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N° 3 – Aprile 2010

BERLUSCONI E IL DECRETO “DOMICILIARI”


a cura della Redazione

Un decreto legge che prevede la detenzione Sono emersi pareri positivi, negativi, ma
domiciliare per coloro ai quali resta solo un soprattutto sono emersi molti dubbi e
anno da scontare. Lo ha annunciato Silvio parecchie domande.
Berlusconi, presidente del Consiglio dei Dove andranno le persone, e sono tantissime,
Ministri. A dir la verità Berlusconi ha detto che non hanno domicilio e nessun parente per
“Ci stiamo pensando”. Il che significa che il accoglierle? E’ una domanda che non riguarda
decreto legge che manderebbe a casa, sia pure soltanto gli extracomunitari, i clandestini che
con l’obbligo di non lasciare le pareti sono automaticamente, si è detto, tagliati
domestiche, circa 8 mila detenuti, non è così fuori. Ma anche gli italiani che hanno perso la
automatico. E’ allo studio del governo quale casa. C’è chi ha portato la propria esperienza:
misura per combattere il sovraffollamento “Avevo una casa con un mutuo, mi è stata
delle carceri e cercare di arginare i suicidi nei sequestrata”.
penitenziari. L’uno e l’altro caso hanno Chi è rimasto solo e senza casa, insomma,
raggiunto cifre da incubo. non farà parte della lista di coloro che
Sul ventilato decreto legge la redazione del beneficeranno del decreto legge, sempre se
Miglio rosso ha discusso a lungo. sarà approvato.
continua a pagina 2…

Sommario

RIFLESSIONI

Non violenza e riposta alla paura, di Gasperotti


L’importanza delle relazioni, di Perer

CIBO E DINTORNI

Ricette “detenute”, di Perer


Il pranzo è servito, di Gelicrisio

GIUSTIZIA

Quello che vorrei, di De Col


La dubbia certezza della pena, di De Col

L’ANGOLO DELLA POESIA

Ragazzina, di Pricop Dorin


Fiore di primavera, di Pricop Dorin

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continua dalla prima pagina…

Fortunati sono quei detenuti che hanno ancora pifici, aziende, industriette, botteghe
i genitori o una moglie o una compagna che artigianali”, dicono tutti in coro. “Vogliamo
sono disposti ad accoglierli. E a mantenerli. lavoro, lavoro, lavoro”.
Sì, perché chi sconterà l’ultimo anno a casa Naturalmente c’è stato chi saluta il decreto
non potrà lavorare e dovrà dipendere dagli legge come una grande cosa: “Se si esce è una
altri. manna”, osserva Carlo. “Il detenuto che non
“Come potrò”, ha vuole uscire dal carcere è un
osservato un detenuto, prodotto del penitenziario.
“dipendere da mia madre Qui soffriamo tutti, e tanto,
che ha 70 anni e una anche se ognuno in modo
pensione di 400 euro al diverso. Pensate che sogno
mese”, “E’ un poter fare una doccia tutti i
provvedimento giorni, avere un letto e un
tappabuchi”, ha ambiente pulito, finestre
osservato un altro, “non senza sbarre…”.
ripetiamo l’errore “Non mi si dica che il lavoro
dell’indulto: molti sono fuori non c’è”, interviene
usciti, ma non sapevano Marcello. “Pensate soltanto
dove andare e come mantenersi. Così hanno ai tombini da pulire: un lavoro che nessuno fa.
commesso reati e sono tornati in carcere”. “Se Quanti Comuni ne hanno bisogno e nessuno
dovessi beneficiare di un tal decreto legge”, lo fa perché lo considera un lavoro sporco.
intervengono Giuseppe e Christian, “mi Una cooperativa di detenuti ai domiciliari o di
troverei in strada. Anzi, non potrei usufruirne. ex detenuti lo farebbe più che volentieri”.
Bisognerebbe che il governo, prima del La conclusione, per qualcuno di questa 3^
decreto o insieme, provvedesse ad istituire sezione, è amara. “Questo decreto legge, se ci
comunità per chi non ha dove andare o sarà, non sarà per tutti. Alla fine saranno
favorisse case-famiglia”. esclusi i reati di mafia, di pedofilia, di
Tra i vari suggerimenti c’è anche chi ha è violenza sessuale. E sarà escluso chi ne ha più
arrivato a proporre… l’utopia: “L’ideale di bisogno per non impazzire. Non è giusto”.
sarebbe che le carceri diventassero

