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Claudio B. Caporusso
18 ottobre 2016
Consideriamo un potenziale vettore che genera un campo magnetico allinterno del solenoide,
mentre il campo magnetico allesterno `e nullo ( B = 0). La fase acquisita da ogni
particella a causa dellinterazione col campo elettromagnetico non dipende dal percorso, se
questa si muove nella regione in cui il campo magnetico `e nullo (si pu`o vedere facilmente
facendo la differenza dei due percorsi). Una particella che si muove allesterno del solenoide,
ma concatena il flusso magnetico generato dal solenoide , acquisir`a una fase
iq H
Adx
e c} (2)
che per il teorema del rotore, `e uguale al flusso del campo magnetico concatenato
iq
e c} (3)
1
2 Teoria topologica di Chern-Simons
Le statistiche frazionare emergono automaticamente se si utilizza una teoria che presenta un
termine di coupling al potenziale di gauge. Infatti consideriamo uno spazio 2+1 dimensionale
e sia data una lagrangiana con una corrente conservata j
L = L0 + a a + a j , (1)
a a + j = 0
a a + j = 0
a + a + j = 0. (3)
j = 2 a (4)
Il secondo `e il rotore del potenziale di gauge e corrisponde al flusso del campo B = rota. La
prima `e la densit`a di carica integrata sullo spazio quindi `e semplicemente la carica elettrica.
q0
= , (6)
2
ovvero questo termine associa ad ogni particella carica q un tubo di flusso di valore q/2.
Inoltre, per il teorema di Stokes, si ha anche leguaglianza
I
q0
dxi ai = (7)
2
Se si deriva la lagrangiana rispetto al campo a si pu`o determinare la carica vista dal
nostro sistema fisico:
jtot = j + a (8)
e integrando la componente zero
Z Z
q = d2 xj0 + 0 a = q0 + d2 x0 a (9)
2
dal momento che una particella gira rispetto laltra ma al tempo stesso laltra sta girando
rispetto la prima, si ha una fase globale acquisita doppia; inoltre si `e fatto mezzo giro quindi
bisogna considerare un fattore di un 1/2. Infine, supponendo carica unitaria q0 = q00 = 1, si
ha una fase:
1 q0 q00 1
= 2 = . (12)
2 4 4
Quindi queste particelle si comportano come degli anyons con statistica frazionaria pari a
1/4.
Non `e detto che queste particelle soddisfino solo una statistica frazionaria, ma dipende
dal valore di . Supponiamo di avere una lagrangiana di un campo bosonico in interazione
con il campo elettromagnetico e aggiungiamo il termine di Chern-Simons; analogamente per
una lagrangiana che descrive un fermione
L1 = D D A F m . (13)
L2 = (i/ m A) A F . (14)
Come si `e visto, il termine di Chern Simons produce una interazione a lunga distanza tra
le cariche e il campo di gauge (in questo caso il campo elettromagnetico) che risulta in un
flusso attaccato alle particelle e quindi in una fase globale acquisita dalla funzione donda per
scambi. Questa fase dipende da . Scegliendo opportunamente nella teoria questa costante
di coupling col campo, si pu`o descrivere dei bosoni con dei fermioni e viceversa, in modo che
la fase globale per scambio di particelle sia 0 o .
Notiamo che il termine di Chern-Simons
Z
S = d3 x a (15)
`e un termine topologico. Significa che questo termine non si basa minimamente sulle nozioni
di distanza e di tempi, anzi `e completamente indipendente da essi. Lunica struttura a cui
`e legato `e la struttura topologica dello spazio tempo. Questo pu`o essere notato dal fatto
che, al contrario degli altri termini dove c`e una saturazione degli indici che `e praticamente
mediata dalla metrica, qui la saturazione avviene con il tensore di Levi Civita e quindi la
metrica (che genera le distanze) non entra in nessuna maniera. Inoltre lazione di Chern-
Simons `e invariante per generiche trasformazioni di coordinate. Infatti, ricordando che un
campo per trasformazioni di coordinate si modifica come
0
x
a (x) = a0 (x0 ), (16)
x
abbiamo
x0 x0 x0 0 0 0 0 0 0 x0
a b c = a (x )b (x )c (x ) = det a0 (x0 )b0 (x0 )c0 (x0 ). (17)
x x x x
Quindi questo oggetto `e invariante per trasformazioni di coordinate. La metrica non influen-
za in nessun modo questo termine che dipende solo dalla topologia dello spazio sottostante.
