Dagli antichi erbari ai fiori di Bach: Storia magica dell’erboristeria
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“Spesso le fasi lunari erano importanti per adempiere alla raccolta delle erbe... Anche nei rituali anglosassoni le erbe dovevano essere tagliate ed estirpate impiegando la mano sinistra con il solo dito anulare...”
Un libro indispensabile per conoscere in maniera approfondita le origini, la storia, il significato e le profonde conoscenze naturali della magia, conoscenze che riguardano in special modo le proprietà e l’utilizzo delle erbe (e della loro anima)... fino al suo sovrapporsi alle credenze religiose.
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Dagli antichi erbari ai fiori di Bach - Alessandra Zarone
Dagli antichi erbari ai fiori di Bach
Prima edizione: febbraio 2020
© Edizioni All’insegna del Sagittario
All’insegna del Sagittario è un logo di Edizioni Sì
Coedizione digitale (eBook) 2020 a cura di MABED Edizioni Digitali
Adattamento eBook: Mabed
ISBN: 9788898891504
www.edizionisi.com
www.mabed.it
info@mabed.it
Il libro
... gli erboristi medievali studiarono lo sviluppo e la crescita delle piante rifacendosi al calendario cristiano, cosicché la crescita delle foglie iniziava il giorno dell’Annunciazione, il 25 marzo, e continuava fino al giorno dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno. Lo stelo invece si sviluppava dalla Natività di San Giovanni Battista, il 24 giugno, fino alla festività di San Michele Arcangelo, il 29 settembre. Infine la radice cresceva dal Concepimento di San Giovanni Battista, il 24 settembre, e di nuovo fino all’Annunciazione...
Spesso le fasi lunari erano importanti per adempiere alla raccolta delle erbe... Anche nei rituali anglosassoni le erbe dovevano essere tagliate ed estirpate impiegando la mano sinistra con il solo dito anulare...
Un libro indispensabile per conoscere in maniera approfondita le origini, la storia, il significato e le profonde conoscenze naturali della magia, conoscenze che riguardano in special modo le proprietà e l’utilizzo delle erbe (e della loro anima)... fino al suo sovrapporsi alle credenze religiose.
L’Autore
Alessandra Zarone: diplomata in Naturopatia Psicosomatica presso la scuola Riza di Milano, con una tesi dal titolo Dagli antichi erbari alla floriterapia: influsso greco-romano e celtico in Edward Bach, druido e medico di Myddvai, che costituisce la base di questo libro.
Specializzata in Floriterapia ha conseguito un Master in Floriterapia Psicosomatica, condotto dalla dottoressa Marilena Zanardi. Approfondisce le tematiche legate alle cure naturali sul blog naturopatia.com.
Alessandra Zarone
Dagli antichi erbari
ai fiori di Bach
Storia magica dell’erboristeria
_____________
Capitolo Primo
La magia in età primitiva
La Magia ha origine nei rituali primitivi, allo scopo di propiziare o conciliare le potenze superiori che dominano la natura. L’uomo primitivo confidava nell’efficacia di rituali, preghiere e sacrifici. La magia era strettamente connessa alla religione e nei tempi antichi le funzioni del mago e del sacerdote non si differenziavano. L’uomo cercava di ottenere il benvolere di dei o spiriti con sacrifici e preghiere, tramite rituali religiosi e magici. (1) Nelle società primitive ogni uomo era il mago di sé stesso e compiva rituali, incantesimi a proprio beneficio o a danno dei suoi nemici. (2)
Successivamente venne creata una categoria di uomini il cui compito era di praticare riti, sacrifici, sortilegi, avvalendosi di tutto ciò che la natura poteva offrire, ossia erbe e minerali. Il miglioramento continuo di tecniche magiche svolte dal mago indussero l’uomo ad una nozione di mago-dio, ossia ad un concetto di creatura capace di poteri soprannaturali, incarnato nel mago stesso. (3) Egli manifestava poteri divinatori, preceduti da stati convulsivi e sguardi allucinati. Il mago compiva i propri rituali in luoghi prescelti, quali i cimiteri, le selve, le paludi, impiegava strumenti consacrati al rito, (4) tracciava un cerchio o un quadrato intorno a sé e si avvaleva di speciali amuleti protettori. Al termine del rituale adempiva i cosiddetti riti di uscita, che consistevano nel distruggere gli oggetti cerimoniali e nell’abbandonare il luogo magico senza voltare il capo. L’attività del mago-sacerdote era preparata da alcune regole di vita quali la castità, il digiuno, le abluzioni, il cospargersi di unguenti, il mascherarsi o lo spogliarsi. (5)
1 J. G., Frazer, Il Ramo d’Oro, traduzione di Nicoletta Rosati Bizzotto, Roma, Newton Compton editori., 1992, pagg. 72-76.
