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trovava a Tunisi e le sue parole di maggior apprezzzamento sono per il 68 tunisino,
che gli sembra assai più autentico di quello in patria; e il coinvolgimento, non nel
movimento, ma nel complesso di idee che esso aveva portato sulla scena, solo alcuni
anni dopo, con il GIP.
c) C’è infine il Foucault «statunitense», che scopre l’America del Nord e si fa
sempre più coinvolgere da questa società così diffferente da quella da cui
proviene e che si spinge a dire: preferireri stare in America, la Francia è più
autoritaria. E di nuovo si confondono qui motivi personali, politici e filosofici.
Sulla base di questa ricognizione del tutto provvisoria e incompleta, ci pare di poter
innanzitutto affermare che non è possibile disgiungere il problema che è prospettato nel
nostro titolo – il rapporto di Foucault con la filosofia francese – da quello più generale
dell’identità nazionale dell’uomo Michel Foucault: F è stato certamente, all’inizio, un
figlio «difficile» della Francia e (anche se in molto minor misura) della sua cultura
filosofica, ma l’identità nazionale e filosofica francese lo ha con successo e con coraggio
saputo reintegrare come voce critica, ma anche utile alla vitalità del sistema vigente,
secondo uno schema abbastanza collaudato fin dall’inizio della Terza Repubblica
(oppure: da diversi decenni). La promozione al Collège de France ha rappresentato il
fatto-chiave in questo processo: posto al vertice del sistema educativo nazionale, anche se
privo di effettivi poteri sulla concreta gestione di esso, egli ha potuto svolgere, sotto
un’insegna inequivocabilmente francese, il suo ruolo di critico radicale, che d’altra parte
è una funzione che la democrazia repubblicana è sempre stata orgogliosa di saper
promuovere. Se si pensa al grandissimo peso che Sartre, il maitre a penser immediato
predecessore di Foucault, ha avuto, in forme diverse, nella vita intellettuale e politica
francese, non si può non cogliere una continuità fra i due: essi fanno entrambi parte del
compromesso fra potere e intellettuali che, dopo la secondaa guerra mondiale e poi con
De Gaulle, ha stabilito una divisione dei ruoli che garantiva ai secondi un ampio spazio e
una larghissima libertà di espressione (altra cosa sarebbe da dire riguardo all’effettività
di azione politica che era loro concessa).
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ma tutta la filosofia francese contemporanea: il suo rapporto di dialogo e di
contrapposizione con la filosofia tedesca, che si inquadra nel confronto-scontro
che si è svolto fra le due nazioni dalla rivoluzione francese in poi; questo rapporto
si è fatto particolarmente intenso a partire dagli anni 30, momento storico-
culturale decisivo anche per la generazione a cui appartiene F. Per quest’ultimo,
come si sa, questo rapporto si è sostanziato soprattutto nel riferimento costante a
Kant, a Nietzsche e a Heidegger. Di passaggio, facciamo osservare che questo
rapporto con la filosofia tedesca rientra a pieno titolo fra gli elementi che più
spiccatamente connotano come francese la riflessione di F.
Molto schematicamente, le varie fasi del pensiero di Foucaultg in cui articolare l’indagine
presente sono le seguenti:
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rifarsi a Comte e poi a Brunschvicg; qui appare la sua continuità con il
positivismo francese – e lo strutturalismo francese era in parte questo. In questo
periodo cominciaa anche a comparire l’America come altro polo di confronto
rispetto alla germania. (da rapprto a due a triangolazione)
e) illuminismo, Irak: ancora un confronto con un tedesco (Kant), ma il tema è
francese: certo, l’ill.è anche Nietzsche, ma è anche la rivoluzione francese ed è
anche Baudelaire – sintesi di sinistra vdi democrazia e decadentismo, anche
questo è tipicamente francese – si pensi al caso Dreufus e a quanta cultura
decaddente difese Dreyfus, Mallarmé in testa. Che F abbia in testa la Riv franc è
ovvio e basta guardare il famoso articolo sull’Irak: così esistenzialista e così
legato alla dimensione delle masse…
f) Governamentalità, Storia ses.II e II: per il primo, scoperta del liberalismo e quindi
della fisiocrazia; qui però F esce dai solchi dominanti della filosofia francese,
quelli statalistici, organizzati ecc. e si avvicina ai filoni più coperti (un po’ anche
prima, ma ora soprattutto); estetica dell’esistenza e Greci: ma F legge i Greci da
romano e attraverso cultura tardo antica: ciò se non è francese è romanzo e non
tedesco e segna allontanamento da N; e anche avvicinamento alla tradizione
spiritualistica francese, Berullo, Malebranche, giansenismo: irrompe il tema
dell’interiorità così escluso negli anni 60.