Il tensore energia impulso si ottiene attraverso la variazione rispetto alla metrica della-
zione, = gS . Ma abbiamo appena dimostrato che questo termine non dipende dalla
metrica, quindi si ottiene
H = 00 = 0 (20)
quindi questo termine interessa solo lo stato fondamentale, non aggiunge altro nella teoria
ma definisce lo stato di vuoto.
3
2.1 Esempio di teoria su un toro
Consideriamo la seguente azione
Z Z
1 1
S = d3 x (it a0 ) + (i a)2 + d3 x a a . (1)
2m 2
Questa `e lazione del campo di Schrodinger con laggiunta di un termine di Chern Simons
(si `e scelta opportunamente la costante). Trovo la componente = 0 delle equazioni del
moto (come prima i due termini derivati dalla variazione di Chern Simons sono uguali e si
sommano). Ottengo
a = . (2)
Il secondo termine `e un termine di conteggio, quindi una densit`a mentre il primo termine a
sinistra `e un flusso. Anche in questo caso abbiamo che ad ogni quanto `e associato un flusso.
Riscriviamo la costante in un modo comodo, 2 = 4P i
m , e la parte di Chern Simons
dellazione diventa Z
m
S= d3 x a a . (3)
4
Supponiamo di non avere quanti del campo = 0, ovvero ci mettiamo ad energie tali da
trovarci al di sotto dellenergia minima di eccitazione per la singola particella. Allora a =
0 e questo constrain implica anche che lhamiltoniana H = 0 (lhamiltoniana si calcola dalla
componente 00 del tensore energia-impulso, la cui equazione `e = (L i
i L).
Se lo spazio dove vive la teoria `e un piano, otteniamo a = 0 che `e la soluzione banale.
Consideriamo invece un toro. In questo caso anche se a = 0 la soluzione non `e pi` u
banale a causa della possibilit` a su questo spazio di poter fare traiettorie che si avvitano
intorno i generatori del toro. La funzione donda acquisir`a una fase
H
eiA = ei adx
(4)
che non dipende dal percorso ma dipende dal numero di giri intorno i cicli non banali del
toro. Abbiamo due generatori, A = A1 , A2 : il primo `e quello che percorre in lungo tutto il
toro e il secondo `e quello che percorre una sezione trasversale di toro ad anello. Se denotiamo
con i i due percorsi indipendenti possiamo scrivere
Z 2
Ai = ai di . (5)
0
si ottiene
eiA1 eiA2 2i
= e[A1 ,A2 ] = e m (9)
eiA2 eiA1
che definisce come commutano gli operatori esponenziali eA1 , eA2 e quindi lalgebra che
devono soddisfare. Questalgebra degli operatori pu`o essere soddisfatta in questa maniera
dagli operatori (non `e lunico modo):
4
con n = 1, 2, ..., m. Ovvero lo stato di vuoto ha una degenerazione pari ad m. Questo
comporta che si hanno automaticamente delle quasi particelle con statistica frazionaria.
Infatti se si prendono due quasiparticelle e si fa fare un giro lungo i due cicli non banali del
toro, la funzione donda di multiparticella acquisir`a una fase
e2i/m . (11)
e quindi Z y
Ix B
VH = dyEy VH = vx Bh = (2)
0 nqLy
e denominando RH = 1/nq, si ottiene infine
Ix B
VH = RH . (3)
Ly
Vediamo un po pi` u nel dettaglio il moto delle cariche nel metallo. Lequazione del moto
delle cariche si pu`
o scrivere:
dv m
m = eE + ev B v, (4)
dt
dove lultimo termine `e un termine di rallentamento dovuto agli urti con gli atomi del
materiale. Allequilibrio dv
dt = 0 e lequazione, dopo una attenta esplicitazione del prodotto
vettoriale, pu`
o essere riscritta nella seguente maniera:
1 C vx e Ex
= , (5)
C 1 vy m Ey
e2 n e
1 C Jx Ex
= . (6)
C 1 Jy m Ey
Infine invertendo la relazione precedente in modo da ottenere la densit`a di corrente in
funzione del campo elettrico, si ha:
e2 ne
Jx 1 1 C Ex
= . (7)
Jy m 1 + (C )2 C 1 Ey
Leffetto Hall dal punto di vista classico `e dovuto al fatto che una corrente Jx di cariche
lungo un conduttore, sottoposta ad un campo magnetico, sente la forza di Lorentz che causa
lo spostamento delle cariche progressivamente verso i lati del conduttore stesso, attraverso
una corrente Jy . Questo succede fino a quando il campo elettrico prodotto dalla deposizio-
ne laterale di cariche non generi una forza pari ed opposta a quella di Lorentz, causando
lannullamento della corrente Jy . La differenza di potenziale che si instaura tra i lati del
conduttere `e la conferma sperimentale delleffetto Hall. Quindi allequilibrio Jy = 0, ovvero
C Ex + Ey = 0 (8)
5
Ey
e quindi Ex = C . Sostituendo nellespressione per la corrente Jx si ottiene
e2 n e e2 n e 1
1 Ey
Jx = + Ey = Ey (9)
m 1 + (C )2 C m C
e quindi
Jx = xy Ey , (10)
ene
con la conducibilit`
a trasversa xy = mB .
