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LUNED 16/11/2015
MODULO 1: ASPETTI SOCIOLOGICI E ANTROPOLOGICI DELLE MIGRAZIONI
Il modulo si componeva di due sezioni. Una prima sezione di carattere introduttivo e ci ha fornito le
conoscenze basilari in merito a:
- le sfide della globalizzazione e della societ complessa;
- le ragioni e i caratteri dei flussi migratori e il loro impatto sulla societ;
- gli aspetti storici e antropologici delle migrazioni;
- il ruolo della cooperazione internazionale allo sviluppo.
Un focus particolare stato dedicato al fenomeno della tratta di esseri umani nelle sue diverse
forme e allaumento dei richiedenti/titolari di protezione internazionale.
La seconda sezione stata relativa alla caratterizzazione del fenomeno migratorio nel territorio
romano nei suoi diversi aspetti: demografici, sanitari, educativi, lavorativi. In generale, sono stati
forniti ai partecipanti strumenti informativi di base per rintracciare agevolmente informazioni e dati
sulle migrazioni presso i diversi archivi presenti nel territorio romano.
DOCENTI:
Caterina Boca, responsabile del settore legale della Caritas Roma, area immigrati, si occupa di
consulenza e assistenza in materia di immigrazione e di protezione internazionale, di formazione
diretta a volontari e operatori, di rapporti con le istituzioni che si occupano di immigrazione.
Docente presso la Pontificia Universit Urbaniana, titolare del corso Tutela internazionale dei
diritti dei rifugiati, dei migranti e dei profughi. Collabora con la Fondazione Migrantes, scrive per
la rivista giuridica "Gli stranieri" e per la piattaforma immigrazione.it.
Oliviero Forti, responsabile nazionale per l'immigrazione di Caritas Italiana, presidente della
commissione migrazioni di Caritas Europa e membro del tavolo interministeriale di coordinamento
per l'emergenza profughi. stato coordinatore del Dossier Statistico Immigrazione della Caritas e
ha fondato il centro studi e ricerche Idos. Collabora attivamente con diverse universit in Italia,
accompagnando questo impegno con una ricca pubblicistica di settore.
Nel mondo abbiamo 60.000.000 milioni di migranti forzati (solo nel 2014 ben 8.000.000). Si
intende migrante forzato anche il migrante costretto a scappare per la desertificazione (come sta
avvenendo in Mali). Questa fuga oggi riconosciuta come migrazione economica ed questo il tipo
di migrazione a lenta insorgenza che spesso non vediamo e che porta da noi sempre pi rifugiati
ambientali.
Da tener presente che il rifugiato che arriva da noi, quello che nel suo paese aveva i mezzi per
farlo e che il vero povero, cio quello che nel suo paese non ha niente, quello che non potuto
scappare.
Quotidianamente in Italia si parla di emergenza, ma in effetti siamo ben sotto la soglia dei
richiedenti durante la guerra dei Balcani, quindi in effetti lemergenza la normalit. La si continua
a chiamare cos perch in tutti questi anni lEuropa non ha trovato una linea precisa e ben definita.
Varie sigle in Italia di Centri teoricamente differenti sulla carta, ma poi in effetti equiparati nei
progetti di distribuzione risorse:
CPSA= Centro Primo Soccorso e Accoglienza
HUB o HOTSPOT= Centro Pronta Accoglienza
CARA= Centro Accoglienza di Richiedenti Asilo
SPRAR= Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati
CAS=Centri Accoglienza Straordinari
CIE=Centri Identificazioni ed Espulsioni (Ex CPT=Centri di Permanenza Temporanea)
Lo Sprar nasce come esigenza di seconda accoglienza.
La legge n.189/2002
La legge n.189/2002 ha successivamente istituzionalizzato queste misure di accoglienza
organizzata, prevedendo la costituzione del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati
(SPRAR). Attraverso la stessa legge il Ministero dell'Interno ha istituito la struttura di
coordinamento del sistema - il Servizio centrale di informazione, promozione, consulenza,
monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali - affidandone ad ANCI (Associazione Nazionale
Comuni Italiani) la gestione. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)
costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata
accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo.
A livello territoriale gli enti locali, con il prezioso supporto delle realt del terzo settore,
garantiscono interventi di "accoglienza integrata" che superano la sola distribuzione di vitto e
alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento,
assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socioeconomico.
Convenzione di Dublino
La Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l'esame di una domanda di asilo
presentata in uno degli stati membri delle Comunit Europee, comunemente conosciuta come
Convenzione di Dublino, un trattato internazionale multilaterale in tema di diritto di asilo.
Anche se la convenzione aperta alla sottoscrizione solo degli stati membri della UE, alcuni stati
non membri, come Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera hanno concluso accordi con la UE
per applicare le disposizioni della Convenzione nei loro territori.
Il corrispondente regolamento di Dublino (formalmente chiamato "Regolamento UE n. 604/2013"
oppure Regolamento di Dublino III) un regolamento dell'Unione Europea, che stabilisce "i criteri
e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di
protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da
un apolide (rifusione)", nell'ambito della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la
relativa direttiva UE.
Storia
Il "sistema di Dublino" fu istituito dalla omonima Convenzione di Dublino, firmata a Dublino
(Irlanda) il 15 giugno 1990, ed entrato in vigore il successivo 1 settembre 1997 per i primi dodici
stati firmatari (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi
Bassi, Portogallo, Spagna e Regno Unito), il 1 ottobre 1997 per Austria e Svezia e il 1 gennaio
1998 per la Finlandia.
Il regolamento di Dublino II (regolamento 2003/343/CE) fu adottato nel 2003 e sostitu la
convenzione di Dublino in tutti gli Stati membri dell'UE, con l'eccezione della Danimarca, la quale
ha opposto un opt-out (da Wikipedia= Con il termine inglese opt-out (in cui opt l'abbreviazione
di option: opzione), traducibile in italiano come rinuncia, ci si riferisce ad un concetto della
comunicazione commerciale diretta, secondo cui il destinatario della comunicazione commerciale
non desiderata ha la possibilit di opporsi ad ulteriori invii per il futuro. In mancanza di tale
opposizione e in virt di una sorta di silenzio-assenso pu continuare a essere destinatario di
questo tipo di comunicazioni; i metodi di opt-out sono quindi i metodi con cui un individuo pu
evitare di ricevere informazioni su prodotti o servizi non desiderati. Un esempio molto comune di
opt-out l'apposizione della scritta "Niente pubblicit" o similare sulla propria casella di posta in
modo da evitare l'inserimento non desiderato di dpliant pubblicitari. Si definisce opt-in il concetto
inverso, ovvero la comunicazione commerciale pu essere indirizzata soltanto a chi abbia
preventivamente manifestato il consenso a riceverla. I metodi di opt-in sono i metodi con cui un
individuo pu esprimere il consenso al ricevimento di informazioni su prodotti o servizi non
desiderati. Un esempio molto comune di opt-in l'invio di una e-mail per confermare la propria
volont di ricevere un servizio che potrebbe essere stato attivato senza esplicito assenso) sui
regolamenti di applicazione in materia di spazio di libert, sicurezza e giustizia. Successivamente,
un accordo con la Danimarca sull'estensione dell'applicazione del regolamento anche in tale paese
entrato in vigore nel 2006, insieme al protocollo separato che aveva esteso l'accordo a Islanda e
Norvegia. Il 1 marzo 2008 le disposizioni del regolamento sono state estese anche alla Svizzera,
che il 5 giugno 2005 aveva sottoposto a referendum per la ratifica (votata dal 54,6% dei voti), e al
Liechtenstein. Un ulteriore protocollo stato siglato per l'applicazione in Danimarca.
