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Economia parte intera - Riassunto Scienze delle finanze

Scienza delle finanze (Universit degli Studi di Firenze)

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ECONOMIA PUBBLICA

Leconomia pubblica giustifica lintervento dello Stato nelleconomia in presenza di fallimenti del
mercato

Adam Smith: fondatore dell'economia politica. 1859 viene pubblicato un libro importante per la
scienza moderna l'origine della specie di Darwin

Pareto : tentativo di separare l'economia dalla sociologia

Pareto- efficienza o efficienza allocativa : una data allocazione delle risorse efficiente se non
possibile modificarla in un modo da aumentare il benessere di almeno un individuo senza ridurre
quella di qualcun altro. Se siamo in presenza di un'allocazione che soddisfa il criterio di efficienza
tale allocazione prende anche il nome di ottimo paretiano.
Il concetto di ottimo paretiano applicabile in tutti i casi in cui c' una contrattualizzazione, non
fornire alcuna indicazione sull'equit della situazione.
Se siamo in presenza di un'allocazione che non soddisfa il criterio di Pareto-efficienza, tramite
adeguate politiche di intervento dirette a modificarla sar possibile ottenere un cosiddetto
miglioramento paretiano: accrescere il benessere di almeno un individuo senza peggiorare quello
di nessuno altro.
Le curve di indifferenza si toccano tra loro se abbiamo un ottimo paretiano

uneconomia in cui le risorse vengono allocate in mercati perfettamente concorrenziali garantisce


lottimo di First best (primo rango)

***Esistono due individui che agiscono come consumatori, due imprese che agiscono come
offerenti e che producono due diverse merci (una ciascuna) impiegando entrambe due fattori di
produzione. Supponiamo quindi che esistano solo due individui, A e B (Paolo e Maria), due soli
input produttivi K e L, e due sole merci X e Y, prodotte rispettivamente da due imprese.

Allocazione significa che i due individui devono trovare un modo di dividere tra loro le quantit
disponibili dei due beni. Esiste una allocazione iniziale dei beni: gli individui scambiano tra loro in
modo da raggiungere una allocazione che sia preferita da almeno uno dei due***

Si tratta di un criterio individualistico, e non fa riferimento a principi di equit.

[curva di indifferenza: insieme di panieri (insieme di beni) rispetto ai quali l'individuo


indifferente ]
[saggio marginali di sostituzione: inclinazione della curva di indifferenza, l'inclinazione cambia
in base al punto in cui ci troviamo ( inizio pi ripida poi pi piatta) rapporto tra variazioni della
quantit consumate dai soggetti cio quante unit di un bene devo rinunciare per acquisire un
unit in pi di un altro bene e rimanere indifferente SMS XY = Y / X SMS decrescente la curva
diventa pi piatta. PX/PY=SMSXY .]

Le curve di indifferenza dei due soggetti sono tra loro tangenti e quindi hanno la stessa
inclinazione. L'inclinazione di una curva di indifferenza in un dato punto misurata dal saggio
marginale di sostituzione in quel punto, questa condizione deve valere in corrispondenza di un
ottimo paretiano:
SMSAXY = SMABXY.
Per un dato individuo, il saggio marginale di sostituzione pari al rapporto tra le unit marginali
dei beni, al condizione per avere un ottimo paretiano nello scambio: UM AX / UMAY = UMBX / UMBY .

Modello delle dotazioni iniziali: supponiamo che il nostro individuo non abbia un reddito fisso

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M ma abbia in dotazioni delle quantit di un bene ( X e Y reddito delle dotazioni iniziali).


Da questi oggetti si pu generare un reddito vendendoli.
M = PyX +Py = M reddito potenziale pieno ( max che posso raggiungere)

Scatola di Edgeworth (diagramma utile per mostrare tutte le preferenze dei due individui per i
due beni, la dotazione iniziale dei beni, tutte le possibili allocazioni finali dei beni; Allinterno della
scatola sono rappresentabili tutte le allocazioni possibili di X ed Y tra i due consumatori, la
lunghezza degli assi determinata dala quantit di x e y che i due soggetti posseggono alle
dotazioni iniziali).
In ogni scatola di Edgeworth corrispondente a un'economia di baratto vi sono infiniti punti di
tangenza e tutti soddisfano la condizione di uguaglianza tra i saggi marginali di sostituzione degli
individui.
La curva dei contratti La curva che unisce tutte le combinazioni di x ed y in corrispondenza dei
punti di tangenza tra le curve di indifferenza dei 2 consumatori. E agevole dimostrare che le
combinazioni individuate lungo curva dei contratti sono Pareto ottimali, mentre quelle al di fuori
non lo sono.

Per ogni singola impresa il saggio marginale di sostituzione tecnica pari al rapporto tra le
produttivit marginali dei fattori : PMXL / PMXK = PMYL / PMYK.
La curva di trasformazione o frontiera delle possibilit produttive indica tutte le combinazione dei
due beni X e Y che possono essere prodotte tramite un'allocazione efficiente dei fattori produttivi,
dunque l'equivalente della curva dei contratti ( ogni punto della prima corrisponde a un dato
punto sulla seconda). Spostandosi dunque da un punto ad un altro sulla curva di trasformazione,
se la produzione di un bene aumenta, quella dell'altro bene deve necessariamente diminuire.
Ci dipende dall'assunzione di rendimenti decrescenti dei fattori di produzione, per cui
all'aumentare dell'impiego del fattore la sua produttivit marginale diminuisce.
L'inclinazione della curva di trasformazione in ogni suo punto detta saggio marginale di
trasformazione e rappresenta quanto necessario rinunciare alla produzione del bene Y per
aumentare di un'unit la produzione del bene X.
Il saggio marginale di trasformazione pu anche essere definito come il costo-opportunit del
bene X in termini del bene Y.
La condizione che deve essere soddisfatta per ottenere una combinazione efficiente nella
produzione dei due beni X e Y quella in corrispondenza del quale il saggio marginale di
trasformazione uguaglia i saggi marginali di sostituzione di ciascun consumatore.
SMTXY = SMSAXY = SMSBXY CMx / CMY = UMAX / UMAY = UMBX/ UMBX.

le tre condizione di efficienza paretiana


Efficienza nello scambio: i saggi a cui i consumatori sono disposti a scambiare ogni coppia di beni
(saggi marginali di sostituzione) sono gli stessi per tutti i consumatori.
Efficienza nella produzione: i saggi a cui le imprese sono disposte a sostituire ogni coppia di fattori
produttivi nella produzione dei diversi beni siano gli stessi per tutti i beni.
Efficienza nella combinazione mix della produzione: il saggio a cui possibile trasformare la
produzione di un bene in quella di un altro sia uguale ai saggi a cui i consumatori sono disposti a
scambiare ogni coppia di beni.

i due teoremi dell'economia del benessere


Cosa si intende per mercato perfettamente concorrenziale:
Il bene ( o fattore produttivo) scambiato perfettamente omogeneo.
La domanda e l'offerta sono frammentate.
Non esistono nel lungo periodo barriere all'entrata per nuove imprese e vi perfetta
mobilit dei fattori produttivi.

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Tutti i compratori e tutti i venditori sono perfettamente informati sulle caratteristiche del
bene scambiato.

[ equilibrio economico generale : non pi baratto , qui ogni individuo agisce in isolamento ed
guidato solo dal sistema di prezzi, non c' dialogo con l'altro soggetto , ciascun individuo cercher
di massimizzare la sua utilit. Equilibrio economico viene realizzato attraverso la max utilit e
attraverso mercati sgombri ovvero dove la domanda eguaglia l'offerta.
Gli individui perseguono una loro utilit e cosi facendo perseguono un utilit di tutti ( ottimo
paretiano) tutto sta in piedi se parliamo di concorrenza perfetta.

Primo teorema del benessere:


ogni allocazione delle risorse ottenuta come equilibrio economico generale di un sistema
interconnesso di mercati perfettamente concorrenziali Pareto-efficiente.
*ogni equilibrio economico generale un ottimo paretiano*
I prezzi dei beni, che si formano sul mercato dall'incontro della domanda e dell'offerta, coordinano
le scelte dei consumatori con quelle delle imprese.
I prezzi di mercato che sono gli stessi per imprese e consumatori, garantiscono che la sostituibilit
al margine tra i due beni nella produzione sia uguale a quella nel consumo, determinandone
quindi un'allocazione efficiente delle risorse.
Dunque il primo teorema indica che se i mercati sono perfettamente concorrenziali e sono lasciati
liberi di funzionare garantiscono un'allocazione pareto-efficiente. [ teorema dell'efficienza]
unendo tutti i punti otteniamo la curva dei contratti e per rimediare alla mancanza di eguaglianza
e siccome tutti gli ottimi paretiani vanno bene scegliamo quello pi egualitario.

Una soluzione che pu riconciliare l'obiettivo di efficienza con quello di giustizia sociale deriva dal
cosiddetto secondo teorema dell'economia del benessere: mediante un'adeguata
ridistribuzione delle dotazioni iniziali, ogni allocazione Pareto-efficiente pu essere ottenuta come
equilibrio economica generale di un sistema in cui tutti i mercati sono perfettamente
concorrenziali.
Se da un lato il mercato conduce sempre a un ottimo paretiano, dall'altro ciascun ottimo paretiano
pu essere ottenuto tramite il mercato, ammesso per che la dotazione iniziale delle risorse sia
distribuita in un certo modo. [teorema dell'equit].
compito dello Stato influenzare la dotazione iniziale delle risorse tra gli agenti tramite interventi
diretti a conseguire una distribuzione pi equa. Per modificare le dotazioni iniziali senza
modificare l'efficienza generata dal mercato, lo Stato dovrebbe ricorrere a un sistema di imposte e
sussidi personalizzati a somma fissa ovvero trasferimenti monetari obbligatori che un individuo
deve effettuare o di cui pu beneficiare e su cui non pu influire con le proprie decisioni.
Tali trasferimenti sono neutrali in quanto generano un effetto reddito ma non un effetto
sostituzione, in quanto non alterano il rapporto tra prezzi.
L'imposta a somma fissa risulta iniqua perch va ad aggravare in egual modo sia chi ha pi reddito
chi meno ( impatto regressivo); tuttavia ha il pregio di non alterare il prezzo relativo dei prodotti
( le imposte distorsive invece alterano il prezzo relativo Px/Py)

L'obiettivo dell'impresa massimizzare il profitto ( differenza tra ricavi e costi) :


= R-C dove R=p*q e C= CM*q.
Minimizzare i costi porta a massimizzare il profitto.

MOTIVAZIONI DELL'INTERVENTO PUBBLICO

Lequilibrio competitivo, oltre a generare una distribuzione non equa, potrebbe anche condurre ad
una configurazione del sistema economico Pareto sub-ottimale. In altri termini il primo teorema

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fondamentale potrebbe, in certe situazioni, non realizzarsi.


In questi casi parliamo di Fallimenti del Mercato
I principali casi di fallimento del mercato si verificano in presenza di: Beni Pubblici , Esternalit,
Asimmetria informativa , Strutture di mercato mono-oligopolistiche, Disoccupazione di lungo
periodo.
Il primo teorema fondamentale ha tra i suoi assunti che tutti i beni scambiati nel sistema
economico abbiano natura privatistica.
Un Bene Privato Puro caratterizzato da due propriet:
Rivalit nel consumo e Escludibilit
In un sistema economico reale sono spesso presenti Beni Pubblici Puri caratterizzati da due
diverse propriet:
Assenza di rivalit nel consumo: una volta reso disponibile il bene, il costo marginale dovuto al
consumo di tale bene da parte di ogni individuo aggiuntivo pari a zero.
Assenza di escludibilit (tecnica e economica) : una volta reso disponibile il bene, impossibile p
molto costoso escludere qualcuno dal suo consumo.
Nei beni pubblici impuri queste caratteristiche non sono presenti in maniera contemporanea o lo
sono solo parzialmente.
Nella terminologia economica, il concetto di bene pubblico non collegato a chi lo possiede ma
alle sue caratteristiche, nel linguaggio comune per bene pubblico si intende di propriet dello
stato. Non detto che i beni privati siano necessariamente forniti dal settore privato: possibile
che sia lo stato a rendersi produttore di questi beni; in maniera speculare i beni pubblici non sono
necessariamente forniti dal settore pubblico: anche i privati possono provvedere a erogare servizi
che per loro natura sono considerati beni pubblici.
Il mercato privato raramente provvede alla fornitura di beni pubblici , in quanto difficile per un
privato trarre profitto dalla loro fornitura.
Il primo teorema del benessere viene a meno in presenza di beni pubblici, in quanto prevede che
le imprese fissino un prezzo pari al costo marginale: poich nella produzione dei beni pubblici il
costo marginale pari a zero, le imprese non possono fissare un prezzo pari a zero.
Nel garantire la fornitura di questi beni lo Stato pu operare in diversi modi: fornendo
direttamente questi beni; nel pagare un impresa privata affinch li fornisca; nel fornire dei sussidi
affinch le imprese trovino conveniente la loro produzione. In tutti i tre i casi lo stato per
intervenire deve sostenere dei costi.
Il mercato fallisce in quanto la non escludibilit dei beni pubblici genera il problema del free-
riding mentre la non rivalit genera un esternalit positiva

Concorrenza imperfetta:
uno dei capisaldi su cui si fonda il primo teorema fondamentale dell'economia del benessere la
concorrenza perfetta nei mercati.
Tuttavia nelle economie reali esistono dei mercati di particolari beni dove il numero delle imprese
operanti relativamente basso.
In questi casi si parla di monopolio se vi una sola impresa presente sul mercato, o di oligopolio
se il numero delle imprese basso.
Inoltre, esistono mercati nei quali il numero delle imprese relativamente elevato ma dove
ognuna di queste produce un bene differenziato dalle altre cosicch la curva di domanda del
prodotto non perfettamente elastica. Anche in questo caso, che viene definito concorrenza
monopolistica, le imprese possono autonomamente influenzare il prezzo del prodotto.
Quando la concorrenza perfetta viene meno, le imprese posseggono un certo grado di potere di
mercato e sono in grado di influenzare il prezzo: conseguentemente il primo teorema
fondamentale dell'economia del benessere non applicabile e le economie di mercato cessano di
essere Pareto- efficienti.
Le ragioni per cui nei mercati possono venire a crearsi situazioni di concorrenza imperfetta sono
molteplici: in alcuni casi esistono barriere all'ingresso, spesso sotto forma di costi avviamento.
In altri casi possono essere le spese di trasporto a impedire la perfetta concorrenza fra imprese

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situate in luoghi diversi. In tutte queste situazioni l'efficienza economica non viene raggiunta
spontaneamente e lo Stato pu intervenire per correggere queste imperfezioni e promuovere la
concorrenza favorendo l'entrata nel mercato di altre imprese.

Monopolio Naturale
Un caso particolare in cui la concorrenza perfetta viene meno rappresentato dal monopolio
naturale. Questa forma di mercato emerge quando una singola grande impresa in grado di
produrre l'intera quantit domandata a costi inferiori rispetto a un insieme di imprese pi piccole.
Questo avviene poich la curva dei costi medi dell'impresa decrescente e, di conseguenza,
conveniente che sia una sola impresa a soddisfare l'intera domanda.
In presenza di un monopolio naturale sembrerebbe ottimale che fosse una sola impresa a operare
nel mercato: cosi facendo potrebbe abbattere i costi medi e ottenere una produzione efficiente. Di
contro per, un operatore privato sar portato comunque a sfruttare la sua posizione di
monopolista, fissando un prezzo che si discosta dal costo marginale e violando la condizione di
efficienza prevista dal primo teorema dell'economia del benessere. Di conseguenza anche in
questo caso lo Stato deve intervenire, ad esempio assumendo il monopolio della produzione in
proprio, per fissare direttamente il prezzo a cui vendere il bene.

Le esternalit
Si definisce esternalit una situazione nella quale il comportamento di un consumatore o di
un'impresa influisce direttamente sul benessere di un altro consumatore o di un'altra impresa e
tale effetto non si riflette sul prezzo pagato o ricevuto.
possibile distinguere quattro tipi di effetti esterni, a seconda che il soggetto colpito
dall'esternalit e il soggetto causa dell'esternalit siano un consumatore o un produttore. Le
esternalit possono poi essere ulteriormente distinte in positive o negative.
I casi in cui le azioni del consumatore o dell'impresa impongono un costo ad altri sono noti come
esternalit negative.
Esistono importanti casi di esternalit positive, dove le azioni di un consumatore o di un'impresa
apportano ad altri un beneficio.
Le esternalit generano fallimento del mercato poich la loro presenza fa si che i costi (beneci)
privati, siano diversi da quelli sociali.
Il mercato fallisce in quanto con l'esternalit, l'azione di un individuo o di un'impresa provoca un
danno ( esternalit negativa) o un beneficio ( esternalit positiva) ad un altro individuo o impresa.

Mercati incompleti e informazione asimmetrica


I mercati risultano incompleti per mancanza di coordinamento, costi di transazione e informazioni
asimmetrica.
Il funzionamento efficiente del mercato presuppone l'esistenza completa da parte di produttori e
consumatori relativamente alle varie alternative di produzione di consumo. In alcuni casi,
l'informazione scarsa, costosa da ottenere e soprattutto distribuita in maniera asimmetrica, cio
diseguale, fra le parti che stipulano un contratto.
Gli economisti utilizzano i modelli di agenzia, in cui un soggetto detto principale disinformato
rispetto alle azioni intraprese o alle caratteristiche possedute da un altro soggetto, detto agente,
con il quale deve entrare in una qualche relazione di tipo contrattuale.
L'esito di questo tipo di informazioni asimmetrica, in cui sono nascoste a uno dei due soggetti
coinvolti le azioni dell'altro, va sotto il nome di azzardo morale. Si dice anche che questo tipo di
mancanza di informazione di natura post-contrattuale perch la asimmetria rimane anche dopo
il contratto. Si parla invece di selezione avversa, quando l'incognita riguarda informazioni
relative all'oggetto di scambio, in questo caso la mancanza di informazione di tipo pre-
contrattuale perch l'asimmetria si risolve dopo la stipula del contratto.

La redistribuzione
Oltre alla funzione allocativa lo Stato svolge una seconda funzione, quella redistributiva.

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la redistribuzione del reddito (correttivi dello Stato per una pi equa distribuzione), mira a
garantire un livello di reddito e di ricchezza nel mercato, quindi di garantire una maggiore equit
allinterno della societ. Tale funzione statale pu distinguersi a seconda dello scopo:
redistribuzione a fini economici (trasferimenti alle imprese, esenzioni fiscali, finanziamenti
agevolati), con la motivazione di cattivo funzionamento del mercato, povert risorse naturali o
nellarretratezza di alcune regioni; redistribuzione per fini sociali, svolta a favore dei cittadini con
la giustificazione nella necessit di ridimensionare le differenze tra i redditi dei singoli. La
redistribuzione si realizza con il bilancio pubblico. Vi sono interventi allocativi che hanno anche
effetti redistributivi.

Spesa pubblica
La spesa pubblica determina complessi effetti redistributivi di carattere verticale ( tra cittadini con
diverso reddito), orizzontale ( tra cittadini di pari reddito e diverse condizioni
economico/familiari), generazionale (tra cittadini di diversa et) e territoriale.

L'imposizione fiscale
Lo Stato finanzia il proprio programma di spesa soprattutto con le risorse provenienti dai tributi ,
fra cui figurano le imposte, oppure facendo ricorso debito pubblico.
L'imposta un prelievo coattivo che non ha corrispondenza diretta con la prestazione di un
servizio.
Dal punto di vista degli individui, l'imposta, non essendo collegata ad alcuna prestazione, non un
prezzo; si tratta infatti di un mezzo di copertura del costo dell'attivit pubblica nel suo complesso
e il parametro al quale si commisura il prelievo. In generale, infatti, le imposte si applicano a una
grandezza economica detta base imponibile tramite la cosiddetta aliquota .
Il trasferimento di risorse dal contribuente allo Stato rappresenta il gettito fiscale.
Tale prelievo determina una riduzione del benessere del cittadino poich gli sottrae potere
d'acquisto e lo induce a diminuire il consumo di tutti i beni normali. L'imposta genera quindi un
effetto di reddito. Inoltre le imposte modificano i prezzi relativi verificandosi il cosiddetto effetto
di sostituzione, l'imposta inefficiente perch i prezzi relativi non sono pi quelli di mercato;
vengono alterate le condizioni di efficienza paretiana.
La perdita di utilit imputabile all'effetto sostituzione viene detta eccesso di pressione intendendo
con questo termine il sacrificio addizionale rispetto a quello derivante dall'effetto di reddito.
Le imposte che determinano il solo effetto reddito sono considerate efficienti.
Nel mondo reale le uniche imposte che hanno questa caratteristica sono le imposte a somma fissa
uniformi, vale a dire imposte che gravano sui contribuenti in quanto cittadini, in misura eguale per
tutti.
Se, da un lato, non producono alcun effetto sostituzione, dall'altro hanno effetti distributivi, in
quanto gravano in misura pi elevata sui poveri. In alternativa, lo stato utilizza delle imposte
legate al reddito, ma sono distorsive perch modificano le scelte del lavoratore incidendo
sull'offerta di lavoro. possibile misurare gli effetti distorsivi di un'imposta tramite il confronto
con un'imposta a somma fissa: un risultato noto come teorema di Barone.

