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ECONOMIA PUBBLICA
Leconomia pubblica giustifica lintervento dello Stato nelleconomia in presenza di fallimenti del
mercato
Adam Smith: fondatore dell'economia politica. 1859 viene pubblicato un libro importante per la
scienza moderna l'origine della specie di Darwin
Pareto- efficienza o efficienza allocativa : una data allocazione delle risorse efficiente se non
possibile modificarla in un modo da aumentare il benessere di almeno un individuo senza ridurre
quella di qualcun altro. Se siamo in presenza di un'allocazione che soddisfa il criterio di efficienza
tale allocazione prende anche il nome di ottimo paretiano.
Il concetto di ottimo paretiano applicabile in tutti i casi in cui c' una contrattualizzazione, non
fornire alcuna indicazione sull'equit della situazione.
Se siamo in presenza di un'allocazione che non soddisfa il criterio di Pareto-efficienza, tramite
adeguate politiche di intervento dirette a modificarla sar possibile ottenere un cosiddetto
miglioramento paretiano: accrescere il benessere di almeno un individuo senza peggiorare quello
di nessuno altro.
Le curve di indifferenza si toccano tra loro se abbiamo un ottimo paretiano
***Esistono due individui che agiscono come consumatori, due imprese che agiscono come
offerenti e che producono due diverse merci (una ciascuna) impiegando entrambe due fattori di
produzione. Supponiamo quindi che esistano solo due individui, A e B (Paolo e Maria), due soli
input produttivi K e L, e due sole merci X e Y, prodotte rispettivamente da due imprese.
Allocazione significa che i due individui devono trovare un modo di dividere tra loro le quantit
disponibili dei due beni. Esiste una allocazione iniziale dei beni: gli individui scambiano tra loro in
modo da raggiungere una allocazione che sia preferita da almeno uno dei due***
Le curve di indifferenza dei due soggetti sono tra loro tangenti e quindi hanno la stessa
inclinazione. L'inclinazione di una curva di indifferenza in un dato punto misurata dal saggio
marginale di sostituzione in quel punto, questa condizione deve valere in corrispondenza di un
ottimo paretiano:
SMSAXY = SMABXY.
Per un dato individuo, il saggio marginale di sostituzione pari al rapporto tra le unit marginali
dei beni, al condizione per avere un ottimo paretiano nello scambio: UM AX / UMAY = UMBX / UMBY .
Modello delle dotazioni iniziali: supponiamo che il nostro individuo non abbia un reddito fisso
Scatola di Edgeworth (diagramma utile per mostrare tutte le preferenze dei due individui per i
due beni, la dotazione iniziale dei beni, tutte le possibili allocazioni finali dei beni; Allinterno della
scatola sono rappresentabili tutte le allocazioni possibili di X ed Y tra i due consumatori, la
lunghezza degli assi determinata dala quantit di x e y che i due soggetti posseggono alle
dotazioni iniziali).
In ogni scatola di Edgeworth corrispondente a un'economia di baratto vi sono infiniti punti di
tangenza e tutti soddisfano la condizione di uguaglianza tra i saggi marginali di sostituzione degli
individui.
La curva dei contratti La curva che unisce tutte le combinazioni di x ed y in corrispondenza dei
punti di tangenza tra le curve di indifferenza dei 2 consumatori. E agevole dimostrare che le
combinazioni individuate lungo curva dei contratti sono Pareto ottimali, mentre quelle al di fuori
non lo sono.
Per ogni singola impresa il saggio marginale di sostituzione tecnica pari al rapporto tra le
produttivit marginali dei fattori : PMXL / PMXK = PMYL / PMYK.
La curva di trasformazione o frontiera delle possibilit produttive indica tutte le combinazione dei
due beni X e Y che possono essere prodotte tramite un'allocazione efficiente dei fattori produttivi,
dunque l'equivalente della curva dei contratti ( ogni punto della prima corrisponde a un dato
punto sulla seconda). Spostandosi dunque da un punto ad un altro sulla curva di trasformazione,
se la produzione di un bene aumenta, quella dell'altro bene deve necessariamente diminuire.
Ci dipende dall'assunzione di rendimenti decrescenti dei fattori di produzione, per cui
all'aumentare dell'impiego del fattore la sua produttivit marginale diminuisce.
L'inclinazione della curva di trasformazione in ogni suo punto detta saggio marginale di
trasformazione e rappresenta quanto necessario rinunciare alla produzione del bene Y per
aumentare di un'unit la produzione del bene X.
Il saggio marginale di trasformazione pu anche essere definito come il costo-opportunit del
bene X in termini del bene Y.
La condizione che deve essere soddisfatta per ottenere una combinazione efficiente nella
produzione dei due beni X e Y quella in corrispondenza del quale il saggio marginale di
trasformazione uguaglia i saggi marginali di sostituzione di ciascun consumatore.
SMTXY = SMSAXY = SMSBXY CMx / CMY = UMAX / UMAY = UMBX/ UMBX.
Tutti i compratori e tutti i venditori sono perfettamente informati sulle caratteristiche del
bene scambiato.
[ equilibrio economico generale : non pi baratto , qui ogni individuo agisce in isolamento ed
guidato solo dal sistema di prezzi, non c' dialogo con l'altro soggetto , ciascun individuo cercher
di massimizzare la sua utilit. Equilibrio economico viene realizzato attraverso la max utilit e
attraverso mercati sgombri ovvero dove la domanda eguaglia l'offerta.
Gli individui perseguono una loro utilit e cosi facendo perseguono un utilit di tutti ( ottimo
paretiano) tutto sta in piedi se parliamo di concorrenza perfetta.
Una soluzione che pu riconciliare l'obiettivo di efficienza con quello di giustizia sociale deriva dal
cosiddetto secondo teorema dell'economia del benessere: mediante un'adeguata
ridistribuzione delle dotazioni iniziali, ogni allocazione Pareto-efficiente pu essere ottenuta come
equilibrio economica generale di un sistema in cui tutti i mercati sono perfettamente
concorrenziali.
Se da un lato il mercato conduce sempre a un ottimo paretiano, dall'altro ciascun ottimo paretiano
pu essere ottenuto tramite il mercato, ammesso per che la dotazione iniziale delle risorse sia
distribuita in un certo modo. [teorema dell'equit].
compito dello Stato influenzare la dotazione iniziale delle risorse tra gli agenti tramite interventi
diretti a conseguire una distribuzione pi equa. Per modificare le dotazioni iniziali senza
modificare l'efficienza generata dal mercato, lo Stato dovrebbe ricorrere a un sistema di imposte e
sussidi personalizzati a somma fissa ovvero trasferimenti monetari obbligatori che un individuo
deve effettuare o di cui pu beneficiare e su cui non pu influire con le proprie decisioni.
Tali trasferimenti sono neutrali in quanto generano un effetto reddito ma non un effetto
sostituzione, in quanto non alterano il rapporto tra prezzi.
L'imposta a somma fissa risulta iniqua perch va ad aggravare in egual modo sia chi ha pi reddito
chi meno ( impatto regressivo); tuttavia ha il pregio di non alterare il prezzo relativo dei prodotti
( le imposte distorsive invece alterano il prezzo relativo Px/Py)
Lequilibrio competitivo, oltre a generare una distribuzione non equa, potrebbe anche condurre ad
una configurazione del sistema economico Pareto sub-ottimale. In altri termini il primo teorema
Concorrenza imperfetta:
uno dei capisaldi su cui si fonda il primo teorema fondamentale dell'economia del benessere la
concorrenza perfetta nei mercati.
Tuttavia nelle economie reali esistono dei mercati di particolari beni dove il numero delle imprese
operanti relativamente basso.
In questi casi si parla di monopolio se vi una sola impresa presente sul mercato, o di oligopolio
se il numero delle imprese basso.
Inoltre, esistono mercati nei quali il numero delle imprese relativamente elevato ma dove
ognuna di queste produce un bene differenziato dalle altre cosicch la curva di domanda del
prodotto non perfettamente elastica. Anche in questo caso, che viene definito concorrenza
monopolistica, le imprese possono autonomamente influenzare il prezzo del prodotto.
Quando la concorrenza perfetta viene meno, le imprese posseggono un certo grado di potere di
mercato e sono in grado di influenzare il prezzo: conseguentemente il primo teorema
fondamentale dell'economia del benessere non applicabile e le economie di mercato cessano di
essere Pareto- efficienti.
Le ragioni per cui nei mercati possono venire a crearsi situazioni di concorrenza imperfetta sono
molteplici: in alcuni casi esistono barriere all'ingresso, spesso sotto forma di costi avviamento.
In altri casi possono essere le spese di trasporto a impedire la perfetta concorrenza fra imprese
situate in luoghi diversi. In tutte queste situazioni l'efficienza economica non viene raggiunta
spontaneamente e lo Stato pu intervenire per correggere queste imperfezioni e promuovere la
concorrenza favorendo l'entrata nel mercato di altre imprese.
Monopolio Naturale
Un caso particolare in cui la concorrenza perfetta viene meno rappresentato dal monopolio
naturale. Questa forma di mercato emerge quando una singola grande impresa in grado di
produrre l'intera quantit domandata a costi inferiori rispetto a un insieme di imprese pi piccole.
Questo avviene poich la curva dei costi medi dell'impresa decrescente e, di conseguenza,
conveniente che sia una sola impresa a soddisfare l'intera domanda.
In presenza di un monopolio naturale sembrerebbe ottimale che fosse una sola impresa a operare
nel mercato: cosi facendo potrebbe abbattere i costi medi e ottenere una produzione efficiente. Di
contro per, un operatore privato sar portato comunque a sfruttare la sua posizione di
monopolista, fissando un prezzo che si discosta dal costo marginale e violando la condizione di
efficienza prevista dal primo teorema dell'economia del benessere. Di conseguenza anche in
questo caso lo Stato deve intervenire, ad esempio assumendo il monopolio della produzione in
proprio, per fissare direttamente il prezzo a cui vendere il bene.
Le esternalit
Si definisce esternalit una situazione nella quale il comportamento di un consumatore o di
un'impresa influisce direttamente sul benessere di un altro consumatore o di un'altra impresa e
tale effetto non si riflette sul prezzo pagato o ricevuto.
possibile distinguere quattro tipi di effetti esterni, a seconda che il soggetto colpito
dall'esternalit e il soggetto causa dell'esternalit siano un consumatore o un produttore. Le
esternalit possono poi essere ulteriormente distinte in positive o negative.
