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laboratorio culturale

FASCISMO, PARLAMENTARISMO
E LOTTA PER IL COMUNISMO IN GRAMSCI
Fabio Frosini

La funzione del diritto e le dinamiche del potere nell’analisi gramsciana


del fascismo e del comunismo sovietico.
Il fascismo corporativista, rappresentante politico della rivoluzione passiva.
Il carattere “democratico” e “popolare” del regime,
terreno avanzato nella lotta per il comunismo.

Prenderò in considerazione il modo in cui Gramsci, italiano, come la risposta più diretta – anche se non
analizzando la realtà contemporanea, pensa il nesso necessariamente la più lungimirante – alla rivolu-
tra il parlamentarismo, la sua crisi, e il conflitto so- zione del 1917. La ragione che spinge Gramsci a con-
ciale. In questa ricostruzione i termini in gioco sono centrare la propria attenzione anzitutto su Italia e
almeno tre: a) gli avvenimenti presenti, per come ven- Unione Sovietica è anzitutto politica, e ciò è com-
gono valutati e commentati da Gramsci; b) il rappor- prensibile1. È anche vero, però, che le dinamiche in
to reciproco tra le categorie di diritto, potere e conflit- corso nei due paesi sollevano ai suoi occhi anche pro-
to (ciò che pone un problema teorico riguardante il ri- blemi di ordine teorico. L’intreccio tra la dimensione
pensamento del materialismo storico nei Quaderni politica e quella teorica è, almeno per l’Urss, eviden-
del carcere); c) le grandi tendenze che si profilano, se- te: il modo in cui si andava concretizzando la ditta-
condo Gramsci, nello spazio della «crisi organica» del tura del proletariato, l’emergere del “socialismo in
sistema egemonico mondiale, cioè il modo in cui avan- un solo paese” e le polemiche contro la teoria della
za o potrebbe avanzare quella che egli chiama «rivo- “rivoluzione permanente”, il primo piano quinquen-
luzione passiva». nale: tutto ciò sollevò nel corso degli anni ’20 e all’i-
Ovviamente, entro questo quadro, e in tutti e nizio dei ’30 in Urss e fuori dell’Urss grandi discus-
tre i momenti, Gramsci ha due punti di riferimento sioni, che riguardavano l’eredità e il significato del
privilegiati: l’Unione Sovietica, come sfida aperta al- leninismo, il banco di prova pratico del marxismo, il
l’egemonia mondiale della borghesia; e il fascismo rapporto tra l’internazionalismo proletario e gli in-

* Testo della relazione presentata al convegno “Gramsci Histó- prospettare una forma di Stato direttamente funzionale alla forma-
rico. Seminário Internacional Comemorativo dos 120 anos de Na- zione sociale capitalista. Ma, a parte le evidenti suggestioni weberia-
scimento de Antonio Gramsci”, UniRio - Universidade Federal do ne, la riflessione rimane relativa alle forme di estrazione del plusva-
Estado do Rio de Janeiro, 23-24 agosto 2011. lore. Cfr. T. Maccabelli, La “grande trasformazione”: i rapporti tra
1) Diverso e più complesso il discorso da farsi per gli Stati Uniti Stato ed economia nei Quaderni del carcere, in F. Giasi (a cura di),
d’America. Qui la valutazione di Gramsci va cambiando, e giunge a Gramsci nel suo tempo, vol. II, Roma, Carocci, 2008, pp. 609-630.
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teressi e la politica estera del primo Stato operaio, zo 1921, «il fascismo» è il «rappresentante, oltre che
ecc.2. pratico (per l’Italia), ideologico, per l’Europa» (Q 10 I,
Ma anche per il fascismo si può fare, se si leg- 9, 1229)5.
