo, mineralogista e raccoglitore di esemplari ani-
mali, minerali e vegetali,42 allestì a Napoli uno dei musei più famosi
d’Europa, Giambattista Della Porta fu un intellettuale e scienziato i
cui studi furono pubblicati e tradotti in tutto il continente. Sin dalla
fondazione dell’accademia dei Segreti, dove si veniva ammessi sol-
tanto se si fosse scoperto qualche segreto della natura, Della Porta
si fece promotore di un metodo di indagine volto a scoprire «una
Press, 2005, pp. 60-62.
39 Fabio Colonna, ΦΥΤΟΒΑΣΑΝΟ�������������������������
C Sive Plantatum Aliquot Histo-
������
ria In Qua Describuntur Diversi Generis Plantae variores, ac magic fa-
cie, viribúsque respondentes antiquorum Theophrasti, Dioscoridis, Plinij,
Galeni, aliorumque delineationibus, ab alijs hucusque non animadversae.
Fabio Columna Auctore. Accessit Etiam Piscium Aliquot, Plantarúmque
novarum Historia eodem auctore. Ex Officina Goratij Salviani. Neapoli,
M.D.XCII. Apud Io. Iacobum Carlinum, & Antonium Pacem.
40 Per un’analisi della figura di Ferrante Imperato si veda Enrica Stendardo,
Collezionismo e studio della natura a Napoli tra Cinque e Seicento, Quader-
ni Dell’Accademia Pontaniana, 31, Napoli, Giannini 2001.
41 Un’analisi interessante del rapporto tra immagine stampata e sapere
scientifico a Napoli tra Cinquecento e Seicento è in M. Rak, Immagine e
scrittura. Sei studi sulla teoria e la storia dell’immagine nella cultura del
Barocco a Napoli, Napoli, Liguori 2003, pp. 11-91.
42 Ferrante Imperato, Dell’historia naturale di Ferrante Imperato. Libri
28. Nella quale ordinatamente si tratta della diversa condition di miniere, e
pietre. Con alcune historie di piante, & animali; sin’hora non date in luce.
In Napoli, per Costantino Vitale, 1599.

189
Lorenza Gianfrancesco

consumata cognizione delle cose naturali» e che agì da forte impulso


alla ricerca ed alla curiosità.43
Accanto all’osservazione del mondo naturale e dei suoi mirabili
segreti, Della Porta si addentrò in uno studio sistematico del corpo
umano che promosse la ricerca in aree disciplinari come anatomia
e fisiognomica, campi nei quali lo studioso indagò sullo stretto rap-
porto esistente, a suo avviso, tra aspetto fisico e carattere psicologico
dell’individuo, rapporto dal quale emanava una tipologia di tipi e
caratteri a cui Della Porta affiancò una comparazione scientifico-filo-
sofica tra fisionomia umana e mondo animale.
Gli studi generali di fisionomia44 e fisiognomica incoraggiarono
la ricerca su aree specifiche del corpo umano, quelle che avevano
una valenza nella delineazione del carattere, anche in rapporto al po-
sizionamento dell’uomo nel macrocosmo astrale e planetario.45 È,
ad esempio, il caso di opere come Della Chirofisonomia, ovvero lo
studio «scientifico e non cialtrone» della mano,46 testo importante

43 Giambattista Della Porta, Della Magia Naturale, Del Signor Gio: Bat-
tista Della Porta Napolitano Libri XX. Napoli, per Gio. Giacomo Carlino,
1611, p. 2.
44 G. Della Porta, La Fisonomia dell’huomo, et la Celeste, Di Gio: Battista
Dalla Porta. Libri Sei. In Venetia, 1652. Presso Sebastian Combi, & Gio:
La Noù.
45 Per uno studio del rapporto tra corpo e medicina astrologica si vedano,
in particolare, Filippo Finella, Delle Tavole Astronomiche Della Luna Per-
petue per anni 19. Libro Secondo Di Filippo Finella. In Napoli, per Ottavio
Beltrano, 1634; Id., Delle Virtù Occulte Delle Vipere Per le 28. mansioni
delli segni del Zodiaco. In Napoli, per Egidio Longo, 1634; Rutilio Be-
nincasa, Almanacco Perpetuo Di Rutilio Benincasa Cosentino, Illustrato,
e diviso in Cinque Parti, e quelle in Vinti Trattati distinte, e la V. P. in 14.
discorsi divisa. Nella Prima si tratta il far della Luna, Eclissi, comete, Eri-
gere la Celeste Figura, li Pronostichi, la Fisonomia, & altre curiosità. Nella
Seconda, della Elettione, Medicina, Vene, Arterie, Sagnia, Cauterij, Bagni,
& il modo di mantenersi sano... In Ancona, Appresso il Beltrano, 1653.
46 G. Della Porta, Della Chirofisonomia Overo Di quella Parte della hu-
mana Fisonomia, che si appartiene alla Mano. Libri Due del Signor Gio:
Battista della Porta Napolitano Tradotti da un Manoscritto Latino Dal Si-

190
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

perché propone la delineazione di una tipologia di questa parte del


corpo, le cui diverse forme permettevano di tracciare una classifica-
zione altrettanto dettagliata della natura umana.
L’empirismo di Della Porta, nella mediazione di una tradizio-
ne medico-scientifica classica ancora alimentata dalle dottrine ip-
pocratico-geleniche, confluì nella mole di esperimenti e riflessioni
contenuta nell’opera Magia naturalis, testo di grande fortuna in cui
l’autore analizza le sostanze naturali e le loro proprietà, compila un
ricettario medico e cosmetico in grado di curare squilibri e di genera-
re fenomeni miracolosi, studia le proprietà alchemiche dei metalli e
propone i risultati dei suoi primi esperimenti di ottica, ai cui strumen-
ti, come ad esempio lo specchio e, più tardi la lente, nella mediazione
della tradizione rinascimentale sulla prospettiva, si riconosce la qua-
lità intrinseca di modificare la percezione della realtà.47 Le indagini
di Della Porta, se da un lato ebbero un forte impatto nel dibattito
scientifico contemporaneo, tracciano, dall’altro, anche la storia dei
conflitti con Galilei.
Il 28 agosto del 1609, in una lettera a Federico Cesi, Della Porta
così esprimeva il suo malcontento verso il pubblico riconoscimento
conferito all’invenzione galileiana della lente che egli rivendicava:
«del segreto dell’occhiale l’ho visto; ed è una coglionaria, ed è presa
dal mio libro IX De Refractione optices».48 Il caso destò l’interesse di
molti e se Giambattista Manso, principe dell’accademia degli Oziosi
gnor Pompeo Sarnelli Dottore dell’una, e l’altra Legge. Contro i Chiromanti
impostori, che con vane osservationi havevano sporcato questa scienza, la
quale si mostra fondata sopra naturali congetture. In Napoli, 1677. Appres-
so Antonio Bulifon. All’Insegna della Sirena.
47 G. Della Porta, De I Miracoli Et Maravigliosi Effetti dalla natura pro-
dotti. Libri IIII. Di Giovanbattista Porta Napolitano, novamente tradotti di
Latino in lingua volgare, & con molta fatica illustrati. In Venetia appresso
Lodovico Avanzi. M D L X, libro IV, pp. 139-156.
48 Il riferimento è a G. Della Porta, De refractione Optices. Libri novem.
Neapoli, apud Io. Iacobum Carlinum et Antonium Pacem. 1593. La lettera
fu scritta da Giambattista Della Porta a Federico Cesi in Roma. Napoli, 28
agosto 1609: in Le Opere Di Galileo Galilei, Edizione Nazionale, Volume
XI, Firenze, Tipografia Barbera, 1903.

