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Cartesio

Cartesio si chiede come distinguere il vero dal falso in modo tale da trarne dei
vantaggi. Si basa sulle scienze matematiche e le giustifica usando un metodo
che consiste nell’applicazione di quattro passaggi:
- L’evidenza : accogliere come vero solo ciò che risulta evidente
- L’analisi : dividere il problema in modo tale da semplificarlo
- La sintesi : risalire dalle conoscenze più semplici alle più complesse
- L’enumerazione e la revisione : controllare i passaggi

Per dimostrare che discipline matematiche possono essere applicate in altri


campi, usa il dubbio come metodo, il quale prevede di dubitare di tutto,
comprese le conoscenze sensibili che possono confonderci (es: sensazioni
durante la veglia/durante il sogno) e di ritenere evidente (vero) ciò che resiste
al dubbio. [dubbio metodico]
Le conoscenze matematiche resistono al dubbio perché sono uguali sia nei
sogni che nella realtà, però ritiene che bisogna comunque dubitare di queste
ultime perché sono stabilite da Dio, il quale poteva cambiare le regole.

Cartesio suppone anche che le certezze matematiche possono essere illusioni


causate da un genio maligno che ci inganna su tutto. [dubbio iperbolico]

La prima certezza è che può dubitare solo chi esiste (cogito ergo sum). Si
afferma quindi un soggetto pensante.

Questa affermazione porta a diverse accuse :

La prima accusa sostiene che se il cogito ergo sum viene accettato perché
evidente, allora la regola dell’evidenza risulta anteriore allo stesso cogito.
Su questo Cartesio risponde che è un’autoevidenzia che il soggetto ha di sé,
infatti gli risulta impossibile pensare di non pensare.

La seconda accusa invece va contro all’affermazione “se io penso, io esisto” in


quanto deriva da qualcosa di non originario e quindi non può essere un
concetto assoluto.
A questo Cartesio risponde che il cogito non è un ragionamento ma
un’intuizione della mente.

La terza accusa dice che non si sa cosa pensa, e non perché pensa è un essere
pensante, senno “io passeggio” = io sono una passeggiata.
Cartesio risponde che l’uomo non passeggia sempre, ma pensa sempre, e che
il pensiero esige un sostegno quindi la cosa pensante.

A questo punto Cartesio cerca di giustificare la sua metafisica tramite Dio. E si


chiede “Io sono sicuro che le mie idee sono presenti nel mio spirito, ma
corrispondono alla realtà fuori di me?”
Si chiede se il genio maligno che non è riuscito ad ingannarlo sulla propria
esistenza lo stia ingannando sul resto.
Cartesio deve quindi dimostrare l’esistenza di un Dio buono in quanto non
inganna. [gnoseologia] E si chiede se è possibile trovare un’idea che sia
causata da una realtà esterna ?

Prove dell’esistenza di Dio:

1. È difficile pensare che una creatura finita e imperfetta abbia potuto produrre
l’idea infinita e eterna di Dio, quindi l’idea è sicuramente esterna.

2. Una creatura imperfetta e finita deriva per forza da qualcuno/qualcosa,


perché se dipendesse da se stessa si sarebbe attribuita tutte le perfezioni.

3. Non si può concepire un essere perfetto che non esiste. [ontologia]

Anche questo portò a numerose critiche. La prima sostiene che dimostrare


l’esistenza di Dio basandosi sull’evidenza, e allo stesso tempo garantire
l’evidenza basandosi sull’esistenza di Dio sia un circolo vizioso.

La seconda dice che affermando l’esistenza di una cosa,si afferma anche la sua
esistenza fuori dalla cosa pensante. Inoltre venne contestata l’idea di Dio come
cosa infinita sempre inscritta nella mente, il quale torna dire che l’idea viene da
me stesso e non dall’esperienza.

Cartesio risponde ribaltando le accuse ricordando che, pensare significa


dubitare, quindi riconoscere la propria imperfezione. Ma il pensiero non
potrebbe essere imperfetto e finito se non avesse un’idea di un ente perfetto e
infinito (Dio).

Cartesio afferma quindi che Dio essendo perfetto non può ingannare. Allora
come è possibile l’errore?
L’errore è possibile a causa dell’intelletto e dalla volontà umana, perché se io
affermassi o negassi solo ciò che l’intelletto mi fa concepire abbastanza chiaro,
e quindi evidente, l’errore non esisterebbe. È appunto la volontà che mi spinge
a dare un giudizio su quello che non mi appare evidente.

Per risolvere il problema dell’esistenza dei corpi fuori di me ma che agiscono


sui miei sensi, Cartesio divide le proprietà oggettive dalle proprietà soggettive:
le proprietà oggettive sono le determinazioni quantitative perché sono reali.
Le proprietà soggettive invece non essendo uguali per tutti (colore, sapore,
ecc) dipendono dalla percezione del soggetto.
Si trova di fronte a un dualismo ontologico, che consiste nel dividere la
sostanza pensante come incorporea dalla sostanza estesa come corporea.

Per spiegare il rapporto tra anima e corpo pensa alla teoria della ghiandola
pineale (la sola parte del cervello, che non essendo doppia, può unificare le
sensazioni che vengono dagli organi di senso).
Definizioni

Cogito : verità originaria che permette di sconfiggere il dubbio

Dubbio iperbolico : consiste nel dubitare di assolutamente tutto.

Dubbio metodico : consiste nel dubitare di tutto ciò che non è


evidente in modo tale da ricostruire il sapere partendo solo dalle
conoscenze certe.

Gnoseologia : validità della conoscenza

Metafisica : ciò che non è legato alla realtà

Ontologia : studio dell’essere

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