La stabilizzazione
Le fasi di oscillazione di produzione, occupazione e inflazione prendono il nome di ciclo
economico e, quando l'entit di queste oscillazioni eccessiva, causano dei danni alle condizioni di
vita e al benessere dei cittadini.
Allo Stato riconosciuta la funzione di stabilizzatore dellequilibrio economico (interventi per il
controllo del ciclo macroeconomico-politica fiscale) e l'intervento pu avvenire tramite politiche
fiscali o politiche monetarie.
Le prime riguardano direttamente la finanza pubblica: lo stato pu, incrementare la spesa pubblica
( lo stato sostiene la domanda acquistando in prima persona beni o servizi) o ridurre il gettito
fiscale (l'effetto sulla domanda aggregata indiretto.
In ogni caso le politiche fiscali implicano un costo sia aumentando la spesa pubblica che riducendo

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il gettito fiscale, possono generare debito pubblico.


Oltre alle politiche fiscali, ci sono le politiche monetarie, attuate da istituti indipendenti come le
banche centrali.
Il ruolo della politica monetaria quello di regolare l'immissione di moneta nell'economia e ha in
genere due effetti : condiziona i tassi din interesse influenzando gli investimenti e fa variare il
tasso di inflazione. La politica monetaria pu essere espansiva o restrittiva.
L'utilizzo di queste due politiche consente quindi allo Stato di controllare gli eccessi del ciclo
economico e di stabilizzare il sistema: politiche fiscali e monetarie espansive sono in grado di
sostenere la domanda e stimolare la produzione e occupazione, le politiche monetarie restrittive
riescono a ridurre i tassi di inflazione.

Beni di merito
Lo Stato valuta che un certo bene sia consumato troppo o troppo poco e dunque interviene per
incentivarne o limitarne il consumo beni di merito.
Dunque lo stato pu assumere un atteggiamento paternalistico e agire per conto dei propri
cittadini anche in conflitto con le decisioni che questi ultimi avrebbero preso.
Lo stato quando fornisce un bene meritorio, rispetta le preferenze degli individui, correggendo
comportamenti che sono per gli stessi individui non ottimali.
Una delle ragioni per cui possono emergere comportamenti di questo tipo che gli individui non
sono in grado di valutare le conseguenze di lungo termine (atteggiamento miope), oppure per i
modi veloci e approssimativi adottati dagli individui per prendere le decisioni che possono
condurre a errori, distorsioni e risultati sub-ottimali; l'ultima spiegazione relativa alle scelte
degli individui effettuate in presenza di una dissonanza cognitiva, quando le preferenze, credenze e
opzioni di scelta contrastano funzionalmente tra loro.

LE FUNZIONI DEL BENESSERE SOCIALE

La frontiera delle possibilit in utilit in first-best


Lungo la frontiera delle possibilit di utilit, sono disposte le coppie di valori assunti dalla
funzione di utilit dei due individui nelle situazioni di ottimo paretiano, valori che possiamo
ricavare dalle curve di indifferenza tangenti l'una all'altra in ciascun punto della curva di contratti.
La frontiera delle possibilit di utilit indica per ciascun individuo il massimo livello possibile di
utilit dato il livello di utilit dell'altro. La frontiera offre alla collettivit degli individui un men di
profili di utilit corrispondenti ad allocazioni Pareto-efficienti tra cui scegliere.

La funzione del benessere sociale: concetto e propriet


la funzione del benessere sociale vuole un modo di abbinare a ciascuna allocazione delle risorse
un valore del benessere della collettivit, per poter ordinare con facilit gli ottimi paretiani. Quello
preferibile sarebbe quello che da il maggior benessere collettivo o sociale (ottimo paretiano).
Le curve di indifferenza sociale possono rappresentare, in maniera pure ordinale, il benessere
sociale. Per ogni profilo di utilit so avr una curva di indifferenza sociale, ovvero il luogo dei punti
(profili) che generano lo stesso benessere sociale. A una curva pi lontana dall'origine corrisponde
un livello di benessere pi alto, o, per meglio dire, i profili che giacciono sulle curve pi in alto a
destra sono socialmente preferiti rispetto agli altri.
La funzione del benessere sociale deve rispettare le seguenti propriet:
1. Che sia Welfarista solo le unit individuali appaiono come argomenti (variabili
indipendenti).
2. Che sia individualista le unit hanno a loro volta solo le variabili di scelta di ogni singolo
individuo come argomenti.
3. Che sia paretiana crescente in tutti i suoi argomenti.
4. Che le curve di indifferenza sociale siano convesse (avversione alla diseguaglianza).

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La prima propriet esclude che ci siano atteggiamenti paternalistici da parte del pianificatore che
rispetta i piani di ottimizzazione degli individui.
La seconda esclude che gli individui abbiano atteggiamenti altruistici o di invidia reciproca, ovvero
che il loro livello di utilit dipenda in maniera positiva o negativa dalle decisioni di consumo degli
altri. La terza propriet garantisce che le allocazioni che risultano ottimali nel senso di
massimizzare una funzione di benessere sociale siano ottimali nel senso di Pareto-efficienti,
ovvero che gli ottimi sociali siano anche ottimi paretiani.
La quarta propriet esprime l'avversione alla disuguaglianza; la convessit delle curve di
indifferenza sociale implica che l'ottimo sociale sia caratterizzato da una modesta diseguaglianza
in termini di livelli di utilit.

Bentham, Rawls e i casi intermedi


Benthan: primo teorema dell'utilitarismo : l'utilitarismo una teoria della giustizia sociale
secondo cui:
1. una situazione F pi giusta di una situazione G se F genera maggiori conseguenze di G.
2. le conseguenze sono espresse in termini di benessere delle persone coinvolte nelle
situazioni considerate.
3. Per avere una misura sintetica del benessere di tali persone, se ne devono sommare i livelli
di utilit.
La funzione del benessere sociale utilitarista : W= UA + UB.
La funzione Benthamiana welfarista e individualista e rispetta il principio di Pareto. Non
esibisce avversione alla diseguaglianza, le curve di indifferenza essendo lineari non sono
strettamente convesse. Su ogni retta di indifferenza, il profilo di perfetta equit in cui U A = UB
valutato allo stesso modo dei profilie stremi in cui uni degli agenti ha zero utilit.
Il pianificatore sociale Benthamiamo non d valore all'eguaglianza, l'unica preoccupazione
quella di garantire massima efficienza.
Mentre la funzione di Rawls si focalizza esclusivamente sull'eguaglianza e rimane neutrale verso
l'efficienza, non welfarista.
W=min [UA , UB] ovvero W uguale al numero pi piccolo tra UA e UB.
Perch questa funzione del benessere implica un'attenzione esclusiva alla diseguaglianza? la
curva di indifferenza chiaramente convessa e soddisfa il principio di Pareto solo in forma debole.
Quando ci si muove lungo gli assi della curva, c' sempre un individuo il cui benessere non conta ai
fini del benessere sociale.

Ottimo sociale e ottimo paretiano


Il profilo ideale quello che massimizza la funzione del benessere sociale sotto il vincolo delle
utilit possibili, ovvero il punto in cui la pi alta curva di indifferenza sociale tocca la frontiera
delle possibilit di utilit. Il punto S detto l'ottimo sociale: per come costruita la funzione del
benessere, non pu che giacere sulla frontiera e quindi essere un ottimo paretiano.
Con individui uguali (frontiera simmetrica) l'eguaglianza strumentale all'efficienza; se
attribuissimo un po' pi di reddito all'agente A, la sua utilit marginale cadrebbe al di sotto di
quella dell'agente B e dunque la somma totale delle utilit diminuirebbe.

La frontiera in second-best
In societ diverse si pu porre un'enfasi diversa sull'equit e sull'efficienza: in una societ dove
prevalgono dei valori di tipo rawlsiano si privileger la prima, in una dove invece, dominano valori
di tipo benthamiano si porr l'accento sulla seconda. In ogni caso, l'ottimo sociale prescelto
sempre un ottimo paretiano. Questo non possibile in economie di second-best, nelle quali il
pianificatore sociale non conosce le dotazioni iniziali degli individui, e non pu ricorrere alle
imposte a somma fissa personalizzata per redistribuire risorse: si usano perci imposte distorsive.
La frontiera delle possibilit di utilit in second-best non ha la stessa forma del first-best, n la
stessa interpretazione, perch non possiamo pi dire che i profili su di essa corrispondono agli
ottimi paretiani ( a volte si dice che i profili sulla frontiera di second-best sono ottimi paretiani

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vincolati). Partendo dal profilo che corrisponde all'equilibrio di laissez-faire, quello generato dalle
dotazioni iniziali non modificate dalle imposte, possibile redistribuire risorse da un soggetto
all'altro e individuare via via la massima utilit che l'uno pu acquisire dato un livello di utilit per
l'altro. Questo processo permette di costruire una frontiera tutta interna a quella di first-best
tranne che per il profilo laissez-faire che appartiene a entrambe.
La frontiera di second-best non tipicamente simmetrica, a prescindere dalla circostanza che i
soggetti abbiano o meno la stessa funzione d'utilit.

BENI PUBBLICI

Il primo teorema dell'economia del benessere afferma che, sotto determinate condizioni,
ogniqualvolta esista un equilibrio concorrenziale, l'allocazione delle risorse che ne deriva
Pareto-efficiente, ovvero, soddisfa le condizioni di efficienza nello scambio e nella produzione. In
altre parole, l'allocazione che scaturisce da un sistema concorrenziale tale da garantire
l'uguaglianza per tutti gli individui dei rapporti di scambio psicologici tra beni con i corrispondenti
rapporti di scambio tecnologici, per cui i prezzi relativi prevalenti riflettono le condizioni di
scarsit che caratterizzano la produzione e non possibile incrementare il benessere di un
individuo senza ridurre quello di un altro.
Tale risultato raggiunto attraverso la determinazione di un sistema dei prezzi, uguale per tutti gli
individui, che riflette il costo marginale di produzione di tutti i beni scambiati nel sistema
economico. Questo sistema dei prezzi agisce come un meccanismo di razionamento.
Il consumo di un bene da parte di un individuo riduce inevitabilmente le possibilit di consumo
degli altri.

I beni che godono di questa propriet si dicono rivali nel consumo.


Il sistema dei prezzi in grado di precludere il consumo di determinati beni a tutti quegli individui
che non sono disposti a sostenerne il relativo onere: i beni che hanno questa caratteristica si
dicono escludibili.
I beni che godono simultaneamente della rivalit nel consumo e della escludibilit sono detti beni
privati oppure beni di consumo individuale. Per tali beni, primo teorema dell'economia del
benessere indica le condizioni per un'allocazione Pareto efficiente.
Al contrario, i beni che non godono delle suddette propriet vengono detti beni pubblici.
(Samuelson) i beni pubblici sono quei beni di consumo collettivo dei quali tutti godono in
comune, nel senso che il consumo di ogni individuo non comporta alcuna sottrazione al consumo
dello stesso bene da parte di tutti gli altri individui.
Per questa categoria di beni un'allocazione Pareto-efficiente richiede condizioni diverse da quelle
imposte dal primo teorema dell'economia del benessere.
I beni pubblici le cui possibilit di consumo dipendono anche dal numero di individui che vi hanno
accesso sono detti beni pubblici congestionabili.
La non rivalit nel consumo e la non escludibilit derivano essenzialmente da caratteristiche
tecnologiche.
La fornitura efficiente di un bene pubblico e quella per cui si verifica l'uguaglianza tra costo
marginale e somma delle disponibilit a pagare di tutti gli individui interessati al consumo di quel
bene.

SMSAG,X+ SMSBG,X =SMTG,X

Questa la condizione indicata da Samuelson un'allocazione Pareto-efficiente dei beni pubblici


puri.
Un'allocazione ottima per un'economia nella quale esistono solo beni privati richiede
l'uguaglianza per tutti gli individui dei saggi marginali di sostituzione e la loro coincidenza con il

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rispettivo saggio marginale di trasformazione. Al contrario, in un'economia nella quale esistono


anche beni pubblici, l'allocazione Pareto-efficiente si ha quando il valore complessivamente
attribuito da tutti i consumatori all'ultima unit di bene pubblico coincide con il costo aggiuntivo
che la comunit deve sostenere per produrla, ovvero, con l'ammontare di beni privati ai quali
l'economia deve rinunciare per produrre un'unit addizionale di beni di consumo collettivo.
In presenza di beni pubblici, un sistema concorrenziale analogo a quello in cui abbiamo derivato il
primo teorema dell'economa non condurr a un'allocazione Pareto-efficiente.
Il fatto che i consumatori possano avere valutazioni diverse riguardo alla fornitura dei beni
pubblici pu essere fonte di inefficienza quando dli agenti devono tutti pagare un prezzo uguale.
Un'allocazione Pareto-efficiente pu essere raggiunta nel caso in cui sia possibile stabilire per ogni
consumatore un sistema di prezzi personalizzati.

L'aspetto centrale del modello di Lindahl che, in presenza di beni pubblici e privati, i consumatori
basano le loro decisioni di acquisto sul reddito individuale dei prezzi relativi e sulla quota del
costo di produzione dei beni pubblici che ciascuno deve pagare.
possibile definire un equilibrio nel quale la somma delle quote pagate dai
consumatori/contribuenti copre esattamente il costo di produzione dei beni pubblici e tutti ne
domandano la stessa quantit. In tal caso, nonostante l'esistenza di beni non escludibili e non
rivali nel consumo, l'allocazione che ne deriva Pareto-efficiente, dato che la condizione di
Samuelson soddisfatta.

L'equilibrio di Lindahl costituisce la prova dell'esistenza di una soluzione decentralizzata nella


quale, nonostante la presenza di beni pubblici, possibile realizzare un'allocazione ottimale.
Ricordando l'asimmetria che distingue i beni privati da quelli pubblici, si potrebbe pensare a un
meccanismo di aggiustamento basato sulle quantit anzich sui prezzi.
In teoria, dunque, un processo di aggiustamento basato sulle quantit parrebbe in grado di far
convergere il sistema verso un equilibrio efficiente. Tuttavia, le cose non sono cosi semplici.
Quando gli agenti diventano quantity-taker anziche price-taker possibile che si manifestino
comportamenti opportunistici tesi a non dichiarare in maniera veritiera le proprie preferenze
nella speranza di spuntare una quota di contribuzione o un prezzo inferiore a quello che il reddito
e le preferenze dovrebbero suggerire.
Pu darsi che nel singolo consumatore emerga la tendenza a fare in modo che sano gli altri a farsi
carico dei costi associati alla fornitura dei beni pubblici godendo per dei relativi benefici
(free-riding).

Fornitura privata di beni pubblici


Nell'introduzione abbiamo detto che i beni pubblici possono essere forniti da soggetti sia pubblici
che privati. Le problematiche inerenti la congettura Wicksell-Samuelson diventano
particolarmente rilevanti nel caso di fornitura privata di beni pubblici, infatti, la non rivalit e la
non escludibilit generano incentivi distorti quando gli agenti economici prendono i prezzi come
dati e questo solitamente conduce a un'allocazione inefficiente delle risorse.

Per ogni consumatore l'acquisto di una certa quantit di bene pubblico arreca beneficio non solo a
se stesso, ma anche all'altro soggetto. Questa connessione sul piano delle preferenze, assente nei
beni privati, pone i due consumatori in una situazione di interazione strategica.
La teoria dei giochi pu essere conveniente analizzare il comportamento di ciascun
consumatore assumendo che la scelta dell'altro sia data.
L'equilibrio di Cournot-Nash di riscontra quando le scelte dei due soggetti sono mutuamente
compatibili, ovvero quando la scelta di ciascuno la miglior risposta alla scelta dell'altro.
Tra le alternative, quella ottima, vale a dire quella che massimizza la funzione di utilit si trova in
corrispondenza della curva di indifferenza di livello pi elevato. Trovando di volta, in volta, la
funzione di miglior risposta, detta anche funzione di reazione.

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Solitamente esiste un'infinita di allocazioni efficienti per le quali le curve di indifferenza degli
agenti coinvolti risultano tra loro tangenti. La scelta di quale allocazione efficiente selezionare si
concretizza in un problema di massimizzazione del benessere sociale che prevede un trade-off tra
il benessere dei due individui.
Gli individui scelgono in maniera privatistica la quantit di beni pubblici da acquistare.
Se la fornitura di beni pubblici si avvale del canale privato, molto probabile che il livello totale di
produzione di tali beni sia inferiore rispetto a quello efficiente e ci perch l'incentivo che ogni
agente ha di avvalersi dei beni di consumo collettivo finanziati o erogati dagli altri evitando di
sborsare risorse proprie.

La tragedia delle risorse comuni


Le questioni attinenti alla fornitura e al finanziamento dei beni pubblici sono spesso richiamate
nella discussione relativa alle risorse o beni comuni (commons).
Hardin esamina una serie di fenomeni attinenti all'utilizzo collettivo di una data risorsa,
ovviamente scarsa, nei quali la tragica tensione tra interessi privati e interessi sociali pu
portare inevitabilmente alla distruzione o all'esaurimento della risorsa stessa.

Hardin sostiene che necessario adottare un sistema di mutua coercizione condiviso da tutti gli
individui che impedisca ai singoli di trattare l'ambiente e le risorse della terra come dei commons.
Un ulteriore fronte aperto nell'ampio dibattito sui commons quello relativo all'assetto
istituzionale pi efficiente per la gestione di questo tipo di beni. Da una parte, la gestione delle
risorse comuni dovrebbe essere affidata a un'autorit centrale di governo magari lo Stato -dotata
di poteri coercitivi. In alternativa, la tragedia dei beni comuni potrebbe essere evitata attraverso la
privatizzazione di tali risorse.

LE ESTERNALIT

Le attivit economiche sono caratterizzate da un elevato grado di interdipendenza per cui le scelte
di alcuni influenzano, a volte non intenzionalmente, il benessere di altri agenti che, a loro volta,
influenzano con le proprie scelte il benessere dei primi o di altri ancora.
In un'economia di mercato buona parte di queste interdipendenze si riflette nei prezzi.
Si tratta in tal caso di esternalit pecuniarie che rientrano nel normale funzionamento del
mercato. Qualora gli effetti, positivi o negativi, influenzino il benessere di altri agenti senza che
tale effetto si rifletta nei prezzi pagati o ricevuti, ci troviamo di fronte a un caso di fallimento del
mercato che l'economia del benessere definisce esternalit tecnologiche.

Le esternalit derivano quindi dall'interdipendenza tra il consumo e la produzione degli agenti


economici generata dall'imperfezione di uno specifico mercato o dall'assenza di una completa
definizione dei diritti di propriet, entrambe situazioni che non consentono lo scambio dei beni
mediante il meccanismo dei prezzi. Le esternalit possono essere positive e negative.
Diverse sono le tipologie di esternalit:
1. esternalit da produttore a produttore. Sono generate dall'attivit di produzione di
un'impresa sulle possibilit di produzione di una o pi imprese: gli investimenti in ricerca e
sviluppo da parte di un'impresa hanno un impatto positivo sulle imprese che operano nello
stesso settore;
2. esternalit da produttore a consumatore. L'esternalit pu essere generata o
direttamente dalla produzione dell'impresa o dall'uso di un particolare fattore produttivo
oppure da entrambi;
3. esternalit da consumatore a produttore. Sono generate dall'attivit di consumo di uno
o pi agenti che influenza le possibilit produttive di una o pi imprese;
4. esternalit da consumatore a consumatore. Sono generate dall'attivit di consumo di un

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individuo che ha un impatto sull'utilit di un altro individuo.

In presenza di esternalit, la valutazione dei costi e dei benefici del singolo individuo differisce
dalla valutazione dei costi e dei benefici sociali e questo d origine a un'inefficienza allocativa.
Quando gli individui non sopportano pienamente il costo delle esternalit negative da essi
generate, produrranno o consumeranno in eccesso.
Sia nel caso delle esternalit negative che di quelle positive, emergono una serie di difficolt legate
all'identificazione delle attivit che le generano, alla misurazione della quantit ottimale e al
valore del danno arrecato o del beneficio ottenuto. Ciononostante, la teoria economica prospetta
diverse modalit, di natura sia pubblica che privata, attraverso cui affrontare e risolvere il
problema delle esternalit.

La correzione delle esternalit attraverso soluzioni pubbliche


Nell'ambito delle soluzioni che prevedono l'intervento pubblico per modificare gli scambi
all'interno del mercato, esistono due diversi approcci normativi: quello basato sugli incentivi di
mercato e quello della regolamentazione diretta o di comando e controllo.

Gli incentivi di mercato, nella forma delle imposte e dei sussidi, rappresentano dei meccanismi
correttivi dei comportamenti individuali volti a internalizzare i costi o i benefici sociali. L'imposta
pigouviana o imposta specifica sulla produzione un'imposta che si applica su prodotti che
risultano dannosi per l'ambiente.
L'imposta grava su ogni unit prodotta che genera un'esternalit negativa ed pari al danno
marginale che le imprese provocano in corrispondenza del livello di produzione efficiente.
Nella realt stimare l'ammontare ottimale di imposta tutt'altro che semplice. A volte le imposte
pigouviane vengono applicate con aliquote troppo basse per poter rappresentare un incentivo
adeguato alla riduzione dell'inquinamento. Inoltre, hanno il limite di non incentivare le imprese
inquinanti a individuare soluzioni diverse da quella della riduzione della quantit, prodotta.
Si consideri, infine, che il sussidio pigouviano rappresenta tipicamente lo strumento di correzione
delle esternalit positive e pu essere utilizzato per aumentare la domanda di istruzione
attraverso borse di studio o prestiti d'onore al fine di internalizzare il beneficio marginale esterno
generato dall'istruzione e garantire una produzione maggiore di quella fornita sul mercato.