gono i Quaderni, un discorso simile, nel senso che la Come si vede, è una valutazione complessa, che
politica del fascismo non viene considerata da Gram- andrà spiegata punto per punto. Cominciamo dai det-
sci come completamente riconducibile sotto la catego- tagli: l’avvio della guerra di posizione nel marzo 1921
ria di “reazione”, e neanche sotto quella, molto più corrisponde a due fatti importanti: la cosidetta “azio-
complessa e avanzata, coniata nel 1935 da Togliatti ne di marzo”, cioè l’insurrezione armata di gruppi di
proprio grazie allo stimolo che gli proveniva da Gram- operai in alcune città della Germania centrale, orga-
sci, di «regime reazionario di massa»3. Essa era inve- nizzata dal Partito comunista tedesco e altre forze
ce per l’autore dei Quaderni un laboratorio in cui non alla sua sinistra, che si concluse con una durissima
solamente si definiva la nuova strategia della borghe- sconfitta; e il X Congresso del Partito comunista (bol-
sia per uscire dalla crisi organica del dopoguerra, ma scevico) russo, in cui, con il Rapporto sull’attività poli-
che modificava in modo decisivo – per rispondere alla tica del Cc del Pcr(b) (8 marzo 1921)6, Lenin pose le
sfida lanciata dal proletariato – le stesse categorie basi di una svolta radicale nel rapporto tra operai e con-
teoriche di tipo “liberale”, che avevano costituito l’os- tadini, e tra Stato ed economia, che trovò la sua formu-
satura del potere moderno4. lazione definitiva nel discorso La Nuova politica eco-
nomica, letto il 29 ottobre 19217. C’è dunque tra
l’«arresto della rivoluzione in Occidente» e «l’abbando-
Il fascismo come rivoluzione passiva no precipitoso del comunismo di guerra» in Urss una
«concomitanza oggettiva»8 sulla quale il gruppo diri-
Per dare un’idea dell’importanza oggettiva che gente dell’Internazionale comunista, e Gramsci, eser-
Gramsci assegna al fenomeno fascista, prendiamo il citarono da subito un’importante riflessione teorica.
seguente giudizio, scritto nel maggio del 1932. Rife- La periodizzazione qui proposta è uno dei frut-
rendosi all’ideologia fascista, egli afferma: «questa ti di quella riflessione: con il 1921 si chiude la fase
ideologia servirebbe come elemento di una “guerra della guerra di movimento e si passa a una forma dif-
di posizione” nel campo economico (la libera concor- ferente di lotta politica, la guerra di posizione inter-
renza e il libero scambio corrisponderebbero alla nazionale. Il fronte comunista abbandona la duplice
guerra di movimento) internazionale, così come la strategia dell’attacco frontale all’interno (comunismo
“rivoluzione passiva” lo è nel campo politico». Di que- di guerra) e all’esterno (dilagare della rivoluzione in
sta guerra di posizione economica e rivoluzione pas- Occidente) e avvia un metodo di attacco poggiante
siva politica, che secondo Gramsci è iniziata nel mar- sulla conquista “molecolare” delle masse e delle posi-

2) Un rapido ma puntuale panorama di queste discussioni, per ternazionale di studi gramsciani, Firenze 9-11 dicembre 1977,
il periodo 1923-1926, in L. Paggi, Le strategie del potere in Gram- Roma, Istituto Gramsci-Editori Riuniti, 1977-1979, vol. I, pp. 161-
sci. Tra fascismo e socialismo in un solo paese. 1923-1926, Roma, 220, partic. pp. 189-197. Il saggio di S. Colarizi Gramsci e il fasci-
Editori Riuniti, 1984, cap. 1. Di Paggi cfr. anche [Intervento] in P. smo, in F. Giasi (a cura di), Gramsci nel suo tempo, cit., vol. I, pp.
Rossi (a cura di), Gramsci e la cultura contemporanea. Atti del con- 339-359, è purtroppo pieno di errori e perciò inservibile.
vegno internazionale di studi gramsciani tenuto a Cagliari il 23- 5) I rimandi ai Quaderni del carcere di Gramsci vanno intesi
27 aprile 1967, Roma, Editori Riuniti 1969-1970, vol. I, pp. 187- come riferiti alla Edizione critica dell’Istituto Gramsci. A cura di
190. Una raccolta documentaria preziosa è G. Procacci (a cura di), V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975. I numeri che seguono la let-
La «rivoluzione permanente» e il socialismo in un paese solo. Scrit- tera Q segnalano il quaderno, il paragrafo, la pagina o le pagine.
ti di N. Bucharin, I. Stalin, L. Trotsky, G. Zinoviev, Roma, Edito- 6) V. I. Lenin, Opere complete, vol. XXXII, trad. it. di R. Plato-
ri Riuniti, 19732. ne e A. Pancaldi, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 154-155.
3) Cfr. P. Togliatti, Corso sugli avversari. Le lezioni sul fasci- 7) Rapporto presentato all’apertura della VII Conferenza del
smo, a cura di F. M. Biscione, Torino, Einaudi, 2010, cap. 1. partito del governatorato di Mosca. Cfr. V. I. Lenin, Opere comple-
4) Su Gramsci e il fascismo è tutt’ora da consultare F. De Feli- te, vol. XXXIII, trad. it. di B. Bernardini, Roma, Editori Riuniti,
ce, Rivoluzione passiva, fascismo, americanismo in Gramsci, in F. 1967, pp. 67-84.