I casi in cui le azioni del consumatore o dell'impresa impongono un costo ad altri sono noti come
esternalit negative.
Esistono importanti casi di esternalit positive, dove le azioni di un consumatore o di un'impresa
apportano ad altri un beneficio.
Le esternalit generano fallimento del mercato poich la loro presenza fa si che i costi (beneci)
privati, siano diversi da quelli sociali.
Il mercato fallisce in quanto con l'esternalit, l'azione di un individuo o di un'impresa provoca un
danno ( esternalit negativa) o un beneficio ( esternalit positiva) ad un altro individuo o impresa.
La redistribuzione
Oltre alla funzione allocativa lo Stato svolge una seconda funzione, quella redistributiva.
la redistribuzione del reddito (correttivi dello Stato per una pi equa distribuzione), mira a
garantire un livello di reddito e di ricchezza nel mercato, quindi di garantire una maggiore equit
allinterno della societ. Tale funzione statale pu distinguersi a seconda dello scopo:
redistribuzione a fini economici (trasferimenti alle imprese, esenzioni fiscali, finanziamenti
agevolati), con la motivazione di cattivo funzionamento del mercato, povert risorse naturali o
nellarretratezza di alcune regioni; redistribuzione per fini sociali, svolta a favore dei cittadini con
la giustificazione nella necessit di ridimensionare le differenze tra i redditi dei singoli. La
redistribuzione si realizza con il bilancio pubblico. Vi sono interventi allocativi che hanno anche
effetti redistributivi.
Spesa pubblica
La spesa pubblica determina complessi effetti redistributivi di carattere verticale ( tra cittadini con
diverso reddito), orizzontale ( tra cittadini di pari reddito e diverse condizioni
economico/familiari), generazionale (tra cittadini di diversa et) e territoriale.
L'imposizione fiscale
Lo Stato finanzia il proprio programma di spesa soprattutto con le risorse provenienti dai tributi ,
fra cui figurano le imposte, oppure facendo ricorso debito pubblico.
L'imposta un prelievo coattivo che non ha corrispondenza diretta con la prestazione di un
servizio.
Dal punto di vista degli individui, l'imposta, non essendo collegata ad alcuna prestazione, non un
prezzo; si tratta infatti di un mezzo di copertura del costo dell'attivit pubblica nel suo complesso
e il parametro al quale si commisura il prelievo. In generale, infatti, le imposte si applicano a una
grandezza economica detta base imponibile tramite la cosiddetta aliquota .
Il trasferimento di risorse dal contribuente allo Stato rappresenta il gettito fiscale.
Tale prelievo determina una riduzione del benessere del cittadino poich gli sottrae potere
d'acquisto e lo induce a diminuire il consumo di tutti i beni normali. L'imposta genera quindi un
effetto di reddito. Inoltre le imposte modificano i prezzi relativi verificandosi il cosiddetto effetto
di sostituzione, l'imposta inefficiente perch i prezzi relativi non sono pi quelli di mercato;
vengono alterate le condizioni di efficienza paretiana.
La perdita di utilit imputabile all'effetto sostituzione viene detta eccesso di pressione intendendo
con questo termine il sacrificio addizionale rispetto a quello derivante dall'effetto di reddito.
Le imposte che determinano il solo effetto reddito sono considerate efficienti.
Nel mondo reale le uniche imposte che hanno questa caratteristica sono le imposte a somma fissa
uniformi, vale a dire imposte che gravano sui contribuenti in quanto cittadini, in misura eguale per
tutti.
Se, da un lato, non producono alcun effetto sostituzione, dall'altro hanno effetti distributivi, in
quanto gravano in misura pi elevata sui poveri. In alternativa, lo stato utilizza delle imposte
legate al reddito, ma sono distorsive perch modificano le scelte del lavoratore incidendo
sull'offerta di lavoro. possibile misurare gli effetti distorsivi di un'imposta tramite il confronto
con un'imposta a somma fissa: un risultato noto come teorema di Barone.
La stabilizzazione
Le fasi di oscillazione di produzione, occupazione e inflazione prendono il nome di ciclo
economico e, quando l'entit di queste oscillazioni eccessiva, causano dei danni alle condizioni di
vita e al benessere dei cittadini.
Allo Stato riconosciuta la funzione di stabilizzatore dellequilibrio economico (interventi per il
controllo del ciclo macroeconomico-politica fiscale) e l'intervento pu avvenire tramite politiche
fiscali o politiche monetarie.
Le prime riguardano direttamente la finanza pubblica: lo stato pu, incrementare la spesa pubblica
( lo stato sostiene la domanda acquistando in prima persona beni o servizi) o ridurre il gettito
fiscale (l'effetto sulla domanda aggregata indiretto.
In ogni caso le politiche fiscali implicano un costo sia aumentando la spesa pubblica che riducendo
Beni di merito
Lo Stato valuta che un certo bene sia consumato troppo o troppo poco e dunque interviene per
incentivarne o limitarne il consumo beni di merito.
Dunque lo stato pu assumere un atteggiamento paternalistico e agire per conto dei propri
cittadini anche in conflitto con le decisioni che questi ultimi avrebbero preso.
Lo stato quando fornisce un bene meritorio, rispetta le preferenze degli individui, correggendo
comportamenti che sono per gli stessi individui non ottimali.
Una delle ragioni per cui possono emergere comportamenti di questo tipo che gli individui non
sono in grado di valutare le conseguenze di lungo termine (atteggiamento miope), oppure per i
modi veloci e approssimativi adottati dagli individui per prendere le decisioni che possono
condurre a errori, distorsioni e risultati sub-ottimali; l'ultima spiegazione relativa alle scelte
degli individui effettuate in presenza di una dissonanza cognitiva, quando le preferenze, credenze e
opzioni di scelta contrastano funzionalmente tra loro.
La prima propriet esclude che ci siano atteggiamenti paternalistici da parte del pianificatore che
rispetta i piani di ottimizzazione degli individui.
La seconda esclude che gli individui abbiano atteggiamenti altruistici o di invidia reciproca, ovvero
che il loro livello di utilit dipenda in maniera positiva o negativa dalle decisioni di consumo degli
altri. La terza propriet garantisce che le allocazioni che risultano ottimali nel senso di
massimizzare una funzione di benessere sociale siano ottimali nel senso di Pareto-efficienti,
ovvero che gli ottimi sociali siano anche ottimi paretiani.
La quarta propriet esprime l'avversione alla disuguaglianza; la convessit delle curve di
indifferenza sociale implica che l'ottimo sociale sia caratterizzato da una modesta diseguaglianza
in termini di livelli di utilit.
La frontiera in second-best
In societ diverse si pu porre un'enfasi diversa sull'equit e sull'efficienza: in una societ dove
prevalgono dei valori di tipo rawlsiano si privileger la prima, in una dove invece, dominano valori
di tipo benthamiano si porr l'accento sulla seconda. In ogni caso, l'ottimo sociale prescelto
sempre un ottimo paretiano. Questo non possibile in economie di second-best, nelle quali il
pianificatore sociale non conosce le dotazioni iniziali degli individui, e non pu ricorrere alle
imposte a somma fissa personalizzata per redistribuire risorse: si usano perci imposte distorsive.
La frontiera delle possibilit di utilit in second-best non ha la stessa forma del first-best, n la
stessa interpretazione, perch non possiamo pi dire che i profili su di essa corrispondono agli
ottimi paretiani ( a volte si dice che i profili sulla frontiera di second-best sono ottimi paretiani
vincolati). Partendo dal profilo che corrisponde all'equilibrio di laissez-faire, quello generato dalle
dotazioni iniziali non modificate dalle imposte, possibile redistribuire risorse da un soggetto
all'altro e individuare via via la massima utilit che l'uno pu acquisire dato un livello di utilit per
l'altro. Questo processo permette di costruire una frontiera tutta interna a quella di first-best
tranne che per il profilo laissez-faire che appartiene a entrambe.
La frontiera di second-best non tipicamente simmetrica, a prescindere dalla circostanza che i
soggetti abbiano o meno la stessa funzione d'utilit.
BENI PUBBLICI
Il primo teorema dell'economia del benessere afferma che, sotto determinate condizioni,
ogniqualvolta esista un equilibrio concorrenziale, l'allocazione delle risorse che ne deriva
Pareto-efficiente, ovvero, soddisfa le condizioni di efficienza nello scambio e nella produzione. In
altre parole, l'allocazione che scaturisce da un sistema concorrenziale tale da garantire
l'uguaglianza per tutti gli individui dei rapporti di scambio psicologici tra beni con i corrispondenti
rapporti di scambio tecnologici, per cui i prezzi relativi prevalenti riflettono le condizioni di
scarsit che caratterizzano la produzione e non possibile incrementare il benessere di un
individuo senza ridurre quello di un altro.
Tale risultato raggiunto attraverso la determinazione di un sistema dei prezzi, uguale per tutti gli
individui, che riflette il costo marginale di produzione di tutti i beni scambiati nel sistema
economico. Questo sistema dei prezzi agisce come un meccanismo di razionamento.
Il consumo di un bene da parte di un individuo riduce inevitabilmente le possibilit di consumo
degli altri.
L'aspetto centrale del modello di Lindahl che, in presenza di beni pubblici e privati, i consumatori
basano le loro decisioni di acquisto sul reddito individuale dei prezzi relativi e sulla quota del
costo di produzione dei beni pubblici che ciascuno deve pagare.
possibile definire un equilibrio nel quale la somma delle quote pagate dai
consumatori/contribuenti copre esattamente il costo di produzione dei beni pubblici e tutti ne
domandano la stessa quantit. In tal caso, nonostante l'esistenza di beni non escludibili e non
rivali nel consumo, l'allocazione che ne deriva Pareto-efficiente, dato che la condizione di
Samuelson soddisfatta.
Per ogni consumatore l'acquisto di una certa quantit di bene pubblico arreca beneficio non solo a
se stesso, ma anche all'altro soggetto. Questa connessione sul piano delle preferenze, assente nei
beni privati, pone i due consumatori in una situazione di interazione strategica.
La teoria dei giochi pu essere conveniente analizzare il comportamento di ciascun
consumatore assumendo che la scelta dell'altro sia data.