Non potendo, per ragioni di spazio, sviluppare il discorso in tutti questi punti, ci
limiteremo ad un’indagine a campione, limitandoci ai primi due periodi: questa
limitazione è meno grave di quel che potrebbe sembrare, poiché si tratta di periodi di
formazione del pensiero di Foucault, in cui si struttura quasi l’intera batteria del suo
armamentario filosofico; e perché in questo periodo, per ragioni intrinseche, proprio il
rapporto con determinate correnti della filosofia francese e di determinate correnti
letterarie francesi che da esse non sono disgiungibili, è particolarmente intenso. Il nostro
metodo sarà di analizzare alcuni testi di particolare rilievo di questi periodi: quest’analisi
ci fornirà i protocolli empirici per poter abbozzare delle risposte documentate alla nostra
questione.
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terreno ontologico: proprio un fenomeno come il sogno è una
esperienza fondamentale, originaria perché pone in rapporto l’ uomo
con una dimensione che lo trascende, che lo eccede, che gli restituisce
la sua libertà in quanto lo fa regredire alla mera possibilità di essere
mondo. Attraverso il sogno, dunque, si possono attingere dei significati
puri, si può tornare a quella falda silenziosa in cui, sospeso il linguaggio
ordinario, il mondo si presenta nella sua purezza - alla notte, purezza
delle origini e sorgente di tutti i significati. A questo proposito, non è
da dimenticare come Foucault si soffermi abbastanza dettagliatamente
sulle Ricerche logiche di Husserl proprio per affrontare un tema che
può dirsi classico per la fenomenologia francese: quello dell’
espressione. In proposito, è difficile non pensare ad un’ influenza di
Merleau-Ponty, che in quegli anni andava orientando la propria
riflessione proprio su questo tema e alla cui lezione, come ho accennato
sopra, il giovane Foucault era molto sensibile; ed è quindi significativo
che, in questa pagina, Foucault definisca la propria posizione rispetto
alla fenomenologia e, in un modo che sembra riecheggiare Merleau-
Ponty, dichiari l’ esigenza di una fuoriuscita da essa, di un suo
superamento:
cui ancora una volta confluivano l’ interesse per il romanticismo tedesco e quello per il
movimento surrealista. Il nesso Husserl-Heidegger-Romanticismo tedesco, con i filtri
1 Intr.Bins., p.32.
2 Paris 1946. Non c'è, in Intr.Bins., per quanto mi consta, una citazione esplicita di questo
testo, ma la sua influenza mi sembra inequivocabile ed esso sarà poi citato da Foucault in
Storia della follia.
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francesi di cui ho detto, è dunque la caratteristica portante di questa posizione del giovane
Foucault ed esso rimarrà ancora valido per l'impianto di Storia della follia.
Vorrei ora approfondire proprio quel filtro: il legame di Foucault
con il surrealismo e quello con con Blanchot e Bataille.
A proposito del surrealismo , non è certo casuale che il testo inizi
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essenziale per il tema che sto qui sviluppando. Negli anni '50 la
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surrealismo, egli non opterà mai per il realismo socialista (e i comunisti,
non a torto del resto, non lo considereranno mai come uno dei loro). Per
Char la lezione surrealista resta decisiva ed egli è uno dei protagonisti
dell’ “aggiornamento” del surrealismo, della sua rinascita e ripresa dopo
la pausa della guerra – come si sa, è questo uno degli aspetti decisivi
della cultura francese immediatamente successiva alla Liberazione e
Blanchot e Bataille, ognuno a suo modo, furono protagonisti di questa
stessa rinascita. Inoltre, l'appartenenza di Char all’eredità surrealista ha
anche un significato politico: implica che, pur schierandosi nel campo
marxista e comunista, egli mantenga una larga autonomia culturale e, in
particolare, porti avanti una diversa idea di società futura, così come
una strategia verso gli intellettuali diversa da quella del PCF.