Meccanismo del cap and trade


Oltre agli strumenti di incentivazione economica finora analizzati, un meccanismo di soluzione del
problema delle esternalit rappresentato dalla creazione di un mercato da parte dell'autorit
pubblica. Si tratta del cosiddetto meccanismo del cap and trade.
Risorse comuni rispetto alle quali non esiste un diritto di propriet, stabilendo, in una prima fase,
un tetto (cap) alle emissioni inquinanti totali e, in una seconda, mettendo in vendita i diritti di
emissione.
Tali diritti verranno venduti al prezzo in corrispondenza del quale la domanda e l'offerta si
intersecano, per cui il livello di inquinamento sar pari al limite fissato dall'autorit pubblica
(imposta sulle emissioni). Alternativamente, invece di mettere all'asta i diritti di emissione,
l'autorit pubblica li ripartisce tra le imprese nei settori industriali rilevanti e autorizza queste
ultime a venderli o a comprarli.

Nelle prime quindi si concentra il controllo dell'inquinamento, nelle seconde il controllo dei diritti
a inquinare. L'utilizzo di questo tipo di strumenti di mercato offre alle imprese una maggiore
flessibilit in merito alla gestione dei costi di abbattimento delle emissioni.
I meccanismi di commercializzazione dei diritti di inquinamento dovrebbero:
1. favorire l'efficacia ambientale, riducendo le emissioni nei limiti del cap;
2. ridurre i costi della regolamentazione, di cui si dir successivamente;
3. incentivare l'efficienza economica.
Un altro strumento di incentivazione economica infine il sostegno di un mercato, che avviene nei

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casi in cui le agenzie pubbliche si assumono la responsabilit di stabilizzare i prezzi in alcuni


mercati come quello della carta o dell'acciaio riciclato.

La regolamentazione diretta o approccio di comando e controllo richiede la fissazione,


attraverso lo strumento legislativo ed amministrativo, di standard tecnologici, o di standard di
performance.
Nel primo caso, le imprese inquinanti violano la legge se riducono l'inquinamento con altre
modalit, qualunque sia il loro grado di efficacia. Nel caso degli standard di performance, la
normativa lascia alle imprese la possibilit di scegliere le modalit attraverso cui raggiungere lo
standard. Nel caso degli standard basati sui benefici, le imprese inquinanti sono obbligate a
installare impianti di controllo dell'inquinamento nella misura in cui ci sia un effettivo
bilanciamento tra i benefici della riduzione dell'inquinamento e i costi della tecnologia di
controllo.

Un programma centralizzato di comando e controllo pu essere considerato efficiente nella misura


in cui i benefici sociali di un ambiente pi pulito hanno un valore superiore al costo sociale
associato al loro conseguimento. Nelle ipotesi in cui la probabilit di effetti dannosi e persistenti
dell'inquinamento sulla salute o il grado di incertezza siano elevati, l'obiettivo diventa quello di
prevenire in modo assoluto una determinata emissione per ragioni precauzionali principio
precauzionale.
Talvolta la regolamentazione assume la forma di standard minimi di sicurezza o di cosiddetti
carichi critici.

La correzione delle esternalit attraverso soluzioni private


Le esternalit derivano dall'interdipendenza tra il consumo e la produzione degli agenti economici
generata dalla mancata o imperfetta assegnazione dei diritti di propriet laddove lo scambio dei
beni mediante il meccanismo dei prezzi non risulti possibile.
L'attribuzione precisa dei diritti di propriet su una risorsa di interesse comune consentirebbe di
risolvere il problema delle esternalit senza ricorrere all'intervento pubblico ma attraverso una'
contrattazione privata.
La soluzione al problema delle esternalit prefigurata da Coase (1960) richiede tuttavia una serie
di assunzioni che si riscontrano difficilmente nella realt: a) che i costi di transazione siano
trascurabili ossia che negoziare non sia costoso; b) che si operi in un mercato di concorrenza
perfetta in cui il potere negoziale delle due parti sia uguale; c) che siano coinvolti pochi agenti; d)
che siano chiaramente identificate le fonti di esternalit; e) che sia netta la distinzione tra
inquinatore e vittima.

Fusioni di attivit economiche e gestione civica delle risorse comuni


Un'altra modalit di natura privata di internalizzazione delle esternalit consiste nella fusione
delle attivit economiche coinvolte.
Il profitto ricavato dall'impresa comune sarebbe superiore alla somma dei profitti ottenuti
singolarmente. In ciascuno di questi casi, chi gestisce l'impresa terrebbe conto di tutti i costi.
Di fronte al dilemma tra interesse individuale allo sfruttamento della risorsa e utilit collettiva in
cui sono intrappolati gli utilizzatori di una risorsa comune, l'appartenenza alla comunit impone
agli individui determinati diritti di sfruttamento ma richiede anche doveri di gestione,
manutenzione, riproduzione della risorsa comune, in mancanza dei quali prevista la sanzione
dell'esclusione.

MONOPOLIO NATURALE COME CASO DI FALLIMENTO DEL MERCATO

Uno dei casi di fallimento di mercato il venir meno della pluralit dei produttori in un

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determinato settore dell'economia. Determinandosi cos il monopolio, che da un lato riduce la


quantit prodotta e dall'altro aumenta il prezzo, causando una diminuzione del benessere dei
consumatori rispetto a quanto si realizza nell'equilibrio concorrenziale. Le ragioni di questa
riduzione risiedono nel fatto che il monopolista, quando fissa il prezzo di vendita in
corrispondenza dell'uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale, sceglie un prezzo di
equilibrio superiore a quest'ultimo.

La perdita secca di monopolio rappresenta la riduzione del benessere collettivo in presenza di


monopolio. Il ripristino delle condizioni che consentono i vantaggi della concorrenza pu avvenire
grazie a varie forme di intervento pubblico. Stato che ma assume un ruolo rilevante nella
produzione e distribuzione dei servizi di pubblica utilit o public utilities quali l'energia
(elettricit, gas), l'acqua, le comunicazioni, i trasporti. La struttura produttiva delle imprese
operanti in questi settori richiede imponenti investimenti nella rete che rendono tecnicamente pi
efficiente che la produzione di un bene o servizio venga effettuata da un'unica impresa piuttosto
che da pi imprese.

Definizione del monopolio naturale


Tecnicamente la definizione di monopolio naturale si fonda sul cosiddetto principio di sub-
additivit dei costi. In presenza di una struttura di costi sub-additivi, nel caso sia prodotto un solo e
unico bene, il costo di produzione di una data quantit da parte di una sola impresa inferiore alla
somma dei costi che dovrebbero sopportare imprese di dimensioni minori, nell'ipotesi che
ciascuna contribuisca solo parzialmente all'offerta complessiva. Se invece le imprese offrono una
serie di prodotti congiuntamente, l'efficienza si determina proprio grazie alla variet produttiva.

la funzione dei costi di un impresa mono-prodotto caratterizzata da costi medi decrescenti. per
questo che l'offerta da parte di una sola impresa avviene a costi minori rispetto all'offerta
suddivisa tra pi imprese.
In presenza di costi medi (CMT) decrescenti (a), la funzione di costo sub-additiva per qualsiasi
quantit prodotta, mentre, in presenza di un andamento inizialmente decrescente e
successivamente crescente della funzione di costo medio (b), la funzione di costo sia sub-additiva
fino all'output, oltre il quale diventa conveniente dividere la produzione fra due imprese e, per
livelli di output via via maggiori, frazionarla ulteriormente fra pi imprese. La presenza del
monopolio naturale garantisce, dunque, l'efficienza di scala dimensionale e l'analisi grafica
evidenzia come l'andamento dei costi unitari consenta di identificare una soglia minima efficiente
di produzione o di attivit.
L'esistenza di un monopolio naturale dipende anche dal livello della domanda, per cui quanto pi
la domanda elevata, tanto pi probabile che la condizione di monopolio naturale venga meno.
Nell'ipotesi di un monopolio privato la quantit ottimale verrebbe fissata al livello dove il ricavo
marginale uguale al costo marginale, mentre in un regime di concorrenza perfetta la quantit
ottimale sarebbe dove il costo marginale uguale al prezzo (P= cm).
Al fine di garantire le condizioni di efficienza paretiana che la gestione monopolistica privata non
consente di ottenere, l'intervento pubblico pu rappresentare una soluzione quando si decide di
coprire la perdita subita dalle imprese per spingerle a fornire il bene o il servizio al livello
ottimale.

Le politiche di determinazione dei prezzi


Abbiamo visto che nel caso di monopolio naturale la produzione da parte di un'impresa privata
che opera in regime di monopolio e si appropria dell'extra-profitto rappresenta una soluzione
inefficiente. Per ovviare a tale problema, la soluzione comunemente adottata la produzione
pubblica, diretta o tramite un'impresa pubblica ( definire prezzi pubblici o tariffe ottimali).
Per realizzare la soluzione di first-best (P=Cm) si utilizzano forme di imposte in somma fissa a
carico della fiscalit generale, per loro natura non distorsive che coprono la perdita.
Data l'impraticabilit della soluzione di first-best dell'imposta in somma fissa, sono state elaborate

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alcune soluzioni di second-best. La prima consiste nel fissare il prezzo in misura pari al costo
medio (P= Cm). Cos facendo, si garantisce la copertura dei costi, generando tuttavia una perdita di
benessere. Tale perdita risulta inferiore rispetto a quella che si sarebbe verificata nell'ipotesi di
monopolio privato.

In alternativa, possibile imporre una tariffa che si compone di una parte fissa (canone) che
costituisce il costo di allacciamento del servizio e di una parte variabile relativa alla quantit del
servizio consumata. La parte fissa volta a coprire i costi fissi, che non variano al variare del
consumo, mentre quella variabile finalizzata a coprire i costi variabili imputabili direttamente al
consumo dell'utente. Varie tipologie di tariffe:
Tra le pi diffuse vi sono le tariffe flat, che consistono nel pagamento di un canone di accesso
mentre il servizio gratuito. La soluzione ottimale di second-best consiste nel disegnare un
sistema di prezzi che applica una discriminazione perfetta dei prezzi, sulla base dell'elasticit della
domanda, in modo da rispettare la condizione di uguaglianza del prezzo con il costo marginale per
ogni consumatore. La discriminazione dei prezzi perfetta nel caso limite in cui l'impresa si
rivolge a un numero limitato di consumatori dei quali conosce perfettamente le curve di domanda.
Un'altra forma importante di discriminazione quella intertemporale. In questo caso la
separazione dei consumatori in base alle curve di domanda si realizza praticando prezzi diversi in
relazione a diversi periodi di tempo, pi elevati nei periodi di punta (cio in periodi dell'anno in
cui l'elasticit della domanda molto bassa) e meno elevate in quelli di basso consumo e prende il
nome di peakload pricing.
Vi poi la soluzione dei cosiddetti sussidi incrociati tra utenti.

Dal monopolio naturale ai mercati contendibili


l'esistenza di un monopolio naturale configura una situazione in cui generalmente di richiede
l'intervento pubblico al fine, da un lato, di evitare una parcellizzazione inefficiente dell'offerta e,
dall'altro di garantire il benessere de consumatori attraverso politiche di prezzo eque.
La teoria dei mercati contendibili sostiene che, in contesti caratterizzati da forme di monopolio
naturale, l'intervento pubblico pu non essere necessario.
Pertanto, affinch si determinino le condizioni efficienti di prezzo (P=Cm o P=CM), ci che
effettivamente rileva che appunto il mercato monopolistico sia contendibile.

Le imprese private tra regolazione e liberalizzazione


Per ovviare le inefficienze bisogna creare un mercato contendibile introducendo elementi
concorrenziali. Vi sono due tipi di concorrenza: concorrenza per il mercato e concorrenza nel
mercato.
Nel caso di concorrenza per il mercato, la competizione introdotta nella fase recedente alla
produzione e alla vendita del servizio attraverso l'affidamento della gestione del servizio mediante
la gara competitiva. Le modalit specifiche sono generalmente quelle della concessione
(franchising) o dell'affidamento di alcuni servizi in appalto ( contracting-out).
La gara realizzata attraverso un'asta competitiva genera dunque una soluzione di second-best in
cui il prezzo pari al costo medio. Questo meccanismo aiuta a selezionare il produttore pi
efficiente, quello in grado di soddisfare la domanda di servizi al prezzo pi basso, anche se
presenza alcuni svantaggi.
Spesso il numero di imprese che posseggono il know-how necessario per gestire un monopolio
naturale non molto elevato e questo aumenta la probabilit di pratiche collusive tra imprese.
La concorrenza per il mercato richiede che le gare per l'affidamento vengano ripetute
periodicamente e ad intervalli non troppo lunghi. Un'impresa che ha una concessione trentennale
di fatto un monopolista.
Il rischio che un gestore possa avere un basso incentivo a investire se sa che pu perdere la gara
per il prossimo affidamento quanto mai concreto. quindi necessario garantire al gestore il
recupero indiretto di quegli investimenti. L'uso dell'affidamento a gara dei servizi di pubblica
utilit sembra essere preferibile nei casi in cui non vi siano significativi costi irrecuperabili da

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affrontare per il gestore.

La concorrenza nel mercato


La concorrenza nel mercato consiste nell'affidare il servizio ad imprese private definendo le regole
contrattuali alle quali devono attenersi in relazione alla determinazione delle tariffe e alla qualit e
quantit del servizio da erogare. La regolamentazione presenta molteplici finalit tra cui quella di
garantire la pubblicit del servizio, di tutelare i consumatori... l'applicazione della regola P=C m
pone vincoli al regolatore: vincoli informativi, relativi alla difficolt di reperire conoscenze
adeguate al fine di fissare il prezzo; vincoli di transazione, che riguardano la difficolt di scrivere
contratti completi con l'impresa da regolare; vincoli amministrativi e politici. Dunque, occorre
definire forme di regolazione che siano in grado di fornire all'impresa incentivi sufficienti a evitare
i vari tipi di inefficienza.

La liberalizzazione del monopolio legale integrato verticalmente


Se le economie di scopo e i costi di transazione sono molto consistenti e i guadagni potenziali dalla
competizione sono inadeguati si dovr optare per una struttura integrata verticalmente o
monopolio legale. Con questa soluzione, il monopolista impedisce l'entrata ad altre imprese.
In tempi pi recenti, ci si orientati sempre pi sul principio della separazione tra le infrastrutture
di rete e l'erogazione dei servizi. Infatti, mentre la rete mantiene le caratteristiche del monopolio
naturale per cui deve essere sottoposta a regolazione, i servizi possono essere liberalizzati e resi
contendibili. Gli effetti non desiderati della regolazione sono limitati all'ambito delle infrastrutture
e non si diffondono in quello dei servizi.

INTRODUZIONE ALL'ECONOMIA DELLE SCELTE PUBBLICHE

L'attenzione *sul voto come strumento che consente di esprimere e aggregare le preferenze
individuali in merito alla domanda di beni forniti dal settore pubblico e alla relativa ripartizione
dei costi.
*L'analisi dei processi decisionali e delle regole di votazione in una prospettiva normativa,
individuando la relazione esistente tra preferenze individuali e decisione collettiva sotto il profilo
della desiderabilit sociale.

Paradigma dell'Homo oeconomicus


Pubblica o privata che sia la sfera in cui ricade la sua azione, l'individuo un soggetto razionale
che adotta un comportamento diretto a massimizzare la propria soddisfazione. L'individuo non
cambia quando da acquirente o venditore sul mercato diventa elettore, contribuente, politico o
burocrate nell'ambito del processo politico. La differenza tra il mercato e il processo politico come
meccanismi di decisione economica risiede nei diversi vincoli e incentivi che tali attori incontrano
rispettivamente in questi due contesti istituzionali.

II calcolo del consenso: maggioranza ottimale e unanimit


Quando bisogna prendere delle decisioni pubbliche, i tipi di costo in cui il singolo individuo e la
collettivit nel suo complesso incorrono sono di natura diversa. Si supponga che una societ,
composta da cinque individui, debba decidere quanta spesa pubblica destinare all'istruzione. Nel
decidere l'entit di spesa pubblica da destinare all'istruzione si incorre in due tipi di costo. Il
primo il costo decisionale: uno dei cinque individui dovr convincere gli altri che la sua proposta
giusta; convincere un altro elettore che ha preferenze simili alle sue sar relativamente poco
costoso in termini di tempo. I due a loro volta dovranno convincere un terzo elettore che
probabilmente ha una preferenza pi lontana dalle loro, e quindi il costo in termini di tempo e di
sforzo sar maggiore. Convincere il quinto elettore sar estremamente costoso.
La curva del costo decisionale crescente e tender a diventare molto ripida e quasi verticale al

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livello del 100% (unanimit) dei favorevoli. Vi poi un altro costo associato alla decisione: costo
esterno della decisione. Si supponga che uno degli elettori decida il livello di spesa in istruzione: la
sua scelta coincider con il livello di spesa che preferisce e che pu essere anche molto diverso da
quello preferito dagli altri elettori.
Sommando le due curve otteniamo la curva del costo totale della decisione, che prima
decrescente e poi crescente. Il punto in cui raggiunge il minimo rappresenta la maggioranza
ottimale, cio quella che minimizza i costi collegati al prendere una decisione. Non possibile
calcolare per ogni decisione il livello ottimale di maggioranza; ci si affida pertanto a due regole
generali: per le decisioni ordinarie si usa la maggioranza semplice, per le decisioni straordinarie si
adotta una maggioranza qualificata .

La regola della maggioranza semplice: il teorema dell'elettore mediano, il paradosso del


voto e il commercio dei voti
II teorema dell'elettore mediano fondato su tre presupposti essenziali. Gli elettori sono chiamati
a scegliere lungo uno spazio politico unidimensionale ( quantit di bene o servizio pubblico da
produrre o entit della spesa pubblica da destinare a una specifica produzione). Per ciascun
elettore l'ordinamento delle preferenze completo, transitivo e lineare.
Ciascun individuo sia in grado di esprimere un giudizio in merito a qualsiasi confronto tra due
opzioni (completezza), che sia coerente nella scelta (transitivit) e che non ci siano casi di
indifferenza tra le opzioni proposte (linearit). Le preferenze degli individui sono unimodali o ad
uno solo picco: esiste un'unica alternativa ottima per ciascun individuo e allontanandosi da
quell'alternativa, l'utilit dell'individuo diminuisce progressivamente.
Se la decisione riassumibile in un'unica dimensione e le preferenze degli elettori in merito alle
alternative proposte sono unimodali, il voto a maggioranza semplice conduce a una scelta
collettiva unica che coincide con quella dell'elettore mediano. L'elettore mediano quell'elettore
che divide la distribuzione delle preferenze in due parti uguali, cio quell'elettore che lascia alla
sua destra e alla sua sinistra un eguale numero di elettori, per cui il suo schieramento fa si che una
delle due parti diventi la maggioranza.

Posto che la decisione da adottare sia unidimensionale e che le preferenze degli elettori siano
unimodali, la regola della maggioranza fa prevalere le preferenze dell'elettore mediano,
assicurando quindi una scelta collettiva stabile, qualunque sia la procedura di voto adottata e
l'ordine con cui le proposte sono messe in votazione. Questo risultato di notevole interesse sotto
il profilo analitico e predittivo. sufficiente conoscere le preferenze dell'elettore mediano per
prevedere l'esito delle votazioni a maggioranza.

Il paradosso del voto


Uno dei problemi della regola di maggioranza semplice che essa potrebbe fallire nel realizzare
una decisione collettiva stabile e non arbitraria, cio capace di imporsi su tutte le altre qualunque
sia l'ordine con cui le diverse opzioni sono poste in votazione. Questo risultato dipende dalla
forma che le preferenze degli elettori possono assumere.
Il voto di maggioranza su coppie di alternative permetter in questo caso di ottenere una decisione
sociale stabile qualunque sia l'ordine di votazione. Qualunque sia la sequenza con cui le alternative
sono poste in votazione, la regola della maggioranza assicura nel caso esaminato un risultato
stabile.

Qualora l'elettore A sia un elettore con preferenze estreme (bimodali e non pi unimodali), la
regola di maggioranza non in grado di garantire un'unica alternativa preferita a tutte le altre:
infatti, a seconda dell'ordine di votazione ciascuna delle alternative ciclicamente in grado di
vincere. Il risultato paradossale della votazione, noto nella letteratura come paradosso del voto o
paradosso di Condorcet, dipende da un cambiamento nell'ordine delle preferenze dell'elettore. Nel
primo caso infatti, l'elettore ha preferenze unimodali che garantiscono un'unica alternativa
preferita a tutte le altre. Nel secondo caso invece le preferenze dell'elettore sono estreme.

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In presenza di preferenze bimodali o multimodali, la regola di maggioranza potrebbe determinare


un risultato ciclico. La probabilit di maggioranze cicliche dipender dal numero degli elettori, dal
numero delle alternative poste in votazione e, a parit di alternative, dall'omogeneit delle
preferenze individuali all'interno della collettivit considerata.
La presenza di maggioranze cicliche ha evidenti ripercussioni per la democrazia. Il paradosso del
voto, evidenziando l'incapacit della regola di maggioranza nell'assicurare un unico vincitore, pu
essere interpretato come un fallimento della regola di maggioranza quale meccanismo per rivelare
le preferenze degli individui/cittadini. (scelta arbitraria ma anche manipolabie).

