della complessit
La Compliance globale,
Il Rischio Operativo;
LA FUNZIONE DI COMPLIANCE
FIDUCIA
LA FUNZIONE DI COMPLIANCE
Rappresenta unefficace risposta per ::
monitoraggio e impulso)
(es:
2.
3.
4.
E DEL SENIOR
DEI CHIARI OBIETTIVI, PER IL CONSEGUIMENTO DEI QUALI DEVONO ESSERE SPECIFICATE
AMPIEZZA EDAUTORITA
2.
3.
4.
5.
CONTROLLO
ATTIVO
ALLAUTOCONTROLLO
CONFORMIT FORNENDO
LE
TECNICHE
DI
IDENTIFICAZIONE,
GESTIONE
E
MONITORAGGIO DEI RISCHI DI COMPLIANCE DEVONO ESSERE
ALLINEATE E COERENTI CON QUELLE DEI DUE ALTRI CARDINI
DEL SISTEMA DI CONTROLLO RISK MANAGEMENT E AUDIT
LUTILIZZO DI TALI TECNICHE PRESERVA LA REPUTAZIONE
AZIENDALE E CONSOLIDA LE RELAZIONI FIDUCIARIE CON LA
CLIENTELA INTERRELANDOSI ANCHE CON LA C.S.R.
TALI TECNICHE SUL PIANO OPERATIVO DEVONO INTEGRARSI
PIU CON LE PROBLEMATICHE DEI COSIDETTI RISCHI OPERATIVI
CHE GLI ALTRI TIPI DI RISCHIO
Nuove esperienze
18
Dalla Gestione dei rischi , dallevoluzione dei sistemi di Performance management (CdG)
e dalle moderne tecniche di Auditing emergono alcune considerazioni.
Lesame delle esperienze maturate nella tematica globale dei rischi impongono una
fase di riflessione sullapproccio sino ad oggi adottato: un problema una soluzione.
La domanda di una consapevolezza dei rischi insiti in ogni aspetto dellattivit di
unimpresa e delle banche in particolare, emerge da una pluralit di leggi, stimoli e
dallesperienza quotidiana e richiede la capacit di una visione dinsieme.
Che a questo si debba associare anche un agire intrinsecamente corretto (o etico)
ancora pi evidente, ma implica un salto culturale.
Gli strumenti a supporto devono essere di tipo proattivo e integrati trasversalmente
allintera struttura dei processi.
Il proliferare delle norme e dei regolamenti richiede una riduzione della complessit,
frutto dellapproccio riduzionista, a favore di un nuovo approcci di tipo olistico.
Da queste premesse parte la nostra proposta o fase due della Conformit
dImpresa.
A livello di filosofia del Compliance esistono due concezioni di base molto differenti
tra loro. La prima, di origine anglosassone, vede il Compliance come controllore e
quasi poliziotto, che rileva e punisce le infrazioni rilevate.
La seconda, pi moderna, vuole un Compliance che, pur controllando il rispetto
delle normative, si pone come un consulente interno della Direzione e del personale.
Dalle esperienze fatte nella pratica si riscontrato chiaramente che la prima
concezione svantaggiosa in quanto linstaurazione di un clima di diffidenza e
timore sfavorisce la collaborazione costruttiva e lo scambio aperto e trasparente di
informazioni.
Rientra nella concezione pi attuale della Compliance il fatto di adottare un
approccio ex-ante, ovvero preventivo, anzich un approccio di limitazione dei danni
ex-post.
Questo secondo tipo di approccio risulta infatti estremamente pericoloso da un
punto di vista dei rischi legali e di reputazione.
In questottica lanticipazione dei cambiamenti in ambito normativo e la
preparazione del personale della banca ad affrontare tali cambiamenti dovrebbero
quindi costituire un compito assolutamente prioritario da parte del servizio di
Compliance.
