di
IDRODINAMICA
M.Calvetti e E.Iacopini
per Il Corso di FLUIDI e TERMODINAMICA
Dipartimento di Fisica, Universit`a di Firenze
May 8, 2004
Abstract
0.1
Contents
0.1
1 Idrostatica
1.1 introduzione . . . . . . . . . . . . .
1.2 La pressione nei gas . . . . . . . . .
1.3 La Legge di Boyle dei gas perfetti .
1.4 La pressione nei liquidi . . . . . . .
1.5 Legge di Stevino . . . . . . . . . .
1.6 Il barometro di Torricelli . . . . . .
1.7 Paradossi idrostatici . . . . . . . .
1.8 I vasi comunicanti . . . . . . . . . .
1.9 Il Principio di Archimede . . . . . .
1.10 Elementi utili di algebra vettoriale .
1.11 Operatori di campo . . . . . . . . .
1.12 Il Teorema di GAUSS . . . . . . . .
1.13 Il Teorema di STOKES . . . . . . .
1.14 Esercizi di calcolo vettoriale . . . .
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2 Idrodinamica
2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 Lequazione di continuit`a . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.3 Equazioni del moto e la legge di Stevino . . . . . . . . . .
2.4 Le equazioni del moto di Eulero . . . . . . . . . . . . . . .
2.5 Il teorema di Leonardo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.6 Il teorema di Bernoulli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.7 Il teorema di Torricelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.8 Il Tubo di Venturi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.9 Il moto di liquidi reali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.10 Moto di un liquido viscoso in una condotta . . . . . . . . .
2.11 Equilibrio di un liquido in rotazione uniforme . . . . . . .
2.12 Effetti della rotazione terrestre sulla superficie degli oceani
2.13 Legge di Poiseuille . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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5
5
6
8
9
15
18
20
24
24
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31
34
36
39
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42
42
42
45
48
50
52
54
56
57
60
61
62
67
Idrostatica
1.1
introduzione
Iniziamo definendo che cosa si intende per gas perfetto e liquido perfetto. Come
sappiamo dalla Fisica elementare, le differenze essenziali che ci sono fra corpi
solidi, liquidi e gassosi sono che
i corpi solidi possiedono volume e forma propria;
i corpi liquidi hanno volume proprio (i.e. sono incomprimibili) ma possono
variare di forma;
i corpi gassosi non hanno volume e forma propri: occupano qualunque
volume posto a loro disposizione, di qualunque forma esso sia.
Pur esistendo corpi che non appartengono a nessuna delle categorie sopra elencate (colloidi), e pur esistendo corpi di difficile collocazione (vetri, lave, ecc, la
classificazione data `e molto generale.
Noi ci occuperemo delle propriet`a dei gas e dei liquidi perfetti (come sappiamo
le cose perfette non esistono . . . ).
Il gas perfetto.
Si definisce gas perfetto un gas costituito da molecole che interagiscono per
urto e non attraverso forze di potenziale a lunga distanza. Negli urti le molecole si
scambiano energia ed il gas raggiunge lequilibrio termodinamico nel quale tutte
le molecole hanno la stessa funzione di distribuzione dellenergia. Una buona
approssimazione dei gas perfetti sono i gas rarefatti.
Il liquido perfetto.
Si tratta di un liquido la cui densit`a non pu`o essere modificata in alcun modo
(cio`e incomprimibile) tale da non possedere attrito interno, ovvero tale che le
forze interne non si oppongano allo scorrimento di uno strato di liquido su un
altro. Come conseguenza di questa seconda propriet`a, il lavoro compiuto contro le
forze interne del liquido, pur cambiandone la forma, `e sempre nullo ! Lacqua, la
benzina, lalcool possono essere visti come una buona approssimazione di liquido
perfetto, mentre lolio, il miele, per esempio, sono liquidi molto viscosi, cio`e con
forte attrito interno e dunque lontani dallapprossimazione di liquido perfetto.
1.2
Figure 1: La pressione del gas `e provocata dallurto delle molecole contro le pareti
Sia la densit`a numerica, cio`e il numero di molecole per unit`a di volume, m
la massa delle singole molecole, supposte in questo esempio tutte uguali, vx la
componente della velocit`a molecolare perpendicolare alla parete considerata.
Nel caso di urto elastico, la componente dellimpulso parallela alla parete rimane inalterata mentre, a causa della forza che la parete esercita sulla molecola, la
componente perpendicolare cambia di segno. Per il principio di azione e reazione
la stessa forza viene esercitata dalla molecola sulla parete.
La durata dellurto della singola molecola, contro la parete, `e molto piccolo
(provate a calcolarlo per esercizio alla fine del capitolo), ma dato il grande numero
di urti per unit`a di tempo, e di superficie, la forza risultante `e praticamente
continua.
6
dF
= mvx 2
dS
3
mvx 2
2
2
P = < Ecin >
3
Come si vede la pressione sulla superficie `e proporzionale alla densit`a numerica
del gas vicino alla parete ed allenergia cinetica media. Questa `e la legge dei gas
perfetti in forma microscopica (locale).
Si noti che, a causa della conservazione della componente dellimpulso parallela alla parete, la forza di pressione risulta perpendicolare alla parete stessa.
