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INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 27

tratto dal blog http://ilgrandeignoto.blogspot.com di Angelo Ciccarella

1. LE MIE ESPERIENZE: LA TANA DI BIANCONIGLIO È UNO SCALO INTERDIMENSIONALE

Cosa farebbe Alice se, attraversando lo specchio, invece di Bianconiglio incontrasse una proiezione
dei suoi materiali psichici e mitici? Meglio, cosa o chi vedrebbe sulla base dei contenuti della sua
memoria bio-storica? Essendo di nazionalità inglese, si imbatterebbe in una compagnia di allegri
hobbit ed elfi, che la festeggerebbero offrendole cibarie. Siccome non sono nato in terra di Albione e
tanto meno mi chiamo Alice, non avendo assunto funghetti psichedelici, il minimo che mi possa
capitare è imbattermi in una creatura sì, della Terra di Mezzo, ma dai connotati piuttosto sgradevoli e
dal ghigno beffardo, tipici del patrimonio mitologico mediterraneo.
A testimonianza del fatto che quando si descrivono a tavolino i regni sottili, che quando esperti di cose
misteriose ritenuti autorevoli, scrivono di cose supposte, ti accorgi che nello sperimentare davvero
l'Ignoto, pur dopo anni di studi e ricerche, ti troverai di fronte a qualcosa di completamente diverso da
quanto descritto sui manuali. Per proiezione psichica, intendo semplicemente che rivestiamo col
nostro inconscio ancestrale forze ed energie comunque esistenti e presenti, quindi esse appaiono
nell'unica forma possibile per noi percepibile. L'etere universale, l'akasa secondo gli indù, provvede a
strutturare l'evento, così da potersi esplicare nel miglior modo consentito ai nostri sensi. È lo stesso
processo mito-psichico che si innesca in occasione di un avvistamento ufo: l'evento è riempito dai
nostri contenuti, pur mantenendo la sua forma originaria.

Scandurra mi aveva insegnato che per viaggiare velocemente lungo tutti i cunicoli di accesso, era
indispensabile connettere le molecole (lui le chiamava 'mollicole') alla luce. Operazione necessaria
ma difficoltosa e non per motivi tecnici, ma per la nostra naturale disabitudine alla non collocazione
della coscienza entro gli angusti confini del corpo, nella fattispecie la testa, sito storico in cui ci
troviamo agli arresti domiciliari fin dalla nascita. Un altra regola da tener conto durante le sortite in
questi varchi, è che svariati scenari conducono a universi multipli. In effetti, sia nella fisica quantistica
sia in metapsichica, la distanza fra un punto A e un punto B non ha alcuna importanza, poiché le
transizioni virtuali di una particella o del mercurio alchemico (corpo astrale) possono interferire tra loro
a qualunque distanza, perfino tra un universo ed un altro.
Una teologia miope e dicotomica, mette in contrasto due cose così unite come il corpo e l'anima.
Gente di frontiera, entronauti, talenti anonimi, tutti insieme dimostriamo con le nostre sortite nella
Terra di Mezzo, che non solo è possibile entrarvi con una coscienza viaggiante, ma addirittura in
specialissime condizioni – connessione molecole-luce - anche col soma. Certo, non è il mio corpo
fisico ordinario a viaggiare oltre lo specchio dimensionale, ma una sorta di aerosoma, mercurio
volatile secondo gli alchimisti, che può penetrare in dimensioni ad alta frequenza e basso
magnetismo. Si scopre - ed io l'ho vissuto - che in quello stato, il tempo non è oggettivo, il prima e
dopo sta solamente nella logica. Capto echi di altri mondi lontani e strani, il cui riflesso si trova a volte

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ad illuminare le tappe della storia della cultura umana. È una tradizione già chiara a Dostojevskij che
nei suoi diari così scriveva: “Dio ha preso i semi da altri mondi e li ha seminati. Ed è nato tutto ciò che
poteva nascere. Ma sulla terra tutto vive attraverso il segreto contatto con altri mondi”.

2. ANONIMA TALENTI
Mi sono sempre chiesto come si comporti l'universo durante le nostre scorribande aerosomatiche.
Rimane forse un vuoto nel continuum in cui ci spostiamo? La nostra energia è una sostanza concreta
sebbene sottilissima che lo riempie oppure formiamo, come suol dirsi, nodi e pieghe?
Siamo individui dotati di caratteri ereditari acquisiti, di cui la Terra ha avuto improvvisamente bisogno.
Li chiamano "i poteri" e si destano senza preavviso e si sviluppano progressivamente, accade persino
che esplodano a mo' di supernovae. Non siamo una congrega, ma un'anonima talenti disseminata sul
globo terracqueo senza apparente collegamento, composta di sensitivi, telecinetici, elettromagnetici,
veggenti e modificatori di universi come Scandurra.
A partire dalla seconda metà del XX° secolo gli uomini credevano di aver conquistato lo spazio,
tracciato le rotte, previsto gli scali. Oggi i più onesti scoprono di non saperne nulla. Che cos'è lo
spazio curvo, a paragone di misteriosi varchi interdimensionali, di sub-spazi che tracimano
sull'universo fisico? Cos'è mai l'homo sapiens attanagliato fra il galattico e il mutante? L'universo
conosciuto non è altro che un enclave nel caos. L'universo psichico, invece, è un pullulare di menti e
di supermenti.
Vige una legge: più si va in fondo, e più ci si accorge che la realtà è unitaria, che tende all'unità. I
contenuti di tale universo sono eterogenei. Lì, non sono più i riferimenti spaziali che valgono, ma
soltanto le distinzioni qualitative. Tuttavia è a metafore di carattere spaziale, tratte dal solo universo
che noi conosciamo per diretta esperienza - quello fisico - che dobbiamo ricorrere per poterci
orientare; e lo facciamo infatti, parlando di zone luminose e di zone oscure, di entità elevate e di altre
basse, barontiche.

