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8 ONDE ELETTROMAGNETICHE

8.1 Equazione delle onde


Per onda si intende una perturbazione in moto attraverso lo y
spazio con una certa velocit; in un caso ideale la
propagazione non altera lampiezza e la forma della
f ( x0 ) f ( x0 -vt )
perturbazione. Allo scopo di poter descrivere il meccanismo
della propagazione ondosa iniziamo ad analizzare la modalit
di rappresentazione di unonda. Consideriamo una certa t =0 t >0
funzione y = f ( x ) di una variabile spaziale x rappresentata
per t = 0 . Supponiamo che ad un tempo successivo, t > 0 , la
O vt x
funzione sia traslata nel verso positivo delle x mantenendo
inalterata la sua forma; se v la velocit con la quale si spostata, allora al tempo t > 0 la funzione
y = f ( x ) sar rappresentata come y = f ( x vt ) . Se in luogo di x vt lascissa fosse stata x + vt
si sarebbe descritta unonda in moto nel verso negativo delle x. Pertanto unonda che procede nel
verso positivo delle x, detta onda progressiva, o unonda che procede nel verso negativo delle x,
detta onda regressiva, vengono descritte attraverso la funzione:

y = f ( x vt ) ;

in generale un moto ondoso una combinazione di onde progressive e regressive, cos la sua
descrizione completa si ha attraverso la funzione:

y = f1 ( x vt ) + f 2 ( x + vt ) .

Consideriamo unonda unidimensionale in moto lungo lasse x; sia ( x, t ) una certa propriet
dellonda in questione, ad esempio lelongazione trasversale di una corda, nel caso di unonda che
si propaga lungo una corda o una componente del campo elettrico, nel caso di unonda
elettromagnetica. Alla luce di quanto appena visto, si pu scrivere:

( x, t ) = ( x vt ) .

La funzione ( x, t ) cos definita soluzione di una particolare equazione differenziale alle


derivate parziali detta equazione delle onde (unidimensionale), dedotta da Jean Baptiste Le Rond
DAlembert nel 1747 nella descrizione delle piccole oscillazioni di una corda omogenea:

2 ( x, t ) 1 2 ( x, t )
2 = 0, (8.1)
x 2 v t 2

per verificare questa caratteristica poniamo:


8-2 Onde elettromagnetiche

( x, t ) x vt ,

allora la derivata prima di ( x, t ) rispetto al tempo :

d d
= = v ;
t t d d

per determinare la derivata seconda di ( x, t ) rispetto al tempo, osserviamo che dalla relazione
precedente segue lidentit formale:

d
v , (8.2)
t d

cos:

2 d d d 2 d 2
= = v = v v =v . (8.3)
t 2 t t t d d d d 2

Daltra parte, la derivata prima di ( x, t ) rispetto a x vale:

d d
= = ,
x x d d

quindi, in questo caso vale lidentit:

d
, (8.4)
x d

pertanto la derivata seconda di ( x, t ) rispetto a x vale:

2 d d d d 2
= = = = ; (8.5)
x x x x d d d d
2 2

cos, confrontando la (8.3) con la (8.5), si ha:

2 ( x, t ) 2 d
2
2 ( x, t )
2

=v =v .
t 2 d 2 x 2

Concludiamo quindi che lequazione (8.1) descrive una propagazione ondosa e, in virt della sua
linearit, ammette come soluzione generale la funzione:

( x, t ) = 1 ( x vt ) + 2 ( x + vt ) .

Nella maggior parte dei fenomeni fisici la propagazione ondosa un fenomeno che si esplica in tre
dimensioni (o due, come nel caso delle onde su di un liquido o sulla superficie di una membrana);
Onde elettromagnetiche 8-3

in tali circostanze dipende da tutte e le tre coordinate spaziali oltre che


dal tempo e lequazione corrispondente :

2 2 2 1 2
+ + = 0,
x 2 y 2 z 2 v 2 t 2

che, definito un operatore:

2 2 2
2+ 2+ 2,
2

x y z Jean Baptiste Le Rond DAlembert

si esprime nella forma:

1 2
2 2 = 0.
2

v t

E possibile caratterizzare una generica onda attraverso il


concetto di fronte donda. Questo ente rappresenta il luogo dei
punti in cui, ad un fissato istante, la variabile
precedentemente introdotta assume lo stesso valore. Unonda
bidimensionale si dice, ad esempio, rettilinea o circolare, se i
suoi fronti donda sono rettilinei o circolari. Analogamente
unonda tridimensionale si dice piana se i suoi fronti donda,
che per ogni onda tridimensionale sono rappresentati da Formazione di onde circolari sulla superficie
superfici, sono piani; si dice sferica unonda i cui fronti sono dellacqua.

superfici sferiche.

Esempio: Se si considera come onda nello spazio, la funzione appena introdotta, ovvero
( x, y, z, t ) = ( ) = ( x vt ) , rappresenta unonda piana poich, essendo largomento indipendente da y e da z,
fissati che siano x e t, assume lo stesso valore su tutto il piano perpendicolare allasse x passante per il valore di x
considerato.

8.2 Onde armoniche

Quando ( ) una funzione periodica del suo argomento, londa corrispondente detta
periodica. In particolare sono periodiche le onde armoniche o sinusoidali cos definite:

( x, t ) = A cos k ( x vt ) ,

dove, senza perdita di generalit si considerata unonda progressiva. Si osservi che largomento
della funzione coseno stato espresso come k ( x vt ) in modo tale da risultare adimensionale. Per
verificare che tale funzione soddisfa lequazione delle onde (8.1) eseguiamo prima le derivate di
rispetto alla variabile x:


= kA sin k ( x vt ) ,
x
8-4 Onde elettromagnetiche

2
= k 2 A cos k ( x vt ) (8.6)
x 2

e poi le derivate rispetto a t:


= kvA sin k ( x vt ) ,
t
2
= k 2 v 2 A cos k ( x vt ) (8.7)
t 2

quindi, confrontando la (8.6) con la (8.7), segue:

2 2
2

t 2
= v 2
k 2
{
A cos (
k x vt )
= v }
x 2
.