1.3
Consideriamo ora un gas di Ntot molecole (Ntot `e molto grande, come vedremo)
contenuto in un recipiente chiuso di volume V ed allequilibrio termodinamico,
per cui la densit`a numerica del gas, la pressione e lenergia cinetica media sono
le stesse in ogni punto del volume considerato.
In questo caso:
2 Ntot
P =
< Ecin >
3 V
2
P V = Ntot < Ecin >
3
Si definisce una mole di gas una quantit`a in grammi pari al peso molecolare.
Come osservato da Boyle, contemporaneo di Galileo, per i gas in condizioni di
equilibrio ed a temperatura data, il prodotto pV `e costante.
Pi`
u precisamente la legge dei gas di Boyle, osservata sperimentalmente, dice
che per un gas perfetto allequilibrio vale la relazione:
P V = nRT
dove
n numero di moli.
Una mole contiene un numero di molecole pari al numero di Avogadro
NA = 6.022 1023 mol1 .
R costante universale dei gas = 8.3JK 1 mol1
T temperatura in gradi Kelvin (TKelvin = tCentigradi + 273.15)
Si ha quindi che:
PV =
dalla quale
< Ecin > =
2
Ntot < Ecin > = n R T
3
3 n
3 n
3
RT =
RT = kT
2 Ntot
2 nNA
2
1.4
Un liquido esercita su tutte le superfici con le quali `e a contatto delle forze, dette
forze di pressione. Consideriamo, per esempio, cosa accade a dellacqua in un
recipiente (vedi Fig.2)
N
m2
circa
Kgp
Kgp
=1 2
2
m
cm
Dimostriamo adesso che in un liquido in quiete in assenza di forze esterne, la
pressione e ovunque la stessa.
104
S
s
che pu`o essere anche molto maggiore di f pur di fare il rapporto delle superfici
tale che Ss >> 1.
E lanalogo della leva. Come nel caso di questultima, durante il funzionamento del torchio, se la forza f sposta il suo punto di applicazione di una quantita
dx, allora, dato che il liquido `e incompressibile e quindi il suo volume non pu`o
cambiare, la forza F sposta il suo punto di applicazione di dx Ss .
Il lavoro fatto dalla forza f e quello fatto dalla forza F risultano cos` uguali
(principio dei lavori virtuali), lenergia meccanica si conserva.
Si pu`o infine, con un marchingegno (compressore) per certi versi simile al
torchio, trasformare una pressione p in una pressione P p .
La macchina in questione `e rappresentata nella Fig.7. Potete verificare che,
anche in una macchina cos` fatta, lenergia meccanica si conserva.
Figure 7: Il compressore.
14
1.5
Legge di Stevino
La legge di Stevino dice che, a causa della presenza della forza di gravit`a, la
pressione in un liquido aumenta con la profondit`a perche gli strati inferiori, del
liquido, devono sostenere quelli superiori.
Consideramo infatti il parallelepipedo di liquido rappresentato in Fig.8.
mg
S
= gh , vedi Fig.9.
Alla base del tubo e dunque sulla superficie interna della botte:
P = Patm + gh
dove h `e laltezza dellacqua nel tubo (si trascura laltezza della botte). Naturalmente, la pressione atmosferica `e presente, anche allesterno della botte, per
cui la quantit`a gh fornisce direttamente la differenza di pressione a cui `e sottosposta la parete della botte. Basta allora, per esempio, che h = 10 m perch`e
questa differenza di pressione sia gi`a dellordine della pressione atmosferica, infatti gh = 1000 9.8 10 = 0.98 105 pascal.
Da questo risultato segue che la pressione a cui viene sottoposto un subacqueo
mentre scende nelle profondit`a marine, cresce di circa una atmosfera ogni 10 metri
di discesa. Analogamente si deduce che non si pu`o aspirare acqua da un pozzo
profondo pi`
u di 10 metri.
17
1.6
Il barometro di Torricelli
uguale alla tensione di vapore THg del mercurio a temperatura ambiente, molto
inferiore alla pressione atmosferica).
Dalla legge di Stevino, segue che
Pa THg Pa Hg gh
dove Hg `e la densit`a del mercurio (13595.5Kg/m3), mentre g `e laccelerazione
di gravit`a.
Sperimentalmente risulta che, in condizioni normali e sul livello del mare
h = 760 mm.
Una unit`a di misura di pressione legata direttamente a questa legge `e il Torricelli (Torr). Essa `e definita come la pressione esercitata alla base da una colonna
di mercurio alta 1mm (per cui viene anche detta millimetro di mercurio, mmHg).
Questa `e lunit`a attraverso la quale, per esempio, viene tuttoggi espressa la pressione sanguigna.
Risulta
1T orr 1mmHg gh = 13.6103 Kgm3 9.8 ms2 103 m = 133.3 Nm2 = 133.3 P ascal
19
1.7
Paradossi idrostatici
Per renderci conto quantitativamente che le cose stanno proprio cos` consideriamo un recipiente qualsiasi riempito di un liquido (vedi Fig.12).
Figure 12: La pressione produce sul fondo del recipiente una forza uguale al peso
totale del liquido.
~ a contatto con il liquido, la colonna di liquido
Su ogni elemento di superficie dS
sovrastante, di altezza h, esercita una pressione che per la legge di Stevino vale:
P = gh
La forza risultante sulla superficie vale
~
dF~ = P dS
~ `e un vettore che ha per modulo larea dS, per direzione quella della
dove dS
normale allelemento di superficie considerato e come verso quello uscente dal
volume del liquido. Questultima `e la definizione di superficie orientata (vedi
Fig.13).