L'equilibrio di Cournot-Nash di riscontra quando le scelte dei due soggetti sono mutuamente
compatibili, ovvero quando la scelta di ciascuno la miglior risposta alla scelta dell'altro.
Tra le alternative, quella ottima, vale a dire quella che massimizza la funzione di utilit si trova in
corrispondenza della curva di indifferenza di livello pi elevato. Trovando di volta, in volta, la
funzione di miglior risposta, detta anche funzione di reazione.
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Solitamente esiste un'infinita di allocazioni efficienti per le quali le curve di indifferenza degli
agenti coinvolti risultano tra loro tangenti. La scelta di quale allocazione efficiente selezionare si
concretizza in un problema di massimizzazione del benessere sociale che prevede un trade-off tra
il benessere dei due individui.
Gli individui scelgono in maniera privatistica la quantit di beni pubblici da acquistare.
Se la fornitura di beni pubblici si avvale del canale privato, molto probabile che il livello totale di
produzione di tali beni sia inferiore rispetto a quello efficiente e ci perch l'incentivo che ogni
agente ha di avvalersi dei beni di consumo collettivo finanziati o erogati dagli altri evitando di
sborsare risorse proprie.
Hardin sostiene che necessario adottare un sistema di mutua coercizione condiviso da tutti gli
individui che impedisca ai singoli di trattare l'ambiente e le risorse della terra come dei commons.
Un ulteriore fronte aperto nell'ampio dibattito sui commons quello relativo all'assetto
istituzionale pi efficiente per la gestione di questo tipo di beni. Da una parte, la gestione delle
risorse comuni dovrebbe essere affidata a un'autorit centrale di governo magari lo Stato -dotata
di poteri coercitivi. In alternativa, la tragedia dei beni comuni potrebbe essere evitata attraverso la
privatizzazione di tali risorse.
LE ESTERNALIT
Le attivit economiche sono caratterizzate da un elevato grado di interdipendenza per cui le scelte
di alcuni influenzano, a volte non intenzionalmente, il benessere di altri agenti che, a loro volta,
influenzano con le proprie scelte il benessere dei primi o di altri ancora.
In un'economia di mercato buona parte di queste interdipendenze si riflette nei prezzi.
Si tratta in tal caso di esternalit pecuniarie che rientrano nel normale funzionamento del
mercato. Qualora gli effetti, positivi o negativi, influenzino il benessere di altri agenti senza che
tale effetto si rifletta nei prezzi pagati o ricevuti, ci troviamo di fronte a un caso di fallimento del
mercato che l'economia del benessere definisce esternalit tecnologiche.
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In presenza di esternalit, la valutazione dei costi e dei benefici del singolo individuo differisce
dalla valutazione dei costi e dei benefici sociali e questo d origine a un'inefficienza allocativa.
Quando gli individui non sopportano pienamente il costo delle esternalit negative da essi
generate, produrranno o consumeranno in eccesso.
Sia nel caso delle esternalit negative che di quelle positive, emergono una serie di difficolt legate
all'identificazione delle attivit che le generano, alla misurazione della quantit ottimale e al
valore del danno arrecato o del beneficio ottenuto. Ciononostante, la teoria economica prospetta
diverse modalit, di natura sia pubblica che privata, attraverso cui affrontare e risolvere il
problema delle esternalit.
Gli incentivi di mercato, nella forma delle imposte e dei sussidi, rappresentano dei meccanismi
correttivi dei comportamenti individuali volti a internalizzare i costi o i benefici sociali. L'imposta
pigouviana o imposta specifica sulla produzione un'imposta che si applica su prodotti che
risultano dannosi per l'ambiente.
L'imposta grava su ogni unit prodotta che genera un'esternalit negativa ed pari al danno
marginale che le imprese provocano in corrispondenza del livello di produzione efficiente.
Nella realt stimare l'ammontare ottimale di imposta tutt'altro che semplice. A volte le imposte
pigouviane vengono applicate con aliquote troppo basse per poter rappresentare un incentivo
adeguato alla riduzione dell'inquinamento. Inoltre, hanno il limite di non incentivare le imprese
inquinanti a individuare soluzioni diverse da quella della riduzione della quantit, prodotta.
Si consideri, infine, che il sussidio pigouviano rappresenta tipicamente lo strumento di correzione
delle esternalit positive e pu essere utilizzato per aumentare la domanda di istruzione
attraverso borse di studio o prestiti d'onore al fine di internalizzare il beneficio marginale esterno
generato dall'istruzione e garantire una produzione maggiore di quella fornita sul mercato.
Nelle prime quindi si concentra il controllo dell'inquinamento, nelle seconde il controllo dei diritti
a inquinare. L'utilizzo di questo tipo di strumenti di mercato offre alle imprese una maggiore
flessibilit in merito alla gestione dei costi di abbattimento delle emissioni.
I meccanismi di commercializzazione dei diritti di inquinamento dovrebbero:
1. favorire l'efficacia ambientale, riducendo le emissioni nei limiti del cap;
2. ridurre i costi della regolamentazione, di cui si dir successivamente;
3. incentivare l'efficienza economica.
Un altro strumento di incentivazione economica infine il sostegno di un mercato, che avviene nei
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Uno dei casi di fallimento di mercato il venir meno della pluralit dei produttori in un
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la funzione dei costi di un impresa mono-prodotto caratterizzata da costi medi decrescenti. per
questo che l'offerta da parte di una sola impresa avviene a costi minori rispetto all'offerta
suddivisa tra pi imprese.
In presenza di costi medi (CMT) decrescenti (a), la funzione di costo sub-additiva per qualsiasi
quantit prodotta, mentre, in presenza di un andamento inizialmente decrescente e
successivamente crescente della funzione di costo medio (b), la funzione di costo sia sub-additiva
fino all'output, oltre il quale diventa conveniente dividere la produzione fra due imprese e, per
livelli di output via via maggiori, frazionarla ulteriormente fra pi imprese. La presenza del
monopolio naturale garantisce, dunque, l'efficienza di scala dimensionale e l'analisi grafica
evidenzia come l'andamento dei costi unitari consenta di identificare una soglia minima efficiente
di produzione o di attivit.
L'esistenza di un monopolio naturale dipende anche dal livello della domanda, per cui quanto pi
la domanda elevata, tanto pi probabile che la condizione di monopolio naturale venga meno.
Nell'ipotesi di un monopolio privato la quantit ottimale verrebbe fissata al livello dove il ricavo
marginale uguale al costo marginale, mentre in un regime di concorrenza perfetta la quantit
ottimale sarebbe dove il costo marginale uguale al prezzo (P= cm).
Al fine di garantire le condizioni di efficienza paretiana che la gestione monopolistica privata non
consente di ottenere, l'intervento pubblico pu rappresentare una soluzione quando si decide di
coprire la perdita subita dalle imprese per spingerle a fornire il bene o il servizio al livello
ottimale.
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alcune soluzioni di second-best. La prima consiste nel fissare il prezzo in misura pari al costo
medio (P= Cm). Cos facendo, si garantisce la copertura dei costi, generando tuttavia una perdita di
benessere. Tale perdita risulta inferiore rispetto a quella che si sarebbe verificata nell'ipotesi di
monopolio privato.
In alternativa, possibile imporre una tariffa che si compone di una parte fissa (canone) che
costituisce il costo di allacciamento del servizio e di una parte variabile relativa alla quantit del
servizio consumata. La parte fissa volta a coprire i costi fissi, che non variano al variare del
consumo, mentre quella variabile finalizzata a coprire i costi variabili imputabili direttamente al
consumo dell'utente. Varie tipologie di tariffe:
Tra le pi diffuse vi sono le tariffe flat, che consistono nel pagamento di un canone di accesso
mentre il servizio gratuito. La soluzione ottimale di second-best consiste nel disegnare un
sistema di prezzi che applica una discriminazione perfetta dei prezzi, sulla base dell'elasticit della
domanda, in modo da rispettare la condizione di uguaglianza del prezzo con il costo marginale per
ogni consumatore. La discriminazione dei prezzi perfetta nel caso limite in cui l'impresa si
rivolge a un numero limitato di consumatori dei quali conosce perfettamente le curve di domanda.
Un'altra forma importante di discriminazione quella intertemporale. In questo caso la
separazione dei consumatori in base alle curve di domanda si realizza praticando prezzi diversi in
relazione a diversi periodi di tempo, pi elevati nei periodi di punta (cio in periodi dell'anno in
cui l'elasticit della domanda molto bassa) e meno elevate in quelli di basso consumo e prende il
nome di peakload pricing.
Vi poi la soluzione dei cosiddetti sussidi incrociati tra utenti.
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L'attenzione *sul voto come strumento che consente di esprimere e aggregare le preferenze
individuali in merito alla domanda di beni forniti dal settore pubblico e alla relativa ripartizione
dei costi.
*L'analisi dei processi decisionali e delle regole di votazione in una prospettiva normativa,
individuando la relazione esistente tra preferenze individuali e decisione collettiva sotto il profilo
della desiderabilit sociale.
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livello del 100% (unanimit) dei favorevoli. Vi poi un altro costo associato alla decisione: costo
esterno della decisione. Si supponga che uno degli elettori decida il livello di spesa in istruzione: la
sua scelta coincider con il livello di spesa che preferisce e che pu essere anche molto diverso da
quello preferito dagli altri elettori.
Sommando le due curve otteniamo la curva del costo totale della decisione, che prima
decrescente e poi crescente. Il punto in cui raggiunge il minimo rappresenta la maggioranza
ottimale, cio quella che minimizza i costi collegati al prendere una decisione. Non possibile
calcolare per ogni decisione il livello ottimale di maggioranza; ci si affida pertanto a due regole
generali: per le decisioni ordinarie si usa la maggioranza semplice, per le decisioni straordinarie si
adotta una maggioranza qualificata .
Posto che la decisione da adottare sia unidimensionale e che le preferenze degli elettori siano
unimodali, la regola della maggioranza fa prevalere le preferenze dell'elettore mediano,
assicurando quindi una scelta collettiva stabile, qualunque sia la procedura di voto adottata e
l'ordine con cui le proposte sono messe in votazione. Questo risultato di notevole interesse sotto
il profilo analitico e predittivo. sufficiente conoscere le preferenze dell'elettore mediano per
prevedere l'esito delle votazioni a maggioranza.
