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16 febbraio

Ci eravamo gi concentrati sullimmagine dellapostasia, di come Geremia si


soffermi sulla radicale perversit del popolo, sia in alcuni elementi di
concretezza che ci vengono presentati, sia come immagine di atteggiamento
di fondo. Dio sottolinea: il popolo ha abbandonato me, sorgente viva, per
accogliere una cisterna screpolata. Radicale negativit del popolo,
sottolineata con lespressione dura cervice e cuore incirconciso (chiuso,
bloccato).
Geremia annuncia a seguito un giudizio punitivo di Dio: il crimine p totale, e
cos sar la sanzione. Queste parole sono di ritornello
La totalit della punizione assume un volto: lannuncio di una
deportazione/esilio, loccupazione di Gerusalemme da parte di popoli del
nord, la fine della monarchia, la distruzione del Tempio.
Ricordiamo: la predicazione di geremia ha fondato la sua sicurezza
sullinviolabilit del Tempio.
Ger 13, 14 > io li frantumer uno contro laltro, non avr piet (Chesed), n
misericordia (RChM - rahim/ o rachim > controlla).
Ger 14, 11-12 > ma anche 7,16 > linvito di Dio a Geremia di non
pregare per Israele. Quasi Dio ha paura che Ger si comporti come Mos, che
faccia il lavoro di smuovere il popolo ecco fino a che punto siamo arrivati!
Che Dio non permette al profeta di essere tale (quasi come se Dio
rischiasse di cadere nella trappola di intercessione positiva del profeta!).
Lelemento punitivo nella tradizione biblica, il distacco di Dio nei confronti
del male: non c compromesso, Dio NON vicino a chi sta punendo per un
comportamento fallace.
16,5 > non soltanto c un invito: chiede a Ger di non fare quei gesti di lutto:
la logica di fondo ci saranno talmente tanti lutti, che diventa impossibile
seguire la grande liturgia del panorama del lutto per tutti non la morte di
uno solo, sar la morte di una buona fetta del popolo.
Cos anche Ezechiele lo far: gli muore la moglie, ma non fa i segni di
vedovanza.
Davanti a queste situazioni, Geremia porta per ancora un messaggio di
speranza: nella sua prospettiva, si trova invece ancora a parlare come se ci

fosse ancora un orizzonte di possibilit. C quasi un invito vi chiedo di


mettere fine al mio dolore!. Ger 13, 15 e seguenti
Pur arrivando a immagini di quasi impossibilit (pu un etiope schiarirsi, o
una tigre perdere le strisce?), resta a pronunciare una salvezza che
sembrerebbe del tutto impossibile la Parola di Salvezza va sempre e
comunque annunciata, Geremia non si pu sottrarre.
La parola profetica, che annuncia anche un giudizio, deve essere detta anche
come parola di Speranza, anche se del tutto improbabile.
Ger 30 / 33. Capitoli in cui si concentrano gli oracoli di salvezza. Questi
capitoli sono chiamati il Libro della Consolazione. In questa parte sono
concentrati i testi pi numerosi, con la prospettiva di misericordia da parte di
Dio. La situazione che si determiner con il castigo e punizione, diventa una
situazione che, una volta che si sar realizzata, non sar l ultima parola
dellesperienza del popolo. Lesilio diventa quasi il crogiolo dove il popolo
viene purificato. Allora si incomincia a parlare di un ritorno, di una
restaurazione, di un ristabilimento anche religioso del rapporto.
Ger 30, 18 > si direbbe: quellinevitabile castigo, non anniente. Non a caso,
introduce limmagine di una ferita, un colpo che ha colpito il popolo, ma che si
rimargina, cura e guarisce. Non diventa una ferita mortale. Anche loracolo di
giustizia, di condanna, ferita che sar rimarginata. Dio lo stesso che prima
colpisce, e poi guarisce. Ci che emerge qui, la dimensione di misericordia.
Il captiolo 31, citato nel vangelo, in Mt, per la strage degli innocenti: la figura
di Rachele che piange.
31, 15 e seguenti > Immagina Rachele che piange la morte dei suoi due
figli, giuseppe e beniamino (popolo del regno del Nord e del regno del Sud).
Notate per che a questa situazione, Efraim chiede perdono: la situazione
che Geremia immagina, che ha colpito il popolo, porta a una conversione.
Lo schema : peccato - castigo; castigo - pentimento; pentimento consolazione.
Ezechiele prender una prospettiva diversa: per Ger loracolo di consolazione
viene dal grido di Efraim che si pente. Per Ezechiele, solo per il nome di
Dio che si annuncer loracolo di salvezza, e questoracolo determiner il
pentimento di Israele.
In Geremia, il pentimento determina loracolo; per Ezechiele, al contrario.

Geremia presenta una sorta di soggiogazione di Dio, determinata dalla


tenerezza suscitata dal pentimento di Efraim.
Molto bella, nella conclusione di questi oracoli di salvezza, lidea di ipotesi di
irrealt (formula grammaticale ebraica precisa), quella di 33, 25-26 > cos
dice il signore: se non esistessa la mia alleanza, se non avessi stabilito leggi,
rigetterei anche la stirpe di Giacobbe e David.. eccola lipotetica di irrealt:
lAlleanza, il Patto, c. Quindi, c qualcosa che LEGA Dio.

Ezechiele
Obbiettivo fondamentale: chiarire da cosa dipendono gli oracoli di giudizio che sono determianti dal peccato di Israele; mentre gli oracoli di salvezza
NON dipendono dalla conversione del popolo. Ci che fonda la salvezza di
Dio, solo la volont gratuita di Dio verso il suo popolo, per lonore del Mio
nome.
4-24 oracoli di giudizio
25-32 oracoli contro le nazioni
33-48 oracoli di salvezza
Qual il rapporto tra la prima e la terza parte? Quale le motivazioni degli
oracoli di salvezza?
E chiaro che gli oracoli di giudizio sono determinati dalle colpe di Israele; c
uninsistenza, come anche in Geremia, nel presentare la negativit del
popolo, nessuno escluso.
Limmagine sempre quella di Dio che lascia distruggere il popolo dalle
nazioni straniere ma al contempo, queste nazioni che distruggono Israele,
si ritrovano maledette. C qualcosa di irrazionale: questi popoli sono
strumento dellira di Dio, ma Dio geloso del suo popolo, e li maledice.
Insistenza in questi oracoli del pronome possessivo mio riferito al popolo e a
cose intorno al popolo.