2 Ibid., pagg. 86-87.
3 Ibid., pagg. 119-121.
4 Marcel Mauss, Teoria Generale della Magia, traduzione di Franco Zannino,Torino, Einaudi ,1965, pag. 44.
5 Ibid., pagg. 46-47.
La magia nel mondo greco
In Grecia, nella regione della Tessaglia, la magia era affidata alle donne, rinomate per la loro abilità nel preparare filtri e nel declamare formule incantatorie. La divinità che presiedeva agli incantesimi era Ecate, la quale dimorava, secondo la mitologia, nel cielo, sulla terra e negli Inferi.(6) Nel mondo greco esistevano dei rituali segreti che si svolgevano nei Misteri di Eleusi, la cui origine risale ai riti agrari del XI secolo a.C.. Questi riti infatti avevano luogo durante la maturazione del grano e al momento della mietitura. Successivamente, ad Eleusi, il mago-sacerdote faceva uso di afrodisiaci mescolati a bevande e si credeva che durante il rito fosse posseduto da Zeus. Durante la possessione divina il mago-sacerdote raffigurante Zeus si univa carnalmente con una sacerdotessa nelle vesti di Demetra.(7)
I Misteri Eleusini sono dettagliatamente spiegati dall’opera di Omero Inno a Demetra, scritto intorno al VII secolo a.C., in cui si narra il mito di Demetra e Persefone, ed il compianto della madre Demetra per la morte della figlia Persefone, Omero descrive la cerimonia iniziatica, la processione con le torce, l’uso di un linguaggio scurrile, il contatto con la divinità ottenuta bevendo una tisana d’orzo da un calice sacro.(8) Persefone, nella leggenda, risorgeva in primavera nelle sembianze di spighe verdeggianti.
La Grecia antica presenta un altro culto magico, connesso a Dioniso, a cui i Greci offrivano sacrifici. Egli era detto Dioniso dell’albero ed era raffigurato con un palo, drappeggiato da un mantello, con una maschera barbuta e con rami per simboleggiare la sua natura arborea. I contadini lo veneravano, collocandolo nei loro frutteti, poiché si credeva fosse stato Dioniso a scoprire gli alberi da frutto. Dioniso era anche il dio dell’agricoltura.(9) Nel festeggiamento in onore a Dioniso si assisteva ad una processione di falli, in luoghi prescelti, presso monti e ruscelli. Inoltre si effettuavano combattimenti, si assisteva ad ingiurie rituali fra uomini e donne a valenza magica.(10) Anche nei rituali dionisiaci il mago-sacerdote era posseduto dalla divinità ed in questo culto gli iniziati portavano con sé una medaglia di riconoscimento. I Misteri dionisiaci si svolgevano di notte e si dividevano in due parti: purificazione ed iniziazione. Nel cerimoniale il sacerdote recitava formule tratte da libri sacri. Venivano impiegati degli elementi con valenza mistica, quali il grano e la terra, simbolo di Demetra e si consumavano le carni sanguinanti dell’animale sacrificato.(11) Inoltre anche in queste occasioni venivano compiuti riti a sfondo sessuale.
6 Alfred Maury, La Magie et l’Astrologie dans l’Antiquitè et au Moyen Age, Paris, Didier et C., 1860 pagg. 54-59.
7 Louis Chochod, Storia della Magia, Milano, Mursia, 1979, pag. 170.
8 Frazer, op. cit., pagg. 448-453.
9 Ibid., pagg. 440- 447.
10 Jean Marques-Rivière, Histoire des doctrines Esotériques, Paris, Payot, 1940, pag. 52.
11 Ibid., pag. 56.
La magia nel mondo latino
La Magia si introdusse a Roma in seguito alle dottrine greche ed orientali, sebbene le superstizioni risalgano ad origini più antiche, secondo le attestazioni di Ovidio, Apuleio, Lucrezio, S. Agostino, Plauto.(12) Nella cultura popolare era molto diffusa la chiromanzia, di origine egiziana, la quale consisteva nello scrutare le linee della mano o i tratti della figura umana. Inoltre si osservavano i movimenti degli organi attraverso la Metoposcopia, ovvero lo studio di ogni parte corporea sotto influsso astrale.
