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Ove chiunque deforme (02-02-2017)

Di fronte ad un piazzale ricoperto di sabbia, sulla quale erano stati tracciati dei segni
vagamente geometrici e posta una rete erigibile in misura variabile verso lalto, vi era
una finestra. Dai sprizzi di luce che si potevano intravedere, dietro le edere poste
direttamente sul vetro, le varie piante rampicanti disposte ad arco sulle pareti, ed i
rami dei ciliegi, pini, peschi, cipressi e salici posti tra le due aree appena descritte si
scorgeva una figura dallaspetto non chiaro. Probabilmente era una persona, ma un
cartello sembrava dover indicare che l vi era un qualcosa di diverso da ci che
conosciamo, un altro. Un qualcosa dalla struttura vagamente umanoide per i tratti
riconoscibili, ma che dietro alle porzioni nascoste poteva celare un che di amorfo,
mostruoso, o qualsiasi credenza che la nostra mente o i pareri altrui possono portarci a
ritenere corretta.
Per la verit vi era unintera abitazione, ora materializzata nelle menti come spesso
accade una volta che viene citata permettendo al cervello di defocalizzarsi dalla sola
finestra. A differenza delle altre, essa si trovava allinterno di un parco inaccessibile ai
pi, poich chiuso da un cancello che, oltre al classico lucchetto, possedeva anche il
cartello esplicativo che sicuramente sar gi stato letto se vi siete approssimati al
inferriata medesima. Questinferriata racchiudeva unarea modestamente grande, ma
oltremodo complessa in insieme di strutture che in parte reagivano istintivamente a
ci che era oltre confine ed altre rimanevano immutabili. Fuori da quella cancellata,
non si sa, un mondo forse inesistente, come se si passasse col cogito dallaltra parte di
un piano cartesiano.
In quel piccolo quartiere comunemente riconosciuto come desolato le situazioni erano
spesso simili, perci spesso il giovane si ritrovava a guardare le stelle di notte.
Dormiva molto poco, in una riflessione quasi perenne: si chiedeva della loro origine e
se fosse vero quanto dicevano le riviste che leggeva, ora tenute ordinatamente nella
sua libreria posta di fianco ad uno strano marchingegno, insieme a molti altri volumi.
Non conosceva i nomi di quelle stelle e nemmeno le costellazioni, poich riteneva che
fosse tutto un mero costrutto, lasciando perci alla sua mente di raggiunge quelle fonti
di luce in maniera diversa, costruendoci figure nuove, a volte aiutandosi con
lintervento delle nuvole. Agli estremi del periodo buio quasi catapultava le sue
attenzioni allopposto, osservando, proprio nella regione di terra davanti alla sua
finestra, una formicaleone trapassare continuamente la terra sotto di s a costruirsi un
rifugio, oppure a creare trappole per catturare le sue prede. Una volta questa aveva
tentato di scavare pi a lungo, probabilmente per fuggire, ma non ne era stata in
grado ed era dovuta tornare indietro. Come vincolato a quello spazio, il mirmeleontide
era quasi visto come uno spirito del deserto, ed era stato simpaticamente
soprannominato Trapasso, in memoria di quel fallito tentativo di fuga squarciando la
terra.
Ma cera unattivit preferita tra tutte per quella finestra: osservare i sorrisi. Spesso
sotto ad essa si trovavano persone a praticare sport, cercare un punto Wi-Fi libero, o
pi semplicemente a stare insieme. Ma la parte pi rilevante era questa, entrate
nellarea circoscritta da quel cartello minaccioso le persone cominciavano a sorridere,
in particolar modo le ragazze, sia che fossero sole o accompagnate e senza la
necessit di sentirsi o meno osservate. E quando una persona in particolare si
avvicinava, il nostro abitante, conscio dellaltezza del proprio piano, era libero di
avvicinarsi alle veneziane sempre spalancate e sentirsi finalmente baciato dal sole, un
sole che ricordiamo presente anche di notte e dietro le nubi o lorizzonte. La nostra
stella: una verit che sembrava esserci sempre rivelata, in comportamento comune a
chi legge e chi letto: pur non conoscendo le macchie presenti su questa,
nellosservarla cos spesso, si comprende una magica interezza positiva e negativa
assieme a esplodere con la forza di un deflagrarsi che risiede in ogni persona senza
che sia necessario il sacrificio della persona stessa.