Modelli Scenario
23
LA COMPLESSITA
NORME DI
AUTOREGOLAMENTAZIONE
COMPLESSITA
REGOLAMENTARE
CONFLITTI DINTERESSE
MARKET ABUSE
RICICLAGGIO/TERRORISMO
T
E
M
P
O
COMPLESSITA
GESTIONALE
COMPLESSITA
OPERATIVA
COMPLESSITA
DIMENSIONALE
TRASVERSALITA DEI
PROCESSI
NUOVI PROGETTI
INTEGRAZIONI, FUSIONI,
ACQUISIZIONI SOCIETARIE
QUADRO DI RIFERIMENTO
LA RESPONSABILITA
FIDUCIA DEGLI
INVESTITORI
T
U
T
E
L
A
CONDOTTA ETICA
INTERESSI DEGLI
SHAREHOLDER
INTERESSI DEGLI
STAKEHOLDER
CREAZIONE DI VALORE
E RITORNI
REPUTAZIONALI
SOSTENIBILITA DEI
COMPORTAMENTI
ECONOMICI CON I VALORI
SOCIALI
QUADRO DI RIFERIMENTO
Assunti consapevolmente
Assunto involontariamente
Rischi speculativi
Rischio assoluto
Proliferazione normativa
27
IAS-IFRS
Basilea 2 e sistema finanziario
D. Lgs. 231/2001 responsabilit degli enti
Compliance
TUF (Legge. 262/2005) + 154-bis
Riforma del Diritto societario
Anti riciclaggio
Market Abuse
MIFID
Internal dealing
Legge 196/2003 Privacy
Legge 231/2007 Antiriciclaggio
Evoluzione norme tributarie
Legge 626 sicurezza
..
Regolamenti
Complessit in incremento
29
Approccio Verticistico
30
Comitato Rischi
Organo per la 231
Internal Auditing
Funzione Compliance
Risk manager
Dirigente ex 154bis
Codici etico
.
Conseguenze
31
Conseguenze (2)
32
Approccio Nuovo
33
Gestione
Un sistema e sicuro quando intrinsecamente sicuro
Focus su cultura e sensibilit al fattore di rischio
Obiettivo: assorbimento della Complessit
Comprensione e interiorizzazione
Framework di euristiche di indirizzo
Sistema autopoietico e auto emersione del
comportamento compliance.
Approccio Nuovo
34
Proposta
37
Diffusione capillare
Collegamento secondo le specificit
Integrazione delle sovrapposizioni
Framework unitario
Integrazione con Sistema di Valutazione e Premiante
Integrazione delle soluzioni
Sistema proattivo di comunicazione
Reporting specifico a tutti livelli e di vertice
Semplificazione operativa
Proposta
38
Obiettivo Lassorbimento della Complessit"
Metodica il Modello bilanciato (BSC)
Aspetti Quantitativi
Aspetti Regolamentari e Organizzativi
Aspetti Formativi
Aspetti di Sviluppo
Infrastruttura Tecnologica Semplicit
Economia
Flessibilit
Affidabilit
Stato dell'arte
Potenza
Tradizionale
Nuovo approccio
Visione riduzionista
Dettaglio e parcellizzazione
Insiemi correlati
Regole di dettaglio
Principi interiorizzati
La metodologia
Sviluppo di un framework
integrato delle componenti di
indirizzo e controllo comune e
delle interazioni bilanciato con
gli obiettivi strategici e il sistema
di autovalutazione proattiva,
Diffusione capillare lungo le linee
di processo
Formazione in Learning by
doing, sviluppo in affiancamento
su tematiche specifiche
Outsourcing for nursery di
sviluppo strutture interne di
compliance
Gli strumenti
BSC portale pervasivo di
integrazione e diffusione
Big Data sistemi evoluto di
BI e analisi dinamica delle
informazioni strutturate e
destrutturate
Sistemi di analisi semanticologica con auto generazione
dellanalisi e la
formalizzazione dei processi
SYSTEM DYNAMICS sistemi
di analisi dinamica
Come si colloca
Dalla mera aderenza a norme e regolamenti esterni, aventi carattere fortemente prescrittivo,
lorientamento oggi prevalente negli enti regolamentanti (CONSOB) infatti indirizzato alla
diffusione di una cultura della conformit e alla conseguente adozione di codici di condotta
(codici etici, organismo per 231, ..) in grado di garantire ex ante i livelli di conformit richiesti
nei confronti di una Normativa sempre meno prescrittiva, che manifesta la volont, da parte del
legislatore e delle Autorit di Vigilanza, di puntare sullefficacia complessiva del Sistema di
Compliance, lasciando allAzienda ampi margini di autonomia della definizione degli aspetti
organizzativi della funzione e nella gestione delle relative attivit.