191
Lorenza Gianfrancesco

ed amico di Federico Cesi, manteneva toni pacati definendo Della


Porta «un po’ geloso», in altri circoli accademici napoletani come
quello degli Incauti, Della Porta veniva riconosciuto da Filocalo Ca-
puto come l’inventore a pieno titolo della lente del cannocchiale:

Dica pur chi vuole che il Galileo Galilei di sì raro trovato


sia stato l’autore, ch’io sempre chiamerò in testimonio gli
fioritissimi commentarij della magia del nostro Porta [...]
testimonio ne sarà il dottissimo Giovanni Keplero [...] che lo
stesso occhiale mostrò al Galileo, che Gio. Battista haveva
ritrovato; testimonio ne sono io che discorrendo co’ l’istesso
Galileo, e narrandoli ciò che visto havevo nella copia di una
lettera del Keplero diretta a lui, rispose che no’ negava essere
stato il nostro napoletano l’Architetto, ma esso il fabro, il
nostro filosofo fece il disegno, ma esso rizzò la machina.49

Più in generale, gli studi di Della Porta incoraggiarono fortemente il


dibattito scientifico a Napoli che, passando spesso in circoli accade-
mici50 ed attraverso i rigidi canali della censura, promosse la pubbli-

49 Filocalo Caputo, Oratione, In Napoli, per Egidio Longo, 1632, pp. 18-
19. Caputo si interessò di scienza e medicina e compare come censore di
alcuni testi di medicina. Si vedano, in particolare, Francesco Antonio Caser-
ta, Tractationes Duae Ad Medicinae praxim pertinentes. Altera de Natura,
& Usu Aquarum potabilium, tum in sanis, tum in aegris corporibus. Alia
de Natura, & Usu Vinorum, tum in sanis, tum in aegrotis. Cum Indice Que-
stionum, Articulorum, & Dubiorum. Napoli, Secondino Roncagliolo, 1623;
Giulio Cesare Baricelli, De Lactis, Seri, & Butyri Facultatibus, & Usu, Opu-
scola. Napoli. Lazzaro Scoriggio. 1623.
50 L’affiliazione di Della Porta all’accademia dei Lincei e degli Oziosi vie-
ne spesso menzionata nella letteratura compilativa sul cenacolo napoletano.
Carlo Celano lo cita addirittura tra i fondatori degli Oziosi in Carlo Cela-
no, Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli divise
dall’autore in dieci giornate per guida e comodo de’ viaggiatori. Napoli,
ESI, MCMLXX, Vol. II, p. 906. Si veda, inoltre, Giovanni Ferro De Rotaij,
Teatro D’Imprese, Venezia, G. Sarzina, 1623, Vol. II, pp. 448-49.

192
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

cazione di testi e trattati di medicina classica ed astrologica, ricettari


farmaceutici, testi di anatomia, fisiognomica umana ed animale ed
astrologia. Esempi tra i tanti sono i testi di Filippo Finella, accademi-
co Incauto e studioso di ricettari, elettuari, fisiognomica, metoposco-
pia, astri e medicina astrologica.51
Tra ricerca scientifica ed attivi collegi di speziali,52 Napoli di-
venne anche un territorio di florida circolazione di testi e ricettari far-
maceutici. A metà tra il magico e l’empirico e fortemente influenzati

51 Si vedano, in proposito, Filippo Finella, Libri Tres Nuorum Philippi


Phinellae. Antuerpiæ. Ex Officina Plantiniana Apud Balthassarem More-
tum. 1633; Id., De Metroposcopia Seù Methoposcopia Naturali. Ex Offici-
na Plantiniana Apud Balthassarem Moretum. 1643; Id., Soliloquium Salium.
Neapoli, Apud Iacobi Gaffari. 1649; Id., Philippi Phinellae De Duodecim
Coelestibus Signis; in 360. gradibus divisis cum eorum inclinationibus, &
naturis. Ex Officina Plantiniana Apud Balthassarem Moretum. 1650; Phi-
lippi Phinellae De Duabus Conceptionis et Respirationis Figuris Et de
connexione inter eas, & figuram Coelestem. Ex Officina Plantiniana Apud
Balthassarem Moretum. 1650; Id., Speculum Astronomicum Tripartitum.
Medicis necessarium, Agriculturę, & Navigationi valdè proficuum. Auctore
Philippo Finella. Item, & Tabula ad sciendum quoquo die, quot minutis,
quotuè secundis hora Planetaria, constet, ut in die, sic & in nocte. Neapo-
li, Apud Iacobi Gaffari. 1649; Id., Philippi Finella De Planetaria Naturali
Phisionomia. Neapoli, Apud Iacobi Gaffari. 1649; Id., Philippi Phinellae
De Methoposcopia Astronomica De Duocecim Signis Coelestibus. Ex Offi-
cina Plantiniana Apud Balthassarem Moretum. 1650.
52 Il collegio degli Speziali di Napoli ebbe spesso uno spazio letterario in
testi scientifici. Si veda, in proposito, un testo di Francesco Maria Massari
che contiene due componimenti del certosino Biagio Bonelli e di Lattanzio
de Gennari, entrambi membri del collegio napoletano degli Speziali. Fran-
cesco Maria Massari, Pratica Chimica In Dialogo Tra Thermico, Et Ange-
lico. Divisa ion quattro stanze, & un Gabinetto; Nella prima de’ quali si
manipola sopra delli Vegetali, nella seconda de’ mezzi minerali, nella terza
de’ minerali, nella quarta degl’Animali, e nel Gabinetto sopra i due metalli
nobili, e pietre pretiose. In Napoli, per Antonino Gramigniani. 1678. Per
alcune notizie sugli speziali a Napoli, si veda Andrea Russo, L’arte degli
speziali in Napoli, Napoli 1966; E. Stendardo, Collezionismo e studio della
natura a Napoli tra Cinque e Seicento, cit., pp. 16-17.

193
Lorenza Gianfrancesco

dai ricettari di Della Porta, si pongono gli interessanti testi dell’ac-


cademico Incauto fra Donato d’Eremita, autore di un Elixir vitae53 e
di un ricettario medico nel quale «si discorre intorno all’osservanza,
che deve tenere lo spetiale nell’eleggere, preparare, componere, &
conservare i medicamenti semplici e composti».54 I tanti testi di me-
dicina vanno contestualizzati anche rispetto al crescente interesse per
lo studio del corpo umano ed animale che portò alla pubblicazione
di testi di anatomia,55 di chirurgia, di dissezione e di imbalsamazione
dei corpi, esposti ed immortalati come reliquie.56
Dal vulcano al corpo, dalla natura ai gabinetti della scienza, le
accademie napoletane si posero, dunque, come punto di osservazione
dell’uomo, del territorio, di un fermento cittadino avvolto dalla festa,
dagli apparati, dagli spari fragorosi che Napoli riservava a santi e
regnanti.