Qualora l'elettore A sia un elettore con preferenze estreme (bimodali e non pi unimodali), la
regola di maggioranza non in grado di garantire un'unica alternativa preferita a tutte le altre:
infatti, a seconda dell'ordine di votazione ciascuna delle alternative ciclicamente in grado di
vincere. Il risultato paradossale della votazione, noto nella letteratura come paradosso del voto o
paradosso di Condorcet, dipende da un cambiamento nell'ordine delle preferenze dell'elettore. Nel
primo caso infatti, l'elettore ha preferenze unimodali che garantiscono un'unica alternativa
preferita a tutte le altre. Nel secondo caso invece le preferenze dell'elettore sono estreme.
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Implicazione modello di Downs: una volta vinte le elezioni, il partito, sia esso di sinistra o di
destra, riuscir a rimanere al governo se realizza la politica proposta in campagna elettorale. Nella
realt, tuttavia, quando le posizioni dei Partiti sono simili, l'alternanza l'esito pi probabile in
quanto il partito al governo non sempre riesce a realizzare le promesse elettorali, l'informazione
incompleta e pochi voti sono sufficienti a ribaltare il risultato elettorale.
La competizione tra partiti politici-candidati opera come un meccanismo di rivelazione delle
preferenze che migliora la relazione tra gli elettori (principale) e gli eletti (agente) e , conduce a un
equilibrio politico stabile in cui i candidati-partiti eguagliano al margine i benefici e i costi degli
spostamenti ideologici per acquisire voti. Le condizioni che la scelta sia sintetizzabile in un'unica
dimensione e che le preferenze degli elettori abbiano un solo picco garantiscono l'esistenza e la
stabilit dell'equilibrio.
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Le scelte fiscali sono dunque il risultato di un equilibrio che frutto di una competizione politica
che genera un trade-off tra efficienza e soddisfazione delle preferenze di determinati gruppi di
elettori. A differenza del modello di voto deterministico, i partiti non sanno con certezza come
voteranno gli elettori, cos come gli elettori non sanno con certezza cosa faranno i candidati-partiti
una volta eletti.
In un contesto di questo tipo, ogni partito elabora una piattaforma fiscale che gli consente di
massimizzare i voti attesi nella consapevolezza che la fornitura di servizi pubblici aumenter
l'utilit e conseguentemente la probabilit di supporto di ogni elettore mentre un aumento
dell'aliquota per un dato livello di servizi la ridurr. Mentre nel modello di voto deterministico
dell'elettore mediano un cambiamento minimo nella politica porta a un salto discontinuo nel
sostegno elettorale che viene appunto modificato sostanzialmente da uno spostamento dalla
proposta mediana, nel modello di voto probabilistico il numero atteso di voti ricevuti da uno dei
due partiti una funzione continua delle aliquote proposte.
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LE SPIEGAZIONI DELLA CRESCITA DEL SETTORE PUBBLICO DAL LATO DELLA DOMANDA
Se gli individui creano un meccanismo chiamato Stato per ottenere certi beni e servizi che
individualmente, mediante scambi volontari, non riescono a ottenere, la domanda di tali beni e
servizi determiner la dimensione del settore pubblico. Allo stesso modo le variazioni di tale
domanda determineranno le variazioni delle dimensioni del settore pubblico. In sistemi
democratici la quantit domandate che risulteranno decisive sono quelle dell'elettore mediano: il
teorema dell'elettore mediano stato frequentemente usato per studiare la crescita del settore
pubblico.
Possiamo quindi scrivere una funzione di domanda per la spesa pubblica del tipo:
G= f (Pg, Mm, Q),
Dove G l'insieme di beni e servizi offerti dal settore pubblico, P g il loro prezzo, Mm il reddito
dell'elettore mediano e Q un vettore delle caratteristiche dell'elettore che ne possono influenzare
le preferenze per l'offerta di beni e servizi nel settore pubblico piuttosto che in quello privato.
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Quello che lo stato effettivamente fa la redistribuzione delle risorse. Per capire cosa sia il settore
pubblico e perch cresce bisogna studiare l sue attivit redistributive.
Meltzer e Richard hanno proposto il pi elegante e meglio conosciuto modello di crescita del
settore pubblico che muove dal presupposto che lo stato esista per redistribuire le risorse.
In base al modello, tale redistribuzione avviene mediante trasferimenti lump-sum finanziati
attraverso un'imposta proporzionale sul reddito in un regime di bilancio in pareggio.
La prima ipotesi fondamentale: che il reddito dipenda da un fattore di produttivit x, che
distribuito in maniera aleatoria tra la popolazione.
Un'ipotesi standard del modello che esista una curva di Laffer, vale a dire che il gettito delle
imposte e quindi l'ammontare dei trasferimenti cresca con saggi decrescenti fino a un livello
massimo e poi decresca. Gli elettori che lavorano sono caratterizzati da una curva di indifferenza
tra imposte e sussidi inclinata positivamente, giacch le imposte t riducono la loro utilit e i
sussidi r la aumentano. Gli elettori che non lavorano hanno invece curve di indifferenza
praticamente orizzontali.
I due tipi di elettori voteranno a favore della combinazione di t e r che massimizza la loro utilit,
indicata dai punti di tangenza tra la loro rispettiva curva di indifferenza e la funzione r=yt. Gli
individui ad alta produttivit voteranno a favore di un basso livello di redistribuzione. Gli individui
a bassa produttivit invece voteranno per livello di redistribuzione massimo possibile.
Il valore di redistribuzione che emerge in equilibrio dipender dalla posizione dell'elettore
mediano rispetto a questi due gruppi: tanto pi elevato suo livello di reddito da lavoro, tanto
minore sar il livello di redistribuzione effettuato dallo Stato e quindi tanto minore sar la
dimensione del settore pubblico.
Tanto pi basso invece il livello di reddito dell'elettore mediano, tanto pi elevato sar il livello di
redistribuzione di equilibrio e di conseguenza la dimensione del settore pubblico.
Un primo problema del modello di Meltzer e Richard la sua natura statica: esso fornisce infatti
una spiegazione del livello di redistribuzione deciso da uno Stato e quindi della dimensione del
suo settore pubblico, ma non spiega perch questa dimensione cresca. La teoria pu al massimo
prevedere una crescita temporanea del settore pubblico se, per qualche motivo, ad esempio per
una prolungata recessione, il livello di redistribuzione risulta inferiore a quello desiderato
dall'elettore mediano. Una volta riassorbita questa situazione di disequilibrio, la crescita del
settore pubblico si dovrebbe di nuovo arrestare.
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programmi di spesa suscettibili di far incrementare le dimensioni del settore pubblico, gruppi di
pressione diversi possono avere interessi divergenti. Il risultato finale di un simile processo
politico potrebbe essere un continuo trasferimento degli oneri fiscali e dei benefici dei programmi
di spesa da un gruppo all'altro.
Esiste per un gruppo di pressione che ha un interesse specifico per la crescita dei settore
pubblico: la burocrazia. I burocrati operano dal lato dell'offerta delle decisioni pubbliche: sono
quelli che, di fatto, le mettono in pratica. La teoria elaborata da Niskanen evidenzia come il
prestigio, il potere e benessere, individuale e di categoria, dei burocrati sia legato alle dimensioni
del bilancio pubblico stanziato a favore del loro ufficio.
Lo sviluppo logico del modello della burocrazia lo Stato Leviatano Dal momento che i politici
hanno accesso all'intero bilancio e non solo a una sua sezione, come i burocrati, la
massimizzazione del loro potere prender la forma della massimizzazione di tutte le entrate
fiscali.
se la crescita del settore pubblico rallenta, la spiegazione pi plausibile che gli individui non
siano pi disposti a farsi tassare in quel modo.
Corruzione: un atto in cui il potere di un pubblico ufficiale utilizzato al fine di ottenere guadagni
personali in un modo che contravviene alle regole del gioco.
Definire la corruzione come un abuso di pubblico ufficio per l'ottenimento di un guadagno privato
implica:
1. l'esclusione di tutte le transazioni corrotte che si possono svolgere tra privati;
2. la coesistenza di tre elementi: a) il potere discrezionale del decisore pubblico di allocare le
risorse; b) la possibilit associata a tale potere discrezionale di estrarre rendite gi
esistenti o di creare rendite da estrarre dal bilancio pubblico; c) la disutilit legata alla
probabilit di essere scoperti, perseguibili e punibili.
La teoria economica dunque ricomprende nella corruzione i comportamenti che ineriscono a uno
scambio fra un atto di potere posto in essere da politici e/o burocrati (agente) ed esercitato in
modo da deviare intenzionalmente dal compito di tutela dell'interesse dei cittadini (principale) e
una prestazione in denaro o altro vantaggio personale.
sono resi possibili dai problemi di asimmetria informativa che caratterizzano la relazione di
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delega tra il principale e l'agente e infine hanno effetti redistributivi perversi in quanto tolgono
illecitamente ad alcuni per dare ad altri.
Distinguiamo la corruzione legislativa e la corruzione amministrativa. La corruzione legislativa
o cattura dello Stato si manifesta quando un privato o un gruppo di interesse influenza il
processo di formazione delle leggi e l'esercizio del potere decisionale delle istituzioni pubbliche
attraverso comportamenti poco trasparenti o tangenti al fine di ottenere una rendita di posizione.
La corruzione amministrativa o burocratica da intendere come abuso di potere pubblico da
parte di pubblici per ottenere vantaggi privati.
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confermato questa relazione. Non sempre possibile individuare il rapporto di causalit tra PIL e
corruzione; cio, non sempre possibile distinguere se l'arretratezza che genera fenomeni di
corruzione o se non sia piuttosto la corruzione a rallentare lo sviluppo economico di un paese.
Pu essere razionale per l'impresa corrispondere salari pi elevati (detti appunto salari di
efficienza) rispetto a quello di equilibrio tra domanda e offerta di lavoro perch una maggiore
retribuzione disincentiva il turnover incentiva lavoratori a essere pi produttivi; vantaggi nel
controllare i problemi di asimmetria informativa che caratterizzano la relazione tra
l'amministrazione pubblica e i suoi dipendenti; ridurre la probabilit di eventuali comportamenti
opportunistici post-contrattuali posti in essere dal burocrate (azzardo morale).
