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Fuzzy-crime

Francesco Franci - 16.12.2001

Non c'è solo il terrorismo, c'è anche il terrore.


Il terrore dell'irrazionale, dell'illogico, dell'infrazione delle leggi della natura, delle leggi
sociali.
Terrore etimologicamente riporta a "ters-eo" "faccio tremare", scuoto, destabilizzo l'ordine
mentale, il controllo psico fisico. Anche il fisico è coinvolto: tremo come una foglia,
impallidisco. Un'incursione, di solito inaspettata, nel territorio, nel dominio del dio Pan.

Un esempio tra tanti.Andando un po' indietro nel tempo. ci ricordiamo di Erika e Omar
(forse è difficile dimenticarlo). S cuotono, "fanno tremare", colpiscono "dentro", come gli
autori dell'attacco alle torri gemelle (anche qui oramai tali per tragica antonomasia).

Il caso di E. e O. scuote (fa traballare) anche la logica.


Perché si intrecciano due categorie che si situano su piani logici diversi: criminalità e follia.

contro le leggi sociali (i patti di convivenza)


Criminalità deviazione sociale
contro le leggi di natura (la convivenza)

contro la normalità
Follia malattia
contro la salute mentale

La logica binaria tenta di controllare questi due insiemi: criminalità e follia, con le proprie
regole:
criminale aut folle
criminale vel folle
criminale and folle
Sono categorie alternative ? hanno elementi in comune ? coincidono ?
Il problema e del tipo "fino a che punto…", si ha a che fare con le sfumature tra gli estremi
delle varie possibili proposizioni logiche. E' materia della fuzzy logic (vedi: Genoa Global
Caos - The Price n°1).

Ma criminalità e follia si portano appresso altri territori ove alligna proficuamente il


paradosso.
Sempre per Erika e Omar: capaci di intendere e di volere ?
Sì o no, oppure fino a che punto ? Ossia logica binaria o fuzzy logic ?
La cosa non è di poco conto perché la risposta, netta o fuzzy che sia, porta a:
condannabili o no.
Sempre con la logica proposizionale:
capaci condannabili
non-capaci non-condannabili
E' semplice.. Se…. allora, if….. then, una "logica" implicazione". E invece, non è affatto
semplice. Si è visto che le sfumature "inquinano" anche questo solido connettivo logico.
Se quasi… allora quasi.
Se quasi capaci di intendere e di volere, allora quasi condannabili.
~ cap  ~ cond (dove la  indica una implicazione fuzzy)

Nei reati minori (contro le leggi sociali, non contro le leggi di natura) le cose sono
"logicamente" spiegabili, non subentra il "terrore" che scuote. Quindi sembrerebbe che la

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logica binaria funzioni ancora bene. Vale il buon "if… then". Colpevole o innocente, non si
scappa. Vero o falso, è un gioco a somma zero (vedi: "Amico o nemico ?" - non
pubblicato).

Paradossalmente, se il reato si estremizza, è efferato, attiene al "terrore", è del tipo


"uccide la madre e il fratellino, barbaramente", la logica binaria cade, si frantuma.
Perché subentra la follia. Non c'è una spiegazione logica al delitto. Quale movente può
portare a quel delitto ? E' la notte della coscienza, è il territorio di Pan. Il terrore è l'unica
certezza.
E così, tranquillamente, l'apparato "logico" della giustizia va in crisi.
Colpevole o non colpevole ? Colpevole e non colpevole !
E' il paradosso del tertium "datur", una situazione che è al tempo stessa vera e falsa, un
bicchiere che è mezzo pieno e mezzo vuoto.
E' criminale e folle, non criminale o folle. In una misura intermedia. Il crimine si fuzzyfica
(fuzzy-crime). E' e non è, è tale e non è tale. C'è da che far girare la testa.

Un altro "sintomo" della fuzzyficazione dello scenario è dato dal Padre di Erika.
Accusatore o difensore ? Da che parte sta ? E parte lesa o è dalla parte dell'imputato.
Paradossalmente è tutte e due le cose, non può non esserlo. E non si tratta di perdono o
carità cristiana ma di drammatica ambiguità dei ruoli. E' tutt'e due le cose. Ma questo crea
un "doppio legame" che porta al paradosso e all'incomprensione (da parte della cosiddetta
opinione pubblica):
- se si considera parte lesa deve odiare, combattere e cercare la vendetta nei confronti
dell'omicida, in ossequio alla sua figura di "pater familiae" ed ai doveri morali e civili
che questo ruolo comporta;
- ma se così fa viene meno alla sua funzione di "pater" nei confronti della figlia, alla
strenua, irrazionale difesa di una figlia;
- se non si considera parte lesa ""offende la memoria" dei suoi cari uccisi, che esigono
che sia fatta "giustizia", che la colpevole sia punita.
Un doppio legame che rende "sbagliata" qualunque sua scelta. Apparentemente.
Deve difendere i suoi figli: ucciso e uccisore. E' possibile ? In una logica binaria no, in una
fuzzy sì.