53 Donato D’Eremita, Dell’Elixir Vitae Di Fra Donato D’Eremita Di Roc-


ca d’Evandro dell’ord. de Pre. Libri Quattro. In Napoli, per Secondino
Roncagliolo, 1624.
54 Id., Antidotario di fra Donato D’Eremita Nel quale si discorre intorno
all’osservanza, che deve tenere lo spetiale nell’eleggere, preparare, com-
ponere, & conservare i medicamenti semplici, & composti. Diviso In Libri
Tre. A Quali si è aggiunto il quarto libro intitulato L’Arte Distillatoria. In
Napoli, per Secondino Roncagliolo, 1639.
55 Jean Germain, Breve E Sustatiale Trattato Intorno Alle Figure Ana-
thomiche. Delli più principali Animali terrestri, Aquatili, et Volatili, con
la simpatia et Convenienza che hanno ò in parte, ò in tutto, con il corpo
humano con maturi, et succinti discorsi dalle loro naturali proprietà di Ge-
roglifichi, et moralità più curiosi, cavati. Composto Da F. Gio: Germano
Francese Medico Chirurgico, et al presente Religioso minimo del ordine di
S. Francisco di Paola et Dato alla Stampa ad istantia del Sig. Canonico D.
Luigi Ricci. In Napoli. 1625.
56 Tiberio Malfi, Il Barbiere di Tiberio Malfi Da Monte Sarchio Barbiere,
e consule dell’arte in Napoli. Libri Tre. Ne` quali si ragiona dell’eccellenza
dell’Arte, e de` suoi precetti. Delle Vene, e regole d’aprirle. Dell’Applica-
tione de’ remedi chirurgici appartenenti al mestiere. Con figure anathomi-
che e di nuovi strumenti. In Napoli, per Ottavio Beltrano. 1626.

194
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

3. Dalla strada al Palazzo: mostrare e mostrarsi tra apparati,


celebrazioni ed intrattenimento

«Lasciamo stare i rari solazzi, le singolar feste, i publici giochi, pom-


posi tornei & giostre […] & altri infiniti modi di honorati piaceri, che
sono dalla liberalissima, & virtuosa gioventù à consolazione di tutta
la Città in diversi tempi celebrate».57 Così, nel 1607, Flaminio Rossi
dava notizia dei tanti modi attraverso cui la città di Napoli intratte-
neva i suoi abitanti. L’importanza del momento celebrativo si ester-
nava attraverso una serie di iniziative che, tra ritualità aristocratiche
ed eventi formalmente celebrati, regolava il calendario religioso e
secolare della città.
Accanto alle forme più tradizionali ed elitarie dell’encomio ar-
tistico-letterario, il momento celebrativo si esprimeva attraverso una
serie di iniziative nelle quali figuravano gruppi scelti di intellettuali
ed artisti. In tale contesto, l’accademia fungeva da canale organizza-
tore di spettacoli pubblici, un tipo di performance ove confluivano
e si manifestavano dinamiche culturali di identità collettiva. L’im-
portanza dell’esternazione pubblica e dell’impatto emotivo della ce-
rimonia segnò lo stile delle celebrazioni di alcuni eventi occorsi a
Napoli nel primo Seicento. Dalle feste onoranti monarchi spagnoli
alle celebrazioni di funerali, ricorrenze ed eventi cortigiani, l’acca-
demia costituiva sovente il luogo in cui si decidevano gli apparati
scenografici di un evento.
Nel 1599, alla morte del re di Spagna Filippo II, la città di Na-
poli approntò la messa in scena dei funerali pubblici del monarca. La
narrazione di quel fastosissimo evento fu affidata a Giulio Cesare Ca-
paccio58 ed Ottavio Caputi,59 futuro accademico sileno e molto vicino

57 Flaminio Rossi, Teatro Della Nobilta, D’Italia. Opera molto vagha,


utile, e necessaria. Raccolta dal Dottor D. Flaminio Rossi. In Napoli, Ap-
presso Gio. Iacomo Carlino. M.DC.VII, p. 14.
58 Giulio Cesare Capaccio, Iulii Caesaris Capacii Oratio in obitu Philippi II.
Hispaniarum Regis Catholici. Neapoli, Apud Io. Iacobum Carlinum, 1599.
59 Ottavio Caputi, La Pompa Funerale Fatta In Napoli Nell’Essequie Del
Catholico Re Filippo II. Di Austria. Scritta da Ottavio Caputi di Cosenza.

195
Lorenza Gianfrancesco

agli ambienti degli Oziosi, in collaborazione con i quali egli avreb-


be organizzato le celebrazioni dei funerali della Regina Margherita
d’Austria, moglie di Filippo III, che si tennero a Napoli nel 161260 e
che furono narrate anche dall’Ozioso Giulio Cesare Capaccio.61
Il carattere collettivo di celebrazioni pubbliche come i funerali,
rientrava nella logica della propaganda che dava voce a comunità,
territori cittadini, maestranze e classi sociali. Dal paesaggio al singolo
partecipante, il contesto narrativo dell’evento pubblico rispondeva ad
una aspettativa che segnalava anche la bravura del narratore nel con-
solidare l’importanza della figura celebrata e nel plasmare emotiva-
mente la percezione collettiva di tutte le componenti dello spettacolo,
dalla natura62 ai gruppi dominanti, dalle istituzioni63 al luogo sacro.

In Napoli. Nella Stamparia dello Stigliola. 1599.


60 Idem, Relatione Della Pompa Funerale Che si Celebrò In Napoli, Nella
Morte Della Serenissima Reina Margarita D’Austria. Scritta Dal Dottore
Ottavio Caputi Academico Sileno Et Dedicata Alla Eccellentissima Signora
D. Catherina Della Cerda Et Sandoval Contessa Di Lemos &c. Et Vice-
regina Di Napoli. In Napoli, Per Tarquinio Longo, M.DC.XII. Il testo di
Caputi fu, inoltre, pubblicato a Napoli in traduzione spagnola. Si veda, in
proposito, Juan de Valcazar, Relacion de las exequias que se celebraron en
Napoles en la muerte de la Reyna Margarita. En Napoles: por Tarquinio
Longo. 1612.
61 Giulio Cesare Capaccio, In Funere Serenissimae Margaritae Austriacae
Hispaniarum, & Indiarum Reginae. Iulij Caesaris Capacij Academici Tran-
quilli, & Neapolitanae Urbi A Secretis Oratio. Neapoli, ex typographia Io.
Dominici Roncalioli, M. DC.XI.
62 «Venuto il giorno [...] parve che il Cielo volesse anch’egli honorare
l’essequie del Re e [...] Imperoche [...] all’improvviso cessate le pioggie, &
sparite le nuvole apparve il Cielo serenissimo». Ottavio Caputi, La Pompa
Funerale, Cosenza, 1599, p. 3.
63 «I fanti Spagnuoli, che stanno in guardia del palagio, & in ciascun gior-
no si mutano, entrarono sempre al mestissimo suono dei tamburri, con gli
archibugi sotto il braccio, & strascinando per terra, in segno di tristitia, le
picche, & le bandiere negre [...] poi vennero ad uno ad uno à visitare il Vice-
re con lunghissime gramaglie, co’ cappucci in capo, & cò famigli vestiti di
bruno, i Principi, i Duchi, Marchesi, & Conti, che si ritrovarono in Napoli».
Idem, p. 8.