L, con le braccia a penzoloni come le zampe di un rapace, si chiedeva di quel sorriso,
in unimmagine che ricordava simultaneamente pi membra del volatile quando poi
questi si accarezzava il mento, in un atto di riflessione che nella sua precisione,
ripetitivit e lungimiranza ricordava lo spulciarsi lun laltro dei primati. Il suo guardare
poteva similmente sembrare un atto sociale diversamente inteso. Si chiedeva come
facessero a sorridere cos, e come facessero ad essere cos magnifiche in quellatto.
Non ne conosceva le cause, e sebbene nellindole umana vi il sapere, ogni volta che
fissava incredulo e fiero quella vista si sentiva intellettualmente colmo, colto per in
ununica eccezione: un desiderio di conoscerne le cause cera, ma solo per la virt di
poter continuare egli stesso a far proseguire limmagine luminosa che tanto
laffascinava anche qualora le cause naturali fossero venute a mancare. Avrebbe
voluto poter scendere da quel piano, ma lunico modo che conosceva era quello di
scendere dagli alberi che costantemente vedeva: un garzone rampante. Di sicuro una
visione del genere genererebbe come conseguenza scompiglio e fatto fuggire le fiere,
creature oggetto di magnetismo, in una metaforica illusione.
Era necessario guardarlo quel sorriso? In un atto che poteva sembrare morboso, si
trasmetteva invece un atto di mimesi spontanea. Qualcosa di diverso dalle infinit di
romanzi che spesso provano a descrivere un sentimento osservato come simile,
parafrasandolo con la parola Amor. Una beatitudine dellattimo, sentendolo
estendersi nelle dimensioni del tempo altrimenti irraggiungibili, perch gi trascorse
oppure in attesa di rivedersi nella continua estensione dellesperienza. In un sentire
otto porte in corpo attraverso le quali fosse presente un flusso continuo che in parte
traeva e in parte restituiva sensazioni, lazione risultava cos spontanea in un desiderio
di carpire attraverso i sensi e di restituire attraverso limitazione. Un processo che
dallapertura generava forza e stupore, fino a quella che poteva essere lultima porta
da attraversare. Era come se il ragazzo cominciasse a venire pizzicottato da un
piacere intrinseco, che riempiva il cuore e contorceva i muscoli facciali dello stesso, in
un allenamento che, pur non portando a un irrobustimento della faccia, veniva nel
possibile ripetuto pi e ancor pi serie di fila. Le sue risa erano per bizzarre: non
avendo mai appreso il suono della lettera H dalle visioni che aveva raccolto, la
lettura e riproduzione dei suoni concernenti risa esagitate non facevano per lui, ed
infatti spesso sorrideva in silenzio, con dei suoni che forse solo il paradiso pu ancor
descrivere.
Voleva parlare alle persone, ma nel suo impedimento sentiva dei nodi alla lingua e
lunico modo che aveva per sentirsi speciale era cercare una forma fascinosa nelle
parole e nel costrutto, nel tentativo di essere indimenticabile. Un cercare qualcosa di
assieme tautologico e irrilevante, siccome ci si sente davvero validi per le imprese che
si compiuto a formarci per come ci si , ma contemporaneamente il tutto vissuto
come unazione senza fine, con la necessit di un raggio di confronto, speranza e
sapere a cui aspirare almeno momentaneamente. Leggendo definizioni di parole come
Athazagorafobia, Wanderer, Outcast, Masque, Altair, Nihil si chiedeva
come avrebbe potuto accoglierne ciascuna per diventare importante. Per darle un
significato proprio che non avrebbe mai potuto sentire. Labitante di quella finestra era
infatti sordo, ma pi in particolare non sentiva s stesso, come se quasi nemmeno
potesse vedersi allo specchio, nellignoranza del mondo in cui era costretto a vivere.
