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Lunedì 4 Novembre di un futuro imprecisato

Le grida squassano il silenzio della notte fonda, poi di nuovo la calma torna a regnare. L’autostrada
è un deserto asfaltato e costellato di luci ed è animata dal suono del vento, sordo ed incessante.
Ivan, alla guida di una vecchia automobile, sfreccia come se fosse rincorso da un plotone armato ma
in realtà è solo, desolato dinanzi ad un turbinio di emozioni che lo assale, lo avvolge e poi
magicamente lo abbandona, per poi ripresentarsi ancora più intensamente. Le mani si agitano
nervosamente e nel volto particolarmente pallido svetta imponente il suo naso aquilino, arrossato
verosimilmente dal freddo di quella sera maledetta.
La mente già cerca di cancellare dei ricordi ormai incancreniti ed Ivan è particolarmente mosso e
colpito dalla fermezza della memoria, dall’affanno insopportabile che lo sta accompagnando per
tutto il viaggio e dalla tenacia semplice di conservare dentro sé ogni espressione del viso e ogni
parola pronunciata da Marta.

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