196
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

Il coinvolgimento di più gruppi nella celebrazione di un evento


pubblico costituiva, inoltre, un’occasione di collaborazione e di so-
spensione di contrasti che spesso insorgevano tra più accademie. È
il caso, ad esempio, delle celebrazioni napoletane dei funerali della
Regina Margherita d’Austria, un evento di grande importanza i cui
apparati furono organizzati dalle accademie dei Sileni e degli Ozio-
si.
La solennità di onoranze funebri rientrava in una tipologia di
celebrazione religiosa che nella Napoli del primo Seicento si distinse
per la sontuosità dei suoi apparati.64 Nel marzo del 1645, in occasio-
ne della pompa funerale in onore di Elisabetta Borbone, si organizzò
a Napoli una «numerosa Cavalcata di Cavalieri, che si condusse à
Palazzo […] ove arrivò parimente tutto il Baronaggio, e gli altri, cha’
funerali dovevano intervenire con le gramaglie, e Cappucci in testa,
assistendo in questa maniera tutti insieme à Sua Eccellenza, che sta-
va sotto il Baldacchino».65
La cavalcata si diresse verso la chiesa di Santa Chiara, trasfor-
mata in uno spazio di ostentazione sfarzosa della morte in cui si vi-
dero «una gran Corona Imperiale ripiena di lumi di palmi 60. di cir-
conferenza […] si miravano in varia posatura 24. Putti, che tenevano
Inscrittioni, & Imprese. Fu ripiena la Mole, e li Corridori della Chie-
sa di 1800 candelieri […] che rendevano à gli occhi de riguardanti

64 Per una dettagliata descrizione degli apparati e del ruolo svolto da ac-
cademici oziosi di spicco quali Giulio Cesare Capaccio, Francesco de Pe-
tris, Giovan Bernardino Giuliani e Giambattista Basile, nell’organizzazione
di eventi religiosi, si vedano, in particolare, G. C. Capaccio, Descrittione
Della Padronanza Di S. Francesco Di Paola Nella Città Di Napoli e della
Festività fatta nella Translatione della Reliquia del suo Corpo Dalla Chie-
sa Di S. Luigi Alla Cappella del Tesoro nel Duomo. In Napoli per Egidio
Longo, 1631; Gio: Bernardino Giuliani, Descrittione Dell’Apparato Fatto
Nella Festa Di S. Giovanni Dal Fedelissimo Popolo Napolitano. In Napoli
per Domenico Maccarano, 1631.
65 Descrittione Della Pompa Funerale, Che si celebrò nella Città di Na-
poli Per La Morte Di D. Elisabetta Borbone Reina Di Spagna. Nella Real
Chiesa Di Santa Chiara, nelli 20. Di Marzo 1645. In Napoli, Nella Regia
Stamparia di Egidio Longo. 1645, p. 4.

197
Lorenza Gianfrancesco

maestrevole, e vaga vista.66


Nell’organizzazione del cerimoniale pubblico, l’accademia
spesso partecipava all’allestimento di feste sacre. Tra chiese, mona-
steri e conventi, la commemorazione di Santi e Beati prevedeva l’al-
lestimento di veri e propri spettacoli dell’eloquenza, la pubblicazione
di letteratura agiografica,67 l’ostentazione di simboli e decorazioni, le

66 Ibid., p. 6.
67 Si vedano, soltanto come esempi di una prolifica letteratura in voga,
Filocalo Caputo, accademico Incauto, Il compendio della vita, della morte,
e de’ miracoli di S. Andrea Corsini. Napoli, Lazzaro Scoriggio, 1629; G. C.
Capaccio, Descrittione Della Padronanza Di S. Francesco Di Paola Nella
Città Di Napoli, Napoli, 1631, p. 47 e sgg. ; Id., Neapolitanae Historiae A
Iulio Caesare Capacio Eius Urbis A Secretis Et Cive Conscriptae Tomus
Primus. In Quo Antiquitas Aedificio, civibus, Republica, Ducibus, religione,
bellis, lapidibus, locis adiacentibus, qui totam fere` amplectuntur Campa-
niam continetur. Neapoli. Apud Io. Iacobum Carlinum. 1607, p. 114 e sgg.;
Giambattista Manso, Vita, et Miracoli di S. Patricia Vergine Sacra, con il
compendio delle reliquie, che si conservano nella chiesa del Monasterio
di detta Santa in Napoli. Nouamente raccolta dal sig. Gio. Battista Manso
Napolitano. In Napoli: appresso Gio. Iacomo Carlino, 1611; Prospero An-
tonio Zizza, Prosperi Antonii Zizzae, Sacerdotis, Academici Ociosi Neap.
Noncupati Pii. Basilica Maior Seu Archiepiscopion Neapolitanum Poema-
tion. Neapoli, Apud Secondinum Roncaliolum, 1623; Francesco Zacconi,
Discorso Academico Della Vita, E Morte Del B. Andrea Avellino Del Si-
gnor Francesco Zacconi, Letto Dal Medesimo autore Nell’Accademia De
Gl’Incauti Nel Mese Di Novembre 1636. In Napoli, Nella Stamperia Di
Francesco Savio. M.DC.XXXVI; Cleonte Torbizi, Vita Di S. Patricia Ver-
gine Figlia Dell’Imperator Costante E Protettrice della città, e Regno di
Napoli. Descritta già da Monsignor Paolo Regio, Vescovo di Vico Equense,
E poi rinovata, & ampliata da Cleonte Torbizi, Ad istanza delle Molto Re-
veren. Monache del Monasterio di S. Patricia di Napoli. In Napoli. M.DC.
XLII. Per Francesco Savio Stampator della Corte Arcivescovile; Francesco
Porcelli, Breve Discorso nel qual si narrano i motivi della Città di Napoli
in reintegrare la sua padronanza la Vergine Santa Patritia Imperatrice Di
Costantinopoli, E Della Solenne Festa Che Si Fece. In Napoli M.DC.XLII.
Per Francesco Savio Stampator della Corte Arcivescovile. Il testo è una
narrazione della festa di Santa Patrizia organizzata a Napoli nell’ottobre del

198
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

ricche parate con cui il mondo ecclesiastico ed aristocratico si mo-


strava alla città. Le «più di ducento messe lette […] con estraordiario
concorso di popolo»68 in una sola giornata, furono soltanto un mo-
mento delle celebrazioni organizzate a Napoli, nell’aprile del 1613,
in onore del Beato Ludovico Bertrando e del fervore religioso della
viceregina Catilina de Zunica Sandoval, la cui «particolar divotione
hà spinto questa Città ad essere divota del detto Beato, e à celebrar-
li festa sollenne».69 Tra cortei aristocratici, che «facendo bellissima
vista, […] vennero dal Regio Palazzo […] a San Domenico»70 ed
altari finemente decorati («con cortine di preciosi broccati […] d’alti
drappi […] bandiere e stendardi […] candelieri, lampade d’argento
[…] e altri particolari ornamenti»),71 trovarono spazio esperti ceri-
monieri della penna i quali, tra narrazioni, componimenti encomia-
stici ed oratoria sacra,72 assicuravano che il rapporto tra accademie e