Ferri (a cura di), Politica e storia in Gramsci. Atti del convegno in- 8) L. Paggi, Le strategie del potere in Gramsci, cit., p. 11.
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zioni di forza dentro la società: la Nuova politica eco- tuali il movimento corrispondente a quello del liberali-
nomica sul terreno interno e il “fronte unico” su quel- smo moderato e conservatore non sarebbe più precisa-
lo internazionale9. Dall’altra parte, le potenze capitali- mente il movimento fascista?» (ivi, 1228)10. Non è un in-
stiche rinunciano al liberismo e sperimentano forme terrogativo retorico, la riflessione rimane aperta.
sempre più aspre di protezionismo e di neomercantili- Gramsci si chiede insomma se, con la «religione della li-
smo. Ora, la tesi di Gramsci è che a questa strategia cor- bertà», che fa del liberalismo una storia ideale-eterna
risponda sul piano interno la riorganizzazione fascista, della modernità, Croce non giunga «a contribuire a un
corporativa dello Stato e del rapporto tra economia, so- rafforzamento del fascismo, fornendogli indirettamen-
cietà e politica. te una giustificazione mentale» (ibidem)11. Questa nota
Gramsci afferma che alla nuova strategia prote- risale al maggio 1932. Pochi giorni più tardi, nella let-
zionistica nel commercio tra Stati corrisponde il fasci- tera a Tatiana Schucht del 6 giugno, Gramsci dà una
smo come rappresentante politico della rivoluzione pas- risposta, definendo «l’operosità del Croce» come «la più
siva, e questo in Italia come regime, e in Europa come potente macchina per “conformare” le forze nuove ai
ispirazione ideologica. Ciò vuole dire che, nello spazio suoi interessi vitali (non solo immediati, ma anche fu-
politico apertosi come contraccolpo “passivo” del 1917, turi) che il gruppo dominante oggi [cioè nell’Italia fasci-
il fascismo italiano rappresenta molto più che una rea- sta] possieda e che io credo apprezzi giustamente, no-
zione alla minaccia bolscevica: esso inaugura un ap- nostante qualche superficiale apparenza»12.
proccio alla questione del potere e della sua necessaria Tra maggio e giugno 1932 Gramsci sviluppa la se-
riorganizzazione, che diventa un punto di riferimento guente tesi: il fascismo è comprensibile alla luce della
per l’intero continente europeo. storia d’Italia, in cui il Risorgimento è il capolavoro di
Del resto, il giudizio che ho appena commentato una classe dirigente borghese che è riuscita a impedire
è tratto da un testo del Quaderno 10, in cui, riflettendo
che il popolo-nazione diventasse mai – come nella Fran-
sul significato ideologico della Storia d’Europa nel seco-
cia giacobina – il protagonista politico della “rivoluzio-
lo XIX appena pubblicata (1932) da Benedetto Croce,
ne nazionale”. In quanto tale, il fascismo è una vasta
Gramsci nota che quel libro narra un periodo di
e organica operazione di riassorbimento delle «forze
nuove» – operai e contadini che nel dopoguerra per la
restaurazione-rivoluzione, in cui le esigenze che trova-
rono in Francia una espressione giacobino-napoleonica prima volta si erano organizzati in massa sul piano
furono soddisfatte a piccole dosi, legalmente, riformisti- sindacale e politico – dentro i quadri consueti del pre-
camente, e si riuscì così a salvare la posizione politica ed dominio borghese. Ma lo stesso Risorgimento è l’a-
economica delle vecchie classi feudali, a evitare la rifor- spetto nazionale di un più vasto fenomeno, che è la
ma agraria e specialmente a evitare che le masse popo-
lari attraversassero un periodo di esperienze politiche
Restaurazione: Risorgimento e Restaurazione soddi-
come quelle verificatesi in Francia negli anni del giaco- sfano “a piccole dosi”, in modo “molecolare”, le spinte
binismo, nel 1831, nel 1848 (Q 10 I, 9, 1227-1228). al cambiamento, e lo fanno proprio per impedire che
le «forze nuove» acquistino protagonismo. Da ciò de-
E qui aggiunge una domanda: «Ma nelle condizioni at- rivano due conclusioni:

9) Cfr. P. Thomas, Fronte unico, in G. Liguori, P. Voza (a cura cessivo (Q 10 II, 22, 1260) esplicitamente – alla recensione alla Sto-
di), Dizionario gramsciano 1926-1937, Roma, Carocci, 2009. ria d’Europa di U. D’Andrea, La storia e la libertà, in Critica fasci-
10) Cfr. la prima stesura, ancora più esplicita: «Può avere que- sta», 1932, n. 9, pp. 166-169, in cui si rimproverava Croce di usare
sta trattazione [di Croce] un riferimento attuale? Un nuovo “libe- malamente e pericolosamente la sua autorità di scrittore e di filosofo,
ralismo”, nelle condizioni moderne, non sarebbe poi precisamente con il mostrare la storica consumazione, tra Sei e Settecento, della
il “fascismo”? Non sarebbe il fascismo precisamente la forma di “ri- fede nell’origine divina della monarchia, minando in questo modo le
voluzione passiva” propria del secolo XX come il liberalismo lo è basi dell’autorità anche nell’Italia attuale; ma d’altra parte si faceva
stato del secolo XIX?» (Q 8, 236, 1088-1089). osservare «che tra vent’anni il Croce, vedendo il presente in prospet-
11) Qui Gramsci allude implicitamente – e nella lettera coeva del tiva, potrà trovare la sua giustificazione storica come processo di li-
9 maggio 1932 (A. Gramsci, Lettere dal carcere, a cura di A. A. San- bertà» (A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit, pp. 574-575).