Il regolamento di Dublino III (2013/604/CE) stato approvato nel giugno 2013, in sostituzione del
regolamento di Dublino II, e si applica a tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca. E'
entrato in vigore il 19 luglio 2013. Si basa sullo stesso principio su due precedenti regolamenti: il
primo Stato membro in cui vengono memorizzate le impronte digitali o viene registrata una
richiesta di asilo responsabile della richiesta d'asilo di un rifugiato.
Contenuto
Il regolamento di Dublino II determina lo Stato membro dell'Unione europea competente a
esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione
di Ginevra (art. 51). Esso rappresenta la pietra angolare del sistema di Dublino, costituito dal
regolamento Dublino II e dal regolamento EURODAC, che istituisce una banca dati a livello
europeo delle impronte digitali per gli immigrati clandestini nell'Unione Europea. Il regolamento di
Dublino mira a "determinare con rapidit lo Stato membro competente [per una domanda di asilo]"
e prevede il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro. Lo Stato membro
competente all'esame della domanda d'asilo sar lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio
ingresso nell'Unione europea.
Obiettivi
Uno degli obiettivi principali del regolamento di Dublino impedire ai richiedenti asilo di
presentare domande in pi Stati membri (cosiddetto asylum shopping). Un altro obiettivo quello di
ridurre il numero di richiedenti asilo "in orbita", che sono trasportati da Stato membro a Stato
membro. Tuttavia, poich il primo paese di arrivo incaricato di trattare la domanda, questo mette
una pressione eccessiva sui settori di confine, dove gli Stati sono spesso meno in grado di offrire
sostegno e protezione ai richiedenti asilo. Attualmente, coloro che vengono trasferiti in virt di
Dublino non sempre sono in grado di accedere a una procedura di asilo. Questo mette a rischio le
garanzie dei richiedenti asilo di ricevere un trattamento equo e di vedere le proprie richieste d'asilo
prese in adeguata considerazione.
Critiche
Secondo il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) e l'UNHCR, il sistema attuale non
riesce a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace. stato dimostrato in diverse occasioni
dall'UNHCR, che il regolamento impedisce i diritti legali e il benessere personale dei richiedenti
asilo, compreso il diritto a un equo esame della loro domanda d'asilo e, ove riconosciuto, a una
protezione effettiva. Esso conduce inoltre a una distribuzione ineguale delle richieste d'asilo tra gli
Stati membri.
L'applicazione del regolamento pu seriamente ritardare la presentazione delle domande e pu
risultare in richieste d'asilo che non vengono mai prese in considerazione. Le cause di
preoccupazione includono anche l'uso della detenzione per il trasferimento dei richiedenti asilo da
parte dello Stato in cui fanno domanda allo stato ritenuto competente (cosiddetto Dublin transfer) la
separazione delle famiglie e la negazione di una effettiva possibilit di ricorso contro i trasferimenti.
Il sistema di Dublino aumenta inoltre la pressione sulle regioni di confine esterno dell'UE, dove la
maggioranza dei richiedenti asilo entrano nell'UE e in cui gli stati sono spesso meno in grado di
offrire sostegno per l'asilo e la protezione dei richiedenti.
Dopo che l'ECRE, l'UNHCR e altre organizzazioni non governative hanno apertamente criticato il
sistema di asilo in Grecia, carente tra le altre cose in materia di protezione e cura per i minori non
accompagnati, molti paesi hanno sospeso i trasferimenti di richiedenti asilo in Grecia nel quadro del
regolamento Dublino II. La Norvegia ha inizialmente annunciato, nel febbraio 2008, che avrebbe
smesso di trasferire qualsiasi richiedente asilo in Grecia nel quadro del regolamento Dublino II; nel
mese di settembre, ha fatto marcia indietro e ha annunciato che i trasferimenti verso la Grecia
sarebbero stati valutati caso per caso. Nell'aprile del 2008 la Finlandia ha annunciato una mossa
simile; la Germania e la Svezia hanno limitato la sospensione dei trasferimenti di minori non
accompagnati. I paese membri EFTA inseriti nella clausola commerciale Europea (i.e. European
Federation Treatment Agreement) dovrebbero essere inseriti nel protocollo di adesione di entrata dei
migranti verso l'Europa in base a gli accordi di Schenghen ed il trattato istitutivo europeo, UET
Maastrict 1992.
Il regolamento stato criticato anche dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa in
quanto non in grado di garantire i diritti dei rifugiati.
Sospensione parziale del regolamento nel corso della crisi migratoria del 2015
Ai sensi del regolamento di Dublino, se una persona che aveva presentato istanza di asilo in un
paese dell'UE attraversa illegalmente le frontiere in un altro paese, deve essere restituita al primo
stato. Durante la crisi europea dei migranti del 2015, l'Ungheria venne sommersa dalle domande di
asilo di profughi provenienti dall'Asia; a partire dal 23 giugno 2015 ha iniziato a ricevere indietro i
migranti che, entrati in Ungheria attraverso la Serbia, avevano successivamente attraversato i
confini verso altri paesi dell'Unione europea. Il 24 agosto 2015, la Germania ha deciso di
sospendere il regolamento di Dublino per quanto riguarda i profughi siriani e di elaborare
direttamente le loro domande d'asilo. Altri stati membri, come la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la
Slovacchia e la Polonia, hanno di recente negato la propria disponibilit a rivedere il contenuto
degli accordi di Dublino e, nello specifico, ad introdurre quote permanenti ed obbligatorie per tutti
gli stati membri.
Da guardare: https://prezi.com/v-tfmi92n8hj/le-migrazioni-contemporanee-nellarea-euromediterranea/
Ma anche
http://www.volint.it/elearning/mod/resource/view.php?id=4497
MARTED 17/11/2015
MODULO 2: LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E LA MEDIAZIONE
Il modulo ha avuto come obiettivo lapprendimento di competenze in merito alla gestione delle
relazioni interpersonali / interculturali, esplorando i temi dellidentit culturale e delletnocentrismo.
I partecipanti sono stati chiamati a focalizzare alcune dimensioni che accomunano le persone
immigrate, dimensioni con le quali il mediatore interculturale / operatore si deve confrontare nella
sua attivit, con il fine di favorire linclusione nella comunit darrivo. La tematica dellinclusione
viene affrontata nella sua complessit, con un approccio basato sul riconoscimento e rispetto delle
diverse identit.
Un focus particolare stato riservato al tema del multiculturalismo religioso, che negli ultimi anni
ha posto sfide crescenti e che ha necessitato di strumenti interpretativi ad hoc.
Una parte rilevante del modulo stata dedicata alla tematica innovativa della mediazione
umanistica, strumento utilizzato per la gestione interculturale dei conflitti.
DOCENTI:
Kaha Mohamed Aden, di origine somala, mediatrice interculturale, insignita del premio San
Siro del Comune di Pavia per la sua attivit, autrice di Fraintendimenti (Nottetempo, 2010), di
articoli interculturali sulle riviste: Nuovi Argomenti, Psiche, Africa e Mediterraneo e della
performance La Quarta Via, da cui stato tratto lomonimo documentario.
Ornella Di Loreto, giurista con esperienza nel campo della cooperazione internazionale, in
particolare nel settore della giustizia minorile. Ha insegnato presso il master Mediazione
Inter/Mediterranea dellUniversit C Foscari di Venezia e svolge attualmente attivit di ascolto e
consulenza presso lo sportello di giustizia riparativa e mediazione penale e sociale dellassociazione
Spond.
Elena Dini, specializzata in studi interreligiosi, si occupa da anni di dialogo interreligioso e di
rapporti con le comunit musulmane in Italia e in Occidente. stata coordinatrice della redazione
del sito minareti.it, producendo studi e articoli su questioni mediorientali, Chiesa Cattolica e dialogo
interculturale / interreligioso.