VERSO LO SCALO INTERDIMENSIONALE: TERRANUSI 3


La porta automatica del montacarichi si aprì. Lo spettacolo che avevamo di fronte era immenso,
inatteso, strano. Poggiavamo i piedi su di una piattaforma semicircolare color bronzo, lunga una
ventina di metri, dopodiché iniziava un labirinto-alveare multicolore, che si estendeva per kilometri,
punteggiato da migliaia di porte pentagonali, triangolari, quadrate, archi, ponti, per quanto potessi
vedere. Ai lati e in alto, invece, una volta stellata pazzesca: globi di fuoco, nebulose, ed altri corpi
celesti che non riuscivo a definire. Sembravano così vicini, brillantissimi, quasi ne sentivo il calore.
“Roberto, mamma mia, sembra vero quel cielo. È una perfetta imitazione.”
“No, Angelo, non è un planetario. È tutto genuino.”
“Ma come è possibile, distinguo pianeti grandi come cocomeri; stelle che sputano lingue di fiamma.
Insomma, se saltassi, potrei toccarle.”
“È un altro universo, Angelo. La sua struttura è molto diversa da Il Luminoso, quello in cui vivi.”
La volta celeste illuminava con mille sfumature blurosse la piana sconfinata, divisa da una griglia che
formava il labirinto gigante.

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“E questa sterminata pianura labirintica?”.
“Sono gli accessi alle miriadi di botole che si affacciano sui pianeti di questo universo, Il
Fiammeggiante.”
La mia testa girava come una trottola. Vedevo, anzi, vivevo su di un altra dimensione. Apprendevo
pure che ogni universo aveva un nome. Roberto, che evidentemente aveva sentito i miei pensieri, mi
diede ulteriori spiegazioni.
“La grande civiltà degli Immortali, madre di tutte le civiltà del nostro universo, nominò le dimensioni e
ne definì le caratteristiche fondamentali. Ma non fu un arbitrio. A contatto con i mondi nuovi dei nuovi
universi, gli ingegneri cosmici constatarono che i popoli nativi avevano denominato allo stesso modo
l'universo che li ospitava. Ogni cosa riconduce alla sua origene.”
Stupendo. La storia ufficiale è la più grande menzogna mai raccontata. Istintivamente non ci ho mai
creduto.
“Senti, come ci si muove su questa enorme griglia? Centinaia di kilometri e non so quanti accessi ai
cunicoli. È tutto così grandioso e noi siamo a piedi.”
“Ci verrà in aiuto una balzo-nave. Un giretto su una fuoriserie ti ecciterà, vedrai”.
A bordo di un disco volante? Caspita. Tutte queste cose che vivevo, erano nascoste al mio mondo.
Quanta gente veniva corbellata dai potenti della terra. Si viveva una vita breve in un angusto spazio,
senza minimamente immaginare l'infinito. Perché proprio io avevo avuto questa fortuna sfacciata?
Perché non potevo gridare ai quattro venti che c'erano universi da esplorare alla nostra portata? Che
il contatto con altri esseri era fattibile? Poi pensavo ai miei genitori, come sarebbero stati contenti
stupiti orgogliosi, di avere un figlio che viaggiava tra le dimensioni. Pensieri così semplici, forse banali,
comunque spontanei. Avevo svariati difetti, ma non ero egoista. Avrei mai avuto il permesso da
Scandurra di divulgare tali segreti?
Ammiravo stordito il cielo, quando una fiammata biancaceleste esplose davanti a noi, subitanea,
silenziosa, e poi, un secondo dopo, comparve una balzo-nave. Sembrava la prua di un galeone.
Aveva qualcosa di antico nel suo colore marrone metallico. La parte inferiore, la chiglia diciamo così,
somigliava alla pancia di un cetaceo, i fianchi erano poderosi, il ponte di comando, composto da un
grande vetro giallognolo, semirotondo, posto molto in alto, faceva intravedere una sagoma di una
creatura che si muoveva.
Alta quaranta metri, la balzo-nave si fermò a pochi passi da dove ci trovavamo, sospesa per due metri
da terra, dondolava. Mi mancava il respiro e il mio stomaco si appiattiva.
“Ora hai l'occasione di fare amicizia con un nativo dell'universo Il Fiammeggiante”.

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