La Funzione Compliance stata definita come funzione che governa un processo trasversale che consta di
presidi organizzativi e operativi atti ad evitare disallineamenti con linsieme delle regole esterne ed interne.
Per tale motivo una funzione che deve poter entrare nel merito di tute le attivit aziendali al pari dellorgano
di controllo.
Si tratta di una funzione apicale ormai essenziale che si inserisce nel novero del cd. sistema di controllo
interno, ossia linsieme delle regole, delle procedure e delle strutture organizzative volte a consentire,
attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi,
una conduzione dellimpresa sana corretta e coerente con gli obiettivi prefissati.
Un efficace sistema di controllo interno contribuisce infatti a garantire si osservato la salvaguardia del
patrimonio sociale, lefficienza e lefficacia delle operazioni aziendali, laffidabilit dellinformazione finanziaria
e, non ultimo, il rispetto di leggi e regolamenti (cfr. Borsa Italiana, Codice di Autodisciplina, 2006, e Codice di
Compliance di prossima emissione). La Funzione Compliance si colloca dunque in una cornice sistematica
complessa ed articolata che coinvolge direttamente ed immediatamente i vertici aziendali. Data tale
correlazione tra la funzione e gli amministratori, linquadramento di questa da un punto di vista giuridico non
pu dunque prescindere dallintroduzione di stakeholder, tanto nuovi quanto numerosi, che hanno
condotto altrettanto necessariamente ad un aumento degli interessi rilevanti per lazione imprenditoriale.
Lazienda oggi una struttura organizzativa che diventava sempre pi complessa ed articolata, e che,
come tale, richiede per il suo funzionamento non pi solo decisioni schiettamente operative ma
anche, ed in misura crescente, regolamentazione di carattere pi propriamente organizzativo.
Precisamente davanti a questo tipo di regole il criterio personalistico utilizzato nel passato per
distribuire le responsabilit allinterno dellimpresa ha mostrato i suoi limiti, non potendo
fisicamente un amministratore controllare ogni singolo atto organizzativo della struttura.
Di fronte a questincapacit della disciplina di rispondere adeguatamente alla realt operativa,
iniziata ad emergere anche nel nostro Paese, sullesempio di esperienze straniere, anglosassoni ma
non solo, la valorizzazione e soprattutto il riconoscimento positivo della predisposizione di
unadeguata struttura organizzativa aziendale per lesercizio dellimpresa. Il parametro dellazione
corretta viene cos concretizzato in uno standard che prescrive modelli di organizzazione aziendale a)
procedimentalizzata e trasparente nel suo svolgimento, b) formalizzata in modo da consentirne
controlli di regolarit (anche) a priori e di efficienza a posteriori
Spinte normative
Il moltiplicarsi degli adempimenti rilevanti, unito alla sostanziale non delegabilit dei medesimi da parte
degli amministratori a causa della accennata tendenza giurisprudenziale secondo cui la condotta omissiva
per affidamento a terzi, lungi dal comportare esclusione da responsabilit, pu costituire ammissione
dellinadempimento dellobbligo di vigilanza (Cass. 4 aprile 1998, n .3483, in Giust. civ., 1999, I, 1181), ha
finito per condurre tanto ad eccessi rigoristici, che trasformavano la tradizionale responsabilit per colpa
degli amministratori in responsabilit di posizione (specialmente in presenza di deleghe allinterno del
consiglio di amministrazione); quanto, al contrario, ad ampie zone di impunibilit, basate
sullinsuscettibilit della discrezionalit amministrativa di essere oggetto di un sindacato da parte del
giudice, ma, di fatto, generate anche come reazione allorientamento troppo rigido appena descritto.
Con la riforma del diritto delle societ di capitali, questa tendenza approda pure nel codice civile,
trasformando in principio giuridico di carattere generale la adeguatezza degli assetti interni
dellimpresa. ( cfr. art. 2381, commi terzo e quinto, del codice civile). La nuova disciplina impone agli organi
sociali la predisposizione (da parte degli amministratori delegati: art. 2381, co. 5, c.c.), la valutazione (da
parte del consiglio di amministrazione: art. 2381, co. 3 c.c.), la vigilanza (da parte del collegio sindacale: art.