La Docente Ornella Di Loreto ha introdotto la Morineau come punto di partenza per la formazione
dei mediatori e la Mediazione Umanistica.
Jacqueline Morineau (Dax-Aquitania, Francia,1934 vivente), direttrice e fondatrice del CMFM di
Parigi, che ha fondato nel 1984 (Centre de Mdiation et de Formation la Mdiation) che dintesa
con il Ministre de la Justice lavora in stretto contatto con il Tribunale di Parigi, ed qui che
Jacqueline ha applicato il suo metodo ottenendo risultati inaspettati e che hanno rapito linteresse
dellEuropa intera. Il CMFM ha effettuato ad oggi, oltre 7000 mediazioni nei campi: penale,
sociale, familiare, scolastico. Attualmente docente alla Universit Bicocca di Milano Facolt di
Sociologia, la principale referente per la mediazione e per la formazione alla mediazione penale di
Parigi, ed colei che ha ideato il metodo di risoluzione del conflitto denominato: Umanistico.
In che campo si applica la Mediazione Umanistica?
Il metodo della mediazione Umanistica non conosce settorializzazioni, pu essere applicato in ogni
sorta di conflitto dal campo penale, a quello civile, dalla lite tra condomini e quella scolastica.
Quando c un conflitto, c sofferenza e se vogliamo che questo si risolva, dobbiamo arrivare al
cuore di questa sofferenza, solo allora la ricostruzione sar possibile. La vera richiesta non solo
al livello della risoluzione del conflitto, ma ad un livello superiore, quello della dignit umana e
quello della riparazione morale che non esclude la riparazione materiale, ma, che, sola, pu
rendere allindividuo il suo posto nella societ J. Morineau.
Gli obiettivi del CMFN di Morineau, sono due: sviluppare nellindividuo lo spirito della
mediazione, ovvero, quel saper fare e quel saper essere nel quotidiano per poter vivere meglio
insieme, nel rispetto delle differenze di ognuno; integrare la pratica della mediazione per poter
divenire mediatore e offrire questa esperienza a tutti quelli che ne hanno bisogno.
Essere mediatore per Morineau divenire un artigiano della pace, non eccezionalmente, ma
quotidianamente, in ogni situazione.
Il metodo umanistico di J. Morineau pone al centro di tutto la persona e i suoi valori pi profondi,
quelli che vengono raggiunti e feriti dal conflitto ed opera affinch emergano e vengano conosciuti
e ri-conosciuti anche dallaltro confliggente.
La mediazione accoglie il disordine. un momento, un luogo, in cui possibile esprimere le
nostre differenze e riconoscere quelle degli altri. un incontro nel quale si scopre che i nostri
conflitti non sono necessariamente distruttivi, ma possono essere anche generatori di un nuovo
rapporto.
Per Morineau la mediazione segue il percorso della drammatizzazione greca: theoria (esposizione
del vissuto, essere ascoltato senza essere giudicato), krisis (secondo passo verso la verit in cui si
manifesta la vergogna e la fragilit dellessere umano) e katarsis (incontro e riconciliazione). I
greci avevano avuto la bella idea di drammatizzare le situazioni e di metterle in scena come
strumento di vita. La mediazione la stessa cosa. La mediazione accoglie il dramma e conduce la
sofferenza verso un altro livello. La guarigione pu avvenire solo attraverso la cura dellanima. Se
non si raggiunge la dimensione pi elevata molto difficile trovare la pace.
Nella tragedia greca, il ruolo del mediatore assunto da due parti: il pubblico, che apprende dalla
scena, e il coro, che accompagna, sollecita, interroga gli attori. Queste sono precisamente le
funzioni che Morineau attribuisce al mediatore contemporaneo, il quale deve sviluppare i propri
strumenti e le proprie funzioni: lo specchio, che riceve e riflette le emozioni; il silenzio, che crea
uno spazio vuoto per accoglierle; lumilt, che per Morineau assenza di giudizio e volont
deliberata del mediatore di non fare nulla, per lasciare alle parti la capacit di essere; linterrogare,
che obbliga le parti a confrontarsi con le proprie ambiguit.
Il parallelo che Morineau traccia tra la tragedia greca e la mediazione si rivela pertinente: lazione
tragica sulla scena tratta questioni damore, odio, onore, tradimento, ma anche la necessit che
vengano riconosciuti i danni e le colpe. Queste stesse dimensioni si ritrovano nellesercizio della
mediazione, comparabile inoltre, per certi aspetti, ai rituali sacrificali delle societ tradizionali.
Se la vittima sacrificale esterna al conflitto veniva scelta per ricevere la violenza degli antagonisti,
allo stesso modo, nella mediazione, il mediatore riceve ci che viene espresso e se ne fa specchio.
Lesito del rituale, per, differisce nella mediazione: mentre la vittima sacrificata per purificare il
male, il mediatore, attraverso le sue domande, sollecita un processo di evoluzione. In questo modo
le parti in conflitto espellono la violenza senza lasciare vittime.
La mediazione umanistica di J. Morineau, rappresenta un progetto sociale per la promozione di una
cultura della pace nel mondo.
LItalia oramai diventato un Paese multietnico, tante infatti sono le persone che giungono ogni
anno da noi e che si scontrano con la nostra cultura, con una realt completamente differente da
quella di origine. Per facilitare linserimento di queste persone nella realt italiana, da molti anni
nata la figura del mediatore linguistico-culturale, che ha il compito di accogliere la persona e
ascoltare le sue problematiche e le sue esigenze, dare informazioni e fornire suggerimenti per la
risoluzione delle stesse; mediare le differenze e le difficolt incontrate da ambo le parti. Il mediatore
linguistico possiede un'ottima padronanza di una o di pi lingue estere ed ha una conoscenza dei
Paesi di cui incaricato. Pu operare come lavoratore dipendente oppure come professionista in
vari ambiti: aiuto sociale, ospedali, scuole, aziende, tribunali. Il mediatore linguistico-culturale
facilita linserimento dei cittadini stranieri immigrati, in ambito scolastico, della sanit, del lavoro,
del terziario, della giustizia, agendo nel rispetto della neutralit, dell'equidistanza tra istituzione e
utente.
Funge, dunque, da ponte-anello di congiunzione tra gli stranieri immigrati e gli operatori delle
istituzioni della societ di accoglienza, favorendo cos la conoscenza reciproca, prevenendo gli
eventuali conflitti tra le parti e facilitando la comunicazione e lintegrazione. Non di rado infatti, si
verifica una contrasto nel rapporto tra loperatore e lutente, che impedisce o quanto meno ostacola,
laccesso al servizio. in questo spazio che si inserisce la figura del mediatore linguisticoculturale. I requisiti di un buon mediatore linguistico-culturale sono i seguenti: buona conoscenza
della lingua italiana e di almeno unaltra lingua straniera; conoscenza della struttura legislativa
italiana e di quella del Paese straniero a cui ci si vuole dedicare; profonda conoscenza della cultura
e delle trazioni locali e straniere, al fine di favorire una maggiore comprensione tra le due realt;
conoscenza delle tecniche di mediazione; apertura mentale ed una buona capacit comunicativa;
una buona rete di conoscenze in ambito burocratico, al fine di facilitare laccesso alle pratiche
legate allimmigrazione ed una buona conoscenza di tutti quei servizi offerti dal territorio, che
favoriscano la vita di un immigrato.
Nei colloqui preliminari devono esserci sempre due mediatori, nel colloquio successivo dovrebbero
essere in tre, di cui solo uno era nel colloquio preliminare. Questo per far s che i due nuovi
mediatori non siano in qualche maniera fuorviati dal racconto precedente e che il mediatore
presente nel primo incontro, che gi conosce la storia, possa in qualche modo evitare racconti in
antitesi con il primo.
