Il giorno della memoria, o semplicemente la Shoah, è quel giorno che il globo intero spende per ricordare le vittime di quella che è stata, probabilmente, la più grande catastrofe (e scempio) della storia umana recente. Questo argomento è uno di quegli argomenti di cui non se ne parla mai abbastanza, uno di quegli argomenti dove si rischia di essere superficiali e quasi fuoriluogo. Un argomento quasi grottescamente bistrattato dal genere umano, perché ormai "passato". Genere umano che con le nuove generazioni tende inesorabilmente e inconsapevolmente ad essere superficiale su quello che di fondo è stato lo stroncamento di quasi 15 milioni di vite. Per questo è giusto sensibilizzare e ben informare i giovani con conferenze come quella vissuta dai ragazzi della facoltà di Lettere e Beni Culturali il giorno 30 gennaio scorso. In tal senso, bellissime le parole della professoressa Valentina Della Corte (uno dei tanti ospiti della conferenza ndr) che parla, in modo pratico ma inesorabilmente emotivo, dei suoi ricordi sullo scempio Nazista, della sua vita e della morte dei nonni, rei solamente di trovarsi nel posto sbagliato durante dei borbamenti. Ciò che balza all'occhio, è il fortissimo senso di appartenenza della donna nei confronti delle popolazioni Ebraiche e Lettoni (Paese d'origine della donna ndr) che si riferisce alle vittime sempre con l'appellativo "noi" e mai "loro". Senso di appartenenza che poi verrà trasmesso anche ai presenti in sala, quando la donna non riesce a trattenere un lungo pianto ricordando degli aneddoti sui nonni. Il pianto della donna è scrosciato in sala come un fulmine a ciel sereno, creando, anche involontariamente, una sorta di forte empatia tra i presenti in sala che hanno incoraggiato la Della Corte con un lungo e sentito applauso. Ma il Nazismo non fu una piaga relegabile soltanto al singolo, ma una tragedia nata dal basso, che si è instaurata lentamente nel quotidiano vivere di mezzo globo per poi, infine, sfociare nell'esorabile epilogo che tutti conosciamo. Tale fenomeno infatti, riguardò da vicino anche L'Italia. Ed è proprio sul Nazismo in Italia che si sofferma la conferenza, ormai non più una sola guerra Tedesca. A tal proposito vengono proposte in sala delle video-testimonianze dei sopravvissuti Italiani dell'epoca. Spicca , tra le tante, la triste testimonianza del sig. Primo Levi, che racconta il suo essere discriminato a scuola durante il periodo Fascista/Nazista. Colpevole soltanto di avere un nome e cognome non scelto da lui (di chiare origini ebraiche), il Sig. Levi veniva deriso e trattato come un vero e proprio essere umano di serie B, fin da piccola e tenera età. Questo va a testimoniare l'offuscamento genereale dell'essere umano dell'epoca, pronto a sbranare metaforicamente un bambino e le tendenze non solo fisiche, ma anche psichice che avevano le torture dell'ideale Nazista. L'emotività è una delle tante sfaccettature toccate dalla Shoah, sfaccettature che si riversano anche in ambito giuridico e storico. Lati storici-giuridici che vengono presentati ai presenti grazie agli interventi dei professori De Marco e De Napoli, interventi che vanno a completare a 360° il quadro generale del momento dell'epoca. Il primo fa un resoconto asciutto e storico delle origini dell'idea di Nazismo, affermando che le basi di tale pensiero erano si, culminate con la Germania, ma era già ben presenti in altre realtà dell'Est Europa. Arrivati a tal proposito, il professore raccomanda ai presenti (soprattutto ai giovani) di cercare di andare oltre all'informazione di base, cercando di individuare e diffidare dalle fake news, che portano solo alla disinformazione e a una visione distorta dei fatti. I giovani non sono menzionati a caso in questo frangente, in quanto le nuove generazioni vivono in un mondo dove il web la fa da padrone ed è il principale mezzo di informazione. Per quanto il web sia diventato un' interessante fonte di conoscenza però, perché immediato e accessibile a tutti, è anche vero che purtroppo pullula di articoli malinformati e di fake news. Il professore quindi, per l'ennesima volta, esorta i presenti a cercare di informarsi su più versi e fonti, solo così si potrà avere un quadro dettagliato di una determinata situazione e si potrà diffididare dalle false notizie. De Napoli, invece, fa un discorso più giurdico del tutto, soffermandosi sulle folli e razziste leggi Italiane dei tempi. Infatti, spiega l'uomo, durante il periodo Mussolini gli Italiani non potevano avere una relazione amorosa una donna dalla diversa Etnia. Il tutto è reso ancora più surreale, quando il professore afferma che invece il mero sesso con tali etnie erano viste di buon occhio, in quanto relegavano la donna nera ad essere un puro oggetto sessuale. Raccomanda infine di non alimentare la "cultura" del capo espiatorio, un po' come fecero gli Italiani con lo stesso Mussolini, affermando che si Mussolini aveva indubbiamente una visione politica contorta e sbagliata, ma che allo stesso tempo tali contorte visioni erano accettate e supportate da altre persone e, in buona parte, dal popolo stesso. La conferenza, poi, si conclude con la presentazione di varie slide che vanno a testimoniare le crudissime condizioni con le quali gli ebrei erano costretti a convivere nei campi di concentramento. La speranza, a questo punto, è che l'uomo non sia più costretto a fronteggiare sciagure di tale portata. Per sventare questo pericolo c'è il reale bisogno di ricordare il dolore di tutte quelle vite che si sono dovute spegnere per motivi incondivisibili. L'uomo cresce grazie al ricordo e al rispetto. Ricordo che va a concretizzarsi partendo dalle piccole cose. Piccole cose come tale conferenza.