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Francesco Cicciarella
Note legali
Francesco Cicciarella
<f[DOT]cicciarella[AT]inventati[DOT]org>
e viene mantenuto dallo stesso, a cui possono essere inviate eventuali segnalazioni di errori.
Indice
1 Seconda Quantizzazione
1.1 Propagazione del suono (classica) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.2 Propagazione del suono (quantistica) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2 Path integral
2.1 Path integral Meccanica Statistica .
2.2 Matrice densit`
a . . . . . . . . . . . . .
2.3 Propriet`
a generali del path integral . .
2.4 Funzionali generatori . . . . . . . . . .
2.5 Azione efficace . . . . . . . . . . . . .
2.6 Approssimazione semiclassica . . . . .
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1
1
2
3
9
10
10
11
13
14
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21
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23
26
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fisici (accenno)
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33
33
34
36
37
37
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38
38
39
40
41
42
ii
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46
47
50
50
51
54
iii
Seconda Quantizzazione
Il formalismo della teoria di campo quantistica (QFT) `e utile a descrivere sistemi con infiniti gradi di
libert`
a. Si pu`
o vedere che, oltre al Modello Standard, la QFT si presta a descrivere fenomeni profondamente diversi. Come esempio, possiamo considerare un metallo che schematizziamo come un reticolo
unidimensionale, costituito da siti formati da uno ione positivo e un elettrone negativo, avente passo a.
A questo sistema `e associata unHamiltoniana H, che pu`o essere scomposta come
H = Hi + He + Hei
dove Hi `e lHamiltoniana relativa agli ioni reticolari, He quella relativa agli elettroni e Hei descrive
linterazione Coulombiana tra ioni ed elettroni. Trascuriamo innanzitutto Hei , assumendo interazioni a
corto raggio, cio`e solamente i siti immediatamente vicini interagiscono tra di loro, le Hamiltoniane degli
ioni e degli elettroni saranno rispettivamente della forma
N 2
X
pi
+ V (xi xi+1 + a)
2M
i=1
#
"
N
X
p2j
He =
+ VCoulomb
2me
j=1
Hi =
(1.1)
1.1
(1.2)
Sia xi la posizione dequilibrio delli-esimo ione. Se assumiamo piccoli spostamenti intorno alla posizione
di equilibrio si ha a xi+1 xi . Introduciamo quindi la variabile i xi xi . Sviluppando il potenziale
per i 0 otteniamo
1 X
V (xi xi+1 + a) = V (i i+1 ) ' V0 + s
(i+1 i )2
2
i
(1.3)
(1.4)
1
a
Z
dx,
a 1/2
(x),
M
i+1 i
a3/2
M 1/2 x
(1.5)
Prima di effettuare queste sostituzioni, passiamo al formalismo Lagrangiano. Una possibile Lagrangiana
associata allHamiltoniana (1.4) `e data da
L=
N
X
1
i=1
1
M 2i s 2i
2
2
1
(1.6)
r
s
va
M
(1.7)
Le unit`
a di misura possono essere riscalate in modo tale da avere v = 1, ottenendo
Z
Z
1
L = dx L = dx ( )2
2
Le eccitazioni sonore sono allora delle onde, dette fononi. Notiamo che `e emersa in modo naturale
linvarianza della Lagrangiana per SO(1, 1) (siamo in una dimensione spaziale). Dalle equazioni di
Eulero-Lagrange,
L
L
=0
(1.8)
(x, t) (x t)
(1.9)
H = dx (x, t) + (x ) ,
2
2
(1.10)
1.2
Ripartiamo dallHamiltoniana
H=
N
X
i=1
"
2
1 2
+ v2
2 i
i+1 i
a
2 #
(1.12)
Promuoviamo , ad operatori i ,
i che soddisfano le regole di commutazione
[i ,
j ] = i~ij ,
[i , j ] = [
i ,
j ] = 0
(1.13)
Il sistema `e invariante per traslazioni di multipli del passo reticolare. Possiamo quindi usare la trasformata
di Fourier (nel limite del continuo):
Z L
Z L
1
1
ikx
k 1/2
dx (x)e
,
k 1/2
dx
(x)eikx
(1.14)
L
L
0
0
Inseriamo tutto dentro lHamiltoniana, ottenendo
X 1
1 2
k
k + k k k ,
H=
2
2
k2 = v 2 k 2
(1.15)
LHamiltoniana ottenuta `e adesso la somma di infiniti oscillatori armonici disaccoppiati. Questi descri saranno
vono oscillazioni collettive degli ioni. Gli autovalori di H
X
1
nk =
k n k +
(1.16)
2
k
Vogliamo adesso passare dalla descrizione in termini di gradi di libert`a legati ai siti microscopici a quella
in termini di gradi di libert`
a relativi alle eccitazioni sonore (lanalogo quantistico dei modi normali).
Definiamo gli operatori di annichilazione e creazione:
r
k
i
k +
k
ak
2
k
r
k
i
ak
k
k
(1.17)
2
k
con [ak , ak0 ] = kk0 . A questo punto si trova che lHamiltoniana `e diagonalizzata:
X
1
H=
k ak ak +
2
(1.18)
ak ak n
k `e detto operatore numero di particelle. Gli stati nello spazio di Fock si costruiscono secondo
il solito schema,
(a )nm
(a )n1
m
|0i
(1.19)
|n1 , n2 , . . . , nm i 1
n1 !
nm !
e descrivono appunto delle particelle. Il vuoto |0i `e definito come lo stato annichilato da tutti gli ai :
ai |0i = 0,
(1.20)
Z = tre HN
dove `e il potenziale chimico, che accoppia a
X
X
N
n
k =
ak ak ,
k
(1.21)
(1.22)
Path integral
Consideriamo lesperimento a doppia fenditura. Un fotone viene emesso in un punto A, passa attraverso
una tra due fenditure, e poi finisce sullo schermo. Se consideriamo un certo punto B sullo schermo,
lampiezza di probabilit`
a che un fotone emesso in A arrivi in B si pu`o scrivere come
atot = a1 + a2 = aA1 B1 + aA2 aB2
Se
u otterremo qualcosa di quasi-continuo, atot =
P aumentiamo il numero delle pareti sempre di pi`
a[PAB ], dove la somma `e estesa a tutti i cammini possibili che da A arrivano in B. I cammini
devono essere discriminati da qualcosa, allora li pesiamo con lazione
a[PAB ] eiS(PAB )/~
In Meccanica Classica sceglievamo il cammino che minimizza lazione. Nel caso quantistico, recuperiamo
la Meccanica Classica nel limite ~ 0: lesponenziale `e altamente oscillante, tutti i termini si mediano
a zero e domina il termine che minimizza lesponente.
Esempio 1 (Sistema a due livelli - spin quantistico).
Considero lHamiltoniana
H = J1
(2.1)
(2.2)
Nella base di autostati di 3 invece, lo stato fondamentale e quello eccitato saranno rispettivamente
1
1 1
1
,
|1i =
(2.3)
|0i =
1
1
2
2
x
x
Vogliamo adesso calcolare lampiezza di probabilit`a di misurare al tempo tf un valore dello spin sf ,
sapendo che a t0 il valore dello spin era s0 , cio`e vogliamo calcolare
hsf |eiH(tf t0 ) |s0 i
(2.4)
(2.5)
si =1
(2.6)
sN 1 =1
Notiamo che gli elementi di matrice hanno tutti la stessa struttura. Concentriamoci allora su di uno
generico hs0 |eiaH |si. Supponiamo che esista una funzione A(s0 , s) (non un operatore) tale che
0
(2.7)
iHt
0
X
|s0 i =
N
1
Y
hsi+1 |e
iaH
0
X
|si i =
"
exp ia
{si =1}
N
1
X
#
A(si+1 , si )
(2.8)
i=0
(2.10)
N
1
Y
(2.11)
hs0 |ea[J1 +h3 ] |si = hs0 |eaJ1 eah3 |si = hs0 |eaJ1 |sieahs eAE (s ,s)
Gli elementi di matrice nel penultimo membro sono dati da
cosh(aJ) sinh(aJ)
hs0 |eaJ1 |si =
sinh(aJ) cosh(aJ) s0 s
4
(2.12)
(2.13)
Per ricavare AE facciamo un ansatz, AE (s0 , s) = [c0 + ks0 s + hs].
Allora per s0 = s = 1, dalla matrice
ah
(c0 +k+h)
otteniamo cosh(aJ)e , mentre dalla funzione otteniamo e
, per s0 = 1, s = 1, dalla matrice
otteniamo sinh(aJ)eah , mentre dalla funzione otteniamo e(c0 k+h) . Otteniamo quindi il sistema
ah
(c0 +k+h)
cosh(aJ)e = e
(2.14)
ah
(c0 k+h)
sinh(aJ)e = e
che ha come soluzione
1
ln[sinh(aJ) cosh(aJ)]
2a
1
ln coth(aJ)
k=
2a
=h
h
c0 =
(2.15)
In conclusione,
X
hsf |e H |s0 i =
eHcl
(2.16)
{si =1}
dove
Hcl =
(2.17)
`e lHamiltoniana del modello di Ising classico in una dimensione. La cosa importante da notare `e che
siamo partiti da un sistema quantistico in zero dimensioni (uno spin in un solo punto) per arrivare ad
un sistema classico in una dimensione.
In Meccanica Statistica, si scrive quindi la funzione di partizione, da cui si ottiene lenergia libera.
Nel caso quantistico:
ZQ = tr eH/T
=
F = T ln ZQ
(2.18)
Se nella nostra ampiezza di transizione poniamo sf = s0 = s e sommiamo su s = 1, troviamo
X
hs|e H |si = tr e H
(2.19)
{s=1}
che `e uguale a ZQ a patto di identificare = 1/T . Esplicitando il primo membro della (2.19) tramite la
discretizzazione dellintervallo temporale:
X
N
1
Y
i=0
hs|e H |si =
{s=1}
(2.20)
si+1 si h
si
eHcl
(2.21)
{si =1}
che `e uguale in forma a ZQ . Da questo concludiamo che la funzione di partizione quantistico di un solo
spin `e uguale alla funzione di partizione classica di una catena di N spin.
Questo risultato si pu`
o generalizzare e prende il nome di QUANTUM-CLASSICAL MAPPING:
la statistica di un sistema quantistico in d dimensioni `e equivalente alla statistica di un sistema classico
in d + 1 dimensioni.
Esempio 2.
Consideriamo un certo sistema quantistico descritto dallHamiltoniana H. Supponiamo che gli autostati
di H siano non degeneri. La funzione di partizione e lenergia libera saranno rispettivamente ZQ =
tr eH/T , F = T ln ZQ . Ci chiediamo cosa rappresenta
lim F
T 0
T 0
cio`e nel limite di temperatura nulla, lenergia libera coincide con lenergia dello stato fondamentale.
Questo ci consente inoltre di scrivere
lim eH = |0ih0|eE0
Esempio 3.