Il mediatore deve essere:
Specchio, perch deve ricevere e riflettere;
Deve rispettare il silenzio, perch si crei uno spazio vuoto per accogliere le emozioni;
Deve essere umile. Lumilt per Morineau permette lassenza di giudizio e la volont
deliberata del mediatore di non fare nulla, per lasciare libere le parti.
Mediazione e religione:
Chi? Clero, leader di ispirazione religiosa, movimenti ed organizzazioni religiose (P.es.: Comunit
di SantEgidio)
Interreligioso/Interculturale/Inter
L'espressione dialogo interreligioso specificamente un dialogo di religioni si riferisce
all'interazione positiva e cooperativa fra persone o gruppi di persone appartenenti a differenti
tradizioni religiose, basata sul presupposto che tutte le parti coinvolte, a livello individuale e
istituzionale, accettino e operino per la tolleranza e il rispetto reciproco. Si distingue dal sincretismo
in quanto il dialogo si focalizza sulla comprensione tra religioni diverse e sulla tolleranza che ne
deriva (rimanendo sulle rispettive posizioni), anzich sulla sintesi di elementi diversi in nuove
forme di credenza.
MODULO 3: LACCOGLIENZA IN OTTICA INTERCULTURALE
Il questo modulo abbiamo avuto lo scopo di attivare competenze relative allascolto e
allosservazione necessari per lo sviluppo di una identit dialogica, che permetta alla persona di
orientarsi allinterno di una realt complessa. Il modulo, nel quale momenti di riflessione teorica si
sono alternati a proposte laboratoriali, ha avuto finalit di riflessione su temi e tecniche che possono
agevolare:
- nellaccompagnamento alla sostenibilit del decentramento cognitivo
- nellaccompagnamento alla sostenibilit della consapevolezza emozionale
- nellaccompagnamento alla sostenibilit delle relazioni interculturali.
I temi trattati sono stati relativi ai concetti di accoglienza, identit, appartenenze, relazione
interculturale e sono stati affrontati prendendo in considerazione gli aspetti legati a:
- la cura del clima che si instaura nel luogo di accoglienza e/o formativo;
- la cura dellascolto / attenzione per i diversi approcci messi in campo dagli utenti dei luoghi di
accoglienza / formazione;
- la cura delle progettualit che si pensa di porre in essere nel luogo di accoglienza e/o formativo.
Con Nico Lotta, presidente di VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo. Il VIS una
Organizzazione Non Governativa nata in Italia nel 1986 e cresciuta nel mondo grazie allimpegno e
alla passione dei volontari internazionali, ragazzi e ragazze che hanno deciso di partire per mettersi
a servizio, con professionalit e dedizione, dei pi deboli nel mondo. E presente in oltre 40 Paesi
del mondo e si occupa di solidariet e cooperazione internazionale.
Ci sono state mostrate numerose slide con le statistiche ufficiali di diverse tematiche: malattie,
accesso ad Internet, accesso risorse idriche e via dicendo.
Abbiamo anche parlato dei Fondi AMIF per la Programmazione 2014-2020
http://ec.europa.eu/dgs/home-affairs/financing/fundings/migration-asylum-borders/asylummigration-integration-fund/index_en.htm
Il Fondo per asilo, migrazione e integrazione (AMIF) ha un bilancio totale di 3.1 miliardi di euro da
spendere tra il 2014 e il 2020. Almeno il 20% di 2.4 miliardi di euro che gli Stati membri avranno a
disposizione (3.1 miliardi di euro meno 746 milioni per i programmi comunitari e altre azioni)
dovr essere speso per misure che sostengano la migrazione legale e promuovano leffettiva
integrazione degli immigranti.
Gli Stati membri saranno anche tenuti a destinare almeno un ulteriore 20% dei fondi a misure in
materia di asilo.
I paesi dovranno fornire spiegazioni dettagliate se vogliono mantenere le spese sotto queste
percentuali e chi deve affrontare carenze strutturali in materia di alloggi, infrastrutture e servizi
non avr la possibilit di decidere di spendere meno in materia di asilo.
Con Maria Cristina Ranuzzi, insegnante, psicologa ed esperta di tematiche interculturali,
responsabile per il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) dei progetti internazionali di
gemellaggio scolastico e curatrice di laboratori e corsi online sulle tematiche interculturali, abbiamo
fatto un gioco come introduzione allaccoglienza in ottica interculturale.
Ecco il gioco
http://gis.csi.it/gis_potenza/a_form_1/alberto_brasso_partecip/test.pdf
che consigliamo a tutti di leggere. Il gioco stato preso dal libro: Arte di ascoltare e mondi
possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo ... di Marianella Sclavi e che ci ha fatto riflettere
sugli stereotipi usati da tutti. La Mediazione Interculturale esattamente lopposto, cio lasciare la
mente libera nellavvicinarci allaltro.
MERCOLED 17/11/2015
Continuazione del Modulo 3:
Laccoglienza in ottica interculturale con Maria Cristina Ranuzzi.
Cinesica
Si intende per cinesica linsieme dei gesti, o delle sequenze di gesti, significativi che realizzano
funzioni di interazione nelle situazioni comunicative interpersonali. Questi segni riguardano il volto
e sguardo, i gesti, il contatto e la postura. La manifestazione fisica di una persona segnala dei
significati, la cui decodificazione permette una comprensione maggiore di quello che sta avvenendo
in un atto comunicativo. Che cosa si comunica con il corpo?
- emozioni, soprattutto attraverso il viso, il corpo e la voce;
- atteggiamenti di relazione, attraverso cenni che segnalano la volont di interagire, come il
contatto, lo sguardo e lespressione del volto;
- desiderio di mantenere aperto il canale comunicativo, con cenni del capo, sguardi e elementi
prosodici sincronizzati con le parole;
- limmagine che si ha di s, attraverso il vestiario e laspetto esteriore;
- rituali sociali, ovvero i segnali non verbali che giocano un ruolo preminente nei saluti e in altre
azioni rituali.
Questo tipo di comunicazione rivela laffettivit delle persone coinvolte nellinterazione secondo
gradi differenti di automatismo o di consapevolezza. Infatti fino a che punto certe manifestazioni
sono consapevoli, dettate da interesse e da convinzioni, o inconsapevoli, dovute a spinte
automatiche inscritte nella tradizione genetica dei gruppi culturali?
Prossemica
Secondo il suo fondatore, Edward T. Hall, la prossemica lo studio della percezione e delluso che
un essere umano fa dello spazio. Lo spazio personale che ogni individuo occupa considerato come
una zona cuscinetto o di difesa che gli altri individui non possono invadere senza causare disagio
nell'altro. Si pu considerare questa area cuscinetto come una bolla o una sfera protettiva che un
organismo mantiene fra s e gli altri. Come per i movimenti del volto, i gesti e la postura, lo spazio
segnala informazioni, secondo delle regole ben precise che variano in rapporto alla situazione, al
tipo di relazione instaurata con il partner o pi partner (intima o formale), oltre alle relazioni
gerarchiche che si sono stabilite dalla cultura del gruppo di appartenenza e dall'ambiente sociale. Il
concetto di distanza implica anche il senso di territorialit, lo spazio vitale di cui lindividuo ha
bisogno per sviluppare la sua autonomia e in cui sentirsi libero quando stabilisce rapporti con gli
altri. La distanza che adotter nei confronti di un'altra persona sar proporzionale al rapporto o ai
legami che vorr stabilire nell'interazione.