1625. Maria Agnese Carrafa, Relatione Della Festa nel portar la Statua di
S. Patricia al Sacro Tesoro del Vescovato. Scritta dalla badessa D Maria
Agnese Carrafa Badessa. In Napoli M.DC.XLII. Per Francesco Savio Stam-
pator della Corte Arcivescovile.
68 Alberto Latro, Breve Relatione Della Pompa Delle Cose Che Occorse-
ro Nella Festività Del Beato Ludovico Bertrando, Celebrata Nella Regale
Chiesa Di San Domenico Di Napoli L’Ultima Domenica d’Aprile Dell’An-
no 1613. Con Gran Concorso, & Devotione Della Nobiltà, & Popolo Di
Detta Città. Posta In Stampa a Preghiere, & Istanza Delli Devoti Di Detto
Beato Ludovico Bertrando Dal R. P. Frat’Alberto Latro Sacristano Maggio-
re Della Detta Chiesa Di Santo Domenico. In Napoli, Appresso Gio. Iacopo
Carlino. 1613, p. 11.
69 Ibid., p. 4.
70 Ibid., p. 5.
71 Ibid., p. 10.
72 In occasione delle messe commemorative in lode di Ludovico Bertran-
do, fu scelto il padre bergamasco Lorenzo Biffio, accademico sileno vicino
agli ambienti vicereali e particolarmente conosciuto per le sue doti oratorie.
Si Vedano Lorenzo Biffio, Oratio A. P. D. Laurentio Biffio. Bergomensi
Clerico Regulari. IV. Kalendis Maij MDCXIII. Neapoli, Ex Typographis
Io. Iacobi Carlini. 1613, pp. 3-26. Biffio fu anche l’autore di un’orazione
celebrata nella chiesa di San Domenico per la morte di Tommaso Carafa,

199
Lorenza Gianfrancesco

mecenati venisse saldamente tutelato.


La partecipazione alle celebrazioni di un evento tutelava, inve-
ce, il rapporto tra autorità e popolazione, i cui quartieri gareggiava-
no in splendore e cerimonia, trasformandosi in spazi teatrali della
mostra di palazzi, piazze, fontane, maestranze e botteghe. Dai beni
primari ai raffinati prodotti dell’ornamento prezioso, l’esposizione di
merci e prodotti allestiva lo spettacolo dei mestieri. Mercanti e bot-
tegai aprivano fondachi e laboratori, offrendo al passaggio delviceré
un vistoso spettacolo di vivande,73 fiori,74 profumi,75 stoffe ricamate

accademico Ozioso e Sileno. Si veda, in proposito, Lorenzo Bissio, In Fu-


nere Admodum R.P.M. Thomae Caraphae Ordinis Praedicatorum Oratio
Publice Habita Neapoli in aedibus Sacris Divi Dominici eiusdem Ordinis.
A. P. D. Laurentio Bissio Bergomensi Clerico Regulari. vij Idus Sextileis
MDCXIV. In Napoli Per Gio. Domenico Roncagliolo, 1614.
73 «Si passò alla Strada della Campana, ove si viddero scene di verdure [...]
si ammirò una fontana che si finse in una mensa [...] ripiena di pesci, frutti
marini, frutti terrestri, pane, bicchieri, tondi, cortelli, e mill’altre cose». Giu-
lio Cesare Capaccio, Apparato Della Festivita’ Del Glorioso S. Giovanni
Battista Fatto Dal fedelissimo popolo Napolitano À 23. di Giugno 1624.
All’Eccellenza del Signor D. Antonio Alvarez Di Toledo Duca D’Alba Vice-
re Nel Regno Di Napoli. In Napoli, Per Gio. Domenico Roncagliolo. 1624,
pp. 64-65.
74 «Nella Strada della Spetiaria antica [...] si vidde la molta vaghezza degli
ornamenti [...] si vedevano [...] bellissimi giarroni d’argento, ripieni di varij
fiori, che vezzosi, e leggiadri, cagionavano indicibil vaghezza». Giulio Ce-
sare Capaccio, Apparato della Festivita’…, Napoli, 1624, pp. 54-55.
75 Nella narrazione della festa napoletana di San Giovanni Battista del giu-
gno del 1626, al passaggio del viceré Antonio Alvarez di Toledo nell’area
di San Pietro Martire, così si legge: «Quivi si viddero mura tutte coverte de i
più fini, e ricchi drappi, che si possano imaginare [...] quivi si sentirono i più
nobili, e profumati odori, che produca l’Arabia». Giulio Cesare Capacio,
Apparato Della Festivita’ Del Glorioso S. Gio. Battista Fatto dal Fedelis-
simo Popolo Napolitano à XXIII. di Giugno MDCXXVI. All’Eccellenza del
Signor D. Antonio Alvarez Di Toledo Duca D’Alba Vicere Nel Regno Di
Napoli. In Napoli, Per Domenico Maccarano. 1626, p. 22.

200
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

ed esotiche,76 metalli finemente lavorati con gemme luccicanti77 e


grandiosi apparati pirotecnici.78

76 Nella narrazione della festa napoletana di San Giovanni Battista del giu-
gno del 1627, al passaggio del viceré Antonio Alvarez di Toledo nell’area
dei Lanzieri, così si legge: «[…] quegli honorati Cittadini in simile occasio-
ne, dimostrādo il devoto animo loro verso il Signor Duca d’alba, fecero, che
si vedessero le meraviglie nel mirabile artificio dell’apparato de’ panni di
seta, e d’oro [...] che con molta vaghezza coprendo i pareti della cima delle
case sino al basso, riempissero la vista à modo d’una delle più ricche strade
di Damasco in Siria, ò d’una Seplasia in Terra di Lavoro [...] che le genti
stavano, per lo stupore, attonite, e fuori di se stesse, nel mirarle». Giulio
Cesare Capaccio, Apparato Della Festivita’ Del Glorioso S. Gio. Battista
Fatto dal Fedelissimo Popolo Napolitano à XXIII. di Giugno MDCXXVII.
All’Eccellenza del Signor D. Antonio Alvarez Di Toledo Duca D’Alba Vice-
re Nel Regno. In Napoli, appresso Egidio Longo. 1627, p. 21.
77 Nella narrazione della festa napoletana di San Giovanni Battista del giu-
gno del 1631, al passaggio del viceré nell’area degli Orefici, così si legge:
«Ma qual penna potrà mai descrivere, ò lingua potrà mai à pieno ridire lo stu-
pendo, e meraviglioso monte che nella sua bottega fece [...] Domenico Anto-
nio Portio [...] Era questo Monte formato tutto d’Oro, di Diamanti, e d’altre
varie gemme, e pietre pretiose [...] e nella stessa sua sommità era egli adorno
di varij fiori, & arboscelli intesti di Diamanti, e d’altre gioie». Giovan Ber-
nardino Giuliani, Descrittione dell’Apparato Fatto Nella Festa Di S. Giovan-
ni Dal Fedelissimo Popolo Napolitano All’Illustrissimo, et Eccellentissimo
Sig. D. Emanuele Zunica Et Fonseca Conte Di Monterey Vicere Di Napoli
L’Anno M.DC.XXXI. Di Gio: Bernardino Giuliani Segretario del medesimo
Poplo Fedel.mo. In Napoli. Per Domenico Maccarano. 1631, pp. 59-60.
78 Nella narrazione della festa napoletana di San Giovanni Battista del giu-
gno del 1631, al passaggio del viceré nell’area della Sellaria, così si legge:
«Si videro appesi in aria in questa Strada due Artifici grandissimi di fuoco,
uno cioè d’una Galeazza di qua del Catafalco, e l’altro d’un Basilisco di
là: a’ quali appiccicatosi poscia il fuoco à vista di S. E. non si puotè mirare
spettacolo più gratioso, e piacevole, ne udir più grato strepito di quello, che
cagionarono i dumila scoppatoi, e le cento ben fatte trombe di legno, ripiene
di polvere, che furon poste per entro quel Catafalco». Giovan Bernardino
Giuliani, Descrittione dell’Apparato Fatto Nella Festa Di S. Giovanni, Na-
poli, 1631, p. 95.