Consideriamo il modello di Ising in assenza di campo esterno:
X
HI = k
si+1 si
i
1
ZI
sm s` eHI
(2.22)
{si =1}
1
ZI
1
=
ZI
eAE (sN ,sN 1 ) eAE (sm+1 ,sm ) sm eAE (s`+1 ,s` ) s` eAE (s1 ,s0 )
{si =1}
3
hsN |eaH |sN 1 i hsm+1 |eaH m
|sm i hs`+1 |eaH `3 |s` i hs1 |eaH |s0 = sN i
{si =1}
1 H 3
tr e
(m ) 3 (` )
ZQ
6
Se ` > m, avremmo ottenuto gli operatori in ordine inverso. Quindi, in generale, nel limite ,
usando lesempio precedente, si ha
hsm s` i = h0|T { 3 (m ) 3 (` )}|0i
(2.23)
|i = H|i
t
Lo stato ad un generico istante t0 e legato al valore dello stato ad un istante t < t0 da un operatore
unitario:
|(t0 )i = U (t0 , t)|(t)i
(2.24)
i~
Loperatore di evoluzione temporale U (t0 , t) nel caso di Hamiltoniana indipendente dal tempo:
0
U (t0 , t) = eiH(t t)
(2.25)
q|qi = q|qi
(2.26)
U (q 0 , t0 ; q, t) = hq 0 |eiH(t t) |qi
(2.27)
dq U (q 0 , t0 ; q, t)(q, t)
(2.28)
Inseriamo nella (2.27) un set completo {|ni} di autostati di H usando la relazione di completezza,
X
0
U (q 0 , t0 ; q, t) = hq 0 |eiH(t t)
|nihn|qi
n
iEn (t0 t)
hq 0 |nihn|qi
n
0
n (q 0 )n (q)eiEn (t t)
(2.29)
(2.31)
(2.32)
(2.33)
iHt
|qi i =
Z NY
1
(
)
N
N
1
Y
X
dpn
qn+1 qn
dqn
exp i
V (qn ) + T (pn ) pn
2~
n=1
n=1
n=1
(2.34)
Lultimo termine nellesponente ci assicura che i cammini in q siano continui, in quanto se la differenza
qn+1 qn `e troppo grande, lesponenziale sarebbe fortemente oscillante e si medierebbe a zero. In questa
situazione, possiamo effettuare il limite del continuo 0, N :
Z
X
qn+1 qn
q(t)
dt,
qn q(t),
pn p(t),
n
ottenendo un integrale funzionale:
hqf |e
iHt
q(t)=qf
|qi i =
q(0)=qi
q(t)=qf
=
q(0)=qi
Z
i t 0
DqDp exp
dt [T [p(t)] + V [q(t)] pq]
~ 0
Z t
i
dt0 [pq H(p, q)]
DqDp exp
~ 0
(2.35)
Usando adesso lipotesi iniziale sulla forma di H, possiamo integrare via gli impulsi. Essendo T = p2 /2m,
lintegrale in p `e di tipo gaussiano:
Z
1
1
1
N/2
1/2
Ji (A )ij Jj
dv exp vi Aij vj + Ji vi = (2)
(det A) exp
(2.36)
2
2
Svolgendo lintegrale, si ha
hqf |eiHt |qi i =
q(t)=qf
Dq exp
q(0)=qi
Z t
i
dt0 L(q, q)
~ 0
(2.37)
dove L(q, q)
`e la Lagrangiana del sistema. In approssimazione di punto sella, lesponenziale `e dominato
dal minimo della funzione ad esponente, e questa operazione coincide con il trovare le traiettorie classiche.
Esempio 4 (Operatore evoluzione per una particella libera 1D).
p2
2m
Questo calcolo pu`
o essere fatto immediatamente senza utilizzare il path integral. Infatti:
Z
Z
2
hxf |eiHt |xi i = dphxf |eiHt |pihp|xi i = dp eip t/2m hxf |pihp|xi i
Z
Z
it
2m
2
ip2 t/2m ip(xf xi )
= dp e
e
= dp exp
p(xi xf )
p +
2m
t
m 1/2
2
=
eim(xf xi ) /2t
2it
H=
H=
hxf |eiHt |xi i =
x(t)=xf
x(0)=xi
Sviluppiamo intorno allazione classica. La soluzione classica delloscillatore armonico `e xcl (t) = A sin(t)+
B cos(t), con A, B dati dalle condizioni al contorno:
A=
xf
xi cot(t),
sin(t)
8
B = xi
2.1
t i,
con =
(2.38)
Sia q una coordinata continua con cui descriviamo il sistema, di cui conosciamo un set completo di
autostati, q|qi = q|qi. Allora
Z
Z
Z=
dq hq|eH |qi =
hq, i|eH |q, 0i dq
(2.39)
p2
+ V (
q ), con gli stessi passaggi si arriva a:
2m
Z=
Z Y
N
dqn
i=1
(2.40)
dove AE (pn , qn ) `e una funzione definita nello spazio euclideo quadratica nelle p. Se `e quadratica nelle p,
posso come prima svolgere lintegrale gaussiano ed ottenere
(
"
#)
2
Z Y
N
N
X
1
qn qn1
dqn exp
m
+ V (qn )
(2.41)
Z=K
2
n=1
i=1
che presenta la stessa forma del caso dellevoluzione temporale (a patto di identificare = ia). Nel
limite 0, N , otteniamo una sorta di azione euclidea:
Z
Z
1 02
SE = d
mq ( ) + V (q( )) d LE (q, q 0 )
(2.42)
2
In sostanza `e come se avessimo fatto la sostituzione L(q, q)
LE (q, q 0 ), e di conseguenza
" Z
#
Z Y
N
Z=K
dqn exp
d LE (q, q 0 ) ,
q(0) = q()
n=1
(2.43)
Il vantaggio di questa formulazione `e che adesso lesponenziale `e reale, il che assicura una convergenza
migliore rispetto allesponenziale complesso. Il limite classico si recupera aumentando la temperatura:
allora 0, cio`e gli intervallini in cui discretizzo sono gi`a infinitesimi e quindi `e sufficiente fare un
singolo integrale per ottenere
Z
dqdp eHcl (p,q)
Zcl =
2.2
(2.44)
Matrice densit`
a
(2.45)
(2.46)
q,q 0
(2.47)
hOi = tr(%O)
(2.48)
m
2i~ sin(t)
1/2
exp
0
qq 0
i
m (q 2 + q 2 ) cot(t) 2
2
sin(t
m
2 sinh()
1/2
0
qq 0
1
exp m (q 2 + q 2 ) coth() 2
2
sinh()
2.3
Propriet`
a generali del path integral
Z
hqf , t|q, 0i =
Da ricordare che lo stato |q, ti eiHt |qi non `e levoluto temporale di |qi, ma lo stato stesso in
rappresentazione di Heisenberg. Se q|qi = q|qi, allora, definendo qH (t) eiHt qeiHt si ha
qH (t)|q, ti = eiHt qeiHt eiHt |qi = eiHt q|qi = qeiHt |qi = q|q, ti
Gli stati |q, ti a t fissato formano comunque un set completo.
3.
0
00
iH(t00 t) |qi hq 0 , t0 |O
H (t00 )|q, ti
hq 0 |eiH(t t ) Oe
dove O
10
q 0 (t0 )
(2.49)
q(t)
q 0 (t0 )
00
Dq q(t )e
iS[q]
Z
=
dq
00
q 00 (t00 )
Dq e
q(t)
iS[q]
00
q 0 (t0 )
q(t )
Dq eiS[q] = hq 0 , t0 |
q (t00 )|q, ti
(2.50)
q 00 (t00 )
q(t)
q 0 (t0 )
q(t)
In generale si ha
Z
q 0 (t0 )
(2.51)
q(t)
Il discorso pu`
o essere esteso a sistemi con pi`
u gradi di libert`a discreti, a patto che la Lagrangiana sia
della forma
1X
=
qi Aij qj V (q)
(2.52)
L(q, q)
2 i,j
cio`e il termine cinetico deve essere quadratico e la matrice A non deve dipendere da q.
2.4
Funzionali generatori
hq , t |q, tiJ
Dq e
i[S+
dt J(t)q(t)]
(2.53)
Allora
(i)n
Z
n
hq 0 , t0 |q, ti
= Dq eiS q(t1 ) q(tn ) = hq 0 , t0 |T {
q (t1 ) q(tn )}|q, ti
J(t1 ) J(tn )
J=0
(2.54)
dqdq 0 0 (q 0 , t0 )hq 0 , t0 |T {
q (t1 )
q (t2 )}|q, ti0 (q, t)
h0|T {
q (t1 )
q (t2 )}|0i =
=
11
(2.55)
(2.56)
(2.57)
eiE0 (t t)
hq 0 , t0 |q, tiJ
0
ti t +
0 (q)0 (q )
Z[J] = lim
Infatti
hq 0 , t0 |q, tiJ =
lim
0
(2.58)
Usando la relazione
0
t0 i
t i
d t (L Jq)
SJ =
t i ti
t0
(2.59)
ZE [J] = 0lim
Dq exp SE [q] +
lim
1
LE = m
2
con
dq
d
2
+ V (q)
n ZE [J]
1
= h0|T {
q (1 ) q(n )}|0i
ZE [0] J(1 ) J(n ) J=0
dove q(i ) sono gli operatori di Heisenberg scritti con il tempo immaginario.
Esempio 7 (Campo scalare reale libero).
1
1
m2 2
2
2
Z
Z
R
1
1
ZE [J] = DeSE + dt J ,
SE = dt + m2 2
2
2
L=
Nelleuclideo
ZE [J] = N e 2 JE J
dove N `e una normalizzazione,
Z
E (x) =
d4 k eikx
,
(2)4 k 2 + m2
k 2 k2 + k42
(2.60)
d LE ,
SE [q] =
d J( )q( )
(2.61)
(2.62)
Nel Minkowski:
i
Z[J] = N 0 e 2 JJ ,
Z
(x) =
eik x
d4 k
4
2
(2) k m2 + i
con k 2 = (k 0 )2 k2 .
Possiamo pensare adesso di sviluppare Z[J] formalmente in serie di Taylor:
Z
X
1
Z[J] =
dx1 dxn G(n) (x1 , . . . , xn )J(x1 ) J(xn )
n!
n=0
(2.63)
dove i coefficienti dello sviluppo G(n) (x1 , . . . , xn ) h0|T {(x1 ) (xn )}|0i, sono le funzioni di Green
a n punti della teoria. A partire da Z[J] possiamo costruire un altro funzionale generatore mediante la
definizione
Z[J] eW [J]/~ ,
W [J] ~ ln Z[J]
(2.64)
W [J] prende il nome di funzionale generatore delle funzioni di correlazione connesse. Per W vale uno
sviluppo analogo a quello di Z[J]:
Z
X
1
dx1 dxn Gc(n) (x1 , . . . , xn )J(x1 ) J(xn )
W [J] =
n!
n=1
(n)
dove Gc
(2.65)
hic = hi
h(x1 )(x2 )ic = h(x1 )(x2 )i h(x1 )ih(x2 )i
2.5
Azione efficace
(2.66)
(2.67)
Usando queste due relazioni, si arriva a scrivere il funzionale , detto azione efficace come sviluppo in
serie:
Z
X
1
() =
dx1 dxn (n) (x1 , . . . , xn )(x1 ) (xn )
(2.68)
n!
n=1
dove (x) (x) h(x)i e i coefficienti dello sviluppo (n) rappresentano le somme dei diagrammi di
Feynman a n punti irriducibili a una particella (1PI).