La comunicazione verbale
Lacquisizione delle abilit comunicative interculturali intimamente connessa allapprendimento
linguistico, in quanto la lingua il mezzo privilegiato attraverso il quale il sistema di credenze,
norme e valori di una comunit viene codificato. Tuttavia, quando uno dei due parlanti non
padroneggia la lingua-cultura dellinterazione, non tutti i problemi di intercomprensione possono
essere ricondotti ad una conoscenza imperfetta di lessico, grammatica o pronuncia, sebbene questi
problemi esistano. Asimmetrie nella comunicazione verbale possono manifestarsi anche nella non
condivisione di determinate regole conversazionali e di altri codici la cui interpretazione legata ai
diversi contesti culturali allinterno dei quali i parlanti sono stati socializzati. La lingua, come
abbiamo visto a proposito della comunicazione non verbale, si accompagna infatti ad altri codici
che differiscono a seconda della cultura presa in esame: dal codice paralinguistico che orienta luso
della voce e la diversa interpretazione di pause e silenzio, fino ai codici retorici con cui strutturiamo
Sistemi semplici
Dove le stesse cose
hanno lo stesso significato
Stesse premesse implicite
Ci che diamo per scontato
ci aiuta a comunicare
Valutazioni delle scelte
dentro quel contesto
Io ho ragione, tu hai torto
(o viceversa)
Mondo pluri-culturale
Pluri/verso
Mondo mono-culturale
Uni/verso
GIOVED 19.11.2015
MODULO 4: LA NORMATIVA DELLIMMIGRAZIONE
Il modulo ci ha illustrato le fonti dalle quali derivano i diritti dei cittadini migranti e richiedenti
asilo; le convenzioni internazionali, la legislazione europea e nazionale. Ci ha fornito inoltre gli
strumenti giuridici necessari affinch chi si trovi ad essere in contatto con cittadini migranti e
richiedenti asilo possa offrire un valido orientamento nel complesso mondo della legislazione
relativa allimmigrazione e allasilo, garantendo la piena tutela dei diritti e della dignit delle
persone.
Il modulo stato corredato di workshop/esercitazioni pratiche, tra le quali la simulazione
dellaccompagnamento nei diversi servizi: amministrazione, sportelli di ascolto, orientamento.
Tra i temi che abbiamo trattato:
- le fonti internazionali, europee e nazionali; la legislazione italiana in materia di immigrazione;
- le politiche migratorie, il documento programmatico e il decreto flussi; le modalit di ingresso; il
permesso di soggiorno;
- lunit familiare e la tutela dei minori;
- i diritti di cittadinanza; il diritto alla salute; il diritto allo studio; il diritto alle prestazioni sociali;
- la repressione dellillegalit. Il respingimento alla frontiera e le espulsioni;
- il diritto di asilo e la protezione internazionale.
Celina Frondizi, nata e cresciuta in Argentina in una famiglia impegnata nella difesa dei diritti
civili e umani, esercita la professione di avvocato su questioni relative allimmigrazione, ai
richiedenti asilo e al diritto di famiglia e dei minori. Svolge attivit di formazione e cura per il VIS
(Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) i corsi dellarea diritti umani. consulente legale del
Centro Ananke antiviolenza per le donne di Pescara e membro del Coordinamento Regionale
Migranti dellAbruzzo.
Per poter affrontare la complessa relazione tra diritti umani e sviluppo e, in particolare, valutare
quali contributi i diritti umani siano in grado di offrire allo sviluppo umano e alle grandi sfide che
lattualit pone alla cooperazione internazionale, questioni alle quali abbiamo dedicato la seconda
parte del corso, stato necessario approfondire il tema dei diritti umani.
A livello globale - o, meglio, ad aspirazione globale - abbiamo il sistema di tutela dei diritti umani
dellONU che si articola in diverse convenzioni, volte a proteggere specifiche categorie di diritti
umani (vedi grafico sistema diritti umani ONU).
Ciascuna convenzione vincola i propri Stati Membri, cio gli Stati che lhanno ratificata per i diritti
e gli obblighi da essa specificamente previsti (vedi grafico incremento nel numero di stati che hanno
ratificato a partire dalla caduta del muro di Berlino e tabella sullo status di firme e ratifiche delle 9
convenzioni fondamentali).
A livello regionale, invece, le diverse regioni - America, Europa, Africa e dei Paesi arabi hanno
adottato, in seguito alla Dichiarazione Universale, dichiarazioni, convenzioni e meccanismi
regionali
Corti, Commissioni - per la tutela dei diritti umani che vincolano gli Stati di ogni rispettiva regione
Convenzione per la salvaguardia die diritti dell'uomo e delle libert fondamentali (Roma 4
mag 50)
(Ratificata in Italia nel 1955)
istituzione della corte europea die diritti dell'uomo (organo giudiziario)
principio della libert di circolazione nei paesi aderenti al consiglio
principio del divieto di espulsioni collettive degli stranieri
garanzie procedurali in caso di espulsione
Convenzione europea in tema di partecipazione dello straniero alla vita pubblica a livello
locale
(Strasburgo 92; Italia 94 soltanto i capitoli A e B, no C)
cap A libert di espressione di riunione e di associazione
cap B organi consultivi di rappresentanza die residenti stranieri a livello locale
cap C diritto di voto alle elezioni locali (cosa che va in contrasto con quello previsto dalle legge
del 98 sull'immigrazione, ma in realt vale solo per i cittadini COMUNITARI)
Convenzione sulla lotta contro la tratta degli esseri umani: Varsavia 16 mag 2005, Italia
legge 108/2010
viene riconosciuto come prime vittime le donne e i bambini; bandita la riduzione in stato di
schiavit; si definiscono le organizzazioni criminali transnazionali
prevenzione, protezione delle vittime e cooperazione internazionale contro i trafficanti.
LEGISLAZIONE DELL UNIONE EUROPEA
Carta di Nizza stata modificata nel 2007 ma stata adottata nel 2000. importante perch
la carta die diritti fondamentali della UE; si pone come vertice dell'ordinamento dell UE
Diritti classificabili in 4 categorie:
1) libert fondamentali Comuni
2) i diritti riservati ai cittadini dell'unione
3) i diritti economici e sociali (diritto del lavoro)
4) diritti moderni quelli che derivano dallo sviluppo della tecnologia ecc.
trattato di Lisbona
Si parla da COMUNITA' EUROPEA a UNIONE EUROPEA, che acquista una personalit
giuridica; il parlamento europea acquisisce pi potere; assume pieni poteri legislativi in materia di
immigrazione (prima era la commissione insieme al consiglio europeo che dettava le norme);
abolisce i pilastri del trattato di Amsterdam; la carta di Nizza viene considerata al pari die trattati
Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo consiglio dell'unione europea (16 ott 2008)
organizzare l'immigrazione legale tenendo conto delle priorit delle esigenze e delle
capacit d'accoglienza stabilite da ciascuno stato membro e favorire l'integrazione
combattere l'immigrazione clandestina
rafforzare l'efficacia die controlli alle frontiere
costruire un'Europa dell'asilo
creare un partenariato globale con i paesi di origine e di tradito che favorisca le sinergie .
INGRESSO
Normativa che riguarda l'ingresso die cittadini non comunitari all'interno degli stati membri
dell'unione
1985 in vigore dal 1990 -: ACCORDO DI SCHENGEN
(Italia: adesione legge 338/1993) viene anche integrato da paesi extra UE (es. Svizzera)
eliminazione delle frontiere interne alla UE
Libert di circolazione degli stati membri
(rafforzare le frontiere esterne e favorire la libera circolazione tra paesi membri)
Paesi UE che NON hanno aderito a Schengen (per esempio Inghilterra)
istituzione di un sistema comune di visti d'ingresso
Esiste il VISTO SCHENGEN es. Persona che viene da un paese africano, decide di
Chiedere il visto al consolato francese, gli rilascia il visto Schengen che gli
Consente di fare il primo ingresso in qualsiasi paese aderente a Schengen
clausola OPTOUT (non fanno parte) del regno unito, Irlanda e Danimarca
NB Schengen non vincolante, si pu sospendere e rimettere in moto unilateralmente a
A piacimento di un singolo stato.