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NON VIOLENZA E RISPOSTA ALLA PAURA
di Carlo Gasperotti

male dall’ambiente dalle una delle parti sceglie di


Torno sul tema della non frequentazioni e dalle non rispondere alla offesa
violenza e della paura personalità altrui. Quindi ricevuta.
affrontato sul numero due come un ambiente può Nella pressione continua di
del Miglio Rosso da manipolare in negativo, cosi questo luogo possiamo
Alessandro Galanti (“La può rieducare, nei limiti e pensare di essere
paura”) e da Giuseppe De nei tempi dovuti. responsabili di noi stessi e
Col “Valori e dignità”. Parlare di non violenza in di chi ci è vicino. Possiamo
Condivido il pensiero del carcere è arduo, ma forse scegliere se placare l’animo
primo, ma non trovo in esso non più di parlare di del compagno o, magari
soluzione esplicita al violenza fuori. Spesso la inconsapevolmente,
problema della paura, cioè violenza si evita per non alimentare la sua rabbia.
della violenza. In concreto il incorrere in rapporti Nel sovraffollamento delle
detenuto termina la sua celle e delle zone d’aria la
Tele…camere d’aria
autoanalisi, il suo guardarsi E se a tutelare il diritto all’aria fossero miccia può accendersi in
dentro, rimanendo nel proprio delle telecamere? Telecamere fretta. La violenza è nei
dubbio di uscire nelle ore collegate con un gabbiotto di sorveglianza gesti, ma ancora prima
d’aria perché mette in conto nei pressi degli spazi comuni, in cui gli nelle idee e nelle parole.
il rischio di essere agenti possano controllare attimo per attimo Rifiutarla per principio, non
quello che accade tra i detenuti durante
aggredito. Poco importa se l’ora d’aria, ed intervenire prontamente nel giustificarla mai potrà forse
il motivo è la scarsa caso, sempre più frequente, di risse o essere utopia, ma è il
prestanza fisica, la natura aggressioni. Un “Grande fratello” pensiero che ha fatto
del suo carattere o se la deterrente verso chi ha intenzione di progredire il mondo.
causa è solo la violenza scaldare le mani… Tra noi ci sono molte
B.C.
altrui. Quali sono le braccia forti. Spesso
disciplinari, quindi più per
soluzioni? trattengono o dividono
convenienza che per
Concordo pienamente con litiganti che perdono la testa
principio. C’è inoltre una
Pino De Col nell’affermare non per cattiveria, ma per
“violenza giustificata“, in
che la rieducazione per nervosismo e sofferenza.
risposta ad offese contro le
essere reale debba partire Questa è una immagine che
quali sembra non si possa
dal detenuto stesso. possiamo dare di noi stessi.
che replicare che in modo
Rieducazione intesa come Se il carcere rieduca poco,
altrettanto aggressivo. Pena
rispetto delle regole, tra le rieduchiamo noi stessi e gli
la perdita della propria
quali, aggiungo, ci altri, per quanto è possibile,
immagine di fronte agli
dev’essere il rifiuto totale con valori che andranno a
altri. Non rispondere, oltre
della violenza. All’amico nostro vantaggio. Oppure,
che impegnativo dal punto
Pino ricordo però che il dopo avere dichiarato
di vista nervoso, può essere
nostro agire e il nostro vincitori e vinti (ma qual è
interpretato come
autocontrollo dipendono in l’uno e quale l’altro?), non
sottomissione o carattere
buona parte da stimoli ci rimarrà altro che la
debole. La verità sulla quale
esterni, da che cosa e da chi videosorveglianza, che già
non riflettiamo mai
siamo influenzati. Una nelle città sembra abbia
abbastanza è che il conflitto
persona, detenuto o libero, sostituito la forza delle idee.
cessa nel momento in cui
sarà formato nel bene o nel