Sul programma culturale di Char un altro punto è importante da
ricordare, specie in riferimento a Foucault: egli è in Francia uno dei
primi a riaprire i contatti con Heidegger. Può stupire che un capo della
Resistenza si incontrasse con Heidegger durante il suo primo viaggio
dopo la guerra in Francia, nel 1955 . Ma, a parte i legami intrinseci che
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Blanchot fin dalla fine degli anni’40 e gli attribuirà addirittura il merito
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partendo da quello sul surrealismo, saggio chiave, che era uscito per la
prima volta nel 1945 : è un saggio essenzialmente politico, in cui è
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maiuscola) nel senso forte che ha questo termine per Blanchot; d' altro
lato, a livello politico,
En vérité, il saute aux yeux que la dialectique historique offre à tous ceux que hantent
les idées d'homme total, de limite de la condition humaine une chance de premier
ordre : l'homme total n'est pas à chercher, maintenant, dans les déchirements et les
désordres de la société capitaliste, il n'est pas à connaître, il est à faire (La phrase
célèbre de Marx : « Les hommes n'ont fait jusqu' ici qu'interpréter le monde de
différentes manières, il s'agit maintenant de le transformer» a été tournée et retournée
sous toutes les coutures par les surréalistes). Quand la dialectique sera à son terme,
alors la conscience sera tout entière présente à elle-même; avec la société sans classe,
elle se réalisera et se verra dans sa totalité20.
L'homme sera libre, parce que, comme dit Breton, «la précarité artificielle de la
condition sociale de l'homme ne lui volera plus la précarité réelle de sa condition
humaine», c'est-à-dire, parce que, dans une société libre où il ne pourra que se choisir
libre, il lui faudra tout de même encore se choisir lui-même, sans pouvoir se décharger
sur personne de ce soin, ni en être «affranchi» jamais21.
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bretoniano) la sintesi di questo assente con il reale, che viene così
trasfigurato . Subito dopo, viene riproposta, attraverso la discussione
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L'image, dans le poème, n'est pas la désignation d'une chose, mais la manière
dont s'accomplit la possession de cette chose ou sa destruction, le moyen
trouvé par le poète pour vivre avec elle, sur elle et contre elle, pour venir à son
contact substantiel et matériel et la toucher dans une unité de sympathie ou
une unité de dégoût. L'image est d'abord une image, car elle est l'absence de ce
qu'elle nous donne et elle nous le fait atteindre comme la présence d'une
absence, appelant, par là en nous, le mouvement le plus vif pour le posséder
(c'est le désir dont parle Char). Mais, en même temps, l'image poétique, dans
cette absence même de la chose, prétend nous restituer le fond de sa présence,
non pas sa forme qui est ce qu'on voit, mais le dessous qui est ce qu'on
pénètre, sa réalité de terre, sa «matière-émotion». Dans cette présence
nouvelle, la chose perd son individualité d'objet fermé par l'usage, elle tend à
se métamorphoser en tout autre chose et en toutes choses, de sorte que l'image
première est, elle aussi, conduite à changer et, entraînée dans le cycle des
métamorphoses, devient sans cesse un pouvoir plus complexe et plus fort de
transformer le monde en un tout par l' appropriation du désir25.
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apocalittica attraverso la poesia e il desiderio: se esaminassimo in
dettaglio (cosa che in questa sede non è possibile fare) il saggio su La
letteratura e il diritto alla morte , ritroveremmo questo insieme di
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dell’esistenzialismo post-Liberazione: il significato di quest'ultimo, in
nesso all'engagement, al rapporto stretto di cultura e democrazia che
esso proponeva, era stato quello di far uscire la cultura dalle accademie,
di coinvolgere attivamente in essa innanzitutto il complesso delle classi
colte, poi, tendenzialmente, tutte le classi. Fatta questa precisazione, è
ovvio comunque che, fra i vari marxismi in campo, Foucault è
evidentemente più vicino a quello di Blanchot-Bataille, che,
collegandosi a Breton, era il più rivoluzionario, o, per lo meno,
pretendeva di essere tale: come abbiamo visto dai saggi di Blanchot,
quello che potremmo chiamare il versante radicale dell'esistenzialismo
intendeva impostare attraverso la letteratura un progetto di liberazione
assai più eversivo del mondo borghese rispetto alle altre posizioni,
cercando di rinnovare l'esperienza dell'avanguardia surrealista fra le due
guerre.