COMPETIZIONE POLITICA E SCELTE PUBBLICHE: I MODELLI DI VOTO DETERMINISTICI

I mercati politici raggiungono l'equilibrio attraverso processi elettorali e vincoli istituzionali,


analizzati dalla letteratura di public choice o, pi recentemente, di political economy, che si
concentrata su tre aspetti della democrazia rappresentativa: 1) il comportamento dei politici sia
durante la campagna elettorale che quando sono in carica; 2) il comportamento degli elettori nel
processo di scelta degli eletti; 3) le caratteristiche delle scelte collettive. Downs sviluppa
l'idea che vi sia una forte simmetria fra il comportamento dei politici e quello dei cittadini-elettori
che offrono e domandano e servizi nel mercato dei beni. Nel modello di Downs le preferenze degli
elettori sono unimodali, ossia presentano un unico massimo (o picco) e sono distribuite
uniformemente lungo la dimensione stra-destra dello schieramento politico. Gli elettori sono
pienamente informati dei contenuti delle piattaforme politiche dei candidati-politici e questi
ultimi conoscono le loro preferenze.
La distribuzione normale o gaussiana una distribuzione di probabilit generalmente usata
per descrivere la distribuzione dei assunti da una variabile continua che tendono a concentrarsi
attorno a un singolo valore medio.

Implicazione modello di Downs: una volta vinte le elezioni, il partito, sia esso di sinistra o di
destra, riuscir a rimanere al governo se realizza la politica proposta in campagna elettorale. Nella
realt, tuttavia, quando le posizioni dei Partiti sono simili, l'alternanza l'esito pi probabile in
quanto il partito al governo non sempre riesce a realizzare le promesse elettorali, l'informazione
incompleta e pochi voti sono sufficienti a ribaltare il risultato elettorale.
La competizione tra partiti politici-candidati opera come un meccanismo di rivelazione delle
preferenze che migliora la relazione tra gli elettori (principale) e gli eletti (agente) e , conduce a un
equilibrio politico stabile in cui i candidati-partiti eguagliano al margine i benefici e i costi degli
spostamenti ideologici per acquisire voti. Le condizioni che la scelta sia sintetizzabile in un'unica
dimensione e che le preferenze degli elettori abbiano un solo picco garantiscono l'esistenza e la
stabilit dell'equilibrio.

Le curve di indifferenza concentriche


La rappresentazione della mappa completa delle preferenze del consumatore mediante curve di
indifferenza concentriche viene utilizzata per prevedere l'eventualit che, oltre un certo livello,
ogni ulteriore aumento della disponibilit di un bene faccia diminuire il benessere che il
consumatore trae dal suo consumo. Lungo le curve di indifferenza concentriche la soddisfazione
del consumatore aumenta da quella pi esterna a quella pi interna, fino a essere massima nel
punto centrale. Tale punto si definisce punto di saziet o bliss point e corrisponde al paniere
preferito a tutti gli altri.

Modelli di voto probabilistico e la political economy della tassazione


Le decisioni in materia di tassazione richiedono la determinazione simultanea di imposte sul
reddito e sul consumo, sui redditi da lavoro e da capitale, delle aliquote e delle basi imponibili,
oltre che di un sistema di agevolazioni fiscali. I modelli di voto probabilistico sembrano essere i pi
adatti a rappresentare i sistemi tributari dei paesi democratici. Le politiche di tassazione in un

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sistema democratico sono il risultato di equilibrio di un processo di scelta collettiva che


condizionato da fattori sia economici che politici. Accanto ai principi di efficienza e di equit che
informano le scelte relative agli strumenti di prelievo e alle loro caratteristiche necessario tener
conto degli incentivi politici.

Le scelte fiscali sono dunque il risultato di un equilibrio che frutto di una competizione politica
che genera un trade-off tra efficienza e soddisfazione delle preferenze di determinati gruppi di
elettori. A differenza del modello di voto deterministico, i partiti non sanno con certezza come
voteranno gli elettori, cos come gli elettori non sanno con certezza cosa faranno i candidati-partiti
una volta eletti.
In un contesto di questo tipo, ogni partito elabora una piattaforma fiscale che gli consente di
massimizzare i voti attesi nella consapevolezza che la fornitura di servizi pubblici aumenter
l'utilit e conseguentemente la probabilit di supporto di ogni elettore mentre un aumento
dell'aliquota per un dato livello di servizi la ridurr. Mentre nel modello di voto deterministico
dell'elettore mediano un cambiamento minimo nella politica porta a un salto discontinuo nel
sostegno elettorale che viene appunto modificato sostanzialmente da uno spostamento dalla
proposta mediana, nel modello di voto probabilistico il numero atteso di voti ricevuti da uno dei
due partiti una funzione continua delle aliquote proposte.

I modelli di voto probabilistici hanno il vantaggio di considerare l'eterogeneit degli elettori. La


complessit fiscale, anche se costosa sul piano amministrativo, richiesta dall'eterogeneit degli
elettori; al limite, ciascun elettore-contribuente dovrebbe essere tassato con un'aliquota differente
che sia espressione del beneficio marginale associato all'utilit che ricava dai servizi pubblici.
Quando poi il tributo si complica al punto che la sua gestione e riscossione diventa-no troppo
costose il Governo decide di raggruppare gli elettori-contribuenti in un numero di scaglioni pi
ridotto (o di ridurre il numero di agevolazioni fiscali).
La letteratura di public choice ha privilegiato il ruolo delle regole del gioco nel migliorare le scelte
politiche piuttosto che quello della selezione di agenti con caratteristiche personali e morali
superiori alla media. Pi di recente tuttavia le teorie sulla qualit e selezione della classe politica
hanno sviluppato un approccio noto come citizen-candidate che disegna la competizione politica
come un gioco a tre stadi (ingresso, voto e decisione delle politiche) in cui le caratteristiche
ideologiche e personali dei candidati diventano centrali.

II modello del Leviatano


Nei modelli presentati precedentemente, il potere di tassare dello Stato viene limitato dai vincoli
imposti dai processi elettorali. Nel 1980 Brennan e Buchanan elaborano un modello di Stato
monopolistico, noto come modello del Leviatano, che usa il potere impositivo con il solo obiettivo
di massimizzare il gettito.
I costi dell'amministrazione finanziaria risultano irrilevanti in quanto lo Stato Leviatano non
interessato al livello di servizi pubblici che pu finanziare con il gettito che ricava dalla tassazione.
Il suo unico interesse riguarda la relazione tra livello dell'aliquota e gettito che pu essere
sintetizzata dalla curva di Laffer. La curva di Laffer identifica la relazione esistente tra l'aliquota
proporzionale (t) e il gettito fiscale complessivo derivante da essa (G). La forma della curva
determinata dalla capacit dei contribuenti di evitare la tassazione sostituendo il lavoro con il
tempo libero. Il Leviatano sceglier t*, che rappresenta l'aliquota che massimizza il gettito.
Un'altra forma di vincolo al potere monopolistico dello Stato rappresentata dal decentramento
fiscale. Il ricorso al debito pubblico e la creazione di moneta vengono utilizzate dal Leviatano come
ulteriori fonti di gettito.

La teoria dei gruppi di pressione e del rent-seeking


Le elezioni, in quanto indette periodicamente, non rappresentano l'unico canale attraverso cui
vengono prese le decisioni collettive. Negli intervalli i cittadini-elettori hanno varie opportunit di
influire sulle decisioni della classe politica ai governo, o attraverso petizioni, partecipazione ai

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referendum o come membri di gruppi di pressione organizzati (cosiddette lobbies) o di


associazioni di categoria.
Generalmente i gruppi di pressione si impegnano per influenzare le politiche dei Governi e
indirizzare flussi di reddito a proprio vantaggio. Tale comportamento dei gruppi di pressione
viene definito dalla letteratura di public choice come rent-seeking o ricerca della rendita.
importante non confondere la ricerca del profitto con la ricerca della rendita. La prima consiste
nell'utilizzo di risorse da parte di un'impresa che, ad esempio, investe nella ricerca per sviluppare
un nuovo prodotto e che, fino a quando non avr concorrenti e il prodotto rimarr unico,
beneficer di una posizione di monopolio. L'attivit d ricerca della rendita, invece utilizza le
risorse disponibili in maniera improduttiva al fine di indurre i Governi ad assumere decisioni
potenzialmente inefficienti.
Il rent-seeking consiste nell'attivit in cui gli agenti economici impegnano risorse, tempo ed
energie per creare, mantenere o trasferire un vantaggio economico e si traduce in una perdita di
benessere per la societ in quanto distoglie le risorse utilizzate da altri impieghi produttivi.

Il caso pi frequente di rent-seeking viene associato al regime di monopolio. Il monopolio una


delle cause di inefficienza economica in quanto il monopolista riduce la quantit di output rispetto
al livello di concorrenza al fine di aumentare il prezzo e ottenere un extra-profitto che in parte
riduce il surplus del consumatore e in parte diventa perdita secca. La teoria economica considera
la perdita secca come una misura del costo del monopolio. La presenza di rent-seeking rende
questo costo ancora maggiore.

I media e la political accountability


Il ruolo dei media (stampa, televisione, radio, informazione digitale) pu essere centrale nel
rafforzare il funzionamento dei meccanismi interni di responsabilit politica propri delle
democrazie, come la separazione dei poteri, le regole elettorali, il decentramento, e rappresentare
un'importante forma di controllo esterno.
Un mercato dei media competitivo pu influenzare sulla partecipazione elettorale, sull'attuazione
delle politiche pubbliche, sulla selezione della classe politica e sulla probabilit del Governo in
carica di essere rieletto. Una maggiore partecipazione elettorale pu rappresentare infatti un
miglioramento dell'efficienza del processo elettorale, la cui rilevanza in termini di benessere
collettivo si concretizza nel miglioramento dell'offerta di servizi pubblici.
La presenza di media di propriet pubblica che siano effettivamente e non solo giuridicamente,
indipendenti dal controllo dei partiti o dei gruppi di pressione, e/o di autorit di regolazione
politicamente indipendenti ha un ruolo importante.

LE SPIEGAZIONI DELLA CRESCITA DEL SETTORE PUBBLICO DAL LATO DELLA DOMANDA

Se gli individui creano un meccanismo chiamato Stato per ottenere certi beni e servizi che
individualmente, mediante scambi volontari, non riescono a ottenere, la domanda di tali beni e
servizi determiner la dimensione del settore pubblico. Allo stesso modo le variazioni di tale
domanda determineranno le variazioni delle dimensioni del settore pubblico. In sistemi
democratici la quantit domandate che risulteranno decisive sono quelle dell'elettore mediano: il
teorema dell'elettore mediano stato frequentemente usato per studiare la crescita del settore
pubblico.
Possiamo quindi scrivere una funzione di domanda per la spesa pubblica del tipo:
G= f (Pg, Mm, Q),

Dove G l'insieme di beni e servizi offerti dal settore pubblico, P g il loro prezzo, Mm il reddito
dell'elettore mediano e Q un vettore delle caratteristiche dell'elettore che ne possono influenzare
le preferenze per l'offerta di beni e servizi nel settore pubblico piuttosto che in quello privato.

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L'equazione pu spiegare la crescita del settore pubblico se si verifica che:


1. la domanda di beni e servizi pubblici inelastica e il prezzo dei beni pubblici P g
aumentato rispetto ai prezzi dei beni privati P. Questo spiega la crescita della spesa
pubblica sulla base del cosiddetto morbo di Baumol, secondo cui il settore pubblico
produce tipicamente servizi ad alta intensit di lavoro che, sono meno esposti alla
riduzione dei costi generati dal progresso tecnologico.
2. la domanda di beni e servizi pubblici elastica e Pg diminuito rispetto a Px. In questo
caso pi conveniente per gli utenti rivolgersi al settore pubblico per soddisfare i loro
bisogni;
3. dal momento che si suppone che il reddito mediano Mm sia generalmente aumentato nel
tempo, la crescita del settore pubblico richiede che quest'ultimo aumenti in misura pi che
proporzionale all'aumentare del reddito. Legge di Wagner: la crescita del reddito pro capite
determina una variazione pi che proporzionale della spesa pubblica.
4. alcuni fattori indicati con Q che influiscono sulle preferenze sono cambiati in modo tale da
far aumentare G.

Quello che lo stato effettivamente fa la redistribuzione delle risorse. Per capire cosa sia il settore
pubblico e perch cresce bisogna studiare l sue attivit redistributive.
Meltzer e Richard hanno proposto il pi elegante e meglio conosciuto modello di crescita del
settore pubblico che muove dal presupposto che lo stato esista per redistribuire le risorse.
In base al modello, tale redistribuzione avviene mediante trasferimenti lump-sum finanziati
attraverso un'imposta proporzionale sul reddito in un regime di bilancio in pareggio.
La prima ipotesi fondamentale: che il reddito dipenda da un fattore di produttivit x, che
distribuito in maniera aleatoria tra la popolazione.
Un'ipotesi standard del modello che esista una curva di Laffer, vale a dire che il gettito delle
imposte e quindi l'ammontare dei trasferimenti cresca con saggi decrescenti fino a un livello
massimo e poi decresca. Gli elettori che lavorano sono caratterizzati da una curva di indifferenza
tra imposte e sussidi inclinata positivamente, giacch le imposte t riducono la loro utilit e i
sussidi r la aumentano. Gli elettori che non lavorano hanno invece curve di indifferenza
praticamente orizzontali.
I due tipi di elettori voteranno a favore della combinazione di t e r che massimizza la loro utilit,
indicata dai punti di tangenza tra la loro rispettiva curva di indifferenza e la funzione r=yt. Gli
individui ad alta produttivit voteranno a favore di un basso livello di redistribuzione. Gli individui
a bassa produttivit invece voteranno per livello di redistribuzione massimo possibile.
Il valore di redistribuzione che emerge in equilibrio dipender dalla posizione dell'elettore
mediano rispetto a questi due gruppi: tanto pi elevato suo livello di reddito da lavoro, tanto
minore sar il livello di redistribuzione effettuato dallo Stato e quindi tanto minore sar la
dimensione del settore pubblico.
Tanto pi basso invece il livello di reddito dell'elettore mediano, tanto pi elevato sar il livello di
redistribuzione di equilibrio e di conseguenza la dimensione del settore pubblico.
Un primo problema del modello di Meltzer e Richard la sua natura statica: esso fornisce infatti
una spiegazione del livello di redistribuzione deciso da uno Stato e quindi della dimensione del
suo settore pubblico, ma non spiega perch questa dimensione cresca. La teoria pu al massimo
prevedere una crescita temporanea del settore pubblico se, per qualche motivo, ad esempio per
una prolungata recessione, il livello di redistribuzione risulta inferiore a quello desiderato
dall'elettore mediano. Una volta riassorbita questa situazione di disequilibrio, la crescita del
settore pubblico si dovrebbe di nuovo arrestare.

Spiegazioni dal lato dell'offerta


In politica, il principale processo decisionale alternativo a quello elettorale passa attraverso
l'azione dei gruppi di interesse. Da un lato, plausibile che lobbies e gruppi di pressione svolgano
un ruolo importante nelle decisioni di natura redistributiva; da un altro lato, difficile identificare
il meccanismo della crescita del settore pubblico. Un primo problema che, in merito ai

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programmi di spesa suscettibili di far incrementare le dimensioni del settore pubblico, gruppi di
pressione diversi possono avere interessi divergenti. Il risultato finale di un simile processo
politico potrebbe essere un continuo trasferimento degli oneri fiscali e dei benefici dei programmi
di spesa da un gruppo all'altro.

Esiste per un gruppo di pressione che ha un interesse specifico per la crescita dei settore
pubblico: la burocrazia. I burocrati operano dal lato dell'offerta delle decisioni pubbliche: sono
quelli che, di fatto, le mettono in pratica. La teoria elaborata da Niskanen evidenzia come il
prestigio, il potere e benessere, individuale e di categoria, dei burocrati sia legato alle dimensioni
del bilancio pubblico stanziato a favore del loro ufficio.
Lo sviluppo logico del modello della burocrazia lo Stato Leviatano Dal momento che i politici
hanno accesso all'intero bilancio e non solo a una sua sezione, come i burocrati, la
massimizzazione del loro potere prender la forma della massimizzazione di tutte le entrate
fiscali.
se la crescita del settore pubblico rallenta, la spiegazione pi plausibile che gli individui non
siano pi disposti a farsi tassare in quel modo.

La crescita della spesa pubblica: fisiologica o eccessiva?


Lo Stato che provvede a fornire beni pubblici e a correggere le esternalit, lo Stato che
redistribuisce risorse e lo Stato che risponde a pressioni di gruppi d'interesse - sono spiegazioni
dal lato della domanda. In queste teorie la crescita del settore pubblico essenzialmente una
risposta delle autorit politiche a richieste avanzate dalla societ mediante meccanismi elettorali
oppure informali, quale quello dell'influenza dei gruppi di interesse.
Ma, in un modo o nell'altro, il potere decisionale rimane nelle mani dei cittadini (processo
democratico responsive, non problematica).
Diversa la valutazione della crescita del settore pubblico se questa dovuta all'azione della
burocrazia o di politici nell'ambito di uno Stato Leviatano, ovvero dal lato dell'offerta. In questo
caso il fenomeno subito dalla collettivit, in quanto deriva da un processo che pone il potere
politico-burocratico al di sopra delle preferenze dei cittadini che sostanzialmente lo subiscono e lo
finanziano mediante le imposte ( excessive rispetto alle dimensioni ottimali).
L'incremento dei costi di informazione insieme al relativo benessere che contraddistingue le
societ moderne, hanno reso i cittadini assai pi spettatori che partecipi delle decisioni di cui sono
destinatari. Di conseguenza l'ago della bilancia tra spiegazioni responsive ed excessive della crescita
dcl settore pubblico sembra sempre pi spostarsi verso le seconde.

L'ANALISI ECONOMICA DELLA CORRUZIONE

Corruzione: un atto in cui il potere di un pubblico ufficiale utilizzato al fine di ottenere guadagni
personali in un modo che contravviene alle regole del gioco.
Definire la corruzione come un abuso di pubblico ufficio per l'ottenimento di un guadagno privato
implica:
1. l'esclusione di tutte le transazioni corrotte che si possono svolgere tra privati;
2. la coesistenza di tre elementi: a) il potere discrezionale del decisore pubblico di allocare le
risorse; b) la possibilit associata a tale potere discrezionale di estrarre rendite gi
esistenti o di creare rendite da estrarre dal bilancio pubblico; c) la disutilit legata alla
probabilit di essere scoperti, perseguibili e punibili.
La teoria economica dunque ricomprende nella corruzione i comportamenti che ineriscono a uno
scambio fra un atto di potere posto in essere da politici e/o burocrati (agente) ed esercitato in
modo da deviare intenzionalmente dal compito di tutela dell'interesse dei cittadini (principale) e
una prestazione in denaro o altro vantaggio personale.
sono resi possibili dai problemi di asimmetria informativa che caratterizzano la relazione di

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delega tra il principale e l'agente e infine hanno effetti redistributivi perversi in quanto tolgono
illecitamente ad alcuni per dare ad altri.
Distinguiamo la corruzione legislativa e la corruzione amministrativa. La corruzione legislativa
o cattura dello Stato si manifesta quando un privato o un gruppo di interesse influenza il
processo di formazione delle leggi e l'esercizio del potere decisionale delle istituzioni pubbliche
attraverso comportamenti poco trasparenti o tangenti al fine di ottenere una rendita di posizione.
La corruzione amministrativa o burocratica da intendere come abuso di potere pubblico da
parte di pubblici per ottenere vantaggi privati.

La misurazione della corruzione


La corruzione dunque un fenomeno difficile da definire e ancor pi da misurare.
Possiamo distinguere misure soggettive o di percezione, e oggettive; queste ultime comprendono
misure basate sull'esperienza diretta, indicatori di mercato collegati al fenomeno e misure
giudiziarie.
Le misure soggettive includono una serie di indicatori aggregati che sintetizzano vari aspetti o
manifestazioni della corruzione nella sua accezione ampia. Esse sono generalmente basate sulla
percezione del fenomeno.

La teoria economica della corruzione


La teoria economica della corruzione si sviluppata dalla teoria miro-economica del crimine
elaborata da Becker. Il modello di Becker applica il paradigma dell'homo oeconomicus, e cio
l'ipotesi di razionalit delle decisioni, alle scelte del criminale potenziale il quale, in proporzione di
qualunque altro agente economico, attua una scelta azionale valutando e confrontando i costi e i
benefici attesi associati all'azione criminale. Tale scelta avviene in condizioni di incertezza (e
quindi di rischio) dal momento che dipender dalla probabilit di essere scoperti ed
eventualmente puniti. Se il potenziale criminale neutrale rispetto al rischio, la sua scelta circa il
comportamento da adottare dipender dal confronto tra i costi delle due alternative: il costo
atteso della scelta di violare la legge e il costo (certo) dell'alternativa di non delinquere.
Si supponga che il numero dei reati commessi da un individuo in un particolare periodo dipenda,
tenendo fissi tutti gli altri fattori che influenzano le sue decisioni, dalla probabilit di essere
scoperto, arrestato e condannato, p, e dalla sanzione prevista, s. Ora, se c il costo della scelta non
criminale (rispettare la norma) e a il costo atteso della scelta criminale.
Il costo atteso della scelta criminale a una media pesata tra O; i pesi della media sono
rappresentati dalle probabilit associate ai due eventi, ovvero (l p)=probabilit di non essere
scoperti e p =probabilit di essere scoperti.
a=0*(1 -p)+s*p=sp.
Questo consente di identificare la condizione in cui razionale comportarsi da criminale, ossia
sp<c . Lo Stato pu contrastare la criminalit aumentando la probabilit di enforcement (p), cio
investendo risorse per aumentare la probabilit di arresto e di carcerazione, oppure aumentando
l'entit della pena (s).