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RICETTE DETENUTE
di Ruggero Perer

Il pasticcio del galeotto Ma… chemaroni” alla carcerese

Il pasticcio del galeotto, non è un Può sembrare una delle tante giornate grigie,
procedimento penale, nè un guaio che porta a noiose passate a rompersi i maroni nella solita
una condanna. E’ un succulento primo piatto scomoda cella, in realtà con un po’ di fantasia
che non ha niente a che vedere con il cibo e buon tempo ci si può immaginare al
dell’amministrazione penitenziaria. ristorante. Con un piatto così in tavola non
Innanzi tutto si deve preparare un buon darete corda alla vostra amata.
ragù (consiglio vivamente di far rosolare bene Avete una cipolla e due spicchi d’aglio? Si,
gli ingredienti). A parte preparare la bene, aggiungete un finocchio tagliato a
besciamella con: latte, burro, farina e sale. dadini, mezza mela e l’ingrediente
Cuocere fino ad ottenere una pastella più importante, lo speck o, se preferite, la
uniforme, possibilmente senza grumi. bresaola. Poi ci vuole mezzo dado, un pizzico
Come lasagna, io utilizzo le tagliatelle di peperoncino, alcune foglie di prezzemolo.
perché le lasagne non sono sulla lista della Far rosolare bene alcuni minuti con un filo
spesa, pertanto do loro una scottata e le stendo d’olio d’oliva. Aggiungete un bicchiere
nella pentola prima in un senso poi nell’altro d’acqua e fate cuocere per 15 minuti circa.
formando un primo strato intrecciato. In Cotta la pasta, mi raccomando, non
genere prendo spunto dalle sbarre della dimenticate il formaggio grana perché, come
finestra. dice la pubblicità, è il protagonista in tavola.
Sopra metto il ragù ben rosolato, la Ah, dimenticavo: se quando avete finito di
besciamella e un’abbondante spolverata di mangiare la vostra ragazza se ne fosse andata,
formaggio grana. Ripeto l’operazione 2 volte, non preoccupatevi più di tanto. Potete sempre
poi metto a cuocere a fiamma bassa per 20 rifarvi con un altro piatto di Ma CheMaroni
minuti e soprattutto tengo ben coperto per alla Carcerese.
ricreare un effetto forno.

IL PRANZO E’ SERVITO fatti. Ogni tanto arriva del coniglio, almeno si


di Alessio Gelicrisio
spera che lo sia, con ancora pezzi di pelo
Il pranzo è servito è il titolo di un programma attaccati.Sui contorni stendiamo un velo
televisivo. Vogliamo girarne una puntata sul pietoso: verdure cotte annegate nell’acqua,
vitto nel carcere di Montorio. Partiamo dai carote lesse, mezzecotte e mezze crude. I
primi piatti. La pastasciutta spesso e fagioli solo al sentirne l’odore ti fanno passare
volentieri è stracotta, sembra colla. Il riso? la voglia di mangiarli. Perfino le patate lesse a
Quasi sempre e’ in bianco, senza volte sono mezze crude.E’ vero che per
condimento e scotto. Parliamo degli sopperire a questa penosa situazione
gnocchi: affogati in un ammasso d’olio e alimentare, all’interno del carcere c’e’
sugo. I secondi non sono meglio: carne lapossibilita’ di fare la spesa, ma i prezzi di
durissima che ci vorrebbe una motosega alcuni prodotti sono più cari di quelli che si
per tagliarla. Le polpette hanno solo la trovano fuori nei vari supermercati, ma questa
forma delle polpette, più che di carne è un’altra storia. La racconteremo la prossima
sembrano fatte di pane. Gli hamburger ( cosi volta.
li chiamano) non si capisce di cosa siano