tucci, Palermo, Sellerio, 1996, pp. 574-575) e in un testo del mese suc- 12) Ivi, p. 586.
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a) Se il fascismo è la forma attuale della rivoluzio- dalla «frattura profonda […] tra economia e politi-
ne passiva, il suo significato non è solo regressivo, ma ca»15 prodotta dal liberalismo, e andava superata as-
propositivo, addirittura progressivo, perché esso tra- segnando per legge «alle associazioni» sindacali dei
sforma realmente il potere e lo Stato, rivoluzionando- lavoratori «un potere di legale rappresentanza politi-
ne la struttura in una direzione che è quella stessa ri- ca»16. Il fascismo si presentava al mondo europeo
vendicata dalle «forze nuove». come il banditore di una nuova forma di collegamen-
b) Se il liberalismo è l’ideologia “organica” del- to organico tra la produzione e la politica, tra la so-
la borghesia, il fascismo non è il suo opposto, ma ne cietà e lo Stato. Questo lo aveva detto chiaramente
rappresenta una variante di cui un liberale come Cro- Mussolini nel discorso del 27 ottobre 1930 (Messag-
ce comprende e giustifica la “funzione” storica in gio per l’anno IX), quando aveva sostenuto che il fa-
quanto “mediazione” tra rivoluzione e reazione (esat- scismo «risponde ad esigenze di carattere universale»
tamente come prima di lui il liberale Hegel aveva in quanto «risolve […] il triplice problema dei rappor-
compreso la funzione storica della Restaurazione ti fra Stato e individuo, fra Stato e gruppi, fra gruppi
come mediazione tra giacobinismo e reazione)13. e gruppi organizzati», e che pertanto si poteva preve-
dere «una Europa fascista, una Europa che ispiri le
sue istituzioni alle dottrine e alla pratica del fascismo
La valutazione del corporativismo […] cioè che risolva, in senso fascista, il problema del-
lo Stato moderno, dello Stato del XX secolo»17.
Vediamo meglio in cosa consista la rivoluzione passi- In queste dichiarazioni c’era molta propaganda,
va realizzata dal fascismo. È qui che i tre punti che e anche il tentativo di dare una giustificazione alla
ho nominato all’inizio – significato degli avvenimen- politica estera italiana. Ma c’era anche la rivendica-
ti contemporanei, relazione tra diritto potere e con- zione di un fatto reale: l’imporsi in molti paesi euro-
flitto, riorganizzazione delle basi dell’egemonia – si pei di politiche sociali di tipo organico e corporativo,
intrecciano. che riprendevano aspetti importanti del modello so-
La prospettiva privilegiata per osservare il nes- ciale fascista, oltre che la crescita in alcuni paesi, non
so tra questi tre piani è data dal fatto e dal concetto solamente europei, di forti movimenti fascisti.
di “corporativismo”. La ristrutturazione corporativa La valutazione che Gramsci dà del corporativi-
dello Stato era infatti propagandata dal fascismo ita- smo è problematica ma non negativa18. Essa oscilla
liano come la sua vera grande novità, una novità che tra la sua riduzione a un fatto propagandistico, e l’ap-
permetteva di dare una soluzione organica – come si prezzamento delle novità reali che il corporativismo
legge in un saggio pubblicato nel 1929 su Gerarchia introduce. A questo proposito mi riferirò a due soli te-
– alla «cronica “crisi dello Stato” che domina e preoc- sti, che sono rispettivamente la prima stesura, del
cupa le nazioni moderne e di cui è tipica espressione febbraio-marzo 1930, e la seconda stesura, del secon-
la decadenza parlamentare»14. Quella crisi era nata do semestre del 193419, di una nota dapprima intitola-

13) Si comprende in questa luce il seguente giudizio su Croce, 16) Ivi, p. 558.