Lunica cosa che voleva solo continuare ad amare i sorrisi di quelle ragazze allesterno
in quel modo che sentiva solo suo.
Ogni tanto il ragazzo in questione suonava. Aveva uno strumento che ricordava un
piano, unarpa, una tromba, una fisarmonica e assieme una batteria: difficile da
definirsi poich le mura di quella struttura distorcevano i suoni emessi in un loop
caotico, mentre la musica cos straordinariamente complessa riecheggiava attraverso
le pareti dando limpressione di boati spettrali dai toni lavanda. Ovviamente nessuno
aveva mai potuto vederlo e il legittimo possessore non aveva mai potuto mostrarlo a
nessuno per come si manifesti in realt questo marchingegno. Sembrava per avergli
dato un nome: (h)Ermetic Self Poliphonys Extreme Root. Non c bisogno di
questionarsi sul significato del nome, in fondo un nome che il nostro protagonista
ripeteva a s stesso, in un tentativo di autopercezione tutto suo, oltre le limitazioni
che gli erano date. di fatto che queste canzoni nascevano per accompagnare le sue
visioni e in alcuni casi anche a stimolarle in un evolversi quasi trascendentale, a
rifugiarsi da quel grotto di mura che lo limitava, ma che poi morissero poich non cera
un accompagnamento che potesse confermarle nel loro esistere. Senza questo ogni
nota, ogni respiro era un piccolo Big Bang, capace di massimo potenziale ma non
sfruttato, condensato in un essere compreso solo parzialmente e solo allinterno di
quel parco.

Se queste note raggiungessero i limiti dati dal cartello, o se suscitassero linteresse a


superare la paura, non dovuto saperlo, ma data la grande perseveranza umana,
sicuramente il nostro soggetto avrebbe voluto anche solo intuire la risposta. Avrebbe
mai raggiunto quelle figure? Sarebbe stato in grado di farle sorridere anche fuori da
quel parco? Poteva riuscire a sfuggire al proprio deserto, realizzando il suo desiderio? E
per quello continuava a suonare, pur conscio di non avere mai risposte continuava,
senza nemmeno sapere se stesse migliorando o meno.
Un giorno pass al di fuori del confine una persona. Ella teneva traccia del confine
stesso datole dal muro per registrarlo nella sua mappa mentale, mentre pareva
indaffarata nei propri pensieri. Il giovane non si trovava alla finestra in quel momento,
bens stava suonando quel suo strano marchingegno. Tuttavia, sebbene la finestra non
stesse compiendo il suo abituale ruolo, lascoltatrice, camminando, riusc casualmente
a porsi in una linea prospettica tale per cui i suoni emessi potevano non essere
distorti, proprio grazie a quella finestra. Tuttavia larmonia dur solo un istante, e nel
momento in cui lei s gir istintivamente verso la fonte comp un passo avanti facendo
svanire la melodia in un cacofonico boato. La sensazione di bont dur cos poco che
pens di essersela immaginata, complice anche lassenza di una percezione sensoriale
aldil del muro che fosse possibile legare concettualmente al suo ricordo cos
brevemente inteso.