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QUELLO CHE VORREI
di Giuseppe De Col

Vorrei un carcere che riconosca la dignità medico o un poliziotto che l’hanno in cura e
umana ai detenuti e la favorisca: sono uomini custodia, non sia un caso che non li riguarda.
come tutti gli altri. Non è un’utopia anche se Vorrei che le guardie carcerarie fossero capaci
comprendo che non si tratta di un di svolgere il ruolo professionale con la
riconoscimento facile e scontato. Nelle consapevolezza che il disagio dei detenuti
situazioni di tensione come accadono spesso riguarda proprio la loro professionalità,
qui in carcere è facile vedere nell’altro non l’organizzazione e la finalità del carcere.
una persona, ma un membro di un gruppo cui Inoltre vorrei che i mille e cinquecento
ci si contrappone. Il “nemico”. E’ nella logica milioni di euro stanziati per la costruzione di
del conflitto rifiutarsi di riconoscere la nuove carceri fossero spesi tenendo in
comune appartenenza al genere umano, considerazione quello che è il bisogno
perché tale riconoscimento implica, primario del detenuto: il lavoro. In modo da
comunque, moderazione e rispetto della sua liberarlo dalle necessita, indipendente nella
dignità. In una prospettiva cristiana significa misura in cui il carcere lo permette, ma
distinguere tra la colpa commessa e il soprattutto per trovare la dignità e il rispetto
colpevole che la commette, nella convinzione di sé stesso di cui ha tanto bisogno. Il lavoro
che anche il criminale più indurito può eviterebbe al detenuto di cercare
sempre cambiare. nell’autolesionismo una via di fuga dall’ozio
Vorrei che le persone che lavorano e vivono forzato che rende la carcerazione
in questo luogo non fossero cosi distanti tra insopportabile e qualsiasi rieducazione inutile.
loro, che la sofferenza di un uomo, per un

L’IMPORTANZA DELLE RELAZIONI


di Ruggero Perer

Il divieto o la negazione non può far altro che danneggiare la persona oltre che a far emergere
continuamente il problema dalla solitudine. Nel carcere di Montorio Veronese viene dato scarso
valore all’importante concetto delle relazioni. Probabilmente chi legge questo giornalino non ha ben
chiara la situazione in cui ci troviamo. Non mi aspetto nemmeno che uno apprenda in pieno quello
che stiamo vivendo, tuttavia tra le persone detenute in condizioni di sovraffollamento e di eccessive
restrizioni, emerge con chiarezza il crescente desiderio di soddisfare un bisogno umano
fondamentale, quello di avere delle relazioni. Sentiamo il bisogno di avere con gli altri colloqui
prolungati, caratterizzati dalla vicinanza emotiva capace di promuovere i legami e di favorire la
comprensione tra noi. Il lavoro riabilitativo di psicologi, assistenti sociali, educatori che operano
all’interno della struttura carceraria non riescono a darcela sia per scarsità di personale (3 psicologi
per 1000 detenuti) che per motivi organizzativi.
Un concetto molto importante è questo: l’uomo detenuto si realizza “in parte” grazie agli scambi
umani che lo aiutano a non perdere il senso della dignità. Sono cosi frustrato da questo bisogno di
relazioni umane non soddisfatte che non so più cosa pensare, dove sbattere la testa o a chi
rivolgermi. Mi chiedo come sia possibile rifiutare continuamente cose delle quali abbiamo diritto.
Come parlare, dialogare, comunicare con persone esterne, a noi molto care in senso affettivo. Dio sa
quanto gli affetti facciano sentire vivo un uomo. La giustificazione del sovraffollamento non è una
spiegazione plausibile per non favorire le relazioni che sono vita. Vorrei che il direttore e tutti
sapessero che noi della 3° sezione non siamo diversi dagli altri detenuti e nemmeno sottoposti a
restrizioni particolari. Perché nella 3° sezione di Montorio vi è la possibilità di un solo colloquio
alla settimana, mentre in altre sezioni se ne effettuano due?