affidato alla lettera a Tatiana del 9 maggio 1932: «Come “sacerdo- 17) B. Mussolini, Messaggio per l’anno IX del 27 ottobre 1930, in Id.,
te” della moderna religione storicistica, il Croce vive la tesi e l’an- Opera omnia, a cura di E. e D. Susmel, vol. 24: Dagli accordi del Late-
titesi del processo storico e insiste nell’una o nell’altra per “ragioni rano al dodicesimo anniversario della fondazione dei Fasci. 12 febbraio
pratiche” perché nel presente vede l’avvenire e di esso si preoccupa 1929-23 marzo 1931, Firenze, La Fenice, 1958, pp. 278-285, qui 283.
quanto del presente. A ognuno la sua parte: ai “sacerdoti” quella di 18) Cfr. A. Gagliardi, Il problema del corporativismo nel dibat-
salvaguardare il domani. In fondo c’è una bella dose di cinismo mo- tito europeo e nei Quaderni, in F. Giasi (a cura di), Gramsci nel suo
rale in questa concezione “etico-politica”; è la forma attuale del ma- tempo, cit., vol. II, pp. 631-656.
chiavellismo» (ivi, p. 575, cors. mio). 19) Per la datazione di quest’ultimo testo cfr. G. Francioni, Nota
14) G. Casini, La riforma delle rappresentanze e il Consiglio na- introduttiva al Quaderno 22, in A. Gramsci, Quaderni del carcere.
zionale delle corporazioni, in Gerarchia, 1929, n. 7, pp. 556-562, Edizione anastatica dei manoscritti, a cura di G. Francioni, Caglia-
qui 558. ri-Roma, L’Unione Sarda - Istituto della Enciclopedia Italiana,
15) Ivi, pp. 557-558. 2009, vol. 18, pp. 2-3.
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ta Americanismo e quindi Autarchia finanziaria del- dell’egemonia del blocco borghese-agrario italiano tra-
l’industria. Qui Gramsci si domanda se le corporazioni, dizionale. Ciò verrebbe raggiunto accentuando il «pia-
che hanno «avuto origini di polizia economica, non di ri- no di produzione»: una formulazione che rinvia al pia-
voluzione economica» potranno invece diventare «la for- no quinquennale sovietico20.
ma» di quella rivoluzione. Nella prima versione Gram- Qual è il nesso tra la riorganizzazione interna e
sci risponde seccamente: «Si è portati necessariamente la ricollocazione internazionale? Il riferimento al “pia-
a negarlo» (Q 1, 135, 125). Nella seconda il giudizio è no” è la chiave di tutto: il caos del dopoguerra, e la sua
sfumato e dubbioso: «Per ora, si è portati a dubitarne. precipitazione con la crisi del 1929, rendono necessaria
L’elemento negativo della “polizia economica” ha avuto agli occhi degli stessi analisti borghesi una riorganizza-
finora il sopravvento sull’elemento positivo dell’esigen- zione su basi collaborative dei rapporti economico-poli-
za di una nuova politica economica che rinnovi, ammo- tici internazionali. Il fascismo di fatto si propose con in-
dernandola, la struttura economico-sociale della nazio- sistenza come il portavoce del – cito da un articolo di
ne pur nei quadri del vecchio industrialismo» (Q 22, 6, Gino Arias pubblicato su Gerarchia nel 1931 – «trapas-
2157, cors. miei). so dall’economia individualistica, dominata dagli egoi-
Vediamo ora in cosa consista quella «rivoluzione smi particolari, alla nuova economia della solidarietà
economica», di cui il fascismo potrebbe eventualmente interna e della collaborazione internazionale»21. La so-
essere protagonista. Gramsci lo precisa nel medesimo lidarietà corporativa, il modello “organico” doveva cioè
testo del Quaderno 10 in cui definisce il fascismo il «rap- vigere nella produzione interna come nella divisione in-
presentante, oltre che pratico (per l’Italia), ideologico, ternazionale del lavoro, e in questa considerazione
per l’Europa» della «rivoluzione passiva»: Gramsci mostra di assegnare a tale proposta un certo
credito, anche se subito sotto precisa:
Si avrebbe una rivoluzione passiva nel fatto che per l’in-
tervento legislativo dello Stato e attraverso l’organizza- Che tale schema possa tradursi in pratica e in quale
zione corporativa, nella struttura economica del paese misura e in quali forme, ha un valore relativo: ciò che
verrebbero introdotte modificazioni più o meno profon- importa politicamente e ideologicamente è che esso può
de per accentuare l’elemento «piano di produzione», ver- avere ed ha realmente la virtù di prestarsi a creare un
rebbe accentuata cioè la socializzazione e cooperazione periodo di attesa e di speranze, specialmente in certi
della produzione senza per ciò toccare (o limitandosi solo gruppi sociali italiani, come la grande massa dei picco-
a regolare e controllare) l’appropriazione individuale e li borghesi urbani e rurali, e quindi a mantenere il si-
di gruppo del profitto. Nel quadro concreto dei rapporti stema egemonico e le forze di coercizione militare e ci-
sociali italiani questa potrebbe essere l’unica soluzione vile a disposizione delle classi dirigenti tradizionali (Q
per sviluppare le forze produttive dell’industria sotto la 10 I, 9, 1228).
