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Signora giudice, signori giudici popolari, signora procuratrice, signor assistente del tribunale per i minori,

Voi oggi siete chiamati a giudicare un uomo. Lo avete chiamato aggressivo criminale e irrispettoso della
dignit umana. Personalmente non mi curo degli appellativi che mi attribuite. Io sono solo un ragazzo di buona
volont.

Prima di tutto vorrei dire che probabilmente i signori politicanti, i signori commissari di polizia e i signori
magistrati pensano che incarcerando e arrestando qualche ragazzetto si possa fermare il dissenso nelle
strade. Probabilmente lor signori pensano che le prigioni bastino a spegnere le voci ribelli che dovunque si
alzano. Probabilmente lor signori pensano che la repressione fermer la nostra sete di libert. La nostra
volont di costruire un mondo migliore.

Ebbene, essi si illudono. Ed la storia che d loro torto.

Perch innumerevoli ragazzi come me sono passati per un tribunale come questo.

Infatti oggi Amburgo, prima era Genova, prima ancora era Seattle.

Voi cercate di arginare le voci di rivolta che ovunque si alzano con ogni mezzo legale, con ogni mezzo
procedurale.

Comunque sia, qualunque sar la decisione di questo tribunale, essa non incider sulla nostra protesta.
Ancora tanti ragazzi e tante ragazze, mossi dai medesimi ideali, scenderanno nelle strade dEuropa. Incuranti
delle prigioni che con tanto affanno vi sforzate di riempire di detenuti politici.

Ma veniamo al dunque, signora giudice, signori giudici popolari, signora procuratrice, signor assistente del
tribunale per i minori.

Veniamo al dunque.

Come potrete immaginare io oggi voglio avvalermi del mio diritto di non rilasciare dichiarazioni in merito allo
specifico fatto di cui sono imputato. Tuttavia vorrei porre lattenzione su quali siano le motivazioni che spingono
un giovane operaio originario di una remota cittadina delle Prealpi orientali a venire ad Amburgo. Per
manifestare il proprio dissenso contro il vertice del G-20.

G-20. Solo il nome ha in s qualcosa di perverso.

Venti tra uomini e donne esponenti dei venti paesi pi ricchi e industrializzati del mondo si siedono attorno a
un tavolo. Si siedono tutti insieme per decidere il nostro futuro. S, ho detto bene: il nostro. Il mio, come quello
di tutte le persone sedute in questa stanza oggi, come quello di altre 7 miliardi di persone che abitano questa
bella Terra.

Venti uomini decidono della nostra vita e della nostra morte.

Ovviamente a questo grazioso banchetto la popolazione non invitata. Noi non siamo che lo stupido gregge
dei potenti della Terra. Succubi spettatori di questo teatro dove un pugno di uomini tengono in mano
unumanit intera.

Io, signora giudice, ho pensato molto prima di venire ad Amburgo.

Ho pensato al signor Trump e ai suoi Stati Uniti dAmerica che sotto la bandiera della democrazia e della
libert si ergono poliziotti del mondo intero. Ho pensato ai tanti conflitti accesi dal gigante americano in ogni
angolo del pianeta. Dal Medio Oriente allAfrica. Tutti per accaparrarsi il controllo di questa o quella risorsa
energetica. Poco importa se poi a morire siano sempre i soliti: civili, donne e bambini.

Ho pensato anche al signor Putin. Nuovo zar di Russia. Che nel suo paese viola sistematicamente i diritti
umani e si fa beffe di qualunque opposizione.

Ho pensato ai Sauditi e ai loro regimi fondati sul terrore, con cui noi occidentali facciamo affari doro.

Ho pensato a Erdogan che tortura, uccide, imprigiona i suoi oppositori.

Ho pensato anche al mio paese, dove a colpi di decreti legge ogni governo cancella senza tregua i diritti di
studenti e lavoratori.
Insomma, eccoli qui i protagonisti del sontuoso banchetto che si tenuto ad Amburgo lo scorso luglio. I pi
grandi guerrafondai e assassini che il mondo contemporaneo conosca.