Tutto questo sconcerta (scuote), spiazza le nostre certezze, crea "partiti". Condannare,
non condannare. Ovviamente la soluzione non sta nel prendere partito, ma nel raffinare gli
strumenti di analisi.
E' indispensabile fare delle escursioni fuori dalla usuale logica binaria della
Legge/Giustizia. Dalla sentenza dicotomica del tipo: colpevole / non colpevole.
Viene in mente la figura della Giustizia con la bilancia in mano, basta un granello di
polvere in più da su uno dei due piatti e il verdetto è univoco, inesorabile.
Paradossalmente, si è visto prima, se il reato è estremo (drammatico) la giustizia non è più
"estrema", ma traballa, anch'essa è scossa, sembra contraddirsi. In effetti contraddice la
natura binaria della sua "normalità".
E poi più la giustizia è raffinatamente complessa , come quella italiana che si fonda sul
diritto romano e poi via via assorbe linfa dalla storia, dalla filosofia, da Cesare Beccaria, e
da altre mille cose ancora, e più non è tale, ferrea, assoluta (ab solutum, senza legami
culturali, storici…), e più traballa, e sensibile alle scosse, impallidisce, si contraddice,
assomiglia alle persone che giudica.
A differenza di quella statunitense, per esempio, moderna, efficiente, ma non sappiamo
quanto realmente efficace. Basata sulla logica binaria del "occhio per occhio", che quindi
non ha questi problemi "esistenziali", di dover "essere nel mondo".

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Le giustizie "precise" le conosciamo, ai ladri si taglia la mano, i matricidi vanno sulla sedia
elettrica, è semplice. Non importa che siano più o meno "folli". O pazzi completi o
condannabili, niente sfumature destabilizzanti, niente fuzzy-scappatoie. Del resto ogni
omicidio è una "follia", perché infrange l'ordine della natura, le regole della mente, e quindi
tutti gli omicidi andrebbero assolti, e resterebbero da condannare solo i ladri di galline. La
logica binaria non fa una grinza.

Sfortunatamente le cose non sono così semplici. Anche il crimine, e con esso la giustizia,
hanno contorni sfumati. E' una realtà di cui bisogna prendere atto ed adeguare gli
strumenti di analisi.

Un altro paradosso che viene fuori, in questi casi estremi, è quello della "sentenza
esemplare". Ma o la sentenza è sempre esemplare, ossia la condanna serve da esempio
e da monito, da deterrente, o non lo deve essere mai. Non a volte sì, a volte no, a
seconda della gravità o della "esemplarietà" del crimine.
In effetti la sentenza è comunque un'azione binaria (anche se vedremo può migrare in
territori sempre più fuzzy logici), e da essa ci si aspetta che sia giusta o ingiusta, e basta,
male stremo del sistema giudiziario. Con tutte le conseguenze del caso. Quello che è
sicuramente superfluo e ingombrante è la necessità che la sentenza debba accollarsi
l'onere di essere esemplare, e pertanto aggravare la pena per sottolineare il monito, per
sedare il "terrore" suscitato dal crimine.
L'unico esempio importante è quello di azioni giudiziarie che abbiano saputo interpretare il
mondo, la realtà, e quindi concorrano a rafforzare la comprensione del mondo e la
gestione condivisa della sua complessità.

Questo porta a un interrogativo, non affatto accademico: si può ipotizzare una fuzzy-
giustizia ?
L'accettazione della fuzzy-giustizia è l'accettazione della sentenza di Torino per Erika e
Omar. Perché scandalizzarsene, o perché prendere per forza partito per il "sì" o per il "no".
Il coraggio di una fuzzy-giustizia, che accetta il paradosso, non fa finta che non esista. Che
fa convivere il criminale con il folle, la capacità di intendere e la non capacità, la punibilità
e la non punibilità. Perché così va il mondo, attraverso territori sfumati, non nettamente
definiti, perché la complessità non la si riduce tagliando con l'accetta.
E' il percorso verso una cultura di fuzzy-giustizia, verso la comprensione di cosa possa
essere una fuzzy-giustizia, alle quali non siamo preparati.
Il fuzzy-crime è affrontato dalla fuzzy-giustizia.
Una società complessa ha regole del gioco complesse. Forse pensare di "semplificare" le
leggi è un'utopia. Ed è anche vero che l'attuale sistema dovendo spingere la complessità
dentro la binarietà costruisce leggi (binarie) sempre più ridondanti, particolareggiate,
numerose, a volte anche contraddittorie.
Non è un segno di bizantinismo, ma di civiltà, che però è arrivata al confine del mondo
conoscibile, piatto, alle sue Colonne d'Ercole, in una esplosiva, drammatica, ma salutare,
crisi di crescita.
La complessità non va "ridotta" banalizzandola, ma gestita, con nuove regole, nuovi
approcci e modi logici. Il "terrore", lo scuotimento, fanno parte del gioco, ma i giocatori
diventano sempre più consapevoli della possibilità di poter mutare le regole del gioco.

"O sink hernieder, nacht der liebe"


(R. Wagner - Tristano e Isotta - Atto II, scena 2)

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