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LA NEGAZIONE! DI SIGMUND FREUD Tmo in oui i nostri pazient presentano le lro associazioni «Ora le pense che io voglia die qualche in realté non ho questa intenzione>. Com- i da Lei? Se il pasiente cade nella trappola ¢ nomina ta cosa in cui gli riesce di credere di meno, quasi sempre cosi facendo confessa la cosa giusta. Un grazioso corrispettivo di questa pro- va si produce spesso nell’ossessivo che sia gid stato iniziato alla comprensione dei suoi sintomi: «Mi é venuta una nuova idea ossessiva. Ho pensato li per li che potesse significare esatiamen- te questo... Ma no, questo non prué essere vero, altrimenti non mi sarebbe potuto venire in mente. Cid che egli respinge Hazione del rimosso. Si vede come la ne jntellettuale si scinde qui dal processo affettivo. Con Vaiuto della negazione viene annullata soltanto una conseguenza del processo di rimozione, quella per cui il conte- nuto della rappresentazione interessata non giunge alla co- scienza. Ne risulta una sorta di accettazione intelletuale del rimosso, persistendo U'essenziale nella rimozione.! Nel corso del lavoro analitico diamo spesso tuogo a un'altra variante, mol- (0 significativa e piuttosto sonprendente, della stessa situazio- ne. Ci riesce di dominare anche la negazione e di raggiungere la piena accettazione intellettuale del rimosso — il processo di rimozione in se stesso non é con vib ancora sospeso, Dato che il compito della funzione di giudizio intelletuale consiste nell'affermare o negare contenuti ideativi, le osserva- sioni precedenti ci conducono all‘rigine psicologica di questa funzione, Negare alcunché nel giudizio significa in sostanza: questa é una cosa che pit di tutto mi piacerebbe rimuovere. La condanna é il surrogato intellettuale della rimozione, il suo no un contrassegno della stessa, un certificato d'origine, all’incirca come il «made in Germany ». Mediante il simbolo 1, Lo stesso processo & alla base del noto primo annuncio dell’accesso, di cui si av- verte gia V'approssimarsi, ma a cui non si vuole ancora credere. 2 della negazione il pensiero si libera dai limiti della rimozione ¢ si arvicchisce di contenuti, dei quali non pud fare a meno per la sua prestazione. le funtone del giudizio ha in sostanza due decisioni da prendere. Essa deve concedere 0 negare una qualita a una co- sa e deve accordare o contestare l'esistenza nella realta a una ia sulla quale si deve decidere po- trebbe essere stata in origine buona o cattiva, utile 0 danno- sa. Expresso nel linguaggio dei pit anticki moti pulsionali per esso in un primo tempo identico.' La seconda decisione della funzione del giudizio, quella che concerne UVesistenza reale di una cosa reppresentata, inte- ressa Uio-reale definitivo, che si sviluppa dall'iniziale io-pia- ‘una certa cosa, presente nell'io come rappresentazione, possa vata anche nella perc ne (realta). E di nuovo, fuori e dentro. Il non-reale, il soggettivo, é soltanto dent che una cosa (oggetto di soddisfacimento) possegga la qualita «buona, valea dire meriti dessereaccolta nell, ma anche il fatto che essa esista nel mondo esterno, di modo che ci si possa impadronire di essa secondo il bisogno. Per comprende- re questo progresso, 6 necessario ricordare che tutte le rappre- sentazioni derivano da percezioni, sono ripetizioni di esse. In \ciazioni contenute in Pulsionie loro sort 23 origine dunque gid Uesistenza della rappresentazione & una garancia della realta del rappresentato. Il contrasto fra sog- Esso s'instaura soltanto per il fatto che il pensiero possiede la facolta di rende- re nuovamente attuale, attraverso la riproduzione nella rap- presentazione, qualche cosa che é stata un tempo percepita, senza che sia necessaria la presenza dell’oggetto all‘sterno, It e immediato dell esame di realtdi non é dunque quello di trovare nella percezione reale un oggetto comrispon- dente al rappresentato, bensi di ritrovarlo, di convincersi che 6 ancora presente. Un ulteriore contributo all’alienazione del oggettivo dul soggettivo proviene da un‘altra attitudine della facolté intelletuale. La riproduzione della percerione nella rappresentazione non ne é sempre la ripetizione fedele; (pus risultare modificata da omissioni, alterata da fusioni di vari elementi. L'esame di realta deve dungue controllare sino 4@ che punto si spingono queste deformazioni. Si riconosce pe- 19 come condizione per Uinstaurarsi della prova di realta il fatto che siano andati perduti degli oggetti che una volta ave- ‘ano portato a un soddisfacimento reale. MI giudicare é Vazione intellettuale che decide la scelta dell azione motoria, pone un termine al differimento del pensie- roe traspone dal pensiero all'azione. Anche sul differimento del pensiero mi sono gi espresso altrove. Esso dev'essere consilera- 0-un azione di prova, un tastare motorio con scavso dispendio i energia. Riflettiamo: dov'é che Vio ha esercitato in preceden- 2a siffatto tastare, in quale punto ha imparato la tecnica che ora applica nei processi ideativi? Questo ¢ accaduto all'estremi- 14 sensoria dell'apparato psichico, nelle percezioni di senso. Secondo la nostra supposizione infatti la percezione non é ‘un processo prramente passivo, ma Vio invia periodicamente piccole quantita d’investimento nel sistema perceltivo, me- diante le quali assaggia gli stimoliesterni per ritivarsi di nuo- ‘v0 dopo ogni puntata di questo genere. Lo studio del giudizio ci schiude forse per la prima volta la comprensione dellorigine di una funzione intellettuale dal giuoco dei moti pulsionali primari. I giudicare rappresenta Vevoluzione progressiva e funzionale dell inclusione nell'o 0 24 dell’espulsione dall'io, che in origine avvenivano secondo il principio di piacere, La sua polanita sembre corrispondere al- Vopposizione dei due gruppi di pulsioni da noi supposti. Laffermazione ~ come sostituto dell'unificazione — appartie- ne all’Eros, la negazione — conseguenza dell’espulsione - alla prulsione di distruzione. Il generale gusto del dire di no, il ne- Kativismo di aleuni psicotici va inteso verosimilmente co- ‘me un indizio della dissociazione delle pulsioni per detrazio- ne delle componentilibidiche. Ma il compimento della funzione di giudizio é reso possibile soltanto dal fatto che la creazio- ne del simbolo della negazione ha cons primo gradino d'indipendenza dai risultati del con cid anche dalla costrizione del principio di piacere. Concorda assai bene con questo modo dintendere la nega- zione il fatto che nell’analisi non si scopra alcun «no.» prove- cui Vanalizzato reagisce ad essa con la frase: Questo non I'ho pensato oppure: A questo non ho (mai) pensato. L'IPOTESI DELLA DISTRUZIONE IN SIGMUND FREUD. Nihil est, nisi negationis nomen, cum obscura notione. \el "20 AL di a del principio Il disagio della civilta, 1. Un’occhiata alle dat juella che per un verso c’interessa ora, pud di sicuro venir ricondotta, ed é stato fatto, a un tentativo di esorcizzare, dandole un nome, una realta di angoscia personale (e collettiva). Ma an- che in Freud, com’é owi azione del fonda- mento affettivo, ossia nodo di storia individuale, non ‘eno del testo, anzi lo sollecita, io di diventare semplice giusti- 25

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