Le caratteristiche nazionali o regionali, i modelli culturali e l'entit dell'intervento dello Stato


nell'economia possono incentivare o disincentivare il livello di corruzione di un paese.
Questi fattori possono essere distinti in: 1) fattori economici; 2) fattori giuridici; 3) fattori politico-
istituzionali; 4) fattori socio-culturali. Ciascuno di essi include a sua volta una serie di elementi che
possono influire sulla corruzione.

L'analisi delle determinanti: il ruolo dei fattori economici


I paesi caratterizzati da un livello di benessere economico pi alto, da istituzioni democratiche pi
solide e livelli di istruzione pi elevati sono meno corrotti perch pi propensi a monitorare i
pubblici ufficiali.
Inoltre, paesi pi ricchi dispongono sia di maggiori strumenti di denuncia di pratiche corrotte, sia
di maggiori risorse economiche per contrastare la corruzione. L'evidenza empirica ha ampiamente

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confermato questa relazione. Non sempre possibile individuare il rapporto di causalit tra PIL e
corruzione; cio, non sempre possibile distinguere se l'arretratezza che genera fenomeni di
corruzione o se non sia piuttosto la corruzione a rallentare lo sviluppo economico di un paese.

Pu essere razionale per l'impresa corrispondere salari pi elevati (detti appunto salari di
efficienza) rispetto a quello di equilibrio tra domanda e offerta di lavoro perch una maggiore
retribuzione disincentiva il turnover incentiva lavoratori a essere pi produttivi; vantaggi nel
controllare i problemi di asimmetria informativa che caratterizzano la relazione tra
l'amministrazione pubblica e i suoi dipendenti; ridurre la probabilit di eventuali comportamenti
opportunistici post-contrattuali posti in essere dal burocrate (azzardo morale).

Le dimensioni dell'intervento pubblico nella forma sia dell'entit della spesa pubblica sia della
regolamentazione costituiscono la pi importante causa della corruzione.
L'ampliamento della spesa pubblica da un lato offre opportunit di redistribuzione, dall'altro pu
dare origine a politiche pubbliche distorsive, soprattutto nei settori di spesa caratterizzati da
scarsa concorrenza. La corruzione viene favorita ulteriormente da norme confuse e/o
contraddittorie. L'incertezza generata dalla formulazione poco chiara della norma aumenta, infatti,
le asimmetrie informative nel rapporto tra cittadini e burocrati e favorisce l'acquisizione di rendite
parassitarie. Il regime di concorrenza fra imprese pu contribuire ad attenuare il fenomeno
corruttivo.

Se da un lato la presenza di mercati chiusi determina maggiore corruzione, dall'altra regimi molto
corrotti hanno un interesse ad avere mercati ristretti perch questi consentono ai corrotti di
appropriarsi, sotto forma di tangenti, di parte dei profitti monopolistici che si accompagnano a un
livello ridotto di concorrenza.

L'analisi delle determinanti: il ruolo dei fattori giuridici e politico-istituzionali


Il modello di Becker mostra che la corruzione pu essere notevolmente influenzata dall'efficacia
del sistema giuridico e dal grado di protezione che un paese riconosce agli individui danneggiati
dalle attivit corruttive.
Anche le istituzioni politiche svolgono un ruolo fondamentale nel determinare vincoli e incentivi al
comportamento di tutti gli attori sociali, incluse le imprese. La letteratura economica ha analizzato
in particolare il ruolo svolto 1) dalla democrazia, 2) dalle forme di governo, 3) dai sistemi
elettorali e 4) dall'organizzazione territoriale del governo.
La democrazia crea un ambiente sfavorevole all'inefficienza e alla corruzione; non tanto la
presenza di istituzioni democratiche quanto piuttosto il consolidamento e la persistenza di queste
ultime a inibire la corruzione in un paese.
Anche la forma di governo pu favorire la corruzione: i sistemi presidenziali tendono ad essere
meno corrotti di quelli parlamentari perch nei regimi presidenziali la separazione dei poteri pi
marcata la corruzione pi diffusa nei paesi caratterizzati da un sistema elettorale di tipo
proporzionale ed minore nei paesi in cui il parlamento eletto con sistema maggioritario
fondato su collegi uninominali.
Tra i fattori politico-istituzionali va considerato il ruolo svolto dall'organizzazione territoriale
del Governo. Alcuni economisti sostengono che i sistemi decentrati possano favorire la
formazione di Governi pi onesti ed efficienti grazie alla concorrenza orizzontale tra
amministrazioni che, stimolando maggiore trasparenza e capacit di controllo degli elettori,
migliorerebbe la relazione di agenzia esistente tra elettori ed eletti. Solo quando i Governi locali
finanziano la spesa pubblica prevalentemente con tributi propri e compartecipazioni la
concorrenza orizzontale genera reali vantaggi di efficienza.

L'analisi delle determinanti: il ruolo dei fattori socio-culturali


Le istituzioni informali e la storia di un paese sono fattori che svolgono un ruolo importante nella
trasmissione di comportamenti pi o meno inclini alla corruzione. La letteratura si concentrata

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in particolare 1) sull'origine degli ordinamenti giuridici, 2) sulle norme sociali e tradizioni


culturali, 3) sul capitale sociale e 4) sulla religione.
Le origini degli ordinamenti giuridici influenzano in maniera penetrante l'assetto
dell'organizzazione giuridica complessiva e del mercato.
Alcune teorie evidenziano che le norme sociali e individuali possono avere un ruolo determinante
nella diffusione di comportamenti illegali perch influenzano e modificano i comportamenti dei
cittadini e, in particolare, l'avversione al rischio degli agenti economici.
In contesti territoriali corrotti gli individui pi propensi a comportamenti di azzardo morale, in
quanto hanno un maggiore incentivo a corrompere o a farsi corrompere.
La letteratura economica si concentrata recentemente anche sull'impatto del capitale sociale,
inteso come fiducia nelle istituzioni e nel corpo politico (verticale), fiducia nelle relazioni sociali
interpersonali (orizzontale), coesione della comunit di appartenenza, rispetto diffuso delle
norme formali e informali, informazione e partecipazione politica. Poich tutte le relazioni tra
individui si sviluppano in contesti di informazione incompleta o imperfetta e non sono tutelate,
conseguentemente, da contratti completi e perfetti in grado di garantire le controparti da
comportamenti opportunistici ex ante (selezione avversa) o ex post (azzardo morale). La
letteratura economica attribuisce inoltre notevole importanza alle tradizioni e alla religione di un
paese come elementi che influenzano l'atteggiamento dei cittadini verso la diffusione di
comportamenti disonesti.

L'analisi degli effetti economici e sociali


La corruzione produce effetti economici e sociali. Nell'ambito degli effetti economici della
corruzione possibile distinguere quelli sulla crescita economica da quelli sui meccanismi di
redistribuzione delle risorse. Buona parte degli economisti considera la corruzione come il
maggiore ostacolo allo sviluppo.
La corruzione produce effetti sulla crescita attraverso i canali che la determinano, quali il
progresso tecnico e l'Innovazione, il capitale umano, gli investimenti pubblici e privati, il capitale
sociale, il grado di apertura agli scambi, la spesa pubblica, il grado di democrazia, sistema giuridico
e la garanzia dei diritti di propriet.
Tali canali a loro volta possono essere influenzati dalla corruzione. dunque su questi canali che la
corruzione agisce alterandone il corretto funzionamento e producendo effetti economici negativi.
Tra questi effetti i principali sono:
1. alterazione del mercato dell'offerta di lavoro che favorisce il reclutamento di risorse
umane non idonee e abbassando il tasso di progresso tecnologico e di crescita;
2. modificazioni nella struttura degli incentivi delle imprese ed effetti negativi sulla loro
competitivit investono in pratiche corruttive piuttosto che in attivit produttive. La
corruzione pu dunque intralciare il corretto funzionamento dei mercati;
3. effetto negativo sugli investimenti privati e sulle capacit del paese di attrarre investimenti
esteri. La corruzione agirebbe come una tassa occulta, generando uno spostamento di
risorse da investimenti produttivi al pagamento di tangenti e riducendo la convenienza da
parte degli stranieri a investire nel paese corrotto.
4. inquinamento degli appalti pubblici ed effetti discorsivi nell'allocazione della spesa
pubblica.
La corruzione produce inoltre effetti redistributivi negativi per individui e imprese. Aumentando il
prezzo dei servizi pubblici e riducendone la qualit. La corruzione produce anche effetti sociali in
quanto alimenta la sfiducia nelle istituzioni e nei rapporti interpersonali.

Strumenti di prevenzione e di contrasto alla corruzione


Il modello di Becker e la letteratura successiva evidenziano che possibile contrastare la
corruzione agendo, da un lato, sul funzionamento del sistema penale attraverso l'inasprimento
della sanzione e l'aumento della probabilit di arresto e di condanna del colpevole e, dall'altro,
intervenendo su quei fattori economici, politico-istituzionali e socio-culturali che contribuiscono a
influenzare il comportamento criminale. Un'adeguata azione di contrasto richiede dunque misure

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che alla repressione associno la prevenzione. Si pensi alla riduzione del potere discrezionale del
decisore pubblico, alla revisione e razionalizzazione del sistema normativo e allo snellimento delle
procedure amministrative semplificazione.

I VARI RUOLI DELLO STATO SOCIALE

Si dice che le prime avvisaglie dello Stato Sociale risalgano alla fine dell'800, con certi tipi di
assicurazione sul lavoro introdotti da Bismarck ; la natura di questi interventi diversa da quella
prevalente nella concezione del Welfare State che prevalse nella fase post-bellica, la cui messa in
atto associata comunemente al nome di Beveridge.
Lo Stato Sociale una forma di Stato che prevede espressamente fra i suoi compiti la fornitura ai
cittadini di beni e servizi privati, cio rivali ed escludibili, in aggiunta a quelli di natura pubblica,
cio non rivali e non escludibili.
Individuiamo due tipologie di Welfare State: Beveridgiano e Bismarckiano. Le prestazioni tipiche
dello Stato Sociale nella sua concezione Beveridgiana, ad esempio nell'ambito della sanit o in
quello dell'istruzione, sono fornite per la maggior parte non in cambio di un pagamento, ma in
maniera gratuita o semi-gratuita e sono finanziate dalla tassazione generale. La logica
fortemente di tipo redistributivo, perch ci si basa sull'idea che tutti accedano in maniera eguale ai
beni e servizi, mentre la tassazione generale, essendo di natura progressiva, dovrebbe incidere
maggiormente sui pi ricchi, in modo che essi finanzino in percentuale maggiore di quanto non
facciano i meno ricchi le prestazioni di welfare.
presente anche una logica di assicurazione sociale. L'accesso alle prestazioni che noi oggi
chiamiamo bismarckiane e subordinata al pagamento di un premio o del suo equivalente;
rientrando quindi nella logica dell'assicurazione privata, con la particolarit di essere obbligatorie.
Il motivo per cui tali modifiche in direzione bismarckiana sono state introdotte: le prestazioni
dello Stato Sociale sono progressivamente diventate insostenibili perch la platea degli utenti
cresciuta pi di quella dei contribuenti.
Il Welfare State stesso ha posto le basi per la propria decadenza, inducendo due fenomeni che, in
un movimento a tenaglia, lo hanno posto in difficolt. Da una parte, infatti, le conquiste dello Stato
Sociale in termini di maggiore istruzione, miglior accesso alla sanit e alla sicurezza sociale hanno
consentito un rapido innalzamento della vita media; dall'altra parte si riscontrato un brusco calo
della natalit, in parte anch'esso imputabile alla presenza del Welfare State stesso, che ha ridotto il
ruolo dei figli nella cura dei genitori le pensioni e la sanit pubblica rendono gli anziani molto
pi autosufficienti che in passato.
Le domande che il sistema deve soddisfare sono aumentate nello stesso tempo in cui le risorse a
disposizione sono, relativamente, calate. Il modello bismarckiano tenta di dare una risposta a
questo problema della sopravvivenza dello Stato Sociale cambiando le modalit di pagamento, da
indiretto a diretto: utenti che finanziano il sistema. Accanto al ruolo equitativo lo Stato Sociale ne
ha anche uno di perseguimento dell'efficienza perch offre beni e servizi che altrimenti sarebbero
difficili da ottenere, anche per chi avesse i mezzi per acquistarli.

Potremmo immaginare due schemi diversi di fornitura pubblica:


uno schema obbligatorio uniforme, che prevede un ammontare eguale per tutti di bene
fornito pubblicamente, nonch il consumo obbligatorio di tale ammontare (ad esempio,
istruzione di base);
uno schema non obbligatorio non uniforme, in cui consentito agli individui di scegliere se
utilizzare la prestazione pubblica o rivolgersi al mercato (ad esempio, prestazioni
sanitarie).
La funzione del benessere sociale quasi-concava, una maggiore equit si traduce in un aumento
del benessere sociale stesso.

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Lo Stato Sociale come risposta ai bias cognitivi


Il modello dell'homo oeconomicus sia inadatto a rappresentare il comportamento tipico
dell'agente economico e che sia invece preferibile adottare l'idea che tale agente sia dotato di
razionalit limitata, cio commetta errori cognitivi di vario tipo pur in un quadro di sostanziale
razionalit.
Il senso delle azioni individuali non dato da un intelletto totalmente razionale ma da un intelletto
che pu incorrere sistematicamente in errori e distorsioni.

Due casi di notevole rilevanza per la teoria dell'intervento pubblico: il concetto di bene di merito
(proposto da Musgrave negli anni 50) e il concetto di dissonanza cognitiva.
Per bene di merito o demerito Musgrave intende un bene che viene consumato in misura minore
o maggiore di quello che sarebbe ottimale per l'individuo Il consumatore commette un errore
cognitivo: non razionalmente in grado di valutare correttamente il livello di consumo ideale.
L'idea che vi sia da parte del consumatore, che non sempre in grado di valutare le conseguenze
di lungo termine di certe scelte di consumo, un atteggiamento miope.
Il concetto di bene di merito giustifica una forma di intervento pubblico di tipo paternalistico in
cui lo Stato, presupposto in qualche modo pi consapevole dell'individuo singolo, corregga il
comportamento di quest'ultimo, sia con strumenti fiscali (tributi sull'acquisto di sigarette) sia con
norme e regole (obbligo di indossare la cintura di sicurezza).

Le attivit basilari dello Stato Sociale si possono tutte inquadrare nella logica di Musgrave:
salute, istruzione, pensioni possono tutti essere beni di merito, perch rispetto ad essi pu
subentrare un atteggiamento miope.
Gli individui sottovalutano i benefici di certe scelte in tema di salute, istruzione e pensioni e
occorre dunque che sia Io Stato a imporre o incoraggiare i consumi corrispondenti: vaccini
obbligatori e medicine a prezzi sussidiati, scolarit obbligatoria e istruzione secondaria e terziaria
semi-gratuite, previdenza di base obbligatoria e previdenza complementare soggetta a stimoli
fiscali possibile giustificare su queste basi la presenza dello Stato Sociale.
Akerlof e Dickens, si muovono in un solco non troppo distante da quello percorso da Musgrave, ma
cercano di avere una visione pi ampia, ovvero cercano di dare una possibile ragione
dell'insorgere di errori cognitivi, anzich semplicemente presupporre la loro presenza.
Le tesi sostenuta dai due autori dunque che certe forme di intervento pubblico, come l'esistenza
di attente legislazioni in materia di sicurezza, si spieghi con l'idea che meccanismi psicologici siano
comuni. Al contrario, se credessimo nella razionalit assoluta dell'individuo, non avrebbe
nemmeno senso che certe norme venissero specificate.
Pure l'interpretazione di Akerlof e Dickens dell'intervento pubblico come rimedio alla dissonanza
cognitiva pu essere tacciata, da una prospettiva liberale, di paternalismo.
L'aver sottolineato l'importanza e la non trascurabile frequenza del fenomeno della dissonanza
cognitiva costituisce un supporto importante, perch d una possibile spiegazione del perch certe
misure debbano essere obbligatorie.

SANITA': SALUTE ED ECONOMIA

La valutazione della salute come fenomeno economico non ha origini recenti, ma e solo in seguito
all'espansione economica avvenuta nei paesi occidentali dopo la Seconda guerra mondiale che la
salute stata esplicitamente considerata un elemento essenziale per la crescita economica.
Pertanto si cominciato a considerare la spesa per la salute come una spesa per investimento.

La spesa sanitaria: caratteristiche e determinanti


Nel lungo periodo le spese sanitarie tendono ad aumentare in tutti i paesi mentre nel breve
periodo la spesa sanitaria sembra seguire un andamento non necessariamente legato a quello dei

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cicli economici. Nei periodi di crescita tuttavia aumenta l'incidenza relativa della spesa sanitaria,
mentre nei periodi di stagnazione o recessione la spesa sanitaria rimane abbastanza rigida per
effetto dei sistemi di protezione sociale. In presenza di aumenti del reddito, la spesa sanitaria
aumenta in misura pi che proporzionale in quanto si determina una capacit di offerta che
induce maggiore domanda e consumi sanitari, mentre nei paesi con un livello di reddito medio-
alto, in presenza di aumenti del reddito, la spesa sanitaria cresce in maniera meno marcata.
L'andamento della spesa sanitaria condizionato da certe determinanti di fondo, in cui si suole
distinguere tra quelle che prevalentemente agiscono sul lato della domanda e quelle che agiscono
sul lato dell'offerta. Sul versante della domanda si considera importante l'elevata elasticit rispetto
al reddito l'incremento della domanda di servizi sanitari.
Non meno importante come fattore influente sulla domanda dei servizi sanitari il rapido
aumento della popolazione anziana, condizione di intensa transizione demografica che ha investito
negli ultimi decenni i paesi industrializzati. L'invecchiamento della popolazione un fenomeno
dovuto all'effetto combinato di due fattori: l'aumento della speranza di vita e la caduta del tasso di
natalit.
Si distingue tra un effetto di generazione e un effetto di mero invecchiamento. Con il primo si
intende l'aumento della spesa sanitaria in un certo periodo da parte di tutta la popolazione
giovane e anziana dovuto al progresso scientifico e tecnologico, spesa tipicamente pi rilevante.
Il fattore generazione attribuibile, da un lato, all'emergere di nuovi modelli socio-culturali di
riferimento in base ai quali la salute non solo assenza di malattia e, dall'altro, alla pi semplice e
trasparente diffusione di informazioni circa i mezzi e le opportunit di cura. Con il secondo effetto
invece si intende che con il passare degli anni la spesa sanitaria pro capite aumenta in termini reali
in quanto la popolazione invecchia e i consumi di servizi sanitari degli anziani sono pi elevati.

Tra le cause che agiscono sul versante dell'offerta si ravvisa il rapido sviluppo della tecnologia
medica. Questi progressi hanno avuto come conseguenza quella di stimolare la spesa nel settore
sanitario in quanto le nuove tecnologie sono state spesso invenzioni di prodotto che hanno dato
vita a nuovi mercati.
Un'interessante chiave interpretativa dell'evoluzione della spesa sanitaria e del suo peso sul PIL,
sempre analizzando il versante dell'offerta, viene ravvisata nel cosiddetto morbo di Baumol. Nella
produzione dei servizi di cura sanitaria la prestazione di lavoro non ha un carattere strumentale,
ma tende a coincidere con la prestazione stessa. Inoltre, nel settore sanitario il progresso tecnico,
che risulta pi marcato rispetto ad altri settori, ha una natura diversa da quello tipico
dell'industria, in quanto volto essenzialmente non a sostituire il lavoro ma a sostenerlo meglio
per poter raggiungere risultati terapeutici sempre pi soddisfacenti.

Vi sono poi determinanti della spesa sanitaria in cui offerta e domanda interagiscono. Una di
queste la cosiddetta esplosione dei costi: i progressi delle tecnologie biomediche generano un
incremento dei costi sia nel breve che nel lungo periodo. Nel breve periodo la spesa aumenta
direttamente a causa dei costi elevati delle nuove tecnologie: nel lungo periodo invece, queste
nuove tecnologie, tramite l'allungamento della sopravvivenza, generano una quota crescente di
popolazione cronicamente bisognosa di assistenza sanitaria.
Un altro fattore di crescita della spesa sanitaria in cui domanda e offerta interagiscono viene
individuato nell'aumento della densit dei medici. L'aumento della popolazione medica
comporta un incremento dei consumi sanitari in quanto aumentano le visite mediche, le
prescrizioni farmaceutiche, gli accertamenti diagnostici pro capite, le prestazioni ospedaliere, ecc.

L'intervento pubblico in campo sanitario


Le prestazioni sanitarie sono spesso definite come beni pubblici in quanto beni essenziali ai fini del
mantenimento delle condizioni di salute della collettivit.
In realt, i benefici prodotti da gran parte dei servizi sanitari vanno principalmente al
consumatore diretto del servizio, il che configura un caso di rivalit nel consumo; inoltre, il
servizio in linea di principio escludibile.