Le dimensioni dell'intervento pubblico nella forma sia dell'entit della spesa pubblica sia della
regolamentazione costituiscono la pi importante causa della corruzione.
L'ampliamento della spesa pubblica da un lato offre opportunit di redistribuzione, dall'altro pu
dare origine a politiche pubbliche distorsive, soprattutto nei settori di spesa caratterizzati da
scarsa concorrenza. La corruzione viene favorita ulteriormente da norme confuse e/o
contraddittorie. L'incertezza generata dalla formulazione poco chiara della norma aumenta, infatti,
le asimmetrie informative nel rapporto tra cittadini e burocrati e favorisce l'acquisizione di rendite
parassitarie. Il regime di concorrenza fra imprese pu contribuire ad attenuare il fenomeno
corruttivo.
Se da un lato la presenza di mercati chiusi determina maggiore corruzione, dall'altra regimi molto
corrotti hanno un interesse ad avere mercati ristretti perch questi consentono ai corrotti di
appropriarsi, sotto forma di tangenti, di parte dei profitti monopolistici che si accompagnano a un
livello ridotto di concorrenza.
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che alla repressione associno la prevenzione. Si pensi alla riduzione del potere discrezionale del
decisore pubblico, alla revisione e razionalizzazione del sistema normativo e allo snellimento delle
procedure amministrative semplificazione.
Si dice che le prime avvisaglie dello Stato Sociale risalgano alla fine dell'800, con certi tipi di
assicurazione sul lavoro introdotti da Bismarck ; la natura di questi interventi diversa da quella
prevalente nella concezione del Welfare State che prevalse nella fase post-bellica, la cui messa in
atto associata comunemente al nome di Beveridge.
Lo Stato Sociale una forma di Stato che prevede espressamente fra i suoi compiti la fornitura ai
cittadini di beni e servizi privati, cio rivali ed escludibili, in aggiunta a quelli di natura pubblica,
cio non rivali e non escludibili.
Individuiamo due tipologie di Welfare State: Beveridgiano e Bismarckiano. Le prestazioni tipiche
dello Stato Sociale nella sua concezione Beveridgiana, ad esempio nell'ambito della sanit o in
quello dell'istruzione, sono fornite per la maggior parte non in cambio di un pagamento, ma in
maniera gratuita o semi-gratuita e sono finanziate dalla tassazione generale. La logica
fortemente di tipo redistributivo, perch ci si basa sull'idea che tutti accedano in maniera eguale ai
beni e servizi, mentre la tassazione generale, essendo di natura progressiva, dovrebbe incidere
maggiormente sui pi ricchi, in modo che essi finanzino in percentuale maggiore di quanto non
facciano i meno ricchi le prestazioni di welfare.
presente anche una logica di assicurazione sociale. L'accesso alle prestazioni che noi oggi
chiamiamo bismarckiane e subordinata al pagamento di un premio o del suo equivalente;
rientrando quindi nella logica dell'assicurazione privata, con la particolarit di essere obbligatorie.
Il motivo per cui tali modifiche in direzione bismarckiana sono state introdotte: le prestazioni
dello Stato Sociale sono progressivamente diventate insostenibili perch la platea degli utenti
cresciuta pi di quella dei contribuenti.
Il Welfare State stesso ha posto le basi per la propria decadenza, inducendo due fenomeni che, in
un movimento a tenaglia, lo hanno posto in difficolt. Da una parte, infatti, le conquiste dello Stato
Sociale in termini di maggiore istruzione, miglior accesso alla sanit e alla sicurezza sociale hanno
consentito un rapido innalzamento della vita media; dall'altra parte si riscontrato un brusco calo
della natalit, in parte anch'esso imputabile alla presenza del Welfare State stesso, che ha ridotto il
ruolo dei figli nella cura dei genitori le pensioni e la sanit pubblica rendono gli anziani molto
pi autosufficienti che in passato.
Le domande che il sistema deve soddisfare sono aumentate nello stesso tempo in cui le risorse a
disposizione sono, relativamente, calate. Il modello bismarckiano tenta di dare una risposta a
questo problema della sopravvivenza dello Stato Sociale cambiando le modalit di pagamento, da
indiretto a diretto: utenti che finanziano il sistema. Accanto al ruolo equitativo lo Stato Sociale ne
ha anche uno di perseguimento dell'efficienza perch offre beni e servizi che altrimenti sarebbero
difficili da ottenere, anche per chi avesse i mezzi per acquistarli.
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Due casi di notevole rilevanza per la teoria dell'intervento pubblico: il concetto di bene di merito
(proposto da Musgrave negli anni 50) e il concetto di dissonanza cognitiva.
Per bene di merito o demerito Musgrave intende un bene che viene consumato in misura minore
o maggiore di quello che sarebbe ottimale per l'individuo Il consumatore commette un errore
cognitivo: non razionalmente in grado di valutare correttamente il livello di consumo ideale.
L'idea che vi sia da parte del consumatore, che non sempre in grado di valutare le conseguenze
di lungo termine di certe scelte di consumo, un atteggiamento miope.
Il concetto di bene di merito giustifica una forma di intervento pubblico di tipo paternalistico in
cui lo Stato, presupposto in qualche modo pi consapevole dell'individuo singolo, corregga il
comportamento di quest'ultimo, sia con strumenti fiscali (tributi sull'acquisto di sigarette) sia con
norme e regole (obbligo di indossare la cintura di sicurezza).
Le attivit basilari dello Stato Sociale si possono tutte inquadrare nella logica di Musgrave:
salute, istruzione, pensioni possono tutti essere beni di merito, perch rispetto ad essi pu
subentrare un atteggiamento miope.
Gli individui sottovalutano i benefici di certe scelte in tema di salute, istruzione e pensioni e
occorre dunque che sia Io Stato a imporre o incoraggiare i consumi corrispondenti: vaccini
obbligatori e medicine a prezzi sussidiati, scolarit obbligatoria e istruzione secondaria e terziaria
semi-gratuite, previdenza di base obbligatoria e previdenza complementare soggetta a stimoli
fiscali possibile giustificare su queste basi la presenza dello Stato Sociale.
Akerlof e Dickens, si muovono in un solco non troppo distante da quello percorso da Musgrave, ma
cercano di avere una visione pi ampia, ovvero cercano di dare una possibile ragione
dell'insorgere di errori cognitivi, anzich semplicemente presupporre la loro presenza.
Le tesi sostenuta dai due autori dunque che certe forme di intervento pubblico, come l'esistenza
di attente legislazioni in materia di sicurezza, si spieghi con l'idea che meccanismi psicologici siano
comuni. Al contrario, se credessimo nella razionalit assoluta dell'individuo, non avrebbe
nemmeno senso che certe norme venissero specificate.
Pure l'interpretazione di Akerlof e Dickens dell'intervento pubblico come rimedio alla dissonanza
cognitiva pu essere tacciata, da una prospettiva liberale, di paternalismo.
L'aver sottolineato l'importanza e la non trascurabile frequenza del fenomeno della dissonanza
cognitiva costituisce un supporto importante, perch d una possibile spiegazione del perch certe
misure debbano essere obbligatorie.
La valutazione della salute come fenomeno economico non ha origini recenti, ma e solo in seguito
all'espansione economica avvenuta nei paesi occidentali dopo la Seconda guerra mondiale che la
salute stata esplicitamente considerata un elemento essenziale per la crescita economica.
Pertanto si cominciato a considerare la spesa per la salute come una spesa per investimento.
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cicli economici. Nei periodi di crescita tuttavia aumenta l'incidenza relativa della spesa sanitaria,
mentre nei periodi di stagnazione o recessione la spesa sanitaria rimane abbastanza rigida per
effetto dei sistemi di protezione sociale. In presenza di aumenti del reddito, la spesa sanitaria
aumenta in misura pi che proporzionale in quanto si determina una capacit di offerta che
induce maggiore domanda e consumi sanitari, mentre nei paesi con un livello di reddito medio-
alto, in presenza di aumenti del reddito, la spesa sanitaria cresce in maniera meno marcata.
L'andamento della spesa sanitaria condizionato da certe determinanti di fondo, in cui si suole
distinguere tra quelle che prevalentemente agiscono sul lato della domanda e quelle che agiscono
sul lato dell'offerta. Sul versante della domanda si considera importante l'elevata elasticit rispetto
al reddito l'incremento della domanda di servizi sanitari.
Non meno importante come fattore influente sulla domanda dei servizi sanitari il rapido
aumento della popolazione anziana, condizione di intensa transizione demografica che ha investito
negli ultimi decenni i paesi industrializzati. L'invecchiamento della popolazione un fenomeno
dovuto all'effetto combinato di due fattori: l'aumento della speranza di vita e la caduta del tasso di
natalit.
Si distingue tra un effetto di generazione e un effetto di mero invecchiamento. Con il primo si
intende l'aumento della spesa sanitaria in un certo periodo da parte di tutta la popolazione
giovane e anziana dovuto al progresso scientifico e tecnologico, spesa tipicamente pi rilevante.
Il fattore generazione attribuibile, da un lato, all'emergere di nuovi modelli socio-culturali di
riferimento in base ai quali la salute non solo assenza di malattia e, dall'altro, alla pi semplice e
trasparente diffusione di informazioni circa i mezzi e le opportunit di cura. Con il secondo effetto
invece si intende che con il passare degli anni la spesa sanitaria pro capite aumenta in termini reali
in quanto la popolazione invecchia e i consumi di servizi sanitari degli anziani sono pi elevati.
Tra le cause che agiscono sul versante dell'offerta si ravvisa il rapido sviluppo della tecnologia
medica. Questi progressi hanno avuto come conseguenza quella di stimolare la spesa nel settore
sanitario in quanto le nuove tecnologie sono state spesso invenzioni di prodotto che hanno dato
vita a nuovi mercati.
Un'interessante chiave interpretativa dell'evoluzione della spesa sanitaria e del suo peso sul PIL,
sempre analizzando il versante dell'offerta, viene ravvisata nel cosiddetto morbo di Baumol. Nella
produzione dei servizi di cura sanitaria la prestazione di lavoro non ha un carattere strumentale,
ma tende a coincidere con la prestazione stessa. Inoltre, nel settore sanitario il progresso tecnico,
che risulta pi marcato rispetto ad altri settori, ha una natura diversa da quello tipico
dell'industria, in quanto volto essenzialmente non a sostituire il lavoro ma a sostenerlo meglio
per poter raggiungere risultati terapeutici sempre pi soddisfacenti.