2403 c.c.) degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili, al fine di garantirne ladeguatezza rispetto
allattivit e alle dimensioni della societ. Tale disciplina si impone anche per gli effetti verso gli stakeholder
dellazienda , si pensi alla maggiore attenzione agli effetti sociali, ambientali, ecc.
Cosa fare ?
Di conseguenza divengono essenziali tanto una mappatura dei rischi, identificando le aree e i soggetti coinvolti
nelle attivit aziendali rilevanti per il valore e il brand e conseguentemente la reputazione , (qui intesa come
valore-credibilit globale), quanto una predisposizione di appositi protocolli per le singole procedure, senza
trascurare poi una fase di verifica dellefficienza ed adeguatezza di queste per la singola impresa, considerate
sia la dimensione di questultima che la natura dellattivit imprenditoriale svolta. In altre parole, gli
amministratori devono predisporre un sistema operativo complesso in ogni area dellattivit aziendale
(organizzazione, amministrazione e contabilit, relazioni con il mercato, filiere,) che consenta di gestire la
societ secondo i canoni di corretta amministrazione.
A tal proposito bene si osservato che soprattutto con lart. 2381 c.c. il legislatore non prescrive allimpresa
(soltanto) una data forma o determinati minimi di capitale, ma interviene per incidere sulle concrete modalit
di organizzazione interna dellattivit di impresa, che era campo tradizionalmente lasciato allautonomia
decisionale dellimprenditore. Sempre al fine di mitigare i rischi e sensibilizzare la propriet alla presenza degli
stakeholder interni ma soprattutto esterni.
Il processo di Compliance 1
Il Processo di Compliance costituito dai seguenti sotto-processi / fasi:
C1. Individuazione e applicazione della normativa
C1.1 Individuazione della Normativa
C1.2 Assessment
C1.3 Traduzione della Normativa in un corpo di regole
C1.4 Definizione della struttura di relazioni a supporto delle regole
C1.5 Definizione delle procedure operative
Il processo di Compliance 2
C2. Comunicazione e formazione sulla normativa
C2.1 Sensibilizzazione sul tema della Compliance
C2.2 Comunicazione sulla Normativa
C2.3 Formazione del personale sulla Normativa
C3. Monitoraggio sullapplicazione della normativa
C3.1 Definizione delle procedure per le verifiche di conformit
C3.2 Controlli sullapplicazione delle procedure operative
C3.3 Controlli sullefficacia delle regole e procedure operative
C3.4 Autocertificazione (self-assessment)
Il processo di Compliance 3
C4. Impostazione di un sistema di reporting e gestione delle notifiche
periodiche
C4.1 Notifiche periodiche agli Organi di Vertice
C4.2 Reporting lungo i vari livelli di responsabilit (quadri bilanciati)
C5. Gestione delle anomalie di compliance e relative notifiche
C5.1 Acquisizione e risoluzione proattiva dellanomalia
C5.2 Notifiche di non compliance agli Organi di Vertice
C5.3 Piani di adeguamento
N.B.
non evidenzia le relazioni di feedback tra le variabili che interagiscono nel determinare
la performance aziendale specie nel campo intangibile e nei rischi operativi e legali
Non tiene conto dei ritardi temporali nelle relazioni fra fattori moltiplicativi nelle
determinanti strategiche e nei relativi livelli come nei fattori di innesco dei rischi
reputazionali e strategici
Non sempre supporta adeguatamente i manager nellindividuazione dei segnali deboli
connessi a minacce o opportunit sottostanti al sistema rilevante non rilevanti sotto il
profilo quantitativo ma significativi su quello qualitativo di medio e lungo periodo.
Richiede unanalisi esaustiva dei processi e non consente un auto adeguamento ala
complessit per fasi successive.
LAPPROCCIO DINAMICO
Utilizzo di modelli dinamici integrati con modelli basati su simulatori a supporto del BSC
come nella Dinamica dei Sistemi aiuta i manager a comprendere:
le relazioni causali tra le performance contenute nelle variabili interne ed esterne
(reazione degli attori sociali alle strategie aziendali, condizioni geopolitiche, immagine
del brand, impatto di norme, ecc.);
le relazioni tra struttura e dinamica del sistema rilevante con i fattori di moltiplicazione
ed evoluzione degli attrattori comportamentali origine di rischi operativi, legali e
reputazionale;
i possibili effetti derivanti da scenari alternativi
strategie.
