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Chiesa e dittatura in Argentina

Riassunto di Augusto Dalla Ragione

Il 24 marzo 1976 un golpe delle forze armate argentine rovesci il governo


democraticamente eletto di Isabel Pern e dette inizio a quello che venne chiamato
Processo di Riorganizzazione Nazionale, tristemente noto per le capillari ed
estreme violazioni di diritti umani e per la vicenda dei desaparecidos. La Chiesa
mantenne un atteggiamento quanto mai dubbio nei confronti del nuovo regime, che
venne salutato positivamente dal clero argentino, storicamente legato allesercito, e
accettato dal Vaticano fino a che la repressione non giunse a colpire membri del
clero.

La chiesa argentina viveva gi da tempo al suo interno forti tensioni tra la sue
componenti pi conservatrici e intransigenti e il clero progressista, terzomondista.
Lostilit verso le innovazioni conciliari e lorientamento antiliberale si saldavano
ad una tradizione che aveva fatto del cattolicesimo una vera e propria ideologia
nazionale, dal quale la stessa Argentina era stata forgiata. In questottica di
sovrapposizione di ideologia nazionale e ideologia religiosa, la Chiesa gi da tempo
si era creata uno stretto vincolo con lesercito, presentandosi come bastioni
dellidentit nazionale cattolica in rifiuto delle istituzioni liberali, considerate un
prodotto del protestantesimo, dunque da rigettare. Questa cultura antimoderna,
antiliberale e reazionaria di cui Chiesa locale ed esercito erano imbevuti negli anni
30 sopravvisse a lungo, fino agli anni 70, anche per la sua valenza di potenziale
mezzo di integrazione e nazionalizzazione delle masse nello Stato, per includerle,
sottraendole al pericolo della sovversione marxista. Dunque, lesercito argentino
assunse una funzione di difensore della cattolicit nazionale dai propri nemici (pi
che altro interni) e di fautore dellortodossia, tanto da arrivare a censurare manuali
di catechismo e dei seminari. Nella vita argentina vi era un abisso tra la
componente nazionale, perfettamente coincidente con la religione cattolica, e tutto
ci che era nemico liberali, socialisti, comunisti, ebrei, atei ecc. Questa tensione,
che Pern aveva declinato come una contrapposizione tra la cattolicit del popolo e
loligarchia liberale, divenne un conflitto interno al cattolicesimo una volta
abbattuto il regime liberale nel 1943. Il Vaticano II costitu un nuovo problema per
il mito nazional-cattolico argentino: lorientamente di accettazione del pluralismo
cozzava fortemente con limpostazione integrale su cui si fondava il connubio tra
Chiesa e nazione, e questo mito nazionale poteva correre il rischio di incappare in
una crisi di legittimit.

Colpo di Stato

Seppur preceduto da alcuni arresti arbitrari da parte della polizia di alcuni


ecclesiastici di La Rioja (una diocesi dal netto orientamento conciliare) il colpo di
Stato venne salutato come necessario da gran parte della Chiesa argentina, Chiesa in
cui le correnti innovatrici stavano vivendo un isolamento crescente, anche in virt
della svolta radicale di queste ultime. Lorientamento reazionario ben
esemplificato dal convegno su Chiesa e liberazione delle conferenze episcopali
latinoamericane, dove erano state attaccate le correnti cristiano-sociali e la teologia
della liberazione. Dunque, la Santa Sede e i vertici del clero argentino accolsero
positivamente la notizia del nuovo regime, e larrivo di un militare fortemente
cattolico alla Casa Rosada.
Gi dalle prime settimane del nuovo regime cominciarono per a giungere alla
Santa Sede informazioni inquietanti sulla piega brutale del nuovo corso, che non
cambiarono comunque latteggiamento del Vaticano. Bisogna anche considerare
che le informazioni giungevano a Roma mediate dalla conferenza episcopale
argentina e dal nunzio apostolico (Pio Laghi), che si era espresso in termini molto
positivi su Videla e sulla ncessit della presa del potere delle forze armate, come
riportato dal ministro degli esteri argentino Guzzetti in un suo incontro con Laghi.