Nel nostro problema siamo interessati alla componente verticale di dF~ ,
Introduciamo dunque il versore k = (0, 0, 1) dellasse z.
Possiamo scrivere che la componente verticale di dF~ nel modo seguente:
~ = g h k dS
~
dFz = k dF~ = P k dS
21
Figure 14: La pressione produce sulle pareti del recipiente una forza totale con
componente orizzontale nulla.
Consideriamo la porzione di liquido compresa fra z e z + dz e suddividiamo
ancora tale porzione di liquido attraverso piani paralleli al piano z y e distanti
fra di loro dx. Ognuno di questi parallelepipedi individua sulla superficie del
recipiente due superfici dS1 e dS2 rispettivamente con coordinata y1 < y2 .
La pressione agente su entrambe le superfici `e la stessa, perche esse si trovano
alla medesima altezza z.
La componente della forza di pressione nella direzione y `e data allora da:
~1 j + P dS
~2 j
dFy = P dS
dove j `e il versore dellasse y.
23
~ ,risulta
Da quanto detto prima, circa il significato del prodotto scalare k dS
evidente che
~1 = j dS
~2 = dx dz
j dS
Le due superfici dS1 e dS2 sul piano x z sono quindi uguali e la componente
y della forza di pressione agente sulla porzione di superficie del recipiente individuata dal parallelepipedo infinitesimo considerato risulta identicamente nulla.
Integrando sulla coordinata x, abbiamo che anche la componente y della forza
di pressione agente sulla intera superficie del recipiente, compresa fra z e z + dz `e
nulla. Integrando anche su z, concludiamo che non c `e componente y della forza
di pressione sulla intera superficie del recipiente.
Analogamente possiamo procedere per la componente x, per cui resta dimostrato che la pressione sulla parete di un recipiente qualsiasi non produce
componente orizzontale.
1.8
I vasi comunicanti
1.9
Il Principio di Archimede
Figure 16: Il peso del liquido stesso `e sostenuto dalla spinta di Archimde
Qual`e il punto di applicazione della spinta di Archimede? Il ragionamento
fatto sopra circa il valore della spinta pu`o di nuovo aiutarci e portarci alla giusta
conclusione. E infatti chiaro che il corpo, essendo in equilibrio indifferente nel
liquido, non solo riceve una spinta uguale al suo peso, ma anche il momento di
questa spinta rispetto al baricentro deve essere nullo, cos` come `e nullo quello
della forza peso.
In questo modo sul corpo non solo la risultante totale delle forze sar`a nulla,
ma lo sar`a anche il loro momento (altrimenti il corpo ruoterebbe su se stesso).
Ne segue che la spinta di Archimede deve essere pensata applicata nel baricentro del volume di liquido spostato (centro di galleggiamento).
Questo risultato `e importante quando si consideri un corpo immobile, per
esempio una nave, che galleggi in un liquido, vedi Fig.20.
Allequilibrio il baricentro B della nave ed il centro di galleggiamento C della
stessa saranno allineati secondo la verticale, in modo da non produrre nessun
momento complessivo (allequilibrio sia la risultante delle forze che quella dei
momenti devono essere nulle).
Se il baricentro si trova sotto il centro di galleggiamento, per piccole oscillazioni intorno al punto di equilibrio, il momento delle forze che viene ad originarsi tende, normalmente, a ripristinare lequilibrio e, dunque, lequilibrio `e stabile. Ecco perch`e, in alcuni casi, si appesantisce la parte bassa della chiglia con
materiali di alta densit`a, per abbassare il baricentro del natante vedi Fig. 19.
Il caso in cui B `e sotto C non `e lunico caso possibile di equilibrio stabile per
26
Figure 17: Un corpo immerso in un liquido riceve una spinta verso lalto pari al
peso del liquido spostato.
un oggetto galleggiante. Infatti il problema della stabilit`a non `e cos` immediato
come potrebbe sembrare perche mentre, se il corpo `e rigido, il baricentro segue
chiaramente lo spostamento del corpo, il centro di spinta, in genere non lo fa
poiche, di solito cambia la forma della parte immersa (pur non cambiando il
volume!).
Supponiamo che B si trovi sopra C (vedi Fig.20) Immaginiamo di spostarci di
poco dalla posizione di equilibrio: mentre B, ovviamente, non cambia posizione
rispetto al natante, il nuovo centro di spinta C , a causa della diversa geometria
del volume di liquido spostato, pu`o non coincidere, rispetto al natante, con il
precedente centro di spinta C. Se la verticale che passa per C incontra la retta
definita dal baricentro B e dal centro di spinta C allequilibrio in un punto M
che `e sopra B, allora, di nuovo, abbiamo equilibrio stabile (ovvero il natante `e
soggetto ad una coppia che tende a riportarlo in equilibrio), altrimenti la nave si
rovescia !
Il punto M `e detto metacentro. Per piccole oscillazioni intorno allequilibrio,
i centri di spinta si trovano su un arco di circonferenza di cui M `e il centro .
27
1.10
Alcune definizioni
Grandezza scalare.
Si dice che una grandezza fisica `e scalare quando il suo valore non cambia
per rotazioni del sistema di riferimento. Sono scalari lenergia cinetica,
lenergia potenziale, la temperatura ecc.