Si potrebbero conclusivamente riassumere come segue le linee essenziali del peculiare
marxismo del giovane Foucault. Innanzitutto, c’è l’idea che la rivoluzione debba andare
ben al di là della trasformazione dei rapporti economici – ma nemmeno possa prescindere
da essa e ridursi a qualcosa di meramente morale o interiore. Poi, riguardo al tema
cruciale del rapporto fra intellettuali e classe operaia, c'è certamente in Foucault un’idea
di collettivo che, sulla traccia delle tradizioni citate ma anche di Blanchot, è più vasta di
quella a cui faceva riferimento la coscienza di classe della tradizione marxista; inoltre del
tutto diverso, rispetto al marxismo tradizionale, è il rapporto con l’idea di lavoro: il
lavoro non è, come nella tradizione marxista, un valore in sé, che solo nelle condizioni
dell’alienazione capitalistica si carica di significati negativi; esso è dressage, coazione
sociale in se stesso, alienazione nella sua stessa struttura. Realizzata la liberazione del
lavoro dal giogo capitalistico, come dicevano Breton e Blanchot, inizia la possibilità di
affrontare il problema più importante: quello della nostra libertà, del senso della nostra
esistenza. La rivoluzione comunista non è che un presupposto per un cambiamento ben
più profondo e ben più importante, per un’altra e diversa rivoluzione.
Facciamo ora un salto di uqalche anno per arrivare a un testo che è già del Foucault
maturo, quello che, insieme a Storia della follia, scrive un’introduzione
all’Antrop.pragm. di Kant assai importante per mettere a fuoco la sua posizione filosofica
esplicita (di rado, poi, così esplicita,salvo che nellaPref alla I edizione poi soppressa, e
che è l’altro testo che sottoporremo ad analisi). Abbiamo già visto come già emergesse,
attraverso Blanchot e anche attraverso Bataille, la fondamentalità del rapporto con
Heidegger. Nel testo che ora esamineremo si precisano le linee di lettura del filosofo
tedesco che già abbiamo visto, ma i presupposti romantici di cui sopra abbiamo parlato
vengono messi a maggior distanza, anche se non totalmente rescissi. Si tratta certamente
di una lettura più accurata e diversa, da parte di Foucvault, delle posizioni di Bataille e di
Blanchot ; e ciò è condizionato soprattutto dall’irrompere della centralità del discorso
nietzzscheano. Analizziamo il testo, per trarre poi leconclusioni sulle radici francesi del
discorso di Foucault.
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Essenzialmente, nel commento al testo kantiano, il riferimento a Heidegger, e in
particolare al suo Kant, emerge nel fatto che, sulla falsariga di quel testo, in Kant si cerca
non colui che ha definitivamente posto fine alla metafisica, ma, al contrario, colui che,
recingendo il territorio della finitudine, ha posto le basi per una nuova metafisica. Il
lavoro critico non serve per tenere l'uomo dentro i suoi confini, ma per contestare al
contrario che la struttura antropologica sia l'unico modo in cui vi sia accesso all'Essere;
detto altrimenti: per scoprire che essa nasconde una temporalità originaria che deborda e
contesta la struttura tradizionale dell'uomo.
Quindi l' Antropologia viene letta secondo la griglia della finitudine; Kant, certo,
se guardiamo al complesso della sua opera, dice Foucault ripetendo Heidegger, ha esitato,
ha fatto un passo indietro di fronte al compito di aprire una via nuova alla metafisica; ma
se facciamo perno sull' Antropologia, possiamo rovesciare il kantismo e vederlo non
come affermazione di una antropologia positiva, ma come negazione di essa: come
affermazione della finitudine costitutiva dell'uomo che rimanda a una dimensione di
infinitezza che la fonda e la costituisce – non, naturalmente, dell'infinitezza positiva
dell'idealismo, che toglie il finito e conserva il finito nell'infinito, ma (sempre sulle tracce
della polemica di Heidegger con l'idealismo) di un'infinitezza che, aprendosi nel finito, ne
conserva la radicale finitezza, la sua "estraneità" e alterità rispetto al fondamentale. Il
discorso critico diventa non esclusione della metafisica, ma sua fondazione:
esplicitazione del fatto che il limite in tanto è limite in quanto sporge su un illimitato che
è la sua radice più profonda. Foucault denuncia quindi tutto il pensiero contemporaneo,
riferendosi evidentemente non solo alle antropologie filosofiche ma anche
all'antropologia come disciplina (quella di Mauss e Lévi-Strauss, per intenderci), per
esser rimasto coinvolto nel "passo indietro" kantiano . 28
Foucault denuncia anzi tutto il pensiero postkantiano come irretito nella confusione che
l'Antropologia, il livello antropologico della riflessione autorizza: il carattere intermedio
dell'originario fra a priori e fondamentale, che farà sì che esso verrà scambiato per un
"misto impuro", è appunto la chiave dell'equivoco, che farà giocare a volta a volta fra a