Conformit e Etica
Nel nuovo panorama normativo italiano, delineato anche da direttive quali quelle di emanazione dell'Unione
Europea o nordamericane, i vertici delle aziende di ogni tipo sono alle prese con il compito di garantire che le
attivit e i processi gestionali siano conformi ai complessi requisiti di governance. Nei prossimi anni infatti i
vertici delle aziende dovranno affrontare il cambiamento di mentalit introdotto dalle nuove norme volte a
garantire una buona corporate governance e saranno per i prossimi due anni un'importante fonte di distrazione
dalle attivit di business.
Negli anni recenti molte aziende hanno tentato con maggiore o minor fortuna di conformarsi ai vari requisiti,
quasi sempre uno per volta. Ma questo approccio ha spesso portato a iniziative costose e non ben mirate, che
richiedevano continui aggiustamenti. I CEO pi avveduti hanno per scoperto che si ottengono risultati migliori
adottano una visione olistica della conformit aziendale.
Anzich considerare ogni normativa come una sfida isolata e a s stante, i CEO pi all'avanguardia ora
richiedono iniziative di conformit secondo un approccio ad ampio spettro, essenzialmente servendosi di
tecniche e processi pluridisciplinari per garantire una copertura generale volta a soddisfare pi normative.
Questo quanto riteniamo che la nostra proposta basata su una visione olistica della conformit sia la migliore
strada per affrontare questa uova sfida alo sviluppo dimpresa: creare al proprio interno, soluzioni organizzative
orientate alla pervasivit delle tematiche di Conformit e Etica del business sia per quanto riguarda per le
proprie attivit aziendali, che all'esterno, per tutti gli stakeholder dell'impresa.
Soluzioni di attuazione della compliance che possano essere quindi anche migliorative della performance
aziendale, della gestione dellidentit strategica, della sicurezza e delladerenza agli obiettivi generali di
business.
ma le iniziative capaci di dare i risultati attesi hanno vari elementi chiave in comune.
Innanzitutto, la conformit non pu prescindere da un opportuno investimento
finanziario.
Alcuni studi stimano che la spesa media destinata all'attuazione della conformit
aumenti di un buon 53% nel corso dei prossimi 12 - 24 mesi. In secondo luogo, la
conformit una necessit non solo per le Banche, oggi spinte dalla normativa di
vigilanza della Banca dItalia, da Basilea II e dalla MIFID , ma per tutti i tipi di aziende,
siano esse pubbliche, private, grandi, medie o piccole. Le start up ad azionariato
privato, ad esempio, devono aderire ai criteri COSOB alle nuove norme IAS-IFRS e
devono acquisire conformit a leggi come 231/2001, 196/2003, 262/2005, ed altre
oltre che se peranti nel mercati nordamericani anche a alle norme GAAP (Generally
Accepted Accounting Principles) per agevolare possibili IPO (Initial Public Offering) o
per attirare pi facilmente potenziali acquirenti.
1. Dare l'esempio. La conformit normativa inizia dai vertici. Il management deve prendere sul
serio e ritenersi responsabile dell'attuazione della compliance e agire di conseguenza.
2. Implementare nel continuo controlli appropriati. Adottare processi e procedure adeguati per
proteggere le attivit dell'azienda da danni accidentali o intenzionali.
3. Svolgere i controlli con continuit e regolarit. Rivedere le procedure di controllo con cadenza
regolare e rafforzare quanto prima gli anelli pi deboli della catena.
4. Formare e comunicare con regolarit. Informare i dipendenti su ci che ci si attende da loro
per mezzo di comunicazioni proattive in forma elettronica, da e verso i vertici e lungo la filiera di
processo.
5. Dare ascolto alle critiche. Predisporre un processo che permetta ai dipendenti lungo un
processo di esprimere le proprie preoccupazioni senza timore di conseguenze.
6. Agire opportunamente e con rapidit. Quando sorgono dei problemi di conformit, eseguire
un controllo e, se opportuno, adottare tempestivamente le misure correttive.
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