Ez 35 > il punto di partenza della salvezza, non dipende dalla conversione


di Israele, ma dalla santit di Dio: Dio annuncia la salvezza; a seguito di
quellannuncio, il popolo si converte.
Ez 20 > c da parte di Ezechiele il desiderio di presentare la storia
dellinfedelt di Israele. Riprende la storia dalle origini del rapporto con Dio.
Alla fine di ogni tappa storica, dice di aver pensato di sterminare il popolo,
ma di non averlo fatto per amore del mio nome per la sua gloria.
Le tappe sono: egitto, prima generazione nel deserto, seconda generazione
nel deserto.
Cosa vuol dire per il mio nome? Quale elemento viene presentato?
Certamente il testo ha una sua ambiguit: sembra che ci sia un elemento
egoistico, non dice per amore del mio popolo: un elemento che accentra
sulla dimensione di Dio stesso; il nome qualcosa che potrebbe essere
profanato. Anche Mos faceva leva con una sollecitazione egoistica: ovvero
> cosa diranno le genti, che non sei in grado di salvarle?. Sar il NT che
porter a pienezza questa prospettiva: il Nome del Padre il momento
massimo di glorificazione, e nel NT nella Croce che si espleta al massimo.
Pensiamo alla frase di Ireneo: La gloria di Dio lUomo Vivente.
Ez 16, 1 sgg > racconta attraverso l immagini di una bambina appena nata,
ancora sporca di sangue, come se Dio fosse un passante che la vede e la
prende, fino a farne una donna bellissima. Israele vive grazie allo sguardo
che Dio ha gettato su di lui.

1/03
TOBIA
Tb 14 - Detto da commentatori Cantico della Misericordia. Temi dominanti
sono due: misericordia (indicativo il versetto 5); giudizio.
Lesperienza della misericordia ruota intorno a una duplice conversione:
quella di Dio, che dal giudizio/castigo passa alla misericordia; e quella
delluomo.

Tobia deuterocanonico, scritto in greco (non entra nella bibbia ebraica);


scritto nel periodo ellenistico, particolarmente in quella fase di Antioco IV
Epifane: il momento in cui la palesina sotto i Tolomei, dove c un certo
fascino verso la cultura greca, a rischio di deprezzamento della tradizione
ebraica.
Tobia scritto in greco ma per un ebreo della diaspora. Presenta la figura
del pio ebreo chiamato a conservare leredit dei padri.
La figura di Tobia e Sara, sono due persone affascinate e fedeli alla Torah.
Tobia figlio di Tobit (cos le traduzioni italiane).
Figura che presentata come eroe - va a seppellire i morti -, ma ha anche
tratti di cultura popolare che lo stemperano (attenzione a un sostrato magico
- il fiele del pesce; alcuni tratti di misoginia).
Due fonti testuali principali, A e B.
Terza grande corrente testuale quella di un originale aramaico.
A qumran, trovati frammenti sia in ebraico che aramaico: consideriamo
qumran come quarta fonte.
Il movimento di conversione passa dallamarezza ad una dimensione di gioia:
possiamo dire che i nodi si sciolgono, allinterno del testo.
Il movimento anche spaziale: le scene sono pi di una.
La teologia fondamentale del libro di Tobia quella che esalta la pia
osservanza dei comandamenti. C una morale delle opere.
Non la storia della conversioen di Tobia e Sara: la storia di una situazione
di difficolt. E la dimensione della prova, tradizionale sapienziale; ovvero:
non causato dalla loro malvagit, Dio che mette alla prova
(tradizionalmente). Lassoluzione e la benedizione sono il finale positivo.
Il capitolo 13: Allora Tobi scrisse questa preghiera di esultanza. Il termine
preghiera di esultanza.
Lesperienza di Tobi unesperienza che lo porta a provare sulla sua pelle la
misericordia di Dio, riacquistando la vista etc.
Queta esperienza di Tobi per viene riletta come esperienza del popolo: non
nek senso che rappresenta il popolo egli stesso - gli manca la dimensione di
colpa -: lesperienza di bont che Tobi fa, unesperienza che egli fa per
tutti. Diventa unesperienza comune, e lo leggiamo in versi come user
misericordia a tutti voi.

Tobi la sperimenta per s, come superamento e fedelt, ma in una logica


che non si manifesta solo come privata, unesperienza sovrabbondante,
che tocca tutti. Dio castiga, ma usa poi misericordia.
Capitolo 5, vediamo come usato il binomio castigo/misericorsia > versetto
5, versetto 10.
Lesperienza di Tobi, sposta dal binomio castigo/premio a quello
castigo/misericordia. La logica del castigo, non si consuma fino al limite
previsto, ma viene interrotta da unaltra logica, quella della misericordia.
La conversione quindi la risposta alla misericordia sperimentata. La
conversione leffetto della misericordia, e non la causa della misericordia.
Seppur ancora con un certo pudore, questa misericordia gi indicata come
aperta su un orizzonte ben pi ampio del popolo di Israele; non ha le
prospettive universalistiche di altri testi, ma sicuramente gi c almeno un
anticipo di apertura qui.

In questa carrellata di AT, abbiamo visto come la misericordia non sia


presente solo nel NT: la misericordia che segue il castico, quella che si
sostiuitsce al castigo, quella che porta la conversioen, quella che segue la
conversione
Non c una sintesi di pensiero, ma diverse voci che vogliono presentare che
il rapporto tra Dio e luomo non inteso solo in una dimensione di
peccato/castigo, fedelt/premio.

NT
VANGELO DI MATTEO - Bench tutti abbiamo nelle orecchie Dante che dice
Luca scriba della manusetudine (misericordia) di Cristo, molti hanno letto
Matteo come vangelo della misericordia.
Matteo riprende un importante passo di Osea (Mt 9,13).
1) Mt 9,13 e seguenti [da verificare il passo esatto] > paralitico; chiamata di
Matteo; pasto con i peccatori [con citazione da Osea]; discussione sul

digiuno; adattamento della fede cristiana con quello che lha preceduto (toppa
nuova vestito vecchio; vino nuovo otri vecchi)
Mc 2, 13-14 > parallelo a quanto visto di Matteo. Stesso schema:
paralitico, chiamata di Levi, pasto coi peccatori [manca qui la citazione di
Osea]; andate > comando, che anticipa una forma di comando di tipo
HALAKAH (giuridico). Molto pi in la, troveremo la guarigione dellemoroissa c pi materiale in mezzo.
Lc 5, 27 > paralitico; chiamata di levi; schema piu simile a Mt

ALTRO PASSO CHE ANALIZZIAMO confrontando nei tre sinottici [le spighe
strappate e mangiate dai discepoli in giorno di sabato]
MT 12,7 > matteo sposta questa pericope, e ci reinserisce di nuovo Osea.
Le spighe, in Mc e Lc sono subito dopo la discussione sul digiuno; Matteo
invece le allontana al capitolo 12. Dopo, segue una guarigione.
Mc 2, 23-28 > in Marco anche Ges sgrana le spighe e le mangia; in Mt, i
discepoli. Segue la stessa guarigione.
Lc 6 > gesu mangia: lesigenza giustifica.