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LA DUBBIA CERTEZZA DELLA PENA
di Giuseppe De Col

Esiste la certezza della pena? Sì, ma solo se si svolge a seconda che il reato sia stato
esiste la giustizia, quella che nelle aule dei scoperto in flagranza o no. Nel primo caso
tribunali, è, così sta scritto, “uguale per tutti”. l’imputato è spesso giudicato da detenuto, il
Se il cittadino dà alla parola giustizia una processo è rapido e può succedere che venga
interpretazione e un contenuto diverso da scontata interamente la pena prima del
quello assegnatole dalla Costituzione, giudizio d’appello. Nel secondo caso, il reato
l’amministrazione della giustizia non scoperto non in flagranza e l’accusato
può funzionare. Nella Costituzione, giustizia processato non da detenuto, il processo può
vuol dire uguaglianza, ovvero proporzionalità, non finire mai e magari concludersi con la
reciprocità di posizioni e pari trattamento. Nel prescrizione. Ma chi viene arrestato in
Paese reale, invece, spesso la giustizia è flagranza? Gli autori di reati come il furto,
intesa come conservazione di disuguaglianze piccole rapine e resistenza a pubblico
e o di privilegi. Ad esempio: milioni di ufficiale. I responsabili di grande traffico di
cittadini non rispettano le leggi in campo droga, riciclaggio di denaro, corruzione,
fiscale e in materia edilizia, attribuendosi concussione e bancarotta, no o quasi mai. Il
unilateralmente privilegi nei confronti di processo è costoso e per difendersi bene è
coloro che invece le rispettano. I loro spesso necessario spendere e non tutti se lo
comportamenti vengono periodicamente possono permettere. Una perizia di parte,
condonati. Questo vuol dire tutelare il indagini difensive, la nomina di un avvocato
vantaggio ottenuto violando le norme. di grande esperienza sono spesso onerose. A
Altrettanto si potrebbe dire sull’atteggiamento una eguaglianza formale corrisponde dunque
nei confronti della corruzione. una diseguaglianza sostanziale. Pertanto trovo
In Italia vi sono 5 milioni e 200 mila cause sia ridicolo pronunciarsi sulla certezza della
penali pendenti. E ogni anno si registrano 3 pena. Il grande Totò direbbe: “Ma mi faccia il
milioni di notizie di reato e solo 90 mila piacere”.
persone entrano in carcere. Il processo penale

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MORTE KHALED, SCONTRO TRA FRATERNITA’ E
MAGISTRATURA DI SORVEGLIANZA
Riproponiamo lo scambio avvenuto sui
giornali tra l’associazione La Fraternità, che
si occupa dei diritti dei detenuti, e la
magistratura di sorveglianza veronese, sul
caso del detenuto Sgraighina Khaled morto
qualche giorno dopo il suo fine pena.