priori e fondamentale . Al posto di questo equivoco antropologico, va accettata
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essentiel partage, (106) jusqu´à ce que devienne claire l´impossibilité d´un pareil
dépassement en dehors d´une réflexion, qui le répète, et en le répétant le fonde. L
´Anthropologie sera précisément le lieu où cette confusion, sans cesse, renaîtra. Désigné
sous son propre nom, ou cachée sous d´autres projets, l´Anthropologie, ou du moins le
niveau anthropologique de réflexion tiendra à aliéner la philosophie. Le caractère
intermédiaire de l´originaire, et avec lui, de l´analyse anthropologique, entre l´a priori et
le fondamental l´autorisera à fonctionner comme mixte impur et non réfléchi dans l
´économie interne de la philosophie: on lui prêtera à la fois les privilèges de l´a priori et
le sens du fondamental, le caractère préalable de la critique, et la forme achevée de la
philosophie transcendantale; il se déploiera sans différence de la problématique du
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radicalmente la finitudine, essa va vista come condizione che deve essere trasgredita: "le
problème de la finitude" va letto come "une interrogation sur la limite et la
transgression"30
Lo scarto è brusco, come dicevo, rispetto alla ripetizione heideggeriana fin qui fatta
di Kant e coinvolge il problema dell'infinito, che comunque già campeggiava nel testo
foucaultiano assai più che in quello heideggeriano: invece di stare alla finitezza
originaria, Foucault ricorre al superuomo di Nietzsche per spiazzare la coppia finito-
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infinito; di fatto propone che si possa riaprire la comunicazione del finito coll'infinito.
Questo processo avviene col ricorso a quelle che Foucault chiama esperienze del limite,
facendo forza, di nuovo, su Blanchot e sulla trasgressione di Bataille. Questa
esplicitazione non avviene nel testo dell' Antropologia, ma in testi contemporanei o di
qualche anno dopo, che comunque appartengono ancora alla sua stessa configurazione
teorica. In particolare tre sono i testi che dovremmo prendere in considerazione (ma
possiamo solo accennarvi) per mettere a fuoco quest'operazione:
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borghese di fronte alla repressione del dionisiaco che essa opera? È per
questo che si dedicherà sempre all'analisi puntuale dell'ontico, del
finito, che la sua analitica esistenziale prenderà la forma di un'analisi
dei manicomi, delle prigioni, della sessualità: solo attraverso l'analisi e
lo scioglimento del modo in cui il trascendentale si è fatto empirico,
creando ospedali, prigioni ecc., si può accedere a una vita liberata.
Dunque: maggior accentuazione sul Dasein e sull'ontico, più importante
ruolo conferito sia al finito che, correlativamente, all'infinito: alla
maggior insistenza sull'ontico, sul finito corrisponde l'interesse
epistemologico e politico foucaultiano per i limiti che ogni cultura
impone all'Essere ovvero a Dioniso; al maggior rilievo sull'infinito
corrisponde l'esigenza politica, rivoluzionaria, di rinnovamento totale
attraverso il ricongiungimento con l'infinito. Quindi, si potrebbe dire:
uno Heidegger letto attraverso le lenti deformanti di Kant e di
Nietzsche, ma anche di Marx e del surrealismo. Ma se si vuol capire il
perché di queste lenti deformanti, bisogna concentrarsi sulla centralità
che Foucault conferisce al presente, alla storia, alla politica: è questo il
filtro tipicamente francese (intendendo con questo anche la temperie
storico-culturale francese degli anni 50-60) a cui Foucault sottopone
Heidegger e per cui si può dire che in lui i concetti heideggeriani
diventano operazionali: strumenti all'interno di un intervento attivo,
etico-politico nel presente in cui la lezione di Kant, di Nietzsche e di
Marx sono profondamente solidali. Torneremo su questo nelle
conclusioni.
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[Si tratta di] Cercare di raggiungere nella storia questo grado zero della storia
della follia, quando è ancora esperienza indifferenziata, esperienza, non ancora scissa,
della scissura stessa34.
…il tempo storico impone silenzio a qualcosa che in seguito non possiamo più
apprendere se non sotto le forme del vuoto, del vano, del nulla. La storia non è
possibile se non si basa su un’assenza di storia, in mezzo a quel grande spazio di
sussurri spiati dal silenzio, come se fossero la sua vocazione e la sua verità…
Equivoco di questa oscura regione: essa è pura origine poiché da lei nascerà il
linguaggio della storia, conquistando a poco a poco su tanta confusione le forme della
sua sintassi e la consistenza del suo vocabolario; ed è ultimo residuo, spiaggia sterile
delle parole, sabbia percorsa e subito dimenticata, e che non conserva, nella sua
passività, se non la vuota impronta delle figure prelevate35.