Lei ad un certo punto tocc con il suo bastone il famoso cancello senza nemmeno
leggere il cartello minaccioso. Fu incuriosita, ma non era mai stata dallaltra parte di
quel muro, ed era perci pervasa da una strana paura di non poter tornare indietro a
ci che invece sapeva suo, proprio e concreto, ci che conosceva. Prov ad aprirlo per
esaminare il terreno allinterno, che apparve misteriosamente buio. Dopo un lieve
ohh di stupore, carezz la prima pianta che riusciva a raggiungere senza staccarsi
dal suo punto di partenza, ma poi torn indietro silenziosamente. Le avevano
insegnato a rimanere nel proprio e di non dare confidenza a luoghi e persone
sconosciute, motivo sufficiente per farla tornare sui suoi passi senza che potesse dare
al musicista la possibilit di affacciarsi e almeno provare a salutarla in un gesto
ingenuo. Fu cos che allora chiuse il cancello, in un minuto titubante, durante il quale
tutte le persone sorridenti allinterno del parco scomparvero per poi ricomparire,
mentre intanto la formicaleone divorava la sua prossima vittima come di consueto. Gli
unici tre elementi presenti si comportarono in maniera simile in quelle cinque dozzine
di secondi, a sembrare non vedenti, in una paziente attesa di sfarfallare via.
Se io scrittore fossi un regista, provvederei a una scena in cui si facesse intravedere il
corpo di lei senza viso, cos da non far conoscere la spontanea e sincera espressione di
lei, esattamente come per il fatto che il nostro protagonista non potr mai saperla per
diverse condizioni ma medesimo risultato. Sta di fatto che lei procedette ricordando
questo strano equivoco sonoro a una situazione da lei stessa vissuta, senza per
poterla legare alla fonte cui questo si generato. Pu darsi sia tutto una metafora
data dal linguaggio: nella desolazione di una monotonia data dallignoranza della
bont del prossimo nessuno sapeva di lui, ciascuno sapeva infatti solo di s.
Quella carezza non pass inosservata, poich and invece a curvare leggermente le
impressioni di ogni struttura visibile. Non venne vista, ma percepita, a ricreare cos
unaltra entit sorridente allinterno di quel parco, anchessa con un percorso
predefinito dallinizio della giornata fino alla notte. Il ragazzo per, pur avvertendo una
novit leggera, ignorava da dove venissero queste immagini, e cercava
disperatamente di capirne la fonte per poter trovarne una che lo invitasse a scendere,
o che salisse da lui in maniera tale da poter sentire e interpretare la musica che non
poteva sentire, in un sorriso per nulla predefinito. perci immaginava: in un estremo
al di fuori del mondo che si pu arrivare a vedere, poteva immaginarci di tutto, perfino
un altro parco con una casa con un secondo ragazzo dietro ad una finestra.
Ogni volta che scrutava, si chiedeva se anche a casa loro quelle immagini fossero cos
ripetitive oppure avessero una musica tutta loro, chiedendosi se la loro musica si
potesse toccare, gustare o vedere, magari. Le guardava cos tutti i giorni, osservando
come nessuna alzasse lo sguardo nel continuar propria traversata, per settimane.
Ultimato il pensiero, con un po di sgomento, si ferm, sorrise malinconico alla
speranza di una verit del genere, confuso se la sua esistenza potr davvero esserci.
Tuttavia, in un instancabile consumo di ossigeno e rammentando la possibilit di poter
carpire la fonte della prossima carezza, riprese a suonare, ancora pi chiassosamente,
fino alla prossima pausa della sera.

Simbolo Metafora collettiva


Parco Lidentit/il corpo di una persona
Edificio La mente
Piante Privacy e blocchi psicologici
Spiazzo sabbioso Ricordi e memoria
Finestra Ci che si mostra agli altri
Ragazzo Coscienza
Cartello Le aspettative altrui sul s
Stelle Domande non scritte
Formicaleone Aspettativa e ripetitivit della vita
Quartiere Ci che non appartiene allindividuo, gli
altri
Sole Lideale riguardo una determinata
persona
Otto porte chakra Linsieme di sensazioni positive
Lassenza di h La difficolt a capire uneventuale verit
altrui
Sordit La difficolt a capire veramente se stessi
Lassenza di distanze Casualit della vita
coerenti
Parole Cifrato A woman + significati singoli
Nome dello strumento Cifrato Esper + significati singoli
Musica Pensieri e scritti

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