direzione delle classi dirigenti tradizionali, in concorren-
za con le più avanzate formazioni industriali di paesi che
monopolizzano le materie prime e hanno accumulato ca- La stessa propaganda fascista svolge una funzione ege-
pitali imponenti (Q 10 I, 9, 1228). monica, che come si è visto non si limita al piano italia-
no, dato che, se essa può qui essere funzionale al man-
La «rivoluzione economica» consisterebbe nel ricolloca- tenimento di una composizione demografica parassita-
re vantaggiosamente l’Italia nei rapporti internaziona- ria, al contempo promuove una corrente ideologica in-
li, ottenendo così nuovi margini di accumulazione e ren- ternazionale, il cui compito sta nel fronteggiare la sfi-
dendo possibile l’integrazione delle masse e il rilancio da rappresentata dal piano quinquennale sovietico

20) Cfr. la prima stesura, in cui il riferimento al piano è già pre- politiche e culturali più progredite senza cataclismi radicali e di-
sente, ma manca quello alla collocazione internazionale dell’Italia: struttivi in forma sterminatrice. Il “corporativismo” potrebbe es-
«La rivoluzione passiva si verificherebbe nel fatto di trasformare sere o diventare, sviluppandosi, questa forma economica media di
la struttura economica “riformisticamente” da individualistica a carattere “passivo”» (Q 8, 236, 1089).
economia secondo un piano (economia diretta) e l’avvento di una 21) G. Arias, Problemi economici mondiali, in Gerarchia, 1931,
“economia media” tra quella individualistica pura e quella secon- n. 8, pp. 643-650, qui 649-550.
do un piano in senso integrale, permetterebbe il passaggio a forme
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utilizzando le sue stesse armi: organizzazione, piani- tito politico svolge «negli Stati dittatoriali» (Q 4, 10, 432)
ficazione, razionalizzazione, centralità della produ- o, come scrive nella seconda stesura di questa nota, «nei
zione, ecc. Una forma nuova di protezionismo22 ovve- regimi che si pongono come totalitari» (Q 13, 21, 1601).
ro – nel caso della corrente del “corporativismo inte- Egli nota che quella che era la funzione della Corona, di
grale” capeggiata da Ugo Spirito – «la rivendicazione equilibrare le tendenze in lotta, si ripropone come partito
di una “economia secondo un piano” e non solo nel ter- politico nei regimi a partito unico, di tipo post-parlamen-
reno nazionale, ma su scala mondiale, «è interessante di tare. E nel novembre dello stesso anno scrive:
per sé, anche se la sua giustificazione sia puramente ver-
Nella realtà di qualche Stato il «capo dello Stato», cioè
bale: è “segno dei tempi”; è l’espressione ancora “utopi-
l’elemento equilibratore dei diversi interessi in lotta
stica” di condizioni in via di sviluppo che, esse, rivendi- contro l’interesse prevalente, ma non esclusivista in
cano l’“economia secondo un piano”» (Q 8, 216, 1077). senso assoluto, è appunto il «partito politico»; esso però
a differenza che nel diritto costituzionale tradizionale
né regna, né governa giuridicamente: ha «il potere di
Il carattere democratico-popolare fatto», esercita la funzione egemonica e quindi equili-
del fascismo bratrice di interessi diversi, nella «società civile», che
però è talmente intrecciata di fatto con la società poli-
tica che tutti i cittadini sentono che esso invece regna
In quanto banditore della rivoluzione passiva, il fasci- e governa (Q 5, 127, 662).