Grandezza vettoriale.
Una grandezza fisica `e detta vettoriale quando, per rotazioni del sistema
di riferimento, si trasforma come la posizione di un punto materiale. Sono
vettori la velocit`a, la forza, laccelerazione, etc...
In generale, fissato un riferimento cartesiano ortogonale, un vettore ~v `e
completamente individuato dalle sue componenti cartesiane vx , vy , vz
~v = (vx , vy , vz )
Prodotto scalare.
~ e B
~ la quantit`a (per
Si dice prodotto scalare o interno di due vettori A
28
Figure 20: Per avere equilibrio stabile il Metacentro deve essere pi`
u in alto del
centro di massa.
0 se almeno due indici sono uguali.
I soli suoi valori non nulli sono dunque:
123 = 231 = 312 = 1
213 = 132 = 321 = 1
Dalla definizione risulta che il prodotto vettoriale `e antisimmetrico, i.e.
~ B
~ = B
~ A
~
A
Campo scalare.
Si chiama campo scalare una funzione f (~x, t) a valori scalari, per esempio
il campo di temperature in un corpo assegnato. Il campo `e detto costante
se non dipende dal tempo ed `e detto uniforme se non dipende dal punto ~x.
Campo vettoriale.
~ (~x, t) a valori vettoriali, per esempio
Si dice campo vettoriale una funzione V
30
1.11
Operatori di campo
31
~ `e un campo
Questa condizione vale anche al contrario, nel senso che se V
vettoriale il quale, in un volume aperto e connesso dato, ha rotazione
identicamente nulla, allora esiste una funzione scalare F definita in quel
volume , tale che il campo ne `e il gradiente.
La funzione F viene detta il potenziale del campo , per ragioni che appariranno chiare pi`
u in seguito. Essa non `e univocamente determinata, bens`
lo `e a meno di una qualunque funzione che dipenda unicamente dal tempo.
33
1.12
Il Teorema di GAUSS
~ dS
~
V
~ `e definita come:
La divergenza di un campo vettoriale V
~ = lim
div V
~ dS
~
V
Si consideri un volume qualunque interno ad una superficie chiusa , costituito dallunione di infiniti volumetti infinitesimi, vedi Fig.22.
34
Figure 21: La Divergenza, calcolata in un punto, non `e altro che il flusso uscente
da una superficie ininitesima chiusa diviso per il volume racchiuso.
La somma dei flussi uscenti da tutti volumetti `e dato da:
Z
~ d
div V
E importante notare che i flussi uscenti dalla faccie laterali dei volumi infinitesimi interni al volume si cancellano in quanto uscendo da un volume entrano
in quello adiacente. Ne risulta che solo i flussi uscenti dalla superficie esterna non
sono cancellati, vale quindi il teorema di Gauss:
Lintegrale di volume della divergenza di un campo vettoriale `e uguale al flusso
totale uscente dalla superficie che racchiude il volume:
Z
~ d =
div V
35
~
V~ dS
1.13
Il Teorema di STOKES
Il teorema di Stokes ( o della rotazione) afferma che data una qualsiasi superficie
~ (vedi Fig.23) allora, detto
aperta e orientata S immersa in un campo vettoriale V
il suo bordo orientato, si ha che:
I
~ d~l =
V
~ dS
~
rotV
Dimostrazione.
Si consideri il percorso infinitesimo, di lati dy e dz, centrato nel punto ~x,
~ = dydz orientata come mostrato in Fig. 24.
perimetro della superficie dS
Lorientamento del sistema di riferimento `e scelto in modo tale che la superficie
considerata sia nel piano y z.
Il verso (positivo) di percorrenza del perimetro `e quello per il quale ruotando
~
la vite destrorsa (il cavatappi) avanza nella direzione di dS.
Si calcoli lintegrale di linea del campo V~ sul percorso infinitesimo, come
somma dei contributi calcolati sui quattro lati:
Lato 1
Z
~ d~l = V
~ (~x 1/2~kdz) ~jdy = (Vy (~x) + 1/2z Vy dz) dy
V
36
~ d~l = V
~ (~x + 1/2~jdy) ~kdz = (Vz (~x) + 1/2y Vz dy) dz
V
Lato 3
Z
~
~ (~x 1/2~jdy) kdz
V~ d~l = V
= (Vz (~x) 1/2y Vz dy) dz
Lato 4
4
~ d~l =
V
~ ) dS
~
rot(V
38
1.14
Dimostrare che:
~ (B
~ C)
~ =B
~ (C
~ A)
~ =
A
~ (A
~ B)
~
=C
Dimostrazione.
~ (B
~ C)
~ = Ai ijk Bj Ck = ijk Ai Bj Ck =
A
come sappiamo ijk = jki, quindi
~ (C
~ A)
~ =
ijk Ai Bj Ck = jkiAi Bj Ck = Bj jki Ai Ck = B
come volevamo dimostrare.
Dimostrare che:
~ (B
~ C)
~ = B(
~ A
~ C)
~ C(
~ A
~ B)
~
A
Dimostrazione.
Calcoliamo la componente iesima del vettore risultato:
39
~ (B
~ C))
~ i = ijk Aj (B
~ C)
~ k = ijk Aj klm Bl Cm = ijk klm Aj Bl Cm =
(A
Consideriamo il prodotto ijk klm . Ruotando gli indici del primo termine si
ha
ijk klm = kij klm = il jm im jl
dove ij `e la delta di Kronecker.