Le domande dell’associazione

• Khaled è stato rimandato in carcere, dopo un primo


ricovero in ospedale, perché guarito ed
autosufficiente?
• il carcere, visto e considerato che lo ha accolto
nuovamente in infermeria, era in grado di gestire al
meglio Khaled dopo il rientro dall'ospedale?
• il caso di Khaled, soprattutto dopo l'aggravarsi delle
sue condizioni di salute, è stato segnalato all'autorità
sanitaria, giudiziaria e del carcere? E che
provvedimenti sono stati presi?
• è normale tenere un detenuto per quasi un mese
in infermeria, o se la gravità è tale da richiedere una
così lunga degenza si dovrebbe subito interpellare
proprio il magistrato di sorveglianza e chiedere un
immediato differimento della pena?
• corrisponde al vero quanto letto sui giornali, ossia
che il Magistrato non ha risposto alla richiesta della
direzione del carcere di Montorio ma ha inviato la
richiesta al Tribunale di Sorveglianza di Venezia?
Non rientra nelle sue competenze, in caso di urgenza,
adottare un provvedimento provvisorio?
• essendo il Servizio Sanitario unico, sia per il carcere
che per l'esterno, i medici che di volta in volta hanno
curato Khaled avevano le cartelle cliniche e le
informazioni condivise o partivano sempre da zero,
perdendo tempo con diagnosi magari scartate in
precedenza?
• e infine ci chiediamo: potrebbe il ministro Alfano
inviare i suoi ispettori, come ultimamente ha spesso
fatto, per valutare se nel caso di Khaled ci sono state
irregolarità od omissioni da parte di tutte le autorità
che lo hanno gestito?

Non ritiene il Magistrato di dover dare


chiarimenti?

Tra i volontari a conoscenza del fatto abbiamo


riscontrato il fondato timore che questo episodio, per
quanto grave e preoccupante, passi in secondo piano
a causa dell’allarme suicidi, che oggi hanno toccato
quota 18 senza che vengano adottati interventi
significativi; e che stia emergendo una diffusa
tendenza della Magistratura di Sorveglianza a non
assumersi le responsabilità di provvedimenti
previsti dalla legge per i quali è competente, come
in questo caso quello di una scarcerazione di fronte a
condizioni di salute tanto compromesse.

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L’ANGOLO DELLE POESIE
a cura di Alessio Gelicrisio*

Ragazzina Fiore di primavera

Quando eri ragazzina Sei come un fiore di primavera.


con carissime parole tu mi accarezzavi, Che bella sei amore, e che bene stai cosi.
ma io ti dissi: attento a quello che fai Tu sei il vino più buono nel bicchiere,
se no te ne pentirai. ma quel buon vino ora è diventato veleno per
Quando me ne sono andato, il buio è calato su me.
di me: Tu hai sposato un altro uomo.
avevo chiesto la tua mano, ma tu sei fuggita Io vi auguro una buona strada,
e mi hai lasciato come ricordo gli anni passati ma ti pentirai e vorrai gridare il mio nome.
con te. Perchè mi hai invitato al tuo matrimonio?
Ieri sera sono tornato sulla strada, davanti al Volevi farmi soffrire?
tuo portone, Per te avrei camminato sull'acqua,
e ho incontrato tua madre. Ho alzato gli occhi sarei volato fino alle stelle, e te ne avrei fatto
su di lei, dono.
ho visto lacrime che bagnavano la terra. Vorrei che tu fossi felice
Vedo un nastro nero sulla tua porta, mamma! come un fiore di primavera....
Chi è morto?
La ragazzina che ti ha amato tanto. Gheorghe Pricop Dorin
Ti vedo dentro quella bara, e un dolore
trafigge il mio cuore.
Ma quella ragazzina che veniva con me sotto
le stelle
è una cosa che mi è entrata nella pelle.
Anche adesso che non ci sei più, quella
ragazzina la porto sempre con me.

Gheoeghe Pricop Dorin

* Chi vuole far pervenire le proprie poesie al Miglio rosso, si metta in contatto con Alessio
Gelicrisio.

La redazione de Il Miglio Rosso

Direttore: Morello Pecchioli


Vicedirettore: Benny Calasanzio

Redazione: Ruggero Perer, Carlo Gasperotti, Giuseppe De Col, Antonio Cimino, Alessio Gelicrisio, Marcello Fiore,
Marco Questa, Alessandro Galanti, Cristiano Mahn

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