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Le due caratteristiche che definiscono i beni pubblici (non rivalit e non escludibilit) non sono
rispettate: si propensi perci a classificare i servizi sanitari come beni privati.
L'intervento pubblico in sanit si configura prevalentemente con fornitura pubblica di beni privati.

Esistono delle imperfezioni che impediscono al mercato di essere efficiente in senso paretiano. La
teoria marginalista insegna che il mercato perfettamente concorrenziale porta a un'allocazione
ottimale delle risorse. Tuttavia, nel mercato dei servizi sanitari si presentano una serie di
deviazioni dai principi della concorrenza perfetta.
In sanit, pur volendo salvaguardare l'ipotesi di razionalit, rimane l'informazione imperfetta: il
bene sanitario infatti considerato tipicamente un experience good, ossia un bene la cui qualit
pu essere verificata, fra l'altro con ovvie difficolt e limiti, solo quando si sono gi manifestati gli
effetti del consumo.
Il consumatore-paziente non in grado di formulare da solo la domanda di servizi sanitari: si deve
rivolgere infatti a un altro agente (il medico) che si introduce, condizionandolo, nel processo
decisionale. Si instaura tra i due un rapporto di agenzia con informazione imperfetta, nel senso che
il medico agisce per conto del paziente, ma senza che quest'ultimo abbia le informazioni
necessarie per controllarne le azioni. Sono presenti entrambe le forme di asimmetria informativa:
selezione avversa e azzardo morale.
In poche parole, il paziente non in grado di sapere se il medico ha esercitato tutto il suo impegno
per effettuare la diagnosi, n se la cura indicata veramente efficace.
La domanda di servizi sanitari non frutto delle decisioni di un consumator sovrano, ma nasce
dall'interazione fra due soggetti i cui obiettivi non sono necessariamente allineati. Inoltre, nel
mercato sanitario i servizi offerti hanno la connotazione di beni non omogenei (al Contrario di
quanto richiesto nella concorrenza perfetta) sono difficilmente sostituibili fra loro. Il fatto che si
tratti di experience goods rende poi difficile per il consumatore distinguere fra farmaci con lo
stesso principio attivo ma nome commerciale diverso, il che consente, ancora in violazione dei
criteri di concorrenza perfetta, di avere prodotti sostanzialmente identici a prezzi diversi questa
asimmetria informativa spiega le difficolt nella diffusione dell'utilizzo dei cosiddetti farmaci
generici.
Ulteriore causa di fallimento del mercato l'eventuale presenza di rendimenti di scala crescenti,
per cui il costo marginale sempre inferiore al costo medio, che sempre decrescente, il che pu
condurre a situazioni di monopolio naturale.

La necessit di dotarsi di infrastrutture e strumenti caratterizzati dalla indivisibilit porta


spesso a rendimenti di scala crescenti, soprattutto laddove l'offerta relativamente modesta
rispetto. alla domanda.
Nel settore sanitario vi sono varie barriere all'entrata: esistono ad esempio limiti al numero di
strutture che operano su un dato territorio, barriere all'ingresso alle professioni sanitarie, nonch
comportamenti di tipo monopolistico dal lato dell'offerta di prestazioni professionali. In presenza
di monopoli naturali e barriere all'entrata comune l'intervento pubblico, sotto forma di
produzione diretta o regolamentazione di quella privata. Anche in presenza di esternalit
l'allocazione delle risorse fornite dal mercato non pu essere efficiente.
Una determinata azione sia di consumo che di produzione genera esternalit quando produce
costi o benefici non traducibili in termini monetari. La presenza delle esternalit costituisce
dunque un altro motivo di intervento pubblico in sanit.

Il sistema sanitario in Italia attualmente organizzato sulla base del cosiddetto Servizio
Sanitario Nazionale (SSN), secondo il quale i servizi sono erogati in maniera gratuita o semi-
gratuita da strutture pubbliche o convenzionate.
Verso la fine dell'800 si assistette al passaggio da un'assistenza facoltativa a una obbligatoria per
gli infortuni sul lavoro nell'industria. Il fenomeno mutualistico passo cos sotto il controllo statale.
La seconda fase del sistema sanitario si apre con l'entrata in vigore della Costituzione, tramite la
quale vennero poste nel nostro ordinamento giuridico le norme fondamentali per la tutela della

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salute, per il diritto all'assistenza e alla previdenza sociale.


Il terzo periodo inizia con l'istituzione di una struttura istituzionale centrale, suddivisa in Unit
Sanitarie Locali (USL) : spettava alla nuova struttura la produzione e l'erogazione di interventi
socio-assistenziali omogenei di cui ogni individuo pu usufruire del territorio nazionale.
Il reale riordino strutturale e normativo in ambito sanitario, con conseguente riassetto
organizzativo e istituzionale del SSN, si avuto con il decreto legislativo che ha avviato la riforma
sanitaria bis dando notevole impulso alla definizione dell'organizzazione sanitaria in chiave
aziendale, attribuendo alle USL personalit giuridica pubblica e ridefinendone le modalit di
funzionamento economico-finanziarie.
Oggi le USL si sono trasformate in Aziende Sanitarie Locali (ASL) nel duplice senso di
riconoscimento di un'autonomia patrimoniale, contabile, gestionale, tecnica e organizzativa e di
recepimento delle strategie di gestione di marca privatistica.

La riforma sanitaria ter ha dato uovo impulso alla Regolarizzazione: le Regioni possono
elaborare proposte nella fase di predisposizione del piano sanitario nazionale (PSN); adottano un
loro piano sanitario regionale (PSR) per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione locale;
definiscono l'articolazione del territorio regionale in ASL; stabiliscono i criteri per la suddivisione
delle ASL in distretti; disciplinano il finanziamento delle ASL.
stata rafforzata l'aziendalizzazione del SSN: le ASL sono dotate di personalit giuridica pubblica
e autonomia imprenditoriale ; la loro organizzazione e il loro funzionamento sono disciplinati con
atto aziendale di diritto privato; sono tenute al rispetto del vincolo di bilancio e agiscono come atti
di diritto privato.
Un altro aspetto fondamentale della riforma 'introduzione dei Livelli Essenziali di Assistenza
(LEA) che rappresentano un tentativo di garantire la sostenibilit del sistema sanitario.

Un provvedimento recente particolarmente rilevante il decreto legislativo che definisce


l'autonomia di entrata delle Regioni e disciplina il finanziamento delle Regioni e del servizio
sanitario, prevedendo che le Regioni a statuto ordinario coprano i costi di fornitura del Livelli
Essenziali delle Prestazioni (LEP) in sanit e alcune altre voci di spesa come l'istruzione e il
trasporto locale. il finanziamento deve fare riferimento ai costi e ai fabbisogni standard.
Si consideri che il fabbisogno standard definito come l'ammontare di risorse necessarie ad
assicurare i Livelli Essenziali di Assistenza in condizioni di efficienza e di appropriatezza.
Il costo standard ammesso calcolato come la media pro capite pesata dei costi registrati nelle
Regioni benchmark, vale a dire quelle pi efficienti. In base alla somma di tutti i costi
standardizzati che le Regioni devono sostenere, lo Stato pu verificare quanta di questa spesa pu
essere coperta dalle singole Regioni con i tributi propri. Le Regioni che non hanno sufficiente
capacit fiscale saranno destinatarie di fondi perequativi.

PREVIDENZA

I Sistemi Previdenziali (SP) sono una delle componenti pi rilevanti dei sistemi di welfare.

Un SP un sistema che consente il trasferimento di reddito dal periodo lavorativo a quello non
lavorativo: alla base di queste visione il fatto che gli individui desiderano mantenere un livello
dei consumi sostanzialmente costante nell'arco della vita, vecchiaia compresa.
necessario per il lavoratore accumulare annualmente una quota del proprio reddito che,
capitalizzato a un certo tasso di interesse, fornir quella ricchezza che potr essere decumulata a
partire dall'anno di pensionamento, sotto forma di rendita.
Un SP pubblico, rendendo obbligatorio questo trasferimento di reddito nel tempo, pu aiutare gli
individui anziani a evitare il rischio povert.
Tra le altre funzioni che la teoria economica ha assegnato ai SP vi anche quella strettamente

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redistributiva e quella assicurativa il SP si configura come uno strumento con cui generazioni
diverse si impegnano, attraverso l'intermediazione dello Stato, a condividere rischi di diversa
natura, legati sia al ciclo di vita ma anche alla crescita economica e demografica.
I benefici assistenziali, a differenza di quelli previdenziali, non presuppongono il versamento di
contributi affinch se ne abbia diritto, ma semplicemente il trovarsi in una situazione di bisogno.

Perch un sistema pensionistico obbligatorio?


Ci sono due motivi fondamentali a favore dell'obbligatoriet di un SP: prima di tutto, il fatto che gli
individui soffrono di miopia che li pu condurre a sottostimare le risorse necessarie per
garantirsi un tenore di vita adeguato per la vecchiaia; l'altro motivo il rischio di free-riding (noto
anche come azzardo morale), secondo il quale individui assumono comportamenti maggiormente
rischiosi se possono confidare nel sostegno della collettivit (Stato).
La teoria economica individua nell'obbligatoriet del risparmio previdenziale uno strumento
capace di limitare simili atteggiamenti. L'azzardo morale infatti potrebbe essere assai ridotto se il
sostegno dello Stato alla vecchiaia fosse minimo o fornito in altro modo (per esempio con beni
reali e non moneta). In tal modo gli individui, dovendo far conto principalmente sulle proprie forze
non sarebbero incentivati ad assumere quegli atteggiamenti che li condurrebbero all'indigenza.

Un elemento rilevante su chi debba essere il gestore di un SP il meccanismo di finanziamento,


che pu essere a ripartizione o a capitalizzazione.
Per quanto riguarda il meccanismo di calcolo dei benefici, si parla di metodo contributivo o
retributivo.

Finanziamento dei Sistemi Previdenziali e calcolo dei benefici


Un elemento caratterizzante i SP il meccanismo di finanziamento, che pu essere a ripartizione o
a capitalizzazione. Il primo caso (noto anche come Pay-As-You-Go PAYG) prevede che il
finanziamento delle prestazioni pensionistiche correnti avvenga attraverso il flusso corrente dei
contributi dei lavoratori assicurati; il meccani-smo della capitalizzazione (o Fully Funded FF),
invece, finanzia le prestazioni previdenziali di ciascun pensionato mediante la decumulazione del
montante accumulato dallo stesso soggetto nel corso della sua vita lavorativa e costituito sia dai
contributi che dai frutti dell'investimento di essi in attivit finanziarie.
Nel caso di un SP a capitalizzazione, dato che i contributi sono investiti in attivit sul mercato
finanziario (azioni, obbligazioni ecc.) e sono remunerati al tasso di interesse di mercato, che
sintetizziamo in r, anch'esso supposto costante, la relazione tra contributi e prestazioni
dell'individuo sar: ty0(1+r)=p1 abbiamo assunto che l'aliquota contributiva t sia fissa e
nota sin dal periodo iniziale, ipotizzando il calcolo della pensione a contribuzione definita: la
pensione risulta dunque proporzionale all'ammontare dei contributi versati e al tasso di crescita
del PIL o al tasso di interesse. Nel caso di prestazione definita ( o metodo retributivo) : fissato il
rapporto pensione/salario.

Vantaggi e svantaggi dei Sistemi Previdenziali


I vantaggi di un SP a ripartizione, distinguendo tra il breve e il lungo periodo:
1. nel breve periodo (o fase SP di transizione) un vantaggio dei SP a ripartizione di
consentire l'erogazione delle pensioni gi a partire dal primo anno dell'introduzione del
sistema, anche a individui che non hanno mai versato contributi; ovviamente trattandosi di
un regalo alla prima generazione di pensionati, esso genera un debito (previdenziale); a
causa di questo regalo iniziale, infine una SP PAYG nella fase di transizione genera un
aumento dei consumi e del benessere delle prime generazioni di pensionati;
2. venendo al lungo periodo, se il tasso di crescita del PIL maggiore del tasso di interesse di
mercato, un SP PAYG pu produrre un miglioramento del benessere della societ qualora
essa si trovi su un sentiero di inefficienza dinamica.
La conseguenza che l'economia si posiziona su un sentiero di accumulazione pi
efficiente, in quanto a esso corrisponde maggior consumo pro capite. Ulteriori

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miglioramenti non saranno possibili quando il tasso di interesse arriva a eguagliare il tasso
di crescita del PIL.
Affinch il processo sopra descritto possa espletare i suoi effetti benefici per l'economia,
oltre alla presenza di capitale in eccesso e al carattere obbligatorio del SP vi sono altri
elementi essenziali:
1. il funzionamento a ripartizione del SP; se il SP a capitalizzazione, i contributi
previdenziali rappresentano risparmio sostitutivo, e non aggiuntivo, di quello privato;
in questo modo nessun effetto si genera sul capitale complessivamente accumulato
nell'economia.
2. la presenza dello Stato; in questo caso lo Stato rappresenta un elemento necessario
in quanto il suo potere coercitivo pu garantire il mantenimento delle promesse
previdenziali rivolte agli attuali contribuenti, pagamento che dovr avvenire da parte
delle generazioni future di lavoratori
3. la durata infinita dell'economia; se l'economia avesse un termine temporale certo gli
ultimi lavoratori non avrebbero convenienza nel versare i contributi.

La dipendenza dalla dinamica demografica rappresenta uno dei punti di maggior criticit del
modello PAYG: da un lato, fenomeni quali l'allungamento della vita, la riduzione dei tassi di
fertilit, la riduzione della partecipazione alla forza lavoro, minano fortemente l'equilibrio dei
conti previdenziali; dall'altro, man mano che la popolazione invecchia, risulta pi complicato
riformare il sistema stesso, ovvero ridurre le prestazioni erogate, a causa della resistenza anziani.
In effetti, se l'elettore mediano un pensionando (o pensionato), molto probabile che
quest'ultimo tender a contrastare misure di contenimento della spesa previdenziale e a far
gravare tali misure sulle generazioni presenti e future di contribuenti.
I SP possono avere effetti negativi sui comportamenti individuali che possono a loro volta,
contribuire all'aggravarsi dei fenomeni demografici sopra esposti.
I SP a ripartizione possono spiazzare le scelte di procreazione nel caso in cui i figli rappresentino
una forma di sostegno alla vecchiaia e generare esternalit positive; il costo di mantenimento
della prole privato, cio a carico della famiglia di origine, ci causa una subottimalit
nell'economia che deve essere corretta con sussidi alle famiglie che sia proporzionale al numero
dei figli.
Altri dementi negativi sono stati individuati, oltre che nello spiazzamento del risparmio privato,
nella distorsione delle scelte di pensionamento.

Un SP FF tendenzialmente neutrale rispetto alle scelte individuali e non produce spiazzamento


sul capitale aggregato. Il tasso di interesse di mercato , nel lungo periodo, superiore al tasso di
crescita del PIL, cio al tasso di rendimento del sistema PAYG.
Pertanto, un SP FF dovrebbe garantire rate pensionistiche pi elevate rispetto a uno PAYG.
Tra i punti di forza vi sono il fatto che sono ben definiti i diritti di propriet (ovvero assenza di
rischio politico per il quale l'entit delle rate pensionistiche pu essere modificato per legge), e
dunque una minor arbitrariet dei meccanismi di calcolo dei benefici.
La presenza di FP pu favorire l'ispessimento e dunque l'efficienza dei mercati finanziari. Inoltre,
la corrispondenza tra prestazioni e benefici non genera problemi di confusione tra previdenza e
assistenza, la quale una delle cause pi rilevanti degli squilibri finanziari dei SP a ripartizione.
Tra i punti di maggior debolezza dei SP FF, vi sono innanzitutto gli elevati costi di gestione e il fatto
che le prime pensioni possono essere elargite non immediatamente, ma solo dopo un certo
numero di anni di versamenti di contributi. Il maggior punto debole rappresentato dalla
volatilit del rendimento del SP, cio del tasso di interesse di mercato, di gran lunga maggiore di
quella del tasso di crescita del PIL.

Un sistema pensionistico ottimale si configura dunque come un sistema costituito da due pilastri:
uno pubblico, di dimensioni relativamente contenute, a ripartizione; e uno privato, a
capitalizzazione.

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L'Italia presenta un sovradimensionamento del sistema pubblico e un sottodimensionamento di


quello provato.
Per ridurre il peso della componente a ripartizione a favore di quella a capitalizzazione, e
necessario ridurre l'aliquota contributiva e, cosi, sopportare squilibri finanziari per diversi
decenni.
Si cercato comunque di porre rimedio con le riforme degli anni Novanta, fino a quella nota come
riforma Fornero e quella contenuta nella legge delega approvata nel luglio 2004.

Dalle origini fino agli anni Sessanta


Il SP pubblico in Italia istitu la Cassa Nazionale di Previdenza per l'invalidit e la vecchiaia degli
operai.
Tale Cassa fu l'origine di quella che, con successivi interventi legislativi divenne l'Istituto
Nazionale della Previdenza Sociale (INPS). Il sistema di assicurazione era fondato sul principio
della capitalizzazione, in modo tale da garantire, nella fase di transizione, un accantonamento di
riserve e, alla luce dello sviluppo economico e demografico del paese, consentire, nella fase di
regime, il pareggio tra entrate e uscite.
Alla fine della 2 guerra mondiale, il sistema a capitalizzazione sub un drastico impoverimento
delle riserve matematiche dei fondi di gestione e necessit di nuove integrazioni per l'erogazione
di pensioni adeguate il legislatore introdusse il Fondo di adeguamento delle pensioni gestito a
ripartizione, che si affianc al Fondo base gestito a capitalizzazione.
Nel 1968 fu istituito il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), gestito interamente a
ripartizione e nel quale confluirono sia l'Assicurazione generale obbligatoria che il Fondo di
adeguamento delle pensioni e fu varata la Prima legge sui prepensionamenti,
Le pensioni dei lavoratori dipendenti iniziarono a essere calcolate non pi su tutta la storia
lavorativa, ma sulla base delle retribuzioni medie degli ultimi tre anni precedenti la pensione
(criterio retributivo).
Nel 1969 la legge n. 153 pose fine a ogni residua forma di capitalizzazione e introdusse nuovi e
significativi elementi al SP, tra cui:
1. la pensione sociale ai cittadini italiani di et superiore a 65 anni.
2. l'istituzione della pensione di anzianit per chi ha raggiunto 35 anni di contribuzione;
3. la perequazione automatica delle pensioni in base all'indice dei prezzi al consumo;
4. il perfezionamento della formula retributiva: media dei salari percepiti negli ultimi 3 anni
d'attivit rivalutati per l'aumento dei prezzi.

Dagli anni Settanta alle riforme degli anni Novanta


Fu a partire dagli anni 80 che si cominci a parlare d crisi del sistema pensionistico e della
necessit di una riforma.

La novit principale introdotta nel 1995 un sistema a ripartizione basato sul principio
contributivo, con capitalizzazione figurativa. Ovvero la rata pensionistica sia proporzionale ai
contributi versati e inversamente proporzionale alla vita residua attesa dell'individuo:
1) consente un tasso di rendimento unico per tutti i lavoratori e pari al tasso di crescita reale
del PIL ;
2) tende a mantenere la spesa pensionistica costante nel lungo periodo.
Tra gli altri cambiamenti pi significativi, vi sono l'aumento dell'aliquota contributiva per i
lavoratori dipendenti e per i lavoratori autonomi.

A partire dal 1 gennaio 2012, la legge 92/2012, nota come riforma Fornero, prevede
l'accorpamento degli enti previdenziali e il principio del pro-rata, in base al quale le anzianit
contributive maturate dopo il 31/12/2011 vengono calcolate per tutti lavoratori con il sistema di
calcolo contributivo.
A partire dal 1 gennaio 2012, la pensione di anzianit stata sostituita dalla pensione anticipata.

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Per coloro che chiedono la pensione anticipata prima dei 62 anni di et sono stati introdotti dei
disincentivi, con penalizzazioni.
La riforma Fornero, pur se dolorosa consentir a regime, e fino al 2040, risparmi per oltre 90
miliardi di euro.

Le riforme della Previdenza Complementare in Italia


Le riforme fondamentali della Previdenza Complementare (PC) in Italia sono state due:
1. La riforma del 1993 si posta un duplice scopo: disciplinare in modo organico il settore
del risparmio previdenziale e dall'altro, sviluppare la PC al fine di assicurare pi elevati
livelli di copertura previdenziale. Inoltre individuava il Trattamento di Fine Rapporto
(TFR). Principio cardine per l'utilizzo del TFR quello della libert di scelta del
lavoratore. il TFR una somma che il datore di lavoro liquida al dipendente al
momento dell'estinzione, per un qualsiasi motivo, del rapporto di lavoro. Il fondo, per
ciascun lavoratore, si alimenta mediante accantonamenti del 7.41% del salario annuo e
viene rivalutato annualmente a un tasso dell' 1.5% pi il 75% del tasso di inflazione.'
2. Il decreto attuativo 252/2005 e la legge n. 296 del 2006 rappresentano nel loro insieme
la seconda tappa fondamentale di riforma del sistema pensionistico complementare. La
legge si pone come obiettivo esplicito quello di sostenere e favorire lo sviluppo di forme
pensionistiche complementari ovvero, adottare misure finalizzate ad incrementare
l'entit dei flussi di finanziamento alle forme pensionistiche complementari, collettive e
individuali

L'ASSISTENZA

Ci che caratterizza l'assistenza rispetto alle altre modalit di protezione il fatto che le sue
prestazioni sono subordinate all'accertamento di due condizioni:: l'individuazione di una
situazione di bisogno specifico e manifesto (povert, emarginazione sociale, mancanza di
un'abitazione ecc.) e l'assenza di risorse (reddito) per farvi fronte autonomamente. L'eventuale
forte carenza o totale assenza di risorse viene verificata attraverso una prova dei mezzi (means
test), ossia una forma valutazione, da parte di un soggetto pubblico, che attesti che la situazione
economica.