Vi sono poi determinanti della spesa sanitaria in cui offerta e domanda interagiscono. Una di
queste la cosiddetta esplosione dei costi: i progressi delle tecnologie biomediche generano un
incremento dei costi sia nel breve che nel lungo periodo. Nel breve periodo la spesa aumenta
direttamente a causa dei costi elevati delle nuove tecnologie: nel lungo periodo invece, queste
nuove tecnologie, tramite l'allungamento della sopravvivenza, generano una quota crescente di
popolazione cronicamente bisognosa di assistenza sanitaria.
Un altro fattore di crescita della spesa sanitaria in cui domanda e offerta interagiscono viene
individuato nell'aumento della densit dei medici. L'aumento della popolazione medica
comporta un incremento dei consumi sanitari in quanto aumentano le visite mediche, le
prescrizioni farmaceutiche, gli accertamenti diagnostici pro capite, le prestazioni ospedaliere, ecc.
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Le due caratteristiche che definiscono i beni pubblici (non rivalit e non escludibilit) non sono
rispettate: si propensi perci a classificare i servizi sanitari come beni privati.
L'intervento pubblico in sanit si configura prevalentemente con fornitura pubblica di beni privati.
Esistono delle imperfezioni che impediscono al mercato di essere efficiente in senso paretiano. La
teoria marginalista insegna che il mercato perfettamente concorrenziale porta a un'allocazione
ottimale delle risorse. Tuttavia, nel mercato dei servizi sanitari si presentano una serie di
deviazioni dai principi della concorrenza perfetta.
In sanit, pur volendo salvaguardare l'ipotesi di razionalit, rimane l'informazione imperfetta: il
bene sanitario infatti considerato tipicamente un experience good, ossia un bene la cui qualit
pu essere verificata, fra l'altro con ovvie difficolt e limiti, solo quando si sono gi manifestati gli
effetti del consumo.
Il consumatore-paziente non in grado di formulare da solo la domanda di servizi sanitari: si deve
rivolgere infatti a un altro agente (il medico) che si introduce, condizionandolo, nel processo
decisionale. Si instaura tra i due un rapporto di agenzia con informazione imperfetta, nel senso che
il medico agisce per conto del paziente, ma senza che quest'ultimo abbia le informazioni
necessarie per controllarne le azioni. Sono presenti entrambe le forme di asimmetria informativa:
selezione avversa e azzardo morale.
In poche parole, il paziente non in grado di sapere se il medico ha esercitato tutto il suo impegno
per effettuare la diagnosi, n se la cura indicata veramente efficace.
La domanda di servizi sanitari non frutto delle decisioni di un consumator sovrano, ma nasce
dall'interazione fra due soggetti i cui obiettivi non sono necessariamente allineati. Inoltre, nel
mercato sanitario i servizi offerti hanno la connotazione di beni non omogenei (al Contrario di
quanto richiesto nella concorrenza perfetta) sono difficilmente sostituibili fra loro. Il fatto che si
tratti di experience goods rende poi difficile per il consumatore distinguere fra farmaci con lo
stesso principio attivo ma nome commerciale diverso, il che consente, ancora in violazione dei
criteri di concorrenza perfetta, di avere prodotti sostanzialmente identici a prezzi diversi questa
asimmetria informativa spiega le difficolt nella diffusione dell'utilizzo dei cosiddetti farmaci
generici.
Ulteriore causa di fallimento del mercato l'eventuale presenza di rendimenti di scala crescenti,
per cui il costo marginale sempre inferiore al costo medio, che sempre decrescente, il che pu
condurre a situazioni di monopolio naturale.
Il sistema sanitario in Italia attualmente organizzato sulla base del cosiddetto Servizio
Sanitario Nazionale (SSN), secondo il quale i servizi sono erogati in maniera gratuita o semi-
gratuita da strutture pubbliche o convenzionate.
Verso la fine dell'800 si assistette al passaggio da un'assistenza facoltativa a una obbligatoria per
gli infortuni sul lavoro nell'industria. Il fenomeno mutualistico passo cos sotto il controllo statale.
La seconda fase del sistema sanitario si apre con l'entrata in vigore della Costituzione, tramite la
quale vennero poste nel nostro ordinamento giuridico le norme fondamentali per la tutela della
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La riforma sanitaria ter ha dato uovo impulso alla Regolarizzazione: le Regioni possono
elaborare proposte nella fase di predisposizione del piano sanitario nazionale (PSN); adottano un
loro piano sanitario regionale (PSR) per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione locale;
definiscono l'articolazione del territorio regionale in ASL; stabiliscono i criteri per la suddivisione
delle ASL in distretti; disciplinano il finanziamento delle ASL.
stata rafforzata l'aziendalizzazione del SSN: le ASL sono dotate di personalit giuridica pubblica
e autonomia imprenditoriale ; la loro organizzazione e il loro funzionamento sono disciplinati con
atto aziendale di diritto privato; sono tenute al rispetto del vincolo di bilancio e agiscono come atti
di diritto privato.
Un altro aspetto fondamentale della riforma 'introduzione dei Livelli Essenziali di Assistenza
(LEA) che rappresentano un tentativo di garantire la sostenibilit del sistema sanitario.
PREVIDENZA
I Sistemi Previdenziali (SP) sono una delle componenti pi rilevanti dei sistemi di welfare.
Un SP un sistema che consente il trasferimento di reddito dal periodo lavorativo a quello non
lavorativo: alla base di queste visione il fatto che gli individui desiderano mantenere un livello
dei consumi sostanzialmente costante nell'arco della vita, vecchiaia compresa.
necessario per il lavoratore accumulare annualmente una quota del proprio reddito che,
capitalizzato a un certo tasso di interesse, fornir quella ricchezza che potr essere decumulata a
partire dall'anno di pensionamento, sotto forma di rendita.
Un SP pubblico, rendendo obbligatorio questo trasferimento di reddito nel tempo, pu aiutare gli
individui anziani a evitare il rischio povert.
Tra le altre funzioni che la teoria economica ha assegnato ai SP vi anche quella strettamente
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redistributiva e quella assicurativa il SP si configura come uno strumento con cui generazioni
diverse si impegnano, attraverso l'intermediazione dello Stato, a condividere rischi di diversa
natura, legati sia al ciclo di vita ma anche alla crescita economica e demografica.
I benefici assistenziali, a differenza di quelli previdenziali, non presuppongono il versamento di
contributi affinch se ne abbia diritto, ma semplicemente il trovarsi in una situazione di bisogno.
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miglioramenti non saranno possibili quando il tasso di interesse arriva a eguagliare il tasso
di crescita del PIL.
Affinch il processo sopra descritto possa espletare i suoi effetti benefici per l'economia,
oltre alla presenza di capitale in eccesso e al carattere obbligatorio del SP vi sono altri
elementi essenziali:
1. il funzionamento a ripartizione del SP; se il SP a capitalizzazione, i contributi
previdenziali rappresentano risparmio sostitutivo, e non aggiuntivo, di quello privato;
in questo modo nessun effetto si genera sul capitale complessivamente accumulato
nell'economia.
2. la presenza dello Stato; in questo caso lo Stato rappresenta un elemento necessario
in quanto il suo potere coercitivo pu garantire il mantenimento delle promesse
previdenziali rivolte agli attuali contribuenti, pagamento che dovr avvenire da parte
delle generazioni future di lavoratori
3. la durata infinita dell'economia; se l'economia avesse un termine temporale certo gli
ultimi lavoratori non avrebbero convenienza nel versare i contributi.
La dipendenza dalla dinamica demografica rappresenta uno dei punti di maggior criticit del
modello PAYG: da un lato, fenomeni quali l'allungamento della vita, la riduzione dei tassi di
fertilit, la riduzione della partecipazione alla forza lavoro, minano fortemente l'equilibrio dei
conti previdenziali; dall'altro, man mano che la popolazione invecchia, risulta pi complicato
riformare il sistema stesso, ovvero ridurre le prestazioni erogate, a causa della resistenza anziani.
In effetti, se l'elettore mediano un pensionando (o pensionato), molto probabile che
quest'ultimo tender a contrastare misure di contenimento della spesa previdenziale e a far
gravare tali misure sulle generazioni presenti e future di contribuenti.
I SP possono avere effetti negativi sui comportamenti individuali che possono a loro volta,
contribuire all'aggravarsi dei fenomeni demografici sopra esposti.
I SP a ripartizione possono spiazzare le scelte di procreazione nel caso in cui i figli rappresentino
una forma di sostegno alla vecchiaia e generare esternalit positive; il costo di mantenimento
della prole privato, cio a carico della famiglia di origine, ci causa una subottimalit
nell'economia che deve essere corretta con sussidi alle famiglie che sia proporzionale al numero
dei figli.
Altri dementi negativi sono stati individuati, oltre che nello spiazzamento del risparmio privato,
nella distorsione delle scelte di pensionamento.
Un sistema pensionistico ottimale si configura dunque come un sistema costituito da due pilastri:
uno pubblico, di dimensioni relativamente contenute, a ripartizione; e uno privato, a
capitalizzazione.
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La novit principale introdotta nel 1995 un sistema a ripartizione basato sul principio
contributivo, con capitalizzazione figurativa. Ovvero la rata pensionistica sia proporzionale ai
contributi versati e inversamente proporzionale alla vita residua attesa dell'individuo:
1) consente un tasso di rendimento unico per tutti i lavoratori e pari al tasso di crescita reale
del PIL ;
2) tende a mantenere la spesa pensionistica costante nel lungo periodo.
Tra gli altri cambiamenti pi significativi, vi sono l'aumento dell'aliquota contributiva per i
lavoratori dipendenti e per i lavoratori autonomi.
A partire dal 1 gennaio 2012, la legge 92/2012, nota come riforma Fornero, prevede
l'accorpamento degli enti previdenziali e il principio del pro-rata, in base al quale le anzianit
contributive maturate dopo il 31/12/2011 vengono calcolate per tutti lavoratori con il sistema di
calcolo contributivo.
A partire dal 1 gennaio 2012, la pensione di anzianit stata sostituita dalla pensione anticipata.