E ancora:
Lo studio che segue non sarà che la prima tappa, e la più facile senza dubbio, di
questa lunga inchiesta, che, sotto il sole della grande ricerca nietzschiana, vorrebbe
34 Michel Foucault, Storia della follia nell’età classica(1961), tr.it. a cura di Franco
Ferrucci, Rizzoli, Milano,1963, p. 9.
35 Michel Foucault, Storia della follia..., cit., p.14.
36 Michel Foucault, Storia della follia..., cit., p.15.
37 Michel Foucault, Storia della follia..., cit., p.11-2.
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confrontare le dialettiche della storia con le immobili strutture del tragico.38
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in SF; la distinzione di 4 episteme e 4 epoche storiche simili alle precedenti, ma con
alcune sostanziali messe a punto in PC. Attraverso Blanchot, i temi nicciani e
heideggeriani diventavano strumenti di un’epistemologia storica che si ricongiungevano a
quella linea Koyré-Cavaillés-Canguilhem che era tipicamente francese; e al posto di un
tentativo di ricongiungimento, attraverso la poesia, con la voce dell’Essere, avevamo qui
una complessa e articolata analisi dell’allaccio moderno fra senso e non ssenso, fra la
razionalità e il suo altro: una traduzione francese della filosopfia tedesca che ne faceva
uno strumento critico del presente, un’analisi concreta e puntuale della contemporaneità.
All’ascolto della voce dell’Essere, corrispondeva qui un ripensamento profondo delle
scienze umane, cioé della cultura strutturalistica degli anni Sessanta, trasformata e
rovesciata come un guanto, grazie al riferimento alla tradizione filosoficatedesca, a
Husserl e Heidegger congiuntamente, in una critica radicale del neocapitalismo che negli
anni 60 celebrava i suoi fasti.
4.Conclusioni
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andare più in profondo in questa operazione di meticciato franco-tedesco: cerca cioé di
sintetizzare il suo codice politico-collettivo francese con la cultura della spiritualità (la
cura di sé), che è uno dei portati della cultura antica, ma che è anche così tipicamente
tedesca e di cui considera Heidegger un esponente importante: in questo ultimo tentativo,
interrotto dalla morte e assai diverso, categorialmente, da quello giovanile che sopra
abbiamo esaminato, sta forse un estremo messaggio di prossimità e distanza rispetto a
Heidegger; è come se Foucault dicesse: la libertà francese, quella delle istituzioni, delle
folle e delle Rivoluzioni, deve aprirsi alla libertà spirituale, interiore, intimamente
individuale, a cui Heidegger, gran lettore di Lutero e di Schelling, ha guardato: solo la
sintesi di queste libertà è all'altezza dei problemi posti dalla storia contemporanea. Come
i precedenti, è un modo molto originale per "sollecitare" Heidegger; a me sembra che sia
anche un programma estremamente attuale nella crisi politica e di valori che stiamo
attraversando e, dunque, una strada feconda per mantenere viva l'attualità del pensiero di
Martin Heidegger.
del XX secolo il rifiuto della storia e del moderno e il ritorno all’antico, per Merleau-
Ponty, anche dopo il ’56, anche dopo il fallimento dell’esperienza sovietica, rimane vero
che la storia non è necessariamente una dimensione negativa; che non ogni volontà, non
ogni azione è necessariamente nichilistica; e che non è fatale che fra l' essere e il divenire,
fra la natura e la storia, fra la Kultur e la Zivilisation si debba tragicamente scegliere.
Riannodando i fili fra Schelling e la cultura romantica tedesca da un lato e tutto quello
che la civilisation francese aveva prodotto fra la fine dell'800 e gli anni '30, intrecciando
inoltre un proficuo dialogo con Nietzsche e Heidegger, mi pare che Merleau-Ponty
cercasse di realizzare una sintesi fra le due tradizioni nazionali, segnando così un passo
avanti rispetto alle contrapposizioni polari e spesso reciprocamente speculari in cui esse
si erano arenate; e mi pare anche che tale sintesi reimpostasse le questioni del nichilismo,
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della metafisica, della natura e della cultura in un modo nuovo, che oggi, e forse oggi più
che nel nostro immediato passato, ha ancora molto da dirci.
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