201
Lorenza Gianfrancesco

Alle esibizioni di fontane, statue, gallerie di mirti, idre dalle te-


ste scoppiettanti e giganteschi draghi di fuoco, la celebrazione di una
festa si accompagnava ad una altrettanto sofisticata rassegna di com-
posizioni poetiche e musicali che completavano la mostra di pitture,
emblemi ed immagini esaltanti il potere della presenza spagnola. Ac-
cademici quali Giulio Cesare Capaccio,79 Giovan Bernardino Giu-
liani, Francesco Zazzera, Giambattista Basile, Girolamo Fontanella,
Andrea Santamaria, Donato Faciuti, Giovanni Battista Ametrano,
Giovanni Domenico Agresta, Girolamo Genuino, Antonio Basso
erano alcuni tra i nomi di spicco di una folla di scrittori accademici
ingaggiati per la stesura di letteratura encomiastica pubblicamente
esposta nei luoghi di festeggiamento. La dettagliata descrizione di
eventi pubblici era, poi, affidata alla regia finale del narratore di una
festa, il cui racconto veniva immortalato in testi plurilingue che i
floridi laboratori di stampatori e librai napoletani mettevano in circo-
lazione per il pubblico raffinato di corti ed accademie.
La natura dello spettacolo pubblico spesso coniugava evento

79 Giulio Cesare Capaccio, esponente di spicco dell’accademia degli Ozio-


si, fu tra gli scrittori di letteratura encomiastica più richiesti nella Napoli del
primo Seicento. Oltre alle numerose narrazioni di feste ed eventi pubblici,
Capaccio pubblicò orazioni, panegirici, libri di emblemi ed imprese, versi
sparsi. Si vedano, in particolare, G. C. Capaccio, Delle Imprese Trattato Di
Giulio Cesare Capaccio. In tre Libri diviso. In Napoli, Appresso Gio. Gia-
como Carlino, & Antonio Pace. 1592; Id., Gli Apologi Di Giulio Cesare Ca-
paccio Secretario della Fedelissima Città di Napoli. Con le Dicerie Morali.
In Napoli, Per Gio. Iacomo Carlino, & Costantino Vitale. M.DC.VII; Id.,
In Funere D. Caroli Emanuelis Lotharingii Oratio. Iulii Caesaris Capacii
Neapolitanae urbi à Secretis. Neapoli, Apud Ioannem Iacobum Carlinum, &
Constantinum Vitalem. 1609; Id., Oratio In Obitu Philippi II Hispaniarum
Regis Catholici. Neapoli, Iacobum Carlinum, & Antonium Pacem; Id., In
Adventu Illustriss. Et Excellentiss. D. ���������������������������������������
Petri Ferdinandi E Castro Neapolita-
ni Proregis Panegyricus. Neapoli, Ex Typographia Ioannis Iacobi Carlini,
& Constantini Vitalis. 1609; Id., In Ingressu Illustrissimi, E Reverendiss.
Francisci Boncompagni Cardinalis Amplissimi Archiepiscopi Neapolitani
Iulii Caesaris Capacii Pro Neapolitanorum Felicitate. Neapoli, Apud Oc-
tavium Beltranum. 1626.

202
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

religioso e manifestazioni secolari quali l’anniversario di governo


di un viceré. È il caso della narrazione degli apparati organizzati a
Napoli nel giugno del 1629, in occasione della festa di San Giovanni
Battista e del settimo anniversario del governo del viceré Antonio
Álvarez di Toledo, duca D’Alba.80
Inserita nella tradizione napoletana delle celebrazioni annuali
in onore del Santo, i cui apparati raggiunsero picchi di fastosità tra
il 1614 ed il 1631, la dettagliata narrazione di Francesco Orilia si
accompagna, al contrario di altri testi di simile argomento pubblicati
a Napoli nel primo Seicento, ad incisioni descriventi emblemi, ap-
parati festivi, raffigurazioni del viceré e della sua casata. Prendendo
spunto da una fiorente letteratura scientifica, gli apparati di quella fe-
sta servirono da strumenti di uno spazio celebrativo in cui conversero
sacralità religiosa e propaganda politica.
La ricorrenza annuale della festa di San Giovanni fu l’occasione
per un’altrettanto ieratica esaltazione pubblica delle virtù del perfetto
governante, che si celebrarono seguendo il tema della «rapresenta-
tione d’uno Zodiaco per le piazze dell’apparato, interrompendo il
camino con dodeci […] Porte, a ciascuna de le quali applicando un
segno del Zodiaco veniva à celebrarsi un trionfo d’una particolare
virtù ammirata nel governo del Duca».81 Accanto ai ricchi apparati
festivi, non mancò, anche in questa occasione, la presenza di compo-
nimenti encomiastici esposti ed esaltanti, in particolare, il mecenati-
smo del duca82, «sotto il cui governo non men le spade, che le penne
80 Francesco Orilia, Il Zodiaco Over Idea Di Perfettione Di Prencipi,
Formata dall’Heroiche Virtù Dell’Illustriss. Et Eccellentiss. Signore D.
Antonio Alvarez Di Toledo Duca D’Alba Vicere Di Napoli: Rapresentata
come un Trionfo dal Fidelissimo Popolo Napoletano. Per Opera del Dottore
Francesco Antonio Scacciavento suo Eletto. Nella Pomposissima Festa Di
San Gio: Battista, celebrata à 23. Giugno 1629. Per il settimo Anno del suo
Governo. In Napoli, Appresso Ottavio Beltrano, 1630.
81 Francesco Orilia, Il Zodiaco, p. 2.
82 Si descrivono, in particolare, i rapporti tra il viceré e il «Cavalier Mari-
no, al quale essendo sotto il suo governo venuto a Napoli, mostrò la beni-
gnità de’ suoi favori [...] palesando con fatti, quello che importi il chiamarsi
Mecenate de’ Letterati». Id., Il Zodiaco, p. 252.