Definiamo infine le funzioni di Green connesse con gambe esterne amputate:
G(n)
c,amp (x1 , . . . , xn )
Z
=
dy1 dyn
n
Y
S(xi yi )G(n)
c (y1 , . . . , yn )
(2.69)
i=1
(2)
dove S(xi yi ) `e linversa della funzione di Green connessa a due punti: S(xi yi )Gc (xi , yi ) = 1.
13
2.6
Approssimazione semiclassica
Proviamo a calcolare qualcosa nel limite ~ 0. Scegliamo unazione del tipo (le integrazioni sono
sottointese)
Z
1
Z(J) = DeS+J
S = K + V (),
2
Al punto sella
Z(J) eS()+J
dove `e il minimo dellesponente, detto anche soluzione classica cl , soluzione di
K +
V
=J
Z
(t1 )=1
(t2 )=2
D eS() ,
S() =
dD x
1
1
E, E, + m2 2 + V ()
2
2
avendo inglobato la massa nel potenziale. Osserviamo che S aD2 : se D > 2, nel limite a 0 non
abbiamo garanzia che la differenza vada a zero.
Per la teoria libera (V = 0) avremo
Z
1
Z0 (J) = D e 2 K+J ,
K(x y) ( + m2 ) (4) (x y)
(3.1)
Il propagatore `e linverso delloperatore K, e ci consente di scrivere il funzionale libero usando gli
integrali gaussiani come
1
(3.2)
Z0 (J) = N e 2 JJ
Si ha che
1 )(x
2 )}|0i
h0|T {(x
1
2 Z0 (J)
= (x1 x2 )
Z0 (0) J(x1 )J(x2 )
(3.3)
4
(x) dD x
4!
(3.4)
e scriviamo
Z
D e( 2 KJ+V ())
(
4 )
Z
D
= exp
d x
Z0 (J)
4!
J(x)
Z(J) =
(3.5)
La teoria delle perturbazioni segue dallo sviluppo in serie dellesponenziale. Per far ci`o, useremo le
identit`
a
I(A, b) =
Z Y
N
dxi e
12
P
i,j
xi Aij xj +
bi xi
i=1
14
P
i,j
bi (A1 )ij bj
hxk1 xkn i
1
I(A, 0)
I(A, b)
I(A, 0) bk1
bkn
b=0
e il teorema di Wick:
hxk1 xk2 i = A1
k1 k2
1
1
1
1
1
hxk1 xk2 xk3 xk4 i = A1
k1 k2 Ak3 k4 + Ak1 k3 Ak2 k4 + Ak1 k4 Ak2 k3
(3.6)
Z(J) = 1
dx
+
+ Z0 (J)
dx1 dx2
4!
J(x)
2 4!
J(x1 )
J(x2 )
(3.7)
Allora
"
4
2 Z
4
4
Z
1
dy
+
dy1 dy2
h(x1 )(x2 )i
Z(0) J(x1 ) J(x2 )
4!
J(y)
2 4!
J(y1 )
J(y2 )
+ ] Z0 (J)|J=0
"
4
Z
1
=
Z0 (0)
dy
Z0 (J)
Z(0)
4! J(x1 ) J(x2 )
J(y)
J=0
#
2
4
2
Z
1
dy1 dy2
Z0 (J)
+
+
2 4!
J(x1 ) J(x2 )
J(y1 )
J(y2 )
J=0
Z
1
Z0 (0) dy h(x1 )(x2 )4 (y)iZ0 (0)
=
Z(0)
Z
+2 dy1 dy2 h(x1 )(x2 )4 (y1 )4 (y2 )iZ0 (0) +
Assumiamo che Z(J) sia ben definito a partire dallo sviluppo perturbativo. Allora
Z
S+J
D
e
=0
da cui
Z
B(J) =
S S+J
D J
e
=0
(3.8)
(3.9)
con
1
K + V ()
2
Ma se B(J) `e nullo, lo sar`
a automaticamente un qualunque numero di sue derivate rispettoa J. Da ci`
o
otteniamo un numero infinito di relazioni tra le correlazioni quantistiche. Lequazione (3.8) pu`o essere
anche riscritta come
J K
+
Z(J) = 0
(3.10)
J
J
S=
(3.11)
Usando lidentit`
a ln det M = tr ln M :
ln det [(x y) + A(x, y; )] = tr ln(1 + A) ' trA
da cui
F
J ' exp tr
(3.12)
e di conseguenza
Z
F (x; ) S()
S
Z (J) Z (J) = D 1 + tr
e
1 dx F (x; ) eJ (1 + JF )
(y)
Z
Z
S
F (x; )
S()+J
S()+J
2
dx F (x; ) + JF e
= D e
+ tr
+ O( )
(y)
Z
Z
S
F (x; )
dx F (x; ) + JF eS()+J + O(2 )
(3.13)
= Z (J) + D tr
(y)
3.1
(3.14)
Approssimazione semiclassica - II
Z
Z(J) =
~0
con
S
=J
cl
V
(cl ) = J
(3.15)
1 (0) 3
K (cl ) = 0 J 0 (0 J)3
(3.17)
3!
3!
Sempre allordine zero in ~, W (J) = ~ ln Z(J) = S(cl ) + Jcl + O(~), con cl cl (J). Adesso
possiamo scrivere lazione efficace:
(1)
cl = 0 J
(3.18)
cl
[S(cl ) + Jcl ] = cl
J cl
(3.19)
in quanto il termine in parentesi quadra corrisponde allequazione classica, e quindi `e nullo. Otteniamo
pertanto
(cl ) = S(cl )
(3.20)
cio`e allordine zero in ~, lazione efficace coincide con quella classica. Inoltre da
X 1 Z
! 1
() =
dx1 dxn (n) (x1 , . . . , xn )(x1 ) (xn ) = K + V ()
n!
2
n
(3.21)
3.2
Ordine ~
2 S
(x2 )
dx1 dx2 (x1 )
(x1 )(x2 ) =cl
(3.22)
da cui
Z
Z(J) = Zcl (J)
#
!1/2
2
S
1
2 S
= Zcl (J) det
D exp
2 (x1 )(x2 ) =cl
=cl
"
(3.23)
e
dove
(3.24)
2 S
(3.25)
1
2
=
ln
tr
ln
(x
x
)
+
(x
x
)
W1 (J) = tr ln
1
2
0
1
2
cl
2
=cl (J)
J=0
2
2
Sviluppando il logaritmo e facendo la traccia otteniamo
Z
Z
1 2
1
dx (x, x)2cl (x) +
dx1 dx2 (x1 , x2 )2cl (x2 )(x2 , x1 )2cl (x1 )
W1 (J) '
2
2
4 4
|
{z
}
diagrammi a un loop
(3.26)
Infine () = S() + ~1 (), con condizione di stazionariet`a = W/J. non riceve contributi
lineari in ~, ma solo quadratici, quindi = cl (J) anche allordine ~, () = J W0 (J) ~W1 (J) =
S() ~W1 (J(cl )), quindi
1
(3.28)
con I numero di linee interne, V numero di vertici. Quindi il numero L di loops sar`a dato da:
L=I V +1
4
4.1
(3.29)
Gli stati coerenti (per una teoria bosonica) sono definiti come gli autostati (nello spazio di Fock)
delloperatore di distruzione associato al campo:
P
ai |i = i |i,
|i = e i ai |0i
(4.1)
17
4.2
(4.2)
La derivazione degli stati coerenti per una teoria fermionica non `e immediata come nel caso bosonico, in
quanto gli operatori di distruzione anticommutano.
ai |i = i |i
Occorre quindi dare una struttura anticommutante agli autovalori
i j + j i = 0
(4.3)
(4.4)
j = ij
i
(4.5)
3. Regole di integrazione:
Z
Z
d = 1
(4.6)
f ()
(4.7)
(4.8)
d 1 = 0,
da cui segue che
Z
d f () = f 0 (0) =
4. Se A `e una matrice, si ha
Z
Usando queste regole, `e possibile costruire gli stati coerenti per i fermioni:
P
|i = e i ai |0i
=
aj |i = j |i
(4.9)
Costruiamo adesso il bra indipendentemente dal ket (per i bosoni era sufficiente fare lhermitiano
coniugato):
P
(4.10)
h| = h0|e i ai
Le i non hanno alcun collegamento con le i del ket. Calcoliamo a questo punto
P
h|i = e i i
Partendo da questa relazione, riusciamo a costruire una relazione di completezza analoga a quella
bosonica:
Z
dd e |ih| = 1
(4.11)
Infatti, prendendo il valor medio sul vuoto:
Z
dd e
Z
h0|ih|0i =
"
dd e
h0| |0i
# "
X
i
18
i ai |0i
h0| + h0|
#
X
i
i ai |0i
dde =
Z
dd(1 )
dove abbiamo inserito lo sviluppo dellesponenziale secondo le regole dellalgebra di Grassmann. Adesso,
sfruttando le regole di integrazione (che annullano lintegrale della costante) pi`
u il fatto che le variabili
di Grassmann anticommutano, otteniamo
Z
Z
Z
= dd = d d = 1
4.3
Path integral
H=
ai Tij aj +
i,j
uijkl ai aj ak al
ai ai
(4.12)
i,j,k,l
Costruiamo lintegrale funzionale associato a questa teoria tramite la funzione di partizione. Inizialmente,
consideriamo solo il primo ed il terzo termine:
%=
1 H
e
,
Z
Z = tr eH
da cui
Z
S=
d [ + H(, )],
(0)=()
bosoni
(4.13)
fermioni
(4.14)
Z
Z=
D() eS(,) ,
Z=
D() e
(0)=()
S(,)
Z
,
S=
d [ + H(, )],
0
(0)=()
Questi sono i risultati. Ricaviamoli: sia |ni un set completo di autostati di H. Allora
X
X Z Y d di
i
H
hn|ih|eH |nie
Z=
hn|e
|ni =
n
n
i
Per completezza,
|nihn| = 1,
Z
d() e h|eH |i
Z=
(4.15)
La funzione di partizione `e adesso espressa come una traccia in , , pesata con un fattore esponenziale.