SOGGIORNO
Permanenza in un determinato paese
Direttiva permessi di soggiorno CE per lungo soggiornanti 2003/109/CE
Recepita nell'ordinamento italiano con dec. Legislativo n 3/2007
Questa fa s che il TU immigrazione venga modificato
Direttiva 2011/51/UE del parlamento europeo e del Consiglio
modifica la direttiva europea precedente estendendo l'ambito di applicazione ai beneficiari di
protezione internazionale
ANTIDISCRIMINAZIONE
direttiva 2000 / 43 / CE
recepita nell'ordinamento italiano con dec.legislativo n 215 / 2003
principio della parit di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origne
etnica (in ambito di lavoro, formazione, insegnamento, protezione sociale, vantaggi sociali e
accesso ai beni e ai servizi); rafforza un po' la direttiva che gi era in vigore delle nazioni unite e del
consiglio d'europa
direttiva 2000 / 78 / CE
recepita nell'orinamento italiano con dec. Legislativo n 216 / 2003
principio della parit di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro
indipendentemente dalla religione, convinzioni, et, handicap e orientamento sessuale.
RICOINGIUNGIMENTO FAMILIARE
DIRETTIVA 2003 / 86 / CE
Recepita nell'ordinamento italiano con dec leg 5 / 2007 integrato e corretto dal dec leg n 160 / 2008
diritto all'unit familiare: fissa le condizioni per l'esercizio del diritto; strumento necessario per
permettere la vita familiare; drtermina i familiari che hanno diritto al ricongiungimento
STUDIO, SCAMBIO DI ALUNNI, TIROCINIO NON RETRIBUITO O VOLONTARIO
dIRETTIVA 2004 / 114 / CE
tutta la normativa dell'immigrazione inizia a nascere perch negli anni 70 inizia ada rrivare in Italia
un buon numero di immigrati ( arrivano all'inizio principalmente DONNE che venivano o dalle ex
colonie italiane, oppure da luoghi come isola di capoverde (cattolica) che arrivavano in italia o
perchP avevano lavorato alle dipendenze di ex funzionari italiani che avevano lavorato in quei
paesi, oppure tramite la chiesa veivano a lavorare in Italia per il servizio domestico; c'era poi anche
un altro gruppo di migranti che arrivavano in Italia per motivi di persecuzione politica ( cile,
argentina, est europeo oppositori al regime comunista ); a quei tempi non c'era una legge in tema
di immigrazione: solo una legge del 1931 su pubblica sicurezza che aveva qualche accenno sugli
19 NOV 2015
VENERD 20/11/2015
Un corpus normativo organico contenente diritti e doveri dei cittadini stranieri non comunitari e
degli apolidi.
Legge n. 189 del 30 luglio 2002 (c.d. Bossi-Fini) e successive modifiche
Questa legge ha avuto una forte incidenza sul T. U. apportando essenzialmente delle modifiche di
ordine restrittivo ad esempio sul lingresso e sul soggiorno.
Viene introdotto il contratto di soggiorno quale titolo per la permanenza sul territorio nazionale,
labolizione del sistema dello sponsor, la limitazione dei casi di ricongiungimento familiare e la
creazione presso le Prefetture degli Sportelli unici per limmigrazione.
Si inasprisce la procedura di allontanamento attraverso lintroduzione della immediata esecuzione
delle espulsioni con accompagnamento coatto alle frontiere.
Viene modificato anche il regolamento di attuazione con lemanazione del D.P.R. n. 334 del 2004.
Decreto legislativo n. 3 del 8 gennaio 2007 recepisce la direttiva 2003/119/CE sui c.d.
soggiornanti di lungo periodo
Decreto legislativo n. 5 del 8 gennaio 2007 recepisce la direttiva europea 2003/86/CE sul
ricongiungimento familiare
Decreto legislativo n. 30 del 6 febbraio 2007 recepisce la direttiva 2004/83/CE sui cittadini UE e
loro familiari
Questi decreti ed altre leggi quali la legge n. 125 del 24 luglio 2008, il decreto legislativo n. 160 del
3 ottobre 2008 e la legge n. 94 del 15 luglio 2009 (c.d. Pacchetto sicurezza) hanno ancora avviato
una deriva restrittiva/repressiva nella legislazione sullimmigrazione.
Sono norme che riguardano nuove possibilit e procedure di espulsione, restringimenti al diritto al
ricongiungimento familiare e lintroduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale.
Si punisce in maniera pi incisiva il favoreggiamento dellimmigrazione illegale, i tempi di
trattenimento nei CIE sono aumentati fino a
180 giorni, si stabilisce lobbligo di versare un contributo per il rilascio e il rinnovo del PDS, di
sottoscrivere un accordo di integrazione nel momento della presentazione della richiesta di rilascio
del PDS, la verifica della conoscenza della lingua italiana per lottenimento del
PDS di soggiornanti di lungo periodo, ecc.
Modifiche introdotte per dare attuazione alla normativa UE che mitigano le restrizioni introdotte
negli anni precedenti
Legge n. 129 del 2 agosto 2011 che recepisce la direttiva europea 2008/115/CE c.d. direttiva
rimpatri
Norme sul trattenimento e lespulsione che consentono il rimpatrio c.d. volontario, prevedendo un
termine massimo di permanenza nei CIE fino a 18 mesi e forme alternative di trattenimento.
Decreto legislativo n. 108 del 28 giugno 2012 recepisce la direttiva 2009/50/CE sui lavoratori
altamente qualificati.
Decreto legislativo n. 109 del 16 luglio 2012 recepisce la direttiva 2009/52/CE sulle sanzioni ai
datori di lavoro che impiegano lavoratori irregolari.
La legge n. 97 del 6 agosto 2013 (legge europea 2013) ha reso possibile laccesso al pubblico
impiego ai familiari non comunitari di cittadini UE aventi diritto di soggiorno o di soggiorno
permanente, ai soggiornanti di lungo periodo e ai beneficiari di protezione internazionale.
Decreto legislativo n. 40 del 4 marzo 2014 recepisce la direttiva 2011/98/UE sul procedimento
unico per il rilascio di un permesso di soggiorno e di lavoro e un insieme comune di diritti per i
lavoratori di paesi terzi.
Decreto legislativo n. 12 del 13 febbraio recepisce la direttiva 2011/51/UE, che modifica la direttiva
2003/109/CE del Consiglio per estenderne l'ambito di applicazione ai beneficiari di protezione
internazionale.
Decreto Legislativo n. 18 del 21 febbraio 2014 recepisce la direttiva 2011/95/UE recante norme
sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione
internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a della protezione
sussidiaria, nonch sul contenuto della protezione riconosciuta. Decreto Legislativo n. 24 del 4
marzo 2014 recepisce la direttiva 2011/36/UE, relativa alla prevenzione e alla repressione della
tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime.
La disciplina attualmente in vigore
La condizione giuridica dello straniero
Lart. 10, co. 2, Cost. afferma che la condizione giuridica dello straniero regolata dalla legge in
conformit delle norme e dei trattati internazionali. Esistono quindi due vincoli alla disciplina sugli
stranieri. Il primo dato dalla riserva di legge (la materia deve essere regolata con legge ordinaria
dello Stato) e il secondo consiste nellobbligo di rispettare le norme del diritto internazionale e le
norme del diritto dellUE).
Questo ultimo vincolo attribuisce una posizione di particolare rilievo alle norme internazionali nel
sistema delle fonti. E stato da pi parti affermato che il contrasto delle norme interne con le norme
internazionali sulla condizione dello straniero pu originare questioni di legittimit costituzionale.