La resistivit`
a trasversa `e semplicemente linverso della conducibilit`a
B
xy = . (11)
ene
Quindi classicamente ci si aspetta che la resistivit`a aumenti lineramente, fissato ne , allau-
mentare del campo magnetico; questo `e effettivamente il comportamento che si osserva ad
alte temperature e piccoli campi magnetici. Il problema sorge invece quando si va nel regime
di Hall, ovvero basse temperature e grandi campi magnetici.
Quello che si trova `e che la conducibilit`
a (e la resistivit`a) `e quantizzata, e in opportune
unit`a di misura in cui c = } = 1 vale
e2
xy = , (12)
h
dove N. Il quanto della conducibilit` a `e quindi e2 /h. Landamento sperimentale del-
la resistivit`
a e della conducibilit`
a poi presenta un classico andamento a plateu, ovvero in
corrispondenza dei valori interi di si nota una regione piatta dove la conducibilit`a resta
costante al variare del campo magnetico.
4 Livelli di Landau
Supponiamo di avere un campo magnetico di intensit`a B diretto lungo lasse x. Il potenziale
vettore che genera questo campo si pu`
o scrivere come A = (By, 0, 0). Il moto di una carica
in questo campo magnetico `e descritto dalla Hamiltoniana:
1 p2y p2
H= (px + eAx )2 + + z . (1)
2m 2m 2m
Dal momento che [H, pz ] = [H, px ] = 0, sappiamo che lHamiltoniana ha un set di autostati
in comune con limpulso, che sono le onde piane. Quindi possiamo immaginare di trovare la
soluzione del tipo
( x, y, z) = eikx x+ikz z (y). (2)
Risolvendo lequazione di Schroedinger H = E si trova:
1 2 2 1 00
(kx eBy) kz E (y) = (y) (3)
2m 2m
kx
ponendo y0 = eB e E 0 = E + kz2 si ottiene
1 00 0 1 2
(y) = E + mC (y y0 ) (y) (4)
2m 2
1 p2 1
E 0 = c n + E = z + c n + (5)
2 2m 2
ovvero lenergia della proiezione dellorbita lungo il piano xy `e quantizzata, mentre il moto
lungo lasse z non lo `e. Se le dimensioni del piano xy sono A = Lx Ly , allora avremo una
certa degenerazione dovuta al fatto che lorbita sul piano pu`o avere diversi posizioni del suo
centro. Infatti, dalla condizione che 0 y0 Ly si ha una range accettabile di momenti
px = Ly eB. Siccome in un box il momento pu`o acquisire solo valori discreti, si ha che il
numero di valori `e dato da L2x px . Quindi si ottiene che la degenerazione degli stati `e eAB
2 .
6
5 Effetto Hall intero
I livelli di Landau permettono di spiegare leffetto Hall intero. Poniamo Ne il numero totale
di elettroni. La degenerazione di un livello energetico di Landau come si `e visto `e data da
AB
2 (in opportune unit` a di misura dove e = 1), quindi ha senso definire il filling factor
Ne
= . (1)
AB/2
Quando il filling factor `e un numero intero, significa che il numero di elettroni del sistema ha
riempito completamente un livello di Landau. Per il principio di esclusione di Pauli il livello
non pu`o ospitare altri elettroni, quindi per immettere nuovi elettroni bisogna dare a questi
una energia pari al gap energetico tra due livelli di Landau, ovvero C per fargli occupare
il nuovo livello. Quindi per valori interi del filling factor, il fluido di Hall `e praticamente
incompressibile: infatti se si prova a comprimere il fluido, la superficie A diminuisce e questo
causa una diminuizione della degenerazione del livello. Per il principio di esclusione di Pauli
quindi gli elettroni si oppongono a questa compressione, a meno che non viene fornita una
energia sufficiente ad eccitare gli elettroni sul livello successivo di Landau.
