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Branches

“L’estate dell’amore? E’ stata perfetta… per due settimane”. Lo


ha detto Paul Kantner che, con i Jefferson Airplane, è stato uno dei
protagonisti di quella stagione. Di quello “state of mind” non è
rimasto granchè: una manciata di canzoni, alcuni spot, le pareti
scrostate delle case vittoriane di Haight-Ashbury, il quartiere di San
Francisco che fu la cornice ambientale delle sue atmosfere floreali
e lisergiche. A distanza di cinquant’anni, da qualche parte, nel
mondo occidentale, si respira aria di revival. Sarà dura riproporre
oggi il “potere dei fiori” coniato da Allen Ginsberg, con la sua aura di
pacifismo e controcultura, in un momento storico in cui
imperversano i social network e X Factor. E’ certo però che la
musica di quegli anni, con le sue regole di “non avere regole”,
continua ad influenzare il mood di chi vuole continuare a sognare
scorporandosi da clichè e mode superficiali. Se proprio dobbiamo
inquadrare Paolo Achenza, e il suo manipolo di sodali in
“Branches”, allora dobbiamo riferirci a quel modo di intendere la
musica, qualcosa che va oltre la semplice riproposizione di
superficiali atteggiamenti estetici e si riappropria di una mentalità
rivolta alla condivisione. Qualcuno penserà che il funk di questo
disco non ha alcuna connessione con i suoni di quell’epoca -
dimenticando che il 20 dicembre del 1966 Otis Redding incantò,
con la sua voce, i giovani hippie del Fillmore – ma a Paolo Achenza
interessa lo spirito di quegli anni e la poesia della voce di Richard
Sinclair (Caravan, Hatfield And The North) nella title track, il sitar di
Francesco Walsh in Solar Whip sono testimonianza sonora di
quello che qui vogliamo esprimere. Il resto dell’album è pura
energia. Provare ad ascoltare per credere.
Paolo Achenza

Paolo Achenza, classe 1964, è il primo degli artisti che


l’attività dell’associazione culturale Fez di Bari produsse
durante gli anni 90, attività che vide il coinvolgimento di
musicisti, allora giovanissimi, quali Alberto Parmegiani,
Gaetano Partipilo, Gianluca Petrella, Fabio Accardi, Pippo
Lombardo e moltissimi altri oggi protagonisti della scena
jazz Italiana.
Paolo fu il primo che discograficamente entrò nel mercato
musicale nel 1993 con un EP intitolato “Introducing The
Paolo Achenza Trio”, seguirono poi l’album “Do It” che
vedeva come ospite, la straordinaria partecipazione del
sassofonista Afro Americano Greg Osby nel 1994 e
l’album “Ombre” del 1997.
Dopo l’ultimo album, Paolo ha avuto una lunga assenza
dalla scena musicale, fatto salvo per alcune partecipazioni
in dischi di altri autori e qualche concerto. Ma la musica ha
continuato ad alimentare la sua creatività, e nel 2014, grazie
alla lunga amicizia con Antonio Martino (tra i fondatori del
Fez) che nel frattempo aveva creato l’etichetta A.MA
Records, insieme producono un singolo, uscito solo in vinile
intitolato Paolo Achenza 4.
Questo singolo è il preludio all’nuovo album in uscita a
Giugno 2016, che stilisticamente propone una miscela di
funk e soul jazz alla quale il musicista ci ha abituato sin
dagli esordi della sua carriera. Questo lavoro discografico,
guarda agli anni 70, ma con un suono più maturo e
moderno e vede la partecipazione di Richard Sinclair
(Caravan, Heathfield and the North, Camel) alla voce sulla
title track “Branches”

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