Discretizziamo il tempo, = N t, e quindi eN tH = etH etH (N volte). Insieriamo in mezzo
ad ogni fattore un set completo di autostati:
Z=
Z NY
1
d(a a )e
PN 1
a=0
a a
h|etH |N 1 i h1 |etH |i
a=0
h|etH(a
,a)
|0 i = etH(, ) h|0 i
(4.16)
Z NY
1
(
da a exp
a=0
Z NY
1
a=0
N
1
X
)
H(a+1 a )t + a+1 a a a
a=0
(
da a exp t
N
1
X
a=0
19
a a
H(a+1 , a ) +
t
)
i,j
Diagonalizzando la matrice hij troviamo i modi normali ba , ba e le relative autofrequenze a , per cui
lHamiltoniana risulta diagonale
X
H=
(a )ba ba
a
i,j
n
da cui
S=
XX
i,n (in ij + h0ij )j,n ,
n
h0ij hij ij
i,j
Z=
Z Y
X
X
(i + h0 )
) exp
d(
n ij
j,n
n n
i,n
ij
n
Siano a questo punto n,a gli autostati di h0ij ed a i rispettivi autovalori. Lazione diventa
XX
XX
S=
n,a (in ab + a ab )n,b =
n,a (a in )
a
n
a,b
(4.19)
(4.18)
i,j
a in
(4.20)
(4.21)
20
Rinormalizzazione
5.1
m2 2 4
2
2
4!
e vogliamo calcolare la sezione durto del processo 0 0 0 0 :
R 4 4
hk1 k2 |S|p1 p2 i,
S = T ei d x 4!
L=
(5.1)
A questi diagrammi possiamo associare le funzioni di correlazione connesse ed amputate a quattro punti
p2
p2
k2
k1
k2
p1
p1
p1
k1
p2
q p1 p2
k2
p2
k1
p1
q
k1
q p1 p2
k2
(4)
G(4)
c,amp (k1 , k2 , p1 , p2 ) =
Gc (k1 , k2 , p1 , p2 )
Q (2)
Gc
dove la produttoria a denominatore `e estesa ad ogni linea esterna. Proviamo a calcolare le funzioni
(4)
connesse Gc h0|T {(x1 )(x2 )(x3 )(x4 )}|0ic . I contributi allordine albero e ad un loop saranno:
Q4
2
i=1 (ki
+ m2 )1
(x1 x2 )2
d4 k
(2)4
1
1
1
(k 2 + m2 )2
k + m2 (k p)2 + m2
|
{z
}
A
21
(5.2)
d4 k
ln
=
A ln
4 k 2 + m2 (k p)2 + m2
(2)
m
m
|k|<
In questo modo `e possibile maneggiare le divergenze pi`
u agilmente. Lidea `e quindi di dire che le quantit`
a
che compaiono nella Lagrangiana di partenza (costanti, campi, ...) sono quantit`a nude (bare). Se siamo
in grado di fare tutti i conti introducendo solo un numero finito di termini allora potremmo essere a posto.
5.2
Modello 3
Assumendo linvarianza per traslazioni della teoria, passiamo in trasformata di Fourier D-dimensionale:
!
Z Y
P
X
i
ki xi (n)
(n)
D
4
(4)
(n)
Gc (x1 , . . . , xn ) =
d xi e i
Gc (k1 , . . . , kn ) = (2)
ki G
c (k1 , . . . , kn )
i
cio`e
!
4 (4)
(n)
G
c (x1 , . . . , xn ) = (2)
ki
(n)
G
c (k1 , k2 , . . . , kn =
ki )
(5.3)
c(n) (k1 , . . . , kn )
G
(n) (k1 , . . . , kn ) = Q
(2)
i6=j Gc (ki , kj )
1
g
1
( )2 + m2 2 + 3
2
2
3!
X
1
dx1 dxn (n) (x1 , . . . , xn )(x1 ) (xn )
n!
n=1
!
Z
X
X
X
1
(n) (k1 , . . . , kn1 , kn =
dk1 dkn (k
1 ) (k
n )(2)D (D)
ki
ki )
=
n!
n=1
i
() = S() + O(~) =
k1 = k2 k
(3) (k1 , k2 , k3 = k1 k2 ) = g
0
(n) (k1 , . . . , kn ) = 0
n>3
2 S
1
( + m2 + g)
1
1
1
=
tr
ln
1
+
g
1 () = tr ln 2
= tr ln
2
( + m2 )
2
+ m2
S
2
=0
Z
1
1
dD x hx| ln 1 + g
=
|xi
2
+ m2
Z
1
1
g2
1
1
xi
'
dD x hx g
2
2
2
2
+ m
2 + m + m
22
(5.4)
Z
=g
dD x (x)
1
dD p
(2)D p2 + m2
=|xi(x)(xy)
da cui
(1) (p) =
1
p2 + m2
(2) (p) = g
1
1
dD k
D
2
2
(2) k + m (k + p)2 + m2
In generale
n
(n) (k1 , . . . , kn1 ) = (1) (n 1)! g 2
1
2
1
1
1
dD k
(5.5)
D
2
2
2
2
(2) k + m (k + k1 ) + m
(k + kn1 )2 + m2
0
1
2
1
1
dD p
(2)D k 2 + m2 (k + p)2 + m2
Cerchiamo adesso di dare un senso alle divergenze UV (non abbiamo divergenze IR in questo caso perche
m 6= 0). Per k grande,
Z
1
(n)
dD k 2n
k
diverge per n D/2. Poniamoci in D = 6, allora lintegrale diverger`a per n = 1, 2, 3. Regolarizziamo
gli integrali inserendo un cutoff e usiamo lo sviluppo (che abbassa il grado di divergenza):
1
1
2p k
6p2
= 2
2
+ 2
+
2
2
2
2
2
(k + p) + m
k +m
(k + m )
(k + m2 )2
Allora
Z
dD k
1
(2)D k 2 + m2
1
2p k
6p2
+
+
k 2 + m2
(k 2 + m2 )2
(k 2 + m2 )2
ottenendo cos`
4
m2 2
g
4
+ m ln
+ O(1)
27 3 4
2
m
2
p2
2
2
'g
2m +
ln
+ O(1)
2
3
m
' g 3 ln
m
(1) '
1
(2)
1
(3)
(5.6)
Di conseguenza avremo
() = S() + 1 () + O(~2 )
Aggiungiamo quindi allazione un termine del tipo
1
g
S = (Z 1) ( )2 + m2 2 + 3
2
3!
(5.7)
Adesso () = S() + S() + 1 (). Possiamo quindi scegliere Z , m2 , g in modo tale da cancellare
le divergenze (a un loop).
5.3
QED
1
1
/
L = F F ( A )2 + (i/ m) e A
4
2
(5.8)
= i
(g + ( 1)k k /k 2 )
k2
i
i(/
k + m)
= 2
/
k m2
km
= ie
24
k
0
= u(p0 )(ie )u(p)Acl
(k = p p)
p0
Mentre allordine successivo (tre vertici, un loop), lunico diagramma non banale divergente `e
k
q + p0
q+p
= u(p0 )(ie )
q
p0
i
i
ig
(ie )
(ie )u(p) 2 A (k)
0
q
/q + p
/ m
/q + p
/m
Allora
DG = 2Bi + 3Fi 4(V 1)
(5.9)
2B1 + Be = V
(5.10)
(5.11)
Se DG 0, allora il diagramma potrebbe divergere (in realt`a `e solo indicativo). Osserviamo che il
numero di diagrammi con DG 0, alla luce della (5.11), `e finito. Queste divergenze possono essere
eliminate ridefinendo opportunamente i parametri della Lagrangiana:
1
/
L = F F + (i/ m) e A
4
1
/ m (Ze 1)e A
/
(ZA 1)F F (Z 1)i
4
1 B B,
/ B B
= F
F
+ B (i/ (m m))B e0 B A
4
(5.12)
AB ZA A,
1/2
B Z , e0 Ze1/2 e
25
(5.13)
sono i campi e le costanti bare. Come definiamo le quantit`a fisiche? Ad esempio, la massa dellelettrone
`e definita come il polo della funzione di Green a due punti completa:
G(2)
1
1
1
+
(p)
+ =
p
p
/m p
/m
/m
1
1
i
i
(p)
p
m
p
/
/ m
Tutte le teorie aventi costanti di accoppiamento con dimensioni in energia zero o positive sono rinormalizzabili.
5.4
Regolarizzazione
' D2
(5.14)
(2)D q 2 + m2
(2)D q 2 + m2
Cut-off. Consiste nellintegrale sugli impulsi minori di un certo , che prende il nome di cutoff
ultravioletto:
Z
Z
1
1
dD q
dD q
' D2
(5.15)
D
2
2
D
2
2
(2) q + m
|q|< (2) q + m
Reticolo. Si discretizza lo spazio-tempo come un reticolo di passo a. Equivalente ad un cutoff UV
1/a. Il vantaggio di questo schema `e che permette di ottenere risultati non perturbativi.
Dimensionale. Si lavora in uno spazio euclideo con numero di dimensioni D non fissato:
Z
Z +
dD q
2 D/2
2
I=
f
(q
)
=
dq q D1 f (q 2 )
(5.16)
(2)D
(D/2) 0
Lidea `e di calcolare gli integrali divergenti in un numero di dimensioni opportuno in cui convergono.
Il parametro che governa la regolarizzazione `e 4 D.
Esempio 8.
Z +
1
dD q 1
dD q t1 q2 t2 (p+q)2
=
e
dt1 dt2
e
D
2
2
(2) q (p + q)
(2)D
0
Z +
t1 t2
2
D/2
dt1 dt2
=
e t1 +t2 p
(2)D 0
(t1 + t2 )D/2
D
2
1
D/2
D
2
=
(p2 )(D4)/2
(2)D
2
(D 2)
Z
I(p) =
1
+ O()
(5.17)
dD q = 0
26
(5.18)
dD q
1
=0
q2
(5.19)
(5.20)
(5.21)
5.5
Lagrangiana euclidea:
L=
1
1
+ m2 2 + 4
2
2
4!
In D dimensioni
[S] = 0,
[] =
D2
,
2
(5.22)
[] = 4 D
(2)
Per D 4, la teoria `e rinormalizzabile. Vogliamo quindi calcolare la Gc (p) = (2) (p)1 a un loop.
(2)
Gc (p)
1
= 2
2
2
p +m
2 p + m2
(4)
Gc (k1 , k2 , k3 , k4 ) =
4
Y
1
=
+
2
k + m2
i=1 i
dD q
1
1
D
2
2
2
(2) q + m p + m2
4
Y
1
2
k + m2
i=1 i
2
2
dD q
1
1
,
D
2
2
(2) q + m (p q)2 + m2
p = k1 + k2
dD q
mD2
=
2
2
q +m
(4)2/2
2
m2
2
16 2
+1 =
1
1
+
ln
16 2
m2
+
ln(4)
dx
ln[m
+
p
x(1
x)]
(2)D q 2 + m2 (p q)2 + m2
16 2
2
0
27
(5.23)
(5.24)
Una volta regolarizzate le divergenze, possiamo rinormalizzare. Alla Lagrangiana (5.22), che porta alle
divergenze, aggiungiamo dei controtermini. Poniamo inoltre = v , con v adimensionale e una scala
di massa arbitraria. Aggiungiamo:
Lc.t. =
1
1
v 4
Z + m2 2 +
2
2
4!