Per spiegare invece la presenza dei plateau corrispondenti ai valori interi del filling factor,
bisogna far riferimento alle impurit`a del materiale. Queste impurit`a si comportano come
delle buche di potenziale per gli elettroni. Alcuni elettroni vengono intrappolati da queste
buche, e a tutti gli effetti diventano localizzati e non possono pi` u condurre. Quindi questi
nuovi elettroni non contribuiranno alla conduttivit`a che praticamente rester`a costante.
HA
j(r) = c , (1)
A
dove A `e il campo esterno che si `e accoppiato alle cariche,e HA lhamiltoniano delle cariche
libere, c una costante. Immaginiamo che al tempo t = 0 il sistema si trovi in un autostato
dellenergia, HA |i = EA |i. Possiamo definire una media
X En,A hHA i
hji = c eEn /KT = c . (2)
n
A A
7
7 Effetto Hall frazionario
Se si osserva la curva sperimentale della conducibilit`a, si pu`o notare la presenza di plateu
in corrispondenza anche di valori frazionari di . Questi valori sono dell frazioni con de-
nominatore dispari, ad esempio 13 , 15 , ecc. Per spiegare questi termini bisogna ricorrere alle
interazioni tra elettroni. Infatti se si inserisce linterazione tra elettroni la degenerazione
dei livelli di Landau in quelache modo viene rotta e il sistema avr`a un unico ground state.
Per opportuni valori di , questo ground state `e tale che le interazioni, insieme al principio
di esclusione di Pauli, rendono il fluido di Hall incompressibile. Questo pu`o anche essere
visto da unaltra ottica. ricordiamo che il quanto del flusso `e in queste unit`a di misura
semplicemente 2. Quindi N = BA 2 ` e il numero di quanti del campo magnetico. Quindi
Ne
= . (1)
N
Gli elettroni sono fermioni, ma quando girano intorno ai quanti del campo magnetico acqui-
siscono una nuova fase che `e sempre (-1) se il numero di quanti `e dispari. Quindi in questo
caso gli elettroni si comportano come bosoni e possono essere descritti da un campo scalare.
La condensazione del campo bosonico `e responsabile dellefeftto Hall frazionario.
Si pu`
o comunque seguire una strada pi` u breve. Per farlo bisogna introdurre le dimensioni
dei campi. Lazione `e definita come lintegrale della densit`a di lagrangiana sullo spazio tempo
Z
S = d4 xL(x). (2)
Lazione deve essere adimensionale perch`e nella formulazione con lintegrale funzionale di-
venta largomento di un esponenziale. In unit`a di misura } = c = 1 tutto si pu`o misurare
come una massa (quindi una energia) e in particolare [x ] = E 1 . Quindi la lagrangiana
deve avere dimensione 4 e in questo modo in base alla teoria si pu`o ricavare la dimensione dei
campi. Questo discorso pu` o essere generalizzato a spazi di dimensione superiore o inferiore,
e in particolare al termine di Chern-Simons che vive in uno spazio a 2+1 dimensioni
a a (3)
1
Jem = a . (4)
2
Il fattore di 2 `e la normalizzazione del potenziale a, che inoltre si vede facilmente
da questa equazione essere un potenziale di gauge, perch`e la corrente per una trasfor-
mazione di gauge resta inalterata. Quindi lesistenza di un potenziale di gauge per
descrivere la corrente deriva da considerazioni completamente generali.
3. Siamo interessati alla fisica a grandi distanze. A grandi distanze i termini della la-
grangiana che predominano sono quelli con la massa minore (perch`e laccoppiamento
va con linverso della massa). Quindi a grande distanze possiamo trascurare tutti i
termini di interazione con massa pi`u grande di quello pi`
u piccolo.