smo è l’espressione più “concentrata” della lotta egemo-
nica in corso nei paesi capitalistici23. Non è un fenome- Inoltre in diversi testi del Quaderno 7 (il paragrafo 55, il
no regressivo, ma il primo profilarsi di tendenze desti- già ricordato 91, e il 93) e in uno del Quaderno 6 (185),
nate ad affermarsi magari sotto altri nomi (si ricordi il scritti tra l’agosto e il dicembre 1931, Gramsci commen-
rapporto dialettico che a un certo punto Gramsci ipotiz- ta le novità introdotte in Italia dalla legge che trasfor-
za tra il liberalismo di Croce e il fascismo). Ma queste mava il Gran Consiglio del fascismo in un organo costi-
tendenze, in quanto inquadrate in un progetto di rivo- tuzionale. In particolare, in Q 7, 93, 922 egli osserva:
luzione passiva, devono assorbire alcuni elementi dal
Se la teoria costituzionale che la funzione della Corona
campo avversario. Lo si è visto a proposito della riven-
di impersonare la sovranità sia nel senso statale che in
dicazione – portata avanti non solo da Spirito, ma an- quello della direzione politico-culturale (cioè di essere
che da un autore da lui così diverso come Gino Arias – arbitra nelle lotte interne dei ceti dominanti, la classe
di un’economia organizzata secondo un piano a livello egemone e i suoi alleati) sta passando ai grandi parti-
mondiale. Ma lo stesso si dice per l’organizzazione del- ti di tipo «totalitario» è esatta, è evidente che a tali par-
lo spazio politico interno24. titi passano le prerogative corrispondenti. Perciò è da
studiare la funzione del Gran Consiglio, che tende a di-
Anche qui il corporativismo, in quanto proietta la
ventare un «Consiglio di Stato» nel vecchio senso (cioè
produzione dentro lo Stato, rivoluzionando i meccanismi con le vecchie attribuzioni), ma con funzioni ben più
della rappresentazione politica, fornisce la chiave per in- radicali e decisive.
tendere l’oggettiva importanza del fascismo. Fin dal mag-
gio 1930 Gramsci prende appunti sulla funzione che il par- La teoria costituzionale alla quale Gramsci allude è

22) Cfr. Q 7, 91, 920, in cui si discutono le «tendenze organiche 23) Cfr. Q 6, 138, 802: «La guerra di posizione domanda enormi sa-
del moderno capitalismo di Stato»: «Nel dopoguerra c’è stato un mo- crifizi a masse sterminate di popolazione; perciò è necessaria una con-
vimento intellettualistico e razionalistico che corrisponde al fiorire centrazione inaudita dell’egemonia e quindi una forma di governo più
delle utopie nella Controriforma: quel movimento è legato al vecchio “intervenzionista”, che più apertamente prenda l’offensiva contro gli op-
protezionismo, ma se ne differenzia e lo supera, sboccando in tanti positori e organizzi permanentemente l’“impossibilità” di disgregazione
tentativi di economie “organiche” e di Stati organici. Si potrebbe ap- interna: controlli d’ogni genere, politici, amministrativi, ecc., rafforza-
plicare ad essi il giudizio del Croce sullo Stato del Paraguay: che si mento delle “posizioni” egemoniche del gruppo dominante, ecc.».
tratti, cioè, di un modo per un savio sfruttamento capitalistico nelle 24) Cfr. su questo punto A. Rossi, G. Vacca, Gramsci tra Mus-
nuove condizioni che rendono impossibile (almeno in tutta la sua solini e Stalin, Roma, Fazi, 2007, pp. 146-147.
esplicazione ed estensione) la politica economica liberale».
35 laboratorio culturale

quella sviluppata dai giuristi fascisti in riviste come preciso del fatto che la preoccupazione “democratica” alla
Nuovi studi di diritto, economia e politica, Critica fasci- quale il fascismo vuole rispondere è reale, e che per que-
sta e Gerarchia. In quest’ultima, in particolare, Silvio sta ragione la molteplicità delle istanze presenti nella so-
Longhi pubblicò nel 1929 un articolo intitolato I motivi cietà italiana non viene annullata dallo Stato totalita-
del Gran Consiglio del Fascismo25, da cui Gramsci evi- rio, ma mediata ed elaborata in modo nuovo.
