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LEOPARDI SUI CLASSICI (Zibaldone, 307)

È un curioso andamento degli studi umani, che i geni più sublimi liberi e irregolari, quando
hanno acquistato fama stabile e universale, diventino classici, cioè i loro scritti entrino nel
numero dei libri elementari, e si mettano in mano de' fanciulli, come i trattati più secchi e
regolari delle cognizioni esatte.

Omero che scriveva innanzi ad ogni regola, non si sognava certo d'esser gravido delle regole
come Giove di Minerva o di Bacco, nè che la sua irregolarità sarebbe stata misurata,
analizzata, definita, e ridotta in capi ordinati per servir di regola agli altri, e impedirli di esser
liberi, irregolari, grandi, e originali come lui. E si può ben dire che l'originalità di un grande
scrittore, producendo la sua fama, (giacchè senza quella, sarebbe rimato oscuro, e non avrebbe
servito di norma [308]e di modello) impedisce l'originalità de' successori. Io compatisco tutti,
ma in ispecie i poveri gramatici, i quali dovendo formare la prosodia greca sopra Omero,
hanno dovuto popolare il Parnaso greco di eccezioni, di sillabe comuni ec. o almeno avvertire
che molti esempi di Omero ripugnavano ai loro insegnamenti, perchè Omero innocentemente,
non sapendo il gran feto delle regole del quale erano pregni i suoi poemi, adoperava le sillabe
a suo talento, e fino nello stesso piede, adoperava la stessa sillaba una volta lunga, e un'altra
breve.

Ἄρες, Ἄρες, βροτολοιγὲ, μιαιφόνε, τειχεσιβλῆτα.

Il Parnaso latino creato dopo che gli studi aveano preso forma regolare, se non intieramente
presso i latini (quantunque la vera creazione del Parnaso latino si possa porre nel secolo di
Augusto, perché i poeti antecedenti erano di pochissimo conto), certo però presso i greci, dai
quali tutta la letteratura latina derivò immediatamente; non fu soggetto a questa difficoltà.

(8. Nov. 1820.)

Tommaso d’Aquino:

Artifex ex artificio aliquo viso concipit formam, secundum quam operare intendit
(De veritate, quaestio 3, art.3)

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