(5.25)
in modo tale che questi controtermini cancellino, ordine per ordine, le divergenze. Introduciamo le
costanti di rinormalizzazione e definiamo le quantit`a bare:
0 Z1/2
Z 1 + Z
Zm 2
m2 + m2
m
Z
Z
Zv
v + v
v 2
0 =
2
Z
Z
m20
(5.26)
G(2)
c =
G(4)
c
p2
m2
m2
1
v
m2 2 + termini finiti
32 2
+
+
v 3
= 1
+ v + termini finiti
16 2
(5.28)
v 1
16 2
3 v
Zv = 1 +
16 2
m2 =
Zm = 1 +
(5.29)
5.6
Z
1
0 4
1
Zv v 4
D
2
d x 0 0 + 0 = d x Z ( ) +
2
4!
2
4!
D
(5.30)
(5.31)
(n)
Il primo membro non dipende da , cio`e d0 /d = 0. Per il secondo membro otteniamo allora una
relazione non banale:
(5.32)
+ (v)
(v) (n)
r (ki , v, ) = 0
v
2
detta equazione del gruppo di rinormalizzazione (RGE), dove
dv
ln Z
(v)
, (v) = (v)
d 0 =cost
v
(5.33)
Se la teoria `e rinormalizzabile, allora (v) e (v) sono funzioni di v finite ordine per ordine in teoria delle
perturbazioni. Ricordando che
Zv = 1 +
3 v
,
2
v = ND v,
ND =
28
2
0 1
'
+ O()
8 2
(4)D/2 (D/2)
possiamo estrarre la funzione derivando rispetto a la relazione 0 = v Zv /Z2 (tenendo presente che
il primo membro non vi dipende):
(
v) =
d
v
d
(v) =
ln(
v Zv /Z2 )
3
=
v + v2
v
2
(5.34)
(5.35)
v2
+ O(
v3 )
24
(5.36)
(v) =
mentre
(v) =
Consideriamo la funzione 1PI a n punti:
(n)
Gc (ki )
(n) (ki ) = Y
G(2)
c (ki )
la sua dimensione in energia sar`
a
[(n) ] = 4 n + (n 2) d(n)
2
Allora
(n)
r (ki ; v, )
d(n)
(n)
ki
,v
(5.37)
(5.38)
+s
d(n) (n)
r (ski ; v, ) = 0
(5.39)
n
s
+
(v) + d(n) r(n) (ski ; v, ) = 0
s
v
2
(5.40)
dv
= (v)
d
(5.41)
Per risolvere lequazione (5.39), usiamo il metodo delle curve caratteristiche. Consideriamo il problema
di Cauchy
t
x
F (
x, 0) = A(
x)
Allora la soluzione sar`
a F (x, t) = A(x(t)), dove x(t) soddisfa
dx
= (x)
dt
x(0) = x
Complicando lequazione:
x
29
t
0
dt (x(t )) F (x, t)
G(x, t) = exp
0
(k
;
v(s),
)
exp
i
i
r
2 1 s0
con
s
v
= (v),
s
v(s = 1) = v
(5.42)
(5.43)
Questa trattazione `e valida per tutte le teorie rinormalizzabili. Per la teoria 4 in D dimensioni la
funzione `e data da
3 0 3
(g) = g + g 2 g 2 + O(g 3 )
(5.44)
2
2
Di conseguenza lequazione del gruppo di rinormalizzazione `e
g()
= b0 g 2 ,
g(0 ) = g
(5.45)
risolta da
g() =
g(0 )
1 b0 g(0 ) ln(/0 )
(5.46)
Se b0 > 0, aumentando la scala di energia , laccoppiamento g() cresce. La soluzione ha un polo, che
per`
o si trova a scale di energie non perturbative, quindi non costituisce un problema.
Consideriamo il caso in cui 6= 0 (i.e. D 6= 4) non fissato. Vediamo come si comporta la running coupling
constant:
3
g()
(g) = g + g 2
=
= g + bg 2
2
La funzione si annulla in g = 0 e g = /b0 g . Assumiamo che 0 < g, g0 < g , con g0 g(0 ). Allora
= exp
0
g0
1/
(g g)g0
dg 0
=
(g 0 )
(g g0 )g
(5.47)
6
6.1
La Lagrangiana
1
+
2
`e invariante sotto lazione del gruppo discreto Z2 .
componenti (1 , . . . , N ):
L=
L=
1 2
g
r + 4
2
4!
Adesso estendiamo ad un campo scalare con N
1X
1 X 2
g X 4
+ r
i +
2 i
2 i
4! i i
30
(6.1)
Questo modello presenta una simmetria O(N ): i 0i = Oij j , con O O(N ), OOT = 1. Il gruppo
O(N ) `e continuo. In generale, se
i = t
ij j
`e una simmetria della Lagrangiana, per il teorema di Noether ad ogni `e associata una corrente di
Noether
L i
= i t
J =
ij j
i
conservata, J = 0, cio`e
Z
Q =
d3 x J0
`e costante. Tutto questo vale a livello classico. A livello quantistico, `e possibile non riuscire ad implementare la simmetria classica a livello di teoria di campo. In questo caso si parla di anomalia quantistica. Se
invece limplementazione `e possibile, essa pu`o avvenire in due modi: il primo in cui `e tutto tranquillo, si
riescono a scrivere sia la corrente di Noether che la carica Q come operatori quantistici. Nel secondo caso
invece la simmetria esiste dinamicamente (i.e. la Lagrangiana `e invariante per il gruppo) ma gli operatori
J , Q non sono ben definiti. In questo caso si parla di rottura spontanea di simmetria. Questo fenomeno
`e dovuto al fatto che il vuoto della teoria non `e invariante per il gruppo di simmetria, e compaiono della
particelle massless dette bosoni di Goldstone, che diventano il segnale che dinamicamente la simmetria `e
rotta.
Riprendiamo in esame la Lagrangiana (6.1). Il gruppo di simmetria `e O(N ), le cui trasformazioni
sono i 0i = Oij j . In versione infinitesima
i 0i = i + i
i = t
ij j
(6.2)
I t sono i generatori del gruppo O(N ) (li scegliamo antisimmetrici reali), tali che [t , t ] = i t .
Allora
S
S
i =
t j = 0
(6.3)
S =
i
i ij
Per implementale la simmetria in teoria di campo, usiamo lapproccio funzionale. Se
Z
Z[J] = D eS()+J
allora, considerando che lazione non cambia in forma e che lo Jacobiano della trasformazione `e unitario
Z
h
i
0
0
0
0
0 = Z[J] = D0 eS( )+J J eS( )+J
(6.4)
che al primo ordine in diventa
Z
0 = Z[J] =
D JeS( )+J
(6.5)
(6.6)
dD x t
ij Ji
W (J) = 0
Jj
(6.7)
mentre per lazione efficace si ottiene la relazione che prende il nome di identit`
a di Ward per lazione
efficace:
Z
dD x t
() = 0
(6.8)
ij j
j
31
Consideriamo adesso il caso in cui lazione totale S sia composta dal termine simmetrico sotto O(N )
della (6.1) pi`
u un termine che rompe esplicitamente il gruppo:
Z
S = Ssym dD x ci i
(6.9)
Lazione classica ha un minimo per un valore non nullo delle componenti del campo v0,i :
X
Ssym
g
S
=
(v0,i ) ci = r +
v 2 v0,i ci = 0
0=
i i =v0,i
i
6 j 0,j
(6.10)
Definiamo a questo punto i = v0,i + i (ricordando che i vo,i sono costanti), ottenendo per lazione:
Z
1
r
gv02
g
D
3
4
S() = d x
i i +
+
ij + v0,i v0,j i j + O( , )
(6.11)
2
2
12
6
P 2
con v02 i v0,i
. Notiamo che `e scomparso dallazione il termine lineare che rompeva la simmetria.
Tuttavia, adesso la parte quadratica non `e pi`
u invariante per O(N ). Scriviamo adesso i funzionali
generatori: Z e W hanno unespressione immediata,
Z(J) = Zsym (J + c),
W (J) = Wsym (J + c)
Combinando la definizione di :
Z
() + W (J) =
Wsym (J + c)
W
==
J
J
Ji i ,
con la relazione
Z
sym () + Wsym (J) =
J,
arriviamo a
Wsym
J
Z
() = sym
(6.12)
Questa relazione mette in evidenza il fatto che, a livello di rinormalizzazione, le due teorie si trattano
allo stesso modo. Di conseguenza
sym
=J =
c
=0
i =vi
sym
=c
i
(6.13)
i =vi
dove v `e il valore che assume il campo quando J = 0. Infine, lo sviluppo dellazione efficace
() =
n
X 1 Z Y
dxi (n) (x1 , . . . , xn )(x1 ) (xn )
n!
n
i=1
n
X 1 Z Y
dxi (n) (x1 , . . . , xn )(x1 ) (xn )
n!
n
i=1
Riprendiamo lidentit`
a
Z
dD x t
ij
sym
j = 0
i
32
(6.14)
d x tij
+ ci (vj + j ) = 0
i
(6.15)
(6.16)
Affinche questa sia nulla, `e sufficiente che il vettore c = (c1 , . . . , cn ) sia parallelo a v = (v1 , . . . , vn ).
Differenziamo adesso la (6.15) rispetto a e valutiamola in = 0:
"
#
Z
vj + ci (x y)aj = 0
d x tij
i (x)a (y) =0
Passiamo in trasformata:
Z
dD k ik(xy) (2)
(2)
(k)
=
(x
y)
=
e
i (x)a (y) =0
(2)D
da cui si ottiene la relazion
(2)
t
ij ia (0)vj + tia ci = 0
(6.17)
Rinormalizzazione in QED - II
1
1
/
L = F F ( A )2 + (i/ m) e A
4
2
(7.1)
(7.2)
1
/ B B
L = FB, FB + B (i/ mB )B eB B A
4
(7.3)
A questo punto
con
1/2
1/2
AB, ZA A
B Z
mB m + m
7.1
eB
Ze e
1/2
ZA Z
Sia
D i
g (1 )k k /k 2
k2
allora
(2)
GB, = D + D D
con
= e
dD k
1
1
tr
(2)D
/q m (/q + k/) m
Dimostreremo pi`
u avanti che `e trasverso, i.e.
k k
(k) = i g 2
k 2 (k)
k
33
Inoltre (k = 0) = 0, e questo assicura che il fotone rimanga massless a tutti gli ordini. Includendo la
correzione a un loop:
g k k /k 2
k k
(2)
GB, = i 2
+ 4
k + k 2 (k)
k
e quindi
(2)
(2)
1
GR, = ZA
GB,
k0
GR,
1
k2
da cui si ottiene una condizione su ZA . Per la massa dellelettrone invece imponiamo che
(2)
GR,
k2 m2
i
k/ me
u(p ) F1 (k) + i
F2 (k) u(p)A (k)
2me
Allordine albero imporremo quindi F1 (0) = e e F2 (0) = 0.