Prima di venire ad Amburgo ho pensato anche alliniquit che flagella oggi il pianeta. Mi sembra quasi scontato
infatti ribadire che l1 % della popolazione pi ricca del mondo detiene la stessa ricchezza del 99 % pi povero.
Mi sembra quasi scontato ribadire che gli 85 uomini pi ricchi del mondo detengono la stessa ricchezza del
50 % della popolazione mondiale pi povera. 85 uomini contro 3 miliardi e mezzo. Queste poche cifre bastano
a rendere lidea.

E poi, signora giudice, signori giudici popolari, signora procuratrice, signor assistente del tribunale per i minori,
prima di venire ad Amburgo ho pensato alla mia terra: a Feltre. Il luogo dove sono nato, dove sono cresciuto
e dove voglio vivere. La cittadella medioevale incastonata come una gemma nelle Prealpi orientali. Ho
pensato alle montagne che al tramonto si tingono di rosa. Ai bellissimi paesaggi che ho la fortuna di vedere
dalla finestra di casa. Alla bellezza che travolge questo luogo.

Poi ho pensato ai fiumi della mia bella valle violentati dai tanti imprenditori che vogliono le concessioni per
costruire centrali idroelettriche. Incuranti dei danni alla popolazione e allecosistema.

Ho pensato alle montagne colpite dal turismo di massa o diventate luogo di lugubri esercitazioni militari.

Ho pensato al bellissimo posto dove vivo che sta venendo svenduto ad affaristi senza scrupoli. Esattamente
come tante altre valli in ogni angolo del pianeta. Dove la bellezza viene distrutta nel nome del progresso.

Sulla scia di tutti questi pensieri ho deciso dunque di venire ad Amburgo a manifestare. Per me venire qui
stato prima un dovere che un diritto.

Ho ritenuto giusto oppormi a queste scellerate politiche che stanno spingendo il mondo verso il baratro.

Ho ritenuto giusto battermi perch qualcosa sia almeno un po pi umano, dignitoso, equo.

Ho ritenuto giusto scendere in piazza per ribadire che la popolazione non un gregge, e nelle scelte essa
deve essere interpellata.

La scelta di venire ad Amburgo stata una scelta di parte. La scelta di stare dalla parte di chi chiede diritti e
contro chi li vuole togliere. La scelta di stare dalla parte di tutti gli oppressi del mondo e contro gli oppressori.
La scelta di combattere i potenti grandi e piccoli che usano il mondo come fosse un loro gioco. Incuranti che
poi a farne le spese sia sempre la popolazione.

Ho fatto la mia scelta e non ho paura se ci sar un prezzo da pagare ingiustamente.

Tuttavia c anche unaltra cosa che voglio dirvi, che voi mi crediate o meno: a me la violenza non piace. Per
ho degli ideali e per questi ho deciso di battermi.

Non ho finito.

In unepoca storica in cui dovunque nel mondo si alzano nuove frontiere, si stende nuovo filo spinato, si alzano
nuovi muri dalle Alpi al Mediterraneo, trovo meraviglioso che migliaia di ragazzi da ogni parte dEuropa siano
disposti a scendere insieme nelle strade di ununica citt, per il proprio futuro. Contro ogni confine. Con lunico
comune intento di rendere il mondo un posto migliore di come labbiamo trovato.

Perch Signora giudice, signori giudici popolari, signora procuratrice, signor assistente del tribunale per i
minori, perch noi non siamo il gregge di venti signorotti. Siamo donne e uomini che vogliono avere il diritto di
disporre delle proprie vite.

E per questo combattiamo e combatteremo.

(dichiarazione resa da Fabio V. alludienza del 7 novembre 2017 al Tribunale di Altona ad Amburgo)

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