Applicando questa relazione si ha che
ijk klm Aj Bl Cm = (il jm im jl )Aj Bl Cm =
~ A
~ C)
~ C(
~ A
~ B))
~ i
= il jm Aj Bl Cm im jl Aj Bl Cm = Bi Aj Cj Ci Al Bl = (B(
come volevamo dimostrare.
~ `e un campo vettoriale continuo e derivabile, allora:
Dimostrare che se V
~) =0
grad(rotV
Dimostrazione:
~ ) = i (rotV
~ )i = i ijk j Vk = ijk i j Vk =
div(rotV
dove la posizione delle derivate nei vari termini `e ovviamente importante.
Nella sommatoria di 27 termini cos` ottenuta solo quelli con i 6= j 6= k sono
diversi da 0.
Abbiamo quindi solo 6 termini raggruppati due a due come segue
k = 1 231 2 3 V1 + 321 3 2 V1 = 2 3 V1 3 2 V1 = 0
perche le derivate parziali miste sono uguali. La stessa cosa viene ripetuta
per k = 2ek = 3.
La somma totale `e quindi nulla, come dovevamo dimostrare.
Analogamente si dimostra che rot(grad f (~x)) = 0, dove f `e un campo
scalare.
40
41
Idrodinamica
2.1
Introduzione
2.2
Lequazione di continuit`
a
~
~v(~x) dS
= V
=
dt
dt
R
~
~v (~x) dS
Essendo
~=
~v dS
div(~v) dV
dM
d( dV )
= V
= S =
dt
dt
per ogni superficie, segue che:
R
div(~v ) =
div(~v )dV
d
dt
Questa `e la prima equazione fondamentale dellidrodinamica. Esprime matematicamente il principio di conservazione della massa. Come si vede `e una propriet`a
locale,valida in ogni punto ~x. La massa si conserva IN OGNI PUNTO!
43
d
= 0 = div(~v )
dt
44
2.3
Figure 26: Legge del moto dei fluidi. Un elemento di fluido soggetto alle forze
di pressione ed alla forza peso.
data dal prodotto della densit`a per lelemento di volume
dm = dV
La legge fondamentale della dinamica newtoniana collega laccelerazione della
massa alle forze totali esterne che agiscono su di essa
dm~a = dF~
dove F~ `e la risultante delle forza esterne.
Le forze esterne che agiscono sullelemento di fluido dm, sono di due tipi
45
le forze di pressione; sono quelle dovute alla presenza del liquido esterno
al volume considerato. Queste forze agiscono sul fluido dm attraverso la
pressione che, dallesterno del volumetto, agisce sulle sei facce. Se le pressioni sulle sei facce sono sono diverse la risultante delle forze di pressione `e
diversa da zero.
le forze di massa , come le forze del campo gravitazionale, per esempio. In
questo caso, come sappiamo, la forza agente su dm `e data da
dF~ = dV gradU(x, y, z)
dove U `e il potenziale gravitazionale.
Calcoliamo ora la risultante delle forze di pressione supponendo di conoscere il
campo scalare P (x, y, z). Consideriamo per esempio le forze agenti sulle superfici
perpendicolari allasse x, vedi Fig.27. Sappiamo che le forze di pressione, in un
P (x, y, z)
dx dy dz
x
P (x, y, z)
dx dy dz
y
P (x, y, z)
dx dy dz
z
Possiamo quindi scrivere la risultante delle forze di pressione come
dF~ = grad P dV
Per la legge di Newton vale quindi la relazione
dV ~a = grad(P )dV grad(U)dV
dove ~a `e laccelerazione istantanea del fluido contenuto nellelemento di volume
dV , laccelerazione lagrangiana.
A questo punto `e interessante osservare come da questa equazione possa essere
derivata la legge di Stevino. In caso di equilibrio statico nel campo gravitazionale
possiamo scrivere:
0 = grad(P ) grad(U)
Essendo grad(P ) parallelo al grad(U) si deduce, dato il significato del gradiente, che le superfici equipotenziali sono anche isobariche. Nel caso del campo
gravitazionale si ha anche che, allequilibrio, g = grad(P ), cio`e le superfici isobariche (ed equipotenziali) sono anche superfici di uguale densit`a.
Nella direzione verticale z (rivolto verso lalto), essendo U = gz, si ha
0=
P
U
z
z
0=
P
g
z
P
= g
z
che integrata da la legge di stevino:
P + gz = cost
47
2.4
Come sappiamo il metodo che usiamo per la desrizione del moto del fluido `e il
metodo euleriano.
Come si collega laccelerazione istantanea del liquido in un punto al campo di
velocit`a euleriano?
Per definizione la massa dm che al tempo t si trova in ~x(x, y, z) ha velocit`a
~v (x, y, z, t). Se aspettiamo un tempo dt essa si sposter`a in una nuova posizione
x~ legata a ~x dalla relazione
x~ = ~x + ~vdt = (x + vx dt, y + vy dt, z + vz dt)
La velocit`a di dm in questo punto sar`a data dal valore del campo di velocit`a
euleriano nel punto ~x ma . . . al tempo t + dt.