Il termine della lagrangiana pi` u piccolo possibile `e di dimensione 2, ed `e a a . Questo
termine per` o `e vietato a causa dellinvarianza di gauge, che discende direttamente dai nostri
principi fondamentali. Quindi il termine di dimensioni pi` u piccolo che preservi linvarianza
di gauge `e proprio il termine di Chern-Simons introdotto precedentemente. Quindi possiamo
scrivere la lagrangiana come:
k
L= a a + (...), (5)
4
8
tra parentesi sono contenuti tutti i contributi ritenuti trascurabili a questa scala.
Quello che facciamo ora `e immaginare che il sistema sia descritto dalla lagrangiana
precedente, a cui accoppiamo un campo elettromagnetico esterno attraverso il potenziale
vettore Aext , che si accoppia alla corrente elettromagnetica. Con una integrazione per parti
(e trascurando il termine di bordo) si ottiene:
k 1
L= a a a A , (6)
4 2
dove nellultimo pezzo sono stati ridenominati gli indici. Infine definiamo la corrente j
(j minuscolo, a differenza di quella elettromagnetica) delle quasiparticelle quella che si ac-
coppia al potenziale di gauge a . Aggiungaimo questo ulteriore termine alla Lagrangiana e
otteniamo
k 1
L= a a a A + a j (7)
4 2
Ridenominando j = j 1 A , possiamo scrivere infine
2
k
L= a a + a j . (8)
4
A questo punto si utilizza una identit`a della teoria dei campi per eliminare il campo di gauge
a : *confrontare i coefficienti numerici e anche con 4gamma
Z
1 1 1
De 2 AKA+JA = e 2 JK J (9)
L= j j , (10)
k 2
dove il termine tra le due correnti `e effettivamente linverso di , perch`e = 2 .
Il passo successivo `e individuare tutti i termini per mostrare le caratteristiche di questa
teoria. Le varie combinazioni di termini, in maniera schematica, sono del tipo AA, jj, Aj.
Nel primo caso si ha *il fattore numerico 2 dovrebbe derivare dalla somma di due terminu
uguali, controllare
k
A A , (11)
4 2
che con la semlificazione delloperatore differenziale diventa
1
A A . (12)
4k
Per trovare la corrente elettromagnetica deriviamo rispetto il campo A . Infatti tutti gli
altri termini non contengono un termine lineare in A e il loro contributo sarebbe nullo.
1
Jem = A . (13)
2k
Da questa equazione, la componente = 0 ci dice che la densit`a di elettroni `e legata
linearmente al campo magnetico. Quindi
2ne
k 1 = = , (14)
B
invece la componente spaziale dellequazione = i mostra
1 j
Ji = E . (15)
2k
Ricordandoci che in queste unit`a di misura e = 1 e 2 = h, possiamo individuare k = 1/.
Laltro termine `e quello del tipo Aj che, semplificando le due e semplificando con
linverso, corrisponde a
1
A j . (16)
k
Questo termine `e un accoppiamento tra il campo elettromagnetico esterno, e la corrente delle
quasiparticelle. Quindi concludiamo che le quasiparticelle hanno una carica elettromagnetica
1/k, ovvero possiedono una carica frazionata rispetto a quella dellelettrone.
9
Infine lultimo termine `e quello del tipo jj, che si pu`o vedere facilmente essere
j j (17)
k 2
quindi possiamo concludere che le quasiparticelle soddisfano una statistica frazionaria, con
1
= = . (18)
k k
La corrente elettromagnetica `e data dal moto di lacune ed elettroni, e questi quindi devono
comparire in qualche modo nella teoria. Infatti basta notare che k quasiparticelle com-
pongono una carica elettrica unitaria, quindi gli elettroni e le lacune sono sistemi legati di
k quasiparticelle. Questo implica che k debba essere necessariamente un numero intero,
e quindi questo conferma ulterioremente leffetto Hall intero. In realt`a `e necessario anche
che k sia un numero dispari. Infatti quando scambiamo due elettroni, in realt`a abbiamo
k quasiparticelle che le compongono che vengono scambiate. Gli scambi totali tra queste
quasiparticelle sono k 2 Quindi la fase totale che va ad aggiungersi alla funzione donda `e
= k 2 = k. (19)
k
Gli elettroni e le lacune sono fermioni, quindi per scambio di particelle la fase deve essere -1.
Questo `e ottenuto solo se k `e un numero dispari, e questo dimostra leffetto Hall frazionario.
10