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Per coloro che chiedono la pensione anticipata prima dei 62 anni di et sono stati introdotti dei
disincentivi, con penalizzazioni.
La riforma Fornero, pur se dolorosa consentir a regime, e fino al 2040, risparmi per oltre 90
miliardi di euro.
L'ASSISTENZA
Ci che caratterizza l'assistenza rispetto alle altre modalit di protezione il fatto che le sue
prestazioni sono subordinate all'accertamento di due condizioni:: l'individuazione di una
situazione di bisogno specifico e manifesto (povert, emarginazione sociale, mancanza di
un'abitazione ecc.) e l'assenza di risorse (reddito) per farvi fronte autonomamente. L'eventuale
forte carenza o totale assenza di risorse viene verificata attraverso una prova dei mezzi (means
test), ossia una forma valutazione, da parte di un soggetto pubblico, che attesti che la situazione
economica.
Mentre la povert relativa definita come la situazione in cui un soggetto non raggiunge una certa
soglia di reddito fissata in funzione del livello medio o mediano di reddito che caratterizza la
collettivit di riferimento Valutare la povert relativa significa misurare le risorse economiche
di ognuno rispetto a quelle possedute da tutti gli altri. La concezione relativa della povert tiene
dunque conto di come le scelte di consumo dei poveri possono essere influenzate dalle scelte di
consumo del resto degli individui.
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Con la legge 328/2000 si realizzato il passaggio da una prospettiva di tipo government, in cui era
il soggetto pubblico a prendere le decisioni, a una prospettiva di tipo governante, in cui il
raggiungimento dell'obiettivo frutto dell'azione di diversi attori Stato, Regioni, enti locali, terzo
settore e privati. Infine, con la riforma costituzionale del 2001 l'assistenza diventata una
competenza residuale disciplinata dalle Regioni e amministrata dal Comune. Allo Stato rimane il
compito di determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) concernenti i diritti sociali e la
gestione diretta di alcune prestazioni.
Per l'individuazione dei LEP lo Stato interviene con una politica di indirizzo, coordinamento e
regolarizzazione e con la definizione delle risorse da attribuire ai diversi Fondi dedicati.
Le Regioni poi, secondo i modelli organizzativi prescelti e insieme ai Comuni singoli o associati,
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Il Reddito Minimo Garantito (RMG) consiste in una forma di concessione di sussidi che non
limitata solo ad alcune categorie di lavoratori, ma rimane selettiva in quanto l'erogazione
monetaria subordinata ad un accertamento della situazione reddituale e patrimoniale del
richiedente (prova dei mezzi).
Il RMG non da confondere con il Reddito di Cittadinanza.
Il SIA, Sistema di Inclusione Attiva i beneficiari adulti possono avere il sostegno economico
purch siano disposti a impegnarsi attivamente nella ricerca di un'occupazione, a partecipare ai
programmi di riqualificazione professionale e a contribuire alla cura verso minori e familiari
disabili.
Lo Stato interviene con prestazioni in denaro fornite dagli enti previdenziali, in particolare l'INPS.
Le Regioni, che svolgono funzioni legislative e che stabiliscono principi e indirizzi, coordinano gli
interventi degli enti locali ai quali assegnano le risorse del Fondo Sociale Regionale (FSR) formato,
a sua volta, da stanziamenti statali integrati da quelli regionali.
I Comuni, che svolgono le funzioni amministrative attuative dei servizi sociali, ricevono risorse
dalle Regioni e dallo Stato integrate da propri stanziamenti di bilancio. A tali finanziamenti si
aggiungono i fondi strutturali europei: il FSE (Fondo Sociale Europeo) e il FESR (Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale).
ISTRUZIONE
La teoria del capitale umano offre la principale spiegazione economica del perch, da un punto di
vista individuale, conviene investire sull'istruzione. Si considera lo studio una forma di
investimento che, richiede un sacrificio oggi per ottenere un vantaggio domani e che conviene
intraprendere quando i benefici superano i costi.
La teoria del capitale umano enfatizza i benefici economici dello studio che derivano dalla
possibilit di guadagnare salari pi alti. Ma i vantaggi dell'istruzione includono aspetti non
pecuniari altrettanto importanti che possono essere classificati in due sottoinsiemi.
II primo comprende gli altri benefici che un titolo di studio pi avanzato consente di ottenere
nel mercato del lavoro. Il secondo riguarda altri aspetti del benessere individuale, come le
condizioni di salute o la probabilit di avere una vita familiare soddisfacente.
I benefici dell'istruzione devono essere confrontati con i suoi costi, che comprendono sia quelli
diretti (eventuali tasse di iscrizione,libri, vitto e alloggio ecc.) sia quelli indiretti; tra questi ultimi il
pi importante costo opportunit di non lavorare, misurabile con il salario al quale si rinuncia
durante gli studi.
La teoria del capitale umano ha la pretesa di essere positiva oltre che normativa: ipotizza che gli
studenti (o le loro famiglie) siano in grado di prendere le decisioni migliori, senza considerare la
possibilit che limiti o bias cognitivi li portino a compiere errori sistematici.
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La correlazione fra istruzione e produttivit del lavoro a livello internazionale sembra confermare
l'ipotesi che i rendimenti sociali siano pi alti di quelli privati.
Va anche considerato, tuttavia, che parte della correlazione pu dipendere dal fatto che maggiori
livelli di benessere hanno un effetto positivo sull'investimento in capitale umano. L'istruzione,
oltre che il seme, anche il frutto del benessere economico.
Sia gli studi che utilizzano dati microeconomici sia quelli che considerano dati macroeconomici,
pur confermando l'importanza dell'istruzione per il reddito complessivo e la crescita economica,
non sono riusciti a raggiungere conclusioni univoche sulla relazione fra rendimenti privati e
rendimenti sociali e sull'importanza relativa dei diversi meccanismi attraverso i quali il capitale
umano ha un effetto sul tasso di crescita.
L'istruzione in Italia
Negli ultimi 150 anni la storia della Scuola italiana pu essere rappresentata come una lunga
rincorsa agli standard educativi dei principali paesi industrializzati.
Nonostante le evidenze disponibili indichino che in Italia i rendimenti privati dell'istruzione siano
comparabili con quelli prevalenti a livello internazionale la quota di popolazione che prosegue gli
studi dopo l'et dell'obbligo resta piuttosto bassa.
Il sistema scolastico italiano omogeneo per quel che riguarda la legislazione e alcuni dei suoi
input pi importanti: gli insegnanti sono reclutati secondo le medesime regole, hanno le stesse
retribuzioni, ricevono una formazione simile. Eppure i risultati differiscono in modo profondo,
riflettendo probabilmente un diverso atteggiamento sociale nei confronti dell'istruzione e il
retaggio storico delle differenze del passato. Al momento dell'Unit, infatti, i sistemi scolastici
della penisola erano molto eterogenei.
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complice la necessit della riduzione della spesa, negli ultimi anni il Ministero tornato a
esercitare un controllo stretto sull'operato dei singoli istituti. Lo sviluppo dell'autonomia
scolastica si finora scontrato con due ostacoli: la resistenza culturale a prassi manageriali e
l'assenza di meccanismi di governance moderni.
FEDERALISMO FISCALE
Con il termine federalismo si indica la condizione di un insieme di entit autonome, legate tra loro
dal vincolo di un patto. Lo scopo principale del federalismo fiscale di consentire ai diversi gruppi
che vivono in diversi Stati di esprimere le loro diverse preferenze per i servizi pubblici attraverso
la ripartizione delle funzioni della finanza pubblica tra vari livelli di governo al fine di ottimizzare
la produzione di beni e servizi pubblici. Pertanto il federalismo fiscale pu essere inteso come una
forma di razionalizzazione delle relazioni tra i diversi livelli di governo. Occorre ricordare che
l'accezione pi diffusa del federalismo quella politica.
Si parla di federalismo con riferimento a un crescente decentramento nella gestione pubblica, che
ha l'obiettivo di attribuire alle singole giurisdizioni una maggiore autonomia nella raccolta delle
imposte e nell'amministrazione delle proprie entrate e spese: questo propriamente il
federalismo fiscale.
I principi che sono alla base del federalismo politico e del federalismo fiscale sono strettamente
connessi.
1. il principio di sussidiariet,
2. il principio di diversit
3. il principio di equivalenza e/o di corrispondenza.
In base al principio di sussidiariet i poteri di governo vengono ridistribuiti verso il basso e/o
verso l'alto in modo tale che ai livelli superiori vengano attribuiti solo i poteri o le funzioni che gli
enti di base o di livello intermedio non sono in grado di svolgere in maniera efficiente.
Il principio di sussidiariet un principio filosofico-politico volto a regolamentare rapporti tra
enti e organizzazioni; prescrive che una societ superiore debba astenersi dall'intervenire o dal
sostituirsi a una inferiore quando quest'ultima sia in grado di svolgere meglio o in modo pi
efficace un certo compito. Allo stesso tempo, qualora questo compito fallisca o non sia affatto
espletato, la societ di ordine superiore sono richiamate al dovere di intervenire.
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centrale.
3. Il sistema federale, che nasce da un accordo tra Stati, assegna ad essi maggiori competenze
rispetto a un sistema di decentralizzazione spaziale.
Svantaggi:
1. La maggiore vicinanza tra elettori ed eletti pu dare origine a fenomeni di cattura da
parte di gruppi di interesse locali a danno degli interessi pi generali della collettivit.
2. Problema dei costi legati alla moltiplicazione di assemblee elettive, esecutivi e apparati
burocratici.
3. La questione dell'ampiezza e della consistenza demografica del Governo locale e dei suoi
effetti sull'efficienza nella fornitura di beni e servizi pubblici e sulla capacit di adempiere
ad alcune funzioni e compiti istituzionali.
I guadagni di efficienza possono essere ridotti o annullati nei casi in cui la dimensione troppo
piccola del Governo locale faccia emergere diseconomie di scala o alternativamente nei casi in cui i
benefici e i costi dei programmi di spesa vadano oltre i confini territoriali del Governo che li
realizza.
In conclusione, l'idea che l'articolazione della finanza pubblica su molteplici livelli di governo
produca una migliore allocazione delle risorse non unanimemente condivisa in letteratura.