PAROLE: misericordia ELES (ebr. CHESED - fedelt di Dio). A volte eleos


traduce anche RAHAMIM (misericordia, viscere - forse plurale di rahab? si
domanda tommi).
Amore - presenza di Dio; / Sacrificio - olocausti.
Conoscere - unione sponsale, rapporto sessuale.

La citazione di Osea in senso anticultuale; questa prospettiva, la troviamo


anche in Samuele (il signore si compiace forse degli olocausti e dei sacrifici
pi dellobbedienza alla voce del signore? 1Sam 15-23). E anche nei Salmi.
Quindi: la tradizione AT, ha in s la consapevolezza di un valore contrario a
quello esteriore/sacrificale, che sa gi stigmatizzare. Non solo il sacrificio di
animali estrinseco, esteriore, a significare ununione con Dio.
Lopposizione ai sacrifici nellAT non contro il culto, il sacrificio in s, ma
contro lidea che il sacrificio causi il rapporto, e non solo - al massimo - lo
manifesti. E cos, anche il NT non ha una specifica anti-cultualit (Luca si
conclude con i discepoli che salgono al tempio a pregare; forse lunico passo
che sembra assegnare connotazione negativa la citazione di geremia
riguardo ai mercanti nel tempio, una spelonca di ladri > siete ladri fuori, e
poi quando entrate

MANCA UNA LEZIONE

8 marzo
Gv 7, 53 [??] e andavano ciascuno a casa sua; Ges allora se ne and al
monte degli ulivi. Di mattina presto si present nel tempio, e tutto il popolo
veniva da lui, ed essendosi seduto li ammaestrava. Gli scribi e i farisei
conducono una adultera e gli dicono maestro, adultera; nella Legge di
Mos, donne simili sono da lapidare; cosa dici? mettendolo alla prova.
Ges, scrive sulla terra; insistono a interrogarlo, allora si drizza e dice chi tra
di voi senza peccato, scagli la prima pietra; essi allora avendolo udito, se
ne andarono. Essendosi drizzato: Donna, nessuno ti ha condannata? e lei
Neppure io ti condanno; va e non peccare.
Testo accolto canonicamente, ma manca nei manoscritti pi antichi. Dal punto
di vista della critica testuale, assente nel testimone pi antico - papiro - di
Giovanni; e nemmeno nei principali greci (sinaitico, alessandrino) e in molti

codici minuscoli. Addirittura fino al 4 secolo, non citato nei Padri. E


commentato invece da Ambrogio, Agostino
Brano accostato da molti a Luca 7 (accostamento ideale, non letterale).
Nella prassi antica, i peccati chje non venivano perdonati erano: apostasia,
omicidio, adulterio. Davanti a questa prassi, pu aver fatto grande difficolt,
ladozione di questo testo.
A livello sintattico-semantico, non giovanneo: esempio la parola scriba non
mai usata in Gv.
Capitolo 7, 24: in questo blocco di versetti, ges dice io non giudico nessuno,
e se giudico, il mio giudizio vero. Probabilmente su questa affermazione
del non giudicare, si inserito lepisodio delladultera.
Il confronto fra Ges, adultera e accusatori, mette in luce il tema della
misericordia e perdono di Dio. La volont dietro allinserimento - appunto, non
casuale; addirittura, fa violenza a un discorso che viene interrotto -,
strategica intorno al tema del non-giudizio.
E presentato il confronto tra due giudizi: quello umano, che condanna, che
ha per giudice dei peccatori, e quello divino che assolve, che ha per giudice
linnocenza divina. Chi pi legittimato a condannare, non lo fa!!! E
viceversa.
La struttura del brano ben congegnata: tre parti: 1) ambientazione della
scena (antefatti); 2) accusa di scribi e farisei; 3) dialogo conclusivo tra ges
e donna, rivelatore della misericordia di Dio.
La donna presa in flagrante: manca luomo adultero; come mai non c?
Viene presentato un gesto di Ges, non facile: quello dello scrivere per terra.
Accanto a questo unico gesto (lunica volta che viene attribuito il verbo
scrivere a ges), c larga attenzione alla spazialit e dinamica: la scena, il
chinarsi ed alzarsi di Ges; a livello narrativo, si insiste su questi elementi
spaziali e geografici, forse simbolici. Forse labbassamento e innalzamento
sono quelli cristologici.
Allinfedelt - delladultera, come di Israele -, corrisponde la misericordia
divina: come Dio non ha distrutto israele a seguito delladulterio idolatrico,
cos non condanna questa donna.
Spesso, lo scrivere evocato in relazione a Geremia 17,13 quanti si
allontanano da te, saranno scritti nella polvere; poich si sono allontanati da
te fonte di acqua viva. Queste letture sono recenti: la tradizione Patristica

invece non ha mai dato particolare rilievo al gesto dello scrivere, se non come
gesto per prendere tempo, invitare a riflettere, ritardare il giudizio. Ges
scriverebbe i nomi dei peccatori, sulla polvere, cancellabili con un solo soffio
di vento.
Come in Luca 7, le parole di Ges evocano una dimensione liturgica
Nessuna ti ha condannata? E neppure io ti condanno; va e non peccare pi.
Anche lappellativo donna - che riferisce di solito a sua madre sembrerebbe
aprire una dimensione di riscatto della situazione.
Come la vita per questa donna ri-comincia, per merito di Cristo, cos la venuta
di Cristo tra gli uomini non giudizio, ma inizio di un nuovo cammino. La non
condanna, inizia un percorso di conversione.
La salvezza non viene dal rigorismo, ma dalla riflessione sul peccato come
esperienza universale, che coinvolge tutti, e dal quale dobbiamo tutti essere
liberati. Lunico che potrebbe scagliare la pietra Ges, lunico senza
peccato; ma quello che fa non-condannare. La logica della misericordia
elude la sanzione alla colpa.