La normativa internazionale si deve configurare dunque quale parametro al quale si deve adeguare
quella interna.
Il principio di eguaglianza sancito nellart. 3 Cost. di fondamentale importanza poich si estende,
come ha da tempo precisato la Corte
Costituzionale, anche ai cittadini stranieri in materia di diritti fondamentali. Tutti i cittadini hanno
pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ancora altri articoli della carta costituzionale si rivolgono a tutti, cittadini o stranieri, ad es. lart. 53
recita: tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacit
contributiva.
Lart. 2 Cost. sancisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo, sia
come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalit, e richiede ladempimento
dei doveri inderogabili di solidariet politica, economica e sociale.
Troviamo conferma di ci nellart. 2, co. 1 T.U., secondo cui allo straniero comunque presente alla
frontiera o nel territorio dello Stato sono riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana
previsti dalle norme di diritto interno, dalle convenzioni internazionali in vigore e dai principi di
diritto internazionale generalmente riconosciuti.
Ci significa che i diritti fondamentali sono riconosciuti a tutti i cittadini stranieri che si trovano in
Italia a prescindere della loro condizione di regolarit.
E principio generale che i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti godano degli stessi diritti
civili dei cittadini italiani. Lart. 2 T.U. dispone lequiparazione tra cittadini e stranieri regolarmente
soggiornanti in materia di diritti civili (salvo deroga espressa oppure a seguito delloperare di
clausole di reciprocit). Vige quindi la piena uguaglianza e la parit di trattamento con i cittadini
italiani.
Lo straniero regolarmente soggiornante pu partecipare alla vita pubblica locale ed disposta la
parit di trattamento relativamente alla tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi, nei
rapporti con la pubblica amministrazione e nellaccesso ai pubblici servizi, nei limiti e nei modi
previsti dalla legge.
Lo straniero ha inoltre il diritto di ricevere le comunicazioni dei provvedimenti riguardanti
lingresso, il soggiorno e lespulsione mediante notificazione o consegna a mani proprie di un
provvedimento scritto e motivato e contenete leventuale modalit di impugnazione in una lingua a
lui comprensibile (oppure, ove non fosse possibile in francese, inglese, spagnolo o arabo). Ha diritto
di contattare le proprie autorit nazionali ai fini del pieno esercizio della protezione diplomatica
oltre a tutti gli altri diritti derivanti da situazioni giuridiche pi favorevoli per i cittadini degli Stati
interessati a speciali programmi di cooperazione per prevenire o limitare le immigrazioni
clandestine, nel quadro di apposite convenzioni internazionali.
Lart. 43 T.U. disciplinai casi di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi
ritenuti vietati. Lart. 44 T.U. stabilisce le modalit per sanzionare i comportamenti e le azioni
discriminatorie.
Ingresso e soggiorno in Italia
Possesso di un passaporto valido e di un visto dingresso (per turismo, affari, lavoro, studio, cure
mediche, ecc.) di breve o di lunga durata.
I cittadini non comunitari devono presentarsi presso un valico di frontiera con un documento di
viaggio valido e un visto di breve durata valido (se richiesto) oppure di un permesso di soggiorno o
di un visto per soggiorno di lunga durata in corso di validit. Inoltre, lo straniero deve giustificare lo
scopo e le condizioni del soggiorno previsto e disporre dei mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la
durata prevista del soggiorno sia per il ritorno nel Paese di origine o per il transito verso un Paese
terzo nel quale lammissione garantita, ovvero essere in grado di ottenere legalmente detti mezzi.
Il visto unautorizzazione amministrativa concessa al cittadino non comunitario per entrare nel
territorio italiano (e negli altri Paesi Schengen).
Secondo lart. 4, co. 2 T.U., il visto di ingresso rilasciato dalle rappresentanze diplomatiche o
consolari italiane nello Stato di origine o di stabile residenza dello straniero assieme a una
comunicazione scritta in lingua a lui comprensibile o, in mancanza, in inglese, francese, spagnolo o
arabo, che illustri i diritti e i doveri dello straniero relativi allingresso ed al soggiorno in Italia. Le
autorit diplomatiche e consolari devono accertare e valutare lesistenza dei requisiti per il rilascio,
secondo le norme Schengen e nazionali. Secondo lart. 5, co. 2, reg. att., il visto pu essere
rilasciato, se ne ricorrono requisiti e condizioni, per la durata occorrente in relazione ai motivi della
richiesta e alla documentazione prodotta dal richiedente. Se ne ricava che, stante la facolt degli
Stati di autorizzare o meno lingresso degli stranieri sul proprio territorio (salvo le eccezioni
previste dal diritto internazionale), gli stranieri non hanno un diritto soggettivo allottenimento del
visto ai sensi dellart. 5, co. 8-bis, reg. att.
N.B. Contro il provvedimento di diniego possibile proporre ricorso al TAR Lazio (termine di 60
giorni dalla comunicazione del provvedimento). I dinieghi di visto per ricongiungimento
familiare o familiare al seguito devono invece essere proposti davanti al tribunale ordinario (artt.
20 e 34 decreto legislativo n. 150/2011).
Accordi di Schengen
LItalia aderisce agli accordi di Shengen firmati per la creazione di uno spazio comune di libera
circolazione tra i cittadini degli Stati che ne aderiscono, abolendo le frontiere interne e rafforzando
i controlli alle frontiere esterne.
Prevedono anche la cooperazione tra polizie e autorit giudiziarie in materia penale e di
estradizione e la creazione di un sistema di scambio di informazioni denominato SIS (Sistema
Informativo Schengen). Tutti i paesi che aderiscono allaccordo hanno eliminato i controlli alle
frontiere comuni e hanno creato un unico sistema di visti e ingressi.
Programmazione dei flussi dingresso
Il Governo stabilisce, con decreto ogni anno le quote massime di cittadini dei paesi terzi che
possono entrare in Italia per motivi di lavoro in base a differenti criteri che si riferiscono alle offerte
di lavoro e alla accertata indisponibilit di manodopera sul mercato.
Accordi bilaterali tra lItalia ed i singoli Paesi di emigrazione possono portare a stabilire quote
riservate a questi ultimi.
Il permesso di soggiorno
Art. 5 T.U. Possono soggiornare nel territorio italiano i cittadini stranieri non comunitari entrati
regolarmente, con o senza visto, e in possesso di permesso di soggiorno in corso di validit. Il
permesso di soggiorno un atto amministrativo che autorizza la presenza regolare dello straniero
sul territorio dello Stato, titolo per fissare la residenza.
I cittadini non comunitari e gli apolidi devono richiedere il permesso di soggiorno.
Il permesso di soggiorno consente lo svolgimento di attivit lavorativa, laccesso ad alcuni diritti e
servizi, liscrizione nellanagrafe italiana e il rilascio di alcuni documenti (carta di identit e codice
fiscale).
Per i soggiorni di breve durata (inferiori a 90 giorni) bisogna fare una dichiarazione di soggiorno
alle autorit di frontiera al momento dellingresso nellarea Schengen o presso la Questura, in caso
di ingresso in Italia da altro Paese Schengen entro 8 giorni.
Se alloggia in struttura alberghiera o simile, la dichiarazione viene fatta direttamente dalla struttura.
