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AN NO PRIMO -
FIRENZE
SCRITTI INEDITI
AVVERTIMENTO
P. FANFANI.
105
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(2) Forse dee dire E ad ogni cosa..... Volgi gli occhi ec.
(3) Effettuosamente, con effetto, con buon effetto.
(4) Forse: Con rime tali da potermi apporre; cio da poter dare nel
segno.
(5) Ecco Dante: O anima cortese mantovana Di cui la fama ancor
nel mondo dura. E il Boccaccio quando gli veniva il bello, danteggiava vo
lentieri.
(6) Verso guasto certamente.
(7) M'acade ad opo. Mi accade ad uopo, cio mi viene occasione di
usare, di giovarmi de'tuoi esempi ec.
(8) Esempi che a virt perduce. Che guidano alla virt. Per i Gram
matici antichi, e per quasi tutti i moderni, qui c' enallage, e il singolare
sta per il plurale. Il Nannucci e'direbbe che perduce troncatura di per
duceno terza persona plurale. Il Gherardini, che le sillessi del verbo es
sere le battezza per ellissi e le riempie a dovere, non so come farebbe per
questo verbo qui e per tanti altri. Gli esempi son molti, e d'ogni secolo,
appresso tutti i grammatici.
(9) Nota robustezza che ha la presente ottava. Di questa e dell'an
tecedente vedi una somiglianza nella 35, e 36 del canto XII della Tesei
de. Testimone sta nel primo verso per assistente; cio, dice, sii mia
guida e non ti dipartire da me.
(10) Il verso guasto. Forse diceva: S la nasconde e cela ec.
(11) E questa ottava pure bella e leggiadra se niuna ce n'.
(12) Dalla sua rubrica. I titoli dei componimenti e gl'indici dei
rmedesimi si scrivevano spesso di rubrica: qui, presa la parte per il tutto,
rubrica sta per libro, opera.
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(13) E permutata ec. Ci dice che da versi latini fu mutata in prosa
latina (ch tanto sonava allora grammatica, quanto lingua latina) e poi di
prosa latina la volt egli in rima volgare.
(14) Il terzo verso di questa ottava manca di due sillabe, e non saprei
qual potesse essere la parola mancante; il quarto soverchia di una sillaba,
ed aperto che in vece di Per lo sar stato scritto dall'autore Pel.
(15) Di cui la fama eternalmente dura. Ecco Dante da capo: ed il
Boccaccio, quando ben gli veniva, usava le proprie parole di Dante, e i
veri suoi, e le immagini sue.
(16) Mante persone. Molte persone. Dal provenzale mant, mans.
(17) Pongasi mente quanto nobile la presente ottava.
(18) Il verso mancante di un che s: E forse sar stato scritto cos,
fuor che s, ogni altra tenea vile.
(19) Dall'essere la prepotenza e l'orgoglio vizio troppo comune a'signori
usurparono i nostri antichi le parole signoria, signorevole, e signorile per
orgoglio, prepotenza, orgoglioso, prepotente o simili. Cos nel Petr. Uom.
ill. Cur Dent. si legge: Quanto egli fosse signorevole contro a cittadini
e agli compagni non solamente il mostrava quella crudelt contro a Quinto
Fabio, ma di molte asprezze quella terribile, che ec. E nelle VV. SS. PP.
Quando il prelato troppo signoreggevole e con alterezza e autorit co
manda a suoi sudditi, vede Iddio ec.
(20) Nel suo prospero. Nel suo prospero stato, nella sua prosperit.
comune nella lingua italiana, come in altre, questo porre i concreti per
gli astratti. -
(23) Che reg nelle membra ec. Recare riferito a qualit fisica o mo
rale, per possederla, averla, mi par nuovo, e strano.
(24) Qui ed in altri luoghi, dove si vedr punteggiato invece di scritto,
la carta del testo mangiata del tutto, o la lettera morta affatto. Ottava
bellissima, se non in quanto il verso Alquanto solo di questo se ne scocca
oscuro, e certamente erroneo. Nel verso sesto poi non dovr dire a modo
che ghiaccio, ma s a mo' che ghiaccio.
(25) S di crudo ciesso. Non saprei, neppur per indovinatico, come
s'avesse a dir questo verso.
(26) Ciascun onore si contrista. Non c' dubbio ch' e' s'ha a leggere:
ciascun'ore si contrista.
(27) Del lion la voce. La notizia dello stato in che era il lione.
(28) Senza voler pigliare altro rispetto
Il proprio giorno l'andorno assalire
Senza aver rispetto ad altro, senz'altro pensare, l'andarono ad assalire
quel giorno stesso. Nota l'uso di quell'adiettivo proprio per istesso, e la
proposizione a tolta all'infinito assalire: modi che sono ambidue d'uso con
tinuo appresso gli antichi, e su quali ritorneremo.
(29) Solo per sua vendetta egli era a frangere
Verso di senso oscuro, e forse e senza forse sciupato dal copiatore.
(30) Non con men furia il toro. . . . .
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Par, quasi certamente, che il verso dovesse finire con allor si mosse;
ma la carta qui mangiata.
(31) Ricevute contra. Non so far congettura del come s'avesse a star
questo verso.
(32) Nel preterito tempo, al ferito. Forse dova dire: nel preterito tempo,
die' al ferito.
(33) Bella ottava, e le due seguenti; se non in quanto turba la bellezza
della 18.a, quel suo ultimo verso spropositato.
(34) Forse: Or ciascuno di voi che avete udito. Bella ottava !
(35) Essendo per la foresta......, ed era affamato. Questo accozzo
di gerundio con pendente era comunissimo agli antichi. Vedine assegnata
la ragione in uno scritto del P. Sorio nel N. 8. de'Ricordi filologici.
(36) Fane per fa, e molti simili, son frequenti per le cose poetiche
antiche, e massimamente del Boccaccio.
(37) Non fe resta. Non rest: non mise tempo in mezzo.
(38) Merr. Mener. I futuri si contraevano quasi sempre da'nostri
antichi, e se ne trova degli stranissimi. N solo i futuri, ma anche altre voci
di verbo.
(39) A gridare, forse guardare.
(40) S 'l salute. Qui, certo per isbaglio del sarto copiatore, non c'
neppur la rima. Il verso finiva senza fallo con la voce saluto; e forse: gli
fe'il saluto.
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(41) Colla al canto. Questo tale strafalcione che le congetture non
ri
ci possono.
(42) Come quel pane ande. Nota modo riciso, e calzante: come chi
dicesse: giurate come and la faccenda di quella prestanza di pane.
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(43) Sopra questo fatto non passate. Non indugiate pi a far giustizia.
Passar sopra a una cosa vale dissimularla, non ne tenere stretto conto, o
simili.
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