203
Lorenza Gianfrancesco

han ricevute i suoi premi, & altrettanto l’Academia, quanto il campo


è trofeo del suo merito».83
Accanto all’evento religioso, l’ostentazione pubblica del pote-
re e del fasto aristocratico si esternarono spesso attraverso semplici
passeggiate pomeridiane, feste, giochi e parate che, tra matrimoni e
divertimento quotidiano, trasformavano la città in un vibrante spazio
teatrale. Le celebrazioni pubbliche di nozze seguivano un complesso
meccanismo organizzativo per il quale si mobilitavano tutti gli strati
del tessuto sociale cittadino. Gli apparati per la celebrazione delle
nozze di monarchi prevedevano l’organizzazione di spettacoli, per i
quali venivano mobilitati singoli scrittori o intere accademie.84 Nel
1612, in occasione delle nozze di Anna d’Asburgo, figlia di Filippo
III, con Luigi XIII, si pubblicò a Napoli la traduzione italiana dei fe-
steggiamenti parigini85 e si organizzò un torneo86 di tre giorni, narrato

83 Id., Il Zodiaco, p. 254.


84 G. C. Capaccio, In Nuptis Serenissimorum Philippi Hispaniae Principis
Cum Cristina Borbonia et Annae Austriae Cum Ludovico XIII. Iulij Caesaris
Cacacij Neapolitanae Urbi à Secretis, Panegyricus. Neapoli, Ex Typogra-
phia Io. Dominici Roncalioli. 1612; Biblioteca Nazionale Napoli, 74.C.19
(13), testo mutilo di frontespizio, Idea Della Pompa Nuzziale Celebrata Da’
Signori Accademici Oziosi Alla Presenza dell’Eccellentissmo Signor Conte
Dognatte Vicere Di Questo Regno…, cit..
85 Giovan Battista Basile, Relatione Delle Pompe Et Solennita Fatte Per
Le Nozze Del Christianissimo Luigi XIII. Re Di Francia, Con La Serenis-
sima D. Anna Infante Di Spagna, Il Giovedì, Venerdì, & Sabbato, 5. 6. 7.
D’Aprile 1612. Per tutti i Principi, & Signori di Francia, con loro nomi. Tra-
dotta da Francese in Spagnuolo, & da Spagnuolo in Italiano da Gio. Battista
Basile. In Napoli, Appresso Gio. Giacomo Carlino. 1612.
86 Francesco Valentini, Descrittione Del Sontuoso Torneo Fatto Nella Fi-
delissima Citta Di Napoli L’Anno MDCXII. Con La relatione Di Molt’Al-
tre Feste Per allegrezza delli Regij accasamenti seguiti fra le Potentissime
Corone Spagna, e Francia. In Napoli; Per Gio: Iacomo Carlino. 1612. Il
viceré Fernando de Castro commissionò a Francesco Valentini anche la nar-
razione di un torneo che ebbe luogo a Roma nel 1616. Si veda, in proposito,
Francesco Valentini, Raccontamento Del Vago E Nobil Torneo Fatto Nella
Felicissima Città di Roma, L’Anno 1616 Con Minuta Descrittione Delle

204
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

dall’anconetano Francesco Valentini, accademico Eccentrico.87 Per


l’evento, l’architetto Giulio Cesare Fontana disegnò un teatro «or-
dinato nel largo avanti il nuovo Palazzo Regio di forma prolungata,
lungo in tutto palmi 300. e largo 150. dentro il quale s’entrava per
quattro portoni fatti in forma d’Archi trionfali».88 A meraviglia di
aristocratici e folla, carri trainanti monti, giganti, draghi, basilischi,
schiavi ed animali esotici vennero guidati da centinaia di cavalieri e
notabili, per la gioia di viceré e consorte, felici spettatori dello sfarzo
esotico offerto dalle prodezze imperialistiche spagnole.
Pubblici festeggiamenti nuziali non avvenivano necessariamente
in occasione delle nozze di monarchi. Parate trionfali e feste di corte
si organizzavano anche per la celebrazione delle nozze di esponenti
di spicco dell’aristocrazia locale, che entravano in città seguendo il
tragitto riservato a monarchi e visitatori di prestigio. In tali occasio-
ni, ad accademie o a singoli scrittori veniva conferito il compito di
narrare eventi anche privati che, proprio perché toccavano il mondo
dell’aristocrazia, spesso divenivano delle vere e proprie celebrazioni
pubbliche.
È il caso delle narrazioni dell’accademico Francesco Zazzera,
storico celebratore di casate nobiliari89 ed autore di un interessante
diario in cui si dà notizia di eventi occorsi a Napoli durante il gover-
no del viceré Pedro Téllez-Girón, duca di Ossuna.90 Tra ricorrenze
e vita di corte, il diario di Francesco Zazzera rimane un documento
prezioso per un’analisi storica dei rapporti tra cerimoniale pubblico

Livree E Del Mirabile Teatro Fatto Di Ordine Dell’Eccellentissimo Signor


Conte Di Castro. In Roma, per Bartolomeo Zanetti, 1616.
87 La narrazione del torneo napoletano contiene versi di Horatio Cataneo,
accademico Intronato di Siena. F. Valentini, Descrittione Del Sontuoso Tor-
neo…, Napoli, 1612, pp., 4-6.
88 Ibid., p. 9.
89 Francesco Zazzera, Della Nobiltà Dell’Italia Parte Prima. Del Signor D.
Francesco Zazzera Napoletano. In Napoli, per Lucretio Nucci. 1615.
90 Biblioteca Nazionale Napoli, ms. I C 5 C 38V, Francesco Zazzera, Gior-
nali di quello che accadde in Napoli nei Quattro anni di Governo fatto da
Don Pietro Girone Duca di Ossuna.

205
Lorenza Gianfrancesco

e privato nelle feste napoletane di primo Seicento. Nella pubblica


ostentazione dei fasti nuziali della nobiltà, spesso si nascondevano
calcolati meccanismi di interazione politica e di consolidamento con-
tinuo di uno status la cui importanza si misurava in proporzione al
coinvolgimento dell’entourage spagnolo e della città di Napoli in un
festeggiamento:

Domenica 11 Settembre 1616 […] fece […] la sua trionfale


entrata il Duca di Nocera per la porta Capuana, ove intervennero
presso a 300 Cavalieri tutti di scelta nobiltà, con bellissimi
cavalli riccamente adobbati; Guidorono la Cavalcata li Principi
di Stigliano, e di Bisignano, ed egli comparve all’ultimo in
mezzo li Principi di Conca, ed Avellino; Appresso venne la
sposa vestita simile al Marito di drappo verde ricamato, portata
da 7 altre Dame titolate in Carozza, e molt’altre Carozze ed
altre Dame appresso; fù poi incontrata dalla Carozza freggiata
d’oro di S. E. al Giesù Nuovo, ove entrarono le medesime
signore e seguitarono la via di Palazzo, ove furono ricevute
da S. E. e dalla Signora Viceregina, con grandissima pompa,
li quali lì banchettarono, doppo essersi festeggiato sìno alle 4
hore.91

L’importanza di un evento aristocratico veniva spesso suggellata


dalle onoranze riservate dalla corte reale, che offriva i propri spazi
per l’organizzazione di ricevimenti e spettacoli. Nella intensa vita di
palazzo, feste e celebrazioni costituivano anche momenti essenziali
e calcolati di una serie di forme di interazione sociale attraverso cui
si stabiliva la posizione di singoli, gruppi o casate. Le diverse espres-
sioni della socialità ruotavano intorno ai due concetti fondamentali
dell’ufficialità e dell’apparenza, momenti cruciali di un complesso
rituale artisticamente gestito da intellettuali a servizio della corte.
Gruppi non esigui di nobilitato entravano a far parte di varie compa-
gnie di attori e ballerini coinvolti nella messa in scena di spettacoli,