Terminologia paolina
Elemento insistente in paolo; prospettiva per non sistematica: non vi una
teologia della misericordia sviluppata. Certamente Paolo ha una
consapevolezza - come Gv 8 - che la situazione di peccato che tocca
luomo.
Prospettiva riassumibile in: 1) tutti gli uomini sono peccatori;
2) dio nel suo amore misericordioso, giustifica i peccatori;
3) questa giustificazione non avviene per mezzo della Legge o le opere della
Legge;
4) questa giustificazione avviene per mezzo di Ges Cristo morto e risorto.
Tutti hanno peccato, e sono privi della gloria/presenza di Dio. Il peccato - e
Paolo usa un certo termine hamartano, mancare il bersaglio; disobbedienza
(parako); caduta (parabsis - idea di scivolata); trasgressione
Questa la condizione propria delluomo, pagano o giudeo. Ecco perch dice
che tutti gli uomini commettono peccati, disobbediscono a Dio, trasgrediscono
la legge (quella nel cuore delluomo, e quella data da Mos). I peccati

concreti mettono in evidenza una potenza: quella del peccato che rende
schiavi gli uomini. RIcordiamo laffermazione paolina ..io so quello che dovrei
fare e non lo faccio. Paolo si chiede anche da dove venga il peccato e
questo dominio sugli uomini; e dir: a causa di un solo uomo il peccato
entrato nel mondo, e con il peccato entrata la morte - Romani 5.
C un potere distruttore che stato scatenato, con lingresso del peccato.
Se il peccato radicale dei pagani lidolatria, per paolo quello dei giudei
lautogiustificazione. Paolo specifica: tutti siamo sotto la collera di Dio. Lunica
vera conseguenza logica della condizione attuale la manifestazione dellira
di Dio sulluomo.
Es 33 > Dio dice a Mos: lascia stare questo popolo, ti far capo di un
altro popolo: in questa proposta, propone labbandono del Popolo; poi ci sar
per lintercessione di Mose
Qui si inserisce il concetto di Giustizia del NT: Dio si dimostra giusto non
perch condanna, ma perch rende giusti. Dio il Dio fronimos, il dio
dellamore e della misericordia - agape, eleos -; quel Dio che, per grazia,
rende giusti. Dio dimostra il suo amore verso di noi perch mentre eravamo
ancora peccatori Cristo morto per noi > Rm 5, 8. E anche Rm 11, 33.
La giustizia di Dio salvifica, non punitrice.
In Cristo, lobbedienza piena e perfetta al Padre, rende a Dio ci che il
peccato delluomo gli ha tolto. Ges giustifica i peccatori morendo. Non solo
con la morte che salva, ma con morte e risurrezione.
Cristo stato messo a morte per i nostri peccati, ed risorto per la nostra
giustificazione Rm 4.
Luomo deve essere convinto - in Cristo - che lamore di Dio pi forte del
suo peccato.

15 Marzo

La tematica della prova - Esperienza che il singolo col popolo di Israele


chiamato a vivere. Prove emblematiche: come la prova di Abramo col
sacrificio di Isacco; la prova di Giobbe (la prova descritta nei primi 2 capitoli);
le prove di Ges nel NT.

Lelemento della prova stato introdotto dalla riflessione sapienziale, come


tentativo di rispondere a una teoria tradizionale che non sembra funzionare (ti
comporti bene allora bene; ti comporti male allora male). La situazione
immeritatamente negativa, viene vissuta quindi come prova, con la quale
Dio saggia il cuore delluomo.
La complessit estrema della prova di Giobbe, per, fa addirittura saltare la
logica della prova; mentre le altre prove generalmente hanno un superamento
positivo, uno scioglimento.
Si ricollega alla dimensione della punizione e della misericordia.
Deuteronomio 8 - la prova del deserto: il deserto collegato alla dimensione
della prova in s.
Lo logica sapienziale: come un padre corregge il proprio figlio. Ma la prima
cosa che viene messa in evidenza : mettere in pratica e non dimenticare.
Perch la prova abbia un senso, la prova non si esaurisce nella fattualit del
momento, ma diventa feconda proprio perch non viene dimenticata; ci si
appropria del contenuto di quellesperienza.
1)
2)
3)
4)

deserto come punizione


come prova
come esperienza
come luogo di nascita (come ventre femminile, grembo - qui nato
Israele)

Due verbi di movimento - fare uscire, fare entrare - segnano il ritmo di un


cammino di salvezza del popolo, dalla prospettiva dellazione divina.
I verbi in ebraico sono in forma causativa. Tra questi due momenti, che sono
passaggi su corsi dacqua, c il deserto. Quindi: passaggio acqua (mar
rosso)- deserto - passaggio acqua (giordano). Sono due passaggi puntuali un momento solo -, inframezzati da un tempo lungo (40 anni: il numero 40
indica un tempo definito/limitato). Questi 40 anni, sembrano quasi ritardare
lelemento positivo di entrata nella Terra.
Il Signore ha fatto andare [verbo ALACH] Israele nel deserto: altro verbo di
movimento, sempre in relazione alla storia della salvezza. Perch la Storia
della Salvezza deve comportare lattraversamento del luogo della solitudine e

morte per eccellenza? Il deserto detto Grande e spaventoso, lugoo di


serpenti velenosi e scorpioni, terra assetata; e Israele FATTA ANDARE da
DIO nel deserto per umiliarti, per provarti, per farti felice. C una volont
divina. Il Signore soggetto causativo; il deserto inserito nel progetto di Dio.
Poteva essere ti ho fatto uscire / hai percorso / ti ho fatto entrare; ma invece
ti ho fatto uscire / ti ho fatto attraversare / ti ho fatto entrare.
Il deserto rappresenta unesperienza umana. E per ognuno.
Anche nellesilio di Babilonia si parla di un deserto. C dinuovo
unesperienza confrontabile. Qui si rilegge con valenza simile lesperienza.
I relatori della forma finale del pentateuco, se accettiamo lidea di redazione
persiana, hanno gi passato la divisione del regno, e anche lesilio: sono gi
capaci di ri-leggere queste esperienze.
Lesperienza del deserto porta con se una punizione del peccato. La
tradizione rabbinica sottolinea che quando adamo ed eva uscirono dal
Paradiso, si trovarono nel deserto. Lesperienza dei progenitori comincia col
deserto. Anche per Israele, la prima prova il deserto (anche prima di entrare
in Babilonia). E lo spazio non vitale, spazio di morte; rifiutare Dio rifiutare la
vita, e quindi ricollocarsi in uno spazio morto. Il deserto collegato allidea di
peccato, ma lattraversare il deserto in s non il peccato. E prova.
La dimensione della prova, rinvia a un desiderio di approfondire la relazione:
il testo sottolinea due movimenti di conoscenza: quella che parte da Dio,
quella che parte dalluomo.
Cosa scopre Israele? Scopre che anche se cade nel peccato, resta nella
relazione con Dio! La relazione non si rompe! In apparenza, Dio sembra
mettere alla prova Israele come se non si fidasse; ma il risultato, invece,
che Israele, davanti alla prova non superata, resta comunque nellAlleanza.
E come se in una relazione di amore la parte che mi ama mi mette in
contatto con una persona con la quale sarebbe facile cadere nel tradimento;
io tradisco, ma laltro non mi lascia, resta, supera la dimensione del mio
tradimento.
Le tentazioni di Ges rinviano esplicitamente a Dt 8 (che anche citato!): 40
giorni, deserto, prova.