Naturalmente anche qualora largomento della funzione coseno fosse differente da k ( x vt ) per
una fase arbitraria, la corrispondente funzione ( x, t ) risulterebbe soluzione dellequazione delle
onde, cos anche funzioni affini al coseno, come il seno, rappresentano moti ondosi. Sviluppando
largomento di ( x, t ) possibile equivalentemente scrivere tale funzione come:

( x, t ) = A cos ( kx t ) , y ( x, t ) t costante

dove prende il nome di pulsazione dellonda ed legata


alla velocit v attraverso il numero donda k:
O x

v= . (8.8)
k
l
La velocit v, che rappresenta la velocit di un qualunque
fronte donda, indica la velocit con cui si sposta la fase
dellonda e pertanto comunemente detta velocit di fase. y ( x, t ) x costante
Dalla definizione del suo argomento = x vt , unonda
periodica, come daltra parte risulta evidente per unonda
armonica, fissato t periodica nella variabile x e fissato x
periodica nella variabile t. Il periodo spaziale prende il O t
nome di lunghezza donda e risulta:

2 T

k

mentre il periodo temporale T :

2
T , (8.9)

cos, dalla (8.8) segue che tra queste due grandezze vale la relazione:
Onde elettromagnetiche 8-5

2

v= = T = .
k 2 T

8.3 Onde elettromagnetiche


Nel 1858 Kirchhoff, a partire dalla teoria sullelettromagnetismo formulata da Wilhelm Weber
tra il 1846 e il 1848, dedusse teoricamente che la velocit di propagazione dellinduzione in un
conduttore a resistenza nulla prossima a quella della luce nel vuoto. Weber nel 1864 verific
sperimentalmente tale risultato ipotizzando lesistenza di una qualche relazione tra la velocit di
propagazione delle onde elettriche e quella della luce. Nello stesso anno, nellambito del suo trattato
sullelettromagnetismo, Maxwell formul una teoria elettromagnetica della luce deducendo dalle
sue equazioni che i fenomeni elettrici e magnetici si propagano nel vuoto con la medesima velocit
della luce e concludendo che la luce ha natura elettromagnetica.
Consideriamo le espressioni delle equazioni di Maxwell in forma differenziale, nel vuoto ed in
assenza di sorgenti:

E = 0,
B = 0,
B
E = ,
t
E
B = 0 0 ;
t

in coordinate cartesiane tali equazioni si scrivono:

Ex E y Ez
+ + = 0; (8.10)
x y z
Bx By Bz
+ + = 0; (8.11)
x y z
Ez E y B
= x , (8.12)
y z t
Ex Ez B
= y , (8.13)
z x t
E y Ex B
= z ; (8.14)
x y t
Bz By E
= 0 0 x , (8.15)
y z t
Bx Bz E
= 0 0 y , (8.16)
z x t
By Bx E
= 0 0 z ; (8.17)
x y t
8-6 Onde elettromagnetiche

per semplicit cerchiamo soluzioni di queste equazioni in cui il campo elettrico diretto lungo
lasse y e il campo magnetico diretto lungo z:

E = E y y ,
B = Bz z .

Poich Ex , Ez e Bx , By sono nulli, lequazione (8.10) e lequazione (8.11), si scrivono:

E y
=0, (8.18)
y
Bz
=0; (8.19)
z

mentre la (8.13) non fornisce alcun contributo, la (8.12) e la (8.14) diventano:

E y
=0, (8.20)
z
E y Bz
= ; (8.21)
x t

infine, lequazione (8.17) non fornisce contributo, mentre la (8.15) e la (8.16) si scrivono:

Bz
=0, (8.22)
y
B E
z = 0 0 y . (8.23)
x t

Analizziamo in dettaglio le conseguenze di queste equazioni. Dalle relazioni (8.18), (8.20) e (8.21)
concludiamo che il campo elettrico non cambia spostandosi lungo le direzioni y e z, mentre varia
lungo lasse x se presente un campo magnetico dipendente dal tempo. Dalle relazioni (8.19),
(8.22) e (8.23) segue che anche il campo magnetico resta inalterato spostandosi lungo gli assi y e z,
ma varia lungo x se presente un campo elettrico dipendente dal tempo. Deriviamo rispetto alla
coordinata x ambo i membri dellequazione (8.21):

2 Ey 2 Bz
= ,
x 2 xt

e, analogamente, deriviamo ambo i membri dellequazione (8.23) rispetto al tempo:

2 Bz 2 Ey
= 0 0 ;
t x t 2

confrontando queste due equazioni, siccome 2 Bz xt uguale a 2 Bz t x , si ha:


Onde elettromagnetiche 8-7

2 Ey 2 Ey
= 0 0 .
x 2 t 2

Procedendo analogamente per il campo magnetico si trova:

2 Bz 2 Bz
=
0 0 .
x 2 t 2

Dal fatto che entrambi i campi soddisfano lequazione delle y

onde (8.1), Maxwell dedusse che il suo insieme di equazioni


ammette quali soluzioni delle onde trasversali, ossia tali che
r
il campo elettrico e quello magnetico oscillano su piani E fronte d'onda
perpendicolari allasse x, che rappresenta la direzione di
propagazione. Siccome i campi elettrico e magnetico non r
variano su piani perpendicolari alla direzione di B r
propagazione (equazioni (8.18), (8.20) per il campo elettrico v
e (8.19), (8.22) per il campo magnetico), londa descritta z
x
piana. Si osservi, infine, che la scelta di assumere i campi
orientati in direzioni fisse, condizioni per le quali si dice che
londa possiede polarizzazione lineare (in questo caso E polarizzato lungo la direzione y), non
deve ritenersi lesiva della generalit dello studio in quanto la pi generale delle onde che si propaga
lungo lasse x pu essere ottenuta come la sovrapposizione di unonda polarizzata lungo lasse y e
laltra polarizzata lungo lasse z. Pertanto possiamo generalizzare le equazioni soddisfatte dai campi
come:

2 E 2 E
=
0 0 ,
x 2 t 2
2 B 2 B
= 0 0 2 ,
x 2 t

dove ciascuna equazione corrisponde a tre equazioni scalari. In y


figura sono mostrate le soluzioni di tipo armonico delle
equazioni donda. Per confronto con lequazione delle onde
(8.1), la velocit di propagazione dellonda elettromagnetica nel r
E
vuoto vale:

1
c= r
0 0 z
B

Se a 0 si sostituisce il suo valore di 1.256 106 H m ed a 0 x


12
il suo valore di 8.854 10 F m , si trova:

c 2.998 108 m s ;

lidentit tra il valore di questa velocit e quello della luce nel vuoto, confermata da ulteriori
verifiche sperimentali, consente di concludere che la luce unonda elettromagnetica. Nel caso di
8-8 Onde elettromagnetiche

propagazione in un mezzo materiale di costante dielettrica relativa r e permeabilit magnetica


relativa r , la velocit dellonda si esprime come:

1 1 1 1 c
v= = = = ,
r 0 r 0 r r 0 0 r r

posto quindi:

n r r , (8.24)

la velocit dellonda nel mezzo materiale si scrive:

c
v= , (8.25)
n

in cui n prende il nome di indice di rifrazione del mezzo considerato. Lipotesi che la velocit di
propagazione della luce fosse correlata alla costante dielettrica del mezzo, fu avanzata nel 1846 da
Faraday.
Siccome i campi E y e Bz descrivono una propagazione ondosa lungo lasse x, il loro argomento
pu essere espresso facendo uso della funzione = x vt :

E y = E y ( ) = E y ( x vt ) ,
Bz = Bz ( ) = Bz ( x vt ) ,

adoperando tale funzione, dalla (8.4) segue che la derivata di E y rispetto a x vale:

E y dE y
= ,
x d

mentre, dalla (8.2) la derivata rispetto al tempo di Bz vale:

Bz dB
= v z ,
t d

cos, dalla (8.21) segue:

dE y dBz
= v ,
d d

col segno positivo o negativo, rispettivamente, se londa progressiva o regressiva. Questa


relazione una semplice equazione differenziale del primo ordine che, risolta per integrazione
diretta, fornisce come risultato E y = vBz + cost , dove la costante pu essere posta uguale a zero;
cos risulta quindi:
Onde elettromagnetiche 8-9

Ey
= v .
Bz

Per le scelte fatte, il rapporto E y Bz coincide col rapporto delle intensit dei campi elettrico e
magnetico inoltre, tenuto conto delle direzioni relative dei vettori E , B e v , possiamo scrivere:

E = Bv ,
E
= v. (8.26)
B

Solitamente nel rapporto tra le intensit dei campi si fa uso del vettore H , pari a B :

E E 1
= = v = = Z; (8.27)
H B

la quantit Z cos definita ha le dimensioni di unimpedenza e viene detta, infatti, impedenza


caratteristica del mezzo materiale in cui si propaga londa; in particolare nel vuoto r e r sono
entrambi unitari e cos:

0
Z0 377 . (8.28)
0

Limpedenza caratteristica Z pu essere espressa attraverso limpedenza Z 0 facendo uso dellindice


di rifrazione definito nella relazione (8.24) come:

0 r 0 r r 2 r
Z= = = = Z0 = Z0 = Z0 r .
0 r 0 r r r r r n

Infine, nel vuoto v uguale alla velocit della luce c, cos risulta:

E = cB ;

questa relazione suggerisce che, siccome c ha un valore molto grande, gli effetti prodotti da unonda
elettromagnetica nel vuoto (ma anche nellaria, visto che in tale caso v c ) sono sostanzialmente di
natura elettrica.

Esempi: Unonda elettromagnetica piana nel vuoto, il cui campo elettrico assume un valore massimo di 6 V m , sar
caratterizzata da un campo magnetico il cui valore massimo di circa 20 nT (si confronti col campo magnetico medio
prodotto dalla Terra che, alla superficie di circa 50 T , ossia 2500 volte maggiore). Per tale motivo nella descrizione
di unonda elettromagnetica ci si riferisce comunemente al suo campo elettrico; ad esempio, per londa elettromagnetica
rappresentata nella figura precedente, il piano di polarizzazione, xy, quello in cui oscilla il campo elettrico.
8-10 Onde elettromagnetiche

8.4 Energia di unonda elettromagnetica


Lesistenza simultanea del campo elettrico e del campo magnetico corrispondenti ad unonda
elettromagnetica comporta che allonda si associ unenergia. In un mezzo omogeneo di costante
dielettrica e permeabilit magnetica le densit di energia associate a ciascun campo sono
rispettivamente:

1
ue = E 2 ,
2
1 2
um = B ;
2

proveremo nel seguito che sia qualora i campi siano statici che variabili, la densit complessiva di
energia allonda elettromagnetica pu esprimersi attraverso la somma:

1 1 2
u = ue + u m = E 2 + B . (8.29)
2 2

Daltra parte per unonda piana che si propaga con velocit v , di intensit pari a 1 , il modulo
del campo magnetico pu esprimersi attraverso il modulo del campo elettrico tramite la relazione
(8.26), per cui:

1 1 2 1 2 1 E2 1 2 1 2
u = E2 + B = E + = E + E = E2 .
2 2 2 2 v 2
2 2

Sebbene ricavato per le sole onde piane, questo risultato vale in generale per tutte le onde
elettromagnetiche; quindi in unonda elettromagnetica la densit di energia equamente ripartita tra
campo elettrico e campo magnetico. Consideriamo un elemento di superficie ds il cui versore
normale n forma un angolo con la direzione di propagazione di unonda elettromagnetica,
definita attraverso il vettore velocit v . Durante il tempo dt la superficie ds attraversata da tutta
lenergia dU contenuta nel volume dV del cilindro di area di base cos ds e altezza vdt , cio:
v dt
dU = udV = uds cos vdt = E v cos dsdt
2

r
cos, la potenza che attraversa ds : v
ds J dV
n
dU
dP = d = E v cos ds .
2

dt

Definiamo un vettore S come:

S E 2v ,

tale che il suo flusso attraverso la superficie ds fornisce la potenza istantanea attraverso ds :

dP = S ds = S n ds = E 2 v cos ds .
Onde elettromagnetiche 8-11

Questo vettore pu essere riscritto come:

1
S= EB , (8.30)

infatti, per unonda piana, i campi E e B oscillano perpendicolarmente tra loro ed alla direzione di
propagazione definita dal vettore v , inoltre, facendo sempre uso della (8.26), risulta:

1 1 v 1 Ev 1 1 2 1
S= EB = EB = E = E v = E 2 v = E 2 v .
v v v v 2

( )
Anche questa identit tra E 2 v e E B vale, in generale, per tutte le onde elettromagnetiche.
Adoperando la relazione (8.30), la potenza istantanea attraverso lelemento ds si scrive:

1
dP =

( E B ) ds ,
per cui, integrando su di una superficie finita S, la potenza istantanea che la attraversa corrisponde
al flusso di S attraverso tale superficie:

1
P = S ds =

( E B ) ds . (8.31)
S S

Il vettore S introdotto nel 1883 da John Henry Poynting per rappresentare la r


E
propagazione dellenergia elettromagnetica, prende il nome di vettore di
Poynting ed caratterizzato dallavere la direzione ed il verso coincidenti con
quelli della velocit di propagazione dellonda, mentre il suo modulo pari r r
B v
allenergia elettromagnetica associata allonda che per unit di tempo
attraversa lunit di superficie ortogonale alla direzione di propagazione. r
S
Dimensionalmente S si esprime in W m 2 .

8.5 Intensit di unonda elettromagnetica


Consideriamo unonda piana, armonica, polarizzata linearmente; il campo elettrico nel piano di
polarizzazione ha intensit:

E = E0 cos ( kx t )

ed il corrispondente vettore di Poynting ha modulo:

S = E 2 v = vE0 2 cos 2 ( kx t ) .

Considerata una superficie S, tramite la relazione (8.31) possibile stabilire la potenza istantanea
che attraversa la superficie specificata. Tale grandezza risulta, tuttavia, di scarso valore pratico in
quanto gli strumenti di misura non sono generalmente in grado di apprezzare variazioni troppo
8-12 Onde elettromagnetiche

rapide dellenergia; si tenga conto che, ad esempio la pulsazione della luce visibile dellordine di
1015 rad s . Pertanto pi utile determinare il valor medio del vettore S calcolato in un periodo T
dato dalla (8.9):
T
1 1
S = v E 2
= v E0 2 cos 2 ( kx t ) dt = vE0 2 .
T 0 2

Il valor medio dellenergia che attraversa una sezione ortogonale alla direzione di propagazione, per
unit di tempo e per unit di area detto intensit dellenergia; cos, siccome per una grandezza
variabile sinusoidalmente il valore efficace pari allampiezza della grandezza diviso 2 , allora:

1
I S = vE0 2 = vEeff 2 ;
2

inoltre, dalla relazione (8.27) segue che v = = = 1 Z , pertanto

Eeff 2
I = vEeff =
2
.
Z

Infine, siccome possibile esprimere limpedenza caratteristica Z del mezzo materiale attraverso
limpedenza caratteristica del vuoto Z 0 introdotta nella (8.28) e lindice di rifrazione n definito
tramite la relazione (8.24), come Z 0 n , allora, sostituendo nella precedente equazione, si ha:

2
1 nEeff
I= .
r Z 0

8.6 Teorema di Poynting


Consideriamo una regione dello spazio di volume V in cui un campo
elettrico E determina una densit di corrente J , allora la potenza
istantanea dissipata nel volume per effetto Joule vale E J dv . Daltra
V

parte dalla quarta equazione di Maxwell la densit di corrente J pu


esprimersi come:

E B
J = + ,
t
John Henry Poynting

per cui, sostituendo nellespressione della potenza dissipata, si ha:

E B E B
E J dv = E
V V
t
+

dv = E
V
t
dv + E
V

dv .

(8.32)
Onde elettromagnetiche 8-13

Dallidentit vettoriale:

( )
E B = B E E B ,

in cui E espresso come B t , segue:

B
( )
E B = B E E B = B
t
E B ; ( )
sostituendo tale relazione nella (8.32), si ottiene:

E B E B B ( )
E B
E J dv = E
V V
t
dv + E
V
dv = E
V
t
dv
V
t
dv
V

dv =


= E
E B B
+ dv
E B
dv =
( )
V
t t V

E 2 B2
=
(
E B )
V
t 2
+
2
dv dv
V

dove si supposto che sia che non varino nel tempo; assumendo quindi che il volume V non sia
in moto, si ha:

d E 2 B2 (
E B )
E J dv =
V

dt V 2
+ dv
2 V

dv .