91 Ibid., fol. 29r.

206
Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

balli e mascherate.
Queste ultime costituivano una forma di intrattenimento corti-
giano particolarmente richiesto per la coralità della struttura e per la
varietà dello spettacolo che esse offrivano. Inframmezzate da canti,
balli ed azioni teatrali di forte impatto scenico, le mascherate cele-
brate a Napoli nel primo Seicento rimangono una delle testimonianze
più eclatanti dello sfarzo cortigiano. Costose, affollate di personaggi
che cambiavano scene e costumi con grande facilità, le mascherate,
maschili e femminili, costituivano una forma di intrattenimento ri-
chiesta anche a completamento di una festa religiosa:

Giovedi` 10. Agosto Festa di S. Lorenzo […] La sera si fè


la festa in Palazzo con la Mascherata di 12. Dame fatta dalla
Signora Veceregina in honore di S. Lorenzo […] questi furono
la figlia di S. E., la figliola del Duca di Montelione, la Duchessa
di Cardinale, la Marchesa Ridolfi, la Contessa di Gambatesa,
la Duchessa di Nocera, la Marchesa di Campolattare, Chiara
Giesualdo, Adriana de Franco, Belluccia di Gennaro, Vioante
Blanco, e la Riccarda. Hor dunque queste Signore uscirono
à due, a due, facendo l’entrata con le torce in mano, vestite
con una faldiglia di Raso bianco con vene d’oro […] ed una
giuba sopra, sino a mezza coscia. Portavono poi un manto di
lana d’argento appuntato in testa, e ligato al sinistro braccio,
e nella destra la torcia, e cosi uscirono ballando con la musica
innanzi, finché arrivate incontro a S. E. li fecero riverenza, e
poi sederono di quà e di là, poi uscirono di nuovo, che durò
un quarto d’hora, e poi si cominció un ballo ordinario […]
Portavano le 12. Ninfe in testa una corona bellissima di penne
bianche, nel fine della quale s’alzavono in alto 4. Bellissime
penne, che facevano una Bellissima vista, il vestito di ciascuna
costò 600 ducati, e furono fatti tutti a spese di S. E., e donato
ad ogn’uno il suo, sino alle pianelle.92

92 Ibid., fol. 153.

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Lorenza Gianfrancesco

In altri contesti le mascherate venivano organizzate per onorare il


passaggio di monarchi in città, come nel caso dello spettacolo orga-
nizzato nell’ottobre del 1630, nel «Ricco Teatro all’Atrio della Re-
gia Sala»,93 in occasione del breve soggiorno napoletano dell’infanta
Maria, sorella di Filippo IV. La regia di quel ricco spettacolo fu affi-
data a Giambattista Basile,94 ideatore di una «boscareccia scena […]
sopra di cui di smisurata grandezza erano l’armi imperiali della Casa
d’Austria, in mezzo à due grandi imprese della Corona di Spagna».95
Sulla scena si vedeva «il Monte Parnaso, nel cui mezzo accerchiato
dalle muse stava Apollo con la sua lira»96 dove, tra versi e musica,
furono rappresentati quattro balli («Il primo ballo fù di Cigni, il se-
condo di ghirlandate ninfe vestite di tela d’argento, il terzo di Satiri,
e Ninfe baccanti, il quarto di Ciclopi, e nani del maggior Fabbro
ministri»).97
Gli onori non si fermarono a corte e, come da prassi, la regina
Maria girò per la città, visitò case religiose, fu ospite dei Gesuiti che
le fecero omaggio di un pranzo e di uno spettacolo («fecero uscire
alquanti figliuoli da certe nuvole e fare certi balli ed altre cose, che
93 Alessandro Fellecchia, Viaggio Della Maesta Della Regina Di Bohema,
e D’Ungheria Da Madrid sino a Napoli. Con la Descrittione di Pausilipo,
e di molte Dame Napoletane. Di Alessandro Fellecchia. In Napoli, Per Se-
condino Roncagliolo. 1630, p. 55.
94 «Per opra del cavalier Gio. Battista Basile Conte di Torone, di sovrana
scienza dotato, & di alto stile copiosamente dotto, à cui diede il Sig. Principe
di Colobrano di comporre i versi, & l’ordine del monte Parnaso, & masche-
rata che felicemente ridusse à fine con molta laude, & applauso». A. Fellec-
chia, Viaggio Della Maesta…, Napoli, 1630, p. 56.
95 Giambattista Basile, Monte Parnaso Mascarata da Cavalieri Napoleta-
ni. Alla M. Sereniss. D. Maria D’Austria Reina D’Ungaria Rappresentata
in Napoli. 1630, p. 2. Il testo, che manca di riferimento allo stampatore,
è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, Rari Brancacciani,
112. M.10 (1). Una descrizione dell’avvenimento è contenuta in Benedet-
to Croce, I Teatri di Napoli Secolo XV-XVIII, Napoli, Presso Luigi Pierro
1891, pp. 107-112.
96 Alessandro Fellecchia, Viaggio Della Maesta…, Napoli, 1630, p. 56.
97 Ibid., p. 57.

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Accademie, scienze e celebrazioni a Napoli

insieme col mangiare dicono che vi spesero 7000 ducati»).98


Dagli onori pubblici alle piccole parate quotidiane, pompa ed
apparenza erano un obbligo. Sia che si uscisse in carrozza sia che
si camminasse a fianco di Sua Eccellenza, il gruppo di notabili che
attorniava i regnanti doveva adeguatamente vestirsi per l’occasione.
Dagli abiti alla postura, dame e cavalieri dovevano muoversi ed ab-
bigliarsi secondo un’assegnazione calcolata dei ruoli che venivano
disposti e conferiti anche per una semplice passeggiata.99
Dal palazzo alla strada e dalla strada al palazzo, il momento
celebrativo esprimeva la sua complessa ritualità in uno spazio che
dava mostra al cosmo urbano di Napoli capitale. In uno stato di so-
spensione collettiva dal quotidiano, la pubblica mostra di meraviglie,
statue, macchine ed apparati offerti al passaggio di viceré e notabili,
conferiva alle comunità cittadine ed agli artisti il ruolo di registi di
uno spettacolo la cui imponenza si consumava nella fugacità della
sua durata. Dal canto suo, nel frangente di un passaggio, il viceré
lasciava il marchio del suo potere, una complessa manovra politica
il cui risultato rimaneva l’affermazione dei ruoli e delle differenze
che, finita l’illusione festante di un incontro dal sapore paritario, si
ricomponevano nell’atto finale del ritorno a palazzo.

98 Biblioteca Nazionale di Napoli, Ms. X. B. 50, Ferrante Bucca, Giornali


Historici Delle Cose Accadute Nel Regno Di Napoli Nel Governo Di D. Fer-
dinando Afan de Ribeira Enriquez Duca D’Alcalà. 1629, fol. 64v.
99 «Domenica 18 Ottobre 1616 [...] S. E. havendosi fatto fare un Carozzino
d’un Cavallo solo volse uscire con questo per la Città, e la Signora Vicere-
gina uscì con le Signore Duchesse di Matalune, e Marchesa di Campolattaro
sorelle, e di D. Vittoria di Mendozza, e S. E. doppo ch’ebbe un pezzo girato
solo per la Città col Carozzino […], tornato a palazzo, si pose a cavallo, e
cavalcò [...] corteggiando per il passeggio di S. Lucia, ove fù grandissimo
concorso di Dame, e Cavalieri, e così passò quel giorno». F. Zazzera, Gior-
nali…, cit., fol. 69.

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