C un bellissimo Salmo. il 66, che sembra ricordare quellesperienza di Dio


che mette alla prova: per umiliarti > (ebr. RPN - rapn) fare percepire la
debolezza ed impotenza. DT 8, 3 > provare la fame: di solito quando uno
ha fame risponde cercando il cibo; ti ho dato la mamma: israele un
bambino nutrito da Dio. Passando in questa umiliazione, Israele diventa
adulto. Dio, nellumiliazione, gli fa percepire la sua dipendenza. Nel deserto,
la mano delluomo forzatamente inoperosa: per mangiare, gli serve laiuto di
Dio. Il Sabato vuole proprio ricordare questo alluomo: non tutto dipende da
lui.

LA PROVA NELLAMBITO DEL LIBRO DI GIOBBE


Libro di Giobbe: forse c un nucleo antico; sicuramente si sviluppto in
epoca persiana (non a caso Giobbe un sapiente persiano). Il testo si
presenta in due forme letterarie: una parte in prosa e una poetica.
La parte in prosa allinizio e fine; quella poetica allinterno (ed la
maggior parte).
Letteratura sapienziale, letteratura di contestazione rispetto alla tradizione;
ma, in fin dei conti, se avessimo solo la parte in prosa, non potremmo dirlo
cos polemico.
Leggendo il primo e il secondo capitolo, saltando dal terzo capitolo fin quasi
allepilogo (fino a 42,7) [ovvero leggiamo le parti in prosa], ci troviamo davanti
a un piccolo libretto dove limmagine presentata quella di una
difficolt/sofferenza di Giobbe affrontata come prova.
Giobbe, proprio per aver superato la prova, viene reintrodotto nei suoi beni.
Troviamo il Satn per eccellenza - laccusatore - che verifica la correttezza
delluomo-Giobbe.
Limmagine della prova viene colta come lesperienza in cui un uomo viene
provato - in una forma quasi di piece teatrale -. Al Satan inizialmente viene
conferito il potere di intervenire, tranne sulla persona stessa di Giobbe; ad un
certo punto, interviene anche direttamente sulla stessa persona di Giobbe.
E probabile che allorigine ci fosse appunto solo il breve raccontino in prova.

Il centro/poetico verrebbe aggiunto ad ampliare largamente la comprensione


di questa dimensione di prova; in questo modo, lesperienza diviene molto pi
enigmatica, non solo un test di atletismo sacro di Giobbe.
C un ciclo di discorsi di vari personaggi; questi, sono preceduti da un
monologo di Giobbe: Giobbe si chiede che cos la vita? non una
successione positiva di giorni, ma un susseguirsi di giorni che mi avvicinano
alla morte; vita come inganno: le promesse che sembrerebbe annunciarti,
non in grado di mantenerle, e porta solo alla morte. Perch iniziare, quindi,
una corsa verso il nulla?
I tre amici di Giobbe si rendono conto che la posta in gioco molto
importante: un uomo che vive una difficolt, e sa di essere un giusto (e
questo lo possiamo comprendere in una prospettiva tradizionale: se giusto,
deve stare bene). Quindi, questo dice: io sono giusto, allora Dio si inganna!!!
Gli amici se ne rendono conto, e cercano di difendere Dio in questa logica,
con lunica possibilit che hanno: accusare Giobbe!!!
Gli amici lo cercano quindi di convincere che lui non cos giusto. Se sta
male, peccatore.
Lautore biblico invece vuole difendere la possibilit delluomo di unirsi allurlo
di Giobbe: lurlo di Giobbe, non insensato. Gli amici vorrebbero far tacere
Giobbe, ma alla fine lo stesso Dio che non lo fa tacere, che gli permette lo
sfogo!!! Questa la difficolt delluomo che dovr morire: tutte le sventure
sono accessorie; il succo, qui, la morte personale.
Diventa determinante il capitolo 28: separa rispetto a quello che
linserimento dellultimo amico, il famoso Eliu - il quarto amico che salta fuori
- [si noti che il terzo, Zofar, non parla: ma come dire si potrebbe andare
avanti allinfinito, in questo botta e risposta non cambierebbe nulla].
Giobbe 28 uno di quegli inni alla Sapienza, insieme a Siracide 24, Proverbi
8
Innanzitutto, viene presentato il lavoro di un minatore, che lapice della
tekn, delluomo artigiano del tempo; come dire luomo diventato
maestro, addirittura arrivato ad estrarre i vari metalli dalla terra - un po
come nel novecento si detto addirittura luomo andato sulla Luna!.
Ma la Sapienza, da dove si trae? Luomo stato capace di entrare nella
terra ad estrarre cose preziosissime, ma ancora non sa da dove si estrae la
Sapienza Luomo non ne conosce la via.

Altra immagine: dopo lo scienziato/estrattore di metalli, arriva il mercante. La


sapienza non si pu scambiare con niente al mondo! Il mercante fa arrivare
cose stranissime dai confini del mondo, ma ancora niente Sapienza.
Ma c qualcosa che permette alluomo di conoscere la Sapienza: lAbisso e
la Morte. Questi due, permettono alluomo di avvicinarsi alla Sapienza, poich
la morte ha sentito parlare della Sapienza.
Quindi, se allinizio Giobbe presentava la vita come una corsa terribile verso
la morte, qui il timbro cambia.
La morte connessa con il peccato; la morte, ci ricorda che non siamo Dio;
il succo di Genesi 3 era: luomo non pu dire sono come Dio e la morte
glielo ricorda. Questo limite per, che esiste ancora, ha qualcosa di
sapienziale: l la chiave. E nellaccettare questo limite che luomo entra in
una logica sapienziale.
Dopo il capitolo 28, che funge cos da cesura, c una sorta di
lamento/apologia di Giobbe. Non aggiunge niente di nuovo, pi una
sottolineatura.
Cap 32, arriva Eliu. Sembrerebbe allinizio una prospettiva diversa, ma alla
fine si pone sullo stesso livello dei tre amici: accusare in qualche maniera la
divinit.
In questa prospettiva, arriviamo alla fine del nostro testo, che anche il
fulcro: gli interventi di ADNI.
Cap 38, cuore della teologia di Giobbe. Il Signore risponde a Giobbe dal
mezzo del turbine. La proposta: cingiti i fianchi come un prode. Chi si cinge i
fianchi? Chi inizia un viaggio (o comunque un guerriero). Dio invita Giobbe ad
iniziare un viaggio. Come coi discepoli di Emmaus: dio dice cominciate il
viaggio, io vi assister.
Quindi, Dio presenta una serie di domande a Giobbe; Dio chiede delle
spiegazioni. Dio fa fare questo percorso a Giobbe: nella sua vita, ci sono
molte domande alle quali non pu dare una risposta. Non c solo la
domanda perch sto soffrendo/perch devo morire?. Il sapere di non
sapere, ha un che di sapienziale. Il libro di Giobbe non ha risposte.
Cap 40: fai tu la parte di Dio!!! Mettiti nei miei panni!!! tu pensi, dal tuo
parlare, che te la caveresti meglio di me. Allora vieni tu!. Viene presentata
una drammaticit della creazione: c la famosa parte del Behemoth e del