Deve quindi essere
~adt = ~v (x + vx dt, y + vy dt, z + vz dt, t + dt) ~v(x, y, z, t) =
= vx dt
~a = vx
~v
~v
~v
~v
+ vy dt
+ vz dt + dt
x
y
z
t
~v
~v
~v ~v
~ v + ~v
+ vy
+ vz
+
= (~v )~
x
y
z
t
t
~v
= grad(U) + gradP
t
1
grad( v 2 + U + 1 P ) = ~v rot~v t~v
2
Un liquido che si trovi in stato di moto irrotazionale (rot~v = 0), diremo che
`e soggetto ad un moto di potenziale. La ragione `e che, come abbiamo detto
precedentemente, se rot~v = 0 allora esiste una funzione scalare tale che ~v =
grad. Cio`e se il moto `e irrotazionale allora il campo di velocit`a si ottiene da
una opportuna funzione scalare che viene chiamata potenziale.
48
2.5
Il teorema di Leonardo
~ 6= 0
~v dl
~v d~l =
~
rot~v(~x) dS
e quindi rot~v non pu`o essere identicamente nullo. Questo risultato chiarisce, fra
laltro, lorigine del nome rotore per loperatore differenziale .
50
Figure 28: Le linee di flusso sono sempre parallele alla velocit`a euleriana
Nel seguito, salvo diverso avviso, tratteremo il caso di moto non vorticoso
(irrotazionale).
Data una superficie S, chiameremo tubo di flusso che si appoggia su S il
volume definito dallinsieme delle linee di flusso che attraversano S. Chiameremo
poi parete del tubo di flusso la superficie definita dalle linee di flusso che si
appoggiano sul bordo della superficie S,
Osserviamo che, data la definizione di tubo di flusso, il liquido in moto non
pu`o attraversare la parete laterale perch`e, sulla parete, la velocit`a del liquido non
ha componente ortogonale.
Consideriamo allora due superfici S1 ed S2 che si appoggiano entrambe allo
stesso tubo di flusso. (vedi Figura 29). Consideriamo il volume V definito dalla
superficie S costituita da S1 ed S2 e dalla superficie laterale S del tubo di flusso
che va da S1 ad S2 .
Applichiamo a questo volume il teorema della divergenza del vettore densit`a
di corrente J~ = ~v :
0=
div J~ dV =
div(~v) dV =
ST OT
~v d~s =
S1
J~ d~s +
S2
~ s+
Jd~
~ s
Jd~
S2
51
2.6
Il teorema di Bernoulli
Il Teorema di Bernoulli
(Daniel Bernoulli (17001785), fisico e matematico olandese, figlio del matematico Johann)
Per capire meglio il significato fisico del risultato ottenuto, ripercorriamo la
strada storica che port`o Bernoulli a formulare il suo Teorema, prima che Eulero
(allievo del padre) giungesse alle sue equazioni.
52
53
Quello dovuto alla forza peso `e stato, assumendo di spostarci nel campo gravitazionale terrestre con accelerazione di gravit`a costante:
dLg = dm g h
Per il teorema dellenergia cinetica la somma di queste due quantit`a deve
uguagliare la variazione di energia cinetica della massa dm.
Fissato un livello di riferimento arbitrario, possiamo scrivere il dislivello tra
le due superfici come differenza delle due altezze h = h1 h2. In questo caso
possiamo scrivere:
1
dm(v22 v12 ) = dm 1 (p1 p2 ) + dm g (h1 h2 ))
2
ovvero:
1
1
p1 + g h1 + v12 = p2 + g h2 + v22
2
2
che esprime, appunto, il Teorema di Bernoulli. Esso `e quindi niente altro che
lespressione della conservazione dellenergia meccanica nel moto di un liquido
ideale.
Dividendo lequazione di conservazione precedente per g, otteniamo unaltra
forma del Teorema di Bernoulli, cio`e
(g )1 p1 + h1 +
1 2
v = costante
2g 1
2.7
Il teorema di Torricelli
Il Teorema di Bernoulli implica un risultato che era gi`a noto a Torricelli, relativo
alla velocit`a di un liquido che fuoriesce da un orifizio praticato in un contenitore
di sezione molto pi`
u grande (per esempio dal rubinetto di una botte), vedi Fig.31.
Se laltezza del liquido nel contenitore `e h allora la velocit`a del liquido che
fuoriesce vale
q
v = 2gh
ovvero `e la stessa come se il liquido cadesse direttamente dallaltezza della superficie di separazione liquido-aria.
54
Figure 31: Teorema di torricelli: La velocit`a di uscita del liquido `e uguale a quella
della caduta libera da unaltezza h
Questo risultato `e, come dicevamo, una conseguenza della conservazione dellenergia
meccanica che, nei liquidi ideali, abbiamo visto essere descritta dal Teorema di
Bernoulli.
Come abbiamo visto, nel moto irrotazionale di un liquido ideale, in condizioni stazionarie, la somma delle altezze piezometriche, geometriche e cinetiche
`e costante.
Osserviamo che al livello del pelo del liquido ed alluscita dellorifizio la pressione, e dunque anche laltezza piezometrica, `e la stessa (la pressione coincide in
entrambi i casi con quella atmosferica, che, almeno se h non `e troppo grande, `e
la stessa).