dentemente trasse lo spunto per questa nota. «Il regi- Una riflessione conclusiva su questo punto è con-
me fascista», osserva Longhi, «altro non crea nel Gran tenuta in un testo del 1935, uno degli ultimi scritti da
Consiglio che quel “Consiglio della Corona” e insieme Gramsci. Si tratta del noto passaggio sul “parlamenta-
del “Capo del Governo”, del quale si era sentita la man- rismo nero”, in cui si legge:
canza, sino al punto di doverlo costituire sporadicamen-
te, nei vecchi tempi, al verificarsi della necessità o di Teoricamente l’importante è di mostrare che tra il vec-
crearlo di fatto come decise il fascismo»26. Ma d’altra chio assolutismo rovesciato dai regimi costituzionali e
il nuovo assolutismo c’è differenza essenziale, per cui
parte lo Stato fascista «possiede una infinità di istitu-
non si può parlare di un regresso; non solo, ma di di-
zioni sociali il cui scopo è di avvicinare lo stato alle mas- mostrare che tale «parlamentarismo nero» è in fun-
se, di penetrare profondamente in esse, di tutelarne da zione di necessità storiche attuali, è «un progresso»,
vicino la vita economica e spirituale», per cui – prose- nel suo genere; che il ritorno al «parlamentarismo»
gue Longhi citando la relazione ministeriale sulla leg- tradizionale sarebbe un regresso antistorico, poiché
anche dove questo «funziona» pubblicamente, il par-
ge – «lo Stato fascista si afferma: e non soltanto come
lamentarismo effettivo è quello «nero». Teoricamen-
uno Stato di autorità, ma anche come uno Stato popo- te mi pare si possa spiegare il fenomeno nel concetto
lare, il solo tipo di stato veramente popolare che il mon- di «egemonia», con un ritorno al «corporativismo», ma
do moderno abbia fino ad oggi creato»27. non nel senso «antico regime», nel senso moderno del-
Il carattere democratico e popolare del fascismo è la parola, quando la «corporazione» non può avere li-
un punto che ritorna costantemente nell’elaborazione miti chiusi ed esclusivisti, come era nel passato; oggi
è corporativismo di «funzione sociale», senza restri-
teorica fascista alla fine degli anni ’20. Non è un caso: «il
zione ereditaria o d’altro (Q 14, 74, 1743).
“consenso” era un tema chiave» perché proprio in quegli
anni si approvarono le leggi che smantellavano il regime Ancora una volta il corporativismo funziona da nucleo
parlamentare e quindi le forme collaudate di espressio- generatore di tutta la riflessione. La società europea è
ne e formazione della volontà politica28. Nel discorso alla corporativa: anche quando continua formalmente a
Camera dei deputati del 26 maggio 1927, Mussolini ave- sussistere un regime parlamentare, sono altri i “luoghi”
va affermato: «Questo Stato si esprime in una democra- in cui si prendono le decisioni. Ora, se è vero che il par-
zia accentrata, organizzata, unitaria, nella quale demo- lamentarismo è l’espressione politica dell’individuali-
crazia il popolo circola a suo agio, perché, o signori, o voi smo, «nel suo preciso significato di “appropriazione in-
immettete il popolo nella cittadella dello Stato, ed egli la dividuale” del profitto e di iniziativa economica per il
difenderà; o sarà al di fuori, ed egli l’assalterà»29. profitto capitalistico individuale» (ivi, 1742), e il corpo-
È un tema che Gramsci assume in tutta la sua rativismo rappresenta l’espressione dell’esigenza, se la
estensione. La sua osservazione relativa alla nuova fun- rivoluzione passiva deve avere successo, di superarlo
zione del partito totalitario è chiarissima: il fatto che que- parzialmente verso una «economia secondo un piano»,
sto partito, insieme alle numerose associazioni cultura- allora il totalitarismo fascista – proprio per le analogie
li, sportive, educative, sanitarie, ecc. intanto create, rac- che presenta con la realtà sovietica – è in Europa il ter-
coglie la grande parte della popolazione attiva, è indice reno più avanzato di lotta per il comunismo.

25) In Gerarchia, 1929, n. 2, pp. 117-123. “Si noti che in Q 7, 55, 898, 26) S. Longhi, op. cit., p. 120.
scritto tra agosto e ottobre 1931, Gramsci aveva annotato: «Vedere nel- 27) Ivi, p. 118.
la collezione della “Gerarchia” le fasi salienti del periodo 1920 e sg. e 28) P. Pombeni, Demagogia e tirannide. Uno studio sulla forma-
specialmente la serie di studi sulle nuove istituzioni create dal regime partito del fascismo, Bologna, il Mulino, 1984, p. 156.
fascista», iniziando poi a scrivere testi basati sulle vecchie annate. 29) Cit. in ibidem.

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