Un sistema decentralizzato pu non rivelarsi compatibile con il raggiungimento di obiettivi
generali, quali la stabilizzazione dell'economia e la redistribuzione del reddito e della ricchezza.
Pertanto, secondo la letteratura economica il buon funzionamento dell'architettura dei sistemi
decentralizzati dipende da una serie di aspetti quali il disegno delle relazioni fiscali tra i diversi
livelli di governo, l'attribuzione chiara delle funzioni, l'individuazione delle fonti di finanziamento
e dei meccanismi di perequazione, il disegno di regole fiscali relative all'indebitamento.
Al fine di garantire l'efficienza del sistema occorre pertanto individuare quali funzioni trasferire e
come ripartire le responsabilit di spesa e di prelievo tra Governo centrale e Governi sub-centrali.
Soltanto il Governo centrale nella condizione di poter effettivamente rispettare il criterio di
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equit orizzontale.
la funzione di stabilizzazione da considerarsi fondamentalmente una funzione da attribuire al
Governo centrale in quanto una politica di aumento della spesa pubblica a sostegno dell'attivit
economica messa in atto una giurisdizione locale rischia di produrre i propri effetti espansivi non
solo all'interno dei propri confini ma anche in altre aree del paese, pur gravando in termini di
finanziamento solo sui residenti della giurisdizione stessa.
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I trasferimenti
I trasferimenti hanno una finalit redistributiva, garantendo alle giurisdizioni pi povere la
fornitura di servizi pubblici il pi possibile equivalenti a quelli delle giurisdizioni pi ricche.
I trasferimenti consentono di realizzare il principio di equit orizzontale tra i cittadini eguagliando
i residui fiscali e di realizzare il principio di equit verticale nel caso di disparit di gettito tra
diversi livelli di governo.
Inoltre, costituiscono un agevole strumento di correzione delle esternalit positive delle politiche
locali. I trasferimenti possono essere distinti in:
1. verticali e orizzontali Sono verticali quando livelli di governo superiori erogano risorse
ai Governi inferiori; sono invece orizzontali quando l'erogazione avviene tra Governi dello
stesso livello;
2. generali e specifici o con vincolo di destinazione Sono generali se il Governo che riceve il
trasferimento libero di impiegare le risorse in base alle proprie priorit settoriali; sono
specifici quando il Governo beneficiario obbligato a rispettare la destinazione scelta dal
Governo che eroga il trasferimento;
3. incentivanti o non incentivanti. Sono incentivanti quando sono collegati a un'attivit o ad un
comportamento del Governo destinatario; non incentivanti quando sono incondizionati;
4. rispetto ai criteri di ripartizione, possono essere erogati in somma fissa o essere collegati a
parametri quali la capacit fiscale di produrre gettito e/o i fabbisogni di spesa.
Debito pubblico
Dal momento che la funzione di stabilizzazione di competenza del Governo centrale,
generalmente ai Governi locali concesso di indebitarsi solo per finanziare spese di investimento
il cui flusso di benedici attesi si estende nel tempo e pu essere ripagato anche attraverso imposte
a carico di generazioni future. La possibilit di indebitarsi richiede l'introduzione di una serie di
limiti e controlli da parte del governo centrale al fine di garantire un allocazione efficiente delle
risorse.
Le teorie tradizionali del federalismo fiscale del federalismo fiscale si fondano sull'idea che
un'organizzazione di governo decentralizzata assicuri un'allocazione pi efficiente delle risorse
pubbliche per la fornitura di beni e servizi il cui consumo limitato territorialmente ai residenti.
Ne consegue una produzione di beni e servizi pubblici differenziata a livello locale. La decisione di
centralizzare o di decentralizzare alcune attivit pubbliche dipende dal trade-offt ra le inefficienze
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La logica sviluppata dal modello trova maggiore attuazione nelle scelte di localizzazione
dell'attivit produttiva da parte delle imprese che dipendono maggiormente dal livello e dalla
qualit dei servizi offerti oltre che dall'onere fiscale.
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un organizzazione di governo che limita il potere monopolistico di tassazione del Governo centrale.
Pertanto l'esistenza di una molteplicit di Governi locali, ovvero il frazionamento della sovranit e
delle deleghe decisionali, rappresenta una forma di controllo di natura istituzionale al potere di
tassare di un Governo centrale unico e conseguentemente alla dimensione del settore pubblico,
limitandone i potenziali abusi.
Un modo per affrontare i problemi del common pool e del soft budget constraint consiste
nell'adozione a livello sub-centrale di regole fiscali definite come limiti numerici o targets su
determinati aggregati di finanza pubblica, quali il saldo di bilancio, l'imposizione di un tetto alle
spese correnti o al prelievo fiscale, le restrizioni sui tipi di spese che possono essere finanziate
attraverso debito pubblico e i limiti all'indebitamento.
Le regole fiscali possono tuttavia generare i cosiddetti ugly outcomes, ovvero operazioni di
contabilit creativa come trasferimenti di debiti ad altri enti della pubblica amministrazione non
vincolati ad imprese pubbliche locali esterne.
Modelli organizzativi
A conclusioni opposte arrivano invece le teorie che associano al decentramento una diminuzione
di efficienza nella fornitura dei beni e servizi pubblici, riconducibile a un incremento dei costi di
transazione nelle negoziazioni che coinvolgono gli elettori, i politici, i burocrati. Un'ulteriore
ipotesi di fallimento del federalismo fiscale risiede infine nel rischio che, in assenza di
coordinamento tra i diversi livelli di governo, la concorrenza orizzontale inneschi un meccanismo
perverso per cui ciascun ente, al fine di attrarre basi imponibili tender a ridurre il livello di
tassazione al di sotto di quello ottimale che garantisce la fornitura dei servizi pubblici essenziali.
IL DECENTRAMENTO IN ITALIA
Per definire il quadro normativo del sistema della finanza decentrata in Italia occorre
prendere in considerazione il titolo 5 della Costituzione.
La modifica del titolo 5 ha spostato il baricentro del sistema legislativo verso i Governi locali,
cambiando la natura dello stato caratterizzata da una logica di equi-ordinazione.
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Attribuzione della competenza di spesa: il problema dei costi standard e dei LEA
Il decreto legislativo n. 216 del 2010, stabilisce che la spesa dei Comuni per le funzioni
fondamentali e i Livelli Essenziali delle Prestazioni sia garantita attraverso il finanziamento
integrale sulla base dei fabbisogni finanziari standard.
Il calcolo del fabbisogno standard, che deve sostituire in modo graduale il criterio della spesa
storica, dovr determinare l'ammontare della spesa per lo svolgimento delle singole funzioni
al fine di superare gli effetti distorsivi e deresponsabilizzanti che tale modello di gestione
tende a incentivare. Il metodo delle determinanti prevede una tendenziale convergenza verso
il livello medio di fabbisogno dei singoli enti e di conseguenza comporta una riailocazione della
spesa storica complessiva.
La problematica dei costi e dei fabbisogni standard nel settore della sanit nelle Regioni a
statuto ordinario disciplinata nell'articolo 25 del decreto legislativo del 2011, secondo cui,
per effettuare il finanziamento integrale della spesa sanitaria, il fabbisogno nazionale standard
determinato, nel rispetto del quadro macroeconomico complessivo e fermo restando il
rispetto dei vincoli di finanza pubblica comunitari, in coerenza con il fabbisogno derivante
dalla determinazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) erogati in condizione di
efficienza e di appropriatezza; vengono individuati annualmente costi e fabbisogni standard
delle singole Regioni utilizzando come riferimento tre Regioni scelte tra le migliori cinque
sulla base di criteri di qualit dei servizi erogati, di efficienza e di appropriatezza.
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La Corte deduce dal testo costituzionale l'obbligo che le risorse autonome di Regioni ed enti
locali siano composte da tributi propri e da compartecipazione ai tributi fiscali, ma non indica
criteri di misura e composizione di tali entrate.
I trasferimenti che dovranno costituire risorse aggiuntive o essere destinati a interventi
speciali, potranno essere previsti soltanto in favore ai singoli enti e non della generalit.
La disciplina del PSI prevede attivit di monitoraggio dei risultati conseguiti dai singoli enti e a
tal fine tutti sono tenuti a trasmettere al Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Il mancato rispetto degli obblighi di certificazione o degli obiettivi del PSI comportano
l'applicazione di misure sanzionatorie.
LA TASSAZIONE SOCIETARIA
Gli studiosi hanno individuato diversi motivi atti a giustificare, pi o meno efficacemente, la
presenza della tassazione delle societ di capitali.
1. Innanzitutto, la societ di capitali rappresenta un soggetto distinto dai soci. Dal
momento che l'autonomia decisionale della societ e la responsabilit limitata
rappresentano indubbi benefici per i soci, si pu pensare che questi ultimi siano
disposti a pagare un corrispettivo per tali benefici'. In breve, come afferma Mintz,
l'imposta sui redditi societari risulta essere un'imposta sui benefici che le societ di
capitali pagano per i beni ed i servizi pubblici erogati dalle Autorit, i quali consentono
loro di accrescere i propri profitti. Tra i benefici derivanti da questa forma societaria,
oltre a quelli gi indicati, non va dimenticata la facile trasferibilit delle quote sociali, la
quale ancora pi agevole se esiste un mercato borsistico, ove la domanda e l'offerta di
rischio si possano incontrare
2. La tassazione dei redditi delle societ di capitali pu essere utilizzata per impedire o,
almeno, limitare l'utilizzo della forma societaria come mezzo elusivo di interposizione
tra il contribuente-persona fisica e lo Stato. In altri termini, il fatto che la societ di
capitali abbia una personalit distinta pu rappresentare un'opportunit per chi
intenda porre in atto comportamenti ambigui. Se, infatti, non vi fosse un'imposta reale
sui redditi delle societ di capitali e la tassazione personale colpisse solo la parte dei
redditi distribuiti, vi sarebbe la convenienza da parte delle persone fisiche a costituire
societ, intestando loro cespiti o attribuendo attivit d'impresa o professionali. Ne
consegue che, ove i redditi derivanti dai cespiti o dalle attivit non venissero distribuiti,
la loro tassazione potrebbe essere posticipata all'infinito. Utilizzando una tassazione
basata sulla logica dell'imposizione reale, che colpisca periodicamente tutti i redditi
societari, invece, questo comportamento elusivo viene arginato.
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