Leviathan - animali mitici e cattivi. Viene presentato il lato disarmonico,


brutto, violento della Creazione: la creazione un piano complesso Non
solo la bellezza degli esempi fatti prima (quelli del doveri tu quando io).
Cap 42, la risposta: Comprendo che puoi tutto, e che nessuna cosa
impossibile per te.
LOTTA TRA GIACOBBE E LANGELO: nel momento in cui Giacobbe perde,
che diventa il vincitore!!!
Allo stesso modo, Giobbe nel Cap 42 si arrende, e dice: istruiscimi tu, ho
parlato senza sapere. Prima ti conoscevo per sentito dire, ora ti vedo.
Dio se la prende - in fondo -, con gli amici di Giobbe: lunico vero sapiente
stato Giobbe. Giobbe ha difeso il fatto che ci fosse un senso; e infatti finisce
per dire io ti interrogher, Dio, e tu mi istruirai > Giobbe si affida al timore
di Dio.
Ecco perch la morte istruisce, porta la Sapienza: chi comprende la sua
finitezza, il suo non essere Dio, capisce il suo posto nel mondo. Giobbe non
pu prendere il posto di Dio, ma Dio pu prendere il posto di Giobbe.
La tradizione patristica ha visto in Giobbe una prefigurazione Cristologica:
lincarnazione il terzo intervento di Dio, dove dice a Giobbe: tu non puoi
diventare Dio, ma io posso diventare Giobbe.
Due riferimenti importanti: il ruolo di Giobbe di intercessore e mediatore. Il
mio servo Giobbe pregher per voi. Giobbe ad un tratto diventa intercessore,
diventa il giusto che previene le punizioni per la stoltezza degli altri.
Quindi, la prova in Giobbe, non un elemento puntuale (o la superi o no, e
se la superi guadagni qualcosa) come potrebbe dire la parte in prosa, ma
assume uno statuto sapienziale: la prova introduce in una logica sapienziale.
Non sconfiggerla che ci fa accedere, ma passarci attraverso, magari
proprio arrendendosi, facendo un passo indietro.
Cos anche in genesi: il limite mettere un limite alla bramosia. Il limite il
limite del limite in s, un accogliere la dimensione del limite stesso.
Chiaramente, nella visione complessiva, la prova finisce per Giobbe; ma
dobbiamo vedere uno statuto quasi permanente e sapienziale di questa
dimensione, a livello universale.

******

26-4

LE TENTAZIONI IN MATTEO (reprise)


Specifico di Matteo: Le tentazioni sono dopo i 40 giorni; cos come dopo i 40
anni di peregrinazione nel deserto, c la tentazione.
Sottolinea il salire: come in Deuteronomio 34. Mos inchiodato su quella
montagna, non inizia lingresso nella Terra Promessa; invece Ges entra,
sale, lo supera.
Israele entrata in una terra di libert che non ha saputo tenere; il nuovo
Mos - Ges -, traghetta in quella Terra Promessa, ma questa volta con una
realt nuova - alla quale accediamo nel battesimo.
Matteo e Luca: Ges veramente tentato, ed messo alla prova sulla sua
messianicit: Ges viene tentato come Che tipo di messia sar? Sar il
messia nel progetto provvidenziale del Padre, o al di fuori di questo
progetto?.
Le tre tentazioni sono sulla maniera di vivere il ruolo di Ges: incentrate
sullaccogliere il progetto di Dio. Nella logica di Adamo/Mos, si confronta con
la chiamata della sua vocazione.
In Giovanni, esplicitato come Ges conforme a ci che ha visto presso il
Padre.
Nei sinottici, non cos esplicito, ma lo capiamo nelle tentazioni.
La prima tentazione: parte dallavere fame. Satana chiamato il tentatore >
accentuazione del ruolo. Di che queste pietre diventino pane: parallelo con
Esodo: mancanza di un cibo, comparsa della manna. Nello spazio di
pietre/deserto, il cibo dal nulla. Non c riferimento diretto al Padre: il
tentatore, fa leva su Cristo stesso; si concentra su siamo io e te, siamo solo
noi due. Tutto introdotto e risolto entro Cristo stesso.
NellAT, abbiamo molti episodi di sfamamento: Elia cibato dai corvi, la
manna Si parla di cibo ricevuto gratuitamente. Qui diverso: Ges viene

tentato sul compiere un gesto autoreferenziato. Sarebbe luso di un talento


autoreferenziato, il peggior uso della sua carica messianica.
La massima accusa se sei il messia scendi dalla croce (ancora in Matteo):
qui si tente ancora ad agire secondo la propria iniziativa, negando il progettogrande del Padre.
Satn, nella letteratura giudaica extrabiblica - ed poi entrato nel Vangelo era detto principe di questo mondo. Tentatore che spinge a rivolgersi alle
cose del mondo.

LUCA
Le tentazioni sono durante i 40 giorni; prima delle tentazioni inserisce la
genealogia, dopo il battesimo: arriva il figlio di Adamo/ figlio di Dio. Pienezza
di spirito santo in Ges, secondo la logica della teologia lucana.
C un andare, non come in matteo unimmagine sopraelevata (salire).
Mentre in Matteo leggiamo d a questi sassi; in luca d a questa pietra:
espressione al singolare.
La prospettiva pi filosofica: lo condusse in alto su un monte c un
alto qualsiasi, un monte qualsiasi pi assolutizzato.
Categoria del cibo: rispondere agli impulsi che la natura da, impulsi legittimi impulso a rimanere in essere -, quello che qui in gioco scoprirsi
uomini/donne in opposizione allo scoprirsi soltanto in un quadro di animali.
In Luca, la seconda : non solo scoprirsi uomo/donna, ma anche
fratello/sorella: se laltro fratello e sorella, io non lo domino: altrimenti
saremmo padrone/schiavo. La decisione alla quale porta la tentazione
schierarsi in una categoria.
Infine, lultima, la pi sottile: la scoperta di essere Figlio: la negazione della
Croce, della morte, negazione del progetto del Padre. Ma un padre pu
chiedere la morte del Figlio? Anche nellestrema esperienza delluomo, la
risposta alla tentazione dirsi figli: anche davanti alla croce, riuscire a dirsi
figli, e quindi a indicare che c un Padre che ci ama.