7.2
Identit`
a di Ward-Takashi
(7.4)
(7.5)
(7.6)
Nellazione S `e tutto invariante di gauge, tranne il termine di gauge-fixing, che subir`a una variazione
1
A 2 (x)
e
(7.7)
(7.8)
Quindi
(S sources) =
Adesso usiamo che
A
1
1
A 2 + J + i i
e
e
,
J
(7.9)
d x A J ie( )e
=0
e
(7.10)
2
ie (x)
(x)
J Z(J, , ) = 0
J (x)
(x)
(x)
(7.11)
2
ie (x)
(x)
W = J (x)
J (x)
(x)
(x)
(7.12)
o, per W ,
Vediamone unapplicazione:
G(2A)
g (1 )k k /k 2
k k
2
=
+ A(k ) g 2
k2
k
Dimostriamo che a tutti gli ordini il contributo delle correzioni `e solo sulla parte trasversale. Per far
ci`
o, usiamo lidentit`
a di Ward-Takashi che deriva dallapplicare ad ambo i membri dellequazione (7.12)
loperatore
Z
D
D
ik(xy)
[ ]
d xd y e
(7.13)
J (y)
J===0
Non avendo introdotto singolarit`
a, lequazione rimane valida. Risultato:
1 2 (2A)
k k G (k) = k
k
(2A)
k G
(k) = 2
k
(7.14)
Questa relazione vale a tutti gli ordini, in quanto segue dal funzionale generatore e non dal suo sviluppo.
Allordine zero:
(2A) (k) = k
k D
(7.15)
k2
Notiamo che ottieniamo gi`
a allordine zero il risultato completo, quindi tutti gli altri ordini non possono
dare contributi sulla parte longitudinale e pertanto saranno tutti trasversali.
Scriviamo adesso lequazione (7.12) per lazione efficace:
(A , , ) + W (J , , ) = A J + +
con
W
J
W
=
W
=
A =
J =
35
Si ha quindi
1 2
+
A + ie
(A, , ) = 0
+
(A, , ) = 2 A
ie
(7.16)
dD x
1
( A )2
2
(7.17)
Questo ci dice che tutte le divergenze degli ordini successivi sono date dalla parte gauge-invariante,
quindi non abbiamo bisogno di rinormalizzare il termine che rompe la gauge. Da ci`o segue che la
struttura dellazione rinormalizzata `e del tipo:
Z
1
1
D
2
2
/
/
(7.18)
SR = d x ZA F + ( A ) Z ( + m + m + ieA)
4
2
cio`e non abbiamo bisogno di mettere costanti di rinormalizzazione alla derivata covariante. In termini
dei campi e delle costanti bare:
SR =
1
1 0 2
0
1/2 0
/ ) 0
(F ) +
( A0 )2 (/ + m0 + ie0 Ze1/2 ZA A
4
20
dove
1/2
1/2
A0 = ZA A
0 = Z
e2
4
0 = ZA
0 = Ze
m0 = m + m
Dato che D = + ieA `e inveriante per rinormalizzazione, possiamo scegliere le costanti di rinormalizza1/2 1/2
1
ZA
= 1, cio`e Ze = ZA
. Da questa, possiamo facilmente calcolare
zione in modo tale da avere Ze
la funzione della costante di accoppiamento:
(`A,n)
`/2
(pi , qj , 0 , 0 , m0 ) = ZA
Zn R (p, q, , , m, )
(7.19)
quindi
d
`
n
0 = 0 =
+ ()
+ m m
A R
d
2
2
7.3
d0
d
= 0 = ( Ze )
d
d
(2)D
k + m2 (p k)2 + m2
(7.20)
Calcoliamo lintegrale ed estraiamo la parte divergente (ricordiamo che per lidentit`a di Ward-Takashi
questa deve essere trasversale). Risultato
1
[ZA + A(p)](p2 p p ) + p p
36
(7.21)
2
+ termini finiti
3
(7.22)
da qui
2
ZA = 1
3
Ze =
1
ZA
=
2
1
3
1
'1+
2
3
(7.23)
22 0 2 2
3
3
(7.24)
d 0
3
() =
7.4
(0 )
2(0 )
1
ln
3
0
(7.25)
Vacuum Polarization
A0,tree =
e2
r
A0,1loop = A0 + A0 0, D
(k)
(r)
2
k2 (1 + (k)
k
r
(7.26)
2
d
(r) = 2
dr
3
(r) =
2
1+
ln(rme )
3
(7.27)
Lidea di base del meccanismo di Higgs `e di associare il fenomeno delle rottura di simmetria allinvarianza
di gauge. Consideriamo inizialmente una teoria invariante globalmente per il gruppo U (1):
2
L = | |2 ||2 v 2 | |2 V ()
(8.1)
`e un campo scalare complesso. Il minimo del potenziale si ha per
min = vei
37
(8.2)
(8.4)
Notiamo che non ci sono termini quadratici in , che risulta essere un bosone di Goldstone massless.
Promuoviamo adesso la simmetria a U (1) di gauge:
2
1
L = F F + D D ||2 v 2
4
(8.5)
(8.6)
(8.7)
(8.8)
ottenendo
1
L = F F + e2 v 2 A A + 4v 2 2 +
(8.9)
4
Adesso abbiamo un termine quadratico per il campodi gauge, che avr`a quindi acquistato una massa
mA = ev, mentre il campo reale avr`
a massa m = v. Il grado di libert`a del bosone di Goldstone
`e stato inglobato dal fotone e dalla sua massa (un vettore massless ha due gradi di libert`a, uno massivo
ne ha tre).
9
9.1
(1 , . . . , N )
(1 , . . . , N )
G = O(N )
G = SU (N )
Lazione di un elemento g G su , d`
a luogo ad una rappresentazione del gruppo che dipende da
come trasforma il campo. Il principio di gauge risiede nel rendere la simmetria locale. In tutti i casi, il
termine cinetico non sar`
a invariante per trasformazioni locali, e.g.
(x) 0 (x) = g(x)(x)
(x) g(x) (x) + g(x)(x)
Se ta sono i generatori di G, per una trasformazione infinitesima g(x) = eia (x)ta ' 1 + ia (x)ta :
= ia (x)ta (x),
38
Lidea `e di introdurre un nuovo campo A , detto campo di gauge, tale che D + iA (x) = +
iAa (x)ta trasformi come il campo sotto lazione del gruppo G, cio`e
(D ) = ia (x)ta D (x)
Questo impone una condizione su come i campi di gauge trasformino sotto G:
A (x) = i a (x)Aa (x) + [A (x), a (x)ta ]
(9.1)
Nel caso abeliano il commutatore fa zero perche A 1. Possiamo quindi procedere a definire un tensore
intensit`
a di campo:
a
F F
ta = [D , D ] = A A + [A , A ]
(9.2)
Sotto trasformazioni di gauge si ha F gF g 1 , g G, cio`e nel caso di teorie non abeliane, il tensore
F non `e pi`
u invariante di gauge.
A questo punto possiamo costruire la teoria con linvarianza di gauge. Nella parte originale, `e sufficiente
1
sostituire D . Bisogna aggiungere la dinamica dei campi di gauge, data da 2 tr(F F (la
4g
traccia sugli indici del gruppu `e invariante di gauge). Otteniamo quindi
1
L = 2 tr(F F ) + D D m2 2
O(N )
4g
/ m)
SU (N )
(9.3)
+ (iD
con D = + iA . Per ottenere la normalizzazione canonica, ridefiniamo A (x) = gA (x), ottenendo:
1
L = tr(F F ) + D D m2
4
/ m)
+ (iD
(9.4)
(9.5)
Notiamo che nel caso non abeliano la teoria di pura gauge non `e libera: i campi di gauge interagiscono
tra di loro.
9.2
P a a
I a (x) sono i bosoni di Goldstone. Usiamo adesso linvarianza di gauge (ei t (x) `e un elemento del
gruppo) per inglobare i gradi di libert`
a associati ai Goldstone. Questa scelta prende il nome di gauge
unitaria. Otterremo, dal termine cinetico di :
D D 3 + taij vj tb`k vk Aa Ab,
cio`e dei termini di massa per i campi di gauge (non tutti).
39
9.3
Semplificazione: ci limiteremo a considerare solo la parte di pura gauge, che nel caso abeliano non `e
banale in quanto gi`
a essa interagente.
1
LYM = tr(F F )
4
(9.9)
Esempio 9 (QED).
Prendiamo prima in considerazione la QED, che ha gruppo di gauge abeliano per poi estendere al caso
non abeliano.
1
/
L = F F + (i/ eA)
4
La trattazione in termini di A come sappiamo `e ridondante a causa dellinvarianza di gauge. Fissiamo
allora la gauge come
A (x) = B (x) + 2 (x) = h(x)
con h(x) arbitraria. Allora
Z
Z=
con [dBd] = [dA], e abbiamo introdotto la delta di gauge-fixing. La Z dipende da h, allora mediamo
su tutti i possibili valori usando come misura
Z
i
d4 x h2 (x)
exp
2
ottenendo
Z
1
[dh][dBd]( B + 2 h(x)) exp iS
d4 x h2 (x)
2
Z
Z
1
1
/
= [dh][dA]( A h) exp i d4 x F F + h2 + iD
4
2
Z
Z
1
1
/
= [dA] exp i d4 x F F + ( A )2 + iD
4
2
Z
Z=
Nellultimo passaggio abbiamo svolto lintegrale in h usando la delta di gauge-fixing. Quindi il gaugefixing `e equivalente ad aggiungere alla Lagrangiana un termine
LGF =
1
( A )2
2
1 a a
F F ,
4g 2
a
F
= Aa Aa + f abc Ab Ac
(9.10)
(9.11)
(9.12)
dove M `e la matrice Jacobiana della trasformazione (che stavolta non `e lineare). Per scrivere M lavoriamo
a livello infinitesimo, g = 1 + i a ta , da cui
A = [A , a ta ] a ta = D(A)
(9.14)
Allora
[Bmu ]g = D(B)
det M = det[D(A) ]
(9.15)
(9.16)
in cui i campi c, c prendono il nome di ghost e antighost, che sono gradi di libert`a non fisici (sono scalari
anticommutanti, quindi violano il teorema di spin e statistica). A questo punto il funzionale generatore
diventa
Z
Z
Z
1
d4 x h2 (x)
Z = [dAdcdcdh] exp S(A) d4 xd4 y ca (x)Mab (x, y)cb (y)
2
Z
Z
Z
1
= [dAdcdc] exp S(A) d4 xd4 y ca (x)Mab (x, y)cb (y)
d4 x( A (x))2
2
Z
(9.17)
[dAdcdc]eSeff
dove Seff prende il nome di azione di Fadeev-Popov:
Seff
9.4
1
= 2
4g
d x
a
a
F
F
1
d xd y ca (x)Mab (x, y)cb (y)
2
4
d4 x ( A )2
(9.18)
QCD
g (1 )k k /k 2
k2
(9.20)
Propagatore fermionico.