Infine, applicando il teorema della divergenza allultimo integrale, dalla relazione (8.30), si ottiene:

d E 2 B2
E J dv =
V
dt V 2
+ dv S ds
2 S

in cui S la superficie di contorno di V. Siccome il primo membro di questa identit rappresenta la


potenza istantanea dissipata nel volume V per effetto Joule, concludiamo che tale quantit si
esprime come somma di due termini, il primo dei quali dato dalla (8.29), che si voleva provare,
rappresenta la variazione di energia contenuta nel volume e il secondo, pari al flusso di S , la
potenza istantanea che attraversa il volume considerato. Questa identit, che prende il nome di
teorema di Poynting, si pu rappresentare in forma differenziale attraverso la relazione:

u
S + E J = ,
t

che esprime il bilancio energetico, affermando che la variazione dellenergia contenuta in una
superficie chiusa dovuta sia al flusso di energia prodotta dalle onde elettromagnetiche che
attraversano tale superficie che allenergia spesa per determinare il moto delle cariche elettriche
contenute nel volume interno alla superficie.
8-14 Onde elettromagnetiche

8.7 Sorgenti di onde elettromagnetiche


Dalle relazioni (8.21) e (8.23) emerge che le onde elettromagnetiche sono
originate dal campo elettrico ottenuto attraverso la variazione di un campo
magnetico e dal campo magnetico prodotto dalla variazione di un campo
elettrico. Pertanto, poich una configurazione stazionaria di carica o una
corrente continua non possono determinare la generazione di onde
elettromagnetiche, ne segue che a tale scopo necessario che la corrente sia
di intensit variabile nel tempo, cio non stazionaria. Ci porta a concludere
che le onde elettromagnetiche sono prodotte dallaccelerazione delle cariche;
cio una particella carica, una volta accelerata, perde energia per effetto
dellirradiazione di onde elettromagnetiche. Heinrich Hertz
La rivelazione delle onde elettromagnetiche previste dalla teoria di
Maxwell costitu il maggiore oggetto degli studi di Hertz.
Dopo aver rielaborato matematicamente le equazioni di
Maxwell, Hertz comprese che le onde elettromagnetiche
potevano essere prodotte da oscillazioni elettriche;
daltra parte era ormai noto che la scarica di un
condensatore su una bobina produceva delle oscillazioni
elettriche, cos nel 1888 Hertz connesse un rocchetto di
Ruhmkorff ad un condensatore realizzato da due sfere
metalliche collegate da unasta metallica dotata di una
piccola interruzione alla sua met. Sugli estremi
affacciati dellinterruzione erano poste due piccole sfere
metalliche. In corrispondenza della scarica elettrica tra la
due sferette, prodotta dal rocchetto di Ruhmkorff, Hertz
gener delle onde elettromagnetiche di circa 40 MHz.
Esperienze di Hertz, si noti a sinistra loscillatore Nel dispositivo cos composto il campo elettrico
collegato al rocchetto di Ruhmkorff e al centro il
rivelatore. Sul fondo disposto il pannello riflettente. variabile prodotto dalle sfere pi grandi e il campo
Nel disegno sono mostrati inoltre dei radiatori magnetico variabile generato
parabolici ed un prisma per esperienze di ottica delle
onde elettromagnetiche (E. Desbeaux, Fisica moderna, dalle aste metalliche erano
Milano 1902) sostanzialmente ortogonali tra
loro in corrispondenza del centro del sistema, per cui le condizioni
indicate dalla teoria di Maxwell per ottenere lirraggiamento erano
soddisfatte. Per la rivelazione delle onde elettromagnetiche Hertz costru
una spira metallica con una piccola interruzione in corrispondenza della
quale erano disposte due sferette metalliche; una variazione di flusso
attraverso tale spira avrebbe determinato linduzione di una forza
elettromotrice e, di conseguenza, tra le sferette sarebbe scoccata una
scintilla. Hertz speriment spire con differenti dimensioni, constatando
che in alcuni casi, corrispondenti ad una situazione di risonanza tra la
frequenza del campo elettromagnetico e quella propria di tale circuito, la
scintilla risultava pi intensa. Per eliminare il dubbio che leffetto
osservato non fosse dovuto ad un semplice fenomeno di induzione, Hertz
fece riflettere le onde su un pannello metallico, ottenendo nella regione Riproduzione dellapparato
compresa tra il generatore e tale pannello linterferenza tra le onde trasmittente dei primi esperi-
provenienti dalloscillatore e quelle riflesse dal pannello. Questa menti di Marconi. Si noti, in
alto, lantenna a pannello e in
interferenza determinava in tale regione una configurazione di onde basso, a sinistra, loscillatore e,
stazionarie in cui i massimi erano situati nei punti in cui le onde dirette e aRuhmkorff destra, il rocchetto di
(Fondazione Gu-
riflesse si sommavano in fase e i minimi nei punti in cui le onde si glielmo Marconi, Collezione
sommavano in opposizione di fase. Dalla misura della distanza tra tali Bigazzi)
Onde elettromagnetiche 8-15

z massimi e minimi Hertz risal alla velocit di propagazione


delle onde, constatando che il suo valore era dello stesso
ordine di grandezza di quello della luce nel vuoto,
confermando, quindi, la teoria di Maxwell.
A partire da questa scoperta, gli sperimentatori
migliorarono lapparato di Hertz, soprattutto nella parte del
y
rivelatore. Sebbene Hertz attribuisse solo una valenza teorica
x
alla sua scoperta, nel 1894 Guglielmo Marconi ebbe lidea di
impiegare le 100 MeV 22 10
-14

Dipendenza angolare dellintensit del campo onde rivelate 10 MeV 10 21


RAGGI g 10
-13

elettrico prodotto da un dipolo elettrico 10

oscillante.
da Hertz per 1 MeV
10
20 10
-12
0.01

la 100 keV
10
19 10
-11
0.1

trasmissione a distanza di informazioni. Marconi


-10
10 keV 18 RAGGI X 10 1
10
-9
1 keV 1 nm
colleg unantenna, realizzata inizialmente con un 100 eV 10 17 10
-8
16 10 10 nm
pannello metallico sospeso ad un palo, ad una delle 10 eV 10 15
ULTRAVIOLETTO
10
-7
100 nm
due sfere delloscillatore e colleg a terra laltra 1 eV
10
14
VISIBILE
10
-6
1 m
10
sfera; analoga disposizione fu adottata per il 10
13 10
-5
10 m
INFRAROSSO
ricevitore. Con tale sistema Marconi nel 1895 riusc 10
12 10
-4
100 m