La povert e l'esclusione sociale


Due tipi di povert: povert relativa e povert assoluta.
La nozione di povert assoluta si fonda sull'idea che sia possibile individuare un paniere di beni e
servizi essenziali che assicuri il soddisfacimento di bisogni minimi: coloro il cui reddito inferiore
a quello richiesto per consumare il paniere vengono considerati poveri.
Uno dei limiti di tale definizione che trascura la dimensione soggettiva del sentirsi poveri,
dimensione che dipende appunto anche da quanto i soggetti si percepiscono distanti, in termini di
consumo e reddito, dagli altri membri , della societ.
Possiamo distinguere poveri secondari, che hanno un reddito superiore alla linea di povert ma
non consumano i beni essenziali e poveri primari che hanno invece il reddito inferiore alla linea.

Mentre la povert relativa definita come la situazione in cui un soggetto non raggiunge una certa
soglia di reddito fissata in funzione del livello medio o mediano di reddito che caratterizza la
collettivit di riferimento Valutare la povert relativa significa misurare le risorse economiche
di ognuno rispetto a quelle possedute da tutti gli altri. La concezione relativa della povert tiene
dunque conto di come le scelte di consumo dei poveri possono essere influenzate dalle scelte di
consumo del resto degli individui.

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Le ragioni dell'intervento pubblico in ambito assistenziale


Una delle motivazioni pi diffusamente accettate per l'intervento pubblico nell'ambito
assistenziale che esso si rende necessario per rimediare a un fallimento del mercato,
specificamente un mercato assicurativo mancante. L'assistenza pubblica copre infatti il rischio di
non essere pi in grado di generare reddito per s e i propri familiari a seguito di un evento come
la disoccupazione.
Prima di ricevere il sussidio in denaro, l'individuo incentivato a cercarsi un lavoro, ma una volta
garantitosi dalla povert tramite appunto il sussidio, l'obiettivo diventa quello di mantenere
quest'ultimo.
Si deduce da ci che la strategia assistenziale migliore non quella di garantire un'indennit di
disoccupazione senza condizioni e senza scadenze: occorre trovare un equilibrio fra l'esigenza di
preservare il reddito nell'immediato e quella di rendere l'individuo di nuovo autonomo in futuro.
Una possibile soluzione la flexicurity, ovvero di subordinare la riscossione del sussidio alla
partecipazione a corsi di riqualificazione professionale e far decadere il diritto al sussidio
medesimo al momento in cui fosse rifiutato un posto di lavoro.

Origine ed evoluzione delle politiche assistenziali


Le trasformazioni socio-economico-politiche dovute all'industrializzazione con la conseguente
disintegrazione della civilt contadina e della solidariet familiare e di villaggio, la nascita del
proletariato, l'emigrazione e l'urbanizzazione hanno fatto emergere nuove e consistenti forme di
povert e di emarginazione nonch l'esigenza di un coinvolgimento diretto dello Stato che
subentrasse ai provvedimenti di carit legale in atto fino a quel momento. ovvero una politica
basata sul principio assicurativo, volto a garantire ad ogni individuo un minimo tenore di vita per
la sopravvivenza.

La politica assistenziale in Italia


Solo nel 2000 l'Italia si dotata di una legge quadro nazionale in materia di assistenza. La legge ha
segnato il passaggio dalla concezione di utente quale portatore di un bisogno specialistico a
quella di persona nella sua totalit costituita anche dalle sue risorse e dal contesto familiare e
territoriale; si tratta del passaggio ad una pi moderna di protezione sociale attiva, tesa a
rimuovere le cause di disagio.

Con la legge 328/2000 si realizzato il passaggio da una prospettiva di tipo government, in cui era
il soggetto pubblico a prendere le decisioni, a una prospettiva di tipo governante, in cui il
raggiungimento dell'obiettivo frutto dell'azione di diversi attori Stato, Regioni, enti locali, terzo
settore e privati. Infine, con la riforma costituzionale del 2001 l'assistenza diventata una
competenza residuale disciplinata dalle Regioni e amministrata dal Comune. Allo Stato rimane il
compito di determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) concernenti i diritti sociali e la
gestione diretta di alcune prestazioni.

Gli Interventi di politica assistenziale e i LEP


Alcune prestazioni sono di competenza centrale, in particolare l'erogazione di pensioni e assegni
sociali, di pensioni per invalidit civile e alcuni altri interventi. Altre prestazioni sono invece di
competenza delle Regioni e degli enti locali. Per queste ultime sono previsti dei Livelli Essenziale
delle Prestazioni (LEP) che dovrebbero avere la funzione di standardizzazione del servizio i
LEP corrispondono all'insieme degli interventi garantiti, sia sotto forma di beni che di servizi,
secondo caratteristiche fissate dalla pianificazione nazionale, regionale e zonale e attuati nei limiti
delle risorse del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali. In assenza di una normativa statale di
determinazione dei LEP, spetta alle Regioni regolamentare con leggi proprie il settore.

Per l'individuazione dei LEP lo Stato interviene con una politica di indirizzo, coordinamento e
regolarizzazione e con la definizione delle risorse da attribuire ai diversi Fondi dedicati.
Le Regioni poi, secondo i modelli organizzativi prescelti e insieme ai Comuni singoli o associati,

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prevedono per ogni ambito territoriale l'erogazione di prestazioni varie.

Il Reddito Minimo Garantito (RMG) consiste in una forma di concessione di sussidi che non
limitata solo ad alcune categorie di lavoratori, ma rimane selettiva in quanto l'erogazione
monetaria subordinata ad un accertamento della situazione reddituale e patrimoniale del
richiedente (prova dei mezzi).
Il RMG non da confondere con il Reddito di Cittadinanza.
Il SIA, Sistema di Inclusione Attiva i beneficiari adulti possono avere il sostegno economico
purch siano disposti a impegnarsi attivamente nella ricerca di un'occupazione, a partecipare ai
programmi di riqualificazione professionale e a contribuire alla cura verso minori e familiari
disabili.

Lo Stato interviene con prestazioni in denaro fornite dagli enti previdenziali, in particolare l'INPS.
Le Regioni, che svolgono funzioni legislative e che stabiliscono principi e indirizzi, coordinano gli
interventi degli enti locali ai quali assegnano le risorse del Fondo Sociale Regionale (FSR) formato,
a sua volta, da stanziamenti statali integrati da quelli regionali.
I Comuni, che svolgono le funzioni amministrative attuative dei servizi sociali, ricevono risorse
dalle Regioni e dallo Stato integrate da propri stanziamenti di bilancio. A tali finanziamenti si
aggiungono i fondi strutturali europei: il FSE (Fondo Sociale Europeo) e il FESR (Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale).

ISTRUZIONE

La teoria del capitale umano offre la principale spiegazione economica del perch, da un punto di
vista individuale, conviene investire sull'istruzione. Si considera lo studio una forma di
investimento che, richiede un sacrificio oggi per ottenere un vantaggio domani e che conviene
intraprendere quando i benefici superano i costi.
La teoria del capitale umano enfatizza i benefici economici dello studio che derivano dalla
possibilit di guadagnare salari pi alti. Ma i vantaggi dell'istruzione includono aspetti non
pecuniari altrettanto importanti che possono essere classificati in due sottoinsiemi.
II primo comprende gli altri benefici che un titolo di studio pi avanzato consente di ottenere
nel mercato del lavoro. Il secondo riguarda altri aspetti del benessere individuale, come le
condizioni di salute o la probabilit di avere una vita familiare soddisfacente.
I benefici dell'istruzione devono essere confrontati con i suoi costi, che comprendono sia quelli
diretti (eventuali tasse di iscrizione,libri, vitto e alloggio ecc.) sia quelli indiretti; tra questi ultimi il
pi importante costo opportunit di non lavorare, misurabile con il salario al quale si rinuncia
durante gli studi.

La teoria del capitale umano ha la pretesa di essere positiva oltre che normativa: ipotizza che gli
studenti (o le loro famiglie) siano in grado di prendere le decisioni migliori, senza considerare la
possibilit che limiti o bias cognitivi li portino a compiere errori sistematici.

Teoria dei segnali: l'istruzione come modo per differenziarsi


Lo studio che consente di ottenere un diploma o una laurea non aumenta la produttivit
individuale (n direttamente n indirettamente), ma segnala caratteristiche individuali difficili da
osservare e quindi permette di superare un problema di asimmetria informativa presente nel
mercato del lavoro segnalando la loro capacit attraverso un titolo di studio.
Da un punto di vista privato, pu essere conveniente studiare anche se l'istruzione non ha un
effetto positivo sulla produttivit. Da un punto di vista sociale, per, l'istruzione pu essere un
meccanismo costoso per risolverei problemi di asimmetria informativa e i benefici sociali possono
essere inferiori a quelli privati.

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La correlazione fra istruzione e produttivit del lavoro a livello internazionale sembra confermare
l'ipotesi che i rendimenti sociali siano pi alti di quelli privati.
Va anche considerato, tuttavia, che parte della correlazione pu dipendere dal fatto che maggiori
livelli di benessere hanno un effetto positivo sull'investimento in capitale umano. L'istruzione,
oltre che il seme, anche il frutto del benessere economico.

Sia gli studi che utilizzano dati microeconomici sia quelli che considerano dati macroeconomici,
pur confermando l'importanza dell'istruzione per il reddito complessivo e la crescita economica,
non sono riusciti a raggiungere conclusioni univoche sulla relazione fra rendimenti privati e
rendimenti sociali e sull'importanza relativa dei diversi meccanismi attraverso i quali il capitale
umano ha un effetto sul tasso di crescita.

L'intervento pubblico per l'efficienza: quali fallimenti del mercato?


Un primo insieme di ragioni che giustificano il finanziamento pubblico dell'istruzione
riconducibile ai cosiddetti fallimenti del mercato. Il sistema scolastico e quello universi-tario non
hanno le caratteristiche di beni pubblici puri (il costo per istruire uno studente in pi non zero).
D'altra parte, l'istruzione contribuisce a produrre beni pubblici importanti come l'insieme dei
valori civici condivisi all'interno di una comunit.
Per giustificare il finanziamento pubblico dell'istruzione, il fallimento del mercato spesso citato
nel dibattito pubblico riguarda le sue esternalit.
Cittadini pi istruiti hanno maggiori probabilit di introdurre innovazione e aiutano la diffusione
della tecnologia esistente, prendono decisioni politiche in modo pi consapevole, hanno livelli di
salute migliori e probabilit pi bassa di compiere azioni criminali. D'altra parte, come suggerisce
la teoria del capitale umano, l'istruzione ha anche importanti rendimenti privati e quindi molti
cittadini studierebbero anche senza sussidi pubblici.
Inoltre, la teoria dei segnali indica che, in alcuni casi, lo studio pu persino avere rendimenti
privati, ma non sociali.

L'intervento pubblico per l'equit: l'importanza delle pari opportunit


La ragione principale a favore del finanziamento pubblico dell'istruzione non riguarda l'efficienza
ma l'equit. Nel caso dell'istruzione primaria e secondaria sono le famiglie a prendere le decisioni
pi importanti circa l'istruzione dei propri figli. Nonostante la maggior parte dei genitori sia
altruista, non tutti lo sono e alcune famiglie non hanno le capacit economiche o culturali per
prendere le decisioni migliori i figli di queste famiglie non riceverebbero un livello di istruzione
adeguato.

L'istruzione in Italia
Negli ultimi 150 anni la storia della Scuola italiana pu essere rappresentata come una lunga
rincorsa agli standard educativi dei principali paesi industrializzati.
Nonostante le evidenze disponibili indichino che in Italia i rendimenti privati dell'istruzione siano
comparabili con quelli prevalenti a livello internazionale la quota di popolazione che prosegue gli
studi dopo l'et dell'obbligo resta piuttosto bassa.
Il sistema scolastico italiano omogeneo per quel che riguarda la legislazione e alcuni dei suoi
input pi importanti: gli insegnanti sono reclutati secondo le medesime regole, hanno le stesse
retribuzioni, ricevono una formazione simile. Eppure i risultati differiscono in modo profondo,
riflettendo probabilmente un diverso atteggiamento sociale nei confronti dell'istruzione e il
retaggio storico delle differenze del passato. Al momento dell'Unit, infatti, i sistemi scolastici
della penisola erano molto eterogenei.

Storicamente il sistema scolastico italiano noto per essere relativamente centralizzato. La


riforma del 1999 ha reso le scuole italiane autonome da un punto di vista funzionale, didattico e
gestionale. Nella pratica la libert di scelta di ciascuna scuola ancora limitata. Anche perch,

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complice la necessit della riduzione della spesa, negli ultimi anni il Ministero tornato a
esercitare un controllo stretto sull'operato dei singoli istituti. Lo sviluppo dell'autonomia
scolastica si finora scontrato con due ostacoli: la resistenza culturale a prassi manageriali e
l'assenza di meccanismi di governance moderni.

FEDERALISMO FISCALE

Con il termine federalismo si indica la condizione di un insieme di entit autonome, legate tra loro
dal vincolo di un patto. Lo scopo principale del federalismo fiscale di consentire ai diversi gruppi
che vivono in diversi Stati di esprimere le loro diverse preferenze per i servizi pubblici attraverso
la ripartizione delle funzioni della finanza pubblica tra vari livelli di governo al fine di ottimizzare
la produzione di beni e servizi pubblici. Pertanto il federalismo fiscale pu essere inteso come una
forma di razionalizzazione delle relazioni tra i diversi livelli di governo. Occorre ricordare che
l'accezione pi diffusa del federalismo quella politica.
Si parla di federalismo con riferimento a un crescente decentramento nella gestione pubblica, che
ha l'obiettivo di attribuire alle singole giurisdizioni una maggiore autonomia nella raccolta delle
imposte e nell'amministrazione delle proprie entrate e spese: questo propriamente il
federalismo fiscale.
I principi che sono alla base del federalismo politico e del federalismo fiscale sono strettamente
connessi.
1. il principio di sussidiariet,
2. il principio di diversit
3. il principio di equivalenza e/o di corrispondenza.
In base al principio di sussidiariet i poteri di governo vengono ridistribuiti verso il basso e/o
verso l'alto in modo tale che ai livelli superiori vengano attribuiti solo i poteri o le funzioni che gli
enti di base o di livello intermedio non sono in grado di svolgere in maniera efficiente.
Il principio di sussidiariet un principio filosofico-politico volto a regolamentare rapporti tra
enti e organizzazioni; prescrive che una societ superiore debba astenersi dall'intervenire o dal
sostituirsi a una inferiore quando quest'ultima sia in grado di svolgere meglio o in modo pi
efficace un certo compito. Allo stesso tempo, qualora questo compito fallisca o non sia affatto
espletato, la societ di ordine superiore sono richiamate al dovere di intervenire.

Il principio di diversit riguarda le preferenze dei cittadini. In un contesto di decentramento sar


maggiore la probabilit di soddisfare le preferenze individuali dei cittadini.
Occorre bilanciare i criteri di uniformit e generalit in base ai quali l'ordinamento si rivolge a una
pluralit senza mettere in discussione il principio di unitariet dell'assetto complessivo dello
Stato.
Il principio di equivalenza e/o corrispondenza fa riferimento all'individuazione dell'esatta
dimensione geografica della giurisdizione e, al suo interno, della perfetta equivalenza e/o
corrispondenza tra i benefici e i costi della spesa.

La teoria del decentramento propone diversi modelli di governo territoriale:


1. il sistema funzionale, detto anche deconcentrazione, proprio degli Stati centralizzati in base
al quale il settore pubblico strutturato in vari enti dotati di una singola funzione o
responsabilit con competenza sull'intero territorio nazionale. L'obiettivo principale di
questo modello quello di garantire l'efficienza e l'uniformit delle prestazioni attraverso
la definizione degli standard. Esso tuttavia si scontra con le difficolt relative al controllo
dell'operato degli organismi periferici.
2. Il sistema della decentralizzazione spaziale, detto anche della devoluzione, basato sulla
ripartizione delle varie competenze fra gli organi dei diversi livelli di governo.
Sono autonomi e indipendenti e soggetti a un limitato controllo da parte del Governo

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centrale.
3. Il sistema federale, che nasce da un accordo tra Stati, assegna ad essi maggiori competenze
rispetto a un sistema di decentralizzazione spaziale.

Vantaggi e svantaggi di un'organizzazione di governo decentralizzata


I vantaggi del decentramento:
1. I Governi locali soddisfano le preferenze di un maggior numero di cittadini-elettori rispetto
ad un Governo centralizzato.
2. Maggiore senso di responsabilit che dovrebbe caratterizzare gli amministratori pubblici
locali in quanto pi facilmente monitorati.
3. Effetti positivi sulla spesa e sul prelievo generati dalla concorrenza verticale tra Governi di
diverso livello e dalla concorrenza orizzontale tra i Governi locali dello stesso livello.
4. Yardstick competition secondo cui il decentramento riduce l'asimmetria informativa
esistente tra il politico (agente) e il cittadino (principale).
5. Contesto adatto alla sperimentazione a livello locale di politiche pubbliche innovative che
siano in grado di aumentare l'efficienza del settore pubblico

Svantaggi:
1. La maggiore vicinanza tra elettori ed eletti pu dare origine a fenomeni di cattura da
parte di gruppi di interesse locali a danno degli interessi pi generali della collettivit.
2. Problema dei costi legati alla moltiplicazione di assemblee elettive, esecutivi e apparati
burocratici.
3. La questione dell'ampiezza e della consistenza demografica del Governo locale e dei suoi
effetti sull'efficienza nella fornitura di beni e servizi pubblici e sulla capacit di adempiere
ad alcune funzioni e compiti istituzionali.

I guadagni di efficienza possono essere ridotti o annullati nei casi in cui la dimensione troppo
piccola del Governo locale faccia emergere diseconomie di scala o alternativamente nei casi in cui i
benefici e i costi dei programmi di spesa vadano oltre i confini territoriali del Governo che li
realizza.

In conclusione, l'idea che l'articolazione della finanza pubblica su molteplici livelli di governo
produca una migliore allocazione delle risorse non unanimemente condivisa in letteratura.
Un sistema decentralizzato pu non rivelarsi compatibile con il raggiungimento di obiettivi
generali, quali la stabilizzazione dell'economia e la redistribuzione del reddito e della ricchezza.
Pertanto, secondo la letteratura economica il buon funzionamento dell'architettura dei sistemi
decentralizzati dipende da una serie di aspetti quali il disegno delle relazioni fiscali tra i diversi
livelli di governo, l'attribuzione chiara delle funzioni, l'individuazione delle fonti di finanziamento
e dei meccanismi di perequazione, il disegno di regole fiscali relative all'indebitamento.

Le teorie normative dell'attribuzione delle competenze di spesa e di entrata


In presenza di pi livelli di governo importante stabilire con chiarezza quali funzioni attribuire ai
Governi regionali e locali e quali al Governo centrale.
Il principale criterio utilizzato per definire la ripartizione territoriale delle competen-ze
rappresentato dalla tripartizione di Musgrave dell'intervento dello Stato nell'economia che,
identifica tre funzioni: l'allocazione delle risorse, la redistribuzione del reddito e della ricchezza e
la stabilizzazione. Ai Governi sub-centrali pu essere attribuito l'esercizio della funzione allocativa,
mentre le altre due funzioni sono totalmente (funzione di stabilizzazione) o in buona parte
(funzione redistributiva) attribuite al Governo centrale.

Al fine di garantire l'efficienza del sistema occorre pertanto individuare quali funzioni trasferire e
come ripartire le responsabilit di spesa e di prelievo tra Governo centrale e Governi sub-centrali.
Soltanto il Governo centrale nella condizione di poter effettivamente rispettare il criterio di

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equit orizzontale.
la funzione di stabilizzazione da considerarsi fondamentalmente una funzione da attribuire al
Governo centrale in quanto una politica di aumento della spesa pubblica a sostegno dell'attivit
economica messa in atto una giurisdizione locale rischia di produrre i propri effetti espansivi non
solo all'interno dei propri confini ma anche in altre aree del paese, pur gravando in termini di
finanziamento solo sui residenti della giurisdizione stessa.

Il finanziamento dei Governi decentralizzati


Tre sono i possibili modelli di finanziamento dei governi locali
1. il modello in cui ciascun governo locale disegna e gestisce il proprio sistema tributario.
2. il modello della finanza derivata in cui i Governi locali si finanzino attraverso i
trasferimenti del Governo centrale.
3. Il modello misto, in cui le entrate dei governi locali sono in parte autonome e in parte
derivate dai governi di livello superiore. Quest'ultimo il modello prevalente per cui la
spesa dei Governi sub-centrali viene finanziata attraverso una molteplicit di strumenti
quali: a) le imposte; b) le tariffe e i prezzi pubblici; e) i trasferimenti; d) il debito pubblico.

