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Il tutto andrà gestito con un equilibrio nuovo tra “cabine di regia” nazionali
(Coordinamento e Segreterie Nazionali, commissioni settoriali, commissione formazione,
ecc.) e partecipazione delle strutture e dei delegati sindacali sul territorio.
Occorre cioè che tutti i complessi passaggi che porteranno all’attuazione dell’accordo
siano monitorati e verificati con un forte sforzo relazionale a tutti i livelli: una sfida che
deve essere colta innanzitutto da Telecom Italia e dai suoi diversi responsabili territoriali.
Le stesse riconversioni dovranno essere costantemente accompagnate da verifiche sulla
reale efficacia della formazione, dalla costante verifica tra uscite volontarie e
riconversioni (con particolare attenzione a non creare squilibri territoriali), sapendo da
subito le destinazioni finali ed i tempi.
Ovviamente l’accordo quadro pone già degli importanti paletti che dovranno essere fatti
valere e che qui – sommariamente – ricordiamo.
Esuberi: rispetto al Piano industriale che prevedeva 6822 uscite in Telecom Italia più
645 uscite da SSC (ridotte poi a 450 circa a seguito dei bandi) l’accordo prevede fino ad
un massimo di 3900 uscite volontarie in mobilità fino al 31 dicembre 2012, con il criterio
della non opposizione (volontarietà). Di queste 200 sono “preadesioni” già censite per
l’anno 2010 (resti delle vecchie “aliquote” dell’accordo 2008). In più l’azienda riconosce la
maggiorazione degli importi dal termine della mobilità alla decorrenza dell’eventuale
trattamento pensionistico (a seguito dello slittamento delle vecchie finestre, previsto dal
decreto 78/2010, si vedano anche i comunicati e le note passate), facendo così salvi i
diritti salariali futuri in caso di “buchi” tra il termine della mobilità e il reale riconoscimento
dei trattamenti pensionistici. Chi uscirà avrà cioè garantito il reddito fino all’effettiva
erogazione della pensione.
Lavoratrici e lavoratori già in mobilità (prima di giugno 2010) e che il decreto 78/2010
penalizza con lo slittamento delle uscite in pensione: dopo una lunga trattativa si è
ottenuto l’impegno scritto da parte di Telecom Italia a farsi garante della copertura
economica dei mesi in più (rispetto a quando si è andati in mobilità calcolando la
pensione con le “vecchie finestre”) fino al riconoscimento del trattamento pensionistico.
L’impegno riguarda i circa 3400 lavoratori già usciti in mobilità e che si sarebbero trovati
scoperti per diversi mesi (fino a 9-12 in alcuni casi) a seguito del cambio della norma,
avvenuto dopo la loro uscita. Al riguardo, al di là della gestione da parte aziendale
(Telecom è in attesa di sapere se verrà o meno modificata la soglia dei 10 mila lavoratori
in mobilità esentati dalle nuove norme sulle pensioni), si invitano le strutture territoriali a
prendere poi contatto con i possibili interessati al fine di intervenire con eventuali
segnalazioni all’azienda. Su questo punto le Segreterie Nazionali terranno informate le
strutture territoriali.
Mobilità territoriali collettive non potranno esserci se non volontarie (questo a tutela
anche dell’eventuale discussione sulle possibili chiusure delle piccole sedi di customer).
Proprio in relazione a questo punto (si pensi alle aree di Staff in eventuale riconversione)
garantire un giusto livello di attività nei comuni ove si attuerà la riconversione sarà un
punto fondamentale dei prossimi confronti.
Al riguardo si terranno già nei prossimi giorni assemblee in tutte le sedi di Telecom Italia,
durante le quali saranno illustrati dettagliatamente i contenuti dell’accordo alle lavoratrici
ed ai lavoratori.