MARCO
Non gli interessa il contenuto delle tentazioni, la logica qui unaltra. Sceglie
una diversa prospettiva, pi limitata. Forse Marco ha un obbiettivo: Subito lo
spirito lo sospinse nel deserto. C quel subito; il verbo, suggerisce quasi il
trasporto del vento.
Non c nessun dialogo; ci viene dato uno stato: vive con le fiere - animali
aggressivi -: forse dietro c Isaia 12: lo stare con le fiere indica il
raggiungimento della profezia di Isaia. C un equilibrio ritrovato annunciato
da Isaia 11, le bestie non lo attaccano.
Quindi, non vedere il dettaglio della tentazione (no contenuti, parole, botta e
risposta); vi rimase quaranta giorni tentato da Satana. C per una
contemporaneit: mentre viene tentato da Satana, ERA nel deserto con le
fiere e con gli angeli; il verbo principale ERA. Limmagine delle comunanza
con fiere e angeli del paradiso.
Mentre servito dagli angeli, in pace con le bestie, c il Tentatore: questa
la descrizione della vita del credente. Il battezzato, essendolo, si trova in
tentazione: ma, sempre essendolo , ha gli strumenti per superare.
Molti hanno visto paralleli con testi di Qumran, dove lo stare con le fiere
rapresenta la venuta del Regno/tempo messianico.

PAOLO
Pi volte dice di essere in prigione o in una situazione che lo mette alla
prova. Pi volte chiede di toglierli quel pungolo che lo mette alla
prova/tormenta: non si mai capito con certezza cosa c > forse un
problema fisico, forse agli occhi.

**********

10 maggio
LETTERA AGLI EBREI - E proprio lessere provato di Cristo a costituirlo
sacerdote, secondo la Lettera agli Ebrei.
Cristo dice di essere Profeta e Re, ma mai sacerdote. Lautore della lettera
agli Ebrei, potrebbe essere un sacerdote egli stesso. Preoccupazione di
identificare cristo in quanto sacerdote (bench fosse della trib di Giuda,
quindi non potesse essere un sacerdote tradizionalmente parlando).
Il sacerdozio tradizionale quello della trib di Levi - logica della
separazione/consacrazione. Allinterno della trib di Levi, c la trib di
Aronne: da questa, uno di loro, sommo sacerdote.
Tutta la liturgia e la legislazione sacerdotale sottolineano questa separazione:
il sacerdote deve compiere dei gesti, e viene costituito separato. Tanto
vero che ci sono delle abluzioni, cambi di vestito, etc, che compie prima o
dopo i riti: questo lentrare in un mondo separato.
Nella Lettera agli Ebrei, c una nuova prospettiva per intendere il sacerdozio
di Cristo. Lo chiama (in traduzione italiana) pontefice: ovvero, capace di
mettere in comunione due realt - la realt di Dio, la realt degli uomini.
Egli degno di fede davanti a Dio, ma anche assimilato in tutto (eccetto il
peccato) davanti agli uomini. Queste sono le due dimensioni del
sacedozio/pontificato di Cristo.

Capitolo 17: dovendo essere assimilato in tutto ai fratelli, per divenire


pontefice [] allo scopo di espiare i peccati del popolo.
verbo compatire - sum+pathos;
infermit - letteralmente debolezza
(asteneias); essendo stato provato in tutto La credibilit di sommo sacerdote di Cristo data dalla solidariet e
non dalla separazione. Questa solidariet ha reso Cristo capace di
compatire. Laccezione del verbo (sum+pathein - come simpatia in italiano)
lontana dalla nostra compassione nel senso di commiserazione: esprime
proprio il patire di Ges; invoca una comunione - ricordiamo appunto che
vicino al nostro simpatia -.
Nasce dalla simpatia nella tentazione (ma attenzione: escluso per Cristo la
possibilit di peccare). Assimilazione allesperienza pi umana delluomo.
Questassimilazione la pi ampia: dal male fisico, dolore, alla solitudine, al
male morale dellincomprensibilit del destino fatale della croce, etc.
Le prove sperimentate riguardano non il passato - usato un participio
passato, che indica la continuit col presente -.
La mancanza del peccato in Ges, non svilisce la assimilazione: il peccato
non crea solidariet, ma solo divisione! Perch ogni peccato un elemento
egoistico.
Non ha assunto la possibilit del peccato, per ha assunto le conseguenze
del peccato. Nei termini della Lettera agli Ebrei, essere provato vuol dire fare
esperienza profonda della condizione umana. Questa esperienza, lo
accredita come misericordioso.
C da dire che: il peccato non appartiene all uomo nella sua profondit. E
una privazione di umanit.
Accanto a questo testo di Ebrei, che riprende limmagine della tentazione, in
Paolo troviamo anche unaltra categoria: la pazienza. Anche questa, ci aiuta
a entrare nellottica della prova.
Anche in italiano, la pazienza ha due accezioni:
1) disposizione di animo di sopportare la contrariet della vita in genere;
2) capacit di svolgere con precisione unattivit
Il termine greco che traduciamo pazienza HYPONOME. Assume la
sfumatura di resistenza e tenacia.

In Paolo, la pazienza risvolto della fede stessa, particolarmente in un


contesto di prova.
2Corinti, 6 - con molta fermezza > fermezza hyponome.
Il contesto caratterizzato da tre termin: tribolazione necessit strettezza.
Lorizzonte preso non indica tanto un elemento etico, ma situazioni di carenza
che il ministero di Paolo si trovato ad affrontare. I tre termini vengono
esemplificati nei versetti successivi (fatiche percosse digiuni).
Il termine che usa, si discosta etimologicamente dal nostro pazienza
(pathos) > up + manein: stare saldi sotto > immagine di solidit, di un
rimango sotto pressione.
Nella presentazione concreta della prove che Paolo ha, lui sottolinea la sua
debolezza: la sua hyponome non un frutto della sua virtus, un frutto di un
percorso interiore, ma viene da Dio: la risposta in Dio alla tribolazione della
vita. In questo senso, Paolo elabora una logica della tentazione in un
contesto di avversit, dove Paolo sperimenta anche una debolezza, ma una
debolezza compensata dallazione di Dio, che gli permette di rispondere
rimanendo nella situazione di prova, non fuggendo. Gli Atti degli Apostoli
presentano sempre questa situazione di prova analoga.
Paolo risponde nella sua debolezza col rimanere.