Circa le informazioni sulle violazioni di diritti umani e la brutale repressione che


si andava instaurando, e che cominciava ad essere riportata dalla stampa
mondiale, la Santa Sede utilizzava come strumento per misurare laffidabilit di
una fonte la sua posizione verso il comunismo: venivano considerate pi
attendibili quelle notizie provenienti da organismi avversi al comunismo, come
Amnesty International. Ma soprattutto, la Santa Sede si sarebbe basata sulle
informazioni provenienti dal nunzio apostolico, Pio Laghi. Data, comunque, la
posizione favorevole di pressoch tutto il clero argentino, la Santa Sede
mantenne un atteggiamento prudente e accondiscendente, pur rimarcando
qualche preoccupazione sullo stato dei diritti umani (un articolo del gesuita Rulli
su Civilt Cattolica del luglio 1976, dove queste preoccupazioni erano comunque
bilanciate dal giudizio generalmente positivo sulla nuova giunta).

Le cose cambiarono allorch la repressione si abbatt anche sul clero argentino,


esacerbata dallattivit del quotidiano LAvvenire. Questo, seppur non essendo un
quotidiano sotto il controllo della Santa Sede, vi circolava diffusamente, e la sua
recente svolta a sinistra laveva reso inviso a diversi conservatori. Proprio
LAvvenire fece scoppiare il caso con un articolo sui crimini argentini, di cui
lambasciata chiese subito conto (agosto 1976). I rapporti tra Santa Sede e
ambasciata argentina si fecero tesi, e pi volte nei mesi seguenti lambasciata si
scagli contro il quotidiano cattolico, asserendo anche che la Segreteria di Stato
vaticana tollerasse lorientamento del quotidiano, e facendo pressioni sulle autorit
vaticane. Lincidente sospetto in cui mor monsignor Angelelli non fece che
esaperare la situazione, e gli organi di stampa vaticani non poterono fare a meno di
tenere conto dello stato di violenza in cui versava il Paese. Lambasciatore Blanco
accus di nuovo LAvvenire in novembre, asserendo che aveva attaccato il Paese
con una presentazione sensazionalista ed erronea. I rapporti tra ambasciata e
Santa Sede erano ormai compromessi: seppur mancando di una decisa presa di
posizione, la Santa Sede eluse le proteste di Blanco per la linea de LAvvenire,
affermando che questultimo non avesse alcun legame con la Santa Sede. Il
raffreddamento dei rapporti tra Argentine e Santa Sede poteva potenzialmente
avere pesanti ripercussioni su di un regime che si presentava come difensore della
nazione cattolica, e che basava tutta la sua legittimit sullintreccio con la Chiesa;
per questo le reazioni agli articoli de LAvvenire e allintiepidito rapporto con la
Santa Sede furono cos piccate. Cionondimeno, una rottura completa tra i due attori
non avvenne mai, e la Santa Sede conitnu a riconoscere il merito del regime
nellaver salvato la civilt cristiana dalla penetrazione marxista. Alle notizie
relative alla repressione dei gesuiti e del clero progressista il Vaticano reag
esprimendo un semplice stupore, stupore del fatto che queste tragedie potessero
accadere in una nazione tanto cattolica e con un presidente profondamente
religioso. Alla Santa Sede, dopo poco, fu ben chiara la responsabilit governativa
sulle morti dei sacerdoti sovversivi, ma ci non port ad una ufficializzazione della
protesta, fino a quel momento rimasta confinata in ambito diplomatico. Se ci non
avvenne fu per via della refrattariet della conferenza episcopale argentina a far
emergere tutta la portata della protesta: paradossalmente, la Chiesa argentina copr
la protesta usando uno strumento, quello della collegialit episcopale, ribadito in un
concilio di cui lo stesso clero argentino aveva avversato le innovazioni. Insomma,
se dal punto di vista diplomatico la Santa Sede espresse i suoi dubbi circa la
situazione argentina, non arriv mai a mettere in discussione pubblicamente tutto
lassetto, anche perch avrebbe significato far vacillare il mito stesso della nazione
cattolica argentina; inoltre, luccisione dei sacerdoti e la repressione non vennero
mai messe in collegamento. Le pressioni diplomatiche e paternaliste della Santa
Sede, comunque, contribuirono alla liberazione di due padri gesuiti detenuti e
lattenuazione delle violenze sul clero. La Chiesa, insomma, ebbe con il regime
argentino un rapporto improntato sulla diffidenza e su di un fragile equilibrio: la
Chiesa era ben al corrente di ci che stava succedendo, e non si pu dire che non
protestasse, ma di certo lo faceva in modo perlomeno tiepido. Il regime dei militari,
con il suo carattere di cattolicesimo nazionale, di baluardo contro la sovversione
marxista nellambito della guerra fredda, costituiva una necessit che prescindeva
dalle atrocit commesse.

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