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competente
Un’esperienza di ricerca-forma-azione
Fiorino Tessaro
Per troppo tempo, nelle commissioni, nelle università, nelle scuole e nei centri,
abbiamo discusso di competenze: era giunto il momento di tornare in classe,
per ritrovare, per scoprire, per promuovere, per stimolare, per consolidare le
competenze là dove esse si formano.
Su questo punto, ciò che ho appreso dal lavoro insieme agli insegnanti è che
nell’allievo sta il motore del curricolo. La centralità dell’allievo non sta nel
fare, ma nella costruzione responsabile e autonoma del proprio
pensiero.
Perciò è necessaria una scuola plurale, una scuola che costruisce saperi e
significati, una scuola che aiuta gli studenti a darsi orizzonti di senso, ad
interpretare il mondo, a costruirsi, in condivisione con la famiglia, percorsi
formativi e progetti di vita.
Nel lavorare e nel ritrovarsi con gli insegnanti sono emersi alcuni nodi
particolarmente critici: sono domande cruciali che spesso bloccano lo sviluppo
del percorso; ad esse non ho dato risposte univoche, ma per quanto possibile
ho cercato di valorizzare le proposte, gli spunti, le intuizioni, le esperienze.
Ecco alcune delle domande più sentite:
<verbo-processo-azione-riflessione>
per
<scopo>
in
<situazione-contesto-ambito>
Nel nostro lavoro per lo studente competente siamo partiti pensando alla meta
del viaggio scolastico, al profilo delle competenze in uscita alla III media,
ma anche alle tappe intermedie, ovvero alle competenze di interconnessione
tra la scuola primaria e la secondaria di I grado, e tra la scuola dell’infanzia e
la scuola primaria. Poi, a settembre 2007, con le nuove Indicazioni abbiamo
potuto attingere ai traguardi delle competenze. In piena autonomia, e in
mancanza di standard di riferimento, abbiamo assunto i traguardi come
strumenti di ricerca.
Usa in modo efficace la comunicazione orale e scritta per collaborare con gli
altri, per esempio nella realizzazione di giochi, nell’elaborazione di progetti e
nella valutazione dell’efficacia di diverse soluzioni di un problema”
Nella metodologia laboratoriale troviamo una valida risposta alla didattica per
competenze. A. Munari (1994) indica alcune caratteristiche per un laboratorio
di epistemologia operativa (= conoscere attraverso l’azione) validissime per
il farsi dell’agire competente.
L'attività non deve avere una soluzione unica. Questa affermazione può
risultare sconcertante per coloro che considerano il laboratorio come il luogo
dell'esercitazione meccanica, dell'addestramento concreto, dei passi obbligati.
Ma non è questo il laboratorio inteso come “spazio mentale attrezzato”, che
richiede non una risposta giusta, un'unica soluzione, ma più risposte e più
soluzioni, a vario titolo plausibili.
Perché:
le interpretazioni non possono che essere personali sulla base dei giudizi
pregressi, dei vissuti e delle esperienze individuali (H.G. Gadamer),
la riflessione valutativa deve essere promossa non solo da parte
dell’insegnante ma anche dallo studente, e deve condurre alla
consapevolezza delle relatività (parzialità) del loro valutare,
ciascuno valuta i processi ai quali partecipa e quindi non esistono
separazioni nette tra auto ed eterovalutazione,
non si devono valutare le persone ma i processi, le azioni, i
comportamenti e gli atteggiamenti delle persone.
Una competenza o c’è o non c’è, e quando c’è il primo livello viene
generalmente identificato come iniziale, o principiante, o esordiente, ecc.
Pertanto non ha senso una valutazione negativa; la logica stessa delle
competenze si basa sulla rilevazione del potenziale, sul positivo, anche
minimo, che lo studente presenta, e non su ciò che manca, sul deficit, sulla
carenza.
Livello 5
Testi continui - Trattare testi la cui struttura non è ovvia o chiaramente indicata al fine di
discernere la relazione tra specifiche porzioni di testo e il suo argomento o scopo implicito.
Testi non continui - Identificare la struttura che lega fra loro molte informazioni presenti
all’interno di una rappresentazione grafica – che può essere ampia e complessa – facendo
riferimento, in alcuni casi, anche a informazioni che si trovano al di fuori della
rappresentazione stessa. Il lettore deve essere in grado di comprendere da solo che, per
comprendere pienamente una determinata porzione del testo, è necessario far riferimento a
un’altra parte dello stesso documento, per esempio una nota a piè di pagina.
Livello 4
Testi continui. Seguire collegamenti linguistici o tematici lungo più capoversi, spesso in
assenza di indicatori del discorso, allo scopo di localizzare, interpretare o valutare informazioni
non immediatamente evidenti oppure per inferire il significato di carattere psicologico o
astratto.
Testi non continui. Scorrere un testo lungo e dettagliato al fine di individuare informazioni
pertinenti, spesso in mancanza di un‘organizzazione grafica (etichette, formattazione
particolare ecc.) per localizzare più informazioni da confrontare o integrare.
Livello 3
Testi continui. Utilizzare, laddove siano presenti, strutture testuali convenzionali e seguire
connessioni logiche esplicite ed implicite (quali relazioni di tipo causa-effetto) lungo più
proposizioni o capoversi al fine di localizzare, interpretare o valutare informazioni.
Testi non continui. Esaminare una rappresentazione grafica alla luce di un’altra
rappresentazione o di un altro documento, magari presentato in forma differente, oppure
integrare diverse informazioni singole – di carattere spaziale, verbale o numerico – in un
grafico o in una mappa al fine di trarre conclusioni sull’insieme delle informazioni
rappresentate.
Livello 2
Livello 1
Individuare informazioni Interpretare il testo Riflettere e valutare
Testi continui: Utilizzare la ridondanza testuale, i titoli o le convenzioni grafiche per formarsi
un’opinione riguardo all’idea principale di un testo, o per localizzare informazioni formulate in
modo esplicito in un punto circoscritto del testo.