Df =
i
p
/ mf
(9.21)
1
k2
(9.22)
Vertice A.
g(ti )ab
(9.23)
(9.24)
9.5
Rinormalizzazione in QCD
ZA , AB = ZA AR . Nelleuclideo
1
(AA)
,ij (k) = ij (k 2 k k ) + k k ij + diagrammi ad un loop
(9.25)
Anche in QCD la parte longitudinale del propagatore non rinormalizza. Facendo il conto ed
(AA)
(AA)
imponendo R
= Z A B
si trova:
2
2
g
ZA = 1 + 5 Nf
(9.26)
3
8
1/2
Z , B = Z R .
k + mf + diagrammi ad un loop
() (k) = i/
Da cui
R = Z B
Z = 1
(9.27)
Nc2 1 g 2
2Nc 8
(9.28)
Zg .
(A) = gta + diagrammi ad un loop
(9.29)
quindi
(A)
R
1/2
(A
ZA Z Zg B
1/2
ZA Z Zg
=1
Nc2 1 Nc
+
2Nc
2
g2
8
(9.30)
11
2
Nc Nf
3
3
2
(9.32)
Adesso siamo in grado di scrivere lequazione del gruppo di rinormalizzazione e la funzione per la QCD:
d
11
2
1 2
= () =
Nc Nf
(9.33)
d
3
3
2
da cui
() =
(0 )
,
1 0 (0 ) ln(/0 )
0 =
11
2
Nc Nf
3
3
(9.34)
42
10
Contenuto di campi:
Fermioni.
Quarks: q = {u, c, t, d, s, b}.
Sei flavour, indice di colore interno.
Leptoni: ` = {e, , , e , , }
Neutrini massless.
Bosoni.
Vettori: , Z, W .
W , Z massivi, , Z neutri sotto U (1)em .
Scalari: H, bosone di Higgs, neutro.
Gruppo di gauge: SU (2)L U (1)Y , quattro generatori.
Ai ,
i = 1, 2, 3
generatori di SU (2)L
generatore di U (1)Y
Assegniamo due accoppiamenti di gauge per ogni fattore del gruppo di gauge: g per SU (2)L , g 0 /2 per
U (1)Y . Per ottenere tre bosoni massivi ed uno massless, introduco un campo scalare complesso nella
rappresentazione fondamentale di SU (2)L avente Y = 1:
= 1
(10.1)
2
SU (2)
+ Y /2 si ha
0
1
1
=
1/2
2
0
(10.2)
cio`e la componente inferiore del campo ha carica elettrica nulla. Allora mettiamo il minimo del
potenziale su questa componente al fine di assicurarci che il vuoto sia invariante per U (1)em . Il potenziale
del campo scalare sar`
a dato da
V ( ) = r + ( )2 ,
r < 0, > 0
(10.3)
Scegliamo
r
r
1 0
,
v=
min =
v
2
Il settore vettoriale della Lagrangiana del Modello Standard `e
(10.4)
1
1
Lvector = tr(A A ) B B + (D ) D V ( )
4
4
(10.5)
con
Aa = Aa Aa + gf abc Ab Ac
B = B B
D = igAi T i i
g0
Y B ,
2
Ti =
i
2
0
0
i
i
i
i
= ei (x)T /v v + (x) = ei (x) /2v v + (x)
2
2
43
(10.6)
(10.7)
con i , campi reali (3+1 gradi di libert`a). Procedendo nellapplicazione del meccanismo di Higgs,
sfruttiamo linvarianza di gauge per riparametrizzare ulteriormente:
0
i
(10.8)
(x) 0 (x) = ei (x)i /2v (x) = v + (x)
2
e sostituiamo nella Lagrangiana:
1
1
1
L = parte quadratica+ M2 2 + (v+)2 (g 0 B gA3 )(g 0 B gA3, ) + g 2 (A1 A1, + A2 A2, )
2
2
8
(10.9)
(10.10)
da cui
1 2 2 1 1,
1
1
2
g v (A A + A2 A2, ) + MZ2 Z Z MW
W+ W , + MZ2 Z Z
8
2
2
+
(10.11)
(10.12)
mentre il bosone A rimane massless. Inoltre, `e presente uno scalare reale massivo, ossia il bosone di
Higgs.
Adesso mettiamo dentro il Modello Standard i fermioni. Definiamo innanzitutto come trasformano i
campi fermionici secondo il gruppo SU (2)L U (1)Y , distinguendo le componenti left e right:
1 5
1 + 5
L
=
,
L =
, R =
(10.13)
R
2
2
Abbiamo tre famiglie leptoniche che organizziamo in doppietti di SU (2)L (Y = 1, SU (2)L = 2):
Le = e,L ,
L = ,L ,
L = ,L
(10.14)
eL
L
L
e singoletti (Y = 2, SU (2)L = 1):
Re = eR ,
R = R ,
R = R
Stessa cosa per i quarks: riorganizziamoli in doppietti di SU (2)L (Y = 1/3, SU (2)L = 2),
uL
cL
t
Qu = 0 ,
Qc = 0 ,
Qt = L
dL
sL
b0L
(10.15)
(10.16)
dove gli stati d0L , s0L , b0L non sono gli autostati della massa dL , sL , bL , ma sono legati ad essi da una
relazionme lineare:
0
dL
dL
s0L = A sL
(10.17)
b0L
bL
con A matrice unitaria. Inoltre, vi saranno due gruppi di singoletti di SU (2)L : i primi, aventi SU (2)L =
1, Y = 4/3,
U = uR , cR , tR
(10.18)
e i secondi aventi Y = 2/3,
D = dR , sR , bR
44
(10.19)
(10.20)
con
D igAi
D i
i
g0
i Y B
2
2
g0
Y B
2
left
right
(10.21)
La simmetria SU (2)L proibisce un termine diretto di massa m( L R + h.c.) in quanto non sarebbe
invariante. Usando per`
o il campo scalare si ha che la combinazione
L R
(10.22)
(10.24)
dove f `e laccoppiamento del fermione con lHiggs (Yukawa). Passiamo adesso alle interazioni con i
bosoni vettoriali:
Lint = g sin W A J
A tree level cos W = MW /MZ , GF =
g
g
,+
+ h.c.)
Z JZ (W+ JW
cos W
2
(10.25)
2
2g 2 /(8MW
). Definiamo
` (e , , , e, , )
q (u, c, t, d, s, b)
(10.26)
J = J,`
+ J,h
J,`
= ` Q` `
(10.27)
J,h
(10.28)
= q Qq q
0 0 0 0
0
0
0 0 0 0
0
0
0 0 0 0
0
0
Q` =
0 0 0 1 0
0
0 0 0 0 1 0
0 0 0 0
0 1
2/3 0
0
0
0
0
2/3
0
0
0
0
0 2/3
0
0
Qq =
0
0
0
1/3
0
0
0
0
0
1/3
0
0
0
0
0
0
0
0
1/3
(10.29)
Questa parte descrive lelettrodinamica. A questo punto non resta quindi che identificare
e = g sin W
45
(10.30)
Per il bosone Z:
JZ =
con
Per il W :
1
1 5
` sin2 W J
CZ
2 `
2
I 0
CZ =
0 I
(10.31)
(10.32)
1 5
1 5
C` ` + q
Cq q
2
2
0 I
0 A
C` =
,
Cq =
0 0
0 0
JW
= `
con
(10.33)
(10.34)
10.1
g, g 0 , r,
(4)
MH , e, MW , MZ
(4)
me , m , m , mu , mc , mt , md , ms , mb
(3 + 6)
(1)
(10.35)
(10.36)
con [gP ] = 1. Questo termine contribuisce al g 2 dellelettrone e del muone con gP . Se siamo in
presenza di un interazione non rinormalizzabile, possiamo sempre scrivere laccoppiamento come g d
con d < 0. Se `e una scala molto grande, allora possiamo aspettarci che il contributo del termine non
rinormalizzabile a basse energie sia trascurabile.
11
Z=
eH/T
(11.1)
{si =1}
Il sistema presenta una fase ferromagnetica: sotto una temperatura critica Tc , esso si magnetizza parallelamente al campo esterno. Passando da h < 0 a h > 0 (per T < Tc ) si ha una transizione di fase del
primo ordine. A T = Tc si ha invece una transizione di fase del secondo ordine. Usando il mapping
si = 2i 1,
i = 0, 1
i j
hi,ji
dove rappresenta il potenziale chimico. Questa Hamiltoniana descrive il fenomeno dellopalescenza nei
liquidi.
46
11.1
Ipotesi di scaling
Quando un sistema statistico si avvicina al punto critico la lunghezza di correlazione diverge. Nel modello
di Ising 1D con condizioni periodiche al contorno sN +1 = s1 :
H =
N
X
si si+1 h
i=1
N
X
si ,
Z=
i=1
eH
(11.2)
{si }
(11.3)
(11.4)
Z = trT N ,
T =
e+h
e
e
eh
(11.5)
(11.6)
N
Z = N
+ +
(11.7)
P
C(i j) hsi sj i =
Pi
(11.8)
1
tr T N i iz T ij jz T j
Z
(11.9)
Siano (h = 0) gli autovalori della matrice di transfer per campo esterno nullo. Allora si ottiene
C (h=0) (i j) =
N i+j ij
N i+j ij
+
+
+
N
N
+ +
(11.10)
Nel limite N :
C(i j) = [tanh()]ij = e|ij|/L ,
L =
1
ln coth()
(11.11)
(11.12)
(11.13)
La fisica del sistema non cambia, infatti abbiamo moltiplicato il passo reticolare per b e diviso la L per
lo stesso b, di modo che = aL rimanga costante. Se poniamo
+h
1 1
e
e
u v
u
T =
(11.14)
u
u1 v
e eh
dove u = e , v = eh , losservazione fondamentale `e che
01 01
u v
u0
2
T =C
u0
u01 v 0
(11.15)
cio`e il quadrato della matrice di transfer mantiene la stessa struttura della matrice stessa, a meno
dellirrilevante costante C(u, v), a patto di definire
u0 =
(u4
(v + v 1 )1/2
,
+ u4 + v 2 + v 2 )1/4
v0 =
(u4 + v 2 )1/2
(u4 + v 2 )1/2
(11.16)
Questo porta a ritenere plausibile che la descrizione tramite blocchi abbia la stessa struttura anche a
livello di Hamiltoniana,
X
X
H 0 = 0
si si+1 h0
si
i
H0
0
u
u
,
,
v
v0
H 00
00
u
v 00
ottenendo un flusso nello spazio delle Hamiltoniane, o equivalentemente nello spazio dei parametri (u, v),
detto flusso del gruppo di rinormalizzazione:
(n+1)
= fu (u(n) , v (n) )
u
(11.17)
(n+1)
(n) (n)
v
= fv (u , v )
Ci domandiamo a questo punto se esiste un punto fisso (u , v ) invariante per questo flusso. I punti fissi
soddisfano la relazion
u = fu (u , v )
(11.18)
v = fv (u , v )
Per il modello di Ising 1D si trovano due punti fissi:
u = 1, v = v (qualunque)
(11.19)
u = 0, v = 1
che in termini di quantit`
a fisiche diventano
u = 1, v = v
u = 0, v = 1
=
=
T
T = 0, h = 0
48
STABILE
INSTABILE
(11.20)
inoltre L = 1/(2u2 ). Il limite T 0 corrisponde, come avevamo gi`a visto, a L . Va notato che
la temperatura del sistema originale `e sempre la stessa, quella che cambia `e una sorta di temperatura
effettiva con cui si pu`
o descrivere il sistema dopo il blocking. Il punto fisso a T = 0, h = 0, nonostante sia
instabile rispetto alla temperatura, `e quello pi`
u interessante perche in esso la lunghezza di correlazione
diverge. Per studiare il comportamento del sistema intorno al punto fisso, linearizziamo le equazioni del
gruppo di rinormalizzazione,
(n+1)
u
fu (u(n) , v (n) )
=
v (n+1)
fv (u(n) , v (n) )
in termini delle variabili r = u4 , s = v 2 , ottenendo
2
r
b
=
s
0
0
r
b
s
(11.21)
f =
(11.22)
(11.23)
s
s
1/2
1/2
= r
f
f (r, s) r f 1,
r1/2
r1/2
f (r, s)
(11.24)
(11.25)
f (r, s) = 1 f (h)
(11.26)
1
1
= D2+ ,
|x|D2+
cv t ,
...