Il permesso deve essere richiesto da chi intende permanere sul territorio italiano per pi di tre mesi
entro 8 giorni lavorativi dalla data di ingresso presso: lufficio immigrazione della Questura in
caso di protezione internazionale, cure mediche, gara sportiva, giustizia, integrazione minore,
invito, minore et, motivi familiari (in caso di permesso rilasciato allo straniero che non pu essere
espulso in base allart. 19 T.U.), motivi umanitari, status di apolide, vacanze lavoro, e in ogni altro
caso non esplicitamente menzionato. Gli uffici postali dotati del c.d. Sportello Amico (che
provvedono a trasmettere la domanda alla Questura, presso cui il richiedente viene poi convocato)
in caso di attesa occupazione, atteso riacquisto cittadinanza, rinnovo della protezione internazionale,
conversione permesso di soggiorno, famiglia, lavoro autonomo, lavoro subordinato, lavoro casi
particolari, lavoro subordinato-stagionali, missione, motivi religiosi, residenza elettiva, rinnovo
dello status di apolide, studio (permesso di lunga durata), tirocinio e formazione professionale. Per i
lavoratori subordinati richiesta, inoltre, la stipula di un contratto di soggiorno presso lo Sportello
Unico per lImmigrazione al fine di chiedere il permesso di soggiorno.
LUfficio Immigrazione, dopo i rilievi foto dattiloscopici, rilascia al richiedente una copia della
richiesta con indicazione del giorno in cui ritirare il permesso di soggiorno definitivo. Nel periodo
tra la domanda e il rilascio del permesso (che non pu essere superiore a 60 giorni) la ricevuta della
domanda attesta la regolarit della permanenza in Italia dello straniero.
Laccordo dintegrazione
Introdotto nel 2012, in caso di primo ingresso, assieme alla richiesta di permesso di soggiorno di
durata non inferiore a un anno il cittadino straniero deve sottoscrivere un accordo di integrazione
presso lo Sportello Unico per lImmigrazione se entra per motivi di lavoro o per ricongiungimento
familiare o presso la Questura negli altri casi.
Laccordo prevede limpegno del cittadino straniero a raggiungere specifici obiettivi di integrazione
da conseguire nel periodo di validit del permesso di soggiorno e rappresenta la condizione
necessaria per il suo successivo rinnovo e limpegno dello Stato (assieme a regioni, enti locali e altri
soggetti) a offrire corsi di lingua italiana nonch di formazione ed educazione civica. I crediti sono
attribuiti mediante lacquisizione di un livello adeguato di conoscenza della lingua italiana, dei
principi fondamentali della Costituzione, del funzionamento delle istituzioni pubbliche, della vita
civile in Italia, nonch mediante ladempimento dellobbligo di istruzione dei figli minori e
ladesione alla Carta dei valori della cittadinanza e dellintegrazione. I crediti vengono decurtati a
causa di provvedimenti penali di condanna anche non definitivi, di applicazione anche non
definitiva di misure di sicurezza personali, di sanzioni pecuniarie definitive non inferiori a 10.000
euro e di mancata partecipazione ai corsi di formazione ed educazione civica.
La verifica dei crediti disposta dallo Sportello Unico un mese prima della scadenza dellaccordo,
previa comunicazione.
N.B. La perdita dei crediti comporta la revoca del permesso di soggiorno e il conseguente
provvedimento di espulsione. Tuttavia, non pu mai essere revocato il permesso di soggiorno (e
disposta lespulsione) nei confronti degli stranieri che hanno un permesso di soggiorno per asilo
o richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari, per motivi familiari, in
qualit di soggiornanti UE di lungo periodo, nonch per coloro in possesso della carta di
soggiorno per familiare straniero di cittadino UE o di altro permesso di soggiorno (nel caso in
cui il titolare abbia esercitato il diritto al ricongiungimento familiare).
Il permesso unico per soggiorno e lavoro.
Il decreto legislativo n.40/2014, che ha dato attuazione alla direttiva 2011/98/UE sul permesso
unico soggiorno-lavoro, stabilisce che laccordo di integrazione deve contenere lindicazione dei
sanitaria, scolastica e sociale, dellaccesso a beni e servizi a disposizione del pubblico compreso
laccesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, di partecipare alla vita pubblica locale e di
usufruire di servizi e prestazioni erogate dalla pubblica amministrazione.
Il titolare di un tale permesso rilasciato da un altro Stato membro pu soggiornare in Italia oltre i
3 mesi, previo ottenimento di un permesso di soggiorno italiano, per svolgere unattivit economica
regolare, frequentare corsi di studio o di formazione professionale e soggiornare con mezzi di
sostentamento sufficienti, previa stipulazione di unassicurazione contro le malattie.
Il decreto legislativo n. 12 del 3 febbraio 2014, ha previsto il rilascio del permesso di soggiorno UE
di lungo periodo anche ai beneficiari di protezione internazionale e ai loro familiari, a
condizioni pi agevolate.
Permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale
Questo particolare PDS, previsto dallart. 18 T.U. costituisce una delle norme pi innovative della
legislazione in materia di immigrazione. E diretto, anche se non esclusivamente, alle donne spesso
vittime del traffico della prostituzione e della tratta come possibilit di uscita dallo sfruttamento.
Una volta accertata una situazione di violenza o sfruttamento a danno di un determinato cittadino
straniero e di pericolo grave e attuale per la sua incolumit personale il questore rilascia il PDS al
fine di consentirgli di sottrarsi alla violenza. La proposta di rilascio del PDS pu essere avanzata dai
servizi sociali degli enti locali o da associazioni o altri organismi che abbiano una condizione come
quella suesposta.
Pu essere fatta anche dalla Procura della Repubblica nel caso di procedimento penale dovuto a fatti
di violenza o sfruttamento. Lintento del legislatore nel prevedere il rilascio del PDS quello di
consentire al cittadino straniero di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione
sociale e di protezione della vittima dagli sfruttatori.
Il permesso di soggiorno rilasciato a norma del presente articolo ha la durata di sei mesi e pu
essere rinnovato per un anno, o per il maggior periodo occorrente per motivi di giustizia. Esso
revocato in caso di interruzione del programma o di condotta incompatibile con le finalit dello
stesso, segnalate dal procuratore della Repubblica o, per quanto di competenza, dal servizio sociale
dellente locale, o comunque accertate dal questore, ovvero quando vengono meno le altre
condizioni che ne hanno giustificato il rilascio.
Consente laccesso ai servizi assistenziali e allo studio, lo svolgimento di lavoro subordinato, fatti
salvi i requisiti minimi di et. Qualora, alla scadenza del permesso di soggiorno, linteressato risulti
avere in corso un rapporto di lavoro, il permesso pu essere ulteriormente prorogato o rinnovato per
la durata del rapporto medesimo o, se questo a tempo indeterminato, con le modalit stabilite per
tale motivo di soggiorno.
Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo pu essere altres convertito in permesso di
soggiorno per motivi di studio qualora il titolare sia iscritto ad un corso regolare di studi.
Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo pu essere altres rilasciato, allatto delle
dimissioni dallistituto di pena, anche su proposta del procuratore della Repubblica o del giudice di
sorveglianza presso il tribunale per i minorenni, allo straniero che ha terminato lespiazione di una
pena detentiva, inflitta per reati commessi durante la minore et, e ha dato prova concreta di
partecipazione a un programma di assistenza e integrazione sociale.
Permesso di soggiorno per vittime di violenza
La legge n. 119 del 2013, in materia di sicurezza e contrasto della violenza di genere, ha introdotto
nel T. U. lart. 18 bis che stabilisce la possibilit per il Questore, su proposta o parere favorevole
del giudice, di rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per consentire alla vittima di sottrarsi
alla violenza. Il permesso viene rilasciato in occasione di operazioni di polizia o indagini della
magistratura per un delitto concernente la violenza domestica, qualora vengano accertate situazioni
di violenza o abuso nei confronti di uno straniero ed emerga un concreto e attuale pericolo per la
sua incolumit come conseguenza della scelta di sottrarsi alla violenza o per effetto delle
dichiarazioni rese nel corso delle indagini. Il Questore pu rilasciare un simile permesso anche
quando le situazioni di violenza o abuso emergano nel corso di interventi assistenziali dei servizi
http://migrare.it/il-ritorno-volontario-assistito-cose/