Laltezza cinetica `e praticamente nulla in alto (grande sezione della botte
rispetto a quella del rubinetto), mentre quella geometrica `e nulla in basso (prendendo quello del rubinetto come livello di riferimento): per il Teorema di Bernoulli
ne segue che, se h `e il dislivello fra il pelo liquido ed il rubinetto, e v la velocit`a
di uscita, risulta
q
v2
h=
v = 2gh
2g
che, formalmente, `e lo stesso risultato che otterremmo nel moto di caduta del
liquido nel campo di gravit`a della Terra, partendo da fermo, da unaltezza h.
55
2.8
Il Tubo di Venturi
56
v
u
u
t
2(p1 p2 )
(S1 2 S2 2 )
2.9
Un liquido reale pu`o effettivamente considerarsi incomprimibile con ottima approssimazione, ma presenta sempre una certa viscosit`a o attrito interno. Vediamo di definire, intanto, questa nuova grandezza, cio`e la viscosit`a. Immaginiamo
di avere del liquido compreso fra due lamine, e di traslare una lamina rispetto
allaltra con una velocit`a fissa v0 ,vedi Fig33.
Figure 33: In una lamina di liquido viscoso, in moto laminare, la forza di attrito
prodotta `e proporzionale alla differenza di velocit`a tra il pelo superiore e quello
inferiore, alla superfice di contatto considerata, ed inversamente proporzionale
allo spessore della lamina. Il coefficiente di proporzionalit`a `e, per definizione, la
viscosit`a.
In assenza di viscosit`a non dovrebbe essere necessaria alcuna forza per mantenere la lamina in movimento, invece osserviamo quanto segue:
57
occorre applicare alla lamina una forza F nella direzione del moto, proporzionale alla superficie della lamina, proporzionale alla sua velocit`a e
inversamente proporzionale alla distanza fra le lamine
F =
Sv0
d
2.10
Passiamo adesso a considerare il moto di un liquido reale in una condotta orizzontale e di sezione costante.
Se lenergia meccanica si conserva lungo la condotta, il Teorema di Bernoulli ci
dice che la pressione lungo la condotta resta costante. Sperimentalmente troviamo
che essa diminuisce lungo il verso del flusso del liquido, ovvero che la condotta
presenta una perdita di carico.
La perdita di carico `e dovuta ad una perdita di energia meccanica dovuta al
lavoro fatto contro forze di attrito sia fra liquido e pareti che fra le varie parti del
liquido.
Data la geometria della condotta che abbiamo scelto, una perdita di energia
lungo il moto del liquido non pu`o tradursi in una perdita di energia cinetica, visto
che lincompressibilit`a del liquido e la sezione costante richiedono che la velocit`a
media (poiche, come vedremo, essa non `e la stessa nei vari punti della sezione,
proprio a causa della viscosit`a) non cambi lungo la condotta; ne pu`o tradursi in
una perdita di energia potenziale, poiche laltezza della condotta, per ipotesi, `e
costante; per cui deve necessariamente tradursi in una diminuzione dellaltezza
piezometrica, come, in realt`a accade.
Supponiamo che il moto del liquido sia laminare , ovvero che la velocit`a del
liquido su una qualsiasi sezione del flusso sia, in ogni punto, parallela ad una
direzione fissa. Questa condizione garantisce che i vari strati di liquido scorrano
uno sullaltro senza mescolarsi tra loro attraverso movimenti turbolenti.
In queste condizioni si osserva che, a sezione S e lunghezza L della condotta
fissate, la perdita di carico P dipende linearmente dalla portata Q secondo la
relazione P = RQ, dove R rappresenta la resistenza offerta dalla condotta al
passaggio del liquido.
Valutiamo la potenza meccanica dissipata in una condotta di sezione costante,
a causa della viscosit`a. Calcoliamo il lavoro fatto nel tempo dt contro le forze di
60
pressione per immettere una massa dm = Svdt = Qdt nella condotta, esso vale
dLin = Pin Sv dt = Pin Q dt
mentre il lavoro che ne ricaviamo alluscita dalla condotta, dove la pressione
`e minore, vale soltanto
dLout = Pout Qdt
ovvero c`e una perdita di energia meccanica nel tempo dt pari a
dLout dLin = (Pout Pin )Qdt
si ha quindi una dissipazione di potenza meccanica pari al lavoro delle forze di
dissipazione W = RQ2 .
2.11
Consideriamo un recipiente contenente un liquido, ed ammettiamo che il recipiente sia in rotazione con velocit`a angolare costante intorno ad un asse verticale
z.
E un fatto che, dopo un p`o di tempo, appunto perche il liquido non `e ideale
ed ha attrito interno, anche il liquido si mette in rotazione con la stessa velocit`a
angolare del contenitore, vedi Fig.34.
Se ci poniamo nel riferimento rotante rigido con il contenitore, in esso, oltre
alla solita forza peso, compare un campo di forze centrifugo (ovvero diretto in
verso opposto allasse z), che cresce proporzionalmente alla distanza dallasse e
che `e proporzionale alla massa su cui la forza agisce.
Essendo la forza radiale, questo campo di forze ammette un potenziale Uc (x, y, z)
dato da
Uc (x, y, z) = 1/2 2 (x2 + y 2)
A questo potenziale si deve aggiungere il consueto potenziale gravitazionale gz.
Ne segue che, nel riferimento rotante, il potenziale complessivo per unit`a di
massa) vale
U(x, y, z) = gz 1/2 2(x2 + y 2)
In questo sistema di riferimento il liquido, naturalmente, `e a riposo, per cui
possiamo applicare le conclusioni a cui siamo giunti circa la statica di un liquido
in un campo di forze che ammette potenziale, secondo le quali la superficie libera
del liquido (isobara) `e una superficie equipotenziale.