LETTERA DI GIACOMO - La prova nella lettera di Giacomo; troviamo al


capitolo 1. Inizia con una beatitudine [makrios] - Beato colui che
sopporta.. > UPOMENI.
La prova - peirzo [???]. Giacomo usa uniti prova e hyponome. Paolo li
aveva usati entrambe ma non insieme.
Beato luomo che rimane saldo nella prova > c prima un restare, una
stasi, ma subito, in risposta, una dinamica.
Giacomo 5 - La vera tentazione accusare Dio di due aspetti: testo che
risente della metafisica greca > non si pu accusare Dio di cambiare [al
contrario della tendenza dell AT, che ci presenta laspetto di Dio che decide di
non fare questo, cambia idea, etc; Giacomo si inserisce in una tradizione pi

ellenistica]. Luomo tentato di dire questo, sbagliando: non a caso, la


risposta per chi resiste a questa tentazione, beato.
Quindi, luomo provato nella sua relazione con Dio.

LA PROVA NELLA LETTERA DI GIACOMO, PIETRO, APOCALISSE


In tutti i tre testi, la prova inevitabile per il credente: non in senso
etico/morale, ma piuttosto la prova in quanto fatica del vivere, dellessere
credenti immersi in questo mondo, spesso ostile verso la comunit cristiana.
Un vocabolo, tribolazione caratterizza la vita del credente.
Giacomo la inserisce in un contesto chiamato di macarismo: la prova
sempre PEIRZO (lo stesso della prova etica e morale); unoccasione di
crescita per il credente e per la comunit cristiana. Se ci si sottraesse, non ci
sarebbe loccasione di crescere.
Una prova che non per determinata da bramosia/passioni, ma da agenti
esterni.
Giacomo - E quella che pi evidentemente coglie la dimensione della prova
nel genere letterare del macarismo (da makrios > beato).
Giacomo 1, 2-4.
Giacomo 1, 12 > beato chi persevera nella prova. In questo caso al
singolare (in 1, 2-4 era prove). La figura del beato del NT - beatitudini, ma
anche letteratura paolina -; sguardo escatologico: limmagine della
beatitudine escatologica, ma spesso gi sperimentata, gi qui.
La beatitudine non conseguenza dellatteggiamento a cui si chiamati, ma
si anche gi beati in questo. Il macarismo si colloca tra un presente e un
futuro: il presente cartatterizzato da uno stato di felicit, gioia: c quasi un
paradosso tra il siate felici e le dimensioni di prove.

Laltro lato, riguarda il futuro escatologico: corona della vita > richiama il
trionfo coronato dellatleta che trionfa e viene incoronato. Ma anche la
dimensione di regno dei cieli > la corona del regno.
Invito ad essere perseveranti, resistere. Il termine lo stesso delle lettere di
paolo, UPMENE > stare saldi, stare dritti anche sotto un peso.
Termine dkimos > essere/divenire approvato. Associato alla purificazione
del metallo: limmagine dellessere approvato richiama la separazione della
materia nobile metallica dalle scorie.
Si distingue quindi dal nostro mettere alla prova per testare la fedelt (si
mette alla prova qualcuno di cui non ci si fida): piuttosto, nel mondo biblico la
dimensione quella della prova come purificazione dalle scorie che
soffocano il metallo prezioso. Mentre la prima prospettiva vive nel sospetto,
la seconda presuppone che lesistenza porti con s delle scorie/impurit, che
vadano tolte.
Beato quel fortunato che viene messo alla prova, perch ha unoccasione di
togliere quelle scorie!
Ancora di pi questo caso, in cui la prova intesa come fatica del vivere:
nello specifico, la vita cristiana provata dalle persecuzioni.
La raice PEIR di peirazo, evoca lidea di andare oltre > litaliano
esperienza deriva da EX - PEIRAZO:
dalla prova, tiro fuori un
insegnamente (o, ne esco purificato).
Anche la tradizione di upmene con paziente/pazienza depauperante: la
realt di upmene dinamica, attiva, un fare.
Limmagine conclusiva limmagine di un agricoltore: lagricoltore che aspetta
il prezioso frutto della terra dopo le pioggie Collega la dimensione dell
pazienza ad una dimensione prima operosa, poi di tensione alla speranza.

1PIETRO - 1Pt 1, 6-7 > dimensione della prova appoggiata da una


consapevolezza: nellaffrontare la prova, c anche unazione di Dio! Le prove
della vita non intimoriscono il credente. La prova parte della vita ed un
bene. Una vita senza prove diventa pericolosa perch fragile. Essere colmi
di gioia ed essere afflitti da prova sono termini ossimorici accostati.
1Pt 4, 12-13 > la prova legata al proprio essere credenti. La lettera di
Pietro, ha una preoccupazione apologetica: il credente in mezzo a una

societ, e si trova a dover agire in essa e con essa; queste afflizioni non
sono afflizioni di un mondo tutto negativo, sono cose normali. E anche
pensata per capitare nelle mani dei pagani: se leggevano questo testo, era
quasi apologetico > il cristiano riconosce la giusitizia umana, riconosce la
figura positiva di un governatore Anche se daltra parte ricorda che lessere
cristiani vuol dire essere liberi. La logica del credente ti fa libero, anche se ci
potranno essere delle autorit pi o meno schiaccianti.

APOCALISSE - Diversa. Istituisce lesperienza della comunit cristiana come


coloro che vengono dalla Grande Tribolazione. Termine che si presenta pi
volte; tribolazione e prova che tocca il credente e che sembrerebbe molto pi
istituzionalizzata, negativa: c unaggressivit che circonda il credente. Ma il
credente sa che le forze ostili che toccano la sua vita hanno un tempo
limitato. C una presa di posizione che il credente deve fare.
Il settenario delle lettere si conclude con un vincitore, che riceve dei premi:
non essere colpito dalla seconda morte, un nome nuovo, etc
La figura del Vincitore introduce diverse prospettive: possibile vincere, per il
credente! Le prove possono pregiudicare la fedelt a Cristo; serve vigilanza;
ma daltra parte qui viene sancita la possibilit di essere vincitori.
La tribolazione messa in atto principalmente dal Drago Antico, lavversario
che si scatena contro la donna. Ma a mano a mano nel testo questa
tribolazione sempre pi limitata. Ma la tribolazione strutturale per il
credente: per lui, non manca mai.
Per 7 volte nellapocalisse viene ripetuto UPOMENE: le tradizioni dicono qui
siate perseveranti. Ma questa solidit nasce dal fatto che Cristo Vincitore.
Lupomene dellApocalisse scaturisce dalla vittoria Pasquale: limmagine
dellAgnello Ferito ma Ritto in piedi.
La tribolazione condizione normale di vita, perch permette di assimilarsi a
Cristo.

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