Le diverse tipologie di imposte locali


Le imposte locali si differenziano sulla base del grado di autonomia tributaria dei Governi sub-
centrali. Un tributo definito autonomo o proprio quando la base imponibile, l'aliquota,
l'accertamento e la riscossione sono determinati dal Governo locale.
Le imposte in sovrapposizione sono imposte per le quali la base imponibile determinata a livello
nazionale, ma le aliquote sono determinate a livello locale.
Quando l'aliquota locale fa riferimento alla base imponibile si parla di sovraimposta; se fa
riferimento al gettito, si parla di addizionale.
Le imposte in compartecipazione sono tributi per i quali sia la base imponibile che le aliquote sono
decise a livello nazionale, ma una quota del gettito viene attribuita ai Governi locali.
Infine le imposte di scopo sono tributi cui gettito viene destinato al finanziamento di una spesa
collegata in una certa misura alla base imponibile tassata.

Alcuni criteri normativi sulla base del rispetto dell'efficienza e dell'equit:


le imposte collegate alle politiche di stabilizzazione dell'economia e a quelle redistributive
vanno attribuite al governo centrale.
Le imposte le cui basi imponibili sono beni o fattori produttivi caratterizzate da elevata
mobilit sono di competenza del governo centrale.
Le imposte le cui basi imponibili presentano una distribuzione non uniforme sul territorio
vanno attribuite al governo centrale.

I livelli di Governo sub-centrali non dispongono di molti tributi ma si limitano generalmente a


tassare basi imponibili scarsamente mobili o immobili per evitare di attivare meccanismi di
concorrenza fiscale che distorcono l'allocazione delle risorse e delle produzioni.
Le imposte patrimoniali sono considerate tra i migliori strumenti di finanziamento dei Governi
locali in quanto hanno una base imponibile immobile, che produce un gettito stabile. Hanno
inoltre il vantaggio di combinare il principio del beneficio con quello della capacit contributiva.

Le tariffe e i prezzi pubblici


Le tariffe e i prezzi pubblici sono strumenti di finanziamento che permettono l'applicazione del
principio del beneficio in quanto sono pagamenti di natura volontaria a fronte di benefici ricevuti
e sono diffusamente utilizzati dai Governi locali.
Si tratta specificamente di tariffe o prezzi quasi privati.
L'uso di tariffe e prezzi pubblici ha il vantaggio di consentire ai cittadini-utenti di segnalare la
quantit e la qualit dei servizi desiderate, realizzando in tal modo una distribuzione delle risorse

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tra settore pubblico e settore privato pi efficiente.

I trasferimenti
I trasferimenti hanno una finalit redistributiva, garantendo alle giurisdizioni pi povere la
fornitura di servizi pubblici il pi possibile equivalenti a quelli delle giurisdizioni pi ricche.
I trasferimenti consentono di realizzare il principio di equit orizzontale tra i cittadini eguagliando
i residui fiscali e di realizzare il principio di equit verticale nel caso di disparit di gettito tra
diversi livelli di governo.
Inoltre, costituiscono un agevole strumento di correzione delle esternalit positive delle politiche
locali. I trasferimenti possono essere distinti in:
1. verticali e orizzontali Sono verticali quando livelli di governo superiori erogano risorse
ai Governi inferiori; sono invece orizzontali quando l'erogazione avviene tra Governi dello
stesso livello;
2. generali e specifici o con vincolo di destinazione Sono generali se il Governo che riceve il
trasferimento libero di impiegare le risorse in base alle proprie priorit settoriali; sono
specifici quando il Governo beneficiario obbligato a rispettare la destinazione scelta dal
Governo che eroga il trasferimento;
3. incentivanti o non incentivanti. Sono incentivanti quando sono collegati a un'attivit o ad un
comportamento del Governo destinatario; non incentivanti quando sono incondizionati;
4. rispetto ai criteri di ripartizione, possono essere erogati in somma fissa o essere collegati a
parametri quali la capacit fiscale di produrre gettito e/o i fabbisogni di spesa.

I trasferimenti perseguono tre obiettivi:


la perequazione verticale, la perequazione orizzontale e la delega di specifiche funzioni.
I diversi tipi di trasferimento hanno effetti diversi sulle scelte del Governo che ne beneficia.

Debito pubblico
Dal momento che la funzione di stabilizzazione di competenza del Governo centrale,
generalmente ai Governi locali concesso di indebitarsi solo per finanziare spese di investimento
il cui flusso di benedici attesi si estende nel tempo e pu essere ripagato anche attraverso imposte
a carico di generazioni future. La possibilit di indebitarsi richiede l'introduzione di una serie di
limiti e controlli da parte del governo centrale al fine di garantire un allocazione efficiente delle
risorse.

LE TEORIE DEL FEDERALISMO FISCALE


La teoria economica ha sviluppato una serie di modelli che forniscono i fondamenti al federalismo
fiscale a partire da una serie di assunzioni:
1. che le preferenze dei cittadini non siano uniformi su tutto il territorio dello stato e siamo
pi omogenee a livello locale.
2. che i beni pubblici forniti siano beni pubblici locali, le cui caratteristiche di non rivalit nel
consumo e non escludibilit si manifestano in aree geografiche limitate;
3. che i confini della giurisdizione economica coincidano con quelli della giurisdizione
politica;
4. che la produzione di beni pubblici locali non si avvantaggi di economie di scala;
5. che non ci siano barriere all'ingresso e all'uscita nelle varie giurisdizioni.

Le teorie tradizionali del federalismo fiscale del federalismo fiscale si fondano sull'idea che
un'organizzazione di governo decentralizzata assicuri un'allocazione pi efficiente delle risorse
pubbliche per la fornitura di beni e servizi il cui consumo limitato territorialmente ai residenti.
Ne consegue una produzione di beni e servizi pubblici differenziata a livello locale. La decisione di
centralizzare o di decentralizzare alcune attivit pubbliche dipende dal trade-offt ra le inefficienze

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derivanti dall'offerta centralizzata dei servizi pubblici.

Il teorema del decentramento di Oates


Secondo il teorema di Oates un Governo decentralizzato trova la sua principale legittimazione
nella capacit di soddisfare le preferenze di un numero maggiore di cittadini rispetto a un Governo
centralizzato.
Supponiamo due giurisdizioni, un governo centralizzato comporterebbe una perdita del
benessere, perdita nella prima giurisdizione in cui il costo marginale superiore al beneficio
marginale mentre la perdita della 2 giurisdizione in cui il beneficio marginale superiore al costo
marginale.

Modello di federalismo competitivo di Tiebout


Il modello di Tiebout si fonda su una serie di assunti che caratterizzano la concorrenza perfetta e
che vengono riformulati nel mercato delle politiche pubbliche: gli utenti-contribuenti hanno
una completa mobilit e si spostano unicamente alla ricerca della fornitura di beni e servizi
pubblici pi vicina alle loro preferenze; dispongono di una conoscenza perfetta delle diverse
combinazioni di beni pubblici e imposte fornite nelle varie giurisdizioni; il numero delle
giurisdizioni locali sufficientemente elevato da permettere la soddisfazione delle preferenze
degli utenti-contribuenti; beni e servizi forniti da ogni giurisdizione non producono esternalit,
per cui l'area di ricaduta dei benefici e dei costi delimitata dai confini delle giurisdizioni; la
produzione di beni e servizi avviene in condizioni di rendimenti costanti.

Il modello non considera due questioni importanti: la congestione delle giurisdizioni e la


stratificazione sociale. Un cittadino che si sposta da una giurisdizione a un'altra provoca un eccesso
di domanda nella giurisdizione di arrivo e un eccesso di offerta in quella di partenza e questo
richiede un continuo aggiustamento delle condizioni di domanda e di offerta delle politiche
pubbliche. Inoltre, la mobilit genera una tendenza alla formazione di giurisdizioni stratificate in
base al reddito o al tipo di servizi pubblici richiesti.
L'aspetto meno riuscito del modello di Tiebout rappresentato proprio dalla mancata
considerazione del fatto che esso implica una continua instabilit, provocando una costante
conflittualit fra ricchi e poveri.

La logica sviluppata dal modello trova maggiore attuazione nelle scelte di localizzazione
dell'attivit produttiva da parte delle imprese che dipendono maggiormente dal livello e dalla
qualit dei servizi offerti oltre che dall'onere fiscale.

La teoria dei club di Buchanan


La teoria dei club, elaborata da Buchanan intende risolvere simultaneamente due problemi fra
loro interdipendenti: a) la determinazione del livello di attivit ottimale, data la dimensione del
club; b) la determinazione della dimensione ottimale, dato il livello di attivit produttiva del club.
Dato il livello dell'attivit produttiva, possibile determinare la dimensione ottimale del club.
Le curve dei benefici hanno inizialmente un andamento crescente in quanto gli individui che ne
fanno parte hanno piacere a condividere la fornitura del servizio; successivamente all'aumento dei
membri del club si innesca un effetto di congestione che generer la diminuzione dei benefici. Le
curve dei costi hanno un andamento decrescente per ogni dato livello di attivit produttiva.
Pertanto il costo pro capite diminuir all'aumentare dei membri. La dimensione ottima per ogni
livello di attivit produttiva determinata dai punti in cui la distanza fra le curve dei costi e le
curve dei benefici massima.

Il decentramento fiscale come soluzione all'ipotesi dello Stato Leviatano


Buchanan e Brennan hanno teorizzato che il federalismo fiscale, grazie alla concorrenza tra livelli
di governo resa possibile dalla perfetta mobilit di individui e imprese, dal decentramento delle
funzioni sia di spesa che di prelievo e dall'assenza di trasferimenti intergovernativi, rappresenta

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un organizzazione di governo che limita il potere monopolistico di tassazione del Governo centrale.
Pertanto l'esistenza di una molteplicit di Governi locali, ovvero il frazionamento della sovranit e
delle deleghe decisionali, rappresenta una forma di controllo di natura istituzionale al potere di
tassare di un Governo centrale unico e conseguentemente alla dimensione del settore pubblico,
limitandone i potenziali abusi.

Le teorie di seconda generazione dei federalismo fiscale


Le teorie dei federalismo fiscale di seconda generazione si sviluppano a partire di una serie di crisi
finanziarie causate da comportamenti fiscali distorti dei livelli di governo sub-centrali ed
evidenziano che il decentramento, in assenza di un'adeguata struttura degli incentivi, pu
produrre risultati di finanza pubblica negativi se i livelli di governo sub-nazionali ricorrono
sistematicamente alle risorse del Governo centrale (common pool) per finanziare la propria spesa,
anche che in contesti non necessariamente corrotti.
Questa situazione risulta aggravata in presenza di vincoli di bilancio deboli (soft budget
constraint) che inducono gli amministratori locali ad aspettarsi un intervento finanziario da parte
dei livelli di governo superiore per sanare situazioni di deficit e di indebitamento.

Un modo per affrontare i problemi del common pool e del soft budget constraint consiste
nell'adozione a livello sub-centrale di regole fiscali definite come limiti numerici o targets su
determinati aggregati di finanza pubblica, quali il saldo di bilancio, l'imposizione di un tetto alle
spese correnti o al prelievo fiscale, le restrizioni sui tipi di spese che possono essere finanziate
attraverso debito pubblico e i limiti all'indebitamento.
Le regole fiscali possono tuttavia generare i cosiddetti ugly outcomes, ovvero operazioni di
contabilit creativa come trasferimenti di debiti ad altri enti della pubblica amministrazione non
vincolati ad imprese pubbliche locali esterne.

I modelli di political economy


Tipicamente, i modelli di political economy considerano una relazione del tipo principale-agente,
in cui il principale rappresentato dagli elettori, che non sono in grado di osservare direttamente
l'impegno del Governo, e l'amministratore locale l'agente che massimizza la propria funzione di
utilit, non completamente coincidente con quella degli elettori.
In un contesto di questo tipo, caratterizzato da asimmetria informativa e contratti incompleti, il
decentramento fiscale aumenta l'efficienza della produzione di beni e servizi pubblici.
Il decentramento fiscale attiva pertanto un effetto di selezione, in quanto gli elettori possono
decidere di non rieleggere gli amministratori uscenti se inefficienti.

Modelli organizzativi
A conclusioni opposte arrivano invece le teorie che associano al decentramento una diminuzione
di efficienza nella fornitura dei beni e servizi pubblici, riconducibile a un incremento dei costi di
transazione nelle negoziazioni che coinvolgono gli elettori, i politici, i burocrati. Un'ulteriore
ipotesi di fallimento del federalismo fiscale risiede infine nel rischio che, in assenza di
coordinamento tra i diversi livelli di governo, la concorrenza orizzontale inneschi un meccanismo
perverso per cui ciascun ente, al fine di attrarre basi imponibili tender a ridurre il livello di
tassazione al di sotto di quello ottimale che garantisce la fornitura dei servizi pubblici essenziali.

IL DECENTRAMENTO IN ITALIA

Per definire il quadro normativo del sistema della finanza decentrata in Italia occorre
prendere in considerazione il titolo 5 della Costituzione.
La modifica del titolo 5 ha spostato il baricentro del sistema legislativo verso i Governi locali,
cambiando la natura dello stato caratterizzata da una logica di equi-ordinazione.

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L'articolo 117 stabilisce le materie a legislazione concorrente per le quali la competenza


spetta alle Regioni, salvo la determinazione dei principi fondamentali riservata alla normativa
dello Stato.
In particolare legislazione esclusiva dello Stato la perequazione delle risorse finanziarie e
l'armonizzazione dei bilanci pubblici, mentre appartiene alla legislazione concorrente il
coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.
L'articolo 119 introduce il principio dell'autonomia finanziaria di entrata e di spesa
stabilendo che tali enti applicano tributi ed entrate propri in armonia con la Costituzione e
che dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi fiscali riferibili al loro territorio.
Lo stesso articolo stabilisce che la legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza
vincoli di destinazione, per i territori con minore capacit fiscale per abitante.
Al fine di promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidariet sociale, di rimuovere
gli squilibri economici e sociali, lo Stato destina risorse aggiuntive. Regioni ed enti locali hanno
un proprio patrimonio attribuito secondo principi generali determinati dalla legge dello Stato.

Le problematiche e le criticit del titolo V, specificatamente quelle poste dall'articolo 117,


hanno portato ad un ripensamento critico su talune impostazioni della riforma.
La legge delega dispone che sia prevista da parte delle Regioni l'integrale copertura del
fabbisogno per la spesa connessa alle funzioni corrispondenti ai Livelli Essenziali delle
Prestazioni di cui all'articolo 117 concernenti i diritti civili e sociali, vale a dire la sanit,
l'assistenza e l'istruzione.

Attribuzione della competenza di spesa: il problema dei costi standard e dei LEA
Il decreto legislativo n. 216 del 2010, stabilisce che la spesa dei Comuni per le funzioni
fondamentali e i Livelli Essenziali delle Prestazioni sia garantita attraverso il finanziamento
integrale sulla base dei fabbisogni finanziari standard.
Il calcolo del fabbisogno standard, che deve sostituire in modo graduale il criterio della spesa
storica, dovr determinare l'ammontare della spesa per lo svolgimento delle singole funzioni
al fine di superare gli effetti distorsivi e deresponsabilizzanti che tale modello di gestione
tende a incentivare. Il metodo delle determinanti prevede una tendenziale convergenza verso
il livello medio di fabbisogno dei singoli enti e di conseguenza comporta una riailocazione della
spesa storica complessiva.

La problematica dei costi e dei fabbisogni standard nel settore della sanit nelle Regioni a
statuto ordinario disciplinata nell'articolo 25 del decreto legislativo del 2011, secondo cui,
per effettuare il finanziamento integrale della spesa sanitaria, il fabbisogno nazionale standard
determinato, nel rispetto del quadro macroeconomico complessivo e fermo restando il
rispetto dei vincoli di finanza pubblica comunitari, in coerenza con il fabbisogno derivante
dalla determinazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) erogati in condizione di
efficienza e di appropriatezza; vengono individuati annualmente costi e fabbisogni standard
delle singole Regioni utilizzando come riferimento tre Regioni scelte tra le migliori cinque
sulla base di criteri di qualit dei servizi erogati, di efficienza e di appropriatezza.

Il finanziamento dei Governi sub-nazionali: autonomia impositiva e trasferimenti


L'articolo 119 della Costituzione delinea il sistema di finanziamento di Regioni ed enti locali
basato principalmente su risorse autonome, sotto forma di tributi ed entrate proprie, e di
compartecipazioni al gettito di tributi statali riferibili al proprio territorio. Per i territori con
minore capacit fiscale per abitante lo Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di
destinazione.

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La Corte deduce dal testo costituzionale l'obbligo che le risorse autonome di Regioni ed enti
locali siano composte da tributi propri e da compartecipazione ai tributi fiscali, ma non indica
criteri di misura e composizione di tali entrate.
I trasferimenti che dovranno costituire risorse aggiuntive o essere destinati a interventi
speciali, potranno essere previsti soltanto in favore ai singoli enti e non della generalit.

Regole fiscali sub-nazionali. Il Patto di Stabilit Interno


Il Patto di Stabilit Interno (PSI), previsto dal Trattato di Maastricht, nasce dall'esigenza di
convergenza delle economie degli Stati membri dell'Unione Europea verso specifici parametri
condivisi. Uno degli obiettivi primari del PSI il controllo dell'indebitamento netto di Regioni
ed enti locali.
La disciplina del PSI per le Regioni a statuto ordinario basata sul controllo della spesa finale
definita competenza euro-compatibile.
Relativamente alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome per l'attuazione del PSI
necessaria un'intesa tra ciascuna di esse e il Ministero dell'Economia e delle Finanze al fine
di determinare la misura e le modalit del concorso di ciascun ente al PSI.
L'obiettivo del PSI per gli enti locali consiste nel raggiungimento di uno specifico obiettivo di
saldo finanziario calcolato quale differenza tra entrate e spese finali, comprese quelle in conto
capitale.

La disciplina del PSI prevede attivit di monitoraggio dei risultati conseguiti dai singoli enti e a
tal fine tutti sono tenuti a trasmettere al Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Il mancato rispetto degli obblighi di certificazione o degli obiettivi del PSI comportano
l'applicazione di misure sanzionatorie.

LA TASSAZIONE SOCIETARIA

Gli studiosi hanno individuato diversi motivi atti a giustificare, pi o meno efficacemente, la
presenza della tassazione delle societ di capitali.
1. Innanzitutto, la societ di capitali rappresenta un soggetto distinto dai soci. Dal
momento che l'autonomia decisionale della societ e la responsabilit limitata
rappresentano indubbi benefici per i soci, si pu pensare che questi ultimi siano
disposti a pagare un corrispettivo per tali benefici'. In breve, come afferma Mintz,
l'imposta sui redditi societari risulta essere un'imposta sui benefici che le societ di
capitali pagano per i beni ed i servizi pubblici erogati dalle Autorit, i quali consentono
loro di accrescere i propri profitti. Tra i benefici derivanti da questa forma societaria,
oltre a quelli gi indicati, non va dimenticata la facile trasferibilit delle quote sociali, la
quale ancora pi agevole se esiste un mercato borsistico, ove la domanda e l'offerta di
rischio si possano incontrare
2. La tassazione dei redditi delle societ di capitali pu essere utilizzata per impedire o,
almeno, limitare l'utilizzo della forma societaria come mezzo elusivo di interposizione
tra il contribuente-persona fisica e lo Stato. In altri termini, il fatto che la societ di
capitali abbia una personalit distinta pu rappresentare un'opportunit per chi
intenda porre in atto comportamenti ambigui. Se, infatti, non vi fosse un'imposta reale
sui redditi delle societ di capitali e la tassazione personale colpisse solo la parte dei
redditi distribuiti, vi sarebbe la convenienza da parte delle persone fisiche a costituire
societ, intestando loro cespiti o attribuendo attivit d'impresa o professionali. Ne
consegue che, ove i redditi derivanti dai cespiti o dalle attivit non venissero distribuiti,
la loro tassazione potrebbe essere posticipata all'infinito. Utilizzando una tassazione
basata sulla logica dell'imposizione reale, che colpisca periodicamente tutti i redditi
societari, invece, questo comportamento elusivo viene arginato.

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3. Come rileva Gravelle la tassazione societaria pu rappresentare una buona opportunit


di innalzamento della pressione fiscale, in modo relativamente poco oneroso, dal punto
di vista sociale. Un incremento della pressione fiscale operato attraverso un
inasprimento della tassazione societaria, infatti, risulta spesso meno osteggiato
dall'opinione pubblica rispetto ad un aggravio operato in danno delle persone fisiche.
4. La tassazione societaria pu essere, inoltre, utilizzata dai paesi importatori di capitale,
per colpire gli investimenti di imprenditori stranieri in territorio nazionale. Questa
finalit, che richiama il criterio del beneficio, sentita particolarmente in paesi come
l'Australia ed il Canada, caratterizzati da un forte afflusso di capitali esteri.
5. Le societ di capitali sono generalmente caratterizzate da un'elevata potenzialit
espansiva. Grazie alle loro caratteristiche (in particolare, responsabilit limitata e facile
negoziabilit delle quote), esse sono in grado di allargare la propria base azionaria e di
accumulare pi facilmente capitale di rischio. Pertanto, esse potrebbero accrescere il
proprio potere di mercato fino ad assumere una posizione di dominio, se non addirittura di
monopolio.
6. Le tasse ricadono sui soci e non su una persona e basta in modo tale da aumentare il
volume , quindi maggiore la possibilit di ottenere economie di scala ( produrre e
comprare di pi a meno). Chi spende men la societ giuridicamente intesa.
Gli svantaggi sono inversamente proporzionali.

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