Lequazione della superficie libera sar`a dunque la seguente
gz 1/2 2(x2 + y 2 ) = cost z z0 =
2 2
v2
(x + y 2 ) =
2g
2g
2 2
R
2g
2.12
6.282
0.0225 = 0.045m = 4.5cm
19.62
mondiale (vero solo in media ...), e che la densit`a dellacqua sia costante ovunque
(salinit`a costante). Ne segue che sulla superficie del mare il potenziale per unit`a
di massa, determinato dalla gravit`a e dal campo centrifugo dovuto alla rotazione
diurna della Terra sul suo asse, deve avere un valore costante, ovvero la superficie
del mare deve essere una equipotenziale.
Circa la gravit`a, assumeremo anche, in prima approssimazione, che sia lecito
trattare il problema come se tutta la massa della Terra fosse concentrata nel suo
centro. Come sappiamo questo `e rigorosamente vero solo se la distribuzione di
massa della Terra ha simmetria sferica.
Chiamando allora la velocit`a angolare della Terra sul suo asse (vedi Fig.
35)
Figure 35: Deformazione della superficie oceanica causata della rotazione terrestre
2
2
=
rad/s 7.272 105rad/s
T
86400
63
GM
1
2R2 sin2 () = cost
R
2
Lequazione implicita
R = R(, )
che deriva dalla condizione precedente `e lequazione della superficie delloceano.
Si osservi che, se la rotazione non ci fosse, l equazione fornirebbe R = cost
ovvero definirebbe una superficie sferica (com `e ovvio !).
Nel caso sia presente la rotazione invece, allo scopo di esplicitare lequazione
precedente per la superficie oceanica, cominciamo con il definire la quantit`a R0
6400Km come la distanza tra tale superficie al polo (cio`e per = 0 ) ed il centro
della Terra.
Dallequazione precedente si ha allora
1
GM
GM
2 R2 sin2 () = cost =
R
2
R0
GM
= gR0 = 9.81 6.4 106 = 6.28 107 (m/s)2
R0
mentre risulta invece
1 2 2
R0 = 1.08 105(m/s)2
2
E dunque chiaro che possiamo trattare il termine centrifugo come una perturbazione (piccola) a quello gravitazionale. Introduciamo per questo la quantit`a
R = R R0
R
e sviluppiamo al primo ordine in R
l equazione della superficie equipoten0
ziale. Essendo
1
1
1
R
=
2
R
R0 + R
R0
R0
R0 (1 + R )
e confondendo R con R0 (considerandoli uguali) nel termine 12 2R2 sin2 (), risulta
GM
RGM
1
GM
+
2 R02 sin2 () =
2
R0
R0
2
R0
64
da cui si ottiene
1
Rg 2 R02 sin2 () = 0
2
ovvero
R
1
= 2R0 sin2 () = Ksin2 ()
R0
2g
dove abbiamo posto
K=
1 2
R0 1.725 103
2g
R 2 2
R
) cos () + (
)2 sin2 () = 1
R0
R0 (1 + K)
R2 cos2 () +
R2 + R2 (
R2
sin2 () = R02
(1 + K)2
1
1)sin2 () = R02
(1 + K)2
66
2.13
Legge di Poiseuille
67
Occorre tenere presente che nel verso del moto `e presente anche la forza che
si origina dalla differenza di pressione fra i due estremi della lamina, data da
P 2rdr
Siccome il liquido non accelera, la somma di queste forze deve essere nulla,
per cui
F( r + dr) F( r) + P 2rdr = 0
da cui otteniamo
dF
= P 2r
dr
daltronde
dF
dS dv
d2 v
= (
+S 2 )
dr
dr dr
dr
dS dv
d2 v
+ S 2 ) = P 2r
dr dr
dr
Essendo larea interna della corona circolare al raggio r data da
(
S(r) = 2rL
si ottiene
d2 v
dv
+ 2rL 2 ) = P 2r
dr
dr
ovvero, dividendo per 2rL e ponendo A = P
(per quanto detto questa
L
grandezza `e indipendente la L e rappresenta appunto la perdita di carico), otteniamo
1 dv d2 v
A
+ 2 =
r dr dr
(2L
A(r0 2 r 2 )
4
Dunque il profilo della velocit`a nel tubo `e parabolico, con valor massimo
Ar0 2
v(0) =
4
Possiamo utilizzare adesso questo profilo di velocit`a per calcolare la portata
del tubo. Occorre integrare da r = 0 ad r = r0 la seguente funzione
Q=
2A Z
2rdrv(r) =
rdr(r02 r 2 )
4
68
rdr(r02 r 2 ) =
r04
4
2Ar04
P r04
=
16
8L
Questo risultato `e noto come legge di Poiseuille. Essa stabilisce che in condizioni di moto laminare, la portata di un tubo `e direttamente proporzionale alla
differenza di pressione fra gli estremi del tubo, alla quarta potenza del raggio ed
inversamente proporzionale alla lunghezza del tubo ed al coefficiente di viscosit`a
Q=
r 4 P
8L
da cui segue che la resistenza opposta dalla condotta al moto del liquido vale
R=
8L
r 4
69