ad inviare dei segnali tra due punti distanti circa un 100 GHz 10
-3
11 10 1 mm
EHF
-2
10 mm
chilometro e mezzo a Pontecchio, presso Bologna. 10 GHz 10
10
SHF
10
-1
9 10 100 mm
Una comune sorgente di onde elettromagnetiche 1 GHz 10 8
UHF
10
0
1m
100 MHz
rappresentata da un dipolo elettrico oscillante. 10 MHz 10 7
VHF
10
1
10 m
10 HF
Lapplicazione di una forza elettromotrice variabile, 1 MHz 10 6 10
2
100 m
MF
ad esempio con legge sinusoidale, ad unantenna 100 kHz 10 5
LF
10
3
1 km

metallica, determina un moto oscillatorio degli 10 kHz 10


4
4 10 10 km
VLF
5
100 km
elettroni del conduttore e, di conseguenza, provoca 1 kHz 10
3 10
6
2 10
lirradiazione di unonda elettromagnetica della 100 Hz 10 1 10
7
10 Hz
stessa frequenza di oscillazione; gli elettroni di una 1 Hz
10
0 10
8
10
seconda antenna, che agisce da ricevitore, sono poi
indotti a oscillare alla stessa maniera per effetto frequenza (Hz) lunghezza d'onda (m)

della componente elettrica dellonda incidente: tale Spettro della radiazione elettromagnetica; le sigle VLF (Very
oscillazione, opportunamente rilevata ed ampli- Low Frequency), LF (Low Frequency), MF (Medium
Frequency), HF (High Frequency), VHF (Very High Frequency),
ficata, consente la ricezione dellinformazione UHF (Ultra High Frequency), SHF (Super High Frequency),
trasmessa dallemittente attraverso londa elettro- EHF (Extremely High Frequency), distinguono gli intervalli di
frequenze della radiazione adoperata nelle radiotrasmissioni. La
magnetica. Nella figura rappresentata la dipen- corrispondenza tra frequenza f ed energia E deriva dalla formula
denza angolare, ( sin 2 ), dellintensit del campo relativa al modello quantistico della radiazione, E = hf , in cui h
la costante di Planck.
elettrico a grande distanza da un dipolo oscillante.
Naturalmente i meccanismi di generazione di
onde elettromagnetiche cambiano in funzione della lunghezza donda della radiazione emessa; cos,
mentre attraverso delle antenne possibile irradiare onde di lunghezza sino al centimetro, per
lunghezze donda inferiori, tali dispositivi si rivelano inadeguati. Ad esempio, la generazione di
luce visibile avviene stimolando atomi o molecole con campi elettrici variabili; ci provoca
loscillazione sincrona dei baricentri delle cariche negativa e positiva e la conseguente emissione di
radiazione. Solitamente si classificano le onde elettromagnetiche attraverso la loro lunghezza
donda o la loro frequenza, pari a ( 2 ) ; lo spettro della radiazione elettromagnetica viene cos ad
essere schematizzato nella tabella qui riportata.
8-16 Onde elettromagnetiche

8.8 Trasmissione di segnali


Consideriamo unonda elettromagnetica piana di tipo armonico, in moto lungo la direzione x con
velocit di fase v. Il campo elettrico nel piano di polarizzazione :

E = E0 cos ( kx t ) ,

dove k e sono legati alla velocit attraverso la relazione (8.8). Questa funzione caratterizzata
dallessere illimitata sia lungo lasse x che lungo lasse temporale; inoltre, essendo periodica sia
spazialmente che temporalmente, non soggetta ad alcuna variazione della forma nel corso del
tempo o lungo la direzione di propagazione. Tali caratteristiche pregiudicano la possibilit di
associare uninformazione allonda e fare si che possa essere considerata un segnale; nella pratica,
infatti, si producono o si osservano onde sinusoidali di durata finita, oppure segnali periodici non
armonici o segnali aperiodici. Tuttavia, alla luce dellanalisi di Fourier, un segnale spazialmente e
temporalmente limitato pu essere ottenuto attraverso la somma di infinite onde di tipo armonico,
ciascuna con opportuni valori di ampiezza e frequenza. Sebbene tale studio trascenda dalle finalit
di questa analisi, stabiliamo le caratteristiche di propagazione di un impulso nella semplice
circostanza che tale impulso sia generato dalla sovrapposizione di due sole onde armoniche in moto
nella stessa direzione, aventi la stessa ampiezza E0 e caratterizzate da due pulsazioni e
vicine tra loro e da numeri donda k e k pure vicini tra loro. Londa risultante dalla
sovrapposizione sar data da:

E = E0 cos ( kx t ) + E0 cos ( k x t ) =
k k k + k +
= 2 E0 cos x t cos x t
2 2 2 2
k
= 2 E0 cos x t cos ( kx t ) ;
2 2

dove1 si posto k k k e , in cui k k e essendo per ipotesi k molto


prossimo a k e pure molto prossimo a . La E 1(x, t )
presenza del termine cos ( kx t ) , detto onda
portante, suggerisce che londa risultante dalla x

composizione si propaghi con caratteristiche simili


a quelle delle onde componenti, ma con ampiezza E 2(x, t )
modulata dal termine 2 E0 cos ( k 2 ) x ( 2 ) t .
x
Londa portante si propaga con la velocit v pari a:
E 1(x, t ) + E 2(x, t ) t costante

v= ,
k

cio con la stessa velocit di fase delle componenti; x


il termine di modulazione, invece, si propaga con la
velocit vg data da:

1
Si fatto uso dellidentit trigonometrica cos + cos = 2 cos ( ) 2 cos ( + ) 2 .
Onde elettromagnetiche 8-17


vg ,
k

che, in generale, risulter differente da v. Con lausilio dellanalisi di Fourier questo esempio pu
essere esteso ad una sovrapposizione di infinite componenti armoniche di pulsazioni e numeri
donda compresi in intervalli definiti; in analogia al semplice caso test esaminato, il fenomeno
propagatorio pu essere caratterizzato oltre che dalla velocit di fase, anche da unaltra velocit,
detta velocit di gruppo, che rappresenta la velocit con cui si propaga la risultante della
composizione delle infinite onde armoniche. Tale risultante prende il nome di pacchetto donde. La
velocit di gruppo definita come:

d
vg ,
dk

siccome vg la velocit con la quale si propaga il pacchetto donde, allora vg rappresenta anche la
velocit di trasmissione del corrispondente segnale e quindi dellinformazione ad esso associata.
Dalla relazione (8.8) e dalla definizione di velocit di gruppo segue:

d d dv
vg = = vk = v + k ,
dk dk dk

quindi, solo nei mezzi materiali in cui la velocit di fase indipendente dal numero donda (o, dalla
lunghezza donda), circostanza per cui il mezzo detto non dispersivo, le due velocit coincidono.
Risulta inoltre:

d 1 1 1 v
vg = = = = = , (8.33)
dk dk d n n dn dn
+ 1+
d d c c c d n d

dove si fatto uso delle espressioni (8.8) e (8.25); questa relazione consente di confrontare la
velocit di gruppo con la velocit di fase attraverso lo studio del segno della derivata dn d , infatti,
siccome:

dn n v
= 1 ,
d vg

poich il fattore n positivo, si ha:

dn
< 0 v g > v,
d
dn
> 0 vg < v.
d

Essendo, nel vuoto, la velocit di fase per unonda elettromagnetica uguale a c, allora vg pu essere
maggiore o minore di c. In effetti, negli intervalli di valori di in cui dn d > 0 , detti regioni di
dispersione anomala, le approssimazioni fatte per giungere alla relazione (8.33) non sono pi valide,
cos in pratica la velocit di gruppo risulta sempre essere minore di c, coerentemente coi principi su
8-18 Onde elettromagnetiche

cui si basa la teoria della relativit. Il fenomeno della dispersione riveste una particolare importanza
nella trasmissione dei segnali. Consideriamo inizialmente un segnale ottenuto attraverso la
composizione di infinite componenti che si propaga nel vuoto; poich in tale circostanza la velocit
di gruppo del segnale coincide con la velocit di fase di ciascuna delle componenti, il segnale si
sposter attraverso lo spazio senza subire alterazioni. Se lo
y t = t0
r stesso segnale si propaga in un mezzo dispersivo, siccome la
vg velocit di ciascuna componente risulta diversa dalle altre, si
determiner un allargamento ed un appiattimento della forma
del segnale stesso. Lentit di questa deformazione aumenter
O x
col procedere dellimpulso attraverso il mezzo dispersivo, cos,
un segnale, ad esempio, basato su di una successione di impulsi,
pu venire alterato sino a diventare indecifrabile da parte di
y t = t0 + Dt
colui che lo riceve, dopo che esso ha attraversato tale mezzo.
r Per tale motivo, nella trasmissione di segnali in mezzi materiali
vg (come nelle fibre ottiche, ad esempio) attribuita molta
importanza alla scelta di bande di frequenza di lavoro in
O
corrispondenza delle quali la dispersione del mezzo risulti
t
minima.

8.9 Linee di trasmissione


Sebbene la trasmissione di segnali lungo linee di trasmissione fosse
stata quasi successiva allesperimento di rsted, la prima teoria
descrittiva di tali dispositivi si ebbe nel 1880 ad opera di Heaviside, il
quale sintetizz le originarie 20 equazioni di Maxwell nelle quattro ora
note e introdusse i metodi matematici di studio usati tuttora.
Una linea di trasmissione un mezzo per trasferire energia da un
generatore ad un utilizzatore. Con riferimento a generatori che erogano
forze elettromotrici sinusoidali, per basse frequenze, come in
corrispondenza della frequenza della rete di distribuzione domestica
dellenergia elettrica, si adoperano normali conduttori ed il loro studio
pu essere svolto con la teoria dei circuiti. Alle alte frequenze, quando la
rapidit di variazione delle grandezze elettriche comparabile coi tempi Oliver Heaviside
che impiegano i campi a propagarsi attraverso i conduttori, si adoperano
tipicamente cavi coassiali ed il loro studio deve essere fatto con la teoria delle onde
elettromagnetiche. Consideriamo un cavo coassiale, sia C una circonferenza coassiale al cavo e
contenuta nellintercapedine tra i due conduttori e sia S la superficie circolare che ha come contorno
C ; applichiamo le leggi di Faraday-Henry e di Ampere su tali domini:

d
E dl = dt B ds ,
C S
x
d
r r
B
C H dl = I + dt E ds .
E S

C
S
Se i campi E e B (e quindi H , se nel mezzo valida la
relazione H = B ) sono perpendicolari tra loro e per-
pendicolari allasse del cavo, risulta:
Onde elettromagnetiche 8-19

C
E dl = 0,

C
H dl = I ;

ovvero, in questo caso il campo elettrico in un qualsiasi piano perpendicolare


allasse del cavo risulta conservativo ed analogo a quello prodotto da una
distribuzione elettrostatica di carica; inoltre anche il campo magnetico in
qualsiasi piano perpendicolare allasse analogo al campo magnetostatico
prodotto da una corrente stazionaria. Da queste considerazioni segue che
possibile applicare le tradizionali regole per la descrizione dei circuiti LV
elettrici in regime stazionario; cos si pu definire in maniera univoca la LI
differenza di potenziale tra i conduttori per ogni punto x situato lungo il cavo,
come lintegrale del campo elettrico lungo un generico percorso LV situato
nel piano perpendicolare allasse:

v ( x, t ) = E dl ;
LV

analogamente, si pu definire la corrente attraverso, ad esempio, il conduttore centrale, come


lintegrale del campo H lungo un generico percorso chiuso LI nel piano perpendicolare allasse e
che racchiude tale conduttore:

i ( x, t ) = H dl .
LI

In particolare, qualora il cavo sia sollecitato sinusoidalmente, per la sua descrizione possibile far
ricorso al metodo simbolico.
Consideriamo un generico tratto di lunghezza infinitesima dx
I l dx r dx I +dI
compreso tra due sezioni trasversali poste, rispettivamente, alle
distanze x e x + dx da un punto di riferimento quale, ad esempio,
linizio dove connesso un generatore sinusoidale di pulsazione
V V + dV
. Questo tratto infinitesimo pu essere schematizzato, come g dx c dx
mostrato in figura, dove l, r, g e c, rappresentano, rispettivamente,
linduttanza per unit di lunghezza, la resistenza per unit di
lunghezza, la conduttanza per unit di lunghezza e la capacit per
unit di lunghezza. Siano V ( x ) e I ( x ) rispettivamente le x x + dx

estensioni complesse della differenza di potenziale tra i due conduttori della linea e della corrente
nella linea, entrambi calcolati alla distanza x dallorigine scelta; alla distanza x + dx , queste
grandezze varranno rispettivamente V ( x ) + dV ( x ) e I ( x ) + dI ( x ) . La differenza dV ( x ) tra la
differenza di potenziale in x e in x + dx prodotta dalla caduta di tensione sullimpedenza
r dx + jl dx :

V ( x ) V ( x ) + dV ( x ) = ( r dx + jl dx ) I ( x ) ;

la differenza dI ( x ) fra la corrente in x e la corrente in x + dx attraverso i conduttori dovuta alla


corrente che scorre nellammettenza g dx + jc dx :
8-20 Onde elettromagnetiche

I ( x ) I ( x ) + dI ( x ) = ( g dx + jc dx ) V ( x ) ;

daltra parte, siccome dV ( x ) = dV ( x ) dx dx e dI ( x ) = dI ( x ) dx dx , si ha:

dV ( x )
= ( r + jl ) I ( x ) , (8.34)
dx
dI ( x )
= ( g + j c ) V ( x ) . (8.35)
dx

Derivando la (8.34) rispetto a x e sostituendo alla derivata di I ( x ) la sua espressione dalla (8.35),
si trova:

d 2V ( x )
= 2 V ( x) , (8.36)
dx 2

dove si indicato con la quantit complessa:

( r + jl )( g + jc ) ,

detta costante di propagazione. La soluzione generale dellequazione differenziale (8.36) data da:

V ( x ) = V1 e x + V2 e x , (8.37)

dove V1 e V2 sono costanti complesse, determinate in base alle condizioni al contorno. Derivando
rispetto a x questa soluzione e sostituendola nella (8.34), si trova:

V1 x V2 x
I ( x) = e e , (8.38)
Z0 Z0

dove si posto:

r + jl
Z0 ,
g + j c

questa quantit ha le dimensioni di unimpedenza e prende il nome di impedenza caratteristica della


linea. Poich una quantit complessa, pu essere espressa nella forma:

+ j ,

dove detta costante di attenuazione e costante di fase; sostituendo questa espressione di


nelle relazioni (8.37) e (8.38), si ottiene:

V ( x ) = V1 e x e j x + V2 e x e j x , (8.39)
Onde elettromagnetiche 8-21

V1 x j x V2 x j x
I ( x) = e e e e . (8.40)
Z0 Z

Per verificare che tali equazioni determinano soluzioni di tipo propagativo, consideriamo il caso in
cui V2 nullo, condizione corrispondente alla descrizione di una linea infinita, per la quale deve
valere lim V ( x ) = 0 . Le equazioni (8.39) e (8.40) in questo caso diventano:
x

V ( x ) = V1 e x e j x , (8.41)
V1 x j x
I ( x) = e e ; (8.42)
Z0

assumendo inoltre che il generatore sinusoidale sia posto in corrispondenza dellorigine del sistema
di riferimento, ossia:

v ( 0, t ) = V0 cos (t ) ,

la cui estensione complessa :

V ( 0 ) = V0 e jt ,

segue che il coefficiente V1 deve valere V0 e jt , cos, sostituendo nelle equazioni (8.41) e (8.42), si
ottiene:

V ( x ) = V0 e x e j (t x ) ,
V0 x j (t x )
I ( x) = e e .
Z0

Prendendo la parte reale di ciascuna di queste espressioni, si ottengono, rispettivamente, la tensione


istantanea v ( x, t ) e la corrente istantanea i ( x, t ) alla distanza x dal generatore:

v ( x, t ) = V0 e x cos (t x ) = V0 e x cos ( x t ) ,
V0 x V
i ( x, t ) = e cos (t x ) = 0 e x cos ( x t + ) ,
Z0 Z0

dove Z 0 e sono rispettivamente, il modulo e largomento dellimpedenza caratteristica. Le


espressioni precedenti descrivono onde di tensione e corrente che si propagano lungo la linea, la cui
ampiezza, per effetto del termine di attenuazione e x diminuisce con la distanza. Poich la
direzione di propagazione dellonda, x, perpendicolare sia al vettore E che al vettore H , il modo
di propagazione test descritto detto TEM (transverse electromagnetic mode). Nel caso ideale di
una linea senza perdite, per cui r e g sono nulli, la costante di attenuazione nulla, mentre la
costante di fase vale:

= lc , (8.43)
8-22 Onde elettromagnetiche

daltra parte, per un cavo coassiale, linduttanza per unit di lunghezza e la capacit per unit di
lunghezza valgono, rispettivamente:

R2
l= ln ,
2 R1
2
c= ,
R
ln 2
R1

in cui R1 e R2 rappresentano, rispettivamente, i raggi del conduttore interno ed esterno del cavo,
cos, sostituendo nella (8.43) si ha:

R2 2
= ln = , (8.44)
2 R1 R2
ln
R1

e quindi, le espressioni della differenza di potenziale e della corrente lungo la linea, sono:

v ( x, t ) = V0 cos ( x t ) ,
V0
i ( x, t ) = cos ( x t + ) ,
Z0

e la velocit di propagazione, dalla (8.8) e dalla (8.44)


vale:

1
v= = .
Cavi coassiali per la trasmissione di segnali ad alta
frequenza (GEPCO).

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