Nell’antica Roma ogni rituale magico prevedeva l’uso di acqua (riti di aspersione), con intento purificatorio, dato che l’acqua era un simbolo naturale di purezza. Un altro elemento purificatore era costituito dal fuoco. Il 21 aprile, la città di Roma festeggiava con le Parilia, ossia rituali pubblici purificatori che avevano come momento culminante un salto nel fuoco.(13) Nel rituale latino, il mago che compiva il sacrificio gettava nel fuoco le carni della vittima.(14) Nel fuoco rituale venivano bruciate anche delle sostanze profumate quali la verbena e l’incenso. Il fuoco era indispensabile per la realizzazione di filtri magici, composti di erbe dalle svariate proprietà. La verbena era considerata un’erba capace di rendere invulnerabili; considerata erba pura, era prelevata da un luogo santo dal console o dal pretore quando gli ambasciatori partivano per stringere patti o dichiarare guerre.(15)
Un altro culto molto importante, importato a Roma nel 204 a.C., è quello di Cibele, dea frigia della fecondità. Il culto di Cibele e del suo amante evirato Attis infondeva negli iniziati una beatitudine che si pensava potesse durare oltre la tomba. Durante la festa della dea, il 22 marzo, detto dies violae, si portava al suo tempio un albero di pino, a cui si appendeva l’effigie di Attis, lo si avvolgeva come un cadavere con bende di lana e lo si ornava con ghirlande di viole, poiché si credeva che le viole fossero sbocciate dal sangue di Attis. Nel secondo giorno di festa venivano suonate le trombe. Nel terzo invece, il sommo sacerdote o Arcigallo si incideva le braccia e offriva il proprio sangue in sacrificio. In questo rito, nel frastuono e nell’eccitazione, i novizi sacrificavano la loro virilità e la seppellivano in luoghi sacri a Cibele o la riponevano nelle stanze sacre del tempio. Il sacrificio della virilità ricordava il momento in cui Attis si era evirato sotto un albero di pino. Al termine della cerimonia l’effigie di Attis veniva sepolta. La resurrezione di Attis coincideva con l’equinozio di primavera, il 25 marzo, festeggiato con molta gioia nella Hilaria, o festa dell’allegrezza.(16)
A Roma era diffuso anche il culto alla dea Mana-Geneta, corrispondente di Ecate, alla quale si sacrificavano dei cani. Inoltre si ricorreva alla previsione del futuro attraverso gli aruspici, di origine etrusca.
Un altro culto dell’antica Roma era rappresentato dalla dea Vesta o Diana di Nemi. Il suo tempio era caratterizzato da un fuoco sacro, custodito da vergini vestali. Questo culto era diffuso in tutto il Lazio; tuttavia nel bosco di Nemi si ergeva un particolare santuario. Durante le celebrazioni in suo onore i cani da caccia venivano inghirlandati e gli animali selvatici erano protetti; inoltre una cerimonia purificatrice precedeva un banchetto a base di vino, carne di capretto, dolci e mele.(17)
La stregoneria era condannata con leggi e provvedimenti severi, poiché si attribuiva alla strega la sterilità dei campi e la caduta della grandine sui raccolti.(18) Mentre le cosiddette streghe dovevano compiere i loro rituali in segreto, la società patrizia convocava di frequente astrologi, allo scopo di conoscere gli eventi futuri. Spesso la magia era associata all’astrologia ed il mago assumeva un ruolo di grande importanza per l’imperatore. Spesso si commissionavano in segreto filtri d’amore, di cui i maghi della Caldea erano esperti.(19)
12 Anne Marie Tupet, La Magie dans la Poésie Latine, Lille, Service de Reproduction des thèses, Université de Lille III. Université de Paris, 1975, pagg. 15-25.
13 Hans Biedermann, Enciclopedia dei