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Il mondo sta vivendo la più grave crisi economica e sociale perlomeno dagli anni
’30 del secolo scorso. Le affermazioni sulla ripresa, in particolare in Europa,
stanno rivelando quello che valgono per i lavoratori. Nuove misure di austerità,
con tagli drastici al salario, al cosiddetto “stato sociale” e alle pensioni, vere e
proprie controriforme strutturali, vengono portate avanti da tutti i governi, di
destra, centrosinistra o “socialisti”. Le misure di intervento statale servono solo a
cercare di salvare i banchieri e le loro banche, la cui crisi è lungi dall’essere
risolta. I costi li pagano appunto i lavoratori.
Ed oggi l’Europa – in primo luogo i paesi più crisi come la Grecia, ma non solo
loro- sotto sottoposti al controllo e alle decisioni economiche di tre istituzioni
reazionarie: il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea e la Banca
Centrale Europea.
Eppure questi stessi settori non sono in grado ad oggi di offrire altro che una
resistenza passiva, senza una reale prospettiva che sia capace di porre le
condizioni, non di testimoniare e resistere, ma di battere il capitale e i suoi
rappresentanti. Ciò che si è manifestato nella passività della stessa FIOM di
fronte alla crisi mondiale e alla sue conseguenze sui lavoratori, durante più di tre
anni, e il mancato appello alla lotta radicale e alla occupazione delle aziende FIAT
(a partire da quelle di cui si ipotizzava chiusura o ristrutturazione) al momento
della presentazione del piano di Marchionne alla fine dello scorso anno.
La risposta che la classe operaia e i lavoratori devono dare deve essere
proporzionata al livello della crisi e dell’offensiva del capitale, altrimenti ci sarà
una nuova sconfitta.
Il programma necessario per la classe operaia e l’insieme dei lavoratori non può
quindi che partire da una contrapposizione frontale al capitale e ai suoi interessi.
Il primo obbiettivo deve essere il non pagamento del debito pubblico
La stragrande maggioranza di tale debito è nei confronti delle grandi banche, che
in tutti questi anni hanno speculato e si sono arricchite a spese dei lavoratori.
Che paghino e soffrano finalmente i banchieri usurai.
Ma non basta, non è possibile sviluppare una politica a favore della classe
operaia senza togliere le leve finanziarie dalle mani di tali banchieri usurai. Per
questo è necessario l’esproprio senza indennizzo delle banche e la loro fusione,
sotto controllo dei lavoratori, in una unica banca di stato.
Contro gli obbiettivi padronali di ristrutturazione e riduzione della forza lavoro è
necessario porre senza paure la rivendicazione dell’esproprio senza indennizzo e
sotto controllo dei lavoratori delle aziende che licenziano, ristrutturano la
produzione, delocalizzano, perché nemmeno un posto di lavoro deve andare
perduto.
Se i decenni passati hanno visto lo sviluppo senza precedenti del lavoro flessibile
e precario, che è servito solo a salvaguardare i profitti, la rivendicazione da
avanzare è quella della abolizione dei contratti precari e atipici, con la loro
trasformazione immediata in contratti a tempo pieno e indeterminato
I salari dei lavoratori sono stati ridotti in cento modi, in maniera diretta e
indiretta da decenni, per questo dobbiamo rivendicare un pieno recupero
salariale e la detassazione di salari e stipendi.
Contro il processo di distruzione del sistema pensionistico pubblico dobbiamo
rivendicare pensioni non inferiori ad almeno l’80% dell’ultimo salario, indicizzate
all’inflazione reale, con diritto al pensionamento a 60 anni o dopo 30/35 anni di
lavoro.
Di fronte alla crisi e alle sue conseguenze disastrose per lo “stato sociale”,
l’ambiente e servizi rivendichiamo grandi piani di opere pubbliche (case, scuole,
ospedali, risanamento ambientale e artistico) ecologicamente sostenibili e
finanziati dall’aumento massiccio delle tasse su profitti, rendite e grandi
patrimoni.
Tutto ciò pone però il problema generale. Non è possibile portare avanti fino in
fondo questa battaglia per la difesa degli interessi della classe senza mettere in
questione la struttura di fondo del dominio capitalistico nel continente europeo,
cioè il potere borghese che domina strutturalmente i singoli stati e il suo
strumento sovranazionale , l’ Unione Europea.
Sono gli Stati Uniti Socialisti d’Europa la unica risposta valida per i lavoratori.