1
ln Z(T, h) = Freg (T, h) + Fsing (ut , uh , u3 , u4 , . . .)
V
(11.27)
dove Fsing ha un comportamento omogeneo sotto blocking e le u sono dette variabili di scala (nel nostro
caso sono ut (T Tc )/Tc , uh h al primo ordine). Sotto blocking si ha pertanto
Fsing (ut , uh , ui ) = bD Fsing (ut byt , uh byh , ui byi )
(11.28)
Le variabili di scala ut , uh hanno yt , yh > 0 e sono dette rilevanti, mentre tutte le altre sono irrilevanti
(nel caso di Ising 1D), yi < 0. Estendendo quanto fatto precedentemente, scegliamo b in modo che
1/yt
ut byt = 1, cio`e b = ut
, quindi
D/yt
Fsing (ut , uh , ui ) = ut
yh /yt
fs (uh ut
yi /yt
, ui ut
D/yt
) ut
y /y
yh /yt
fs (uh ut
(11.29)
dove abbiamo usato il fatto che, se yi < 0, allora per ut 0 ui ut i t tende a zero. Il comportamento
asintotico `e quindi determinato unicamente dalla variabili rilevanti. Sistemi aventi le stesse variabili
rilevanti e variabili irrilevanti diverse si comportano allo stesso modo, cio`e hanno gli stessi esponenti critici
e fanno pertanto parte della stessa classe di universalit`
a, che `e determinata da simmetrie, dimensionalit`
a,
tipo di interazioni e tipo di rottura di simmetria.
49
11.2
Teoria di Landau
Consideriamo una catena unidimensionale di variabili di spin si ed eseguiamo il blocking (coarse graining)
(x)
b
1 X
si
Vb i=1
(11.30)
dove x `e la coordinata del centro del blocco. La variabile `e una variabile reale continua. Lidea alla
base della teoria di Landau `e quella di scrivere una teoria effettiva nella variabile . Per fare ci`o, si usano
sempre le simmetrie: se il sistema originale ha una simmetria G, allora anche lenergia libera F (che `e la
quantit`
a che poi si va a studiare) deve avere la stessa simmetria. Inoltre, useremo il fatto che intorno al
punto critico si ha 1, 1. Lenergia libera di Landau allora `e
Z
F = dD x k1 ( )2 + k2 2 + k3 4
(11.31)
Per sfruttare a pieno il blocking, assumiamo che la (11.31) rappresenti non unenergia libera, bens`
unHamiltoniana:
Z
H = dD x k1 ( )2 + k2 2 + k3 4
(11.32)
H `e unHamiltoniana effettiva statistica (equivalente ad unazione nella teoria di campo classica). Quindi
Z
Z
X
H
D
2
2
4
Z=
e
= D exp d x k1 ( ) + k2 + k3
(11.33)
{}
11.3
dD x ( )2 + r2
(11.34)
Al punto critico, il sistema diventa invariante di scala, in quanto . Una trasformazione di scala `e
data da
x
x x0 =
b
0
r r = b2 r
(x) 0 (x0 ) = b(D2)/2 (x)
(11.35)
in cui gli esponenti di b sono le dimensioni di scala delle quantit`a cui si riferiscono.
Z
S S 0 = dD x0 ( 0 )2 + r02 02
Possiamo quindi calcolare la funzione a due punti:
R
D (x)(0)eS
scala
R
D eS
cio`e G(x; r) = b(D2) G(x/b; b2 r). Per r = 0, G(x) = b(D2) G(x/b), che `e una relazione di omogeneit`
a,
da cui segue un comportamento a potenza intorno al punto critico:
G(x)
1
|x|D2
(11.36)
che in forma `e unequazione di gruppo di rinormalizzazione. Se r > 0, allora dr/db > 0, r cresce e tende
a divergere: le correlazioni svaniscono. Se r < 0, allora r tende a : se non abbiamo altri termini,
la teoria `e instabile, altrimenti conduce a rottura spontanea di simmetria. Se r = 0, allora r rimane
costante (punto fisso gaussiano instabile).
50
11.4
Teoria quartica
1
( )2 + r2 + u4
2
(11.37)
e ci chiediamo come si comporta il punto fisso rispetto a u. Nelle trasformazioni di scala (11.35)
includiamo adesso u u0 = b4D u. La RGE per u `e allora
b
du
= (4 D)u
db
(11.38)
(11.39)
e scriviamo una teoria effettiva per < , integrando via > . Questa operazione implementa automaticamente il punto 1.
Z
eS(< ) = D> eS()
In termini di > , < :
Z
1
1
1
u
1
S() = dD x ( < )2 + ( > )2 + r(< )2 + r(> )2 + (< + > )4
2
2
2
2
4!
(11.40)
in quanto i termini dispari non contribuiscono per simmetria. Lunico termine che non disaccoppia `e
proporzionale a (> )2 (< )2 . Svolgiamo lintegrale in D> perturbativamente in u:
Z
u
1
1
D
2
2
4
S(< ) = d x ( < ) + r(< ) ln Z> lnhexp (> + < ) iZ>
(11.41)
2
2
4!
con
(> + < )4 = (> )4 + 6(> )2 (< )2 + (< )4 + termini dispari
Z
Z
r
1
Z> = D> exp dD x ( > )2 + (> )2
2
2
Trascurando lintegrale di ln Z> che fa una costante di normalizzazione, rimaniamo con
Z
h u
i
1
r
u
S = dD x ( < )2 + (< )2 + (< )4 lnhexp
(> )2 (< )2 i
2
2
4!
4!
51
(11.42)
(11.43)
(11.44)
b
db
2 (1 + r)2
b=1,=1
u
d
r
b
=
2
r
+
db b=1,=1
2(1 + r)
du
3 2
1
b
= (4 D) u u
db
2
(1 + r)2
(11.46)
b=1,=1
u = + O(2 )
(11.47)
3
Vediamo quindi cosa succede in un intorno del punto critico: linearizziamo la teoria in r = r r e
u =u u , da cui
d r
2 /3 1/2 +
r
=
(11.48)
0
u
d` u
Diagonalizzando la matrice troviamo autovalori e autovettori:
1 = 2 /3
w1 = r + cu,
2 =
w2 = u,
da cui
d
d`
w1
w2
2 /3
=
0
0
w1
w2
(11.49)
w1 ha autovalore positivo, quindi iterando il blocking diverge dal punto critico, quindi prende il nome di
variabile rilevante. w2 ha autovalore negativo, quindi fluisce sempre a zero, e prende il nome di variabile
irrilevante. La variabile di scala rilevante w1 corrisponde a T Tc . Il valore di Tc dipende anche da u,
ma come il sistema ci arriva dipende esclusivamente da r.
Consideriamo adesso la funzione a due punti:
h(x)(0)i = G(x; w1 , w2 ) = b2d G(x/b; w1 b1 , w2 b2 ),
d =
1/1
G(x; w1 , w2 ) = w1
1/1
G(xw1
52
2 /1
; 1, w2 w1
D2+
2
(11.50)
, allora
(11.51)
2 /1
G(x; w1 , w2 ) = w1
1/1
G0 (xw1
2 /1
+ w2 w1
1/1
G1 (xw1
0. Sviluppando:
) +
(11.52)
Il secondo termine non contribuisce mai alla transizione, w2 `e una variabile irrilevante in questo senso
(purche sia diversa da zero). Possiamo identificare a questo punto
1/1
w1
= |T Tc |
(11.53)
1
1
' +
1
2 12
(11.54)
da cui
=
53
V(x)
0
-v
0
x
p2
+ V (q),
2m
L=
1 2
mq V (q)
2
(A.2)
2
|+i |i
|Ai =
2
|Si =
ES = E0
EA = E0 +
(A.4)
Pertanto lapparente degenerazione tra i due livelli `e risolta dal fatto che 6= 0 e il vero stato fondamentale `e la combinazione avente energia E0 . Sotto una trasformazione Z2 , si ha che |i |i: |Si `e
invariante mentre |Ai si prende un segno meno. Osserviamo quindi che il vero stato fondamentale di H
va in se stesso sotto parit`
a e in conclusione non c`e rottura spontanea della simmetria Z2 .
54
1
2
(2 v 2 )2
2
2
(A.5)
abbiamo ancora una volta simmetria Z2 . La differenza cruciale con il caso precedente sta
nel fatto che lampiezza di tunneling `e proporzionale a ecV , dove c `e una costante e V `e il volume
spaziale. Questo risultato pu`
o essere compreso fisicamente discretizzando lo spazio, cos` che la teoria di
campo (A.5) corrisponda ad un sistema quantistico in cui in ogni punto dello spazio x `e definita una
variabile qx (t) (x, t) e, affinche ci sia effetto tunnel sullaltro vuoto, ognuna delle qx deve tunnelare.
0
Se lampiezza di tunneling per una singola variabile qx `e proporzionale a ec per una certa costante c0 ,
allora lampiezza totale `e il prodotto delle singole ampiezze e quindi, se N `e il numero di siti del reticolo,
Y
0
0
ampiezza di tunneling
ec = ec N = ecV
(A.6)
x
Nel limite di volume infinito, questa ampiezza tende a zero e non si ha mixing tra i due vuoti. In altre
parole, laltezza effettiva della barriera che separa i vuoti `e infinita e di conseguenza abbiamo di fatto
due diverse spazi di Hilbert H+ e H costruiti a partire da i due vuoti |i usando le solite regole della
seconda quantizzazione. Non c`e possibilit`a di restaurare la simmetria tramite effetto tunnel, e tutti gli
operatori locali hanno elementi di matrice nulli tra uno stato in H+ e uno in H .
55